terza mostra internazionale del restauro monumentale: dal

E’ motivo di soddisfazione per il nostro Ministero accompagnare
ai nastri di partenza la Terza mostra internazionale del restauro
monumentale, un’iniziativa nata dalla stretta collaborazione tra la
nostra Direzione Generale per i Beni architettonici e paesaggistici
e la Sezione Italiana dell’ICOMOS con l’ufficio internazionale di
Parigi. Si tratta di un vero e proprio laboratorio di ricerca che,
partendo appunto dal Salone del Restauro di Ferrara, toccherà varie
città italiane, per poi raggiungere importanti capitali estere. La
mostra si riallaccia, negli intenti e nella formula, alle precedenti:
la prima, allestita a Parigi a Palais de Chaillot esattamente
cinquanta anni fa (1957) e la successiva a Palazzo Grassi a Venezia
(1964) dove, appunto, è nata quella Carta del Restauro che oggi
rappresenta il riconosciuto punto di riferimento metodologico
comune dell’azione di tutela del patrimonio mondiale. Ed è stato
proprio a Venezia che, grazie alla felice intuizione dei suoi Padri
fondatori italiani (Gazzola, Pane, Sanpaolesi, De Angelis d’Ossat)
è nato l’ICOMOS che, per statuto, è il braccio operativo
dell’UNESCO nel campo della salvaguardia e della necessaria
valorizzazione dei siti e delle risorse architettoniche e ambientali.
Il Ministero per i Beni e le Attività culturali, con una mia convinta
attenzione personale, seguirà e promuoverà, a livello centrale e
periferico, l’impegno comune perché il nostro Paese, anche con
iniziative come questa di diffusione della conoscenza, continui a
svolgere da protagonista il proprio apprezzato, e sempre più
richiesto, ruolo di referente attivo nell’approfondimento dei criteri
e dell’azione di efficace gestione del patrimonio architettonico, come
di quello paesaggistico. Una leadership nazionale da accrescere e
consolidare.
Abbiamo scelto Ferrara come significativa stazione di avvio
dell’iniziativa perché il suo Salone dell’Arte del Restauro e della
Conservazione dei Beni Culturali ed Ambientali dal 1991, ossia
già da ben sedici anni, si è confermato come la prima e più
importante rassegna europea interamente dedicata al Restauro,
secondo un ormai ben sperimentato calendario di impegni che
interessa chiunque operi per proteggere e valorizzare il nostro
grande Patrimonio di risorse materiali. Mi auguro che il Salone,
anche grazie alla partecipazione ed al fattivo contributo dei
Delegati stranieri presenti in visita dall’Istituto per il Commercio
estero di Roma, possa costituire l’occasione concreta per l’avvio di
nuove iniziative che vedano come protagoniste le nostre imprese e
le nostre tecnologie all’estero in modo da diffondere sempre più
con l’esempio le conoscenze tecniche d’eccellenza degli operatori
italiani, riconosciuti leader del settore.
A tutti l’augurio più sincero di buon lavoro.
On. Francesco Rutelli
Vice Presidente del Consiglio e Ministro per i Beni e le Attività Culturali
I have the great pleasure to present the opening of the Third International
Exhibition on Monuments Restoration, an initiative born from the close
cooperation of the Direction General for architectural and environmental
Heritage of my Ministry, the ICOMOS Italian National Committee, and
the international ICOMOS office in Paris.
This exhibition is conceived as an itinerant research laboratory, which,
starting from the Salone del Restauro of Ferrara, will continue in other
Italian cities, to then reach some main European capitals.
This Third Exhibition is following the first one held in Paris at Palais de
Chaillot, fifty years ago (1957), and the second one held in Palazzo Grassi
in Venice (1964) on the occasion of the Second International Congress
on Monuments Restoration, during which the Restoration Charter was
enacted. This Venice Charter, translated in several languages, represents
today the common methodological benchmark for the protection of cultural
heritage worldwide.
It was on that occasion and thanks to the successful intuition of the
ICOMOS Italian founding fathers (Gazzola, Pane, Sanpaolesi, De Angelis
d’Ossat) that ICOMOS was established to operate, according to its statutes,
as UNESCO operating body in the domain of protection and enhancement
of sites, architectural and environmental resources.
The Ministry for Cultural Heritage and Activities, under my personal
supervision, will pursue to advocate in favour of our common commitment
so that our country, with such similar initiatives, will continue to play a
prominent role, internationally recognised and demanded, as proactive
referent in devising appropriate criteria and methodologies to ensure the
effective management of architectural and environmental heritage.
Ferrara has been selected as a significant starting point of this initiative.
the ‘Salone dell’Arte del Restauro e della Conservazione dei Beni Culturali
ed Ambientali’ held in Ferrara since 1991, almost sixteen years, has been
recognised as the first European overview exclusively dedicated to
Restoration, offering a consolidated agenda for all professionals working
in the field of the protection and valorisation of our vast cultural heritage.
I hope that this Salone, thanks also to the participation and the active
contribution of the delegates from the ‘Istituto per il Commercio estero di
Roma’, will offer a concrete occasion to boost new internal initiatives
contemplating the proactive role of Italian enterprises and technologies
and contributing to spread the excellent technical knowledge of Italian
operators, recognised in this sector as leaders.
I sincerely wish you a fruitful work.
TERZA MOSTRA INTERNAZIONALE DEL
RESTAURO MONUMENTALE:
DAL RESTAURO ALLA CONSERVAZIONE
Inauguriamo qui a Ferrara il work in progress della Terza Mostra
Internazionale del Restauro Monumentale, iniziativa che si attua, a
distanza di oltre quarant’anni dalla precedente allestita nel 1964 a
Palazzo Grassi a Venezia, in occasione del Secondo Congresso
Internazionale degli Architetti, nel corso del quale fu varata la Carta
di Venezia.
Gli enti promotori (Ministero per i Beni e le Attività Culturali, ICOMOS
e Fondazione Politecnico di Milano) sono lieti di presentare in questa
sede i pannelli che, raccogliendo le adesioni finora pervenute,
documentano, a confronto tra loro, le iniziative di salvaguardia e di
restauro svolte in Italia dalle Soprintendeze, dalle Università e quelle
internazionali.
L’iniziativa, che si apre con il doveroso omaggio a quattro grandi
protagonisti degli eventi del 1964 (Roberto Pane e Pietro Gazzola, autori
del testo della Carta di Venezia, Piero Sanpaolesi curatore della Mostra
di Palazzo Grassi e Guglielmo De Angelis d’Ossat, tra i promotori della
nascita dell’ICOMOS), vuole documentare lo stato di avanzamento del
restauro nel mondo, mettendo a confronto diretto fra loro iniziative ed
esperienze nate da una medesima esigenza (quella della tempestiva
salvaguardia di un patrimonio comune) e tuttavia risolte secondo metodi,
strategie e modalità spesso ancora fortemente differenziate.
La Mostra, che ha carattere itinerante, dopo Ferrara sarà a Gubbio il
14-15 giugno prossimi, in concomitanza con il Convegno Mirabilia
Urbis su Innovazione e progetto per la città esistente e poi a Roma, da
dove inizierà il proprio ulteriore percorso nelle principali capitali
straniere.
Marco Dezzi Bardeschi
Presidente Comitato Italiano ICOMOS
I am glad to open here, in Ferrara the work in progress of the Third
International Exhibition on Monuments Restoration, initiative which
is taking place, after more than forty years from the previous one held in
1964 at Palazzo Grassi in Venice, on the occasion of the Second
International Congress of Architects, during which the Venice Charter
was enacted.
The Organising bodies (Ministry for Arts and Cultural Affairs, ICOMOS
and Fondazione Politecnico di Milano) are pleased to present here in
Ferrara, beside Italian experiences, some international works of the
ICOMOS National Committees which concur to this initiative. Thus,
the exhibition allows to compare methodologies and works carried out
worldwide in preservation and restoration of cultural heritage.
The initiative will be opened by a due tribute to the protagonists of the
1964 congress and exhibition (Roberto Pane and Piero Gazzola, authors
of the Venice Charter, Piero Sanpaolesi, curator of the Exhibition at
Palazzo Grassi and Guglielmo De Angelis d’Ossat) who promoted the
establishment of ICOMOS. The exhibition offers an overview on the
restoration practices worldwide stemming out from the need to timely
and appropriately preserve and protect our common cultural heritage,
carried out, however, according to different methods and strategies.
The exhibition which has an itinerant character, will be next in Gubbio
(14th-15th June), at the same time of the Congress Mirabilia Urbis su
Innovazione e progetto per la città esistente, and Rome, where a new
foreign path will begin.
OMAGGIO AI PROTAGONISTI DI VENEZIA 1964
PIERO GAZZOLA (1908-1979)
Come figli abbiamo accolto con estremo piacere che un’iniziativa scientifica
importante come la Mostra Internazionale del Restauro Monumentale abbia
inteso riservare uno spazio per illustrare e chiarire il senso dell’operato di Piero
Gazzola. Il nostro auspicio è, evidentemente, che la memoria della poliedrica
attività di Gazzola, e in senso lato il suo contributo culturale, possano considerarsi
tuttora presenti, cioè innestati nel vivo del dibattito scientifico attuale. I temi che
furono l’oggetto del suo lavoro e della sua constante riflessione costituiscono oggi
un lascito da più parti criticamente acquisito e riconosciuto, un imprescindibile
riferimento per quanti si occupano non solo di restauro monumentale, ma più in generale di tutela e
valorizzazione degli elementi storici stratifcati sul territorio, di quell’insieme di attività sul patrimonio
che vanno dalla catalogazione alla musealizzazione alla difesa di paesaggio e beni storico-artistici. Una
prova certa, che ci incoraggia a proseguire in qualche modo l’opera di Gazzola cercando di mantenerne
viva nel tempo la testimonianza intellettuale, è per noi l’attrazione tuttora comunemente esercitata dalla
sua biblioteca personale, e dall’archivio lasciato a futura consultazione nella dimora di S. Ciriaco di
Negrar in cui egli abitò per lungo tempo. Noi sappiamo per espressione diretta della sua volontà in vita,
ma anche dalla palpabile rilevanza di questo corpus documentale, che tutto questo rispondeva al
desiderio di trasmettere alle generazioni a venire il senso di una continua, necessaria verifica dei criteri di
conservazione e restauro, in stretta e ravvicinata prosecuzione con il presente storico. E’ precipuamente
a questo scopo - di evoluzione del pensiero critico nel campo del restauro - che Gazzola ha minuziosamente
e costantemente documentato il suo operato, nell’intero arco della sua esistenza, attraverso ogni possibile
fonte, organizzando personalmente le informazioni, in modo da garantire l’integrità di questi materiali
e da renderli fruibili ad ogni futuro potenziale interessato. La perspicacia con cui ha garantito che venisse
ordinatamente conservata la traccia documentaria di tutte le esperienze da lui accumulate, il materiale
di studio raccolto durante tutta una vita sono il segno inequivocabile di un progetto di trasmissione
culturale, tagliato sulle esigenze di conoscenza di chi in futuro avrebbe ripreso e continuato il suo lavoro,
dopo di lui. Le visite all’archivio di giovani studiosi di varia provenienza, interessati a consultare questo
corpus documentario per le loro tesi di laurea e ricerche di dottorato, si sono susseguite negli anni dopo
la sua scomparsa, intensificandosi nell’ultimo decennio. Stante la rete di contatti internazionali che così
si è creata, e data la domanda sempre crescente di opportunità di consultazione, abbiamo ritenuto di
interpretare fedelmente la sua volontà dando vita ad un’Associazione che avesse lo scopo di provvedere
alla catalogazione completa e sistematica, secondo gli standard correnti, del materiale contenuto nella
biblioteca e nell’archivio, ottimizzandone definitivamente l’accessibilità. E’ questo, per noi, il modo
migliore di onorare la memoria di nostro padre, fornendo un contributo in termini di nuove fonti
documentarie alla ricerca contemporanea nel campo del restauro monumentale, e non solo.
