Giorgio Cavallo, relazione - ASSOCIAZIONE Friuli Europa

UN CANTIERE PER RIGENERARE IL FRIULI SUBITO!
OBIETTIVI E STRUMENTI PER UN MASSICCIO PIANO REGIONALE ANTICRISI
TEMA: La dimensione finanziaria e le caratteristiche di un intervento pubblico
straordinario
LA DEBACLE NEL SECONDO MILLENNIO
Prendo a prestito questa tabella (da Latitudine blog di Paolo Ermano) per dare
evidenza alla debacle delle prestazioni economiche del F-VG nel periodo dall’inizio
della crisi ad oggi: Il PIL individuale in F-VG perde 15 punti (analogamente alla
Sicilia) e mediamente rispetto alle altre Regioni a statuto speciale (escluso il caso a
parte del Sud Tirolo) si colloca su una caduta superiore del 5%. Analoghi dati
vengono forniti dagli studi dell’economista Mattioni relativamente ad una analisi
economica del sistema produttivo.
Qualcosa si è detto sulle cause di questi dati (ed anche sul rallentamento
dell’economia friulana a partire dagli anni 2000): arretratezza del sistema
produttivo, scarsa capacità degli enti pubblici ed in particolare della politica
regionale di utilizzare in maniera virtuosa la propria specialità. E qualcuno è anche
arrivato alla conclusione che, visti i risultati, di questa specialità possiamo anche
farne a meno.
Ritengo invece che a questo risultato abbia contribuito in maniera decisiva una
riduzione eccessiva della capacità di spesa pubblica, a partire dalla Regione F-VG
e comprendente l’insieme degli enti locali, dovuta alle misure massiccio di riduzione
delle entrate (per contribuire alla riduzione della spesa pubblica ed agli obiettivi di
riequilibrio finanziario richiestici dall’UE) che, pur necessarie, hanno operato nei
nostri confronti in una misura così massiccia da determinare uno shock da cui non
pare possibile riprendersi.
Con questo non intendo in alcun modo assolvere chi ha guidato la Regione F-VG
nei dieci anni in oggetto, anzi dobbiamo, a mio parere, prendere atto che i Patti
(volontari) Tondo-Tremonti e Serracchiani-Padoan si sono cumulati con l’insieme
dei tagli (di entrata e di spesa) della normativa generale raggiungendo una
dimensione che di fatto ha determinato un sostanziale blocco dell’intervento
pubblico regionale al di fuori degli interventi obbligati (sanità, TPL, enti locali nei
limiti peraltro del patto di stabilità).
I NUMERI DEL SOFFOCAMENTO DELLA SPESA PUBBLICA DELLA REGIONE FVG
Non è facile dare un quadro complessivo di quanto è avvenuto in questi anni ma
c’è un punto di partenza utile per orientarci. Nella relazione che accompagna il
giudizio di parificazione del bilancio 2015 della Regione F-VG da parte della Corte
dei Conti vien fornito al paragrafo 3.5.3. la Visione sinottica degli effetti delle
manovre statali in termini di saldo netto da finanziare e di indebitamento
netto. Si tratta cioè dell’indicazione precisa delle voci che hanno ridotto dal 2011 al
2015 la capacità di spesa della Regione a causa di prelievi dello Stato sulle fonti di
compartecipazione che alimentano le entrate della Regione stessa.
Sono partite che hanno permesso di ridurre l’indebitamento netto dello stato (in
relazione all’anno di riferimento) e che in parte costituiscono un saldo netto da
finanziare (cioè chi ha dato ha dato e deve scordare il passato).
Gran parte dei prelievi sono stati determinati da norme di leggi finanziarie (operanti
nei confronti di tutte le regioni ed enti locali, con disposizioni particolari per quelle a
statuto speciale e per le provincie autonome), mentre a parte vanno considerate le
conseguenze dei due Patti Tondo-Tremonti e Serracchiani-Padoan che riguardano
specificatamente il F-VG. A questi atti va aggiunta una partita di credito della
regione nei confronti dello stato per 910 milioni di euro (a partire dal 2011 e relativa
agli arretrati 2008-2009) dovuta alla conclusione della vertenza relativa alla
riscossione compartecipazione IRPEF dei pensionati residenti in F-VG ma i cui
pagamenti avvenivano fuori regione.
