Counseling nell‘ emergenza
Silvano Croci
Gestalt Counselor - Master Counseling nell‘emergenza
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La psicologia dell’emergenza
Nuovi scenari mondiali vedono svilupparsi guerre
dove non vengono coinvolti solamente eserciti ma
anche e soprattutto civili, attentati terroristici,
devastazioni
e
disastri
naturali;
situazioni
traumatiche personali come aggressioni, rapine,
stupri, incidenti sono le condizioni che hanno portato
all’esigenza di una nuova psicologia con lo scopo di
occuparsi
delle
persone
vittime,
superstiti,
sopravissuti e soccorritori di questi eventi traumatici,
sia a livello macro che individuale.
2
La psicologia dell’emergenza
Le basi vengono gettate dallo studio dell’esperienza
delle due guerre mondiali e dell’olocausto, ulteriori
basi
più
scientifiche
si
sono
riscontrate
nell’osservazione del comportamento dei reduci della
guerra del Vietnam
3
La psicologia dell’emergenza
La psicologia dell’emergenza ha come finalità
lo studio, la prevenzione e il trattamento dei
processi psichici, delle emozioni e dei
comportamenti che si determinano prima,
durante e dopo eventi critici.
A.Lo Iacono, M. Troiano “psicologia dell’emergenza” Editori Riuniti - 2002
4
La psicologia dell’emergenza



Sono oggetto di studio della psicologia
dell’emergenza sia il singolo individuo che la
comunità colpita dall’evento traumatico.
Ha lo scopo di aiutare a prevenire o superare quei
fenomeni psichici che si determinano a seguito di un
evento traumatico.
Si occupa delle situazioni critiche prima che queste si
verifichino dove l’intervento è volto alla preparazione
delle persone a rischio a fronteggiare gli eventi
durante il loro svolgimento
5
La psicologia dell’emergenza

Mira ad attuare interventi di pronto soccorso emotivo
volti al sostegno dell’Io della persona coinvolta
durante e dopo l’evento.

Obiettivo è ridurre e superare i danni psicologici
riportati dalle vittime attraverso interventi di
riabilitazione del loro quadro psichico.
6
Traumi: tipi e definizioni
Il concetto di trauma ha subito negli anni un
allargamento della sua definizione
Il trauma è definito come un evento vissuto al di
fuori della norma (estremo, violento, lesivo) che
minaccia o ferisce l’integrità fisica e/o emotiva di un
singolo o di un gruppo di persone; in genere richiede
uno sforzo inabituale per essere superato.
(American Psychiatric Association, DSM IV)
7
Traumi: tipi e definizioni
Trauma tipo I:
è un evento unico, improvviso, con un chiaro inizio
ed una fine.
(catastrofi naturali – incidenti)
8
Traumi: tipi e definizioni
Trauma tipo II:
è un evento violento a cui la persona viene
ripetutamente esposta, è presente come minaccia,
prevedibile, cronico, sequenziale; è prevedibile ma
inevitabile. Crea un senso di impotenza che diventa
un elemento centrale di questo vissuto.
Per questa forma di trauma i meccanismi psicofisici
sono più complessi; viene a mancare il sostegno
della comunità che manifesta quella solidarietà
funzionale ed elemento centrale di guarigione.
(violenze famigliari – traumatizzazioni vicarie dei
soccorritori)
9
Traumi: tipi e definizioni
Le persone esposte ripetutamente a violenze o i
soccorritori “abituati” a situazioni estreme sono
spesso escluse dall’aiuto perché il peso del vissuto è
ritenuto “normale”.
I vissuti di violenza collegati ad una mancanza di
protezione conducono ad un senso di impotenza,
una delle sensazioni più insopportabili e minacciose
che sviluppano rabbia, vergogna, paura esistenziale,
senso di colpa, di inutilità ecc… che portano
all’isolamento sociale e all’abbandono.
Senza l’aiuto del gruppo un evento violento di questo
tipo non può essere integrato.
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Reazione ad un trauma
“monitoring” (Miller 1980) concentrazione ed
attenzione portano ad azioni concrete (reazione
necessaria ai soccorritori per funzionare in modo
corretto): l’attenzione è concentrata verso l’esterno,
le emozioni vengono staccate (dissociate).
“Blunting” (insenibilità – Miller 1980): l’attenzione viene
portata verso l’interno producendo senso di sicurezza –
utile alla sopravvivenza- (violenze famigliari, torture … )
Le reazioni acute da stress sono assolutamente NORMALI
11
Trauma da evento critico
evento traumatico
Eventi “traumatici” definiti nel DSM IV