Pia e Gianandrea Gazzola
1. RICOSTRUZIONE E TUTELA A VERONA. Piero Gazzola è conosciuto principalmente
per gli interventi di ricostruzione dei ponti di Verona. Tuttavia la sua opera nella città d’adozione
non si limitò solo a questi temi, ma coinvolse l’intero contesto culturale cittadino. Dagli
interventi sui piani urbanistici alle proposte di tutela ambientale, nonché le numerose
manifestazioni, le iniziative editoriali e le proposte e i consigli instancabilmente offerti alle
istituzioni cittadine in merito ai temi culturali, fanno del Soprintendente veronese una delle
figure più importanti della storia veronese del Novecento e di Verona uno dei principali centri
di sperimentazione delle tecniche di intervento sui beni culturali. La cronologia:
1941-1945 Si avviano le importanti opere di prevenzione dai danni bellici applicate ai principali
monumenti veronesi.
1945-1948 Dopo i devastanti bombardamenti, la Soprintendenza guidata da Piero Gazzola è
incaricata di elaborare i principali progetti della ricostruzione. Già nella ricostruzione della
Sala Boggian in Castelvecchio, Gazzola si discosta dalle scelte fin lì operate
da Antonio Avena a favore di un intervento più chiaramente
contemporaneo.
1949-1959 Gli interventi più eclatanti, e in qualche modo più noti, dell’opera
di ricostruzione post-bellica di Verona ad opera di Gazzola riguardano i
progetti di riedificazione dei due ponti storici.
La ricostruzione del Ponte di Castelvecchio e del Ponte Pietra, oltre ad
essere ritenuta una forse inevitabile opera di “medicazione” delle ferite
inferte dalla guerra, rappresentano delle straordinarie occasioni per
sperimentare un approccio attuale alle tecniche costruttive tradizionali e
per formare una nuova generazione di specialisti destinata ad operare
nella città per tutto il XX secolo.
1949-1959 Le tecniche di rilievo, indagine e intervento utilizzate sui ponti veronesi, rappresentano
un importante bagaglio di esperienze per il soprintendente veronese, tale da farlo diventare
uno dei maggiori specialisti internazionali negli interventi di restauro e
ricostruzioni di monumenti archeologici. Le numerose pubblicazioni che
accompagneranno queste opere, se da un lato appiattiranno la figura di
Gazzola unicamente su questi interventi, dall’altro gli offriranno infatti
la possibilità di
ampliare la platea dei suoi estimatori ben al di là dei
confini nazionali.
1948-1951 I primi anni del dopo-guerra rappresentano per la città scaligera, come per le altre
città italiane gravemente danneggiate dalla guerra un momento di grande fervore.
Nel delicato ruolo di custode della tutela della “fisionomia” storico-artistica della città, Gazzola
sembra tuttavia ritagliarsi degli spazi di sperimentazione delle tecniche di intervento sui
monumenti e dell’inserimento di nuovi edifici in contesti storici sensibili. Sotto quest’ottica si
possono leggere gli interventi su San Nicolò all’Arena e la ricostruzione della Biblioteca
Capitolare, che sembrano preannunciare i grandiosi progetti internazionali.
2. URBANISTICA E CONSERVAZIONE AMBIENTALE. L’estensione del concetto di
monumento, da Gazzola esplicitata con Roberto Pane nell’art. 1 della Carta di Venezia del
1964, rappresenta per lo stesso Gazzola, un punto di arrivo e un nuovo
punto di partenza per la sua personale attività di
«urbanistica e conservazione ambientale» che
occuperà buona parte della sua lunga carriera
professionale. Tuttavia, è soprattutto a partire
dall’esperienza veronese, che egli si impegnerà nella
realizzazione fattiva della difesa dei centri storici,
prima in Italia, con la creazione dell’Ufficio Centrale dell’Inventario, e poi in Europa, con il
progetto I.P.C.E.(Inventario Patrimonio Culturale Europeo) che lo terrà occupato sino alla
morte.
3. LE MISSIONI UNESCO E I RAPPORTI INTERNAZIONALI. L’attività internazionale di
Piero Gazzola si sviluppa a partire dagli anni Cinquanta
e si articola intorno a tre temi che lo impegneranno per
tutta la sua carriera: le missioni operative per i progetti
UNESCO per la tutela e la salvaguardia dei monumenti
e dei siti, le riflessioni in simposi internazionali per il
collegamento tra tutela, promozione turistica e
economica, l’impegno per la realizzazione di corsi di studio e centri di
formazione per architetti e tecnici nel campo del restauro. Esse mostrano
l’operatività instancabile di Gazzola nell’allargare il campo di studio
dall’oggetto monumentale al contesto culturale, economico e sociale che ne
sostiene la tutela.
4. LA CARTA DI VENEZIA. “Con l’ICOMOS si è colmata una lacuna
lamentata da ogni Paese e si è soddisfatta una esigenza sentita da tutti gli
organismi settoriali della tutela. Va peraltro riconosciuto che il risultato di gran
lunga più positivo di questa assemblea è stata la formulazione della Carta
Internazionale del Restauro la quale ha costituito non un episodio culturale, ma
un testo di portata storica. Costituisce infatti un impegno che nessuno potrà più ignorare e al cui spirito
ogni specialista dovrà attenersi, se non vorrà essere considerato un fuorilegge
della cultura. La dottrina così codificata costituisce oggi
per tutti un documento inoppugnabile la cui validità si
affermerà sempre più nel tempo, legando per sempre il
nome di Venezia a quello storico evento. La Charte de
Venise sarà infatti d’ora in poi - in tutto il mondo - il
codice ufficiale nel settore della conservazione dei beni culturali” (Piero Gazzola)
Piero Gazzola è “attento restauratore…precursore dell’approfondimento dei rapporti tra tutela
monumentale e cultura urbanistica, per l’attenzione ai problemi del
territorio” (Bellini, 2004). Fondatore dell’ICOMOS, instancabile promotore
di iniziative internazionali, con la Carta di Venezia porta l’Italia al centro
del dibattito mondiale per il Cultural Heritage raccogliendo interventi e
proposte dei maggiori esperti del settore. In parallelo va sottolineato il suo
concreto rapporto con la pratica progettuale nello sviluppo, in sodalizio
con Libero Cecchini, dell’ambizioso progetto per la Cittadella di Cagliari.
“Sopra le mura sabaude del sec. XVIII (..) nell’Ottocento veniva costruito l’Arsenale adattato fra le
ultime due guerre a caserma e duramente bombardato durante l’ultimo conflitto mondiale. Proprio come
utilizzo dei resti dei vani della caserma nasceva l’idea dell’Università di allargare la sede del Museo
archeologico e della Pinacoteca e di creare un centro studi polivalente delle arti e della storia sarda. Il
primo progetto, presentato nel dicembre del ‘56 si limitava ad usufruire di tutti gli edifici esistenti lungo
il perimetro dell’Arsenale, con lievi interventi per renderli adatti ai nuovi usi; come sola novità inseriva
al centro del complesso una sala per concerti (auditorium) Questa prima idea si rivelava improvvisamente
irrealizzabile quando, nel 1957, il Ministro dei LL.PP. interveniva a demolire le strutture pericolanti
della zona, costringendo così a una rielaborazione del progetto e dell’idea iniziali, e inducendo ad
estendere la programmazione e lo studio anche all’area esterna all’Arsenale” (Libero Cecchini).
5. LA CITTADELLA MUSEALE DELLA SARDEGNA. “Sullo zoccolo roccioso che costituisce
l’acropoli di Cagliari si susseguirono nei secoli strutture architettoniche di difesa delle quali solo scarse
tracce sono giunte fino a noi. La violenza dell’ultima guerra seminò rovine, annientando anche i depositi
militari, che avevano dato origine alla denominazione ARSENALE, che tutt’ora designa la località. E
qui si deliberò di insediare la “Cittadella Museale della Sardegna”. Dopo una rigorosa ricerca archeologica
che mise in luce arcaiche strutture e complicati camminamenti sotterranei, il progetto degli edifici
concepiti per assolvere la nuova funzione culturale è stato sviluppato partendo da un puntuale studio
delle preesistenze e della situazione naturale dell’ambiente. Fu preciso programma di mettere ogni cura
per ricercare la “vocazione” del luogo”, contemperando le esigenze delle nuove costruzioni alla volumetria
idealmente disponibile, in base ad una situazione panoramica di valore preponderante in un ambiente
che non ammette violenza.
Intenzione progettuale è stata quella di contemperare le esigenze di funzionalità e flessibilità caratteristiche
del museo moderno con la finalità di ottenere una composizione precisa e modesta. In realtà il progetto
iniziale non ebbe valore che come indicazione programmatica, perché di fatto le idee maturarono e si
concretarono nel progredire dei lavori, in base ai “suggerimenti” enunciati dalle forme e strutture
rinvenute. Partendo da queste considerazioni di preponderanza dei valori ambientali e di assoluto
rispetto per ogni preesistenza storica e strutturale, dopo una approfondita presa di conoscenza della
consistenza geologica della zona e dei materiali edilizi tradizionali, fu analizzata la disponibilità volumetrica
ideale in rapporto alle esigenze. Studiate le collezioni da esporre e valutato il grado di importanza delle
singole opere, fu concordato con i responsabili dei singoli Istituti lo spazio e le esigenze particolari di vita
e di azione dei vari edifici. Decisa l’opportunità di considerare il museo come organismo vivo, da
affiancare alle congeneri attività culturali del nucleo urbano, si convenne di creare in loco un complesso
contenente oltre agli edifici propriamente destinati alla esposizione precisamente: 1-Museo archeologico
e lapidario, 2-Pinacoteca, 3-Museo etnografico, 4-Galleria d’arte moderna, 5-Galleria per mostre
temporanee), anche un organismo destinato all’Istituto di Archeologia e Storia dell’Arte con annessa
biblioteca, sala conferenze e laboratori. Veniva così codificata la compenetrazione vitale, nel cuore della
città tra i giovani ed i docenti, considerati quali operatori di cultura, ed il Museo nella sua funzione di
strumento di lavoro per la formazione dell’uomo. A questa visione dinamica del museo fu ispirata anche
la concezione architettonica sia dei singoli edifici che dell’insieme. Si è inteso realizzare una struttura
composita in cui nulla poteva essere concepito in arida autonomia, ma tutto come facente parte di un
organismo vitale quasi “generato” dalla preesistenza dell’atmosfera, disponibile in una esigenza di unità
funzionale e di godimento di un ambiente unico.
Tale aspirazione concettuale è parsa raggiungibile soltanto attraverso una “lettura” in profondità delle
peculiarità delle strutture messe in luce, la carica lirica contenuta nella pietra a disposizione, la preziosità
di certe lavorazioni tradizionali. La tagliente intensità della luce tipica del luogo è stata utilizzata per
ottenere particolari risultati plastici nella dosatura delle aperture, nella profondità dei porticati. La
struttura in cemento è stata scelta come quella più idonea a rendere possibile la concessione di spazi e
strutture architettoniche liberamente articolate. II cemento inoltre costituisce il tessuto connettivo neutro,
meglio esaltante la preziosità della pietra nelle diverse qualità e tipo di lavorazione: a cominciare dalla
roccia affiorante in gioco con il verde dei tappeti erbosi e dei vecchi alberi salvati dalla distruzione”.
(Inedito, dattiloscritto allegato a una richiesta di informazioni sul progetto di Franco Minissi
, Archivio privato Gazzola, Negrar, senza data)
6. LA CARTA DIVENEZIA E LA CITTADELLA MUSEALE DI CAGLIARI.
”Carichi di un messaggio spirituale proveniente dal
passato, le opere monumentali dei popoli restano nella
vita presente come testimonianza vivente delle loro
tradizioni secolari. L’umanità, che assume ogni giorno
coscienza dell’unicità dei valori umani, li considera come
un patrimonio comune, e si riconosce solidalmente
responsabile della loro salvaguardia di fronte alle
generazioni future. Essa ha il dovere di trasmetterle in
tutta la ricchezza della loro autenticità. Discende pertanto
come fatto essenziale che i principi che debbono presiedere
alla conservazione ed al restauro dei monumenti siano
elaborati in comune e formulati su scala internazionale,
pur lasciando ad ogni Nazione la cura di assicurarne
l’applicazione nell’ambito della propria cultura e delle
proprie tradizioni”. (Piero Gazzola)
Solo un approccio che legge il percorso creativo e culturale svolto attraverso le scelte progettuali
è premessa a un intervento di conservazione che faccia delle proprietà materiche della fabbrica
un punto di forza qualificante e nel contempo si carichi della volontà di storicizzare e
musealizzare a sua volta l’opera stessa, tenendo conto delle sue potenzialità documentarie,
attraverso la convivenza degli obblighi di tutela e valorizzazione con le intenzioni espressive e
i caratteri originali del progetto.