I numeri del contributo del F-VG alla riduzione dell’indebitamento pubblico e quindi
la corrispondente riduzione di spesa regionale per gli anni dal 2011 al 2015 sono
sintetizzabili nella TABELLA 1.
Tabella 1
REGIONE F-VG
TOTALE
Contributi e
accantonamenti da
quote di
compartecipazione
finalizzati alla
riduzione
dell’indebitamento
dello stato (milioni
euro)
Riduzione
indebitamento dello
Stato. Saldo netto
finanziato (milioni di
euro)
2011
213
150
2012
778
449
2013
1004
583
2014
1031
758
2015
1198
778
4224
2718
La differenza tra le due colonne di contribuzione (totale 4224 meno 2718 = 1506
milioni di euro) costituisce una partita finanziaria accantonata dallo Stato fino alla
attivazione delle procedure previste dall’art. 27 della Legge 42/2009 (Delega al
Governo in materia di federalismo fiscale).
Non essendo in possesso dei dati relativi al 2016 ed al 2017 si possono fare delle
proiezioni sui dati del 2015 poiché gran parte delle voci presenti nel 2015
continuano ad essere presenti fino al 2018 (il Patto Serracchiani-Padoan fino al
2017) per cui si può ripetere le stesse poste del 2015 anche per i due anni
successivi. Questo aggiunge quindi 2400 milioni di euro al totale della tabella 1,
raggiungendo quindi nel periodo 2011-2017 complessivi 6624 milioni di Euro.
Si tratta peraltro di una cifra cautelativa sicuramente inferiore a quella che verrà
accertata (in conseguenza di nuova normativa da applicarsi nel 2016-2017).
Va infine ricordato che quanto accertato dalla Corte dei Conti riguarda solo gli
aspetti di riduzione della spesa pubblica a causa di decurtazione delle partite
accertate di compartecipazione erariale delle entrate del F-VG.
Ma esistono altre questioni che incidono sulle entrate regionali: ad esempio
modifiche fiscali dello stato che riducono (o in caso di aumento di alcune tasse
incrementano) le stesse entrate. Ad es. la defiscalizzazione degli 80 euro mensili
ad alcune categorie di contribuenti, nel ridurre di 9 miliardi di euro le entrate dello
stato in corrispondenza riducono di oltre 100 milioni di euro la compartecipazione
all’IRPEF della Regione F-VG. Altra vicenda di valutazione è la questione della
sanità che la Regione F-VG a suo tempo ha assunto a suo carico (uscendo dal
Fondo sanitario nazionale) in cambio di un incremento delle compartecipazioni che
oggi non coprono più questa voce di spesa (che quindi carica il bilancio riducendo
possibilitàà di spesa in altri campi di competenza).
Sono note poi le vicissitudini degli Enti Locali che solo in parte dipendono da effetti
riflessi del bilancio regionale (e quindi contemplati nei calcoli della Corte dei Conti):
esemplare appare la vicenda dei sovracanoni IMU.
La domanda di fondo che emerge da questi dati è quindi una valutazione di
massima dell’equità della contribuzione della nostra Regione alla riduzione della
spesa pubblica complessiva dello stato italiano nel suo sforzo di recuperare
credibilità finanziaria in termini di riduzione del deficit e dell’indebitamento.
Qui ci si inoltra in un campo estremamente difficile in quanto non mi sembra ci
siano adeguate informazioni e disponibilità di dati per una valutazione approfondita.
