Psicologia analitica ed omeopatia: analogie teoriche ed intersezioni

L’Entanglement quantistico: una metafora a ponte tra omeopatia e psicoterapia
psicoanalitica.
Dott. L.Biasci
Con una allocuzione forse fin troppo usata, ma pur sempre euristicamente utile, si può
affermare che tra omeopatia e allopatia sussiste la stessa differenza riscontrabile tra fisica
quantistica e fisica newtoniana. Il terreno sul quale operare terapeuticamente si trasferisce dal
corpo fisico a quello elettromagnetico. Il rimedio omeopatico, diluito e dinamizzato, acquista
una valenza elettromagnetica tale da poter agire, per risonanza, sul campo elettromagnetico
dell’organismo umano. Le leggi newtoniane offrono spiegazioni riproducibili e prevedibili della
meccanica atte a comprendere i fenomeni visibili ai nostri sensi fisici, ma non riescono, invece,
a spiegare le osservazioni riguardanti il regno atomico e subatomico dell’esistenza. Einstein,
Heisenberg e altri, hanno delucidato questi fenomeni sviluppando nuovi concetti noti come
teoria dei campi elettromagnetici, teoria quantistica e teoria della relatività. In seguito
l’elettrodinamica è stata fusa con la teoria quantistica nella “elettrodinamica quantistica” ed è
nato il concetto di “campo quantistico” come entità fisica fondamentale: un tramite continuo
presente ovunque nello spazio in cui le particelle sono solo condensazioni locali del campo,
concentrazioni di energia che va e viene. Le scienze biologiche hanno incorporato molto
lentamente questi concetti ma alcuni scienziati, soprattutto russi e statunitensi, ma anche
francesi ed italiani, hanno cominciato ad indagare i campi elettromagnetici implicati
nell’organismo umano, recuperando, tra l’altro, la concezione vitalista dell’organismo umano e
dimostrandone, questa volta con metodiche tecnologiche all’avanguardia, la validità
scientifica1. Ed è in questo contesto epistemologico rivoluzionario che è stato descritto il
fenomeno dell’ “Entanglement” o intreccio quantistico, cioè il termine che in fisica quantistica
indica il fenomeno per il quale due particelle separate, distanti fra loro anche milioni o miliardi
di chilometri, possono risultare misteriosamente collegate. Qualunque cosa accade a una delle
due, causa cambiamenti immediati sull’altra. Secondo questa strana proprietà, assente nella
fisica classica e nel mondo sperimentato dai nostri sensi, due sistemi anche se sono separati
(posti ad una certa distanza l’uno dall’altro) hanno la possibilità di correlare alcune delle loro
grandezze fisiche e quindi possono interagire. Secondo la cosiddetta "weak quantum theory" la
correlazione (ben nota nel livello submicroscopico) può avvenire anche tra oggetti
macroscopici2. Ma che cosa afferma in estrema sintesi il più importante enunciato della teoria
omeopatica, la legge dei simili3? Se riusciamo a trovare una sostanza in grado di provocare, se
somministrata ad un organismo sano, un quadro sintomatologico molto simile a quello
dell’organismo malato che vogliamo curare, avremo l’effetto voluto; infatti, quel particolare
rimedio possiede, da un punto di vista elettromagnetico, la stessa frequenza di vibrazione di
quel particolare organismo malato ed è quindi in grado, per il principio di risonanza, di donare,
secondo la fisica quantistica, un surplus di energia al meccanismo di difese tale da permettere al
piano dinamico un salto quantico verso livelli più alti di salute. Questo salto quantico può
1 H.S. Burr, The Field of Life, New York, Ballantine, 1972. S. Kripner and D. Rubins, The Kirlian Aura, New York,
Anchor, 1974. D. Claris, Les espaces nouveaux de la medicine, Paris, Laffont, 1974. N. Del Giudice e E. Del Giudice,
Omeopatia e Bioenergetica, Verona, Cortina international, 1999. Vedi anche G. Vithoulkas, La Scienza
dell’omeopatia (soprattutto pp. 53-98), Verona, edizioni libreria Cortina, (1990) trad. it. 1999.
2
Molto scalpore e relative polemiche ha suscitato lo studio italo-francese, capitanato dal premio Nobel per la medicina
Luc Montagnier, con il contributo italiano affidato ai fisici Emilio Del Giudice e Giuseppe Vitiello, che ha dimostrato
che - in determinate condizioni e a precise diluizioni - una provetta d'acqua contenente Dna emette dei segnali
elettromagnetici che possono essere rilevati, digitalizzati e trasmessi, fino a generare un calco fantasma in un'altra
provetta, contenente acqua pura, e mai entrata in contatto con la prima. E l'impronta, una volta aggiunti gli
«ingredienti» necessari (i nucleotidi), può ricreare nuovo Dna, uguale al 98% a quello originario. L'articolo Dna
waves and water è stato pubblicato nel 2011 dal Journal of Physics.
