15.9.2009 7:51 Page 1 A UDIOPHILE Euro 3.00 Souvenir EDITION sound cover pierre final.qxp Una lunga intervista con Pierre Bolduc in occasione del decimo anniversario di Audiophile Sound supplemento finale.qxp 15.9.2009 11:05 Page 2 Pierre Bolduc Un’intervista in occasione del decimo anniversario di ‘Audiophile sound’ Marco Manunta «... il tutto è iniziato con la musica, conoscendo la musica classica e cercando di capire perché non riuscivo mai a sentire correttamente gli archi gravi!» M arco: Prima di tutto, devo chiederti questo. Ti sei messo in copertina, non si tratta di un atto di incredibile presunzione, di arroganza da parte tua? Pierre: Visto che ho atteso dieci anni per mettermi in copertina, non credo che il mio livello di vanità sia così elevato… (ride) …suppongo che puoi vederla da questo punto di vista, ma se inizi a farmi domande pertinenti, forse comprenderai perché ho deciso di mettermi in copertina. Perché, dunque? Perché quest'anno decorre il nostro decimo anniversario e stiamo per uscire con importanti nuovi prodotti in un momento in cui il mercato 2 AUDIOPHILE SOUND souvenir 2009 sta cambiando radicalmente. Dunque chi, meglio del direttore, per dire le cose come stanno? Sì, ma non potevi farlo anche senza andare in copertina? Vero, ma mettere la mia faccia sulla copertina mostra l'importanza del cambiamento che stiamo affrontando. Ripeto, se non ti decidi a farmi domande pertinenti… Ok, ma prima voglio sapere come è iniziato il tutto. Per dieci anni hai parlato di argomenti audiofili, ma pochissimi, forse nessuno - certamente non io che sono tuo collaboratore ormai da dieci anni - sa come sei entrato nel mondo audiofilo. Dunque, come è iniziato il tutto? supplemento finale.qxp 15.9.2009 11:05 Page 3 Beh, è iniziato con la musica, conoscendo la musica classica e cercando di capire perché non riuscivo mai a sentire correttamente gli archi gravi! Come sai, io sono canadese. Durante l'adolescenza frequentavo un collegio a Montreal. Quando i miei genitori si sono trasferiti a Quebec City non ho cambiato scuola e mio padre passava due giorni alla settimana a Montreal per motivi di lavoro. Così mi passava a prendere al collegio nei venerdì pomeriggio - e tornavo in treno nei sabati domenica notte. Dunque, ogni settimana passavo tre ore in macchina con lui nel tragitto verso Quebec City. Papà aveva cassette stereo8 in macchina e solitamente mi faceva ascoltare la Ouverture 1812 di Ciaikovsky e altri pezzi classici orecchiabili e mi spiegava cosa significavano. Abbiamo viaggiato così ogni settimana durante l'anno scolastico per tre anni! Oggi non riesco ad ascoltare quella dannata Ouverture…, ed ora che ci penso, lui, molto gradualmente, mi ha esposto a materiale via via più difficile: ecco come sono diventato un appassionato di musica classica. Non dirmi che le cassette stereo-8 hanno risvegliato il tuo interesse verso la riproduzione del suono? Proprio così, si, perché a casa ascoltavo gli stessi pezzi con i dischi ed il giradischi di mio padre - ricordo che era un Clairtone, uno di quei grossi mobili che sembravano un cassettone e che avevano woofer e tweeter a ciascuna estremità ed un sintoamplificatore ed un giradischi nel mezzo - e non riuscivo comunque a sentire gli archi gravi - tutti quei violoncelli e contrabbassi - in modo convincente. Per cui, ho iniziato ad andare nei negozi di hi-fi per capire perché succedeva ciò. In quel periodo avevo 16-17 anni. «Troppi negozianti, distributori e giornalisti hanno incoraggiato quella che io chiamo 'io fedeltà', cioè la tendenza a valutare gli apparecchi con criteri estetici, personali: ‘Per me suona bene, dunque deve essere buono’.» effetto dell'assunzione di droghe: possono trasportarvi in un altro mondo. Per cui, meglio si riesce a sentire, a percepire queste grandi letture, maggiore sarà l'esperienza nel Nirvana. Dunque, principalmente sono un audiofilo a causa della necessità di entrare in una trance più profonda quando ascolto la musica. Molto egoista, suppongo. Dunque, pensi che ci sia un legame tra alta fedeltà e felicità? Assolutamente sì, ma deve essere la giusta fedeltà. Purtroppo, troppi negozianti, distributori e giornalisti hanno incoraggiato quella che io chiamo 'io fedeltà', cioè la tendenza a valutare gli apparecchi con criteri estetici, personali: ‘Per me suona bene, dunque deve essere buono’. I processi di registrazione e riproduzione sono molto complessi e solo metodologie robuste portano a risultati. Distruggere gli ostacoli tra ascoltatore ed interprete è il solo modo per progredire: le considerazioni etiche personali finiscono solo col creare altri ostacoli fra musica e ascoltatori, non li eliminano. Mi pare un concetto piuttosto complicato, ci torneremo più avanti. Per il momento ti chiedo: l'andare nei negozi hi-fi, come hai detto pochi minuti fa, ti ha fatto comprendere tutto ciò? Oddio, no. Mi ci sono voluti trent'anni per Dunque, tutto è partito dall'amore per la musica classica e non per la pura riproduzione del suono? Credo si possa dire così, ma nella mia mente le due cose sono sempre state intrecciate. Ma sì, il mio primo amore era e rimane la musica classica. A pensarci ora, è proprio perché l'ascolto della musica classica mi aveva così appassionato che mi sono interessato al mondo audiofilo. Per me, l'hi-fi è sempre stata il mezzo per conoscere bene una interpretazione, per entrare in contatto con il suo potente messaggio. Nella musica classica le composizioni sono sempre uguali, ma le interpretazioni cambiano. Ciascun interprete vede un lavoro in modo diverso e quindi lo suona in modo diverso. I grandi musicisti, ed intendo quelli veramente grandi, come Toscanini, Furtwangler, Karajan, Mravinsky, Horenstein, per citare alcuni direttori, possono spedivi nel Nirvana. Le grandi letture hanno lo stesso AUDIOPHILE SOUND souveni r 2009 3 supplemento finale.qxp 15.9.2009 11:05 Page 4 arrivare al punto! (PB ride senza controllo). Come sai, mi ci vuole un po' per imparare. Dunque, come ci sei arrivato, voglio dire, come hai ottenuto una visione coerente, dettagliata della relazione tra la musica e la sua riproduzione? Sarò franco con te: i negozi di hi-fi, anche se erano in Canada (ride ancora), non mi hanno assolutamente illuminato. Si, mi hanno fatto sentire quelli che pensavo fossero impianti dal suono eccezionale, ma anche con i migliori di essi ancora non riuscivo a sentire decentemente quegli archi gravi. Andavo ai concerti tre volte alla settimana e ciò che sentivo nella sala da concerto non aveva nessuna rassomiglianza con quanto sentivo attraverso i diffusori. Anzi, i negozi contribuivano ad aumentare la confusione ed il disagio. Per capire perché non potessi sentirli più chiaramente e perché l'esperienza nella sala da concerto fosse veramente unica, ho dovuto aspettare a lungo. Direi che ho dovuto incontrare parecchie persone che mi hanno messo sulla strada giusta. Se ripenso al passato, posso quasi vedere una complicità tra le circostanze della mia vita ed il mio sviluppo di audiofilo ed amante della musica. È quasi incredibile. Dunque? La mia prima esperienza veramente forma- 4 AUDIOPHILE SOUND s o u v e n i r 2 0 0 9 I ‘piccoli’ diffusori di PB: i Dionisio 27 di Bè Yamamura (una tromba di 5.4 m). Nella foto un esperimento con panelli per incrementare l’apertura della tromba. tiva è stata con una violista, Monique, una dei miei studenti. Successe che dopo aver terminato il collegio ho raggiunto i miei genitori a Quebec City. Nella provincia del Quebec, dopo aver finito le superiori, per andare all'Università dovevi passare due anni in un college pre-universitario preparandoti a diventare un studente universitario. Scelsi la scuola di studi pre-medici. Come? Volevi diventare un medico? Sì, ho completato il primo anno e poi ha passato due mesi in Germania lavorando nella città di Bremerhaven, vicino a Brema, nel nord del paese. Perché in Germania? Beh, mi ha sempre interessato la cultura tedesca e sono riuscito a procurarmi un posto in un programma di scambi. Ora, talvolta accadono eventi che ti cambiano la vita e questo è stato uno di quelli. Ho visto la pubblicità di questo programma di scambio a scuola e avevo tutti i requisiti per essere accettato (avevo studiato tedesco per tre anni, i miei genitori avrebbero firmato per me, ecc.) per cui mi sono iscritto. Dopo quattro mesi, ancora nessuna notizia. Mi ero iscritto in Ottobre ed in Marzo ancora silenzio assoluto. Avevamo compilato la documentazione in tre o quattro e iniziavamo a preoccuparci. Io VOLEVO andare in Germania, per cui, a diciassette anni ho viaggiato per 300 chilometri in treno fino a Montreal e sono andato al consolato tedesco per chiedere di parlare con il Console Generale. Ancora oggi non capisco dove abbia trovato abbastanza coraggio per chiedere di incontrare il Console Générale. Ricordo che la segretaria (una bionda che sembrava Elke Sommer, l'attrice, riesco ancora a raffigurarmela… a diciassette anni ci si impressiona facilmente…) mi disse che “vedi, il Console è molto impegnato!”