Tuttavia, se sono vere le dichiarazioni rese da responsabili passati alla Spending
Review (Roberto Perotti successore di Cottarelli e dimissionario nel 2015), la cifra
di riferimento del risparmio complessivo dello Stato viene indicata intorno ai 25
miliardi di Euro, che peraltro lo stesso commissario attribuisce praticamente in toto
alla stretta sugli enti locali e regioni. Di fronte a questi 25 miliardi il 1,2 miliardo a cui
contribuisce (come minimo) la Regione F-VG appare esorbitante e rappresenta un
5% del risparmio complessivo a fronte di un peso della popolazione regionale
intorno al 2%.
Ed allora gli effetti depressivi sull’economia (anche al lordo di una probabile poca
capacità delle amministrazioni locali di rispondere adeguatamente alla crisi) ben
superiori a quanto accade da altre parti possono trovare una causa importante
proprio in questo massiccio abbandono di spesa pubblica.
Ed in questo ritengo molto abbia contato la scelta dei Patti Tondo-Tremonti e
Serracchiani-Padoan.
LA DIMENSIONE ED IL PESO DELLA RIDUZIONE DI SPESA ATTRIBUIBILE AI
PATTI TONDO-TREMONTI E SERRACCHIANI-PADOAN
Nella successiva Tabella 1-1 sono riportate le partite contabili risultanti dai due
accordi Tremonti-Tondo (2010) e Padoan-Serracchiani (2014) . Quest’ultimo Patto
corregge la motivazione del primo e quindi il “contributo per l’attuazione del
federalismo fiscale” diventa “contributo per la sostenibilità del debito pubblico,
riducendo le cifre del contributo per gli anni 2015-2017 ma rinunciando a ricorsi
Tabella 1-1
Patti Tremonti
Tondo e Padoan
Serracchiani
(cifre in milioni euro)
Contributo
attuazione
federalismo fiscale,
poi per la
sostenibilità del
debito pubblico
Compensazione per Effettuazione
crediti IRPEF
pagamenti
pensioni anni
2008-2009 (totale
dovuto 910 milioni di
euro)
2011
370
220
2012
370
170
2013
370
120
2014
370
70
550
2015
260
20
350
2016
250
30
340
2017
250
20
350
2240
650
1590
Totale
Credito da riscuotere
entro il 2030
260
sulla legittimità costituzionale dei tagli alle compartecipazioni effettuati dal governo
nelle leggi finanziarie e impegnandosi a effettuare i pagamenti dei saldi tra
contributo e compensazione relativa al credito nei confronti dello stato per la partita
pregressa della compartecipazione ai versamenti IRPEF effettuati da pensionati
residenti in F-VG ma effettuati fuori Regione (partita da circa 500 milioni di euro
anno).
Il contributo di cui sopra è in realtà un gentile omaggio del F-VG alle finanze statali,
non ha paragoni in altre regioni a statuto speciale, e dura senza scadenza. La
questione va ricontrattata entro il 2017: senza tale iniziativa si ritorna alle cifre del
Patto Tremonti-Padoan, cioè versamento a perdere di 370 milioni di Euro all’anno.
UNA VALUTAZIONE DI MASSIMA DI ULTERIORI MOTIVI DI RIDUZIONE DELLA
SPESA PUBBLICA REGIONALE E DEGLI ENTI LOCALI NEL PERIODO
2011-2017.
Il risultato dell’analisi finanziaria finora svolta può essere condensata in alcuni dati
consuntivi 2011-2017 relativi a contributi e accantonamenti prelevati da quote di
compartecipazione spettanti alla Regione ed utilizzate per la riduzione
dell’indebitamento dello stato (fonte Corte dei Conti):
- totale accertato dal 2011 al 2015 = 4224 milioni di euro
- quota prevedibile per gli anni 2016 e 2017 superiore a 2400 milioni di Euro
- rimborso credito IRPEF pensioni 2008-2009 non versato al 2017= 260 mil. E
Il totale di questi dati porta perciò a chiarire che la riduzione delle
compartecipazioni dal 2011 al 2017 ha tagliato la spesa pubblica di emanazione
regionale in F-VG di complessivi “almeno” 6684 milioni di Euro.
