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A UDIOPHILE
Euro 3.00
Souvenir
EDITION
sound
cover pierre final.qxp
Una lunga
intervista con
Pierre Bolduc
in occasione
del decimo
anniversario
di
Audiophile
Sound
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Pierre Bolduc
Un’intervista
in occasione del
decimo
anniversario di
‘Audiophile sound’
Marco Manunta
«... il tutto è iniziato con
la musica, conoscendo la
musica classica e
cercando di capire
perché non riuscivo mai
a sentire correttamente
gli archi gravi!»
M
arco: Prima di tutto, devo chiederti questo. Ti sei
messo in copertina, non si tratta di un atto di
incredibile presunzione, di arroganza da parte tua?
Pierre: Visto che ho atteso dieci anni per mettermi in copertina,
non credo che il mio livello di vanità sia così elevato… (ride) …suppongo
che puoi vederla da questo punto di vista, ma se inizi a farmi domande
pertinenti, forse comprenderai perché ho deciso di mettermi in copertina.
Perché, dunque?
Perché quest'anno decorre il nostro decimo anniversario e stiamo
per uscire con importanti nuovi prodotti in un momento in cui il mercato
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AUDIOPHILE SOUND souvenir 2009
sta cambiando radicalmente. Dunque chi, meglio del direttore, per
dire le cose come stanno?
Sì, ma non potevi farlo anche senza andare in copertina?
Vero, ma mettere la mia faccia sulla copertina mostra l'importanza
del cambiamento che stiamo affrontando. Ripeto, se non ti decidi a
farmi domande pertinenti…
Ok, ma prima voglio sapere come è iniziato il tutto. Per dieci
anni hai parlato di argomenti audiofili, ma pochissimi, forse
nessuno - certamente non io che sono tuo collaboratore
ormai da dieci anni - sa come sei entrato nel mondo audiofilo. Dunque, come è iniziato il tutto?
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Beh, è iniziato con la musica, conoscendo
la musica classica e cercando di capire perché
non riuscivo mai a sentire correttamente gli
archi gravi! Come sai, io sono canadese.
Durante l'adolescenza frequentavo un collegio a Montreal. Quando i miei genitori si sono
trasferiti a Quebec City non ho cambiato
scuola e mio padre passava due giorni alla settimana a Montreal per motivi di lavoro. Così mi
passava a prendere al collegio nei venerdì
pomeriggio - e tornavo in treno nei sabati
domenica notte. Dunque, ogni settimana
passavo tre ore in macchina con lui nel tragitto
verso Quebec City. Papà aveva cassette stereo8 in macchina e solitamente mi faceva ascoltare la Ouverture 1812 di Ciaikovsky e altri
pezzi classici orecchiabili e mi spiegava cosa
significavano. Abbiamo viaggiato così ogni
settimana durante l'anno scolastico per tre anni!
Oggi non riesco ad ascoltare quella dannata
Ouverture…, ed ora che ci penso, lui, molto
gradualmente, mi ha esposto a materiale via
via più difficile: ecco come sono diventato
un appassionato di musica classica.
Non dirmi che le cassette stereo-8
hanno risvegliato il tuo interesse verso
la riproduzione del suono?
Proprio così, si, perché a casa ascoltavo gli
stessi pezzi con i dischi ed il giradischi di mio
padre - ricordo che era un Clairtone, uno di
quei grossi mobili che sembravano un cassettone e che avevano woofer e tweeter a ciascuna
estremità ed un sintoamplificatore ed un giradischi nel mezzo - e non riuscivo comunque
a sentire gli archi gravi - tutti quei violoncelli
e contrabbassi - in modo convincente. Per
cui, ho iniziato ad andare nei negozi di hi-fi
per capire perché succedeva ciò. In quel
periodo avevo 16-17 anni.
«Troppi negozianti,
distributori e
giornalisti hanno
incoraggiato quella
che io chiamo 'io
fedeltà', cioè la
tendenza a valutare
gli apparecchi con
criteri estetici,
personali:
‘Per me suona bene,
dunque deve essere
buono’.»
effetto dell'assunzione di droghe: possono
trasportarvi in un altro mondo. Per cui, meglio
si riesce a sentire, a percepire queste grandi
letture, maggiore sarà l'esperienza nel Nirvana.
Dunque, principalmente sono un audiofilo a
causa della necessità di entrare in una trance
più profonda quando ascolto la musica. Molto
egoista, suppongo.
Dunque, pensi che ci sia un legame tra
alta fedeltà e felicità?
Assolutamente sì, ma deve essere la giusta
fedeltà. Purtroppo, troppi negozianti, distributori e giornalisti hanno incoraggiato quella
che io chiamo 'io fedeltà', cioè la tendenza a
valutare gli apparecchi con criteri estetici,
personali: ‘Per me suona bene, dunque deve
essere buono’. I processi di registrazione e riproduzione sono molto complessi e solo metodologie robuste portano a risultati. Distruggere
gli ostacoli tra ascoltatore ed interprete è il
solo modo per progredire: le considerazioni
etiche personali finiscono solo col creare altri
ostacoli fra musica e ascoltatori, non li eliminano.
Mi pare un concetto piuttosto complicato, ci torneremo più avanti. Per il
momento ti chiedo: l'andare nei negozi
hi-fi, come hai detto pochi minuti fa, ti
ha fatto comprendere tutto ciò?
Oddio, no. Mi ci sono voluti trent'anni per
Dunque, tutto è partito dall'amore per
la musica classica e non per la pura
riproduzione del suono?
Credo si possa dire così, ma nella mia
mente le due cose sono sempre state intrecciate. Ma sì, il mio primo amore era e rimane
la musica classica. A pensarci ora, è proprio
perché l'ascolto della musica classica mi aveva
così appassionato che mi sono interessato al
mondo audiofilo. Per me, l'hi-fi è sempre stata
il mezzo per conoscere bene una interpretazione, per entrare in contatto con il suo
potente messaggio. Nella musica classica le
composizioni sono sempre uguali, ma le interpretazioni cambiano. Ciascun interprete vede
un lavoro in modo diverso e quindi lo suona
in modo diverso. I grandi musicisti, ed intendo
quelli veramente grandi, come Toscanini,
Furtwangler, Karajan, Mravinsky, Horenstein,
per citare alcuni direttori, possono spedivi
nel Nirvana. Le grandi letture hanno lo stesso
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arrivare al punto! (PB ride senza controllo).
Come sai, mi ci vuole un po' per imparare.
Dunque, come ci sei arrivato, voglio
dire, come hai ottenuto una visione
coerente, dettagliata della relazione tra
la musica e la sua riproduzione?
Sarò franco con te: i negozi di hi-fi, anche
se erano in Canada (ride ancora), non mi
hanno assolutamente illuminato. Si, mi hanno
fatto sentire quelli che pensavo fossero impianti
dal suono eccezionale, ma anche con i migliori
di essi ancora non riuscivo a sentire decentemente quegli archi gravi. Andavo ai concerti
tre volte alla settimana e ciò che sentivo nella
sala da concerto non aveva nessuna rassomiglianza con quanto sentivo attraverso i
diffusori. Anzi, i negozi contribuivano ad
aumentare la confusione ed il disagio. Per
capire perché non potessi sentirli più chiaramente e perché l'esperienza nella sala da
concerto fosse veramente unica, ho dovuto
aspettare a lungo. Direi che ho dovuto incontrare parecchie persone che mi hanno messo
sulla strada giusta. Se ripenso al passato,
posso quasi vedere una complicità tra le circostanze della mia vita ed il mio sviluppo di
audiofilo ed amante della musica. È quasi
incredibile.
Dunque?
La mia prima esperienza veramente forma-
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I ‘piccoli’ diffusori di
PB:
i Dionisio 27 di Bè
Yamamura (una
tromba di 5.4 m).
Nella foto un esperimento con panelli
per
incrementare l’apertura della tromba.
tiva è stata con una violista, Monique, una dei
miei studenti. Successe che dopo aver terminato il collegio ho raggiunto i miei genitori a
Quebec City. Nella provincia del Quebec, dopo
aver finito le superiori, per andare all'Università dovevi passare due anni in un college
pre-universitario preparandoti a diventare un
studente universitario. Scelsi la scuola di studi
pre-medici.
Come? Volevi diventare un medico?
Sì, ho completato il primo anno e poi ha
passato due mesi in Germania lavorando nella
città di Bremerhaven, vicino a Brema, nel
nord del paese.
Perché in Germania?