. Credeteci o no, dopo un'ora di attesa lo incontrai, passai mezz'ora con lui e due giorni dopo ebbi il mio lavoro estivo in Germania! Tutti i miei amici rimasero a casa! Ecco come ho messo piede nel vecchio continente. Quello è stato l'inizio del mio soggiorno in Europa e se non avessi convinto il Console Generale - ricordo ancora il suo nome, Herr Doktor Gnodke - oggi Audiophile Sound non esisterebbe. Cosa facesti in Germania? Passai un mese lavorando come operaio per il Municipio di Bremerhaven. Tu un operaio in Germania? Non posso crederci! Farai meglio a crederci. Oltre a lavorare dalle sette del mattino alle tre e mezza del pomeriggio ogni giorno, andavo ai concerti, un sacco di concerti. Dopo un mese, con i soldi che avevo risparmiato in Canada ed il contante duramente guadagnato a Bremerhaven, passai un mese viaggiando per la Germania e l'Austria e tornai a Montreal in aereo via Vienna. E a Vienna ascoltai i Wiener Philharmoniker e l'esperienza fu travolgente. Quando misi piede a Montreal la mia dipendenza dalla musica divenne quasi patologica. Avrai notato che ho detto quasi… è un meccanismo di difesa… Sì, sì, vai avanti! Così sono tornato ai miei studi pre-medici ma ho preso la mononucleosi. Vuoi dire la malattia del bacio? Si, l'ho presa da una ragazza il cui padre era un dannato dottore! Comunque, ho passato supplemento finale.qxp 15.9.2009 11:05 Page 5 cinque settimane a fare assolutamente nulla - per cui ho dovuto interrompere i miei studi. Una volta rimessomi, ho cambiato indirizzo, sono tornato al mio primo amore accademico, la storia e le relazioni internazionali un incubo per i miei genitori, perché non ci sarebbe stato un medico in famiglia (ride) ed ho deciso di tornare in Germania, lavorare li per un'altra estate e fare il mio primo anno di studi universitari presso una Università tedesca. Ho avuto la fortuna che i miei genitori hanno compreso e rispettato le mie scelte. Mi hanno sostenuto finanziariamente, per cui sono stato in grado di fare il mio primo anno di università a Saarbrucken (vicino al Lussemburgo). Ho finito per passare altri sedici mesi a Saarbrucken e sono tornato in Canada per completare la mia laurea in Storia, Relazioni Internazionali e Tedesco. Ho preso la mia laurea (non so come, visto che ho passato i miei giorni ascoltando musica) e ho iniziato un master in Relazioni Internazionali. Andare ai concerti e comprare LP era costoso, per cui ho iniziato ad insegnare tedesco ed inglese privatamente. Ad un certo punto avevo circa cinquanta studenti, divisi in gruppi più o meno ristretti; uno dei miei studenti di tedesco era quella violista della Quebec Symphony Orchestra. Monique aveva dieci anni più di me… ma abbiamo vissuto insieme per due anni: è stata veramente la mia prima grande esperienza di vita reale e di musica. La maggior parte dei suoi amici erano musicisti orchestrali, per cui ho iniziato ad andare regolarmente alle prove, ad incontrare musicisti e sedere realmente in mezzo all'orchestra per conoscere il suono degli strumenti. A casa lei provava per ore, per cui ho imparato i problemi legati all'uso degli archi e così via. Due anni di contatto diretto con la produzione di musica e la possibilità di ascoltare regolarmente i suoni orchestrali, sia dentro che fuori l'orchestra. articolati. In questo senso si, è stata un'esperienza incredibile. Hai ragione, la maggior parte degli audiofili - io stesso, temo - conosce solo i suoni che cercano di riprodurre con le registrazioni. Sì, e questo è completamente sbagliato. Questa realtà ha pesantemente contribuito a rendere il mondo audiofilo un mondo piuttosto superficiale. Non fraintendermi, non voglio dire che gli audiofili sono superficiali; dico che il fatto di non conoscere come suonano gli strumenti acustici in condizioni dal vivo contribuisce solo alla produzione di giudizi estetici, la sindrome ‘io fedeltà’ di cui parlavo prima. Non è questo il modo di arrivare al Nirvana. E' un'affermazione pesante… Sì, ma la strada va in quella direzione, non in quella dell'ascolto delle proprie registrazioni preferite di pianoforte e del concludere che il proprio impianto suona o non suona come un pianoforte. Le cose sono decisamente più complesse. Per dieci anni, a tutte le mie demo, ho incoraggiato gli audiofili ad uscire e ascoltare concerti dal vivo. Conoscere il colore degli strumenti musicali è vitale nel gioco della creazione di un impianto hi-fi equilibrato, ma anche quello non è abbastanza, a meno che non conosciate esattamente come è stata fatta la registrazione e le limitazioni del processo di registrazione e del formato usato per ascoltare la musica, per non parlare dei problemi legati al lato riproduzione, le limitazioni dei diffusori, delle sorgenti, dei formati, dell'amplificazione e così via. In altre parole, non potete effettuare confronti con il suono di un vero pianoforte perché quello che state ascoltando è una fotocopia (la registrazione) di un pianoforte. Se non conoscete bene le caratteristiche di quella fotocopia, siete in alto mare quando effettuate dei confronti. Il vostro impianto riprodurrà quella fotocopia, mai il suono di un vero pianoforte. Le variabili sono numerose, molto numerose, ma è questo che rende il gioco ancora più divertente. Si, sono d'accordo, gli audiofili dovrebbero divertirsi di più e apprezzare la possibilità di migliorare la qualità del suono che proviene dai propri altoparlanti. Mio Dio, troppe persone si prendono troppo seriamente. Basta leggere i forum in cui rabbia ed insulti troppo spesso prendono il posto di cortesia e vera comprensione. Hai parlato di colore. Ma non si suppone Un'esperienza incredibile! Sì, lo penso anch'io. E' stata un'esperienza che mi ha reso più umile, comunque, un'esperienza che tutti gli audiofili dovrebbero provare. Quando ti trovi sul podio del direttore, l'energia irradiata da novanta e più musicisti che suonano insieme è semplicemente indescrivibile. Una volta, la potenza di un fortissimo mi ha quasi gettato giù dal podio. E' esilarante, terrorizzante, più che un orgasmo. Ecco perché ho sempre detto che quei critici che dicono che un LP o un qualunque altro formato suona meglio che dal vivo sono degni solo della pattumiera. Non hanno idea di cosa stanno parlando. Quell'esperienza di due anni mi ha fatto conoscere i suoni che tutti noi audiofili cerchiamo di riprodurre attraverso i diffusori ed i vari problemi legati alla produzione di suoni intonati, a tempo e ben AUDIOPHILE SOUND souveni r 2009 5 supplemento finale.qxp 15.9.2009 11:05 Page 6 che un impianto di primo piano riproduca gli strumenti senza alcun colore? Gli audiofili parlano sempre di neutralità… Sono lieto che abbia affrontato questo argomento, perché l'idea che la musica debba suonare priva di colore o neutra è totalmente assurdo. La musica è colore. Ciascuno strumento acustico produce un determinato Qui e nella foto accanto una delle prime ‘grandi’ trombe di Yamamura: un tre vie costituito da una tromba in aluminium e un woofer Western Electric da 15’’ modificato da Yamamura, una tromba per il midrange (con compression driver TAD) e un tweeter con membrana modificata. gruppo di colori timbrici che variano in base allo strumento, a dove è suonato, a chi lo suona, a come lo suona e così via. Suonalo dolcemente e produrrà un suono X, suonalo un po' più forte e produrrà un suono Y; suonalo in ambienti diversi e