Il Comune, appena terminato il piano regolatore generale ha nominato
una Commissione per lo studio del piano particolareggiato del Castello,
piano che comprenderà le norme regolanti le ricostruzioni, le
ristrutturazioni e i restauri in quel quartiere.
Il Castello è una collina rocciosa, oblunga, sensibilmente orientata NordSud. In quella direzione è l’andamento di tutte le vie principali, presso a
poco orizzontali, mentre i vicoli secondari, a forte pendenza, le collegano ad intervalli. Poche
sono le costruzioni che risalgono al tardo medioevo o al Seicento, ma esistono alcuni palazzi
settecenteschi di grande interesse storico-artistico, mentre la maggioranza
è costruita da edifici dimessi, modesti, costruiti fra Sette e Ottocento e
successivamente trasformati: in alcuni casi addirittura si tratta di
palazzetti e case di epoca umbertina, che però nell’armonìa del complesso
acquistano una sicura importanza. Il problema di rendere vivo il Castello
di Cagliari è dunque delicato. Non si può pensare di restaurarlo badando
solo alla conservazione delle vestigia del passato e neanche a ripristinarlo
col sogno irraggiungibile di riportarlo a «come era» in una certa epoca,
per esempio alla metà dell’Ottocento. L’una o l’altra soluzione urterebbe
contro la necessità sociale e urbanistica di rendere la vita a un quartiere
cittadino che rischia di degenerare. Un problema arduo ma ormai risolto, è stato quello dell’antico
Arsenale. Si tratta di un aggruppamento di edifici di poca importanza, dominati da un’alta
torre di tipo pisano, datata 1305, e dalle porte cittadine, due delle quali ottocentesche. Il
complesso sarà ristrutturato conservando fedelmente la torre, le porte e qualche edificio del Sei
o del Settecento che, pur non avendo intrinseco valore in sé, ne acquistano uno episodico nel
contesto dell’insieme.
L’ex-Arsenale, estrema propaggine settentrionale del Castello sarà trasformato in centro storicoartistico comprendente istituti universitari e musei che contribuiranno a dar vita al Castello. Il
progetto, ormai in via di esecuzione, è dovuto agli architetti Gazzola e Cecchini.
7. PROFILO BIOGRAFICO. La consultazione del materiale archivistico ha consentito di
delineare un profilo sintetico dell’architetto che dimostra la molteplicità delle iniziative intraprese
nell’ambito della tutela dei monumenti e del territorio. Dalla biografia si evince, in particolare,
il suo incessante impegno nel farsi promotore e divulgatore delle attività dell’UNESCO,
nell’organizzazione di missioni internazionali e nell’intrattenimento di rapporti con gli Stati
esteri, con i quali stabilire comuni obiettivi di tutela e di salvaguardia, sia dal punto di vista
teorico-didattico che pratico, grazie alle sue articolate relazioni diplomatiche, tanto da poter
senza dubbio riconoscere al Nostro il ruolo di trait-d’union d’union tra le organizzazioni
internazionali nel campo della tutela monumentale e l’indiscusso merito di aver conferito una
dimensione di più ampio respiro alla cultura italiana del restauro.
1908 Nasce a Piacenza il 6 luglio
1932 Si laurea in Architettura Civile presso il Politecnico di Milano
1939-1941 Ricopre l’incarico di Soprintendente ai Monumenti della Sicilia Orientale a Catania
1941-1973 Ricopre l’incarico di Soprintendente ai Monumenti del Veneto Occidentale a Verona
1946-1949 Ricopre l’incarico presso la Direzione della Soprintendenza ai Monumenti della
Lombardia a Milano
1949-1952 E’ Professore incaricato nella facoltà di architettura del Politecnico di Milano alla
cattedra di Storia dell’arte e storia e stili dell’architettura e dal 1952 al 1960 alla cattedra di
Restauro dei monumenti
1952-1955 Viene nominato, in seguito a Concorso Internazionale, Specialista per i Monumenti,
l’Archeologia e l’Ambiente presso l’UNESCO a Parigi. In tale funzione si occupa di numerose
iniziative di notevole rilevanza tra cui:
- la preparazione del testo di convenzione per la Conferenza dell’Aja sulla protezione dei beni
culturali in caso di guerra e organizzazione della conferenza stessa;
- la preparazione di missioni di esperti e relativi rapporti, su richiesta da vari stati per risolvere
problemi d’interesse monumentale o archeologico;
- l’istituzione del centro internazionale di studi per la conservazione e il restauro dei beni
culturali; definizione dei compiti, preparazione dello statuto e del testo dell’accordo, poi
sottoposto al governo italiano;
- la preparazione del testo di raccomandazione relativo ai principi internazionali da applicare
nel settore degli scavi archeologici; studiò, inoltre, la formulazione e adozione di strumenti
internazionali atti a regolare i problemi della tutela (raccomandazioni e convenzioni dell’Unesco);
- l’organizzazione e la segreteria permanente del Comitato internazionale dei monumenti
dell’UNESCO.
1954 E’ Segretario della Conferenza dei plenipotenziari per la Convenzione dell’Aja, sulla
protezione dei Beni culturali in caso di guerra
1955-1978 E’ Ispettore Centrale Tecnico alla Direzione Generale Antichità e Belle Arti a Roma
1956 Cura la Progettazione ed esecuzione della Cittadella Museale della Sardegna sull’Acropoli
di Cagliari
1959-1961 E’ Consulente del Governo Egiziano presso Il Cairo per studiare le conseguenze
della progettata nuova diga di Assuan
1960 E’Capo Missione UNESCO in Egitto e Sudan per studiare la possibilità di salvare
monumenti minacciati di sommersione (Karthoum)
1961 E’ Capo Missione UNESCO per la progettazione del salvataggio dei Templi di Abou
Simbel e vincitore dei 3 concorsi internazionali successivi (Il Cairo e Parigi)
Dal 1961 al 1971- E’ Professore invitato dalle Università di Lisbona, Torun, Madrid, Barcellona,
Helsinki, Varsavia, Leuven, Città del Messico, Firenze, Napoli, Venezia e presso la Facoltà di
Architettura e l’ICCROM a Roma
1961-1971 E’ Rappresentante del Governo Italiano presso il Centro Internazionale Studi per la
conservazione e il restauro dei Beni Culturali (ICCROM) a Roma, cui diede il suo contributo
per la creazione e organizzazione. Fu patrocinatore della creazione in vari Paesi (Bangkok,
Città del Messico, Madrid ecc.) di centri di studio per la formazione di architetti restauratori.
1964 E’ Presidente del Comitato Organizzatore del II Congresso Internazionale Architetti e
Tecnici del restauro (Venezia)
1964 E’ Segretario generale del Comitato provvisorio del Conseil International des Monuments et
des Sites (ICOMOS)
1965 E’ nominato Presidente dell’International Council of Monuments and Sites Icomos (Krakow)
e confermato successivamente nel 1968 (Oxford) e nel 1971 (Budapest)
1965-1976 - E’ Consulente del Consiglio d’Europa per i problemi della protezione e il recupero
dei Centri Storici (Strasburgo)
1966 - E’ Membro del Consiglio direttivo dell’International Fund for Monuments I.F.M. (New
York)
1967-1971 E’ Capo delle Missioni UNESCO in:
- Iraq, Cipro, Lussemburgo, Afganistan, Cipro, Perù e Messico
1974 al 1978 E’ Membro del Consiglio d’Amministrazione del Ministero per i Beni Culturali e
Ambientali (Roma)
1975 E’ nominato presidente d’onore ICOMOS (Rottenbourg)
1979 -Muore il 14 settembre
Testo a cura di D. Borsa, G. Castiglioni, P. Conte, F. Gottardo, M. Raffaeli
Coordinatore: Alberto Grimoldi - Tutor: Carolina Di Biase
Dottorato di ricerca in conservazione dei beni architettonici del Politecnico di Milano
ROBERTO PANE (1908-1987)
1. IL RESTAURO DEI MONUMENTI E LA RICOSTRUZIONE. Le vicende della ricostruzione
postbellica, con il drammatico retaggio di problemi sociali e culturali, suscitati dalle distruzioni,
inducono Pane a partecipare attivamente alla problematica del restauro, come testimonia il
suo “Il restauro dei monumenti”, pubblicato su Aretusa nel 1944, cui la critica successiva ha
unanimemente attribuito un carattere fondativo. In questi anni è membro del comitato per il
restauro del Tempio Malatestiano di Rimini, della Commissione per la ricognizione del
patrimonio artistico danneggiato dalla guerra e del Consiglio dell’Istituto Centrale del Restauro.
Nel 1949 è a Parigi come consulente per il restauro dei monumenti del
Segretariato generale dell’Unesco.
Colpita da spezzoni incendiari nel bombardamento
del 4 agosto 1943, la chiesa di Santa Chiara a Napoli
– di origine trecentesca ma fortemente rimaneggiata
in età barocca – viene ricostruita a partire dal 1945
dalla Soprintendenza napoletana. Nel 1944 Roberto
Pane sostiene l’inevitabile necessità di ricomporre le
linee trecentesche, rinunciando al rifacimento della
veste barocca, ma anche all’ipotesi di conservarla
allo stato di rudere. Il caso di Santa Chiara ispira quindi una più ampia riflessione teoretica
sul restauro, che costituisce un importante contributo per la definizione della dottrina del
restauro critico. Affiora intanto il riferimento ad una istanza psicologica del restauro di necessità,
precisata negli anni a venire in seguito ad un crescente interesse per la psicanalisi junghiana.
Minato dai tedeschi in ritirata nella notte fra il 3 e il 4 agosto 1944, il ponte
a Santa Trinita a Firenze, realizzato dall’Ammannati tra il 1566 e il
1569, sarà ricostruito com’era e dov’era tra il 1955 e il ’58 da R. Gizdulich
e E. Brizzi. Già nel 1946 Pane si dichiara favorevole alla ricostruzione del
ponte più bello del mondo, non soltanto per ragioni di natura pratica,
psicologica o sentimentale, ma anche artistiche.
Nel 1946 Pane è incaricato del restauro della Cattedrale di Teano (Caserta), gravemente
danneggiata durante il secondo conflitto mondiale. I lavori, conclusi nel 1957, consisteranno in
una vera e propria ricostruzione, in grandissima parte ex novo, relativa in particolare alla facciata,
all’interno e alla cupola.
Danneggiato gravemente da quattro bombardamenti tra il 1943 e il ’44,
il tempio Malatestiano di Rimini – realizzato da Leon Battista Alberti
a partire dal 1450 sulla preesistente chiesa di San Francesco – viene
ricostruito tra il 1946 ed il 1950. Dal 1948 Roberto Pane partecipa – con
G. De Angelis d’Ossat, E. Lavagnino, D. Levi, M. De Vita e il
soprintendente Capezzuoli – ad una commissione ministeriale per il restauro.
Dopo un’attenta valutazione critica, Pane sostiene l’opportunità di procedere allo smontaggio
e rimontaggio dei conci in pietra d’Istria del paramento albertiano, non soltanto per ragioni di
ordine statico, ma anche per risolvere un grave squilibrio estetico prodotto dai danni delle
bombe. In parziale dissenso con De Angelis, invita tuttavia a ridurre lo smontaggio a parti
limitate della fabbrica, esigendo un preventivo rilievo 1:20 dello stato della facciata, allo scopo
di rispettare nel rimontaggio tutte le «grossolanità e le approssimazioni che erano presenti
nella esecuzione primitiva».