Beh, mi ha sempre interessato la cultura
tedesca e sono riuscito a procurarmi un posto
in un programma di scambi. Ora, talvolta
accadono eventi che ti cambiano la vita e
questo è stato uno di quelli. Ho visto la pubblicità di questo programma di scambio a scuola
e avevo tutti i requisiti per essere accettato
(avevo studiato tedesco per tre anni, i miei
genitori avrebbero firmato per me, ecc.) per
cui mi sono iscritto. Dopo quattro mesi, ancora
nessuna notizia. Mi ero iscritto in Ottobre ed
in Marzo ancora silenzio assoluto. Avevamo
compilato la documentazione in tre o quattro e iniziavamo a preoccuparci. Io VOLEVO
andare in Germania, per cui, a diciassette
anni ho viaggiato per 300 chilometri in treno
fino a Montreal e sono andato al consolato
tedesco per chiedere di parlare con il Console
Generale. Ancora oggi non capisco dove abbia
trovato abbastanza coraggio per chiedere di
incontrare il Console Générale. Ricordo che
la segretaria (una bionda che sembrava Elke
Sommer, l'attrice, riesco ancora a raffigurarmela… a diciassette anni ci si impressiona
facilmente…) mi disse che “vedi, il Console è
molto impegnato!”. Credeteci o no, dopo
un'ora di attesa lo incontrai, passai mezz'ora
con lui e due giorni dopo ebbi il mio lavoro
estivo in Germania! Tutti i miei amici rimasero
a casa! Ecco come ho messo piede nel vecchio
continente. Quello è stato l'inizio del mio
soggiorno in Europa e se non avessi convinto
il Console Generale - ricordo ancora il suo
nome, Herr Doktor Gnodke - oggi Audiophile
Sound non esisterebbe.
Cosa facesti in Germania?
Passai un mese lavorando come operaio
per il Municipio di Bremerhaven.
Tu un operaio in Germania? Non posso
crederci!
Farai meglio a crederci. Oltre a lavorare
dalle sette del mattino alle tre e mezza del
pomeriggio ogni giorno, andavo ai concerti,
un sacco di concerti. Dopo un mese, con i soldi
che avevo risparmiato in Canada ed il contante
duramente guadagnato a Bremerhaven, passai
un mese viaggiando per la Germania e l'Austria e tornai a Montreal in aereo via Vienna.
E a Vienna ascoltai i Wiener Philharmoniker
e l'esperienza fu travolgente. Quando misi
piede a Montreal la mia dipendenza dalla
musica divenne quasi patologica. Avrai notato
che ho detto quasi… è un meccanismo di
difesa…
Sì, sì, vai avanti!
Così sono tornato ai miei studi pre-medici
ma ho preso la mononucleosi.
Vuoi dire la malattia del bacio?
Si, l'ho presa da una ragazza il cui padre
era un dannato dottore! Comunque, ho passato
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cinque settimane a fare assolutamente nulla
- per cui ho dovuto interrompere i miei studi.
Una volta rimessomi, ho cambiato indirizzo,
sono tornato al mio primo amore accademico, la storia e le relazioni internazionali un incubo per i miei genitori, perché non ci
sarebbe stato un medico in famiglia (ride) ed ho deciso di tornare in Germania, lavorare
li per un'altra estate e fare il mio primo anno
di studi universitari presso una Università
tedesca. Ho avuto la fortuna che i miei genitori hanno compreso e rispettato le mie scelte.
Mi hanno sostenuto finanziariamente, per cui
sono stato in grado di fare il mio primo anno
di università a Saarbrucken (vicino al Lussemburgo). Ho finito per passare altri sedici mesi
a Saarbrucken e sono tornato in Canada per
completare la mia laurea in Storia, Relazioni
Internazionali e Tedesco. Ho preso la mia
laurea (non so come, visto che ho passato i
miei giorni ascoltando musica) e ho iniziato
un master in Relazioni Internazionali. Andare
ai concerti e comprare LP era costoso, per cui
ho iniziato ad insegnare tedesco ed inglese
privatamente. Ad un certo punto avevo circa
cinquanta studenti, divisi in gruppi più o meno
ristretti; uno dei miei studenti di tedesco era
quella violista della Quebec Symphony Orchestra. Monique aveva dieci anni più di me… ma
abbiamo vissuto insieme per due anni: è stata
veramente la mia prima grande esperienza di
vita reale e di musica. La maggior parte dei
suoi amici erano musicisti orchestrali, per cui
ho iniziato ad andare regolarmente alle prove,
ad incontrare musicisti e sedere realmente in
mezzo all'orchestra per conoscere il suono
degli strumenti. A casa lei provava per ore,
per cui ho imparato i problemi legati all'uso
degli archi e così via. Due anni di contatto diretto
con la produzione di musica e la possibilità
di ascoltare regolarmente i suoni orchestrali,
sia dentro che fuori l'orchestra.
articolati. In questo senso si, è stata un'esperienza incredibile.
Hai ragione, la maggior parte degli
audiofili - io stesso, temo - conosce solo
i suoni che cercano di riprodurre con le
registrazioni.
Sì, e questo è completamente sbagliato.
Questa realtà ha pesantemente contribuito a
rendere il mondo audiofilo un mondo piuttosto superficiale. Non fraintendermi, non voglio
dire che gli audiofili sono superficiali; dico
che il fatto di non conoscere come suonano
gli strumenti acustici in condizioni dal vivo contribuisce solo alla produzione di giudizi estetici,
la sindrome ‘io fedeltà’ di cui parlavo prima.
Non è questo il modo di arrivare al Nirvana.
E' un'affermazione pesante…
Sì, ma la strada va in quella direzione, non
in quella dell'ascolto delle proprie registrazioni
preferite di pianoforte e del concludere che
il proprio impianto suona o non suona come
un pianoforte. Le cose sono decisamente più
complesse. Per dieci anni, a tutte le mie demo,
ho incoraggiato gli audiofili ad uscire e ascoltare concerti dal vivo. Conoscere il colore
degli strumenti musicali è vitale nel gioco
della creazione di un impianto hi-fi equilibrato, ma anche quello non è abbastanza, a
meno che non conosciate esattamente come
è stata fatta la registrazione e le limitazioni
del processo di registrazione e del formato usato
per ascoltare la musica, per non parlare dei
problemi legati al lato riproduzione, le limitazioni dei diffusori, delle sorgenti, dei formati,
dell'amplificazione e così via. In altre parole,
non potete effettuare confronti con il suono
di un vero pianoforte perché quello che state
ascoltando è una fotocopia (la registrazione)
di un pianoforte. Se non conoscete bene le
caratteristiche di quella fotocopia, siete in
alto mare quando effettuate dei confronti. Il
vostro impianto riprodurrà quella fotocopia,
mai il suono di un vero pianoforte. Le variabili sono numerose, molto numerose, ma è
questo che rende il gioco ancora più divertente.
Si, sono d'accordo, gli audiofili dovrebbero divertirsi di più e apprezzare la
possibilità di migliorare la qualità del
suono che proviene dai propri altoparlanti.
Mio Dio, troppe persone si prendono troppo
seriamente. Basta leggere i forum in cui rabbia
ed insulti troppo spesso prendono il posto di
cortesia e vera comprensione.
Hai parlato di colore. Ma non si suppone
Un'esperienza incredibile!
Sì, lo penso anch'io. E' stata un'esperienza
che mi ha reso più umile, comunque, un'esperienza che tutti gli audiofili dovrebbero
provare. Quando ti trovi sul podio del direttore, l'energia irradiata da novanta e più musicisti che suonano insieme è semplicemente
indescrivibile. Una volta, la potenza di un
fortissimo mi ha quasi gettato giù dal podio.
E' esilarante, terrorizzante, più che un orgasmo. Ecco perché ho sempre detto che quei
critici che dicono che un LP o un qualunque
altro formato suona meglio che dal vivo sono
degni solo della pattumiera. Non hanno idea
di cosa stanno parlando. Quell'esperienza di
due anni mi ha fatto conoscere i suoni che
tutti noi audiofili cerchiamo di riprodurre attraverso i diffusori ed i vari problemi legati alla
produzione di suoni intonati, a tempo e ben
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che un impianto di primo piano riproduca gli strumenti senza alcun colore?
Gli audiofili parlano sempre di neutralità…
Sono lieto che abbia affrontato questo
argomento, perché l'idea che la musica debba
suonare priva di colore o neutra è totalmente
assurdo. La musica è colore. Ciascuno strumento acustico produce un determinato
Qui e nella foto
accanto una delle
prime ‘grandi’ trombe
di Yamamura: un tre
vie costituito da una
tromba in aluminium
e un woofer Western
Electric da 15’’
modificato da
Yamamura, una
tromba per il midrange (con
compression
driver TAD) e un
tweeter con
membrana
modificata.
gruppo di colori timbrici che variano in base
allo strumento, a dove è suonato, a chi lo suona,
a come lo suona e così via. Suonalo dolcemente e produrrà un suono X, suonalo un po'
più forte e produrrà un suono Y; suonalo in
ambienti diversi e la X cambia, così come la
Y. Per cui bisogna stare attenti. Il problema
non è se un impianto sia o meno colorato, il
problema è legato a quale colore o colori sta
producendo. Voglio dire questo. Senza un
riferimento nelle vostre orecchie non potete
concludere a priori che questo pianoforte o
flauto suona correttamente o meno; con una
buona esperienza di musica dal vivo potete.