Eventi accaduti direttamente alla persona

Eventi accaduti in qualità di testimoni

Eventi di cui si è venuti a conoscenza
12
Trauma da evento critico
evento traumatico
Qualsiasi situazione che provochi un senso
opprimente di vulnerabilità o perdita di controllo
(Roger M. Salomon, Ph.D)
Qualsiasi situazione che porta le persone a provare
reazioni emotive particolarmente forti, tali da
interferire con le loro capacità di funzionare sia al
momento che in seguito (J. Mitchell)
13
Trauma da evento critico
evento traumatico
Eventi critici:





Sono improvvisi ed inaspettati
Travolgono la sensazione di controllo
Comportano la percezione di una minaccia
potenzialmente letale
Possono comprendere perdite emotive o fisiche
Violano i presupposti di “normalità”
14
Trauma da evento critico
evento traumatico
Eventi critici (esempi):
 Morte improvvisa di persone conosciute
 Ferimento grave
 Suicidio di conoscenti e/o colleghi
 Incidenti con molte vittime
 Sparatorie
 Licenziamento
 Eventi importanti che coinvolgono bambini
 Catastrofi-eventi naturali
 Attacchi terroristici
 Violenze-abusi
 Eventi “terribili” ripetuti
 …..
15
Le fasi del trauma
٥.
Fase di allarme
Disorganizzazione mentale
Impatto emotivo
Resistenza
Accettazione
Negazione
٨.
Risoluzione
١.
٢.
٣.
٤.
Esaurimento funzionale
16
Analisi della comunità coinvolta in un
disastro (Gordon, 1991)

Fase del pre-impatto
(informazione e formazione)
Fase dell’impatto
 Fase del post-impatto
 Fase della ricostruzione

– bonding
– rebonding
– debonding
– rebondind
17
Le fasi del trauma
Vulnerabilità:
Accettazione della condizione umana
Impotenza:
Non posso controllare quello che accade intorno
a me, ma posso gestire le mie risposte
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Le situazioni critiche sotto la lente della
Psicologia dell’emergenza



Prima di un evento critico (l’intervento è
volto a preparare le persone a rischio a
fronteggiare gli eventi che si prevede
possano accadere)
Durante il loro svolgimento (l’azione
mira ad attuare interventi di pronto
soccorso psichico volti al sostegno dell’io
della persona coinvolta
Dopo che si è verificato (l’attività è volta
a ridurre o superare i danni psicologici
riportati dalle vittime attraverso interventi
di riabilitazione del loro quadro psichico)
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Concetto di Stress (situazioni di emergenza)
Lo stress è la risposta non specifica
dell’organismo umano di fronte a qualsiasi
sollecitazione e stimolo che si presenti,
innescando una normale reazione di
adattamento che può arrivare ad essere
patologica in situazioni estreme.
20
Concetto di Stress (situazioni di emergenza)
La caratteristica essenziale dei disturbi da stress è lo
sviluppo di ansia, angoscia, sintomi fisici e
psicosomatici che si manifestano in fase acuta entro
4 settimane dall’evento
(DISTURBO ACUTO DA STRESS)
21
Concetto di Stress (situazioni di emergenza)
Il DISTURBO POST-TRAUMATICO DA STRESS
(PTSD) si manifesta almeno dopo un mese
dall’evento e causa disagio clinicamente significativo
o menomazione nel funzionamento sociale, privatointimo o lavorativo.
Acuto: durata inferiore a tre mesi
Cronico: durata superiore ai 3 mesi
Ritardato: l’esordio avviene almeno dopo 6 mesi
dall’evento
22
Concetto di Stress (situazioni di emergenza)