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Cfr. C.F.S. Hahnemann, VI edizione dell’Organon, Dell’Arte del Guarire (paragrafi 6, 9, 11, 12, 18, 19, 26), nella
traduzione di G. Riccamboni, Como, Red edizioni, 1985.
1
avvenire a prezzo di un certo sacrificio da parte dell’organismo il quale si deve ammalare di
una malattia artificiale, indotta dal rimedio, che però gli consente di superare quella naturale
perché il meccanismo di difesa trova, per così dire, la forza, di superarle entrambe. Sulla base
dei sopradescritti principi e prendendo in considerazione l’Entanglement come metafora a
ponte fra due diversi campi epistemici, è forse possibile uno scambio teorico ed una
collaborazione pratica fra omeopatia e psicoterapia psicodinamica allo scopo di una
prescrizione più efficace (e con implicazioni che possono andare molto al di là di un
miglioramento della performance terapeutica)? Il tentativo di creare questo dialogo
interdisciplinare è già stato compiuto, e con successo, dal Withmont, il quale, per dimostrare
l’estrema vicinanza delle due discipline ha scritto:
“[entrambe] costituiscono un tentativo di esplorare un nuovo modo di pensare che io definirei
immaginativo e analogico, per contrapporlo al metodo astratto e causalistico. (...) Al di là e al di sopra
delle dinamiche meccanica e chimica, le forme sono espressioni di correlazioni simboliche, correlazioni
di analogie e somiglianza, di ‘come se’. Anche la fisica nucleare usa delle immagini simboliche quando
crea dei modelli del comportamento delle entità ultime, che non sono descrivibili in altro modo; e la
psicologia del profondo ha scoperto che immagini e correlazioni simboliche sono tra gli strumenti più
potenti capaci di trasmettere energia, quell’energia che muove le montagne”4.
Lo psicoterapeuta, dinanzi all’evento rappresentato dall’epifania di un’immagine simbolica nel
campo analitico (nel materiale onirico, immaginativo, ma anche anamnestico, sintomatico,
transferale) si concentra sull’immagine in sé cercando di sintonizzarsi sulla frequenza vibratoria
(per rimanere in ambito quantistico) di quest’ultima e di innescare, nella propria interiorità
psichica, un “processo di risonanza”. Grazie a questo particolare “allenamento” del terapeuta
alla concentrazione sulle immagini “prodotte” dal campo terapeutico è possibile favorire un
dinamismo amplificativo dell’immagine che si configura come un’onda pulsante (un campo
elettromagnetico-quantistico, appunto) ad anelli concentrici in cui ad ogni impulso
corrisponde, parallelamente, un’esplosione centrifuga dell’immagine centrale - che sembra
dilatarsi ad infinitum nei suoi orizzonti di senso, investendo gli ambiti più reconditi ed intimi
della psiche del terapeuta in relazione con il suo paziente e sconfinando verso le regioni
collettive dell’inconscio profondo - ed una implosione centripeta del nucleo immaginale che,
assorbendo energia dal movimento psichico creatosi intorno ad esso, si condensa sempre più
nel suo senso originario, per così dire, chiarificandosi. Quando l’omeopata deve scegliere un
rimedio per il paziente deve compiere un procedimento analogico del tutto simile a quello
appena descritto; quello che cambia, almeno ad una prima lettura, è l’ambito di risonanza (il
tipo di elettrodi generatori del campo) e la tipologia del rimedio. L’immagine accaduta nel
campo analitico viene messa in risonanza con l’inconscio profondo della coppia analitica alla
ricerca di trame individuali e collettive utili ad una sua maggiore comprensione. L’immagine
del disturbo riferita dal paziente all’omeopata deve essere messa in risonanza con l’immagine
del rimedio presente in natura. Inoltre, in omeopatia, si somministra concretamente il rimedio
attraverso il corpo (via sublinguale, olfattiva o transdermica), mentre in analisi “il rimedio”
viene consegnato verbalmente. Ma la via acustica non è una via nervosa che afferisce al
cervello esattamente come quella olfattiva, sublinguale, ecc.? Il suono è una vibrazione così
materiale che lo possiamo percepire in tutto il corpo, tramite lo scheletro, e quindi, non
differisce così tanto, qualitativamente, da un granulo di lattosio sciolto sotto il frenulo linguale
o da un essenza alcolica inspirata tramite le narici. Io ritengo, sintetizzando, che l’opportunità
terapeutico-trasformativa si possa presentare solamente se la coppia analitica riesce a
sintonizzare la propria frequenza vibratoria sulla frequenza vibratoria di un evento simbolico
fruito nel campo, il quale, diventa a sua volta in grado di amplificare all’ennesima potenza la
risonanza affettivo-simbolica dei due sistemi in relazione (analista-paziente), scatenando così
4
Witmont, op. cit., pp. 11-12. Jung ha dedicato un intero, complesso, lavoro alla descrizione di fenomeni di confine
tra “Psiche e materia” del tutto simili a quelli che possiamo collegare, almeno metaforicamente, all’Entanglement
quantistico: C. G. Jung, La sincronicità come principio di nessi acausali, in: Opere, vol. VIII, Torino, Boringhieri,
(1952), trad. it. 1976.
