34 L’ECO DI BERGAMO SABATO 17 FEBBRAIO 2007 Spettacoli MADONNA VUOLE ESSERE COME GANDHI CAPOSSELA CITTADINO ONORARIO DI OTTANA TAPIRO ALLA CARRÀ PER «AMORE» CORTES APRE «NOTTI SUL GHIACCIO» Madonna senza limiti, soprattutto nelle ambizioni: adesso vuole essere come Gandhi. «Voglio essere come Gandhi e Martin Luther King e John Lennon... però voglio rimanere viva», ha detto la regina del pop in un’intervista a Sirius Radio, una emittente satellitare con base a New York. «La cosa che più mi ispira in assoluto è guardare o ascoltare qualcuno e pensare: accidenti, l’avessi detto io, l’avessi fatto io». E questa volta Madonna (nella foto) punta davvero in alto stando alle icone di pace e giustizia, come Gandhi, che dice di voler emulare, arrivando anche a citare Gesù. «Quelle del carnevale di Ottana sono maschere straordinarie, perché invece di travestirti da qualcos’altro mettono a nudo la tua vera natura, e in questo senso sono maschere che ti smascherano, liberando le tue pulsioni più recondite». Così il cantautore Vinicio Capossela (nella foto) commenta la decisione del comune di Ottana (Sardegna), di conferirgli domani la cittadinanza onoraria. Per gli amministratori del paese barbaricino l’artista «tarantolato», indossando nei concerti la maschera carnascialesca ottanese, detta «Su boe», ne è diventato di fatto ambasciatore in tutto il mondo. Raffaella Carrà è sempre più convinta che la battaglia per l’adozione a distanza sia una battaglia civile importante e, intervenuta ieri a Torino per il Forum nazionale del Sostegno a distanza, ha anche difeso «Amore», la sua trasmissione andata in onda nel 2006 su Raiuno e ancora oggi in stand-by per una futura ripresa. Combattiva e battagliera (l’altro ieri Staffelli di «Striscia la notizia» le ha dato il tapiro per la sua battaglia con il direttore di Raiuno Fabrizio Del Noce proprio su «Amore» e il filmato andrà in onda lunedì), la Raffa (nella foto) nazionale ha ribadito che farà «di tutto perché "Amore" continui». Il ballerino Joaquin Cortes (nella foto) e le coreografie sul ghiaccio di «Holiday on Ice» animeranno la prima puntata di «Notti sul Ghiaccio», lo show in onda stasera su Raiuno alle 21. Cortes, che questa settimana guida la giuria formata da Alba Parietti e Fabio Canino, insieme a Evelina Christillin e Alessandro De Leonardis della giuria tecnica, darà i voti alle dodici coppie in gara nel nuovo Stadio del Ghiaccio, ricostruito da Marco Calzavara negli Studi Voxson di Roma. Sono disposti ai nastri di partenza tra gli altri Tosca D’Aquino, Silvia Fontana, Marta Grimaldi, Daniele Interrante, Isolde Kostner. Buon compleanno Faber, due serate per De André «Buon compleanno Faber». Già, De André domani avrebbe compiuto sessantasette anni. «E a noi piacerebbe che questa data venisse ricordata ogni anno con un grande live», ci dice Franz Di Cioccio del gruppo rock italiano più famoso nel mondo, la Premiata Forneria Marconi che stasera e domani, rispettivamente a Milano (Palasharp) e a Roma (Teatro TendaStrisce), guiderà per il secondo anno consecutivo il concerto appunto intitolato «Buon compleanno Faber», con la partecipazione di Max Gazzè, Luca Barbarossa, New Trolls, Dolcenera, il gruppo sardo delle Balentes, Vittorio Nocenzi (Banco Mutuo Soccorso), Cristina Donà e Dunia (infoline 02 36505840). L’incasso dei due concerti andrà in beneficenza. «Ci sarebbe piaciuto avere con noi Lou Reed come ospite straniero. Avrebbe interpretato al massimo lo spirito di Faber, ma purtroppo Lou è in Australia», sottolinea Franz Di Cioccio. La Pfm continua a portare Faber in giro per il mondo. «È bellissimo sentire come i giapponesi cantano in italiano Volta la carta», prosegue il musicista. La collaborazione di Fabrizio De André con la Pfm nacque ai tempi de La Buona Novella, «un’esperienza