la X cambia, così come la Y. Per cui bisogna stare attenti. Il problema non è se un impianto sia o meno colorato, il problema è legato a quale colore o colori sta producendo. Voglio dire questo. Senza un riferimento nelle vostre orecchie non potete concludere a priori che questo pianoforte o flauto suona correttamente o meno; con una buona esperienza di musica dal vivo potete. Ciò che è molto più difficile da determinare, quasi impossibile con grande accuratezza, è perché i colori dello strumento siano errati o non. Ripeto. Quando ascoltate un disco non potete determinare grazie ad esso se l'impianto è a posto o no. Questo è uno dei più grandi errori del mondo audiofilo. Quello che state ascoltando è, come ho detto, una fotocopia di un pianoforte, offertavi dal disco, il CD o qualunque formato stiate ascoltando in quel momento. Ecco perché Audiophile Sound concentra così tanta energia sulle registrazioni: perché sono la metà dell'equazione quando si parla di alta fedeltà. L'unico modo per essere realmente obiettivi quando si valutano degli apparecchi sarebbe quello di avere musicisti che suonano in una stanza, registrarli, ascoltarli con l'impianto e vedere come i componenti della catena aumentano o diminuiscono la fedeltà dell'impianto nel riprodurre la sorgente originale. Ed anche allora ci sono serie limitazioni in quella metodologia: i cavi, i microfoni, i preamplificatori, il registratore, i diffusori, ecc.: tutti hanno le loro limitazioni. Per cui quando, diciamo, si sta valutando un diffusore, come si fa a sapere, quando si ascolta il segnale diretto dai microfoni, che non sia proprio una limitazione dei microfoni a far suonare quel diffusore, per esempio, nasale? Il problema fondamentale è che gli apparecchi non possono essere valutati da soli; per sentire come si comportano dobbiamo collegarli ad altri apparecchi: finali di potenza, pre, diffusori e così via. Per cui, l'idea che sia possibile valutare obiettivamente, voglio dire: correttamente, i componenti hi-fi è una farsa. Eppure, sento continuamente i cosiddetti esperti e primedonne del nostro mondo audiofilo pontificare su una certa registrazione o un certo apparecchio perché è in grado di riprodurre qualunque strumento 'in modo assolutamente fedele alla fonte originale'. Fesserie. Punto. Oltre alle limitazioni dei componenti di contorno usati per registrare e riprodurre una registrazione, voi sentite il modo, se posso esprimermi così, in cui un impianto riproduce ciò che è contenuto nella registrazione, cosa di ben scarso aiuto nello stabilire se l'impianto riproduce fedelmente gli strumenti acustici. Se non conoscete con assoluta certezza le limitazioni inerenti della registrazione che state usando per valutare un apparecchio non è possibile arrivare a conclusioni obiettive riguardo la linearità, la neutralità e la correttezza di un componente hardware. E per conoscere le caratteristiche sonore di quella registrazione dovete averla prodotta voi o essere stati presenti nel posto in cui è stata effettuata e aver seguito ogni passo della sua produzione, dalla ripresa su nastro alla produzione del supporto. Per cui, quando sento gente parlare di questa o quella registrazione come di un riferimento assoluto, i miei nervi iniziano a tendersi. Capisco la rabbia di Lincetto quando affronta questi argomenti: perché in quanto ingegnere comprende tutti i problemi legati al creare una registrazione cosiddetta lineare. Mamma mia! Ma allora tutti gli audiofili dovrebbero suicidarsi? Forse alcuni giornalisti… e alcuni distributori… scherzo, ovviamente. Naturalmente no, ma il punto in questione è che non c'è certezza 6 10UDIOPHILE SOUND s o u v e n i r 2 0 0 9 supplemento finale.qxp 15.9.2009 11:05 Page 7 e che è irresponsabile fare tutte quelle grandiose affermazioni e svilire tutto quello che è diverso. Non ho ancora capito come ti sei stabilito in Europa. Dopo il mio primo anno di studio della specializzazione sono venuto in Europa (senza Monique) perché i documenti (sorgenti primarie) che mi servivano per fare la tesi (che stava ormai diventando un post-dottorato) erano tutti a Londra. Dunque, nel 1978 sono arrivato a Londra per studiare documenti del Foreign Office degli anni '30 (la mia tesi era sulle percezioni e le inclinazioni della elite politica inglese nei confronti del Nazismo prima e dopo la presa di potere da parte di Hitler nel Gennaio del 1933). Londra era comunque affascinante per un'altra ragione: aveva, e ha ancora, sette grandi orchestre, innumerevoli gruppi cameristici, tre teatri operistici ecc. Mi sembrava di entrare nel Valhalla. E dischi, dischi, dischi. Ero sulla Luna. Hai studiato tanto, vero? Un po', naturalmente… la ricerca era interessante. Ma era il periodo in cui la Thatcher aveva aumentato l'IVA dall'otto al quindici percento ed i tassi di interesse erano saliti alle stelle portando ad un eccessivo apprezzamento della Sterlina. In altre parole, diventavo sempre più povero di settimana in settimana. Avevo trovato un lavoro part-time all'Università, effettuavo ricerche per un professore; il Dollaro Canadese in indebolimento tagliava le mie entrate ogni volta che andavo in banca. Per cui ho fatto due cose. Ho iniziato ad insegnare nelle scuole private ed ho finito per insegnare in un corso speciale per preparare gli studenti per gli esami di ammissione di Oxford e Cambridge, molto difficili. Non solo: ho iniziato a lavorare in un negozio di dischi, specializzato in LP e CD di seconda mano. Insegnavo part-time durante la settimana e lavoravo nel negozio di dischi il Sabato. L'ho fatto per tre anni. Con il proprietario viaggiavamo per il Paese cercando collezioni di LP e dischi rari. Ecco come sono arrivato a conoscere piuttosto bene il catalogo di musica classica. Il mio datore di lavoro era - è ancoraun maniaco: ha 24.000 dischi solo di opera! Ma nel suo negozio ho imparato tanto sulla musica, gli interpreti, le registrazioni rare ed ho incontrato gente che sapeva, sulla registrazione e sulle registrazioni, più del 99% dei cosiddetti giornalisti specializzati. Non sembri avere un grande rispetto per i giornalisti… Rispetto molti di loro, ma molti nel nostro campo sono incompetenti. E anche in AS non siamo immuni da questo problema. Una volta stavo ascoltando cinque musicisti che suonavano nella nostra stanza al Top Audio. Uno dei nostri critici era presente e gli dissi quanto trovassi dolce il suono dello strumento del violista. Osservò che si trattava di un violino. Naturalmente era una viola. Questo genere di incompetenza mi fa ammattire. Un'altra volta andai a far visita ad un costruttore di giradischi. Ci sedemmo tutti nella stanza d'ascolto ed il proprietario iniziò a far ascoltare vari LP su tre differenti giradischi. C'era qualcosa che non andava. All'inizio non riuscivo a mettere a fuoco il problema, ma presto ho iniziato a sentirmi male. La velocità era sbagliata. Dissi al costruttore che i suoi giradischi giravano troppo piano. Mi disse, con una certa aggressività, che non era possibile: tutti i modelli erano nuovi ed erano stati appena estratti dagli imballi. Gli dissi di prendere lo stroboscopio. Si ammutolì. Ammise che erano l'uno percento troppo lenti. Ancora oggi non capisco perché: egli continuava a ripetere che altri costruttori aumentavano la velocità dell'uno percento per rendere il suono più brillante. Egli voleva ovviamente gonfiare un po' i bassi, cosa che avviene quando si diminuisce leggermente la velocità. Un po' disonesto? Questo genere di giochetti mi fa impazzire, perché implica che tutti noi audiofili siamo ignoranti in materia di musica. Per valutare gli apparecchi dovete ascoltare musica vera, con note sostenute, complesse strutture armoniche, grande gamma dinamica e così via. E' così sempre. Anche l'altro giorno, qui a Salerno, tre audiofili che ascoltavano un giradischi non riuscivano a rendersi conto che girava troppo piano. Ma quel giradischi aveva un problema: era sotto di un tono e ruotava in modo tremendamente irregolare. Se sentite la classica registrazione di una cantante femminile con una chitarra e un gruppo, è difficile capire se la velocità è corretta. Dovete ascoltare musica classica. Dipende tutto dalla musica, musica