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una tale liberazione di energia da favorire un “balzo trasformativo”, come l’ingresso di un
nuovo elettrone in un sistema orbitale provoca il salto quantico. Anche il rimedio omeopatico,
l’ho già scritto in precedenza, agisce attraverso un surpuls energetico e, d’altro canto, anche
l’omeopata deve possedere una ottima capacità di comprensione empatica e di rielaborazione
simbolico-metaforica. Come definire quindi il link tra Omeopatia e psicoterapia psicodinamica?
Entrambe possono essere considerate anche (seppur naturalmente non solo) “terapie
analogico-immaginative”, “terapie energetiche”.
Per Hahnemann ogni alterazione della salute, sia essa organica o meramente funzionale, è una
“richiesta del rimedio”, una richiesta del processo che costituisce la sua forma analoga nel
macrocosmo e che può riportare l’equilibrio, se messo a confronto con il processo patologico.
Questa forza spirituale, insita nell’intima essenza dei medicamenti, di modificare lo stato dell’uomo e
quindi di guarire le malattie, non è per se stessa in alcun modo riconoscibile con solo sforzo di
ragionamento; si lascia chiaramente mettere in evidenza nelle sue manifestazioni durante l’azione
sull’uomo, nelle esperienze.”5
Per quanto riguarda Jung, soprattutto nella fase matura del suo pensiero, anche se, certamente,
studiando i fenomeni da una prospettiva diversa, per scopi diversi, è arrivato a conclusioni
molto vicine a quelle dell’omeopatia. mi riferisco alla dottrina dell’unus mundus, della
sincronicità e di psicoide (temine, tra l’altro, mutuato dal biologo vitalista Driesch, che lo
usava per indicare la forza vitale, appunto); nella conclusione del suo saggio sulla sincronicità
afferma chiaramente:
“A questo punto ci si dovrebbe porre, a quanto pare, la domanda seguente: il rapporto della psiche con
il corpo non andrebbe considerato sotto questo punto di vista? O anche: il coordinamento dei processi
psichici e di quelli fisici nell’essere vivente non andrebbe inteso come un fenomeno sincronistico anziché
come una relazione causale? (...) La sincronicità consiste essenzialmente in omogeneità ‘casuali’. Il suo
tertium comparationis si basa su dati psicoidi che definisco col termini di archetipi. Gli archetipi sono
(…) sono sì associati ai processi causali o ‘portati’ da questi, ma incorrono in una sorta di valicamento
di confini che definirei come trasgressività, poiché non vengono individuati univocamente ed
esclusivamente solo nell’ambito psichico, ma possono comparire anche in circostanze non psichiche.
(Omogeneità di un processo fisico esterno con un processo psichico)”6
Di questa ardita e assai complessa conclusione, al di là degli approfondimenti o delle polemiche
che può suscitare (più filosofiche e pretestuose che scientifiche perché i fisici si stanno
muovendo verso questa direzione7), a noi interessa solamente il fatto che psicoterapia
psicoanalitica ed omeopatia vengono entrambe confermate come discipline valide nella
comprensione di quei fattori che possono sostenere l’uomo nel mantenimento di un equilibrio
energetico compatibile con livelli, almeno sufficienti, di salute psico-fisica. Inoltre, psicoterapia
psicoanalitica ed omeopatia si rivelano ottime partners una dell’altra, perché la prima può far
luce sulle macchie cieche della prima e viceversa. Infatti un’analisi può aiutare chi si cura
omeopaticamente sviluppare una maggiore sensibilità verso le immagini che si agitano
nell’interiorità, alla ricerca di una risposta psicologica personale della propria sofferenza, senza
pretendere una cura radicale e letterale con la somministrazione esterna del farmaco.
Veramente molteplici appaiono, credo, dopo quanto scritto, le possibili applicazioni di una
collaborazione terapeutica, nella pratica, tra omeopatia e psicoterapia, in generale e, nello
specifico, tra un approccio esclusivamente “semeiotico-obiettivo” alla visita omeopatica, o
anche analogico-psicodinamico.
5
Hahnemann, op. cit;, par. 19-20.
C. G. Jung, op. cit. (1952), trad. it. 1976; pp. 524-534.
7
Mi riferisco ad una teoria molto accredita dalla fisica moderna, secondo la quale un’unica super-equazione
matematica (detta della superstringa) può contenere e spiegare tutte le forze esistenti in natura e cioè le forze di
gravità, le forze elettromagnetiche e le forze atomiche. Cfr. J. S. Hagelin, An introduction to Unified Field Theories,
Farfield: IA, MIU Press.
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