molto intensa. Nel ’78, durante il tour italiano facemmo tappa a Tempio Pausania, in Sardegna, dove Faber si era ritirato a fare l’allevatore – continua Di Cioccio –. Venne al concerto e rimase colpito dalla nostra energia. Il giorno dopo ci invitò a pranzo, e fui io a lanciargli l’idea di un tour alla maniera di Bob Dylan a The Band. Lui ne fu lusingato, ma fu anche spaventato all’idea di affrontare il pubblico. Il mio entusiasmo trionfò. Lo convinsi a osare una follia inedita per il pubblico italiano, diviso tra cantautori e gruppo, rock contro poesia. In America le collaborazioni funzionavano molto bene. Pfm con De André fece il primo esperimento di collaborazione tra artisti provenienti da mondi diversi». Fabrizio De André (1940 - 1999). A destra, la Premiata Forneria Marconi, che collaborò a lungo con il cantautore genovese In questi giorni la storica formazione prog è in studio per rimixare quel memorabile doppio album live del ’79 con De André. L’operazione nasce anche per restituire all’ascoltatore un suono più fedele della voce del cantautore. Faber sul palco voleva la chitarra a volumi molto alti. La spia così alta rendeva la voce di Fabrizio molto nasale. Per questo motivo la Pfm è intervenuta con filtri digitali che hanno permesso di andare a scavare la voce originale. E per rendere tutto il più naturale possibile hanno terminato passando filtri dell’epoca. Di Cioccio ricorda che Faber in quei mitici concerti «era immerso nel suo micromondo, racchiuso tra la sua voce e il suono della sua chitarra. Ma in sala d’incisione, quando aprì i nastri, si sorprese piacevolmente e allora esclamò: "Belin, che bello. Ma la gente sentiva davvero tutto questo?"». Insomma all’inizio «il palco non era il suo habitat naturale. Ave- va paura ad esporsi in pubblico. Era timido. Ma poi, come si è visto negli anni a seguire della sua carriera, ha imparato che la musica live è un fatto terapeutico. Grazie a noi, questo grande poeta è diventato anche più musicista. Già più avanti nei nostri concerti trovava il suo ritmo. Scopriva l’effetto di la- sciarsi coinvolgere. In Amico fragile, la sua voce riesce a salire di un’ottava in più rispetto al disco...», spiega il batterista e cantante. Già, Amico fragile, la canzone tra le più care a Di Cioccio: «Stasera la canterò. Sono in simbiosi con questo brano. L’ho interiorizzato negli anni. Lo sento molto. Con Fa- ber sul palco l’ho subito quando lo suonavamo. C’erano molte battute d’attesa prima che io arrivassi a entrare con il mio pum pum». Nostalgia? «No, non ne ho. Fabrizio rimane nei ricordi con la sua vitalità e il suo senso dell’umorismo. Era un essere umano intellettualmente curioso e preparato. Profondo. A tavola ci spiegava riga per riga i suoi testi. Ecco, mi mancano queste nostre conversazioni. Avrei delle curiosità soprattutto sui testi che avrebbe scritto andando avanti», conclude Di Cioccio. Intanto in questi mesi la band sta progettando la realizzazione di un album con un’orchestra di trentasei elementi. Si tratta di un esperimento di crossover music in cui brani vecchi e inediti della formazione si coagulano all’interno di elaborazioni del repertorio di titani della musica classica, Beethoven, Bach, Mozart, Rossini. Nel disco verranno incluse probabilmente anche arie di belcanto. Il progetto verrà presentato a maggio. A seguire, in estate, una tournée estiva nel Belpaese. Mariella Radaelli Il cantante si è esibito al Teatro Gavazzeni. Battimani, cori e lancio di magliette da parte degli sparuti fan presenti in sala A Seriate l’ironico Baccini in concerto per pochi [ lo spillo ] MA NON «BUCHIAMO» GLI ARTISTI DI CALIBRO Abbiamo seguito nei mesi scorsi concerti di Vecchioni, Ruggeri, Nanni Svampa, e mai il cineteatro Gianandrea Gavazzeni ha regalato l’immagine del tutto esaurito. I