Sintomi generali nelle fasi dello stress:
Ricordi spiacevoli
Paura che l’evento si ripeta
Disturbi del sonno
Decadimento delle prestazioni
Esagerate risposte d’allarme
Irritabilità, aggressività e ostilità
Depressione
Senso di inutilità
Apatia
Utilizzo di droga o abuso di alcool
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Intervento dello psicologo
Generalizzato su tutta la popolazione in
emergenza (vittime, parenti, sfollati,
soccorritori –per questi lo stress può
essere prevenuto attraverso corsi di
formazione)
 Tecniche di intervento specifiche
(individuali, di gruppo e di supporto:
Defusing e debriefing)

24
Le fasi dell’emergenza
Lifton e Olson nel 1976 descrissero le caratteristiche di
quella che loro
definirono la “sindrome del sopravvissuto”. I sintomi
caratteristici di questa
sindrome (ricordi incancellabili dell’esperienza traumatica,
senso di colpa per essere sopravvissuti, tristezza, apatia,
ritiro sociale, difficoltà relazionali e tentativi di dare un
senso all’evento accaduto) furono scoperti prima di tutto
nei reduci di guerra del Vietnam ma questi stessi sintomi
sono piuttosto comuni anche nelle vittime di disastri
(Solomon, Green, 1992). Parallelamente a questi sintomi
si sviluppano quattro fasi emotive che accompagnano le
vittime nel loro cammino verso la ripresa dall’evento
traumatico: la fase eroica, la fase della luna di miele, la
fase della disillusione e la fase della ricostruzione.
25
Le fasi dell’emergenza
La fase eroica è concomitante al disastro e
dura da qualche ora a qualche
giorno. E’ caratterizzata da grande attivismo
grazie al quale gli individui e la
comunità canalizzano livelli straordinari di
energia nelle attività di salvataggio,
aiuto, accoglienza, emergenza e riordino.
Questo alto livello di attivazione
fisiologica ha lo scopo di salvaguardare la vita
propria e altrui.
26
Le fasi dell’emergenza
La fase della luna di miele può avere una durata
che varia dalle due settimane ai due mesi. E’
caratterizzata, nonostante le recenti perdite subite
durante il disastro, dall’ottimismo dei singoli
superstiti e della comunità. Quest’ottimismo è
dovuto all’attenzione dei media e al grande afflusso
di risorse ricevute anche dalle
istituzioni che rassicurano i superstiti portandoli a
credere che le loro case, la loro
comunità e la loro vita di prima verranno ripristinate
velocemente e senza complicazioni. Si fa quindi
avanti la speranza di tornare in breve tempo alla
normalità ma purtroppo è solo un’illusione.
27
Le fasi dell’emergenza
Generalmente entro la terza settimana le risorse
cominciano a diminuire e l’attenzione dei media si
riduce notevolmente così che diventano sempre più
evidenti le difficoltà della ripresa e la complessità
della ricostruzione. Contemporaneamente l’aumento
di energia sperimentato inizialmente dai superstiti e
dalla comunità inizia a calare e compare la fatica
preparando il terreno per la terza fase. Va
sottolineato che anche i clinici con poca esperienza e
quelli che operano solo in questa fase
dell’emergenza tendono ad andare via con la stessa
illusoria convinzione di una veloce ripresa, senza
quindi preparare i superstiti e gli amministratori a ciò
che li aspetta nelle settimane e nei mesi successivi. 28
Le fasi dell’emergenza
La terza fase è quella della disillusione che in genere
dura piuttosto a lungo. E’ la fase di attesa degli aiuti
concreti che tardano ad arrivare o sono molti
inferiori
alle promesse fatte. I superstiti scoprono che le
assicurazioni non sono come pensavano che fossero, che
le decisioni sono dettate dai politici piuttosto che dai
bisogni, che ci sono disparità negli aiuti economici che le
persone percepiscono e che spesso si creano delle
ingiustizie. Si fa quindi avanti un generale senso di
tradimento, di abbandono e di ingiustizia anche a causa
degli intoppi burocratici
che si è costretti a subire. L’interesse dei mass media
diminuisce fino a scomparire e la popolazione che viene
lentamente abbandonata riprende una vita
caratterizzatada un “pseudo-adattamento” o
“adattamento forzato” a certe condizioni.
29
Concetto di Stress (situazioni di emergenza)
I sintomi dello stress sono risposte
normali ad un evento anormale!
Quello che sta succedendo è normale.
30
Tecniche di gestione dello stress da evento critico
IL DEFUSING E IL DEBRIEFING
Sono tecniche di gestione dello stress da evento critico
che rappresentano 2 momenti rilevanti all’interno del
programma CISM
(Critical Incident Stress Management)
31
Tecniche di gestione dello stress da evento critico
CISM (Critical Incident Stress Management)
(j.Mitchell)
Programma globale e sistematico per l’attuazione dello stress
legato ad eventi critici, affronta situazioni del momento dovute
all’evento e non a situazioni personali, a meno che queste non
emergano.
Può essere applicato sia a gruppi di vittime che di soccorritori.
32
Tecniche di gestione dello stress da evento critico
I 7 elementi chiave del CISM
٣.
٤.
٥.
٦.
٧.
٨.
٩.
Istruzione
Smobilitazione
Intervento individuale durante la crisi
DEFUSING
DEBRIEFING
Sostegno familiare
Reti per l’invio
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Tecniche di gestione dello stress da evento critico
IL DEFUSING
È una tecnica di intervento breve individuale e di
gruppo che viene utilizzata entro poche ore da un
evento critico
È un pronto soccorso emotivo
Non è psicoterapia
Non è una cura
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Tecniche di gestione dello stress da evento critico
L’intervento di DEFUSING serve essenzialmente per:








Ridurre il senso di isolamento attraverso il senso di
appartenenza al gruppo che ha subito il trauma
Aiutare il gruppo a ritornare alla normalità fornendo soluzioni a
breve termine
L’obiettivo:
Medicare il disagio
Riduzione/attenuazione delle reazioni intense provocate
dall’evento critico
Ricostruzione della rete sociale
Fornire istruzioni
Stabilizzare le emozioni
Mobilitare le risorse
Normalizzare l’esperienza
Recuperare la funzionalità
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Tecniche di gestione dello stress da evento critico
Modalità di intervento:
Fase dell’introduzione: i conduttori si presentano e spiegano il
motivo dell’incontro, dell’utilità del supporto fornito, fissano le
regole,prima fra tutte la riservatezza.
Fase esplorativa: viene richiesto di parlare dell’esperienza con
le reazioni e le emozioni appena vissute.
Fase informativa: serve per ridurre lo stress e normalizzare le
esperienze vissute.
Al termine si riassume (riformula) ed eventuale invio a
debriefing.
36
Tecniche di gestione dello stress da evento critico
IL DEBRIEFING
È un incontro strutturato organizzato per singoli o
gruppi, offre la possibilità di esternare e confrontare
con altri i propri pensieri, ricordi ed emozioni in
modo tale da comprenderli e normalizzarli.
È un processo psicologico efficace, preventivo e
formativo che riduce lo stress traumatico che è la
principale causa di disturbi ed alterazioni nei rapporti
interpersonali.
37
Tecniche di gestione dello stress da evento critico
Scopi del Debriefing:









Ridurre l’impatto dell’evento critico
Recupero delle reazioni normali di fronte a situazioni
anormali
Evitare conseguenze non necessarie
Contenere le reazioni – non innescarle
Istruzione e rassicurazione
Combattere convinzioni erronee dell’unicità
Combattere convinzioni erronee dell’anormalità
Ripristinare la fiducia in se e nel gruppo
Facilitare il follow-up
38
Tecniche di gestione dello stress da evento critico
Preparazione all’incontro:





Viene condotto da due professionisti
Entro 24-76 ore dall’evento
Fuori o lontano dalla scena in zona che offra
atmosfera di sicurezza
Durata da 2 a 3 ore senza interruzione
Occorre raccogliere le informazioni per lavorare in
modo efficace
Non può essere utilizzato in caso di persone che si
odiano o non in grado di elaborare a livello cognitivo
39
Tecniche di gestione dello stress da evento critico
FASI DEL DEBRIEFING
٣.
٤.
٥.
٦.
٧.
٨.
٩.
Introduzione
Fatti
Pensieri
Reazioni
Sintomi
Formazione-istruzione
Reinserimento
40
Smobilitazione
Defusing
Debriefing
Disastro
Evento
eccezionale
Evento
eccezionale
Parlare 10 min.
Da 20 a 40
min.
Da 2 a 5 ore
Intervento immediato
Nelle prime 8
ore
Tra le 24 e le 72
ore successive
41
Defusing e debriefing
Conclusione
pro-attiva
Introduzione
Fatti
Defusing
Integrazione
nell’esperienza
Pensieri
Emozioni
Debriefing
Sintomi
42
I punti chiave per la preparazione individuale dei soccorritori
secondo il documento proposto dalla Comunità Europea
(Seynaeve, 2001)
PRIMA
٤.
DURANTE
٤.
addestramento
alla gestione
dello stress.
٦.
Auto
consapevolezza
٨.
Auto supporto
Automonitoraggio
DOPO
DOPO
Breve termine
Lungo termine
٦.
Accettare le
reazioni
(Defusing)
٨.
Attività di
gestione dello
stress
١٠.
Informazione
dei famigliari
٦.
Metodi di
rilassamento e
auto-aiuto
٨.
Accettare
l’aiuto se
necessario
43
Cosa fare e non fare (Centro
Eos, Pavia)












Non reprimere i propri sentimenti, anzi condividerli con i membri della
propria famiglia
Non evitare di parlare di quanto accaduto, ma cogliere ogni situazione per
rivivere l’esperienza
Non chiudersi in se stessi e consentire agli altri di poter parlare
Non aspettarsi che i ricordi possano svanire velocemente
Non dimenticarsi che i figli, i familiari possono provare le stesse emozioni
Prendersi il tempo per dormire, riposare, pensare, stare con la propria
famiglia e gli amici più cari
Esprimere i propri bisogni con chiarezza e onestà alla propria famiglia, agli
amici, alle autorità
Cercare di condurre una vita normale, per quanto è possibile
Lasciare che i propri figli parlino delle loro emozioni e che le esprimano
nei giochi e nei disegni
Mandare i fligli a scuola
Guidare con prudenza e fare più attenzione in casa
Evitare di assumere alcool o droghe
44
Tecniche di gestione dello stress da evento critico
IL COUNSELING




Aumenta la consapevolezza della propria indentità
personale o professionale
Aumenta la capacità di gestione del proprio autosviluppo facendo leva sulle proprie capacità e qualità
Incoraggia l’individuo a credere nelle proprie
possibilità
Potenzia la consapevolezza dei limiti e
comportamenti disfunzionali per potenziare e
rafforzare la persona.
45
“Puoi lasciarti indietro ciò che ti
segue, ma non puoi lasciarti ciò
che corre dentro di te”
46
Bibliografia
Lo Iacono A.,Troiano M.
“Psicologia dell’emergenza”
Valerio P., Zulo C., Sardi P.
“Psicologia delle emergenze”
Giannantonio M.
“Psicotraumatologia”
AA.VV. “Medicina delle catastrofi”
www.counselling-care.it
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