Ciò che è molto più difficile da determinare,
quasi impossibile con grande accuratezza, è
perché i colori dello strumento siano errati o
non.
Ripeto. Quando ascoltate un disco non
potete determinare grazie ad esso se l'impianto
è a posto o no. Questo è uno dei più grandi
errori del mondo audiofilo. Quello che state
ascoltando è, come ho detto, una fotocopia
di un pianoforte, offertavi dal disco, il CD o
qualunque formato stiate ascoltando in quel
momento. Ecco perché Audiophile Sound
concentra così tanta energia sulle registrazioni: perché sono la metà dell'equazione
quando si parla di alta fedeltà. L'unico modo
per essere realmente obiettivi quando si valutano degli apparecchi sarebbe quello di avere
musicisti che suonano in una stanza, registrarli,
ascoltarli con l'impianto e vedere come i
componenti della catena aumentano o diminuiscono la fedeltà dell'impianto nel riprodurre
la sorgente originale. Ed anche allora ci sono
serie limitazioni in quella metodologia: i cavi,
i microfoni, i preamplificatori, il registratore,
i diffusori, ecc.: tutti hanno le loro limitazioni. Per cui quando, diciamo, si sta valutando
un diffusore, come si fa a sapere, quando si
ascolta il segnale diretto dai microfoni, che
non sia proprio una limitazione dei microfoni
a far suonare quel diffusore, per esempio,
nasale? Il problema fondamentale è che gli
apparecchi non possono essere valutati da soli;
per sentire come si comportano dobbiamo
collegarli ad altri apparecchi: finali di potenza,
pre, diffusori e così via. Per cui, l'idea che sia
possibile valutare obiettivamente, voglio dire:
correttamente, i componenti hi-fi è una farsa.
Eppure, sento continuamente i cosiddetti
esperti e primedonne del nostro mondo audiofilo pontificare su una certa registrazione o
un certo apparecchio perché è in grado di riprodurre qualunque strumento 'in modo assolutamente fedele alla fonte originale'. Fesserie.
Punto.
Oltre alle limitazioni dei componenti di
contorno usati per registrare e riprodurre
una registrazione, voi sentite il modo, se
posso esprimermi così, in cui un impianto
riproduce ciò che è contenuto nella registrazione, cosa di ben scarso aiuto nello stabilire se l'impianto riproduce fedelmente gli
strumenti acustici. Se non conoscete con
assoluta certezza le limitazioni inerenti della
registrazione che state usando per valutare
un apparecchio non è possibile arrivare a
conclusioni obiettive riguardo la linearità, la
neutralità e la correttezza di un componente
hardware. E per conoscere le caratteristiche
sonore di quella registrazione dovete averla
prodotta voi o essere stati presenti nel posto
in cui è stata effettuata e aver seguito ogni
passo della sua produzione, dalla ripresa su
nastro alla produzione del supporto. Per cui,
quando sento gente parlare di questa o quella
registrazione come di un riferimento assoluto,
i miei nervi iniziano a tendersi. Capisco la
rabbia di Lincetto quando affronta questi
argomenti: perché in quanto ingegnere
comprende tutti i problemi legati al creare una
registrazione
cosiddetta
lineare.
Mamma mia! Ma allora tutti gli audiofili dovrebbero suicidarsi?
Forse alcuni giornalisti… e alcuni distributori… scherzo, ovviamente. Naturalmente no,
ma il punto in questione è che non c'è certezza
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e che è irresponsabile fare tutte quelle grandiose affermazioni e svilire tutto quello che è
diverso.
Non ho ancora capito come ti sei stabilito in Europa.
Dopo il mio primo anno di studio della
specializzazione sono venuto in Europa (senza
Monique) perché i documenti (sorgenti primarie) che mi servivano per fare la tesi (che
stava ormai diventando un post-dottorato)
erano tutti a Londra. Dunque, nel 1978 sono
arrivato a Londra per studiare documenti del
Foreign Office degli anni '30 (la mia tesi era
sulle percezioni e le inclinazioni della elite
politica inglese nei confronti del Nazismo prima
e dopo la presa di potere da parte di Hitler
nel Gennaio del 1933). Londra era comunque
affascinante per un'altra ragione: aveva, e ha
ancora, sette grandi orchestre, innumerevoli
gruppi cameristici, tre teatri operistici ecc. Mi
sembrava di entrare nel Valhalla. E dischi,
dischi, dischi. Ero sulla Luna.
Hai studiato tanto, vero?
Un po', naturalmente… la ricerca era interessante. Ma era il periodo in cui la Thatcher
aveva aumentato l'IVA dall'otto al quindici
percento ed i tassi di interesse erano saliti alle
stelle portando ad un eccessivo apprezzamento della Sterlina. In altre parole, diventavo sempre più povero di settimana in
settimana. Avevo trovato un lavoro part-time
all'Università, effettuavo ricerche per un professore; il Dollaro Canadese in indebolimento
tagliava le mie entrate ogni volta che andavo
in banca. Per cui ho fatto due cose. Ho iniziato
ad insegnare nelle scuole private ed ho finito
per insegnare in un corso speciale per preparare gli studenti per gli esami di ammissione
di Oxford e Cambridge, molto difficili. Non
solo: ho iniziato a lavorare in un negozio di
dischi, specializzato in LP e CD di seconda
mano. Insegnavo part-time durante la settimana e lavoravo nel negozio di dischi il Sabato.
L'ho fatto per tre anni. Con il proprietario
viaggiavamo per il Paese cercando collezioni
di LP e dischi rari. Ecco come sono arrivato a
conoscere piuttosto bene il catalogo di musica
classica. Il mio datore di lavoro era - è ancoraun maniaco: ha 24.000 dischi solo di opera!
Ma nel suo negozio ho imparato tanto sulla
musica, gli interpreti, le registrazioni rare ed
ho incontrato gente che sapeva, sulla registrazione e sulle registrazioni, più del 99% dei
cosiddetti
giornalisti
specializzati.
Non sembri avere un grande rispetto
per i giornalisti…
Rispetto molti di loro, ma molti nel nostro
campo sono incompetenti. E anche in AS non
siamo immuni da questo problema. Una volta
stavo ascoltando cinque musicisti che suonavano nella nostra stanza al Top Audio. Uno dei
nostri critici era presente e gli dissi quanto
trovassi dolce il suono dello strumento del
violista. Osservò che si trattava di un violino.
Naturalmente era una viola. Questo genere di
incompetenza mi fa ammattire. Un'altra volta
andai a far visita ad un costruttore di giradischi. Ci sedemmo tutti nella stanza d'ascolto
ed il proprietario iniziò a far ascoltare vari LP
su tre differenti giradischi. C'era qualcosa che
non andava. All'inizio non riuscivo a mettere
a fuoco il problema, ma presto ho iniziato a
sentirmi male. La velocità era sbagliata. Dissi
al costruttore che i suoi giradischi giravano troppo
piano. Mi disse, con una certa aggressività,
che non era possibile: tutti i modelli erano nuovi
ed erano stati appena estratti dagli imballi. Gli
dissi di prendere lo stroboscopio. Si ammutolì. Ammise che erano l'uno percento troppo
lenti. Ancora oggi non capisco perché: egli continuava a ripetere che altri costruttori aumentavano la velocità dell'uno percento per rendere
il suono più brillante. Egli voleva ovviamente
gonfiare un po' i bassi, cosa che avviene
quando si diminuisce leggermente la velocità.
Un po' disonesto?
Questo genere di giochetti mi fa impazzire,
perché implica che tutti noi audiofili siamo
ignoranti in materia di musica. Per valutare
gli apparecchi dovete ascoltare musica vera,
con note sostenute, complesse strutture armoniche, grande gamma dinamica e così via. E'
così sempre. Anche l'altro giorno, qui a Salerno,
tre audiofili che ascoltavano un giradischi non
riuscivano a rendersi conto che girava troppo
piano. Ma quel giradischi aveva un problema:
era sotto di un tono e ruotava in modo tremendamente irregolare. Se sentite la classica registrazione di una cantante femminile con una
chitarra e un gruppo, è difficile capire se la
velocità è corretta. Dovete ascoltare musica
classica. Dipende tutto dalla musica, musica
vera.
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Le trombe
arrivano in
Toscana...
Quanto sei rimasto a Londra?