Inoltre, come già accennato, esistono altre questioni che hanno ulteriormente
depresso sia le entrate da compartecipazione che le potenziali uscite, ed attengono
sia a decisioni governative e parlamentari sia (quasi obbligate) da parte della
stessa Regione F-VG.
1. norme fiscali statali hanno avuto l’effetto di limitare alla fonte le entrate regionali
e degli enti locali. Ad es. la defiscalizzazione degli 80 euro mensili per alcune
categorie di dipendenti viene pagati in F-VG per il 60% dalla Regione e per il
40% dallo stato. Alcuni calcoli parametrici danno un costo annuo per la Regione
di 100 milioni di Euro. Analogamente si può parlare per l’acquisizione, da parte
dello stato, dell’IMU sugli immobili per attività produttive. Ed una partita simile è
quella dei sovra canoni IMU. Non mi risulta l’esistenza di studi attendibili su
queste vicende ma un costo medio annuo di 200 milioni di Euro, proiettato nei 7
anni di valutazione, da mancate entrate per 1400 milioni di Euro;
2. abbattimento degli stock di debito pubblico nei confronti del sistema finanziario.
Si tratta di investimenti in genere in passato operati per la realizzazione di
opere pubbliche da parte della Regione e degli enti locali che, per iniziativa
propria o per obblighi del patto di stabilità, sono stati sostanzialmente ridotti. La
Regione F-VG aveva ad inizio 2008 un indebitamento di 1,6 miliardi di euro
ridotto nel 2015 a circa 500 milioni di Euro. Anche l’indebitamento di Comuni e
Provincie che, nel 2010, era di 1961 milioni di euro si è notevolmente ridotto
(non ho trovato una cifra globale riferita al 2015). Questa operazione perseguita
nell’arco di 6-7 anni è da un lato virtuosa, riduce l’indebitamento per mutui e
libera risorse (precedentemente pagate per interessi) per la spesa corrente, ma
in una fase fortemente negativa per l’economia come quella trascorsa
contribuisce ad ulteriormente deprimere l’economia stessa. Non credo di
sbagliarmi nell’affermare che nel periodo in esame 2011-2017 da questa fonte
sono mancati perlomeno 1 miliardo di Euro di investimenti. Va detto che peraltro
questi soldi non sarebbero stati spendibili a causa delle norme del patto di
stabilità relative ai bilanci ed ai flussi di cassa della regione e degli enti locali;
3. effetti delle norme del patto di stabilità su disponibilità finanziarie della Regione
e degli enti locali, presenti in bilancio ed in cassa per la realizzazione di opere
pubbliche, che non potevano essere utilizzate per i limiti normativi che di anno
in anno venivano definiti dallo stato. La situazione sta gradualmente
migliorando, sia per tecnica contabile nell’erogazione dei fondi da parte della
Regione, sia per l’apertura di spazi di elasticità da parte dello Stato. Lo stesso
Patto Padoan- Serracchiani di fine 2014 prevedeva una gestibilità di 320 milioni
di euro, 80 all’anno dal 2014 al 2017. Credo che successivamente si siano
aperte ulteriori finestre in grado di normalizzare la situazione. Ma si tratta di una
vicenda che di fatto ha bloccato per anni molti lavori pubblici contribuendo
fortemente alla crisi del settore delle costruzioni (di opere pubbliche). Anche qui
non ci sono dati ufficiali complessivi, ma dai resoconti delle singole realtà le
cifre in ballo sono cospicue e nei sette anni considerati credo si possa
tranquillamente (?) affermare un ritardo nell’esecuzione di interventi per almeno
un miliardo di euro.
In conclusione, sommando ai dati accertati e parametrati di mancata spesa della
Regione F-VG nel periodo 2011-2017, per contributi ed accantonamenti prelevati
dallo stato sulle compartecipazioni di spettanza della regione stessa, a quelli stimati
per gli effetti delle situazioni descritte ai precedenti punti 1, 2. e 3. ne deriva una
compressione della spesa pubblica regionale e degli enti locali di
6684+1400+1000+1000 milioni di euro per complessivi 10,084 miliardi di euro.