vera. AUDIOPHILE SOUND souveni r 2009 7 supplemento finale.qxp 15.9.2009 11:05 Page 8 Le trombe arrivano in Toscana... Quanto sei rimasto a Londra? Più o meno fino a quando ho incontrato Lucy, mia moglie. Ci siamo incontrati alla British Library. In quel periodo era ospitata presso il British Museum. Ero alla ricerca di sorgenti secondarie, lei cercava le sue primarie, perché anche lei stava facendo un post-dottorato sulla letteratura rinascimentale italiana. Quando è venuta per la prima volta nel mio appartamento ho pensato di fare il brillante e le ho fatto sentire l'ultimo movimento della Seconda Sinfonia di Sibelius. Quando è terminato lei è andata avanti per mezz'ora parlando della musica e dell'interpretazione di Karajan.. Non aveva mai ascoltato il pezzo! Sono rimasto completamente imbambolato. Lei era la donna per me. Non era un'audiofila. No, ma posso assicurarvi che ho incontrato veramente poche persone in grado di analizzare la musica e le interpretazioni come fa lei. E' un orecchio assoluto, è musicale fino al midollo. E ama il suono di primissimo livello. I suoi commenti riguardo agli impianti hi-fi possono essere devastanti e sono sempre corretti. Senza di lei non sarei qui. E nessun'altra donna mi permetterebbe di condurre la vita pazza che faccio io. Non le dico mai abbastanza quanto sia meravigliosa e che razza d'uomo fortunato sono ad averla al mio fianco. Dunque lei ha avuto un'influenza fondamentale. Sì, e continua ad averla. Per tornare a quel che dicevo prima, devo la mia crescita audiofila a circostanze che mi hanno messo in contatto con gente veramente competente. Sono stato molto fortunato in questo e Lucy è al centro del mio mondo. Che genere di impianti avevi a Londra? Un altro dei miei piccoli lavori per sopravvivere era quello di commesso in un negozio 8 AUDIOPHILE SOUND s o u v e n i r 2 0 0 9 di hi-fi chiamato Subjective Audio: il proprietario mi lasciava prendere in prestito gli apparecchi. Per cui ho avuto Magneplanar, Quad (sia i 57 che i 63), Snell e ora non ricordo più che altro. Ho provato di tutto allora, Audio Research SP10, i loro vari amplificatori a valvole, i Linn, i Pink Triangle, i Rega. Ma la figura più significativa, un uomo che mi ha fatto veramente capire cosa si poteva ottenere in hi-fi, così come i limiti dell'hi-fi, fu Bè Yamamura. Lo incontrai in un negozio di hi-fi usata. Abbiamo iniziato a parlare di golf - siamo entrambi golfisti - ed è così che è iniziata un'amicizia che dura tutt'ora. Bè è un po' eccentrico. Quando l'ho incontrato a Londra stava per lasciare la sua casa - e sua moglie - e stabilirsi in una specie di ex-garage nella parte nord di Londra. Sembrava un garage anche dall'interno. Quando uscivate da casa sua, facevate bene a guardare le suole delle vostre scarpe, perché potevate trovarci qualche resistenza attaccata! Aveva circa 10.000 valvole e stava lavorando simultaneamente su apparecchi a FET e 300B, 211 e 845. Eravamo nel 1981! Qual è stata l'influenza di Bè su di te? Beh, mi ha insegnato quello che è possibile in hi-fi e posso garantirvi che gli impianti che ha prodotto negli anni '80 erano molto, molto, ed intendo molto, superiori a qualunque cosa avessi ascoltato fino ad oggi, compreso il mio impianto completo Dionisio che ora tengo a Salerno. Mi ha insegnato che con pazienza, lavoro, lavoro, lavoro ed una base scientifica è possibile ottenere risultati che la maggior parte di noi può solo sognarsi. E' proprio un peccato che egli non sia mai riuscito a produrre su base regolare i risultati della sua incredibile ricerca sulla riproduzione del suono. Una vera tragedia. Come mai Bè è finito in Italia? Grazie a noi. Lucia ebbe l'idea di creare una pubblicazione a Firenze, metà in italiano e metà in inglese, dedicata ai turisti amanti d'arte in visita a Firenze. All'inizio avevo qualche dubbio, perché stavo iniziando a scrivere articoli su affari internazionali per un importante quotidiano in Canada e curavo servizi radiofonici per una radio privata canadese. Entrare nel giornalismo serio è difficile, ma alla fine ci trovammo a Firenze a stampare una rivista intitolata Firenze City Magazine. Non perdemmo soldi, ma neanche ne guadagnammo. Da appassionato di musica classica, mi guardai intorno per trovare un qualunque periodico di musica classica. Ce n'erano alcuni, ma nessuno specializzato nel nascente mercato dei CD (eravamo nel 1986). Per cui, chiudemmo FCM, fondammo CD Classica e ci stabilimmo in Italia. A Bè piace qualunque cosa sia italiana, per cui venne a casa nostra. Lo presentai a due signori di Firenze con cui fondò A.R.T. E' così che Bè ha iniziato la sua attività in Italia. Che fine ha fatto il tuo Ph.D.? L'ho svolto per circa la metà, ma la cosa più importante è la metodologia che ho fatta mia. In qualunque importante lavoro di ricerca la metodologia è la parte più importante. Per quanto mi riguarda, mi ha dato ciò di cui più avevo bisogno. Ma se ci penso, la mia decisione di dedicarmi alla carta stampata e alla musica classica era un segno del fatto che stessi crescendo. Credo che questo affare del Ph.D. sia l'ultimo legame conscio con il mondo dei miei genitori. Non ho davvero la personalità del ricercatore, sono più un uomo d'azione. Non credo che sarei stato un buon accademico. Mi sarei annoiato e non avrei toccato le profondità interiori del mio essere. La musica l'ha fatto e ho ancora problemi a credere che mi guadagno da vivere esercitando una passione. Ancora oggi non mi sento come se andassi ogni mattina a lavorare. Mai. Mai. Dunque, alla fine degli anni '80 tu e Lucy stavate producendo e pubblicando CD Classica. In che modo questa attività ti ha aiutato a diventare un audiofilo? Ripeto, grazie alle persone che ho incontrato. Gente straordinaria come Giulini, Jack Pfeiffer, James Lock e così via. Quando si stampa un periodico si viene continuamente invitati ad intervistare le principali figure del proprio settore ed io l'ho fatto per dieci anni. E' così che ho incontrato Pfeiffer quando è venuto in Europa per il lancio della ‘Toscanini Edition’. La conferenza stampa ebbe luogo a Roma e dopo venne offerta una cena per i giornalisti. Naturalmente avevo sentito parlare di lui, l'uomo della RCA che aveva creato l'incredibile catalogo Living Stereo e che aveva conosciuto più o meno tutti, da Toscanini a Rubinstein, supplemento finale.qxp 15.9.2009 11:05 Page 9 da Heifetz a Reiner e da Munch ad Elvis Presley. Era una leggenda vivente. C'era un tavolo al quale cenavano i pezzi grossi. Io non volevo mangiare con gli altri giornalisti e sono riuscito a trovare una sedia con Pfeiffer di fronte a me e Gunter Hennsler, il presidente di BMG Classics, alla mia sinistra. Abbiamo parlato di LP tutta la sera. Ricordo che Hennsler è rimasto stupito dal fatto che copie originali di alcuni LP RCA Living Stereo venissero vendute per centinaia di Dollari ciascuna. Non ne era al corrente ed era l'uomo che aveva supervisionato la risurrezione dell'intero catalogo RCA! Ma si vedeva che era un uomo di grande intelligenza e dava ascolto a Pfeiffer: alla fine, i suoi sforzi alla BMG hanno portato ad un back catalogue altrettanto unico di quello della EMI. Senza di lui non ci sarebbe alcun catalogo Living Stereo. Che tipo era Pfeiffer? Un vero gentiluomo. Era un vero diplomatico, ma ha sempre detto ciò che pensava. Aveva una formazione da pianista ed era un ingegnere elettronico. Per avere a che fare con gente come Heifetz e Toscanini bisognava avere le palle ma anche l'abilità di un Metternich. Mi ha raccontato alcune storie che non posso ripetere in questa sede. ho lasciato il lavoro e sono tornato a casa. Era un uomo così gradevole e gentile, con quel genere di carattere che fa capire quanto eccezionale fosse. Mi manca ancora oggi. L'industria discografica non ha mai più prodotto un uomo come lui. Suvvia, racconta… No, perché si tratta di sue confidenze. Comunque, la nostra amicizia è iniziata quella notte ed è durata fino al giorno della sua morte, mentre indossava le sue cuffie nel suo nuovo ufficio a New York e rimasterizzata Leontyne Price. E' venuto a trovarci nella nostra casa in Toscana dove tenevo il sistema di diffusori a tromba Yamamura. C'erano anche Bè ed il