Più o meno fino a quando ho incontrato
Lucy, mia moglie. Ci siamo incontrati alla
British Library. In quel periodo era ospitata presso
il British Museum. Ero alla ricerca di sorgenti
secondarie, lei cercava le sue primarie, perché
anche lei stava facendo un post-dottorato
sulla letteratura rinascimentale italiana. Quando
è venuta per la prima volta nel mio appartamento ho pensato di fare il brillante e le ho
fatto sentire l'ultimo movimento della Seconda
Sinfonia di Sibelius. Quando è terminato lei è
andata avanti per mezz'ora parlando della
musica e dell'interpretazione di Karajan.. Non
aveva mai ascoltato il pezzo! Sono rimasto
completamente imbambolato. Lei era la donna
per me.
Non era un'audiofila.
No, ma posso assicurarvi che ho incontrato
veramente poche persone in grado di analizzare la musica e le interpretazioni come fa lei.
E' un orecchio assoluto, è musicale fino al
midollo. E ama il suono di primissimo livello.
I suoi commenti riguardo agli impianti hi-fi
possono essere devastanti e sono sempre
corretti. Senza di lei non sarei qui. E nessun'altra donna mi permetterebbe di condurre la vita
pazza che faccio io. Non le dico mai abbastanza
quanto sia meravigliosa e che razza d'uomo
fortunato sono ad averla al mio fianco.
Dunque lei ha avuto un'influenza fondamentale.
Sì, e continua ad averla. Per tornare a quel
che dicevo prima, devo la mia crescita audiofila a circostanze che mi hanno messo in
contatto con gente veramente competente. Sono
stato molto fortunato in questo e Lucy è al centro
del mio mondo.
Che genere di impianti avevi a Londra?
Un altro dei miei piccoli lavori per sopravvivere era quello di commesso in un negozio
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di hi-fi chiamato Subjective Audio: il proprietario mi lasciava prendere in prestito gli apparecchi. Per cui ho avuto Magneplanar, Quad
(sia i 57 che i 63), Snell e ora non ricordo più
che altro. Ho provato di tutto allora, Audio
Research SP10, i loro vari amplificatori a
valvole, i Linn, i Pink Triangle, i Rega. Ma la
figura più significativa, un uomo che mi ha fatto
veramente capire cosa si poteva ottenere in
hi-fi, così come i limiti dell'hi-fi, fu Bè Yamamura. Lo incontrai in un negozio di hi-fi usata.
Abbiamo iniziato a parlare di golf - siamo
entrambi golfisti - ed è così che è iniziata
un'amicizia che dura tutt'ora. Bè è un po'
eccentrico. Quando l'ho incontrato a Londra
stava per lasciare la sua casa - e sua moglie
- e stabilirsi in una specie di ex-garage nella
parte nord di Londra. Sembrava un garage
anche dall'interno. Quando uscivate da casa
sua, facevate bene a guardare le suole delle
vostre scarpe, perché potevate trovarci qualche resistenza attaccata! Aveva circa 10.000
valvole e stava lavorando simultaneamente
su apparecchi a FET e 300B, 211 e 845.
Eravamo nel 1981!
Qual è stata l'influenza di Bè su di te?
Beh, mi ha insegnato quello che è possibile
in hi-fi e posso garantirvi che gli impianti che
ha prodotto negli anni '80 erano molto, molto,
ed intendo molto, superiori a qualunque cosa
avessi ascoltato fino ad oggi, compreso il mio
impianto completo Dionisio che ora tengo a
Salerno. Mi ha insegnato che con pazienza,
lavoro, lavoro, lavoro ed una base scientifica
è possibile ottenere risultati che la maggior
parte di noi può solo sognarsi. E' proprio un
peccato che egli non sia mai riuscito a produrre
su base regolare i risultati della sua incredibile ricerca sulla riproduzione del suono. Una
vera tragedia.
Come mai Bè è finito in Italia?
Grazie a noi. Lucia ebbe l'idea di creare
una pubblicazione a Firenze, metà in italiano
e metà in inglese, dedicata ai turisti amanti
d'arte in visita a Firenze. All'inizio avevo qualche dubbio, perché stavo iniziando a scrivere
articoli su affari internazionali per un importante quotidiano in Canada e curavo servizi
radiofonici per una radio privata canadese.
Entrare nel giornalismo serio è difficile, ma alla
fine ci trovammo a Firenze a stampare una rivista intitolata Firenze City Magazine. Non
perdemmo soldi, ma neanche ne guadagnammo. Da appassionato di musica classica,
mi guardai intorno per trovare un qualunque
periodico di musica classica. Ce n'erano alcuni,
ma nessuno specializzato nel nascente mercato
dei CD (eravamo nel 1986). Per cui, chiudemmo FCM, fondammo CD Classica e ci stabilimmo in Italia. A Bè piace qualunque cosa sia
italiana, per cui venne a casa nostra. Lo presentai a due signori di Firenze con cui fondò
A.R.T. E' così che Bè ha iniziato la sua attività in Italia.
Che fine ha fatto il tuo Ph.D.?
L'ho svolto per circa la metà, ma la cosa più
importante è la metodologia che ho fatta mia.
In qualunque importante lavoro di ricerca la
metodologia è la parte più importante. Per
quanto mi riguarda, mi ha dato ciò di cui più
avevo bisogno. Ma se ci penso, la mia decisione di dedicarmi alla carta stampata e alla
musica classica era un segno del fatto che
stessi crescendo. Credo che questo affare del
Ph.D. sia l'ultimo legame conscio con il mondo
dei miei genitori. Non ho davvero la personalità
del ricercatore, sono più un uomo d'azione.
Non credo che sarei stato un buon accademico.
Mi sarei annoiato e non avrei toccato le profondità interiori del mio essere. La musica l'ha fatto
e ho ancora problemi a credere che mi guadagno da vivere esercitando una passione. Ancora
oggi non mi sento come se andassi ogni
mattina a lavorare. Mai. Mai.
Dunque, alla fine degli anni '80 tu e Lucy
stavate producendo e pubblicando CD
Classica. In che modo questa attività ti
ha aiutato a diventare un audiofilo?
Ripeto, grazie alle persone che ho incontrato. Gente straordinaria come Giulini, Jack
Pfeiffer, James Lock e così via. Quando si
stampa un periodico si viene continuamente
invitati ad intervistare le principali figure del
proprio settore ed io l'ho fatto per dieci anni.
E' così che ho incontrato Pfeiffer quando è venuto
in Europa per il lancio della ‘Toscanini Edition’.
La conferenza stampa ebbe luogo a Roma e
dopo venne offerta una cena per i giornalisti.
Naturalmente avevo sentito parlare di lui,
l'uomo della RCA che aveva creato l'incredibile catalogo Living Stereo e che aveva conosciuto più o meno tutti, da Toscanini a Rubinstein,
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da Heifetz a Reiner e da Munch ad Elvis
Presley. Era una leggenda vivente. C'era un
tavolo al quale cenavano i pezzi grossi. Io non
volevo mangiare con gli altri giornalisti e
sono riuscito a trovare una sedia con Pfeiffer di fronte a me e Gunter Hennsler, il presidente di BMG Classics, alla mia sinistra.
Abbiamo parlato di LP tutta la sera. Ricordo
che Hennsler è rimasto stupito dal fatto che
copie originali di alcuni LP RCA Living Stereo
venissero vendute per centinaia di Dollari
ciascuna. Non ne era al corrente ed era
l'uomo che aveva supervisionato la risurrezione dell'intero catalogo RCA! Ma si vedeva
che era un uomo di grande intelligenza e
dava ascolto a Pfeiffer: alla fine, i suoi sforzi
alla BMG hanno portato ad un back catalogue altrettanto unico di quello della EMI.
Senza di lui non ci sarebbe alcun catalogo Living
Stereo.
Che tipo era Pfeiffer?
Un vero gentiluomo. Era un vero diplomatico, ma ha sempre detto ciò che pensava.
Aveva una formazione da pianista ed era un
ingegnere elettronico. Per avere a che fare
con gente come Heifetz e Toscanini bisognava avere le palle ma anche l'abilità di un
Metternich. Mi ha raccontato alcune storie che
non posso ripetere in questa sede.
ho lasciato il lavoro e sono tornato a casa.
Era un uomo così gradevole e gentile, con
quel genere di carattere che fa capire quanto
eccezionale fosse. Mi manca ancora oggi.
L'industria discografica non ha mai più prodotto
un uomo come lui.
Suvvia, racconta…
No, perché si tratta di sue confidenze.
Comunque, la nostra amicizia è iniziata quella
notte ed è durata fino al giorno della sua
morte, mentre indossava le sue cuffie nel
suo nuovo ufficio a New York e rimasterizzata Leontyne Price. E' venuto a trovarci
nella nostra casa in Toscana dove tenevo il
sistema di diffusori a tromba Yamamura.
