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Saggi. Storia e scienze sociali
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Michael Brenner
BREVE STORIA DEGLI EBREI
Traduzione di Paolo Scotini
DONZELLI EDITORE
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Titolo originale: Kleine jüdische Geschichte
© Verlag C.H. Beck oHG, München 2008
© 2009 Donzelli editore, Roma
via Mentana 2b
INTERNET www.donzelli.it
E-MAIL [email protected]
ISBN 978-88-6036-415-9
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BREVE STORIA DEGLI EBREI
Indice
p.
IX
Premessa
I.
II.
Dall’esilio di nuovo in patria: sacerdoti e profeti
1. Ricostruzione
2. Una nuova coscienza di sé
3. Profeti
4. La formazione di un canone
17
20
21
23
III.
Dall’ebraico al greco: disprezzo e ammirazione
1. La prima traduzione della Bibbia
2. Prime differenziazioni
27
28
IV.
Da Modin a Gerusalemme: uno Stato ebreo sorge e cade
1. Gli Asmonei
2. La spaccatura nella società ebraica
3. Rivolta e declino
35
41
43
V.
Da Gerusalemme a Yavneh: la diaspora si legittima
1. La dottrina orale viene trascritta
2. L’ascesa del cristianesimo
47
52
VI.
Da Medina a Baghdad: sotto il dominio islamico
1. Basi teologiche e giuridiche
2. Vita economica
3. Vita spirituale
60
64
66
VII.
72
74
Da Ur a Canaan: un popolo in cammino
1. Origini mitiche
2. Da Giacobbe a Israele
3. Dalla leggenda alla storia
4
8
10
Da Sura a Córdoba: Sefarad, la cultura ebraica
nella penisola iberica
1. Un’«età dell’oro»?
2. Poeti e filosofi
V
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Brenner, Breve storia degli ebrei
VIII.
1. Ecclesia e sinagoga
2. La vita della comunità ebraica
3. Umanesimo e Riforma
80
91
94
IX.
Da Lisbona a Venezia: conseguenze dell’espulsione
1. I prodromi dell’espulsione
2. Nel Nuovo mondo
3. Sefarditi nell’Europa centrale e settentrionale
4. In Italia
98
101
102
108
X.
Da Chaibar a Roma: movimenti mistici e messianici
1. Messianismo ebraico nel XVI secolo
2. Nell’impero ottomano
3. Cabala e messianismo nel XVII secolo
113
114
117
XI.
Da Ovest a Est: un nuovo fulcro dell’ebraismo in Polonia
1. Un’accoglienza tollerante
2. Distruzione e ricostruzione
3. Chassidismo
123
128
130
XII.
Da Dessau a Berlino: ebrei di campagna, ebrei di corte
e illuministi
1. Tra ebrei mendicanti ed ebrei di corte
2. Francoforte, Praga e Berlino
3. Mendelssohn e l’inizio dell’Illuminismo ebraico
135
143
147
XIII.
Dal ghetto alla società civile: emancipazione politica
e riforma religiosa
1. La Francia: emancipazione completa come effetto della rivoluzione
2. La Germania: lenta emancipazione come effetto del progresso
3. Riforme religiose
4. La scienza dell’ebraismo
154
157
162
166
XIV.
Da Poznań a New Orleans: un nuovo inizio in America
1. L’emigrazione degli ebrei contadini
2. Inizi dell’ebraismo americano
3. Progetti di riforma
4. Venditori ambulanti e banchieri
5. Rifiuto ed emarginazione nella nuova patria
169
170
173
176
177
XV.
182
185
Da Lucca a Magonza: Ashkenaz, le radici dell’ebraismo
mitteleuropeo
Da Płońsk al Lower East Side: i sogni degli ebrei orientali
e la realtà americana
1. Sotto gli zar
2. Tra rinnovamento religioso e secolarizzazione
VI
Indice
3. Nell’impero asburgico
4. I pogrom
5. Un esodo moderno
6. Nel Lower East Side
188
192
196
200
XVI.