biografo di Toscanini, Harvey Sachs. Jack era molto colpito dal suono e so di certo che ne ha parlato a lungo a New York. Infatti, aveva fatto piani per comprare un sistema uguale. Ho imparato molto da lui, specialmente riguardo le grandi registrazioni dell'Età dell'Oro. Quando ho ricevuto la telefonata che mi annunciava la sua morte, In che modo sei arrivato a conoscere così bene il catalogo Decca? Principalmente lavorando per tre anni con quel folle rivenditore di dischi usati. Quando si lavora in un tale ambiente si incontrano collezionisti che hanno accumulato un'incredibile quantità di conoscenza riguardo alla loro ossessione. Perché collezionare dischi a quel livello è un'ossessione. Quando ho smesso di lavorare là non ho più comprato LP per un anno. Non ne potevo più. Quella gente vive per collezionare. All'inizio, la mentalità dei collezionisti sembra attraente. Dopotutto, entri in casa di qualcuno (sempre un uomo) che possiede 15.000 LP di un unico genere musicale. Ti siedi con lui e lui parla per ore dell'interpretazione di questa cantante o di quel AUDIOPHILE SOUND souveni r 2009 9 supplemento finale.qxp 15.9.2009 11:05 Page 10 pianista con una competenza che ti fa sentire piccolo piccolo. Il problema è che la maggior parte di queste persone non esiste alcunché al di fuori della loro passione. Dopo tutti quegli anni, dovevo tirarmi fuori dall'ambiente. Grazie al cielo sono venuto in Italia, altrimenti sarei finito in manicomio. L'Italia mi ha salvato! Sarò sempre grato agli Italiani che mi hanno aperto la porta del loro paese e mi hanno permesso di lavorare qui. Puoi descrivere uno di questi eccentrici collezionisti? In Italia ci sono pochissime persone con tali fissazioni. Ricordo un tipo, un medico in pensione, un oncologo. Veniva regolarmente al negozio con sua moglie. Un giorno mi sono accorto che era venuto da solo. Gli ho chiesto se sua moglie stesse bene. “Oh, si”, ha replicato, “ci siamo separati”. Gli ho chiesto perché. Lui si è tutto illuminato. “Ha avuto la faccia tosta di dirmi che ne aveva abbastanza dei miei dischi e che dopo trent'anni di sofferenza dovevo scegliere: o lei o I miei dannati dischi. Le ho detto di andarsene.” La moglie aveva fatto un grande errore… infatti, io ed il proprietario del negozio visitavamo principalmente vedove. Dopo decenni di sofferenza in silenzio il marito, appena morto e non ancora freddo, 'vedeva' la sua amata collezione buttata fuori di casa nel giro di minuti. Ricordo che una volta sedevo sul divano con una vedova. Il marito era morto tre giorni prima. “Fate voi l'offerta, ma ad una condizione: dovete portare via tutto.” Era terribile. Ma Roger, il proprietario del negozio, era cattivo quanto i collezionisti, perché ovviamente era uno di loro. Molti di questi collezionisti erano omosessuali e gli anni '80 non erano un bel periodo per un gay. L'AIDS stava falcidiando l'intera popolazione gay di Londra. Ho perso molti amici in questo modo. Compravamo le stesse collezioni per due o tre volte. Un collezionista gay moriva e noi compravamo la collezione. In genere, un altro gay la ricomprava, perché voleva tenere la collezione 'in famiglia', poi moriva anche lui. Quindi, noi acquistavamo la sua collezione, parte della quale avevamo già acquistato in precedenza… per cui Roger ha inventato uno slogan, 'La Carta del Donatore del Collezionista di Dischi'! Non scherzo, egli chiedeva ai suoi clienti di firmare questa iniziativa… naturalmente, egli stessi avrebbe acquistato le collezioni. A Roger non interessavano gli organi! Voleva LP! Conoscevi nessuno in Decca? Oh sì, James Lock. E' morto un paio di mesi fa a Londra. Ho scritto un lungo saluto per lui nel PB Corner di Giugno. Era importante come Jack Pfeiffer? No, non credo. Pfeiffer era un produttore 10 AUDIOPHILE SOUND s o u v e n i r 2 0 0 9 ed un ingegnere. James Lock eccelleva solo nel campo della registrazione. Sai, non riesco a credere che sia morto. Un'altra persona molto calma e molto determinata. Colto, diplomatico, non l'ho mai sentito dire una parola cattiva sulla registrazione di qualcun altro. Egli conosceva a fondo le relazioni tra la musica e la registrazione. Naturalmente, aveva un buon insegnante: Kenneth Wilkinson, per me il più grande ingegnere del suono del dopoguerra. E' vero che preferiva il digitale? Ho sentito questa affermazione parecchie volte, ma posso dirti che è assolutamente falsa. A Jimmy il digitale piaceva perché era pratico e rendeva l'editing molto più facile che non in analogico. Hai mai tentato di mettere insieme pezzetti di nastro? No. Dovresti provarci: capiresti perché l'editing digitale sia un'invenzione così meravigliosa. Ma lui mi ha sempre detto di preferire l'analogico. Infatti, nei suoi ultimi giorni in Decca egli si occupava quasi esclusivamente di rimasterizzazione di nastri analogici. Come è nata Audiophile Sound se eri così coinvolto nella musica classica? Beh, pensavo di fondare un periodico che parlasse delle due parti dell'equazione che descrive il mondo audiofilo: apparecchi e incisioni/supporti. Naturalmente, ho letto a lungo le riviste di hi-fi - parlo quattro lingue, per cui sono fortunato e posso leggere in italiano, inglese, francese e tedesco - ma in tutte sembrava come se le registrazioni e gli apparecchi hi-fi vivessero in mondi differenti e comunicassero tra loro solo di tanto in tanto. Le relazioni tra musica e registrazioni da una parte e l'arte e la tecnica della registrazione e della riproduzione della musica dall'altra è ciò che mi affascina veramente in hi-fi: perché comprendere questi aspetti è il solo modo per arrivare alla corretta riproduzione della musica, in contrapposizione alla riproduzione che soddisfa solo le sensibilità estetiche di qualcuno. Per cui, nel 1997 siamo usciti col primo numero. Poi abbiamo dovuto aspettare un po' e circa quattordici mesi dopo abbiamo preso ad uscire regolarmente. Già, ricordo che ti prendevo in giro dicendoti che avevi ideato la prima rivista hi-fi annuale. Audiophile Sound ha oggi dieci anni. Guardandovi indietro, tu e Lucy siete soddisfatti dei risultati ottenuti? Sì e no. Non posso parlare per Lucy, ma ci sono tante cose che avrei fatto diversamente. Per esempio? Avremmo dovuto investire prima nel sito e saremmo dovuti essere più rigorosi riguardo data e regolarità delle uscite. Credo che oggi abbiamo il supporto giusto per uscire puntualmente, ma il problema è sempre stato trovare i collaboratori giusti. Il mercato sta cambiando: come farà Audiophile Sound a rimanere al passo con i tempi? Per me la grande domanda è: come facciamo a produrre articoli e recensioni che dicano esattamente quello che ci aspetta da noi: la verità. E' un soggetto delicato… un soggetto che può portare alla rovina. Beh, francamente ha già portato alcuni alla rovina. Molte riviste audiophile nel mondo non se la cavano bene, per quanto ne so, ed una ragione è che tanti di noi, non siamo abbastanza radicali. Il collegamento tra pubblicità e contenuti deve essere ridefinito. Non voglio iniziare a fare discorsi vuoti, ma il fatto che siano apparsi tanti forum negli ultimi cinque anni è un segno che c'è grande malcontento verso la stampa specializzata. La gente vuole la verità ed il forum è divenuto il luogo in cui è possibile esprimere opinioni in totale libertà. Il problema con i forum è altrove: non c'è controllo della qualità. Intendo dire che mi sembra che troppe persone pontifichino su tutto e di più e che spesso i forum vengano manipolati per ragioni 'politiche'. Credo comunque che i forum siano una buona realtà e spero che crescano e diventino più importanti, perché la loro importanza è fondamentale per far si che gli investitori nel settore comprendano che serve un altro modello di relazionarsi con la stampa, basato sul rispetto della libertà di espressione. Ormai il numero dei tuoi nemici dev'essere cresciuto notevolmente… In realtà non credo. Senti, capisco che i distributori di tutto il mondo si aspettino buone recensioni. Perché? Perché sanno che i loro concorrenti saranno trattati bene. Non dico che sia la regola generale ovunque o in Italia. Dopotutto, io posso solo parlare per la nostra pubblicazione, ma sappiamo tutti, dalle nostre letture di numerosi