CONCLUSIONI
Il senso di questo intervento è quello di riportare l’attenzione al ruolo della spesa
pubblica nelle definizione delle prospettive economiche di una determinata realtà.
Operare con mancanza di avvedutezza come mi sembra sia accaduto in F-VG
significa segare l’albero si cui si sta seduti. Le convinzioni ideologiche del
parassitismo connesso ad ogni tipo di spesa pubblica e dell’incombente malaffare
che si cela di fronte ad attività di intervento pubblico hanno aiutato un rapporto
distruttivo rivolto al sistema delle autonomie locali del F-VG che ha contribuito a
deprimere l’economia oltre misura e che oggi ha bisogno di un intervento forte ed
immediato per correre ai ripari possibili.
Appare peraltro evidente come il caso del F-VG sia un caso estremo di una partita
politica che punta alla liquidazione del sistema delle autonomie locali e del principio
di sussidiarietà per riportare a livello centrale, ed ai suoi rapporti privilegiati, le
scelte per il futuro dei cittadini. Disegno logico che aveva trovato una sua
espressione compiuta nella proposta di modifica costituzionale che fortunatamente
il voto popolare ha tolto dal tavolo.
Dai calcoli sopra effettuati si può desumere che, nel periodo 2011-2017, vi è stata
una compressione media della spesa pubblica del sistema degli enti locali del F-VG
di oltre 1,4 miliardi l’anno (in misura crescente con il trascorrere degli anni). Una
spesa mancata che di per se costituisce il 4% del PIL regionale, ma che se ben
operata, attivando una analoga spesa privata, avrebbe costituito un volano dell’8%
dello stesso PIL regionale.
La valutazione del blocco delle entrate finanziarie da compartecipazione per la
Regione a statuto speciale F-VG si è attestata negli ultimi anni 2014-2017 su una
cifra di 1200 milioni di euro che rappresenta circa il 5% dell’intero risparmio
annuale dello stato (spending review valutata dai commissari sui 25 miliardi
complessivi, sostanzialmente tutti caricati sulle autonomie locali e regionali). Tale
taglio è decisamente fuori scala e rispetto ad esso le “donazioni” dei Patti TremontiTondo e Padoan-Serracchiani appaiono assurde.
Come correre ai ripari:
a. con un piano straordinario di intervento di spesa pubblica rapidamente attivabile
e basato finanziariamente su un “pentimento” del maltolto di questi anni con un
parziale ristoro (non mi pare fuori misura la metà di quanto regalato dai due
Patti con Tremonti e Padoan). Quindi restituzione di 1,3 miliardi in rate annuali
di 250-300 milioni per 5 anni;
b. investire queste risorse in settori che attivino un forte contributo privato,
accompagnato da incentivi fiscali pubblici, come l’adattamento energetico ed
antisismico degli edifici, nonché con interventi per la sicurezza e la
riqualificazione territoriale. Si può calcolare che questi 1,3 miliardi in cinque anni
possano determinare una spesa complessiva di circa 5 miliardi,
sostanzialmente legata ad imprese del luogo ma anche in grado di innescare
forte qualità ed innovazione.
c. ripartire in questo 2017 con una trattativa con lo Stato (anche per gli obblighi del
Patto Padoan-Serracchiani) di revisione radicale dei rapporti finanziari tra
regione e stato.
Una breve nota sul significato patrimoniale che assume un massiccio intervento a
sostegno di una riqualificazione del patrimonio edilizio esistente.
La crisi che ha colpito in questi anni l’Italia ha avuto una drammatica conseguenza
sul valore del patrimonio immobiliare privato, costituito in misura massiccia dalla
proprietà della casa di abitazione. Una valutazione generale del valore del
patrimonio immobiliare privato dava nel recente passato per l’Italia intera una cifra
di circa 5000 miliardi di Euro. La crisi e la bolla immobiliare che abbiamo vissuto ha
portato ad un deprezzamento dei valori immobiliari di mercato intorno al 20-25%,
quindi ad una perdita complessiva di valore immobiliare di circa 1000 miliardi di
Euro. Parametrando questi dati alla nostra Regione F.VG la perdita diventa almeno
di 20 miliardi di Euro.