Da Budapest a Tel Aviv: la «vecchia terra nuova» a Sion
1. Antisemitismo moderno
2. Theodor Herzl e l’inizio del sionismo politico
3. Lo Yishuv. Gli ebrei in Palestina
205
210
214
XVII.
Da Tétouan a Teheran: l’europeizzazione degli ebrei
nel mondo islamico
1. Stagnazione e trasformazione nel mondo islamico
2. Colonizzazione
219
222
XVIII. Da
Czernowitz a Cernăuţi: crisi politica e fioritura culturale
tra le due guerre
1. Dallo Stato multinazionale allo Stato nazionale
2. Un ebraismo europeo?
3. Città e campagna
4. La cittadinanza statale e i suoi confini
5. Rinascimento ebraico e politica sionista
231
233
237
240
247
XIX.
XX.
281
292
295
303
Da ogni luogo a Auschwitz: lo sterminio
1. L’addio all’emancipazione
2. Emigrazione
3. Shoah: lo sterminio
4. Resistenza
5. La fine
258
266
267
273
277
Dalla tenuta di Julius Streicher al kibbutz: il mondo ebraico
dopo l’Olocausto
1. Il viaggio continua
2. Nuovi continenti
3. A casa in America
4. Israele: la lotta per una patria
Apparati
313
319
327
333
335
Storia ebraica in cifre
Bibliografia
Elenco delle illustrazioni
Crediti fotografici
Indice dei nomi e dei luoghi
VII
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1. In una Haggadah stampata ad Amsterdam nel 1695 fu pubblicata per la prima volta
una cartina ebraica. L’illustrazione è tratta dalla ristampa del 1712. La cartina della Terra Santa è spostata verso est. In basso a destra si vede il delta del Nilo. Il Giordano scorre orizzontalmente da sinistra a destra. Sono annotati eventi e simboli della storia del popolo di
Israele, come la tavola con 41 stazioni dell’esodo dall’Egitto e la nave con cui tentò di fuggire il profeta Giona. L’aquila si riferisce a Esodo 19,4: «Voi stessi avete visto ciò che io ho fatto all’Egitto e come ho sollevato voi su ali di aquile». Le mucche e le arnie a sinistra, sulla veranda della casa, simboleggiano il latte e il miele, e quindi la Terra promessa.
BREVE STORIA DEGLI EBREI
Premessa
A partire dalla fine del XVII secolo la storia degli ebrei è stata raccontata in modo sempre diverso. Il primo a scrivere una storia particolareggiata del popolo ebraico successiva agli avvenimenti biblici fu
un ugonotto francese in esilio in Olanda, Jacques Basnage. Basnage e
molti altri autori cristiani dopo di lui volevano mostrare come l’esilio
fosse stata una punizione divina per il fatto che gli ebrei non riconoscevano la vera fede, il cristianesimo. Nella loro interpretazione la storia degli ebrei si inseriva in un quadro salvifico cristiano. Gli storici
ebrei che all’inizio del XIX secolo si dedicarono all’analisi della storia
ebraica con metodi scientifici erano mossi da altre motivazioni. Molti
studiosi tedeschi di origine ebraica dei primi dell’Ottocento, infatti,
volendo dimostrare che gli ebrei dell’epoca avevano acquisito il diritto all’emancipazione, narrarono la loro storia come quella di una minoranza religiosa che si era adattata di volta in volta alla società in cui
aveva vissuto, contribuendo al benessere dello Stato stesso. Successivamente, storici ebrei dell’Europa dell’Est rappresentarono invece il
popolo ebraico come una nazione autonoma tra le altre; una nazione,
tuttavia, che non aveva un proprio territorio e che non ne aveva bisogno, e la cui autonomia politica si esplicava all’interno dell’istituzione
della comunità ebraica. Gli storici sionisti, infine, posero al centro della loro attenzione la terra di Israele. Per essi la diaspora degli ebrei, la
loro dispersione in mezzo ad altri popoli, rappresentava soltanto uno
stadio intermedio: ovunque vivessero, gli ebrei attendevano il ritorno
alla loro patria, Israele.
Alla luce di interpretazioni così diverse della storia ebraica sarebbe
fuori luogo pensare di scrivere adesso una «vera» storia degli ebrei.