concerti non vanno benissimo, e neppure certi spettacoli se si considera che qualche sera fa a seguire la Spaak c’erano soltanto 11 persone. Idem al concerto dell’altra sera di Francesco Baccini non si son contate più di sessanta presenze. Qualcosa dunque non funziona. Forse la comunicazione non è così efficace, o forse dipende dal fatto che per i bergamaschi non è mai facile trovare «la via dell’orto». Il cineteatro di Seriate è una bella struttura, adatta sia ai concerti che ai piccoli allestimenti teatrali o di cabaret. Non deve far conto sui grandi numeri, ma vanta una sala comoda e attrezzata. In fondo è un piccolo teatro che può servire la comunità seriatese, ma anche il pubblico di Bergamo che sta a un tiro di schioppo. Eppure qualcosa non va. Da quando è aperto il «Gavazzeni» non sono molte le iniziative che hanno funzionato a pieno. E questo naturalmente dispiace. Baccini di questi tempi non sarà un cantautore da code al botteghinio, ma di certo meritava più attenzione. Ci chiediamo cosa possa succedere il 24 marzo con gli F.S.C. reduci da Sanremo o il 31 marzo con Le Orme. Il 14 aprile arriverà Morgan dei Bluvertigo, il 28 aprile ci saranno i Domine e due giorni dopo arriverà a Seriate nientemeno che Ritchie Blackmore. Inutile dire che ci dispiacerebbe veder «bucare» artisti di tal calibro. Sotto questo sole, per il momento so- della sua musica, strumento amato-odiano rimasti in pochi, ed è un peccato per to sul quale si è spesa una formazione muFrancesco Baccini che giovedì sera ha sicale nutritasi a colpi di Listz e Mozart, chiuso il suo set davanti a una sparuta trasfigurata poi dalla scoperta del mondo platea, dispersa tra le comode poltrone del della musica leggera. Così, con De André, Teatro Gavazzeni di Seriate. conterraneo illustre, a far da mentore, BacAl cantante genovese, ascini ha dato libero sfogo alsurto alle glorie patrie del rela sua naturale propensione gno delle ugole pop giusto a costruir canzoni a partire sull’onda fortunata del reda martellanti accordi presi frain di quella popolare canin prestito dalla musica nezone siglata in compagnia dei ra. Ladri di biciclette, non è Si chiude così sulle note di mancato per altro l’incondiMinnie the moocher, dopo zionato plauso di quei fan aver dato fondo a un reperche hanno comunque tenutorio diviso tra ironia e disinto botta ai riti dell’evento pop. canto, ai limiti dell’indolenDunque in formato mignon za, un concerto che ha gioFrancesco Baccini battimani, cori, lancio di macato con gli anni Sessanta, gliette e telefonini branditi per ha provato la carta della cancogliere le immagini del beniamino. Con zone-cabaret alla Jannacci e, soprattutuna formazione minimale, senza corde al to, come da un titolo celebre della sua diseguito, il cantautore ha proposto un esau- scografia, ha esibito in tutta la sua nuda riente attraversamento dei luoghi della sua fragilità un cantante che ancora canta al scanzonata isteria in salsa boogie. pubblico la sua voglia di innamorarsi. Il pianoforte è il protagonista indiretto R. M. V I S T O A Milano e Roma con la Premiata Forneria Marconi e ospiti: il cantautore domani avrebbe compiuto 67 anni Franz Di Cioccio: «La mia curiosità? Sapere cosa avrebbe scritto andando avanti». Incasso in beneficenza in tv Televendita a mo’ di fiction Il tempo del «lancio» è stato ben scelto, niente da dire. E, del resto, dai professionisti della televendita non ci si poteva aspettare niente di meno. Parliamo di «Casa Mediashopping», la sit-com casereccia e commerciale sfornata da Rete4 e data in replica due volte al giorno sul digitale terrestre di Mediaset: è la vecchia televendita riveduta e corretta, secondo i ritmi e i moduli di una mini-fiction. Il tutto (questo è il tempismo a cui si faceva cenno) nel cinquantesimo anniversario di