C'erano anche Bè ed il biografo di Toscanini,
Harvey Sachs. Jack era molto colpito dal
suono e so di certo che ne ha parlato a lungo
a New York. Infatti, aveva fatto piani per
comprare un sistema uguale. Ho imparato molto
da lui, specialmente riguardo le grandi registrazioni dell'Età dell'Oro. Quando ho ricevuto
la telefonata che mi annunciava la sua morte,
In che modo sei arrivato a conoscere
così bene il catalogo Decca?
Principalmente lavorando per tre anni con
quel folle rivenditore di dischi usati. Quando
si lavora in un tale ambiente si incontrano collezionisti che hanno accumulato un'incredibile
quantità di conoscenza riguardo alla loro
ossessione. Perché collezionare dischi a quel
livello è un'ossessione. Quando ho smesso
di lavorare là non ho più comprato LP per un
anno. Non ne potevo più. Quella gente vive
per collezionare. All'inizio, la mentalità dei collezionisti sembra attraente. Dopotutto, entri
in casa di qualcuno (sempre un uomo) che
possiede 15.000 LP di un unico genere musicale. Ti siedi con lui e lui parla per ore dell'interpretazione di questa cantante o di quel
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pianista con una competenza che ti fa sentire
piccolo piccolo. Il problema è che la maggior
parte di queste persone non esiste alcunché
al di fuori della loro passione. Dopo tutti quegli
anni, dovevo tirarmi fuori dall'ambiente. Grazie
al cielo sono venuto in Italia, altrimenti sarei
finito in manicomio. L'Italia mi ha salvato!
Sarò sempre grato agli Italiani che mi hanno
aperto la porta del loro paese e mi hanno
permesso di lavorare qui.
Puoi descrivere uno di questi eccentrici collezionisti? In Italia ci sono pochissime persone con tali fissazioni.
Ricordo un tipo, un medico in pensione, un
oncologo. Veniva regolarmente al negozio con
sua moglie. Un giorno mi sono accorto che era
venuto da solo. Gli ho chiesto se sua moglie
stesse bene. “Oh, si”, ha replicato, “ci siamo
separati”. Gli ho chiesto perché. Lui si è tutto
illuminato. “Ha avuto la faccia tosta di dirmi
che ne aveva abbastanza dei miei dischi e
che dopo trent'anni di sofferenza dovevo
scegliere: o lei o I miei dannati dischi. Le ho
detto di andarsene.” La moglie aveva fatto
un grande errore… infatti, io ed il proprietario del negozio visitavamo principalmente
vedove. Dopo decenni di sofferenza in silenzio il marito, appena morto e non ancora
freddo, 'vedeva' la sua amata collezione buttata
fuori di casa nel giro di minuti. Ricordo che
una volta sedevo sul divano con una vedova.
Il marito era morto tre giorni prima. “Fate voi
l'offerta, ma ad una condizione: dovete portare
via tutto.” Era terribile. Ma Roger, il proprietario del negozio, era cattivo quanto i collezionisti, perché ovviamente era uno di loro.
Molti di questi collezionisti erano omosessuali
e gli anni '80 non erano un bel periodo per
un gay. L'AIDS stava falcidiando l'intera popolazione gay di Londra. Ho perso molti amici
in questo modo. Compravamo le stesse collezioni per due o tre volte. Un collezionista gay
moriva e noi compravamo la collezione. In
genere, un altro gay la ricomprava, perché voleva
tenere la collezione 'in famiglia', poi moriva
anche lui. Quindi, noi acquistavamo la sua
collezione, parte della quale avevamo già
acquistato in precedenza… per cui Roger ha
inventato uno slogan, 'La Carta del Donatore
del Collezionista di Dischi'! Non scherzo, egli
chiedeva ai suoi clienti di firmare questa iniziativa… naturalmente, egli stessi avrebbe acquistato le collezioni. A Roger non interessavano
gli organi! Voleva LP!
Conoscevi nessuno in Decca?
Oh sì, James Lock. E' morto un paio di mesi
fa a Londra. Ho scritto un lungo saluto per lui
nel PB Corner di Giugno.
Era importante come Jack Pfeiffer?
No, non credo. Pfeiffer era un produttore
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ed un ingegnere. James Lock eccelleva solo
nel campo della registrazione. Sai, non riesco
a credere che sia morto. Un'altra persona
molto calma e molto determinata. Colto, diplomatico, non l'ho mai sentito dire una parola
cattiva sulla registrazione di qualcun altro.
Egli conosceva a fondo le relazioni tra la
musica e la registrazione. Naturalmente, aveva
un buon insegnante: Kenneth Wilkinson, per
me il più grande ingegnere del suono del
dopoguerra.
E' vero che preferiva il digitale?
Ho sentito questa affermazione parecchie
volte, ma posso dirti che è assolutamente
falsa. A Jimmy il digitale piaceva perché era
pratico e rendeva l'editing molto più facile
che non in analogico. Hai mai tentato di
mettere insieme pezzetti di nastro?
No.
Dovresti provarci: capiresti perché l'editing
digitale sia un'invenzione così meravigliosa.
Ma lui mi ha sempre detto di preferire l'analogico. Infatti, nei suoi ultimi giorni in Decca
egli si occupava quasi esclusivamente di rimasterizzazione di nastri analogici.
Come è nata Audiophile Sound se eri
così coinvolto nella musica classica?
Beh, pensavo di fondare un periodico che
parlasse delle due parti dell'equazione che
descrive il mondo audiofilo: apparecchi e incisioni/supporti. Naturalmente, ho letto a lungo
le riviste di hi-fi - parlo quattro lingue, per cui
sono fortunato e posso leggere in italiano,
inglese, francese e tedesco - ma in tutte
sembrava come se le registrazioni e gli apparecchi hi-fi vivessero in mondi differenti e
comunicassero tra loro solo di tanto in tanto.
Le relazioni tra musica e registrazioni da una
parte e l'arte e la tecnica della registrazione
e della riproduzione della musica dall'altra è
ciò che mi affascina veramente in hi-fi: perché
comprendere questi aspetti è il solo modo
per arrivare alla corretta riproduzione della
musica, in contrapposizione alla riproduzione
che soddisfa solo le sensibilità estetiche di
qualcuno. Per cui, nel 1997 siamo usciti col
primo numero. Poi abbiamo dovuto aspettare
un po' e circa quattordici mesi dopo abbiamo
preso ad uscire regolarmente.
Già, ricordo che ti prendevo in giro
dicendoti che avevi ideato la prima rivista hi-fi annuale. Audiophile Sound ha
oggi dieci anni. Guardandovi indietro,
tu e Lucy siete soddisfatti dei risultati
ottenuti?
Sì e no. Non posso parlare per Lucy, ma ci
sono tante cose che avrei fatto diversamente.
Per esempio?
Avremmo dovuto investire prima nel sito e
saremmo dovuti essere più rigorosi riguardo
data e regolarità delle uscite. Credo che oggi
abbiamo il supporto giusto per uscire puntualmente, ma il problema è sempre stato trovare
i collaboratori giusti.
Il mercato sta cambiando: come farà
Audiophile Sound a rimanere al passo con
i tempi?
Per me la grande domanda è: come facciamo
a produrre articoli e recensioni che dicano
esattamente quello che ci aspetta da noi: la
verità.
E' un soggetto delicato… un soggetto
che può portare alla rovina.
Beh, francamente ha già portato alcuni alla
rovina. Molte riviste audiophile nel mondo
non se la cavano bene, per quanto ne so, ed
una ragione è che tanti di noi, non siamo
abbastanza radicali. Il collegamento tra pubblicità e contenuti deve essere ridefinito. Non
voglio iniziare a fare discorsi vuoti, ma il fatto
che siano apparsi tanti forum negli ultimi
cinque anni è un segno che c'è grande malcontento verso la stampa specializzata. La gente
vuole la verità ed il forum è divenuto il luogo
in cui è possibile esprimere opinioni in totale
libertà. Il problema con i forum è altrove:
non c'è controllo della qualità. Intendo dire
che mi sembra che troppe persone pontifichino
su tutto e di più e che spesso i forum vengano
manipolati per ragioni 'politiche'. Credo comunque che i forum siano una buona realtà e
spero che crescano e diventino più importanti, perché la loro importanza è fondamentale per far si che gli investitori nel settore
comprendano che serve un altro modello di
relazionarsi con la stampa, basato sul rispetto
della libertà di espressione.
Ormai il numero dei tuoi nemici dev'essere
cresciuto
notevolmente…
In realtà non credo. Senti, capisco che i distributori di tutto il mondo si aspettino buone recensioni. Perché? Perché sanno che i loro concorrenti
saranno trattati bene. Non dico che sia la
regola generale ovunque o in Italia. Dopotutto,
io posso solo parlare per la nostra pubblicazione, ma sappiamo tutti, dalle nostre letture
di numerosi periodici hi-fi, che è molto difficile trovare critiche severe verso qualunque
apparecchio. Alcuni editori dicono che recensiscono solo prodotti degni di menzione. E' una
politica che rispetto ma con la quale non sono
d'accordo. Il problema è che non recensendo
prodotti cattivi si crea una cultura che perde
la propria acutezza, la sua capacità di essere
oggettiva. Se non si possono fare confronti,
che portano inevitabilmente a classifiche, è
difficile essere metodologicamente rigorosi. Naturalmente questa è solo una mia opinione. Se
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recensire solo prodotti buoni per qualcuno
funziona, per me va bene. Sta andando alla
rovina!