Oggi qualsiasi storico sa che non è possibile raccontare, come invece
Leopold Ranke pensava nel XIX secolo, «le cose come sono realmenIX
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Brenner, Breve storia degli ebrei
te accadute». Al pari di tutti gli altri uomini, gli storici sono segnati
dalla loro epoca, dalla loro origine, dai loro maestri, dal loro ambiente
e dalle loro convinzioni politiche. Essi possono considerare una fonte
più affidabile delle altre, ma la cosa importante è che siano in grado di
recepire le domande poste dalle generazioni precedenti, di prendere in
considerazione anche quelle fonti che contraddicono la propria interpretazione, e riconoscere quando il loro sguardo rischia d’essere indirizzato da interessi politici o religiosi.
Raccontare la storia degli ebrei non è semplice, perché quasi ovunque nel mondo non solo si sa qualcosa sugli ebrei, ma spesso se ne ha
già un’opinione ben definita. Per un gruppo che non ha mai rappresentato più dell’1% della popolazione mondiale ciò può essere considerato un onore. Ma per lo storico è difficile mantenere il giusto distacco se si parla degli ebrei come del popolo di Dio o come del popolo deicida, quando si evoca l’«intelletto ebraico» o si attacca l’«ebraismo finanziario internazionale», quando Israele è considerato il baluardo della civiltà all’interno della barbarie, o condannato invece quale regime brutale in mezzo a un mondo di pace e serenità.
Molti ebrei, cristiani e musulmani considerano la Bibbia – e con essa l’origine degli ebrei – parola di Dio, che non può essere messa in
dubbio. Anche chi non è religioso, e non è cresciuto all’interno di una
cultura ebraica, cristiana o musulmana, conosce le storie e il messaggio
della Bibbia – spesso in una versione secolarizzata, svincolata dal suo
originario contenuto religioso – e ha quindi maturato a sua volta una
determinata visione dell’antica storia ebraica. La storia successiva degli ebrei viene spesso vista, in particolare dopo l’Olocausto, come una
serie ininterrotta di persecuzioni in cui gli ebrei sono sempre le vittime. Per cui il genocidio degli ebrei nel XX secolo appare quindi come
logica conseguenza del precedente antisemitismo. Oggi, la presenza
mediatica del tema di Israele condiziona ormai qualsiasi discussione
sugli ebrei, che sono osservati soprattutto dalla prospettiva del conflitto mediorientale, mentre la loro storia viene letta come causa dell’escalation del conflitto stesso.
Una storia degli ebrei dovrà quindi ampliare l’orizzonte oltre
questi temi. Nelle dimensioni che ci siamo imposti, alcuni periodi di
questa storia trimillenaria potranno essere soltanto accennati, altri
dovranno restarne fuori. Ma in compenso potremmo concentrarci su
alcuni argomenti centrali. Il filo rosso che attraversa queste pagine è
la migrazione. Gli ebrei non sono stati sempre in cammino, ma la migrazione ha caratterizzato la loro storia per intere epoche e su interi
X
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Premessa
continenti. Ogni capitolo verrà quindi introdotto dalla storia di una
migrazione e conterrà un’immagine tratta dalla Haggadah di Pesach,
la raccolta, spesso riccamente illustrata, di testi biblici, leggende e
preghiere che viene letta in famiglia nel corso del Seder, nella prima
sera di Pesach, a ricordo dell’uscita del popolo ebraico dall’Egitto.
Ogni epoca e ogni luogo aveva e ha trovato qui la sua immagine. Le
riproduzioni scelte rappresentano la complessità e la varietà della
storia ebraica.
Alla luce dell’enorme quantità di letteratura sull’argomento, nessuno storico
può considerarsi oggi un esperto di tutte le epoche e le aree geografiche della storia ebraica. Sono quindi particolarmente grato ai colleghi che hanno dedicato un
po’ del loro tempo a rileggere alcuni capitoli di questo libro. Il mio ringraziamento particolare va a Eli Bar-Chen, Jörg Frey, Christoph Levin, Jürgen Matthäus,
Michael A. Meyer, Marcus Pyka, Daniel Schwartz, Avinoam Shalem e Israel Yuval, nonché a Ulrich Nolte per la revisione critica e benevola. Infine vorrei ringraziare lo United States Holocaust Memorial Museum per avermi concesso una pausa dall’insegnamento, durante il mio periodo come fellow durante l’anno accademico 2008-2009, permettendomi così di terminare in tranquillità questo volume.