periodici hi-fi, che è molto difficile trovare critiche severe verso qualunque apparecchio. Alcuni editori dicono che recensiscono solo prodotti degni di menzione. E' una politica che rispetto ma con la quale non sono d'accordo. Il problema è che non recensendo prodotti cattivi si crea una cultura che perde la propria acutezza, la sua capacità di essere oggettiva. Se non si possono fare confronti, che portano inevitabilmente a classifiche, è difficile essere metodologicamente rigorosi. Naturalmente questa è solo una mia opinione. Se supplemento finale.qxp 15.9.2009 11:05 Page 11 recensire solo prodotti buoni per qualcuno funziona, per me va bene. Sta andando alla rovina! Dunque, cosa pensi di dover fare? Beh, non credo di essere in grado di prevedere la nostra strategia per i prossimi cinque anni, ma lascia che ti dica che il nostro primo passo dovrebbe essere quello di migliorare la qualità delle recensioni e delle condizioni in cui le recensioni vengono effettuate. E' troppo facile biasimare i distributori, ma qui occorre rigore nell'analisi. Se i distributori sentono di essere trattati equamente, che nessuno è avvantaggiato rispetto ad un altro perché fa più pubblicità, l'atteggiamento cambierà. Quello che ci serve è metodologia, non 'io-recensioni', e più coraggio. Vai avanti. Ho detto abbastanza su questo argomento. Ora ci vogliono i fatti. Ma gli editori hanno le mani legate, specialmente in questo clima di drammatica crisi economica. E' vero, ma i protagonisti del settore, in tutto il mondo, devono capire che le riviste, online o stampate, devono essere fatte tenendo in mente i lettori. Prima e soprattutto i lettori e non la gente che fa pubblicità nelle loro pagine. Più le riviste vengono percepite come finestra commerciale per i soli distributori, più caleranno le vendite; più le vendite calano, meno i distributori saranno incentivati ad investire in pubblicità e di conseguenza gli editori saranno ancora più dipendenti dalla pubblicità a causa della caduta delle vendite, e così via, finché la tiratura sarà così ridotta che nessuno leggerà più la rivista e nessuno sarà interessato ad investire in pubblicità perché non c'è più alcuna diffusione degna di nota. E' come guidare a 200 all'ora verso un muro di cemento. Dobbiamo trovare il coraggio ed il modo per incoraggiare e forzare il cambiamento. Che piani hai per diventare più oggettivo? E' una domanda trabocchetto, perché implica che noi non siamo oggettivi. Stabiliamo tre punti. Posso solo parlare per la nostra rivista. Usiamo articoli stranieri perché credo che diano un valore aggiunto alla rivista e perché credo che siano scritti meglio della media delle recensioni che si trovano in edicola. Secondo, abbiamo investito un sacco di soldi nella nostra nuova sala d'ascolto a Salerno e presto inizieremo a recensire i prodotti in essa. Terzo, è inutile, secondo me, spedire prodotti a destra e a manca e commentare ad effetto che X o Y sono il meglio della propria categoria. Se devono essere fatti dei confronti, devono essere fatti nella stessa stanza d'ascolto con gli stessi componenti di contorno. Cosa più importante, i risultati devono essere ottenuti seguendo un serio percorso metodologico e non mi riferisco alle misure, ma ai test di ascolto soggettivi. Ci stiamo lavorando. sia, ed è una rima assoluta, in edizione liquida. Sarà cioè possibile scaricare un PDF di tutti gli arretrati ed il CD ad essi allegato. Già da questo mese è possibile scaricarne alcuni. Ogni settimana ne aggiungeremo altri. Su cosa state lavorando? Su una nuova metodologia soggettiva di recensione. In che formato, un formato lossless o solo un buon MP3? No, usiamo due formati lossless, WMA e FLAC: non si perde neanche un bit del CD originale. Per cui sono tutti download in risoluzione CD, cioè 16bit/44.1kHz. Si, e… Basta così, non dico altro! Quali altri cambiamenti stai pianificando? Più che cambiamenti, ci sono alcune novità di cui vorrei parlarti. Ecco la ragione perché ti sei messo in copertina! Hai capito tutto! La prima è che la rivista ed il sito stanno diventando pienamente interattivi. Con il numero di Settembre sarà possibile scaricare estratti dai CD recensiti, non tutti perché non è stato possibile avere tutti i permessi in agosto, ma ci ne saranno sempre di più. Non solo, saranno disponibili tutti gli arretrati, sia nell'originale formato cartaceo, Anche i file ad alta risoluzione? Si, che si scarichi un file CD o uno ad alta risoluzione non c'è alcuna perdita. Dunque, venderete anche file ad alta risoluzione? Non l'avevate promesso già lo scorso anno? Sì, aggiungi questo alla lista di cose che avrei voluto fare diversamente… Questa è la seconda novità. Stiamo stringendo accordi con varie case discografiche per offrire download di parti del loro catalogo in alta risoluzione. Questa parte del sito sarà operativa dal 15 Ottobre. Data la novità della cosa, fino al 15 Ottobre terremo sul sito cinque brani scari- Alcuni prototipi di diffusori realizzati da Yamamura. Dietro le due casse ‘tradizionali’ uno dei prototipi del Dionisio. AUDIOPHILE SOUND souveni r 2009 11 supplemento finale.qxp 15.9.2009 11:05 Page 12 Dunque, è una rivista separata da Audiophile Sound? Beh, dovevamo collegarla formalmente ad Audiophile Sound in modo che gli audiofili capissero che si tratta di una nostra pubblicazione, ma i suoi contenuti non hanno niente a che fare con quelli di AS. Per il momento verrà pubblicata puntualmente ogni due mesi (Bolduc ride ancora) e parlerà di qualunque cosa abbia a che fare con la musica online, sia hardware che musica liquida. Inoltre, ciascun numero contiene una serie di articoli dedicati ad importanti argomenti. Il primo numero, per esempio, ha numerosi articoli che parlano del download di musica dal web e degli apparecchi che servono per fare questo (vedere la pagina di pubblicità in questo numero per visionare tutti i contenuti del primo numero). cabili in differenti risoluzioni. Così, i potenziali clienti potranno sperimentare il procedimento di download e rendersi conto quanto la musica liquida sia migliore del CD. Pensi che ci sia un mercato per questo prodotto? Assolutamente si. Il mercato va in quella direzione. Ovunque i negozi di dischi chiudono, anche in Italia. Un'azienda come la Deutsche Grammophon, etichetta leader nella musica classica, ha ora sul suo sito 150 titoli che è possibile scaricare in risoluzione CD. Ho parlato con un esponente DG a Londra che mi ha detto che usano realmente i file impiegati per produrre i master CD. I risultati sono veramente interessanti: ho confrontato la stessa registrazione su CD e su file scaricato ed il risultato è stato un guadagno di qualità come se si passasse da un convertitore da 1.000 Euro ad uno da 3.000. Ed a costo zero o quasi zero se già avete un convertitore. Il CD non scomparirà ma diventerà sempre più marginale. E' un cambiamento nella giusta direzione, un cambiamento di cui beneficerà chiunque sia interessato ad una migliore qualità sonora dal digitale. Non temi che la crescente importanza di Internet nel mondo della musica possa portare ad una diminuzione della diffusione delle riviste cartacee? Questo succederà, ma lentamente. E la ragione è che le riviste come le nostre sono pubblicazioni specializzate ed il pubblico vuole ancora qualcosa di tangibile nelle proprie mani. Non parliamo di quotidiani. Il New York Times, per esempio, ha oggi un parco lettori ondine più grande che non su carta stampata. Ma pubblicazioni come la nostra si rivolgono al vero 12 AUDIOPHILE SOUND s o u v e n i r 2 0 0 9 entusiasta e molti di voi vogliono ancora leggere la versione stampata. Per cui c'è ancora domanda. Inoltre, il nostro mercato è ossessionato dai gadget come i dischi test, gli oli per la pulizia dei CD, tutti gli accessori immaginabili. Molti vogliono tenere qualcosa in mano. Detto questo, alcuni anni fa abbiamo deciso di chiudere CD Classica ed Orfeo ed investire pesantemente su un sito Internet. Abbiamo speso circa 30.000 Euro e stiamo investendo mensilmente. Per il momento vedo il nostro sito come un compagno di Audiophile Sound, non un suo sostituto. Comunque, il sito viene ora utilizzato come piattaforma di lancio per altre