Dunque, cosa pensi di dover fare?
Beh, non credo di essere in grado di prevedere la nostra strategia per i prossimi cinque
anni, ma lascia che ti dica che il nostro primo
passo dovrebbe essere quello di migliorare la
qualità delle recensioni e delle condizioni in
cui le recensioni vengono effettuate. E' troppo
facile biasimare i distributori, ma qui occorre
rigore nell'analisi. Se i distributori sentono di
essere trattati equamente, che nessuno è
avvantaggiato rispetto ad un altro perché fa
più pubblicità, l'atteggiamento cambierà. Quello
che ci serve è metodologia, non 'io-recensioni', e più coraggio.
Vai avanti.
Ho detto abbastanza su questo argomento.
Ora ci vogliono i fatti.
Ma gli editori hanno le mani legate,
specialmente in questo clima di drammatica crisi economica.
E' vero, ma i protagonisti del settore, in
tutto il mondo, devono capire che le riviste,
online o stampate, devono essere fatte tenendo
in mente i lettori. Prima e soprattutto i lettori
e non la gente che fa pubblicità nelle loro
pagine. Più le riviste vengono percepite come
finestra commerciale per i soli distributori, più
caleranno le vendite; più le vendite calano, meno
i distributori saranno incentivati ad investire
in pubblicità e di conseguenza gli editori
saranno ancora più dipendenti dalla pubblicità
a causa della caduta delle vendite, e così via,
finché la tiratura sarà così ridotta che nessuno
leggerà più la rivista e nessuno sarà interessato ad investire in pubblicità perché non c'è
più alcuna diffusione degna di nota. E' come
guidare a 200 all'ora verso un muro di cemento.
Dobbiamo trovare il coraggio ed il modo per
incoraggiare e forzare il cambiamento.
Che piani hai per diventare più oggettivo?
E' una domanda trabocchetto, perché implica
che noi non siamo oggettivi. Stabiliamo tre punti.
Posso solo parlare per la nostra rivista. Usiamo
articoli stranieri perché credo che diano un valore
aggiunto alla rivista e perché credo che siano
scritti meglio della media delle recensioni che
si trovano in edicola. Secondo, abbiamo investito un sacco di soldi nella nostra nuova sala
d'ascolto a Salerno e presto inizieremo a recensire i prodotti in essa. Terzo, è inutile, secondo
me, spedire prodotti a destra e a manca e
commentare ad effetto che X o Y sono il meglio
della propria categoria. Se devono essere fatti
dei confronti, devono essere fatti nella stessa
stanza d'ascolto con gli stessi componenti di
contorno. Cosa più importante, i risultati
devono essere ottenuti seguendo un serio
percorso metodologico e non mi riferisco alle
misure, ma ai test di ascolto soggettivi. Ci
stiamo lavorando.
sia, ed è una rima assoluta, in edizione liquida.
Sarà cioè possibile scaricare un PDF di tutti
gli arretrati ed il CD ad essi allegato. Già da
questo mese è possibile scaricarne alcuni.
Ogni settimana ne aggiungeremo altri.
Su cosa state lavorando?
Su una nuova metodologia soggettiva di
recensione.
In che formato, un formato lossless o
solo un buon MP3?
No, usiamo due formati lossless, WMA e
FLAC: non si perde neanche un bit del CD
originale. Per cui sono tutti download in risoluzione CD, cioè 16bit/44.1kHz.
Si, e…
Basta così, non dico altro!
Quali altri cambiamenti stai pianificando?
Più che cambiamenti, ci sono alcune novità
di cui vorrei parlarti.
Ecco la ragione perché ti sei messo in
copertina!
Hai capito tutto! La prima è che la rivista
ed il sito stanno diventando pienamente interattivi. Con il numero di Settembre sarà possibile scaricare estratti dai CD recensiti, non
tutti perché non è stato possibile avere tutti
i permessi in agosto, ma ci ne saranno sempre
di più. Non solo, saranno disponibili tutti gli
arretrati, sia nell'originale formato cartaceo,
Anche i file ad alta risoluzione?
Si, che si scarichi un file CD o uno ad alta
risoluzione non c'è alcuna perdita.
Dunque, venderete anche file ad alta
risoluzione? Non l'avevate promesso già
lo scorso anno?
Sì, aggiungi questo alla lista di cose che
avrei voluto fare diversamente… Questa è la
seconda novità. Stiamo stringendo accordi
con varie case discografiche per offrire download di parti del loro catalogo in alta risoluzione. Questa parte del sito sarà operativa
dal 15 Ottobre. Data la novità della cosa, fino
al 15 Ottobre terremo sul sito cinque brani scari-
Alcuni
prototipi di
diffusori
realizzati da
Yamamura.
Dietro le due
casse
‘tradizionali’
uno dei
prototipi del
Dionisio.
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Dunque, è una rivista separata da
Audiophile Sound?
Beh, dovevamo collegarla formalmente ad
Audiophile Sound in modo che gli audiofili
capissero che si tratta di una nostra pubblicazione, ma i suoi contenuti non hanno niente
a che fare con quelli di AS. Per il momento verrà
pubblicata puntualmente ogni due mesi (Bolduc
ride ancora) e parlerà di qualunque cosa abbia
a che fare con la musica online, sia hardware
che musica liquida. Inoltre, ciascun numero
contiene una serie di articoli dedicati ad importanti argomenti. Il primo numero, per esempio, ha numerosi articoli che parlano del
download di musica dal web e degli apparecchi che servono per fare questo (vedere la
pagina di pubblicità in questo numero per
visionare tutti i contenuti del primo numero).
cabili in differenti risoluzioni. Così, i potenziali clienti potranno sperimentare il procedimento di download e rendersi conto quanto
la musica liquida sia migliore del CD.
Pensi che ci sia un mercato per questo
prodotto?
Assolutamente si. Il mercato va in quella direzione. Ovunque i negozi di dischi chiudono, anche
in Italia. Un'azienda come la Deutsche Grammophon, etichetta leader nella musica classica,
ha ora sul suo sito 150 titoli che è possibile
scaricare in risoluzione CD. Ho parlato con un
esponente DG a Londra che mi ha detto che
usano realmente i file impiegati per produrre
i master CD. I risultati sono veramente interessanti: ho confrontato la stessa registrazione su CD e su file scaricato ed il risultato
è stato un guadagno di qualità come se si
passasse da un convertitore da 1.000 Euro ad
uno da 3.000. Ed a costo zero o quasi zero se
già avete un convertitore. Il CD non scomparirà ma diventerà sempre più marginale. E'
un cambiamento nella giusta direzione, un
cambiamento di cui beneficerà chiunque sia
interessato ad una migliore qualità sonora dal
digitale.
Non temi che la crescente importanza
di Internet nel mondo della musica possa
portare ad una diminuzione della diffusione delle riviste cartacee?
Questo succederà, ma lentamente. E la
ragione è che le riviste come le nostre sono
pubblicazioni specializzate ed il pubblico vuole
ancora qualcosa di tangibile nelle proprie mani.
Non parliamo di quotidiani. Il New York Times,
per esempio, ha oggi un parco lettori ondine
più grande che non su carta stampata. Ma
pubblicazioni come la nostra si rivolgono al vero
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entusiasta e molti di voi vogliono ancora leggere
la versione stampata. Per cui c'è ancora
domanda. Inoltre, il nostro mercato è ossessionato dai gadget come i dischi test, gli oli
per la pulizia dei CD, tutti gli accessori immaginabili. Molti vogliono tenere qualcosa in
mano. Detto questo, alcuni anni fa abbiamo
deciso di chiudere CD Classica ed Orfeo ed investire pesantemente su un sito Internet. Abbiamo
speso circa 30.000 Euro e stiamo investendo
mensilmente. Per il momento vedo il nostro
sito come un compagno di Audiophile Sound,
non un suo sostituto. Comunque, il sito viene
ora utilizzato come piattaforma di lancio per
altre iniziative.
Quali iniziative?
Per esempio, una nuova rivista venduta solo
online.
Ti riferisci a AS e-Magazine?
Si, sei al corrente perché hai tradotto molto
materiale destinato ad essa. Questa è la nostra
terza novità. E' il supplemento di AS online,
ma in effetti è una pubblicazione del tutto
indipendente da Audiophile Sound, con i suoi
contenuti e canali di distribuzione. e-Magazine è venduto solo online tramite il nostro
sito. Si acquista un PDF di alta qualità della
rivista con, tieniti pronto (PB strabuzza gli
occhi) , un CD gratis scaricabile dal sito.