XI
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Breve storia degli ebrei
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2. In riferimento al passo del libro di Giosuè, 24,2 («I vostri padri […] abitarono dai tempi antichi oltre il fiume e servirono altri dei») una Haggadah di Mantova (1560) mostra Abramo che attraversa un fiume su una barca. L’immagine allude alle origini mesopotamiche dei
patriarchi e alla lunga storia delle loro peregrinazioni.
BREVE STORIA DEGLI EBREI
I.
Da Ur a Canaan: un popolo in cammino
In principio era la migrazione. I primi esseri umani, Adamo ed
Eva, sono cacciati da Gan Eden, il Paradiso terrestre. Il fondatore del
monoteismo, Abramo, segue l’ordine di Dio, «lech lechà» («va’ via»)
e si mette in cammino da Ur, la sua patria, in Mesopotamia, verso la
terra di Canaan, dalla quale il pronipote Giuseppe, a sua volta, si trasferirà in Egitto. Molte generazioni più tardi Mosè ricondurrà gli
ebrei nella patria loro assegnata, in quella terra che avrà d’ora in poi il
nome del popolo stesso, ovvero Israele, secondo nome del nipote di
Abramo, Giacobbe.
Così almeno ci narra la Bibbia ebraica, il libro di maggior successo
e senza dubbio più influente della letteratura mondiale. La storia della
sua fortuna è tanto più stupefacente se consideriamo che il testo non
fu scritto da una delle più potenti nazioni dell’antichità come gli egizi,
gli assiri, i persiani o i babilonesi, i greci o i romani, ma da una piccola nazione, che nel corso della sua storia da tutti questi popoli fu dominata. Ma fu proprio questo lascito degli ebrei, grazie alla diffusione
avvenuta tramite il cristianesimo e l’islamismo, a diventare il fondamento del patrimonio letterario e religioso di gran parte dell’umanità.
E con esso raggiunsero una fama mondiale anche le leggendarie origini del popolo ebraico, narrate appunto nella Bibbia.
Della Bibbia ebraica, che più tardi, con il cristianesimo, sarà chiamata Vecchio Testamento, fanno parte, oltre a precetti di legge, letteratura sapienziale, prediche morali, poesie d’amore e visioni mistiche,
anche libri che intendono istruirci su avvenimenti storici. Di norma
non abbiamo però a che fare con racconti verificabili. Né era intenzione degli autori descrivere gli eventi storici in maniera autentica. Essi
pongono piuttosto al centro la loro interpretazione teologica. Non è
dato sapere quando si iniziò a narrare leggende come quelle delle migrazioni citate, né la data precisa in cui furono messe per iscritto. Il nu3
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Brenner, Breve storia degli ebrei
cleo delle narrazioni storiche risale senza dubbio all’epoca dei regni di
Israele e di Giuda, ma i libri della Bibbia ebraica assunsero la loro forma definitiva soltanto nel periodo persiano e in quello ellenistico. I loro testi sono particolarmente illuminanti per quanto riguarda la costituzione della popolazione israelita e giudea durante questi secoli e in
quel contesto vanno interpretati. Soltanto dopo quest’epoca si può
parlare di una storia degli ebrei e, se il nostro racconto inizia prima, la
ragione è semplice: a prescindere dai fatti storici che contengono, i libri della Bibbia hanno formato la coscienza degli ebrei nei secoli e nei
millenni successivi e conoscerli è dunque di importanza fondamentale
per comprendere la storia ebraica. Il presente capitolo, quindi, tratta
perlopiù non di avvenimenti storicamente accertati, ma di miti e leggende la cui importanza si estende ben al di là dell’ebraismo.
