Buon compleanno Faber, due serate per De André

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L’ECO DI BERGAMO
SABATO 17 FEBBRAIO 2007
Spettacoli
MADONNA VUOLE ESSERE COME GANDHI
CAPOSSELA CITTADINO ONORARIO DI OTTANA
TAPIRO ALLA CARRÀ PER «AMORE»
CORTES APRE «NOTTI SUL GHIACCIO»
Madonna senza limiti, soprattutto nelle ambizioni: adesso vuole essere
come Gandhi. «Voglio essere come Gandhi e Martin Luther King e John Lennon... però voglio rimanere viva», ha detto la regina del pop in un’intervista a Sirius Radio, una emittente satellitare con base a New York. «La cosa che
più mi ispira in assoluto è guardare o ascoltare qualcuno e pensare: accidenti, l’avessi detto io, l’avessi fatto io». E questa volta Madonna (nella foto) punta davvero in alto stando alle icone di pace
e giustizia, come Gandhi, che dice di voler emulare, arrivando anche a citare Gesù.
«Quelle del carnevale di Ottana sono maschere straordinarie, perché invece di travestirti da qualcos’altro mettono a nudo la tua vera natura, e in questo senso sono maschere che ti smascherano, liberando le tue pulsioni più recondite». Così il cantautore Vinicio Capossela (nella foto) commenta la decisione del comune di Ottana (Sardegna), di conferirgli domani la cittadinanza onoraria. Per gli amministratori del paese barbaricino l’artista «tarantolato», indossando nei concerti la maschera
carnascialesca ottanese, detta «Su boe», ne è diventato di fatto ambasciatore in tutto il mondo.
Raffaella Carrà è sempre più convinta che la battaglia per l’adozione a distanza sia una battaglia civile importante e, intervenuta ieri a Torino per il Forum
nazionale del Sostegno a distanza, ha anche difeso «Amore», la sua trasmissione andata in onda nel
2006 su Raiuno e ancora oggi in stand-by per una
futura ripresa. Combattiva e battagliera (l’altro ieri
Staffelli di «Striscia la notizia» le ha dato il tapiro per
la sua battaglia con il direttore di Raiuno Fabrizio Del
Noce proprio su «Amore» e il filmato andrà in onda
lunedì), la Raffa (nella foto) nazionale ha ribadito
che farà «di tutto perché "Amore" continui».
Il ballerino Joaquin Cortes (nella foto) e le coreografie sul ghiaccio di «Holiday on Ice» animeranno la prima puntata di «Notti sul Ghiaccio», lo show
in onda stasera su Raiuno alle 21. Cortes, che questa settimana guida la giuria formata da Alba Parietti e Fabio Canino, insieme a Evelina Christillin e
Alessandro De Leonardis della giuria tecnica, darà
i voti alle dodici coppie in gara nel nuovo Stadio del
Ghiaccio, ricostruito da Marco Calzavara negli Studi Voxson di Roma. Sono disposti ai nastri di partenza tra gli altri Tosca D’Aquino, Silvia Fontana,
Marta Grimaldi, Daniele Interrante, Isolde Kostner.
Buon compleanno Faber, due serate per De André
«Buon compleanno Faber». Già, De André domani
avrebbe compiuto sessantasette anni. «E a noi piacerebbe che questa data venisse ricordata ogni anno
con un grande live», ci dice
Franz Di Cioccio del gruppo
rock italiano più famoso nel
mondo, la Premiata Forneria Marconi che stasera e
domani, rispettivamente a
Milano (Palasharp) e a Roma (Teatro TendaStrisce),
guiderà per il secondo anno
consecutivo il concerto appunto intitolato «Buon compleanno Faber», con la partecipazione di Max Gazzè,
Luca Barbarossa, New Trolls, Dolcenera, il gruppo sardo delle Balentes, Vittorio
Nocenzi (Banco Mutuo Soccorso), Cristina Donà e Dunia (infoline 02 36505840).
L’incasso dei due concerti
andrà in beneficenza.