2. L’INCONTRO TRA ANTICO E NUOVO E LA SPECULAZIONE EDILIZIA.
A partire dai primi anni ’50, con il progressivo sacco edilizio delle città
italiane ed il dilagare della speculazione, il dibattito architettonico è
fortemente segnato dal tema del rapporto tra antico e nuovo negli antichi
tessuti. Nel 1953 il dibattito sull’inserimento del nuovo nell’antico è segnato
dalla presentazione del progetto di Frank Lloyd Wright per la fondazione
Masieri a Venezia, dedicato alla memoria di Angelo Masieri, tragicamente
scomparso l’anno prima. La cultura architettonica italiana si spacca in
due: Antonio Cederna tuona contro l’irruzione del moderno nel tessuto
veneziano, Roberto Pane, per contro, è tra i primi a sostenerlo, rispondendo
puntualmente alle argomentazioni degli oppositori sulle colonne de Il
Mondo. Al fronte del “sì” si uniranno più tardi anche Ernesto N. Rogers e
Bruno Zevi, ma dopo alcuni mesi la polemica si concluderà con la
bocciatura del progetto.
Roberto Pane – componente del direttivo nazionale e presidente della sezione napoletana di
Italia Nostra fin dal ’56 – promuove una serrata polemica contro il saccheggio edilizio, ma
combatte anche l’intangibilità dei centri storici, sostenendo la legittimità dell’architettura
moderna a patto di opportuni limiti volumetrici e linguistici. Come membro dell’INU dal
1952, organizza e presiede nel 1957, il congresso internazionale Attualità urbanistica del monumento
e dell’ambiente antico, (XI Triennale di Milano).
Nel 1956, al convegno INU di Torino, Roberto Pane presenta la relazione Città antiche edilizia
nuova, avanzando una proposta concreta di semplice e immediata applicabilità, finalizzata alla
salvaguardia degli ambienti antichi dalla dilagante speculazione, in attesa di provvedimenti
più sistematici. La proposta di Pane, mai attuata, darà luogo ad un
vivace dibattito, non privo di equivoci sul suo carattere transitorio, che
vedrà numerosi oppositori rifiutare ogni sistema di regole prestabilite nel
caso di nuova architettura negli antichi tessuti. In Città antiche edilizia
nuova Pane svolge anche numerose riflessioni sul tema dell’incontro tra
antico e nuovo, rispondendo alle tesi dell’inconciliabilità con una profonda
fiducia nella realtà della stratificazione edilizia e nella continuità storica.
Partecipa con Benevolo, Samonà e Quaroni al comitato per la Commissione nazionale di
studio dell’INU e in quel tempo pubblica sulle colonne de Il Mondo di Pannunzio numerose
denunce dei guasti perpetrati a Napoli dall’amministrazione laurina, oltre a polemiche relative
ai problemi del Veneto e ad altre situazioni urbanistiche italiane.
Le iniziative locali culminano con la redazione di un Documento su Napoli. Curato da Pane ed
illustrato con sue fotografie, il fascicolo, edito da Comunità, contiene una serrata denuncia
delle condizioni urbanistiche ed edilizie della città sul finire degli anni Cinquanta, mentre
Adriano Olivetti lo invita a presentarsi con lui alle elezioni politiche del 1958, segnate da forti
polemiche contro l’abusivismo edilizio ed il disordine urbanistico.
3. LA CARTA DI VENEZIA E LA TUTELA DEI CENTRI ANTICHI E DEL PAESAGGIO.
Nel maggio 1964 Roberto Pane svolge a Venezia la relazione introduttiva al “II Congresso
Internazionale degli architetti e tecnici del restauro”. Nello scritto, Pane traccia un quadro
generale della disciplina ed un bilancio dell’attività di restauro condotta in Italia a partire dal
dopoguerra; precisa inoltre, in termini più conservativi, il proprio orientamento in materia,
contestando in parte gli esiti più estremi della dottrina del restauro critico.
Nella stessa occasione propone, con Piero Gazzola, alcuni emendamenti alla carta italiana del
restauro del 1932, che costituiranno lo spunto per la redazione della Carta di Venezia, approvata
a conclusione del congresso con un suo fondamentale apporto.
Tra gli articoli maggiormente debitori delle sue riflessioni emergono senz’altro il primo – che
estende il concetto di monumento all’ambiente urbano e paesistico che costituisca la testimonianza di
una civiltà particolare, di un’evoluzione significativa o di un avvenimento storico – ma anche il
quinto, relativo alla utilizzazione dei monumenti in funzioni utili alla società ed il sesto, riferito
alla conservazione delle condizioni ambientali del monumento.
A partire dal numero 267 del 1965 Roberto Pane entra a far parte del comitato di consulenza
di Casabella, diretta da Gian Antonio Bernasconi, partecipando attivamente alla redazione
della rivista con propri articoli e riflessioni. La collaborazione durerà cinque anni, fino al
numero 340 del 1970, in coincidenza con il passaggio della direzione ad Alessandro Mendini.
Nell’aprile 1965, dopo un decennio di dibattiti sul rapporto antico-nuovo, Pane organizza a
Venezia, con Giuseppe Samonà, il seminario “Gli architetti moderni e l’incontro tra antico e
nuovo”. Nella relazione introduttiva, Pane stigmatizza le responsabilità dell’architetto, troppo
spesso asservito alle ragioni dell’interesse privato ed evasivo nei confronti della sua
responsabilità sociale, contestando l’architettura dello standard e gli esiti più deteriori del
funzionalismo. Nel corso del convegno polemizza con Bruno Zevi, che presenta una relazione
dal titolo In difesa dell’architettura moderna.
L’anno successivo organizza un secondo Convegno sul tema a Firenze (7-9 gennaio 1966),
registrando con amarezza la scarsa partecipazione degli architetti progettisti. Nel 1971 Pane
pubblica Il centro antico di Napoli, frutto di una ricerca pluriennale da lui coordinata in
collaborazione con R. Di Stefano, L. Cinalli, G. D’Angelo, C. Forte, S. Casiello, G. Fiengo e L.
Santoro.
Articolato in tre volumi, il lavoro costituisce il primo studio approfondito delle insulae del
centro antico, finalizzato alla redazione di un piano di restauro e riqualificazione architettonica
ed urbanistica esteso all’intera area, con specifici approfondimenti relativi alla viabilità, ai
parcheggi, alle attrezzature ed alla fattibilità economica dell’intervento. Vi trova applicazione,
tra l’altro, il principio del diradamento verticale, definito da Pane quale intervento di bonifica
delle soprelevazioni e degli abusi edilizi, nel rispetto dei tracciati viari e della configurazione
urbanistica originaria, ritenuti valori primari da tutelare. Nell’introduzione allo studio, Pane
precisa anche la distinzione concettuale tra centro antico e centro storico, già allora fonte di
interpretazioni ambigue e più tardi equivocata come intenzione di
graduare la tutela ed il restauro per le diverse parti della città.
Il crescente interesse per il paesaggio ed i relativi problemi di tutela è
testimoniato dal suo volume fotografico Campania. La casa e l’albero (1961),
pubblicato in occasione della mostra di Torino per il Centenario dell’Unità
d’Italia, alla quale aveva preso parte coordinando il padiglione Campania
con Roberto Mango e Massimo Nunziata.
Qualche anno più tardi, Luigi Piccinato lo invita a partecipare – con R.
Guiducci, M. Rossi Doria ed altri – ad un comitato ministeriale per la
redazione di una Proposta di assetto territoriale regionale della Campania.
Dal 1974, sempre con Piccinato, coordina gli studi per un Piano urbanistico territoriale della
penisola sorrentina e amalfitana, presentato nel 1977 ed adottato dalla Regione Campania,
con varianti, a seguito della legge Galasso nel luglio 1987. A partire dal
1983 e fino agli ultimi giorni della sua vita, svolgerà una vasta
documentazione fotografica del paesaggio campano, in parte pubblicata
nel volume di L. Capaldo, A. Ciarallo e G. Pane Il paesaggio del sud (1989),
ed esposta nella mostra Campania sconosciuta (Napoli, 1990).
A partire dai primi anni ’60 è membro del Consiglio Superiore dei Lavori
Pubblici, influendo in maniera più efficace e diretta sulle scelte di natura
edilizia ed urbanistica. La sua partecipazione si interrompe bruscamente
nel 1966, all’indomani dell’inchiesta sulla frana e sui guasti urbanistici di
Agrigento, nella quale aveva individuato e denunciato le corresponsabilità
del potere politico locale.
Nel 1963 Pane è incaricato dal Comune di Napoli della sistemazione
urbanistica dell’insula di Santa Chiara, circondata da alti edifici
ottocenteschi e già oggetto di demolizioni in conformità con un piano di
ricostruzione del ’55 ed un progetto della Soprintendenza. La proposta
di Pane conserva il basamento dei fabbricati da demolire, scongiurando
l’isolamento della chiesa e prevede la realizzazione di botteghe lungo il perimetro originario
della cittadella monastica.
Dopo una vivace polemica con Marcello Canino, sostenitore della tesi dell’isolamento, il Consiglio
Superiore delle Antichità e Belle Arti approva il progetto stralciando l’ipotesi delle botteghe.
L’intervento sarà realizzato nei primi anni ’70 con una sistemazione a verde, progettata da
Pane in variante rispetto al progetto originario.
Nel 1965 Pane è incaricato, con Mauro Civita, della redazione del Piano particolareggiato di
risanamento edilizio e restauro della città vecchia di Molfetta, già oggetto di ordinanze di
demolizione emanate dal Genio Civile, contro le quali si era opposto. Dopo un’attenta analisi
del patrimonio edilizio, il piano prevede una serie di provvedimenti urgenti per scongiurare i
crolli in corso e delinea il risanamento del nucleo antico attraverso interventi di diradamento e
restauro. Segue poi l’incarico del PRG, consegnato nel ’68 e mai reso operante per l’ostilità
dell’Amministrazione, contraria, tra l’altro, al vincolo sugli edifici ottocenteschi.
Nel 1967 redige con Civita il Piano di zona ed il Programma di fabbricazione di Corato, mentre
l’anno successivo è incaricato del relativo PRG, consegnato nel ’74 e basato sulla scelta di
preservare, nel nucleo antico, le aree di sedime degli edifici allo stato di rudere sistemandole a
verde.
Nel 1978, dopo una prima proposta presentata dieci anni prima con A. Di Stefano, consegna
il PRG di Bitonto, redatto ancora con Civita. Contestando gli esiti operativi del tipologismo
allora in voga, Pane propone l’intangibilità delle fabbriche del nucleo primitivo ed una serie di
norme puntuali, estese fino al risanamento dei paramenti calcarei degli
edifici.
4. ESPERIENZE E STUDI D’ARTE E DI ARCHITETTURA. Avviata
poco dopo la laurea, l’attività professionale di Roberto Pane è segnata nei
primi anni da esiti di qualche rilievo: dalla vittoria di un concorso per il
progetto di un villino a Posillipo (1925), a quella per il fronte della Galleria
Vittoria a Napoli (1926-27), e per la nuova facciata dell’Istituto di Scienze
Economiche e Commerciali in via Partenope (1934-36), questi ultimi
entrambi realizzati. Negli stessi anni collabora con Giovannoni alla
commissione per il piano regolatore di Napoli (1926-27) – per la quale
studia alcune sistemazioni edilizie, come la liberazione del fianco di
Santa Caterina a Formiello – ed è incaricato del progetto dei giardini del
Molosiglio presso Castelnuovo (1926). Progetta inoltre la chiesa della
Madonna della Pace in via Tasso (1928).
Attratto per qualche tempo dalle ricerche del cosiddetto barocchetto
romano, Pane non ne è tuttavia interamente persuaso, come peraltro rigide e formalmente
inadeguate gli appaiono le proposte del razionalismo. Fa eccezione il progetto di un bar
panoramico a Posillipo (1934), che esprime una palese adesione al linguaggio contemporaneo,
con un semplice volume dal fronte semicircolare vetrato ed una pensilina fortemente aggettante.