Carosello. Non è niente di troppo diverso, dopo tutto. «Casa Mediashopping» (che nel titolo e nel ritmo allentato richiama «Casa Vianello») è una scenetta (parlare di sketch è farle troppo onore) finalizzata a vendere il prodotto di turno, sullo sfondo di un ménage paradomestico. A interpretare questa piccola sit-com sono televenditori come Loredadi Pier Giorgio Nosari na Di Cicco, Ninfa Raffaglio e Veronica Cannizzaro. Niente di particolarmente nuovo, niente di esaltante. Lo faceva Carosello e iniziò a farlo già Mike Bongiorno quando si mise a vendere salumi e poltrone nei suoi programmi. Rimane da capire, allora, il fastidio che questo innocua sit-com (oltre tutto in onda alle 7.40 del mattino) ha suscitato, a cui si aggiunge il coro dei nostalgici di Carosello (che a suo tempo peraltro faceva discutere, eccome). In nome dei suoi interessi commerciali, Mediaset (e non solo Mediaset) ha fatto ben di peggio. Si pensi alle interruzioni di film, al trucco di aumentare il volume e la durata complessiva degli spot, alle sovrascritte pubblicitarie, all’uso spregiudicato delle voci dei doppiatori delle fiction di successo per reclamizzare prodotti: tutte pratiche al limite dell’ortodosso, che pure hanno trovato, se non tolleranza, una rassegnata condiscendenza. «Casa Mediashopping» non è un capolavoro, ma è onesta e non chiede altro che rendere più piacevole la tele-vendita. È onesta persino nel rendere esplicito il suo fondo ideologico da edonismo casereccio e faida-te. E allora, ben tornato Carosello, anche se in versione light. Agli Incontri europei con la musica un trio di giovani talenti suonerà Chopin, Liszt, Rachmaninov e Ligeti Stasera al Centro Congressi le premiazioni dell’Orobie Film Festival Pianoforte protagonista in Sala Piatti Off, la montagna dà spettacolo Pomeriggio interamente dedicato al pianoforte per il secondo appuntamento degli Incontri europei con la musica. Oggi (alle 16, ingresso libero fino a esaurimento dei posti) in Sala Piatti un trio di giovani pianisti proporrà un viaggio tra Ottocento e Novecento nel mondo dello «studio da concerto». Yuko Ito, Diego Maccagnola e Francesco Pasqualotto proporranno una scelta di brani tra Chopin, Liszt, Rachmaninov e Ligeti. Entrambi sono o sono stati allievi di Maria Grazia Bellocchio, docente dell’Istituto musicale Donizetti, e hanno all’attivo vari perfezionamenti internazionali, attività concertistica e vittorie in concorsi nazionali. Ovviamente si inizia con gli Studi di Chopin, che dello studio da concerto è il creatore. Dalla raccolta dell’op. 10 verranno presentati cinque studi, tra cui il celebre n. 12 detto La caduta di Varsavia per l’inconfondibile spirito patriottico e tragico, oltre ad alcuni ad alta difficoltà tecnica, i n. 1, 2 e 4, e il trascinante n. 9. A seguire Maccagnola eseguirà la celebre Campanella di Liszt, gioco pirotecnico di grande spettacolarità, sulla scorta del mito romantico di Paganini, e poi quattro degli Etudes-tableaux di Rachmaninov, tavole d’atmosfera espressiva e psicologica scritte nel 1911 (l’opera 33) e nel 1917 (l’op. 39) in cui tutta la sapienza pia- nistica e poetica del musicista russo trova splendida sintesi. Infine l’appuntamento riserva ampio spazio al più classico compositore del nostro tempo, l’ungherese Gyorg Ligeti, morto lo scorso anno. Dei due libri di Studi, composti negli anni ’80, i tre interpreti proporranno quattordici Studi, pagine incredibilmente moderne ma già «classiche». Ligeti da non pianista esplora vari problemi tecnici nuovi, in particolare quelli legati alle poliritmie o a figurazioni variamente asimmetriche, filtrate attraverso l’humus della tradizione popolare ungherese, secondo l’ascendente di Bartòk. B. Z. LA «TURANDOT» DI PUCCINI A PONTE SAN PIETRO La 19ª stagione lirica dell’Isola bergamasca