iniziative. Quali iniziative? Per esempio, una nuova rivista venduta solo online. Ti riferisci a AS e-Magazine? Si, sei al corrente perché hai tradotto molto materiale destinato ad essa. Questa è la nostra terza novità. E' il supplemento di AS online, ma in effetti è una pubblicazione del tutto indipendente da Audiophile Sound, con i suoi contenuti e canali di distribuzione. e-Magazine è venduto solo online tramite il nostro sito. Si acquista un PDF di alta qualità della rivista con, tieniti pronto (PB strabuzza gli occhi) , un CD gratis scaricabile dal sito. Sarà un MP3? Scherzi? Assolutamente no (PB inizia ad agitarsi). Risoluzione CD, scaricabile sia in FLAC che in WMA con la grafica di un normale CD. Non offriremo mai, dico mai, download in risoluzione inferiore a quella CD. Dunque, lo sviluppo della penna USB ha a che fare con il sito? Si. Vorrei chiarire bene un punto. Diversamente da altre riviste italiane, non vendiamo prodotti che non siano la nostra pubblicazione: niente cavi, niente accessori, niente CD, LP, DVD e così via. Ti ho chiesto di sviluppare l'interfaccia hiFace perché è essenziale per scaricare file fino a 192kHz che, per quanto ne so, nessun'altra interfaccia permette al momento di ascoltare. Ho avuto sentore che altre si stiano affacciando sul mercato. Forse, e questo è un bene. Per noi l'interfaccia è un mezzo per un obiettivo: lo scaricamento di file musicali nella più elevata risoluzione possibile. La hiFace non è di nostra proprietà e non abbiamo intenzione di iniziare alcun genere di produzione in serie. Infatti, mi hai chiesto di produrre l'interfaccia e fornirtela per offrirla ai lettori. Non temi che questo crei attriti con altri operatori del settore? Mi riferisco ai negozianti. No, perché noi offriremo l'interfaccia allo stesso prezzo a cui sarà disponibile nei negozi, a parte il prezzo di lancio in occasione del Top Audio, per cui il lettore potrà scegliere se acquistarla da noi o prenderla in un negozio, nello spirito della libera concorrenza. Però stai anche tornando al passato, vero? A che ti riferisci? Ai nastri. Si, stiamo iniziando a duplicare registrazioni classiche e moderne su nastro a bobina. Come diavolo lo sai? Ho tradotto il tuo elenco di FAQ sull'argomento! supplemento finale.qxp 15.9.2009 11:06 Page 13 Dio, l'avevo dimenticato. Non è illegale? No, abbiamo parlato con la SIAE e con la MCPS in Gran Bretagna. Ogni copia su nastro porterà il bollino SIAE. Dunque, immagino che questa sia la quarta novità. Cosa verrà duplicato? Come mi hai capito bene! Abbiamo due registrazioni di Marco Lincetto ed ho trovato dozzine e dozzine di copie di master di classici dell'Età dell'Oro della registrazione - Columbia, EMI, Mercury, Living Stereo e così via, alcune sono copie dirette dei production master a 38cm/s! Incluso Kind of Blue! Infatti avremo quattro serie, una per i master mono, una seconda per i master stereo, una terza per le sorgenti mono a due tracce e una quarta per le sorgente stereo a due tracce. Etichette coma la Decca hanno pubblicato solo materiale su nastri a quattro tracce, ma ho copie di master Decca… che vi faranno sbalordire. Ogni serie comprenderà quindicii titoli. I titoli della prima serie possono essere trovati nella pubblicità su questo numero. La seconda serie uscirà a metà Novembre. Due e quattro tracce? Duplicheremo solo sorgenti a una e due tracce su nastri a due tracce da ¼ di pollice. Le sorgenti a quattro tracce sono buone ma non possono competere con quelle a due tracce. Se qualcuno vuole che copiamo sorgenti a due tracce su nastri a quattro tracce, prenderemo la cosa in considerazione. vuto dozzine e dozzine di chiamate per chiederci di creare un servizio di duplicazione. Per cui c'è un piccolo mercato. Terzo, i prezzi su Internet per i nastri a due tracce hanno raggiunto le stelle. Solo nelle ultime settimane ho perso tre aste dopo aver puntato 240 Dollari per ciascuna di esse! Non per un master, ma per un nastro a due tracce che non ero neanche sicuro che sarebbe stato letto correttamente una volta sul registratore. Dunque, anche per tenere i prezzi accessibili. Occorrono registratori da studio per ottenere il miglior suono da essi? Un Revox, un Technics, un Sony o un Otari 50/50 riprodurranno i nastri a due tracce molto bene. Se si vuole una migliore qualità bisogna rivolgersi a Studer, Telefunken, Ampex, Nagra T/S o anche ad un Revox PR99, che suonerà molto meglio di un Revox A77 o B77. Molta gente non si rende conto che macchine professionali come gli Studer ed i Telefunken costavano 40-50.000 Dollari da nuove! Ora potete averle quasi come nuove, una volta correttamente ricondizionate, per 1.500-2.000 euro, un affare incredibile. Il miracolo è che costano quanto un CD player decente. Credimi, la differenza tra la qualità del suono di uno Studer e quella di un CD player da 3.000 Euro è abissale. Il costo dei registratori è ridicolo se lo si confronta con la qualità sonora che offrono. E' imbarazzante per i CD player! Sembra un'operazione costosa. Ne vale la pena? Francamente, sarò felice se riuscirò a recuperare i costi. Abbiamo speso un sacco di soldi in macchinari, stampa, ecc., ma credo veramente che le bobine, pur con tutti i loro problemi, possano offrire un suono incredibile ad un costo relativamente contenuto. Dobbiamo questo servizio a quelli economicamente meno fortunati: finalmente possono accedere ad un grande suono ad un prezzo decisamente ridotto. La nostra figlia, Danielle, una fonte costante di musica dal vivo. “...Papa, quel disco non suona come un violoncello!” Beh, personalmente a me potrebbe interessare perché il mio registratore a bobine è un quattro tracce. Come fate ad essere sicuri che la qualità dei nastri originali venga mantenuta? Beh, abbiamo investito in registratori professionali Studer e Telefunken e Giorgio Foschi, probabilmente il più grande esperto in registratori a nastro attualmente in Italia, è nostro Tecnico Consulente Ufficiale. Il nastro usato per la duplicazione è migliore di quello usato dalle duplicazioni di The Tape Project, che costano circa 500 Dollari CIASCUNA se le volete acquistare separatamente. Noi usiamo il meglio offerto dal mercato. I nostri saranno nastri RMG Sound Master Professional SM 900 e 911 e LPR45. Comunque devo chiederti: PERCHE'? Beh, ci sono alcune importanti ragioni. Primo, l'accesso ad un grande suono. Per avvicinare la qualità dei nastri bisogna spendere una fortuna su un front-end analogico. Non tutti possono spendere 50.000 Euro per comprare il meglio. Secondo, abbiamo riceAUDIOPHILE SOUND souveni r 2009 13 supplemento finale.qxp 15.9.2009 11:06 Page 14 Alcuni dei tuoi clienti, gente che fa pubblicità, non saranno molto contenti che tu sia supportando un formato che appartiene al passato. Questo non è un mercato di nicchia, è proprio microscopico. Ascolta, la gente che compra LP e giradischi, una tecnologia degli anni '50, li ha mica abbandonati comprando CD e CD player? No. Beh, questa è la stessa cosa. Aggiungo qualcos'altro. Se il mercato vuole crescere, è meglio che gli audiofili abbiano bisogno di sostituire i loro apparecchi. Conosco molta gente che ha smesso di fare ciò a causa dei grandi investimenti necessari per raggiungere la vera high-end. Ecco un mezzo per ottenerla senza chiedere un prestito in banca e nel contempo risvegliare l'interesse per l'hi-fi. Il punto non riguarda realmente l'aspetto finanziario: è di proporzioni irrilevanti. Ma credo veramente che possa aiutare a risvegliare l'interesse per l'high-end. La qualità ha un prezzo e spesso questo prezzo è sproporzionato con la qualità degli apparecchi. Quando si ha accesso a questi apparecchi di qualità si iniziano a scoprire le debolezze degli apparecchi della catena hi-fi. Le sorgenti a nastro hanno un incredibile potenziale di qualità sonora. Non si tratta di CD o vinili con grandi limiti intrinseci. Migliori sono i diffusori, gli amplificatori, i pre e cos' via, maggiore sarà la qualità sonora. Nella mia esperienza, se ascoltate sullo stesso impianto una copia di un master ed un CD molto ben registrato, quando iniziate a cambiare i componenti di contorno dell'impianto con altri di migliore qualità, le differenze nella qualità sonora