Sul finire degli anni Trenta realizza il padiglione della Civiltà Cristiana in Africa per la Mostra
delle Terre Italiane d’Oltremare (1939-40), mentre orienta progressivamente la sua ricerca
formale verso la riscoperta dei valori plastici della tradizione muraria meridionale, come
testimoniano alcune esperienze di edilizia popolare del dopoguerra, compiute nell’ambito del
II settennio Ina-casa (Lucrino, Torre del Greco, Sorrento). Nel 1966 realizza l’ampliamento
della sede dell’Istituto Universitario Navale di Napoli, la cui collocazione in luogo di un
preesistente terrapieno provoca la protesta di alcuni esponenti di Italia Nostra. L’episodio, che
gli consente di precisare la propria posizione dialettica contro i fautori della conservazione ad
oltranza, lo indurrà ad abbandonare l’associazione.
Nel 1961 Pane avvia, con la collaborazione di Raffaele Mormone, la pubblicazione della terza
serie della rivista Napoli nobilissima, fondata da Benedetto Croce nel 1892 ed interrotta nel
1922, che dirigerà per oltre venticinque anni, fino agli ultimi giorni della sua vita. La complessità
dei suoi interessi ed il costante impegno civile traspariranno in particolare nella rubrica Antico
e nuovo, dove Pane scriverà ed ospiterà numerose note polemiche su infelici restauri, guasti
urbanistici e scandali edilizi, svolgendo una costante funzione di denuncia e di richiamo per la
pubblica amministrazione. La rivista svolgerà un ruolo prezioso per la riqualificazione degli
studi di storia dell’arte e storia dell’architettura nel Mezzogiorno e diverrà rapidamente il
luogo d’elezione per i saggi dei più giovani allievi e collaboratori.
A partire dai primi anni ’50 realizza una piccola serie di esperienze cinematografiche in
cortometraggio, condotte in parte con la collaborazione di Massimo Nunziata e prodotte
quasi tutte da Nicolò Bonaiuto. Napoli conventuale (1951), Scale aperte napoletane, Una strada
come opera d’arte, Miti e paesaggi della penisola sorrentina, L’architettura della penisola sorrentina
(1955), Montesarchio e la Valle caudina, Teggiano, sono i titoli delle realizzazioni, alcune delle
quali (L’architettura della penisola sorrentina) premiate con il Delfino d’argento nel 1955 a Venezia,
nell’ambito della Rassegna internazionale del film sull’arte, oppure menzionate nella graduatoria
del premio Bergamo.
Formatosi nello studio dello scultore e disegnatore Vincenzo Gemito,
dove svolge il suo apprendistato non soltanto grafico ma anche plastico,
Roberto Pane dedica buona parte degli anni giovanili ad un’intensa
applicazione alla pittura ed alla grafica, tanto che già subito dopo la
laurea si reca a Parigi ed a Berlino, dove dipinge e disegna. Di quegli anni
sono la mostra di acqueforti presso la Compagnia degli Illusi a Napoli
(1925), la presenza alla XIV (1924) e XV (1926) Biennale di Venezia
(1930) ed a mostre a Parigi (1930), Berlino e Bucarest. Dal 1928 al ’36
partecipa alla Biennale di Venezia nella sezione acqueforti, mentre
presenta una seconda mostra personale di dipinti, disegni e acqueforti a
Napoli presso la Compagnia degli Illusi (1931).
In stretta relazione con le esperienze d’arte, va posta infine la sua attività di fotografo, avviatagià
in anni giovanili e proseguita con una crescente attenzione per il paesaggio e l’ambiente.
5. PROFILO BIOGRAFICO. 1897 Nasce a Taranto il 21 novembre. Si
Dal 1939 dirige, per un triennio, la Scuola d’Arte di Sorrento, alla quale
collaborerà a lungo con disegni per tarsie, arazzi e mobili. Il suo rapporto
col disegno e la grafica negli anni successivi è testimoniato dalla
pubblicazione di una cartella di dodici litografie dedicate alla costiera
amalfitana (1958), mentre si va progressivamente incrementando
l’applicazione alla pittura, arricchita dalla duttilità dei nuovi colori acrilici.
diploma a Napoli nel 1915, frequentando intanto lo studio dello scultore
e disegnatore Vincenzo Gemito. Si arruola volontario nella prima guerra
mondiale e conosce Benedetto Croce attraverso il critico Luigi Russo.
Partecipa con Gabriele D’Annunzio all’impresa di Fiume nel 1919.
1922 Si laurea presso la Scuola Superiore di Architettura di Roma con una tesi sull’architettura
rurale dei Campi Flegrei.
1923-25 Lavora come architetto della Soprintendenza alle Antichità, diretta da Amedeo
Maiuri, ed insegna Storia dell’Arte al liceo Umberto I di Napoli. Partecipa come pittore e
incisore alla Biennale di Venezia (1924-30), oltre che a mostre a Parigi, Berlino e Bucarest.
1926-27 Collabora con Giovannoni al Piano regolatore di Napoli.
1930 E’ libero docente in Architettura generale e fino al ’42 è incaricato di varie discipline
presso la Facoltà di Architettura della Regia Università di Napoli. Nel 1937 pubblica Architettura
del Rinascimento in Napoli, primo contributo sistematico alla storia dell’architettura, seguito
due anni dopo da Architettura dell’età barocca in Napoli.
1942 Vince il concorso per la Cattedra di Caratteri Stilistici e Costruttivi dei Monumenti
presso la Facoltà di Architettura di Napoli. Partecipa al rinnovamento della vita intellettuale
promosso da Croce ed alla condivisione dell’idea liberale e antifascista, ma aderisce in seguito
al Partito d’Azione.
1945 Presiede l’Ordine degli Architetti della Campania, abbandonando ben presto l’incarico
per le compromissioni della classe professionale con la speculazione edilizia postbellica. I
gravi danni subiti dai monumenti italiani lo inducono ad enunciare il proprio orientamento
secondo un moderno approccio al loro restauro. L’attenzione verso i caratteri ambientali, già
testimoniata dal suo Architettura rurale campana (1936), e la vicenda urbanistica di Napoli gli
ispirano il volume Napoli imprevista (1949).
1948 Partecipa al comitato per il restauro del Tempio Malatestiano di Rimini, alla Commissione
per la ricognizione del patrimonio artistico danneggiato dalla guerra ed al Consiglio dell’Istituto
Centrale del Restauro. Nel ’49 è chiamato a Parigi quale consulente del Segretariato generale
dell’Unesco per il restauro.
1950 E’ titolare dell’insegnamento di Restauro presso la Facoltà di Architettura di Napoli,
incarico che svolgerà quasi ininterrottamente fino al 1968.
1956 E’ componente del direttivo nazionale e presidente della sezione napoletana di Italia
Nostra, promuovendo una serrata polemica contro il saccheggio edilizio.
1957 Come membro dell’INU dal 1952, organizza il congresso internazionale Attualità urbanistica
del monumento e dell’ambiente antico (XI Triennale di Milano), mentre Adriano Olivetti lo invita
a presentarsi con lui alle elezioni politiche del 1958.
1959 Pubblica Città antiche edilizia nuova, ed è nominato direttore della Biblioteca della Facoltà
di Architettura. Nel corso di un lungo viaggio in Spagna, studia Guillermo Sagrera e l’opera di
Gaudí, cui dedicherà nel 1964 una monografia.
1961 Avvia la terza serie della rivista Napoli nobilissima, nella cui rubrica ‘Antico e nuovo’
scrive ed ospita numerose note su infelici restauri, guasti urbanistici e scandali edilizi, mentre
la sua partecipazione al Consiglio superiore dei LL. PP. dai primi anni ’60 gli dà l’occasione
d’influire sulle scelte di natura urbanistica ed edilizia in modo più efficace.
1962 Partecipa con Piccinato, Cosenza, Cocchia e De Luca agli studi per il PRG di Napoli, ed
insegna per quattro mesi all’Università di Berkeley.
1964 Svolge per l’ICOMOS la relazione generale al secondo Congresso internazionale di
Venezia, dove – in collaborazione con Piero Gazzola – propone gli emendamenti alla carta del
restauro del ’32, che conducono alla redazione della Carta di Venezia. Organizza, con Giuseppe
Samonà, il seminario su Gli architetti moderni e l’incontro tra antico e nuovo (Venezia, 1965 e
Firenze, 1966).
1966 Istituisce a Napoli un Corso di perfezionamento in Restauro dei Monumenti, dal quale
nascerà, nel 1969, la Scuola di Perfezionamento da lui fondata e diretta per i successivi
quattro anni.
1967 Svolge un ciclo di lezioni all’Università di Città del Messico.
1970-73 Lasciata la direzione dell’Istituto di Caratteri Stilistici e Costruttivi dei Monumenti,
tiene, fino al ’73, il corso di Teoria e Storia del Restauro presso la Scuola di Perfezionamento,
mentre rifiuta la proposta della Facoltà di Architettura alla nomina di professore emerito.
1971 Pubblica Il centro antico di Napoli – in collaborazione interdisciplinare con R. Di Stefano,
L. Cinalli, G. D’Angelo, C. Forte, S. Casiello, G. Fiengo e L. Santoro – primo studio approfondito
delle insulae del centro antico, in vista del restauro architettonico ed urbanistico.
1975-77 Pubblica Il Rinascimento nell’Italia meridionale, a seguito di un’imponente ricerca.
Dirige per alcuni anni l’Istituto di ricerche per il restauro dei monumenti e l’urbanistica dei
centri antichi di Ravello. Redige, con Piccinato, il PTP della penisola sorrentino-amalfitana,
unico piano con valenza paesistica della Regione Campania.
1978 E’ in Unione Sovietica per il quinto congresso dell’ICOMOS. Propone, con lo psicologo
Aldo Carotenuto, il seminario Uno spazio per esistere: urbanistica ed architettura nella psicologia del
presente, nel quale enuncia l’inedita istanza psicologica.
1980 All’indomani del terremoto del 1980 in Campania si fa promotore e presidente del
Comitato Interdisciplinare di Coordinamento. Nell’82 è ancora a Barcellona, per il centenario
della Sagrada Familia. Alle celebrazioni per il cinquantenario della facoltà di Architettura di
Napoli (1986), unico superstite dei fondatori, non viene invitato; l’anno successivo svolge un
ciclo di lezioni su richiesta di S. Casiello, G. Fiengo e R. Mormone.
1987 Mentre progetta nuovi impegni di ricerca, muore improvvisamente il 29 luglio, lasciando
numerosi scritti inediti, tra cui un volume sui valori ambientali della Puglia.
testo a cura di Andrea Pane
Università di Napoli Federico II
Elaborazione grafica: G. De Simone
PIERO SANPAOLESI(1904-1980)
Fra i protagonisti della fervida stagione di rielaborazione critica degli indirizzi della tutela e
dell’attività di restauro del patrimonio monumentale culminata nel Congresso di Venezia
del 1964 e, l’anno seguente, nella nascita dell’ICOMOS - dove spiccano i nomi di Roberto
Pane e di Pietro Gazzola - la figura di Piero Sanpaolesi appare sicuramente una delle meno
“pubblicizzate”.
A venticinque anni dalla scomparsa, la sua personalità - seppur riproposta a una doverosa
attenzione dai contributi che di recente gli sono stati dedicati, e per i quali si rimanda alla
nota bibliografica in calce a questo profilo - non risulta aver ancora ottenuto il pieno
riconoscimento del decisivo impulso all’affermarsi di una deontologia della conservazione
fondata sullo scrupoloso rispetto della autenticità materiale delle vestigia del passato, a
prescindere da precostituite gerarchie di valori e da estrinseci parametri di gusto. Un
atteggiamento che scaturiva da una stessa posizione di principio davanti ai pur diversi
problemi tecnici inerenti il restauro dell’architettura e delle opere d’arte, “ma che ricadono
sotto concetti comuni alle due attività restaurative e di identico valore e importanza in ognuno dei due
campi affini”.
A riprova della probità intellettuale che ne sorresse le scelte, non di rado scomode, nel corso
della lunga carriera di Soprintendente e negli anni successivi, valgono le parole con cui nel
’54, stilando il resoconto del tenace sforzo di riparazione dei danni della guerra a Pisa, volle
richiamare le ragioni del proprio deciso rifiuto a un ipocrita ripristino “com’era e dov’era”
degli isolati distrutti dei Lungarni: “buon principio di ogni restauro [ è ] che un edificio è un’opera
d’arte per infinite ragioni irripetibile, e dunque una volta perduto esso non può essere ricostruito
neppure se ne possediamo il calco”.