Quali le cause del crollo e del fallimento del mercato? Che si è costruito troppo, in
misura di molto superiore alle necessità e consumando esagerate quantità di suolo,
e soprattutto male (senza tener conto seriamente delle valutazioni energetiche,
della sicurezza statica nelle realtà a rischio sismico, con poco rispetto ambientale e
della disponibilità di servizi, etc.). Tanto il valore che il mercato drogato attribuiva
alle iniziative ed alle compravendite cresceva ogni anno (1990-2007).
Il sistema bancario italiano che aveva superato senza troppi problemi la crisi dei
subprime e dei derivati è finito poi in disgrazia a causa fortemente di esposizioni
per iniziative immobiliari che il crollo della bolla ha fatto saltare. E inoltre non ha
ancora probabilmente svalutato quanto di patrimoniale era legato a valori
immobiliari.
L’intervento che qui viene proposto in relazione all’adattamento energetico ed alla
riqualificazione antisismica degli edifici esistenti (accompagnato se possibile anche
da interventi di manutenzione e miglioramento generale delle prestazioni degli
edifici) non è una misura transitoria in attesa che il mercato edilizio classico torni a
tirare ma deve rappresentare una scelta strategica di totale contrasto alle nuove
edificazioni con consumo di suolo e quindi con una revisione radicale del regime
dei suoli stessi. Solo così sarà possibile normalizzare il mercato e recuperare
valore immobiliare basandolo sulle prestazioni e non sul gioco effimero delle bolle.
Una curiosità: L’unica realtà italiana che non ha avuto ripercussioni devastanti dalla
crisi economica è il Sud Tirolo. La vulgata è che quella Provincia ha potuto salvarsi
perché la specialità la riempie di soldi. Ma questo ragionamento non tiene conto del
fatto che la Provincia di Trento ha le stesse entrate ed ha comunque perso il 10%
del PIL pro capite. Qualcun altro potrebbe ironicamente dire che i tedeschi sono
razzialmente superiori e quindi sanno affrontare in maniera disciplinata le situazioni
difficili. Credo che in realtà per capire quanto è successo sia necessario andare
proprio a vedere come è organizzato in Sud Tirolo il regime dei suoli, le modalità di
costruzione in edilizia ed una molto più disciplinata organizzazione del mercato.
Quindi oltre che alla gestione delle risorse idriche dovremo guardare ai sud tirolesi
anche per l’organizzazione di una filiera dell’edilizia a misura di territorio al posto di
uno spazio libero infinito per speculazioni e rendite.
Fortemente legata ai temi dell’organizzazione territoriale è un’altra vicenda
economica che in F-VG non è mai riuscita a decollare in rapporto alle sue
potenzialità. In rapporto alle realtà del Trentino e del Sud Tirolo l’intensità delle
attività turistiche in F-VG è circa un settimo. Cioè i pernottamenti in strutture
ricettive per abitante residente sono sette volte. 9 milioni di pernottamenti anno in
F-VG e oltre 50 milioni in Trentino-Sud Tirolo. Qui c’è qualcosa che non va (anche
perché gran parte delle presenze sono riferite a Lignano e Grado) e comunque c’è
una potenzialità economica che il F-Vg non è ancora riuscito ad intercettare.
Questione di strutture, di marketing, di poca validità turistica di un territorio?
Di fronte alla necessità di pensare ad una economia più stabile, non legata a flussi
incontrollabili di prodotti, capace anche di creare lavoro e di utilizzare al meglio le
tecnologie virtuali, credo che una riflessione sul significato del turismo in F-VG si
ponga oggi come una delle principali materie su cui porre attenzione e capacità di
intervento.