sono maggiori con i nastri che con i CD. Dunque, ecco un supporto che può veramente attrarre gli audiofili. Ed in effetti è qualcosa di nuovo. Quando ho visto le bobine NAB in metallo che giravano sul mio Studer, il mio cuore ha iniziato a battere più forte. Che vista stupenda! Dunque, tu non credi che un'iniziativa come questa possa rovinare il mercato? No, no (PB ride fragorosamente). Piuttosto il contrario. Se vogliamo mantenere vivo l'interesse per l'hi-fi abbiamo bisogno di nuovi sviluppi, anche di carattere retro. E questo è uno di essi. Sono qui da ore… concludiamo con alcune domande 'meccaniche'. Non credo che mi piaceranno. Nominami le tue cinque migliori registrazioni audiophile. Stai scherzando! No, no, la gente è realmente interessata a quello che ti piace. E' impossibile rispondere a questa domanda in termini assoluti. Essendo un Gemelli sono sicuro che la settimana prossima ti darei un elenco diverso. Inoltre, io ascolto la musica, non le registrazioni. Va bene, ma quali sono le cinque registrazioni più spettacolari che tu hai mai ascoltato, a prescindere dalla qualità della musica e dell'interpretazione? Le prime che mi vengono in mente sono: 1) Mahler 9, Solti, London Symphony Orchestra, CD e LP Decca; 2) Mendelssohn, Sogno di una Notte di Mezz'Estate, LP Decca; 3) The Look of love e Casino Royale in versione a 45 rimasterizzata da Classic Records. (Mio Dio, musica veramente banale); 4) Shostakovitch 6th/Sibelius 7th, LP EMI/Melodiya Qual è il più grande concerto a cui hai assistito? Senza dubbio quello con Karajan ed i Berliner che eseguivano il Requiem di Verdi. Le varie registrazioni che egli ha fatto di questo lavoro trasmettono l'uno percento dell'esperienza dal vivo. In parte dipende dal fatto che sono registrazioni terribili, in parte dipende anche dal fatto che nessun sistema di codifica e decodifica può riprodurre le sottigliezze, i fantastici 14 AUDIOPHILE SOUND s o u v e n i r 2 0 0 9 UN INCONTRO CON CARLO MARIA GIULINI Marco Manunta: Hai mai incontrato Karajan? No, ma ho passato più di tre ore con Carlo Maria Giulini ed è stata un'altra esperienza seminale. Stavamo preparando il primo numero di CD Classica e volevamo mettere in copertina la figura musicale di maggior spicco. Michelangeli non rilasciava interviste (se anche fosse stato d'accordo, probabilmente non si sarebbe comunque voluto far vedere… ride) e tra Abbado, Muti e Giulini non c'era dubbio che Giulini fosse il nostro uomo. Così la DG ha organizzato l'intervista (non doveva durare più di un'ora, iInvece siamo rimasti a parlare per oltre tre ore) e ci siamo incontrati nella sua casa/studio dietro alla Scala. Ero terribilmente nervoso. Ero giovane, inesperto e non proprio all'altezza del mio compito. In ogni caso, andammo e lo trovammo che ci aspettava alla porta. Era alto, elegante, si muoveva lentamente, con quell'autorità che lascia impietriti. Prese i nostri cappotti e ci disse che non era sicuro di essere la persona giusta per la nostra copertina perché “dico sempre alle etichette discografiche: piano, piano”. C'era in Giulini qualcosa che non avevo mai incontrato in nessun altro: una specie di santità, sono sicuro che questa non è la parola giusta, un'onestà che sembrava colmare tutto il suo essere e che ti obbligava a comportarti, almeno durante quell'incontro, al suo stesso livello. Era alto, ma quando ti guardava ti faceva sentire più alto. Aveva occhi stupendi, di un blu profondo, che ti radiografavano. Non potevi sfuggire al suo sguardo. Ci siamo accomodati ed egli ha ovviamente percepito il mio nervosismo. Mi ha chiesto da dove venissi. “Oh, Montreal. Conosco un hotel con una piscina che rimane per metà scoperta, estate e inverno. Anche col tempo più glaciale si può nuotare all'aperto e non sentire mai freddo. Ma non sono mai uscito… non sono così coraggioso”. Era un hotel all'interno di un complesso in cui mio padre aveva il suo ufficio a Montreal! Questo ha rotto il ghiaccio. Abbiamo tutti iniziato a parlare di musica e abbiamo finito per parlare di Mahler. Perché, gli chiesi, aveva diretto solo la Prima e la Nona Sinfonia di Mahler? “Perché”, mi ha detto, “la prima è la nascita dell'uomo e la nona è la sua trasfigurazione”. Sono rimasto senza parole. Che altro domandare dopo una risposta come questa!. Ad un certo punto, gli ho chiesto del finale della Nona Sinfonia di Bruckner e di quella di Mahler. Ci vedeva una parallelo? Entrambe le sinfonie hanno a che fare con il mal di testa finale con cui tutti dobbiamo affrontare, la nostra morte. Entrambe le sinfonie esprimono l'ansietà, lo stress, il panico di dover avere a che fare con la domanda finale. Entrambi i compositori alla fine accettano la morte ma, secondo me, si esprimono in modo diverso. In Mahler ci sono due temi che evolvono insieme, finalmente in parallelo, finché la musica muore completamente; in Bruckner c'è una lunghissima nota sostenuta dai corni sulla quale vi sono tre gruppi di pizzicati. Per me ripresentano la Trinità. Giulini mi guardò e disse: “Sa, non avevo mai considerato la cosa sotto questa luce”. Quando siete venticinquenni ed insicuri, questo è il genere di iniezione di confidenza che vi permette di andare avanti. Quando abbiamo lasciato lo studio, Lucy ed io eravamo esausti, siamo usciti per prendere una bibita e non siamo riusciti a parlare per un'ora. Finché vivrò, non dimenticherò mai questo incontro. supplemento finale.qxp 15.9.2009 11:06 Page 15 cambiamenti dinamici che quest'uomo, Karajan, evocava dalla sua orchestra, la miriade di colori timbrici di un evento dal vivo, specialmente QUELLO. Il concerto è stato l'esperienza musicale più profonda che io abbia mai vissuto. Non ho dormito per due giorni, dopo. Penso di aver compreso cosa si provi quando si muore. Dopo aver assistito a quel concerto ho meno paura della morte. Può sembrare superficiale, ma è così che mi sento. Prova vivere un'esperienza così drammatica con un pezzo di jazz? Il boss ascolta uno dei tanti amati giornalisti... Non sono d'accordo con te. OK, ma non hai sentito quel concerto! Mi piace il jazz, allora sarò cattivo. Qual è il tuo più grande rimpianto riguardo Audiophile Sound? Il fatto di essere talvolta considerato un guru. Non è falsa modestia? Forse, non ne sono sicuro. Dovresti chiedere ad uno psicologo. Spero che ciò che distingue principalmente AS da altre riviste sia la nostra apertura alle idee e la nostra costante consapevolezza che non sappiamo tutto. Mi piace il contraddittorio e accolgo con piacere opinioni differenti dalle mie da esprimere sulla rivista. Pretendere di essere i leader del mercato perché siamo più autorevoli di chiunque altro - lo sento affermare continuamente da numerosi editori… i loro periodici sono i migliori perché dispensano la verità, non posso fare nomi perché sarei sicuramente querelato… - pretendere così tanto non solo è una frode metodologica, ma anche un atto di incredibile arroganza, per non dire totale ignoranza. Io vedo AS come uno strumento didattico per offrire ai nostri lettori mezzi metodologici per formulare decisioni corrette quando acquistano dischi ed apparecchi. Non ho mai concepito il mio ruolo come quello di un guru che parla e scrive e spera che tutti corrano nei negozi di hi-fi. Informazione, la più ampia possibile, e metodologia: alla fin fine è questo che mi interessa. Se esercito la mia influenza, spero che sarà per dischiudere orizzonti, sfatare miti, incoraggiare la curiosità e soprattutto, aprire le menti ad un diverso modo di ascoltare grande musica. E invece, qual è la più grande soddisfazione che AS ti ha dato? Quando qualcuno viene e mi dice ‘Grazie a te e ad AS ora ascolto musica classica’. Perché so che se questa persona si interessa veramente alla musica classica, la sua vita migliorerà. O ancora, quando un audiofilo mi ferma per strada e mi dice che ha acquistato un certo apparecchio e che grazie a noi ha imparato come fare la scelta giusta. Allora so che, almeno per alcune persone, tutte quelle ora spese a parlare alle mostre, per esempio, non sono state vane. Pensi che sia meglio fermarci? Si, mi hai spossato, non provare a intervistarmi di nuovo per i prossimi dieci anni! Marco Manunta AUDIOPHILE SOUND souveni r 2009 15