Giuseppe Cruciani Fabozzi
1. L’ATTIVITA’ TECNICO-SCIENTIFICA FINO AL 1942. Piero Sanpaolesi nasce a Rimini
l’8 gennaio 1904. Conseguita la maturità classica presso il Liceo “Dante”
di Firenze, si iscrive alla Facoltà di Ingegneria della Università di Pisa
dove nel 1929 si laurea in Ingegneria Civile, ottenendo nel 1930 a Bologna
l’abilitazione all’esercizio della professione. Dal 1932 inizia a svolgere
indagini e interventi di restauro su dipinti presso il Laboratorio degli
Uffizi, allora istituito dal Soprintendente Giovanni Poggi, di cui cura
l’organizzazione tecnica assumendone poi la direzione insieme a Ugo Procacci. Di questa
iniziale confidenza con l’analisi diagnostica delle opere d’arte troverà modo ancora di avvalersi
in un contributo sulla tecnica pittorica di Leonardo presentato alle celebrazioni vinciane del
1954. Nel 1933 compie lo scavo e la sistemazione
dei resti dell’antica chiesa di S. Piero a Scheraggio,
inglobati nella fabbrica degli Uffizi, pubblicandone
il resoconto in due saggi apparsi sulla “Rivista
d’Arte”. L’anno seguente risulta idoneo al Concorso
per l’immissione nei ruoli dell’Amministrazione delle
Belle Arti. Nel 1935 si occupa dell’organizzazione
della Mostra dell’Arte Italiana al Petit Palais di
Parigi, in cui espone l’intervento di pulitura
compiuto su una tela del Correggio conservata a Palazzo Pitti che provoca
qualche diverbio con i colleghi francesi affezionati al “couleur de musée”.
Nell’ottobre 1936 presenta al 1° Congresso Nazionale di Storia
dell’architettura la comunicazione Le cupole e gli edifici a cupola del
Brunelleschi e la loro derivazione da edifici romani che segna non solo l’esordio
di un filone di ricerche cui si dedicherà per tutta la vita, ma l’introduzione
di un nuovo approccio scientifico nel campo degli studi di storia
dell’architettura. Nel 1937 ottiene la laurea in Architettura e, in seguito
alla vincita di un secondo concorso, viene nominato architetto dirigente
presso la Soprintendenza di Firenze. In tale veste progetta e dirige numerosi
lavori di restauro sia a Firenze (Certosa del Galluzzo, Sacrestia Vecchia
di S. Lorenzo, Palazzo di Bartolomeo Scala, ecc.) che fuori del capoluogo
(S. Maria dell’Impruneta; Badia a Settimo; Chiostro di S. Francesco a
Prato; Palazzo Comunale, Palazzo dei Vescovi, Chiese di S. Maria delle Grazie e di S. Francesco
a Pistoia; Collegiata di Empoli, ecc.) occupandosi inoltre della tutela paesistica del territorio
a nord dell’Arno e di quelli di Prato, Pistoia ed Empoli.Nel 1938, per il piccolo museo annesso
alla Collegiata di Empoli, sperimenta un nuovo tipo di soffitto illuminante che applicherà poi,
con alcune modifiche, nel Museo di S. Matteo a Pisa. Nello stesso periodo continua gli studi
sulla cupola di S. Maria del Fiore attraverso ricerche documentarie e nuovi rilievi interpretativi,
di cui espone i risultati nei saggi apparsi sulla “Rivista d’Arte” fra il 1938 e il ’39. Nel 1941
pubblica il volume La Sacrestia Vecchia di S. Lorenzo, dove indaga il decisivo apporto fornito
dall’opera di Brunelleschi e Donatello alla nascita dell’architettura del Rinascimento in Toscana,
e consegue la libera docenza in “Caratteri stilistici e costruttivi dei monumenti”. A questa
epoca risalgono pure le prime prove di impregnazione con fluosilicati di manufatti
monumentali in pietra (finestre buontalentiane di Palazzo Nonfinito e Lanterna della Sacrestia
Vecchia a Firenze, Pulpito del Duomo di Prato).Con lo scoppio del conflitto è incaricato di
provvedere alla messa in sicurezza dei maggiori monumenti e delle opere d’arte (sculture,
fontane, ecc.) a corredo degli spazi urbani sia a Firenze (Loggia dei Lanzi e Piazza Signoria,
Porte bronzee del Battistero, Piazza Ss. Annunziata, Orsammichele, ecc.) che a Prato (Pergamo
donatelliano del Duomo) e Pistoia, assumendosi, dopo la morte (1942) del Soprintendente
Calzecchi, la diretta responsabilità del difficile compito.
2. L’ATTIVITA’ DI SOPRINTENDENTE A PISA E LE ESPERIENZE DEGLI ANNI
CINQUANTA. Nel 1943 viene nominato Soprintendente ai Monumenti e alle Gallerie di Pisa,
carica che deterrà ininterrottamente per 18 anni, prodigandosi anche qui, subito dopo la presa
di servizio (1 luglio), nell’opera di protezione e di ricovero del patrimonio storico-artistico e
quindi, dal ’45 in poi, in quella di riparazione dei monumenti e dei centri urbani danneggiati
dalla guerra (soprattutto Pisa e Livorno, ma anche Portoferraio, Massa, San Miniato al Tedesco,
Castelnuovo Garfagnana, e altre località minori nel territorio dipendente dalla sua giurisdizione),
il cui consuntivo ammonterà ad oltre un centinaio di cantieri, per quasi una metà concentrati
nel solo comune di Pisa. I criteri seguiti nel risarcire le mutilazioni e i crolli provocati dalle
bombe, pur ammettendo in alcuni casi il ripristino di fasi architettoniche occultate da
successive stratificazioni con il ricorso anche a interventi di parziale isolamento (come nel caso
della zona absidale di S. Paolo a Ripa d’Arno), esclusero comunque qualsiasi di ipotesi di
ricostruire “com’era e dov’era” il tessuto storico andato distrutto, a partire dalle facciate dei
palazzi prospicienti i Lungarni. Espressione emblematica di questo atteggiamento sarà più
tardi il progetto per Palazzo da Scorno, semidistrutto dai bombardamenti del 1944, da lui
eseguito nel 1963 come libero professionista. In tale
quadro vanno segnalati in particolare, per la loro
rilevanza, i lavori di restauro del Camposanto
Monumentale, condotto fra il 1945 e il 1949, e la
creazione del Museo di S. Matteo, la cui sede potè
ospitare, già nel 1946, una memorabile mostra della
Scultura Pisana del Medioevo. La decisione di ricollocare gli affreschi
strappati del Camposanto su supporto rigido anziché su tela non mancò
peraltro di suscitare una vivace controversia con Cesare Brandi, allora
direttore dell’ICR, di cui confuterà il parere sulla base di puntuali
osservazioni scientifiche e tecniche in merito al procedimento adottato.
Nel 1946 è chiamato a far parte della Commissione Ministeriale per lo
studio delle condizioni statiche del Campanile della Cattedrale. Nello stesso anno la Facoltà di
Ingegneria di Pisa gli affida il corso di “Architettura e Composizione Architettonica” che
continuerà a tenere, dopo un temporaneo passaggio all’insegnamento di “Tecnica urbanistica”,
dal 1949 al 1959. La sua attività di Soprintendente durante gli anni Cinquanta, oltre che
per i numerosi restauri a Pisa (Palazzo Reale, Cittadella, Duomo, San Paolo a Ripa d’Arno, S.
Pierino, San Piero a Grado, S. Andrea), Livorno (Chiesa di S. Ferdinando, Fortezza Vecchia e
bastioni medicei), Lucca (S. Frediano, S. Martino, Palazzo dei Signori, Villa Guinigi), Massa
(Castello Palazzo Ducale) Carrara (Duomo) e nei centri delle rispettive provincie, si segnala,
unitamente al forte impegno per la salvaguardia del patrimonio ambientale e dei valori paesistici,
come nel caso della Pineta di Migliarino, per alcune importanti iniziative museografiche fra
cui, dopo quella del complesso di S. Matteo a Pisa, le sistemazioni del Museo Comunale e di
quello Diocesano di Volterra, dell’Opera Primaziale di Pisa, della Pinacoteca del Palazzo
Ducale e di Villa Guinigi a Lucca. L’impegno in questo settore, attestato pure dall’allestimento
di alcune Mostre (Esposizioni di Arte Sacra a Pisa e a Lucca nel ’55 e nel ’57, Mostra del Cigoli
a S. Miniato nel 1959) e dalla partecipazione alla Sezione Museologia della XI Triennale di
Milano (1957), trova soprattutto riscontro nella realizzazione, all’interno del volume di Palazzo
Carignano a Torino già sede dell’Accademia delle Scienze, delle nuove sale e dei servizi tecnici
della Galleria Sabauda (1953-58). Dal 1954 assume l’insegnamento di “Caratteri stilistici e
costruttivi dei monumenti” presso la Facoltà di Architettura di Firenze e nel 1959 viene
chiamato a coprire la cattedra di “Storia dell’Architettura e rilievo dei monumenti” nella
Università di Istanbul.
3. L’ATTIVITA’ UNIVERSITARIA E LE MISSIONI NEL VICINO ORIENTE. Nel 1960
vince il concorso a professore ordinario di “Restauro dei monumenti” presso la Facoltà di
Architettura di Firenze e vi fonda il primo Istituto universitario di Restauro, presso cui organizza
un Laboratorio scientifico per lo studio dei meccanismi di degrado dei materiali lapidei e dei
metodi per la loro conservazione (1964). Riprendendo le esperienze già intraprese con i restauri
(1941-42) della Lanterna della Sagrestia Vecchia di S. Lorenzo e del Pergamo donatelliano di
Prato, avvia alcuni importanti interventi restaurativi, a partire dalla facciata di Palazzo
Bartolini Salimbeni a Firenze (1960-62), mediante l’imbibizione dei paramenti lapidei con
fluosilicati di magnesio. Parallelamente agli studi sull’arte del medioevo e del rinascimento, si
dedica a quello delle architetture del vicino oriente,
interessandosi - in riferimento a quanto intuito
osservando le cupole della Cattedrale di Pisa e di S.
Maria del Fiore - soprattutto ai sistemi di copertura
dei grandi ambienti, a partire dalle Basiliche dei Ss.
Sergio e Bacco e di S. Sofia Costantinopoli, che
formeranno oggetto di specifiche indagini, sviluppate
fino agli ultimi anni di vita. Nel 1962 licenzia la fondamentale monografia
su Filippo Brunelleschi (Club del Libro, Milano), che compendia i risultati
di quasi un trentennio di ricerche dedicate all’esame delle opere e della
personalità dell’architetto. Nel 1964 è fra i membri del Comitato
Organizzatore, presieduto da Pietro Gazzola, del II Congresso Internazionale degli Architetti
e dei Tecnici dei Monumenti, per cui organizza la Mostra di Palazzo Grassi, curandone il
Catalogo assieme a Marco Dezzi Bardeschi. Allo stesso anno risalgono il contributo sul S.
Andrea di Mantova al VI Convegno Internazionale di Studi sul
Rinascimento e quello sul “non finito” di
Michelangelo in scultura e in architettura al
Convegno di Studi Michelangioleschi. Nel 1965-66
segue la nuova campagna di scavi condotta da
Guido Morozzi per l’accertamento dei resti
dell’antica cattedrale di S. Reparata e redige, per la
raccolta di scritti in onore di Edoardo Arslan, un
saggio sulla facciata “arnolfiana” di S. Maria del
Fiore. Nel 1966, con il volume Metodo di indurimento
delle pietre dell’architettura stampato dalle Officine
Grafiche Vallecchi di Firenze, fornisce un resoconto
delle prove condotte presso il Laboratorio
dell’Istituto e in cantiere documentando, assieme ai restauri già ultimati di Palazzo Bartolini
Salimbeni, dell’Arco di Alfonso d’Aragona a Napoli, di Palazzo Pucci e della Loggia Rucellai
a Firenze, le indagini e i lavori allora in corso sul S. Michele di Pavia (1963-67) e sul Palazzo
Rucellai (1964-67), il cui obiettivo principale è sempre quello di assicurare, fin dove possibile,
la permanenza in opera della materia autentica del testo architettonico, scongiurando la
sostituzione di parti figurativamente significative, che lo porterà in più occasioni a confliggere,
anche su questo punto, con la posizione di Brandi, incline invece a ricoverarle in museo.