«Ci sarebbe piaciuto avere con noi Lou Reed come
ospite straniero. Avrebbe interpretato al massimo lo spirito di Faber, ma purtroppo
Lou è in Australia», sottolinea Franz Di Cioccio. La
Pfm continua a portare Faber in giro per il mondo. «È
bellissimo sentire come i
giapponesi cantano in italiano Volta la carta», prosegue il musicista. La collaborazione di Fabrizio De André con la Pfm nacque ai
tempi de La Buona
Novella, «un’esperienza
molto intensa. Nel ’78, durante il tour italiano facemmo tappa a Tempio Pausania, in Sardegna, dove Faber si era ritirato a fare l’allevatore – continua Di Cioccio –. Venne al concerto e rimase colpito dalla nostra
energia. Il giorno dopo ci invitò a pranzo, e fui io a lanciargli l’idea di un tour alla
maniera di Bob Dylan a The
Band. Lui ne fu lusingato,
ma fu anche spaventato all’idea di affrontare il pubblico. Il mio entusiasmo
trionfò. Lo convinsi a osare
una follia inedita per il pubblico italiano, diviso tra cantautori e gruppo, rock contro poesia. In America le collaborazioni funzionavano
molto bene. Pfm con De André fece il primo esperimento di collaborazione tra artisti provenienti da mondi diversi».
Fabrizio De André (1940 - 1999). A destra, la Premiata Forneria Marconi, che collaborò a lungo con il cantautore genovese
In questi giorni la storica formazione prog è in studio per rimixare quel memorabile doppio album live del
’79 con De André. L’operazione nasce anche per restituire all’ascoltatore un suono più fedele della voce del
cantautore. Faber sul palco
voleva la chitarra a volumi
molto alti. La spia così alta
rendeva la voce di Fabrizio
molto nasale. Per questo
motivo la Pfm è intervenuta
con filtri digitali che hanno
permesso di andare a scavare la voce originale. E per
rendere tutto il più naturale possibile hanno terminato passando filtri dell’epoca.
Di Cioccio ricorda che Faber
in quei mitici concerti «era
immerso nel suo micromondo, racchiuso tra la sua voce e il suono della sua chitarra. Ma in sala d’incisione, quando aprì i nastri, si
sorprese piacevolmente e allora esclamò: "Belin, che bello. Ma la gente sentiva davvero tutto questo?"». Insomma all’inizio «il palco non era
il suo habitat naturale. Ave-
va paura ad esporsi in pubblico. Era timido. Ma poi, come si è visto negli anni a seguire della sua carriera, ha
imparato che la musica live
è un fatto terapeutico. Grazie a noi, questo grande poeta è diventato anche più
musicista. Già più avanti nei
nostri concerti trovava il suo
ritmo. Scopriva l’effetto di la-
sciarsi coinvolgere. In Amico fragile, la sua voce riesce
a salire di un’ottava in più
rispetto al disco...», spiega il
batterista e cantante. Già,
Amico fragile, la canzone
tra le più care a Di Cioccio:
«Stasera la canterò. Sono in
simbiosi con questo brano.
L’ho interiorizzato negli anni. Lo sento molto. Con Fa-
ber sul palco l’ho subito
quando lo suonavamo. C’erano molte battute d’attesa prima che io arrivassi a
entrare con il mio pum
pum». Nostalgia? «No, non
ne ho. Fabrizio rimane nei
ricordi con la sua vitalità e
il suo senso dell’umorismo.
Era un essere umano intellettualmente curioso e preparato. Profondo. A tavola ci
spiegava riga per riga i suoi
testi. Ecco, mi mancano
queste nostre conversazioni. Avrei delle curiosità soprattutto sui testi che avrebbe scritto andando avanti»,
conclude Di Cioccio.
Intanto in questi mesi la
band sta progettando la realizzazione di un album con
un’orchestra di trentasei elementi. Si tratta di un esperimento di crossover music
in cui brani vecchi e inediti
della formazione si coagulano all’interno di elaborazioni del repertorio di titani della musica classica, Beethoven, Bach, Mozart, Rossini.
Nel disco verranno incluse
probabilmente anche arie di
belcanto. Il progetto verrà
presentato a maggio. A seguire, in estate, una tournée
estiva nel Belpaese.