Sarà un MP3?
Scherzi? Assolutamente no (PB inizia ad
agitarsi). Risoluzione CD, scaricabile sia in
FLAC che in WMA con la grafica di un normale
CD. Non offriremo mai, dico mai, download in
risoluzione inferiore a quella CD.
Dunque, lo sviluppo della penna USB
ha a che fare con il sito?
Si. Vorrei chiarire bene un punto. Diversamente da altre riviste italiane, non vendiamo
prodotti che non siano la nostra pubblicazione: niente cavi, niente accessori, niente
CD, LP, DVD e così via. Ti ho chiesto di sviluppare l'interfaccia hiFace perché è essenziale
per scaricare file fino a 192kHz che, per quanto
ne so, nessun'altra interfaccia permette al
momento di ascoltare.
Ho avuto sentore che altre si stiano
affacciando sul mercato.
Forse, e questo è un bene. Per noi l'interfaccia è un mezzo per un obiettivo: lo scaricamento di file musicali nella più elevata
risoluzione possibile. La hiFace non è di nostra
proprietà e non abbiamo intenzione di iniziare
alcun genere di produzione in serie.
Infatti, mi hai chiesto di produrre l'interfaccia e fornirtela per offrirla ai lettori.
Non temi che questo crei attriti con altri
operatori del settore? Mi riferisco ai
negozianti.
No, perché noi offriremo l'interfaccia allo
stesso prezzo a cui sarà disponibile nei negozi,
a parte il prezzo di lancio in occasione del Top
Audio, per cui il lettore potrà scegliere se
acquistarla da noi o prenderla in un negozio,
nello spirito della libera concorrenza.
Però stai anche tornando al passato,
vero?
A che ti riferisci?
Ai nastri.
Si, stiamo iniziando a duplicare registrazioni classiche e moderne su nastro a bobina.
Come diavolo lo sai?
Ho tradotto il tuo elenco di FAQ sull'argomento!
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Dio, l'avevo dimenticato.
Non è illegale?
No, abbiamo parlato con la SIAE e con la
MCPS in Gran Bretagna. Ogni copia su nastro
porterà il bollino SIAE.
Dunque, immagino che questa sia la
quarta novità. Cosa verrà duplicato?
Come mi hai capito bene! Abbiamo due
registrazioni di Marco Lincetto ed ho trovato
dozzine e dozzine di copie di master di classici dell'Età dell'Oro della registrazione - Columbia, EMI, Mercury, Living Stereo e così via, alcune
sono copie dirette dei production master a
38cm/s! Incluso Kind of Blue! Infatti avremo
quattro serie, una per i master mono, una
seconda per i master stereo, una terza per le
sorgenti mono a due tracce e una quarta per
le sorgente stereo a due tracce. Etichette
coma la Decca hanno pubblicato solo materiale su nastri a quattro tracce, ma ho copie
di master Decca… che vi faranno sbalordire.
Ogni serie comprenderà quindicii titoli. I titoli
della prima serie possono essere trovati nella
pubblicità su questo numero. La seconda serie
uscirà a metà Novembre.
Due e quattro tracce?
Duplicheremo solo sorgenti a una e due
tracce su nastri a due tracce da ¼ di pollice.
Le sorgenti a quattro tracce sono buone ma
non possono competere con quelle a due
tracce. Se qualcuno vuole che copiamo sorgenti
a due tracce su nastri a quattro tracce, prenderemo la cosa in considerazione.
vuto dozzine e dozzine di chiamate per chiederci di creare un servizio di duplicazione.
Per cui c'è un piccolo mercato. Terzo, i prezzi
su Internet per i nastri a due tracce hanno
raggiunto le stelle. Solo nelle ultime settimane ho perso tre aste dopo aver puntato 240
Dollari per ciascuna di esse! Non per un master,
ma per un nastro a due tracce che non ero
neanche sicuro che sarebbe stato letto correttamente una volta sul registratore. Dunque,
anche per tenere i prezzi accessibili.
Occorrono registratori da studio per ottenere il miglior suono da essi?
Un Revox, un Technics, un Sony o un Otari
50/50 riprodurranno i nastri a due tracce
molto bene. Se si vuole una migliore qualità
bisogna rivolgersi a Studer, Telefunken, Ampex,
Nagra T/S o anche ad un Revox PR99, che
suonerà molto meglio di un Revox A77 o B77.
Molta gente non si rende conto che macchine
professionali come gli Studer ed i Telefunken
costavano 40-50.000 Dollari da nuove! Ora
potete averle quasi come nuove, una volta
correttamente ricondizionate, per 1.500-2.000
euro, un affare incredibile. Il miracolo è che
costano quanto un CD player decente. Credimi,
la differenza tra la qualità del suono di uno
Studer e quella di un CD player da 3.000 Euro
è abissale. Il costo dei registratori è ridicolo
se lo si confronta con la qualità sonora che
offrono. E' imbarazzante per i CD player!
Sembra un'operazione costosa. Ne
vale la pena?
Francamente, sarò felice se riuscirò a recuperare i costi. Abbiamo speso un sacco di
soldi in macchinari, stampa, ecc., ma credo
veramente che le bobine, pur con tutti i loro
problemi, possano offrire un suono incredibile
ad un costo relativamente contenuto. Dobbiamo
questo servizio a quelli economicamente meno
fortunati: finalmente possono accedere ad un
grande suono ad un prezzo decisamente
ridotto.
La nostra figlia,
Danielle, una fonte
costante di musica
dal vivo. “...Papa,
quel disco non
suona come un
violoncello!”
Beh, personalmente a me potrebbe
interessare perché il mio registratore a
bobine è un quattro tracce. Come fate
ad essere sicuri che la qualità dei nastri
originali venga mantenuta?
Beh, abbiamo investito in registratori professionali Studer e Telefunken e Giorgio Foschi,
probabilmente il più grande esperto in registratori a nastro attualmente in Italia, è nostro
Tecnico Consulente Ufficiale. Il nastro usato
per la duplicazione è migliore di quello usato
dalle duplicazioni di The Tape Project, che
costano circa 500 Dollari CIASCUNA se le
volete acquistare separatamente. Noi usiamo
il meglio offerto dal mercato. I nostri saranno
nastri RMG Sound Master Professional SM 900
e 911 e LPR45.
Comunque devo chiederti: PERCHE'?
Beh, ci sono alcune importanti ragioni.
Primo, l'accesso ad un grande suono. Per
avvicinare la qualità dei nastri bisogna spendere una fortuna su un front-end analogico.
Non tutti possono spendere 50.000 Euro per
comprare il meglio. Secondo, abbiamo riceAUDIOPHILE SOUND souveni r 2009
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Alcuni dei tuoi clienti, gente che fa pubblicità, non saranno
molto contenti che tu sia supportando un formato che appartiene al passato.
Questo non è un mercato di nicchia, è proprio microscopico. Ascolta,
la gente che compra LP e giradischi, una tecnologia degli anni '50, li ha
mica abbandonati comprando CD e CD player? No. Beh, questa è la stessa
cosa. Aggiungo qualcos'altro. Se il mercato vuole crescere, è meglio che
gli audiofili abbiano bisogno di sostituire i loro apparecchi. Conosco molta
gente che ha smesso di fare ciò a causa dei grandi investimenti necessari
per raggiungere la vera high-end. Ecco un mezzo per ottenerla senza
chiedere un prestito in banca e nel contempo risvegliare l'interesse per
l'hi-fi.
Il punto non riguarda realmente l'aspetto finanziario: è di proporzioni
irrilevanti. Ma credo veramente che possa aiutare a risvegliare l'interesse
per l'high-end. La qualità ha un prezzo e spesso questo prezzo è sproporzionato con la qualità degli apparecchi. Quando si ha accesso a questi
apparecchi di qualità si iniziano a scoprire le debolezze degli apparecchi
della catena hi-fi. Le sorgenti a nastro hanno un incredibile potenziale di
qualità sonora. Non si tratta di CD o vinili con grandi limiti intrinseci.
Migliori sono i diffusori, gli amplificatori, i pre e cos' via, maggiore sarà
la qualità sonora. Nella mia esperienza, se ascoltate sullo stesso impianto
una copia di un master ed un CD molto ben registrato, quando iniziate a
cambiare i componenti di contorno dell'impianto con altri di migliore
qualità, le differenze nella qualità sonora sono maggiori con i nastri che
con i CD. Dunque, ecco un supporto che può veramente attrarre gli audiofili. Ed in effetti è qualcosa di nuovo. Quando ho visto le bobine NAB in
metallo che giravano sul mio Studer, il mio cuore ha iniziato a battere più
forte. Che vista stupenda!