4. LE BATTAGLIE CULTURALI DEGLI ANNI SETTANTA. Nell’inverno dello stesso anno
compie un lungo viaggio di studio in Asia Minore e in Persia, dando
inizio a un proficuo rapporto di collaborazione con l’Università Evin di
Teheran, rinsaldato poi dal gemellaggio con la Facoltà di Firenze, di cui
diviene Preside dall’aprile del 1969 al luglio del 1971. Nel ’68 esegue gli
interventi di impregnazione con fluosilicati del coronamento della Ca’
d’Oro a Venezia e di elementi architettonici esterni della Villa Rasponi a Firenze, che concludono
il ciclo di esperienze avviato agli inizi del decennio. Nell’ottobre del 1969, intervenendo al
Convegno di Bologna “La conservazione delle sculture all’aperto”, subisce violente critiche al
suo metodo di consolidamento dei materiali lapidei, su cui il chimico
Prof. Danilo Cozzi esprime invece un parere senz’altro favorevole. Nel
1970 inaugura, con la pubblicazione presso l’editore Nistri Lischi del
rilievo del Duomo di Pisa, l’apposita Collana curata dall’ Istituto di
Restauro dei Monumenti in cui, dopo quella riguardante la facciata di S.
Maria Novella (1970), appariranno le monografie
sul coro e la cupola della Ss. Annunziata(1971) e
sul Battistero di S. Giovanni a Firenze (1973). Nello
stesso anno cura il catalogo della mostra
“Sigismondo Pandolfo Malatesta e il suo tempo”,
ricevendo poi l’incarico del restauro di Castel Sismondo a Rimini e di
quello della Rocca di Vignola. Nel 1971 esce sulla rivista “Palladio” il saggio Strutture a cupola
autoportanti, ove ne esamina le origini e gli sviluppi nel mondo mediterraneo e nelle contigue
regioni asiatiche, seguito poco dopo da quello sulle analogie fra la cupola di S. Maria del Fiore
e il Mausoleo di Ulgiatu Khudabadah a Soltanieh, di cui proprio allora aveva intrapreso il
restauro. Nel frattempo, basandosi anche su un attento esame epigrafico dell’iscrizione sulla
facciata del S. Andrea di Empoli, formula (1972) una proposta di revisione della cronologia
tradizionalmente assegnata all’architettura romanica fiorentina e provvede, in un articolo
redatto col Prof. Giuseppe Birardi, a confutare i risultati del rilievo fotogrammetrico della
cupola di S. Maria del Fiore pubblicato dall’I.G.M.
5. LE CAMPAGNE DI RILEVAMENTO E GLI STUDI DELL’ULTIMA STAGIONE.
Nel 1973 licenzia alle stampe, per i tipi della EDAM di Firenze, il volume Discorso sulla metodologia
generale del restauro dei monumenti, in parte anticipato dai capitoli apparsi
nel XIV volume (Parigi, 1972) della collana “Museés et monuments”
dell’Unesco, che rispecchia l’impostazione e i contenuti del corso di restauro
da lui svolto presso la Facoltà. Fra il 1973 e il ’74 intraprende in Iran i
restauri delle Moschee del Venerdì di Gazvin e Saveh. L’estensione delle
indagini sulla fabbrica di S. Maria del Fiore al contiguo tessuto insediativo,
con l’analisi dei processi di sviluppo urbanistico conseguenti all’ampliamento della cattedrale di
S. Reparata e alla formazione della Piazza del Duomo e di quella della SS. Annunziata, trova esito
nel 1974 nel volume Firenze, studi e ricerche sul centro antico, corredato dei rilievi degli isolati compresi
nell’area di studio, che avrebbe dovuto costituire il primo di una serie di pubblicazioni. Nel 1975
pubblica il volume Il Duomo di Pisa e l’architettura romanica delle origini ed è chiamato far parte della
Commissione di studio sui problemi strutturali della cupola del Brunelleschi, a seguito del rinnovato
allarme per le condizioni statiche del monumento. Nel 1976 è incaricato dall’INA, assieme al Prof.
Italo Gamberini, degli studi per il restauro di Palazzo Strozzi a Firenze di cui indaga, mediante
carotaggi e nuovi rilievi, la consistenza e le caratteristiche del paramento a bugne. Nel 1977, in
occasione della sua uscita di ruolo, la Facoltà di Architettura di Firenze cura una raccolta di suoi
scritti, corredata da una “memoria” autobiografica dell’Autore sulle proprie esperienze dentro e
fuori l’Università. Nel 1978 si reca a Samarcanda in occasione del Convegno dell’ICOMOS e
pubblica, presso la Casa Editrice Officina di Roma, il volume La chiesa di S. Sofia a Costantinopoli.
Nel 1980 partecipa al Convegno “La protezione e il restauro dei beni culturali” organizzato a
Firenze dalla Regione Toscana e dall’Associazione Italia/URSS, in cui presenta
la relazione
Identità di arte e tecnica, che costituisce il suo ultimo contributo di “teoria del restauro”, dato alle
stampe solo nel 1987. Dopo breve malattia, muore a Firenze il 9 marzo 1980. I funerali vengono
celebrati nella Chiesa di S. Spirito.
Testo a cura di: Giuseppe Cruciani Fabozzi, Giuseppe A. Centauro; Collaboratore:
Adriano Bartolozzi
GUGLIELMO DE ANGELIS d’OSSAT (1907-1992)
Presenza singolare e determinante della cosiddetta “scuola romana”, in sintonia con una cerchia
di addetti ai lavori, con la sua prima presidenza ICOMOS, Guglielmo De Angelis d’Ossat merita
una speciale attenzione per averne saputo guidare,
stimolare e orientare l’attività, attraverso la sua indiscussa
capacità di cogliere l’essenza dei problemi e di fornire
indirizzi d’azione fondati e precisi.
Anche in connessione dell’importante ruolo in difesa del
patrimonio architettonico svolto quale Direttore Generale
delle Antichità e Belle Arti negli anni tumultuosi della
ricostruzione post-bellica, con la costante pulsione della
sua ricerca, insegue una ‘lettura totale’ dell’architettura;
vale a dire un’analisi a tutto tondo del monumento-documento capace di far
emergere da alcune particolarità, significativi aspetti e stimolanti riflessioni critiche. Tale impegno
culturale, sviluppato lungo l’arco di sei decenni con lo stesso entusiasmo dei primi anni, mette
in evidenza complesse vicende storico-artistiche spiegate e valutate in un vastissimo ambito
spaziale e temporale tanto da indurre Bruno Zevi a definire la sua opera, con acuta essenzialità,
“dal triglifo al Rococò”. Dal suo pensiero sulle preesistenze si deduce che concepisce il restauro,
come una “specie” dell’architettura, costantemente presente nel fare umano; in sostanza, egli è
convinto che “il restauro è architettura”, quindi ogni intervento restaurativo è un’operazione
architettonica della quale possiede tutti i caratteri e i contenuti.
Di fatto impronta le sue formulazioni su pochi ed essenziali princìpi generali da specificare in
relazione alla singolarità dell’opera, persegue la “leggibilità del
monumento”, non ama gli ambientamenti forzati e tanto meno l’imitazione
stilistica che considera “piuttosto oltraggio
che omaggio alla storia”.
Di certo non nutre alcuna preclusione verso
l’architettura del nostro tempo, anzi le affida
un ruolo significativo; una fiducia che
spiega bene le sue riflessioni più tarde circa
la necessità di obliterare il termine restauro
acciocché si possano distinguere “i nuovi
interventi intesi come qualificazione architettonica nel preesistente …dalle
pure attività di conservazione”.
Ciò rappresenta un passo fondamentale nell’evoluzione del suo pensiero che acquisisce
crescente consapevolezza circa le più recenti istanze conservative; viceversa, i nuovi interventi,
“appaiono sempre più distinti e separati”.
1. GLI ANNI NELLE “BELLE ARTI”: DALLE PRIME ESPERIENZE ALLA NOMINA A
DIRETTORE GENERALE.
Nel 1933 risulta vincitore del concorso ad un posto di membro aggregato per l’”architettura classica”
della Scuola Italiana di Archeologia di Atene, dove studia la civiltà architettonica dell’antica Grecia.
Nello stesso anno, ottenuto, sempre per concorso, un posto di architetto nell’Amministrazione delle
Belle Arti, viene assegnato prima all’Ufficio per i Monumenti della Liguria e poi, dal 1934, alla
Soprintendenza ai Monumenti del Lazio, dove progetta e dirige vari importanti restauri (in Liguria:
abbazia di S. Fruttuoso a Camogli, chiesa di S. Girolamo a Quarto, ecc.; nel Lazio: convento del Sacro
Speco a Subiaco, ospedale di S. Spirito e S. Costanza a Roma, chiesa della
Rotonda ad Albano, ecc.).
Dopo essere stato assistente volontario alla
cattedra di Architettura Generale presso la Regia
Scuola di Ingegneria di Roma (1931-1933) dal
1933, per un decennio, lavora alla cattedra di
Architettura Civile presso la Regia Scuola
d’Ingegneria di Genova. In tale veste, unitamente
all’esercizio professionale di architetto, svolge
un’intensa attività di ricerca testimoniata da molti
scritti, che dai primi studi sull’antichità romana,
toccano svariati argomenti di ambiente ligure;
tutti lavori che tendono all’esame particolareggiato della fabbrica, oppure
investono particolari quesiti di restauro (fra i tanti: Albenga: S. Giorgio di Campochiesa. Restauro
degli affreschi danteschi e progetto di ripristino del monumento, 1934; o anche, Il restauro della facciata
della chiesa di S. Matteo, 1934; inoltre, Per la tutela dei monumenti sacri italiani. Una proposta per
completare l’efficacia delle Commissioni Diocesane d’Arte Sacra, 1936). Nel 1935, presso la Soprintendenza
ai Monumenti del Lazio, redige uno “Schema di progetto per la protezione antiaerea delle opere
d’arte immobili di Roma”, parallelamente, conseguita la ‘libera docenza’
in Caratteri stilistici e costruttivi dei monumenti (31 dicembre 1937) diventa
assistente straordinario (1937-1942) presso la relativa cattedra, tenuta da
Vincenzo Fasolo. Nell’agosto 1938 è nominato Ispettore centrale per le
Antichità e Belle Arti, venendo così, specificatamente ad occuparsi, con
precise funzioni di consulenza ed ispettive, delle opere di restauro dei
monumenti italiani; tale operosità gli consente di formarsi una più varia e
più vasta esperienza che avrà modo di esercitare successivamente quando
diventerà Direttore Generale. Dal 1944, in relazione ai gravosi problemi
indotti dalla distruzioni belliche, De Angelis d’Ossat accentua i propri interessi verso il restauro
tanto che, un anno dopo, con decreto del 3 aprile 1945, viene chiamato a far parte della
Commissione “per lo studio dei problemi tecnici, finanziari e giuridici concernenti la ricostruzione
edilizia” costituita presso il Ministero dei Lavori Pubblici; ancora, nello stesso anno, entra nella
Commissione di “studio per i restauri ai monumenti”, istituita presso il Comitato Nazionale per
la ricostruzione edilizia ed è nominato membro della Commissione per lo
“studio del piano di massima dei lavori di ricostruzione dell’abbazia di
Montecassino. Nel 1947, quando viene
nominato ‘Direttore Generale’ delle Antichità
e Belle Arti, presiede all’imponente opera di
restauro monumentale, di ricostruzione del
patrimonio architettonico e di riordinamento
di Musei e Gallerie.
2. L’INTERESSE PER IL RESTAURO
NEGLI ANNI DELLA RICOSTRUZIONE.