Mariella Radaelli
Il cantante si è esibito al Teatro Gavazzeni. Battimani, cori e lancio di magliette da parte degli sparuti fan presenti in sala
A Seriate l’ironico Baccini in concerto per pochi
[ lo spillo ]
MA NON «BUCHIAMO» GLI ARTISTI DI CALIBRO
Abbiamo seguito nei mesi scorsi concerti di Vecchioni, Ruggeri, Nanni
Svampa, e mai il cineteatro Gianandrea Gavazzeni ha regalato l’immagine
del tutto esaurito. I concerti non vanno benissimo, e neppure certi spettacoli se si considera che qualche sera fa a seguire la Spaak c’erano soltanto 11
persone. Idem al concerto dell’altra sera di Francesco Baccini non si son
contate più di sessanta presenze. Qualcosa dunque non funziona. Forse la
comunicazione non è così efficace, o forse dipende dal fatto che per i bergamaschi non è mai facile trovare «la via dell’orto». Il cineteatro di Seriate è
una bella struttura, adatta sia ai concerti che ai piccoli allestimenti teatrali
o di cabaret. Non deve far conto sui grandi numeri, ma vanta una sala comoda e attrezzata. In fondo è un piccolo teatro che può servire la comunità
seriatese, ma anche il pubblico di Bergamo che sta a un tiro di schioppo.
Eppure qualcosa non va. Da quando è aperto il «Gavazzeni» non sono molte le iniziative che hanno funzionato a pieno. E questo naturalmente dispiace. Baccini di questi tempi non sarà un cantautore da code al botteghinio, ma di certo meritava più attenzione. Ci chiediamo cosa possa succedere il 24 marzo con gli F.S.C. reduci da Sanremo o il 31 marzo con Le Orme.
Il 14 aprile arriverà Morgan dei Bluvertigo, il 28 aprile ci saranno i Domine
e due giorni dopo arriverà a Seriate nientemeno che Ritchie Blackmore.
Inutile dire che ci dispiacerebbe veder «bucare» artisti di tal calibro.
Sotto questo sole, per il momento so- della sua musica, strumento amato-odiano rimasti in pochi, ed è un peccato per to sul quale si è spesa una formazione muFrancesco Baccini che giovedì sera ha sicale nutritasi a colpi di Listz e Mozart,
chiuso il suo set davanti a una sparuta trasfigurata poi dalla scoperta del mondo
platea, dispersa tra le comode poltrone del della musica leggera. Così, con De André,
Teatro Gavazzeni di Seriate.
conterraneo illustre, a far da mentore, BacAl cantante genovese, ascini ha dato libero sfogo alsurto alle glorie patrie del rela sua naturale propensione
gno delle ugole pop giusto
a costruir canzoni a partire
sull’onda fortunata del reda martellanti accordi presi
frain di quella popolare canin prestito dalla musica nezone siglata in compagnia dei
ra.
Ladri di biciclette, non è
Si chiude così sulle note di
mancato per altro l’incondiMinnie the moocher, dopo
zionato plauso di quei fan
aver dato fondo a un reperche hanno comunque tenutorio diviso tra ironia e disinto botta ai riti dell’evento pop.
canto, ai limiti dell’indolenDunque in formato mignon
za, un concerto che ha gioFrancesco Baccini
battimani, cori, lancio di macato con gli anni Sessanta,
gliette e telefonini branditi per
ha provato la carta della cancogliere le immagini del beniamino. Con zone-cabaret alla Jannacci e, soprattutuna formazione minimale, senza corde al to, come da un titolo celebre della sua diseguito, il cantautore ha proposto un esau- scografia, ha esibito in tutta la sua nuda
riente attraversamento dei luoghi della sua fragilità un cantante che ancora canta al
scanzonata isteria in salsa boogie.
pubblico la sua voglia di innamorarsi.
Il pianoforte è il protagonista indiretto
R. M.
V I S T O
A Milano e Roma con la Premiata Forneria Marconi e ospiti: il cantautore domani avrebbe compiuto 67 anni
Franz Di Cioccio: «La mia curiosità? Sapere cosa avrebbe scritto andando avanti». Incasso in beneficenza
in tv
Televendita
a mo’ di fiction
Il tempo del «lancio» è stato ben scelto,
niente da dire. E, del resto, dai professionisti della televendita non ci si poteva aspettare niente di meno. Parliamo di «Casa Mediashopping», la sit-com casereccia e commerciale sfornata da Rete4 e data in replica
due volte al giorno sul digitale terrestre di
Mediaset: è la vecchia televendita riveduta
e corretta, secondo i ritmi e i moduli di una
mini-fiction. Il tutto (questo è il tempismo a
cui si faceva cenno) nel cinquantesimo anniversario di Carosello.