Dunque, tu non credi che un'iniziativa come questa possa rovinare il mercato?
No, no (PB ride fragorosamente). Piuttosto il contrario. Se vogliamo mantenere vivo l'interesse per l'hi-fi abbiamo bisogno di nuovi sviluppi, anche
di carattere retro. E questo è uno di essi.
Sono qui da ore… concludiamo con alcune domande 'meccaniche'.
Non credo che mi piaceranno.
Nominami le tue cinque migliori registrazioni audiophile.
Stai scherzando!
No, no, la gente è realmente interessata a quello che ti piace.
E' impossibile rispondere a questa domanda in termini assoluti. Essendo
un Gemelli sono sicuro che la settimana prossima ti darei un elenco diverso.
Inoltre, io ascolto la musica, non le registrazioni.
Va bene, ma quali sono le cinque registrazioni più spettacolari
che tu hai mai ascoltato, a prescindere dalla qualità della musica
e dell'interpretazione?
Le prime che mi vengono in mente sono:
1) Mahler 9, Solti, London Symphony Orchestra, CD e LP Decca;
2) Mendelssohn, Sogno di una Notte di Mezz'Estate, LP Decca;
3) The Look of love e Casino Royale in versione a 45 rimasterizzata da
Classic Records. (Mio Dio, musica veramente banale);
4) Shostakovitch 6th/Sibelius 7th, LP EMI/Melodiya
Qual è il più grande concerto a cui hai assistito?
Senza dubbio quello con Karajan ed i Berliner che eseguivano il Requiem
di Verdi. Le varie registrazioni che egli ha fatto di questo lavoro trasmettono l'uno percento dell'esperienza dal vivo. In parte dipende dal fatto che
sono registrazioni terribili, in parte dipende anche dal fatto che nessun
sistema di codifica e decodifica può riprodurre le sottigliezze, i fantastici
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AUDIOPHILE SOUND s o u v e n i r 2 0 0 9
UN INCONTRO CON CARLO MARIA GIULINI
Marco Manunta: Hai mai incontrato Karajan?
No, ma ho passato più di tre ore con Carlo Maria Giulini
ed è stata un'altra esperienza seminale. Stavamo preparando il primo numero di CD Classica e volevamo mettere
in copertina la figura musicale di maggior spicco. Michelangeli non rilasciava interviste (se anche fosse stato d'accordo, probabilmente non si sarebbe comunque voluto
far vedere… ride) e tra Abbado, Muti e Giulini non c'era
dubbio che Giulini fosse il nostro uomo. Così la DG ha organizzato l'intervista (non doveva durare più di un'ora, iInvece
siamo rimasti a parlare per oltre tre ore) e ci siamo incontrati nella sua casa/studio dietro alla Scala. Ero terribilmente nervoso. Ero giovane, inesperto e non proprio
all'altezza del mio compito. In ogni caso, andammo e lo
trovammo che ci aspettava alla porta. Era alto, elegante,
si muoveva lentamente, con quell'autorità che lascia impietriti. Prese i nostri cappotti e ci disse che non era sicuro
di essere la persona giusta per la nostra copertina perché
“dico sempre alle etichette discografiche: piano, piano”.
C'era in Giulini qualcosa che non avevo mai incontrato in
nessun altro: una specie di santità, sono sicuro che questa
non è la parola giusta, un'onestà che sembrava colmare
tutto il suo essere e che ti obbligava a comportarti, almeno
durante quell'incontro, al suo stesso livello. Era alto, ma
quando ti guardava ti faceva sentire più alto. Aveva occhi
stupendi, di un blu profondo, che ti radiografavano. Non
potevi sfuggire al suo sguardo. Ci siamo accomodati ed
egli ha ovviamente percepito il mio nervosismo. Mi ha
chiesto da dove venissi. “Oh, Montreal. Conosco un hotel
con una piscina che rimane per metà scoperta, estate e
inverno. Anche col tempo più glaciale si può nuotare all'aperto e non sentire mai freddo. Ma non sono mai uscito…
non sono così coraggioso”. Era un hotel all'interno di un
complesso in cui mio padre aveva il suo ufficio a Montreal!
Questo ha rotto il ghiaccio. Abbiamo tutti iniziato a parlare
di musica e abbiamo finito per parlare di Mahler. Perché,
gli chiesi, aveva diretto solo la Prima e la Nona Sinfonia
di Mahler? “Perché”, mi ha detto, “la prima è la nascita
dell'uomo e la nona è la sua trasfigurazione”. Sono rimasto senza parole. Che altro domandare dopo una risposta
come questa!. Ad un certo punto, gli ho chiesto del finale
della Nona Sinfonia di Bruckner e di quella di Mahler. Ci
vedeva una parallelo? Entrambe le sinfonie hanno a che
fare con il mal di testa finale con cui tutti dobbiamo affrontare, la nostra morte. Entrambe le sinfonie esprimono
l'ansietà, lo stress, il panico di dover avere a che fare con
la domanda finale. Entrambi i compositori alla fine accettano la morte ma, secondo me, si esprimono in modo
diverso. In Mahler ci sono due temi che evolvono insieme,
finalmente in parallelo, finché la musica muore completamente; in Bruckner c'è una lunghissima nota sostenuta
dai corni sulla quale vi sono tre gruppi di pizzicati. Per me
ripresentano la Trinità. Giulini mi guardò e disse: “Sa, non
avevo mai considerato la cosa sotto questa luce”. Quando
siete venticinquenni ed insicuri, questo è il genere di iniezione di confidenza che vi permette di andare avanti.
Quando abbiamo lasciato lo studio, Lucy ed io eravamo
esausti, siamo usciti per prendere una bibita e non siamo
riusciti a parlare per un'ora. Finché vivrò, non dimenticherò
mai questo incontro.
supplemento finale.qxp
15.9.2009
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cambiamenti dinamici che quest'uomo,
Karajan, evocava dalla sua orchestra, la
miriade di colori timbrici di un evento dal
vivo, specialmente QUELLO. Il concerto
è stato l'esperienza musicale più profonda
che io abbia mai vissuto. Non ho dormito
per due giorni, dopo. Penso di aver
compreso cosa si provi quando si muore.
Dopo aver assistito a quel concerto ho meno
paura della morte. Può sembrare superficiale, ma è così che mi sento. Prova
vivere un'esperienza così drammatica con
un pezzo di jazz?
Il boss
ascolta uno
dei tanti amati
giornalisti...
Non sono d'accordo con te.
OK, ma non hai sentito quel concerto!
Mi piace il jazz, allora sarò cattivo.
Qual è il tuo più grande rimpianto
riguardo Audiophile Sound?
Il fatto di essere talvolta considerato
un guru.
Non è falsa modestia?
Forse, non ne sono sicuro. Dovresti
chiedere ad uno psicologo. Spero che ciò
che distingue principalmente AS da altre
riviste sia la nostra apertura alle idee e
la nostra costante consapevolezza che
non sappiamo tutto. Mi piace il contraddittorio e accolgo con piacere opinioni
differenti dalle mie da esprimere sulla
rivista. Pretendere di essere i leader del
mercato perché siamo più autorevoli di
chiunque altro - lo sento affermare continuamente da numerosi editori… i loro
periodici sono i migliori perché dispensano
la verità, non posso fare nomi perché
sarei sicuramente querelato… - pretendere così tanto non solo è una frode
metodologica, ma anche un atto di incredibile arroganza, per non dire totale ignoranza. Io vedo AS come uno strumento
didattico per offrire ai nostri lettori mezzi
metodologici per formulare decisioni
corrette quando acquistano dischi ed
apparecchi. Non ho mai concepito il mio
ruolo come quello di un guru che parla
e scrive e spera che tutti corrano nei
negozi di hi-fi. Informazione, la più ampia
possibile, e metodologia: alla fin fine è
questo che mi interessa. Se esercito la mia
influenza, spero che sarà per dischiudere
orizzonti, sfatare miti, incoraggiare la
curiosità e soprattutto, aprire le menti
ad un diverso modo di ascoltare grande
musica.
E invece, qual è la più grande soddisfazione che AS ti ha
dato?
Quando qualcuno viene e mi dice ‘Grazie a te e ad AS ora ascolto
musica classica’. Perché so che se questa persona si interessa veramente alla musica classica, la sua vita migliorerà. O ancora, quando
un audiofilo mi ferma per strada e mi dice che ha acquistato un certo
apparecchio e che grazie a noi ha imparato come fare la scelta giusta.
Allora so che, almeno per alcune persone, tutte quelle ora spese a
parlare alle mostre, per esempio, non sono state vane.
Pensi che sia meglio fermarci?
Si, mi hai spossato, non provare a intervistarmi di nuovo per i
prossimi dieci anni! Marco Manunta
AUDIOPHILE SOUND souveni r 2009
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