1. Origini mitiche.
La Bibbia non inizia con la storia di Israele, ma con l’origine dell’umanità. Adamo ed Eva non sono i primi ebrei, ma i primi uomini.
Nei primordi, secondo la Bibbia, non esistevano i diversi popoli. Soltanto l’empia costruzione della torre di Babele, grazie alla quale l’uomo intendeva giungere sino a Dio – in tal modo sopravvalutandosi oltre ogni misura –, provocò l’intervento divino che divise l’umanità, fino ad allora unita, in differenti nazioni con differenti lingue. Anche la
figura di Abram (Avram), che divenne Abramo (Avraham) dopo il
suo viaggio da Ur a Canaan, indica sia nell’ebraismo che nel cristianesimo e nell’islamismo il passaggio dal politeismo al monoteismo, ovvero la rivoluzione forse più importante del mondo antico. Dalla famiglia di Abramo discesero inoltre quei popoli che divennero vicini e
nemici di Israele. Ricordiamo qui soprattutto il figlio maggiore, Ismaele, che secondo la tradizione islamica avrebbe costruito assieme al padre Abramo la Ka‘aba, alla Mecca.
Il fatto che nella Bibbia, di norma, i figli minori diventino legittimi
eredi appare un riflesso della stessa situazione di Israele, spesso in balia dei potenti assiri, babilonesi o egiziani. Isacco ebbe la successione
rispetto al fratellastro maggiore Ismaele, Giacobbe rispetto al gemello
Esaù; Giuseppe era l’undicesimo figlio di Giacobbe, e David il più
giovane di otto fratelli. Il vero protagonista di tutta la narrazione biblica non è però né uno degli eroi appena citati né Mosè, che liberò il
suo popolo dalla cattività egizia, né uno dei profeti che come Isaia e
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Da Ur a Canaan
Geremia sono tra le voci più potenti della Bibbia. L’attore principale
compare per la prima volta nella lotta di Giacobbe contro un angelo
di Dio, attraverso la quale Giacobbe diventa Israele, «colui che lottò
con Dio». Al contrario di quanto avviene con Gesù nel Nuovo Testamento e con Maometto nel Corano, al centro della narrazione biblica
troviamo un soggetto collettivo, il popolo di Israele. Ciò distingue la
Bibbia anche dalle contemporanee leggende greche, che ruotano attorno a singoli eroi come Enea o Ulisse.
Ogni cultura ha i propri miti di fondazione. Nel caso di Israele essi sono vari e complessi. Gli odierni concetti di «religione» e «nazione» sono qui legati fin dall’inizio in modo indissolubile. E lo stesso
vale per la coscienza di molti ebrei fino all’epoca moderna: la Bibbia
è infatti per essi sia modello di vita religiosa, sia il libro della storia dei
presunti avi.
Già Abramo, che secondo la tradizione ebraica ruppe con l’adorazione delle divinità di suo padre Terach per adorare un Dio unico e invisibile, è anche il destinatario della promessa «nazionale» fatta da Dio:
dal suo seme sarebbe sorto un grande popolo, da Dio stesso eletto.
Questa elezione non rappresenterà in seguito, nella coscienza degli
ebrei, il segno di una superiorità morale sugli altri popoli, ma soprattutto doveri, che vengono illustrati nella parte religioso-normativa della Torah, i cinque libri di Mosè. Quel Mosè biblico, a cui Dio affida sul
3. Nel racconto biblico, Giacobbe, «colui che lottò col Signore
e vinse», divenne Israele in seguito
alla sua lotta con l’angelo. Qui in
una raffigurazione di Rembrandt
del 1659.
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Brenner, Breve storia degli ebrei
monte Sinai le tavole della Legge, è all’origine di una nuova idea di religione ed è al contempo la figura centrale che conduce gli schiavi ebrei
fuori dall’Egitto, rendendoli un popolo.