Non è niente di troppo diverso, dopo tutto. «Casa Mediashopping» (che nel titolo e
nel ritmo allentato richiama «Casa Vianello») è una scenetta (parlare di sketch è farle troppo onore) finalizzata
a vendere il
prodotto di
turno, sullo
sfondo di un
ménage paradomestico. A
interpretare
questa piccola
sit-com sono
televenditori
come Loredadi Pier Giorgio Nosari
na Di Cicco,
Ninfa Raffaglio e Veronica Cannizzaro. Niente di particolarmente nuovo, niente di esaltante. Lo faceva Carosello e iniziò a farlo già
Mike Bongiorno quando si mise a vendere salumi e poltrone nei suoi programmi. Rimane da capire, allora, il fastidio che questo innocua sit-com (oltre tutto in onda alle 7.40
del mattino) ha suscitato, a cui si aggiunge il
coro dei nostalgici di Carosello (che a suo
tempo peraltro faceva discutere, eccome).
In nome dei suoi interessi commerciali,
Mediaset (e non solo Mediaset) ha fatto ben
di peggio. Si pensi alle interruzioni di film,
al trucco di aumentare il volume e la durata complessiva degli spot, alle sovrascritte
pubblicitarie, all’uso spregiudicato delle voci dei doppiatori delle fiction di successo per
reclamizzare prodotti: tutte pratiche al limite dell’ortodosso, che pure hanno trovato, se
non tolleranza, una rassegnata condiscendenza. «Casa Mediashopping» non è un capolavoro, ma è onesta e non chiede altro che
rendere più piacevole la tele-vendita. È onesta persino nel rendere esplicito il suo fondo ideologico da edonismo casereccio e faida-te. E allora, ben tornato Carosello, anche
se in versione light.
Agli Incontri europei con la musica un trio di giovani talenti suonerà Chopin, Liszt, Rachmaninov e Ligeti
Stasera al Centro Congressi le premiazioni dell’Orobie Film Festival
Pianoforte protagonista in Sala Piatti
Off, la montagna dà spettacolo
Pomeriggio interamente dedicato al pianoforte
per il secondo appuntamento degli Incontri europei con la musica. Oggi
(alle 16, ingresso libero fino a esaurimento dei posti) in Sala Piatti un trio
di giovani pianisti proporrà un viaggio tra Ottocento e Novecento nel
mondo dello «studio da
concerto». Yuko Ito, Diego Maccagnola e Francesco Pasqualotto proporranno una scelta di brani
tra Chopin, Liszt, Rachmaninov e Ligeti. Entrambi sono o sono stati allievi di Maria Grazia Bellocchio, docente dell’Istituto
musicale Donizetti, e hanno all’attivo vari perfezionamenti internazionali,
attività concertistica e vittorie in concorsi nazionali.
Ovviamente si inizia
con gli Studi di Chopin,
che dello studio da concerto è il creatore. Dalla
raccolta dell’op. 10 verranno presentati cinque
studi, tra cui il celebre n.
12 detto La caduta di
Varsavia per l’inconfondibile spirito patriottico e
tragico, oltre ad alcuni ad
alta difficoltà tecnica, i n.
1, 2 e 4, e il trascinante n.
9. A seguire Maccagnola
eseguirà la celebre Campanella di Liszt, gioco pirotecnico di grande spettacolarità, sulla scorta del
mito romantico di Paganini, e poi quattro degli Etudes-tableaux di Rachmaninov, tavole d’atmosfera
espressiva e psicologica
scritte nel 1911 (l’opera
33) e nel 1917 (l’op. 39) in
cui tutta la sapienza pia-
nistica e poetica del musicista russo trova splendida sintesi.
Infine l’appuntamento
riserva ampio spazio al
più classico compositore
del nostro tempo, l’ungherese Gyorg Ligeti, morto
lo scorso anno. Dei due libri di Studi, composti negli anni ’80, i tre interpreti proporranno quattordici Studi, pagine incredibilmente moderne ma già
«classiche». Ligeti da non
pianista esplora vari problemi tecnici nuovi, in
particolare quelli legati alle poliritmie o a figurazioni variamente asimmetriche, filtrate attraverso
l’humus della tradizione
popolare ungherese, secondo l’ascendente di
Bartòk.