prosegue questa sera al cinema San Pietro di Ponte San Pietro (alle 20,30, ingresso 11 e 9 euro, info 339-1137272) con «Turandot» di Giacomo Puccini. L’ultima e incompiuta opera del compositore toscano verrà presentata in forma integrale con scene e costumi, con il pianoforte di Damiano Carissoni e il Coro Teatro Verdi di Padova diretto da Ubaldo Composta. La tragica favola derivata da Carlo Gozzi sarà interpretata dal soprano Tatiana Chivarova nei panni della protagonista, dal tenore Cristiano Olivieri come Calaf, il principe che riesce a ottener Turandot come sposa sciogliendo tre enigmi, il soprano Stefania Kibalova nel ruolo della schiava Liù, innamorata del principe, il basso Paolo Battaglia nei panni di Timur, il padre del principe, Guillermo Bussolini, Luca Di Gioia, Sergio Tiboni come Ping, Pong, Pang, il baritono Luciano Carro come mandarino e il tenore Sergio Rocchi nel ruolo dell’imperatore Altoum. Turandot, presentata alla Scala nel 1926, sotto la direzione di Toscanini, completata da Franco Alfano sugli appunti lasciati dallo stesso maestro lucchese, segna un nuovo traguardo della poetica pucciniana, in cui nuove armonie, nuovi impasti strumentali rendono magicamente sia il mondo fiabesco e orientale, che l’umanità dei personaggi. Luciano Berio ne ha realizzato recentemente un nuovo finale di lussurreggiante finezza orchestrale. B. Z. Si conclude questa sera, con la cerimonia di premiazione, al Centro Congressi «Giovanni XXIII», la prima edizione di Off Orobie Film Festival, il Festival del documentario organizzato dall’Associazione Montagna Italia, in collaborazione con la sezione di Bergamo del Club Alpino Italiano e la rivista Orobie. Con l’ultima tornata di film proiettati ieri sera – Lago di Piano di Roberto Ambrosi (un film alla scoperta di alcune delle zone più caratteristiche del paesaggio lombardo); Un canyon fuori dalla porta di Paolo Pedrini (girato alla frazione Burro sopra Alzano Lombardo); La natura ci sorprende di Baldovino Midali (un excursus sulla fauna orobica); Conflict Tiger di Sasha Snow (l’eterna lotta dell’uomo e della tigre nella sperduta Siberia) e Grigna 2177 s. l. m. di Ruggero Meles (la storia centenaria dell’atti- vità alpinistica sulla Grignetta) – si sono esaurite le proiezioni dei film in concorso delle tre sezioni in cui è suddiviso il festival. Grandi emozioni anche nella serata di giovedì, soprattutto quando sullo schermo del Centro Congressi sono passate le immagini della favolosa cavalcata dello sky runner Mario Poletti, impegnato a battere il record di percorrenza del Sentiero delle Orobie con il tempo da lui fissato in poco meno di nove ore complessive. Il tutto filmato da Davide Bassanesi nel film intitolato Mario Poletti. Il Sentiero delle Orobie e un sogno lungo nove ore. Emozionante anche il resoconto della conquista di una parete inviolata in alta Valle Seriana in zona Fontanarossa, nel documentario di Giusepe Rottigli. Curioso, infine, il film dello svizzero Mirto Storni sul caso di un al- pinista tedesco disperso sulle vette della Val Bregaglia, rintracciato dopo cinque giorni di ricerche grazie anche all’aiuto di una veggente spagnola. Questa sera, invece, saranno premiati i registi vincitori dei tre concorsi, che ritireranno il premio «Speranza», una scultura dell’artista orafo Antonino Rando. Alla serata conclusiva interverranno le autorità locali, i consoli generali di Canada e Gran Bretagna e l’ambasciatore del Canada. Durante la serata si esibirà il Piccolo Coro di Fiorano al Serio che allieterà il pubblico presente con un repertorio di canzoni popolari dedicate alla montagna. Sarà inoltre proiettato in anteprima il video Vacanze bianche in Val Brembana, che sarà poi distribuito in tutta Europa per promuovere le bellezze naturalistiche della valle. Andrea Frambrosi