L’esodo, per il quale non esistono prove testimoniali al di fuori di
quelle bibliche – come per tutti gli altri avvenimenti storici narrati nei
cinque libri di Mosè –, è entrato nella coscienza collettiva delle successive generazioni come evento decisivo, come «seconda nascita» del popolo di Israele e della religione ebraica. Ancora oggi gli ebrei in tutto
il mondo ricordano quell’esodo attraverso diverse festività. Durante
Pesach mangiano pane azimo come se stessero affrontando l’attraversamento del deserto, e per Sukot costruiscono capanne per ricordare
che durante l’esodo erano accampati in tende. Particolarmente significative sono le parole pronunciate ogni anno durante la sera del Seder,
nel corso della festa di Pesach, secondo cui ogni ebreo deve riferire
l’avvenimento della liberazione dalla prigionia al proprio essere, acquisendo in tal modo la coscienza di essere arrivato dall’Egitto alla terra di Israele. Nel corso dei secoli la storia biblica è divenuta così un paradigma del sentimento storico delle successive generazioni.
4. La figura di Mosè ispirò moltissimi artisti, da Michelangelo a Rembrandt
fino a Chagall. Nelle loro opere si intrecciano elementi cristiani ed ebraici.
Qui l’artista ebreo-tedesco del XIX secolo, Moritz Daniel Oppenheim, rappresenta Mosè con le tavole della Legge.
6
Da Ur a Canaan
Il ciclo dell’anno ebraico contribuisce a questa concezione della
storia orientata sugli avvenimenti biblici. Ogni primavera gli ebrei rivivono la fuga dall’Egitto quando leggono la storia dell’esodo. Ogni
inverno accendono le candele di Hanukkah, che ricordano la riconsacrazione del Tempio di Gerusalemme nel II secolo a.C. Ogni anno viene ricordata la salvezza degli ebrei persiani narrata nel Libro di Ester.
E ancora più importanti sono i brani della Torah letti nella sinagoga
ogni settimana. Dato che contemporaneamente in tutte le sinagoghe
del mondo viene letto lo stesso passo, tutti gli ebrei ripercorrono in autunno la creazione del mondo, in inverno le biografie dei patriarchi, in
primavera l’esodo attraverso il deserto.
Nella tradizionale visione storica degli ebrei tutti gli avvenimenti
dei secoli post-biblici hanno una rilevanza secondaria. Il prossimo avvenimento importante è posto nel futuro: l’avvento del Messia, che da
secoli è atteso con ansia, e che inaugurerà un’epoca di convivenza pacifica per tutti gli uomini. Il periodo tra la pre-storia biblica e quell’utopia messianica – eccetto poche eccezioni come la distruzione del
Secondo Tempio nell’anno 70 – è invece considerato un lungo intermezzo, i cui avvenimenti non sono così rilevanti da essere trascritti, né
tantomeno ricordati collettivamente.
La storia biblica ci mostra un popolo in cammino. I due concetti di
«popolo» e «cammino» sono gli elementi centrali della concezione
della storia nella Bibbia, che hanno improntato la percezione che gli
ebrei hanno avuto di se stessi fino all’età moderna. I racconti ruotano
attorno alla patria e all’esilio, e sono segnati dalla distruzione di Israele da parte degli assiri o dall’esilio babilonese dei giudei. In ogni caso
essi davano conforto e speranza agli ebrei di epoche successive che erano costretti a vivere l’esperienza dell’esilio.
Nella narrazione biblica la terra di Israele è promessa ad Abramo e
alla sua discendenza, ma il mantenimento di questa promessa non sarà facile: Abramo si trasferisce da Ur, in Mesopotamia, alla terra di Canaan passando per la città aramaica di Harran, ma poi prosegue verso
l’Egitto e solo più tardi torna di nuovo nella Terra promessa. Suo nipote Giacobbe trascorre vent’anni presso il suocero Labano in Paddan-Aram, quindi torna indietro e ormai anziano segue con tutta la famiglia il figlio Giuseppe in Egitto. Solo quattrocento anni dopo Mosè
e Aronne ricondurranno gli ebrei, nel frattempo divenuti schiavi, nella terra di Israele. Ma questo ritorno non sarà una marcia trionfale.
Durante il viaggio il popolo di Israele si lamenta e vuole tornare indietro, alle pentole di carne dell’Egitto. La terra in cui dovrebbero scor7
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