B. Z.
LA «TURANDOT» DI PUCCINI
A PONTE SAN PIETRO
La 19ª stagione lirica dell’Isola bergamasca prosegue questa sera al cinema San Pietro di Ponte San Pietro (alle 20,30, ingresso 11 e 9 euro,
info 339-1137272) con «Turandot» di Giacomo Puccini. L’ultima e incompiuta opera del compositore toscano verrà presentata in forma integrale con
scene e costumi, con il pianoforte di Damiano Carissoni e il Coro Teatro Verdi di Padova diretto da Ubaldo Composta. La tragica favola derivata da Carlo Gozzi sarà interpretata dal soprano Tatiana Chivarova nei panni della protagonista, dal tenore Cristiano Olivieri come Calaf, il principe che riesce a ottener Turandot come sposa sciogliendo tre enigmi, il soprano Stefania Kibalova nel ruolo della schiava Liù, innamorata del principe, il basso Paolo Battaglia nei panni di Timur, il padre del principe, Guillermo Bussolini, Luca
Di Gioia, Sergio Tiboni come Ping, Pong, Pang, il baritono Luciano Carro come mandarino e il tenore Sergio Rocchi nel ruolo dell’imperatore Altoum.
Turandot, presentata alla Scala nel 1926, sotto la direzione di Toscanini,
completata da Franco Alfano sugli appunti lasciati dallo stesso maestro lucchese, segna un nuovo traguardo della poetica pucciniana, in cui nuove
armonie, nuovi impasti strumentali rendono magicamente sia il mondo
fiabesco e orientale, che l’umanità dei personaggi. Luciano Berio ne ha realizzato recentemente un nuovo finale di lussurreggiante finezza orchestrale.
B. Z.
Si conclude questa sera, con
la cerimonia di premiazione, al
Centro Congressi «Giovanni
XXIII», la prima edizione di Off Orobie Film Festival, il Festival
del documentario organizzato
dall’Associazione Montagna Italia, in collaborazione con la sezione di Bergamo del Club Alpino Italiano e la rivista Orobie.
Con l’ultima tornata di film
proiettati ieri sera – Lago di Piano di Roberto Ambrosi (un film
alla scoperta di alcune delle zone più caratteristiche del paesaggio lombardo); Un canyon fuori
dalla porta di Paolo Pedrini (girato alla frazione Burro sopra Alzano Lombardo); La natura ci
sorprende di Baldovino Midali
(un excursus sulla fauna orobica); Conflict Tiger di Sasha Snow
(l’eterna lotta dell’uomo e della tigre nella sperduta Siberia) e Grigna 2177 s. l. m. di Ruggero Meles (la storia centenaria dell’atti-
vità alpinistica sulla Grignetta) –
si sono esaurite le proiezioni dei
film in concorso delle tre sezioni in cui è suddiviso il festival.
Grandi emozioni anche nella
serata di giovedì, soprattutto
quando sullo schermo del Centro Congressi sono passate le immagini della favolosa cavalcata
dello sky runner Mario Poletti,
impegnato a battere il record di
percorrenza del Sentiero delle
Orobie con il tempo da lui fissato in poco meno di nove ore complessive. Il tutto filmato da Davide Bassanesi nel film intitolato
Mario Poletti. Il Sentiero delle
Orobie e un sogno lungo nove
ore.
Emozionante anche il resoconto della conquista di una parete
inviolata in alta Valle Seriana in
zona Fontanarossa, nel documentario di Giusepe Rottigli. Curioso, infine, il film dello svizzero Mirto Storni sul caso di un al-
pinista tedesco disperso sulle vette della Val Bregaglia, rintracciato dopo cinque giorni di ricerche
grazie anche all’aiuto di una veggente spagnola.
Questa sera, invece, saranno
premiati i registi vincitori dei tre
concorsi, che ritireranno il premio «Speranza», una scultura dell’artista orafo Antonino Rando.
Alla serata conclusiva interverranno le autorità locali, i consoli generali di Canada e Gran Bretagna e l’ambasciatore del Canada. Durante la serata si esibirà il
Piccolo Coro di Fiorano al Serio
che allieterà il pubblico presente con un repertorio di canzoni
popolari dedicate alla montagna.
Sarà inoltre proiettato in anteprima il video Vacanze bianche in
Val Brembana, che sarà poi distribuito in tutta Europa per promuovere le bellezze naturalistiche della valle.
Andrea Frambrosi