Parallelamente all’attività svolta presso
Soprintendenze e Ministero – come ispettore e direttore – De Angelis d’Ossat esplora un ampio
panorama architettonico, ricercandone aspetti formali, tipologici e strutturali e ponendo costante
impegno nello studio delle questioni inerenti il restauro dei monumenti (esemplificando: Un
problema del dopoguerra: il restauro dei monumenti, 1945; Rispettiamo le nostre antiche e belle città,
1945; Criteri e problemi di restauro monumentale, 1946; Si deve ricostruire il ponte a Santa Trinita? E’
chiaro come un’opera d’arte sia…, 1946). Inoltre, a corollario di una fattiva esperienza in tale
settore, egli diventa uno dei promotori e degli estensori delle nuove Norme dettate dal Ministero
nel 1939 per puntualizzare la “Carta del Restauro” e che, da allora, sono note come le “Istruzioni
per il restauro dei monumenti”, improntate ad un rigore che trova efficacia normativa.
In sostanza, attraverso scritti e conferenze, egli, tra i primi, solleva il problema della ricostruzione,
evidenziando esigenze e illustrando metodi di restauro e di rispetto dell’ambiente.
Nel 1948, al “Convegno nazionale di Storia dell’Architettura”, De Angelis d’Ossat delinea
chiaramente il quadro operativo di quegli anni che registra il
prevalere dei fautori del ripristino e della ricostruzione; nondimeno,
forte dell’esperienza diretta, egli richiama l’attenzione sul fatto
che i criteri del restauro non possono essere incondizionatamente
applicati. La sua figura appare, quindi, assolutamente
determinante nell’ambito di quel panorama culturale, entra a far
parte del Comitato Direttivo dell’Istituto Centrale del Restauro,
diviene membro del Consiglio del “Centre International pour la
conservation et la restauration des biens culturales”, è uno dei pochi membri effettivi – ed unico
italiano – del Comitato Internazionale “pour les monuments et les sites d’art et d’historie”.
E’ poi significativo che, sul piano internazionale, egli venga prescelto dall’UNESCO per la redazione
di un “Manuel sur les méthodes pour la conservation et la restauration des monuments”. Quindi
nel 1957, viene eletto presidente del I Congrés International des Architectes et Techniciens des
Monuments historiques, organizzato da “La Compagnie des Architectes en Chef des Monuments
Historiques de France” dove, presiedendo la prima sessione, ottiene di far svolgere in Italia il
successivo incontro fra convegnisti. Alla fine degli anni Cinquanta (1958-1960), presiede il ‘Comitato
dell’Arte’ istituito dal “Comitato Olimpico Nazionale” in vista della XVII Olimpiade di Roma e,
per tutto il decennio, con continuità, sviluppa la sua operosità scientifica, che spazia da argomenti
di archeologia a temi che riguardano la contemporaneità
come gli scritti Musei di Roma vecchi e nuovi, pubblicato
nel 1955, o Danni di guerra e restauro dei monumenti, del
medesimo anno, poi ripubblicato nel 1957, o ancora, Il
restauro dei monumenti: provvidenze legislative, esperienze,
suggerimenti, sempre del 1957.
3. L’IMPEGNO ACCADEMICO E L’ESERCIZIO
DELLA CRITICA.
Nel 1960, vinta la cattedra di “Restauro dei
monumenti” presso la Facoltà di Architettura dell’Università degli studi “La Sapienza” di
Roma – dopo tredici anni – rinuncia alla carica di ‘Direttore Generale’ e si attiva per istituire la
“Scuola di perfezionamento per lo studio e restauro dei monumenti” (oggi “Scuola di
Specializzazione in Restauro dei monumenti”) presso la medesima Università, della quale
sarà direttore per oltre un ventennio.
A questo punto, Guglielmo De Angelis d’Ossat rivolge particolare attenzione all’attività didattica,
peculiarmente caratterizzata dal continuo accostamento fra storia dell’architettura e restauro,
inevitabilmente connesse. Del resto, la sua articolata formazione, contraddistinta da una grande
capacità di sintesi, permette agli studenti di captare facilmente l’autenticità e la serietà del suo
impegno, fondato su un’esperienza culturale complessa che lo porta a tradurre lo studio
dell’architettura in consapevolezza storica e responsabilità della conservazione. La validità della sua
didattica appare evidente nelle dispense da lui redatte a sostegno e integrazione
delle lezioni svolte nell’ambito della “Scuola” (oggi di specializzazione) dove
affronta sinteticamente i diversi argomenti che segnano l’iter del progetto di
conservazione; così dallo Studio dei monumenti dal punto di vista storico, artistico e
tecnico, del 1970-1971, all’ancora attuale Cause di deterioramento, pubblicato nello
stesso anno, in collaborazione con l’ICCROM, dove fra ‘cause intrinseche’ e
‘cause estrinseche’ va ad individuare i diversi e concomitanti motivi che
minacciano la vita della fabbriche; dalle Norme per la redazione dei grafici di rilievo
e di restauro dei beni architettonici, risalente al 1977-1978, agli Schemi di corretta
integrazione delle lacune murarie, che “vanno singolarmente valutate […] e sottoposte
ad un vaglio critico, al fine di far emergere le soluzioni preferenziali”, pubblicato
anch’esso nei medesimi anni.
Infine, a conclusione della sua carriera accademica, dopo essere stato Preside della Facoltà di
Architettura dell’Università degli Studi “La Sapienza” di Roma – eletto nel 1972 e decaduto dall’incarico
nel 1977, con la cessazione dell’insegnamento attivo – nel 1986, scrive un importante saggio su
questioni di didattica, La didattica del restauro e l’esercizio della critica, pubblicato quale prolusione
inaugurale dell’anno accademico; qui, ancora una volta, ribadisce che “il restauro è architettura”,
quindi per conservare il patrimonio del passato, l’architetto restauratore
deve utilizzare gli strumenti propri dell’architettura. Parallelamente, in
altro modo, prosegue la sua attività nell’ambito dell’attuale Ministero per
i Beni e le Attività Culturali; nel 1962 viene eletto al “Consiglio Superiore
delle Antichità e Belle Arti” e nominato Presidente di sezione; nel 1964,
partecipa al Congresso di Venezia, si fa promotore (insieme a Pietro Gazzola
e Roberto Pane) e Presidente del Comitato organizzatore. Negli ultimi suoi
due decenni, riveste numerosissime cariche presso Accademie, Istituti di
Cultura, Centri di Studio, Commissioni scientifiche ed artistiche, la cui
elencazione si rimanda in altra sede; parimenti, di notevole entità sono i
riconoscimenti da lui ottenuti, accanto agli indiscussi meriti di studioso
(fra i quali non si può non citare la laurea “honoris causa” conferitagli nel
1975 dall’“Università Tecnica” di Vienna). Al di là del suo impegno
accademico, Guglielmo De Angelis d’Ossat, continua con vivo interesse
l’attività di ricerca, parte della quale viene raccolta nei due volumi Realtà dell’architettura contenenti i
suoi principali lavori pubblicati fin sul finire degli anni Settanta (1933-1978); millecinquecento pagine
che trattano di ‘storia dell’architettura’ attraversandone tutti i capitoli secolari, dall’antico al moderno,
con la medesima curiosità e la stessa potenzialità di comprensione; un lavoro caratterizzato da una
singolare attitudine a comprendere ogni oggetto di studio nelle sue qualità reali, di struttura e di
forma. Riguardo al restauro, merita una speciale attenzione il saggio Restauro: architettura sulle
preesistenze, diversamente valutate nel tempo, scritto nel 1961 ma pubblicato solo nel 1978, nel quale vi
si riconosce il massimo sforzo di revisione teorica e la sintesi del
bagaglio di esperienze accumulate negli anni di attività per
l’Amministrazione delle Belle Arti. Qui, la tesi è in favore
dell’interpretazione del ‘restauro’ quale costante del fare umano, le
scelte di ‘metodo’ sono quelle fondamentali del cosiddetto ‘restauro
scientifico’ di giovannoniana memoria, arricchite dai portati della
sua riflessione storica circa la particolarità del fare architettonico,
aperto agli interventi contemporanei purchè si distinguano. In
sostanza, De Angelis d’Ossat condivide, comé naturale, le impostazioni proprie del suo tempo
rispetto alle quali tuttavia appare costantemente in una posizione di superamento; crede che il
restauro debba “difendere” una forma e, se questa è mutila o perduta, non possa essere sostituita da
un suo simulacro, ma da un’altra forma, di certo non originaria, tuttavia autentica. E’ una convinzione
che ha sempre professato e concretamente applicato nell’attività di restauratore; un convincimento
che spiega la sua fiducia nell’architettura mettendo in evidenza anche inedite e fertili aperture ed
anticipazioni.
Adesso, nella primavera del 2007, ricorre il quindicesimo anno della sua scomparsa.
4. PROFILO BIOGRAFICO
1907 Nasce a Roma il 28 luglio.
1931 Dopo gli studi si laurea in Ingegneria Civile presso l’Università di Roma.
1933 Dopo la laurea in Architettura consegue, presso il
Politecnico di Milnao, l’abilitazione all’esercizio della
professione di architetto.
1934 Diviene architetto nell’Ufficio per i monumenti di Genova
dell’Amministrazione delle Belle Arti. Pochi mesi dopo viene
trasferito alla Soprintendenza dei Monumenti medievali e
moderni di Roma.
1937 Consegue la libera docenza in “Caratteri stilistici e
costruttivi dei monumenti”. Fino al 1942 sarà assistente
straordinario presso la cattedra di “Caratteri stilistici e
costruttivi dei monumenti” tenuta dal prof. Vincenzo Fasolo.
1938 Viene chiamato presso il Ministero della Pubblica
Istruzione come Ispettore Centrale per le Antichità e Belle
Arti.
1941 Ottiene l’incarico di insegnamento di “Caratteri stilistici e costruttivi dei monumenti”
nella Facoltà di Architettura di Roma.
1944-45 In questi anni si occupa dei problemi legati alla ricostruzione, anche come membro di
numerose Commissioni ministeriali.
1947 Viene nominato Direttore Generale delle Antichità e Belle Arti.
1960 Vince la cattedra di “Restauro dei Monumenti” presso l’Università di Roma e si dimette dalla
carica di Direttore Generale. Istituisce la Scuola di Perfezionamento per lo Studio e il Restauro dei
Monumenti.
1962 Viene eletto al Consiglio Superiore delle Antichità e Belle Arti e nominato Presidente di
Sezione.
1964 Partecipa al congresso di Venezia ed è fra i promotori della nascita dell’ICOMOS.
1970 Presidente generale dei Consiglio Superiore delle Antichità e Belle Arti (sino al 1977).
1972 È eletto Preside della Facoltà di Architettura di Roma.
1977 Cessa l’insegnamento attivo e lascia la carica di Preside della Facoltà.
1982 Collocato a riposo, lascia la direzione della Scuola di Specializzazione e dell’Istituto di
Storia
1992 Muore a Roma il 10 aprile.
Maria Piera Sette
TERZA MOSTRA INTERNAZIONALE DEL RESTAURO
MONUMENTALE
SEZIONE ITALIANA
PIEMONTE
CIPA International Symposium, Torino 2005
ARCHITETTURA VERNACOLARE: PRICIPI DI IDENTIFICAZIONE E
CONSERVAZIONE
Progetto: Francesca De Filippi, Riccardo Balbo - Politecnico di Torino, Dipartimento Casa-Città
TORINO - GIS PER IL MONITORAGGIO DEL SISTEMA IDRAULICO DEL
PARCO RACCONIGI
Progetto: Eros Agosto, Fulvio Rinaudo- Politecnico di Torino, DITAG
Mirella Macera - Soprintendenza per i Beni Ambientali ed Architettonici del Piemonte
ASTI - CHIESA DI SAN PIETRO DI CONSAVIA
Progetto: R. Spallone - Politecnico di Torino, Dipartimento di Scienze e Tecniche per i Processi
di Insediamento
POLITECNICO DI TORINO, SECONDA FACOLTÀ DI ARCHITETTURA
LA QUALITA’ NEL PROGETTO DI CONSOLIDAMENTO PER LA
CONSERVAZIONE
Docente: Rosalba Ientile; collaboratore: Monica Naretto
Corso di Consolidamento degli edifici storici; Laboratorio “Il progetto di restauro”
IL SISTEMA TERRITORIALE DEI RICETTI DEL CANAVESE
Docente: Tatiana K. Kirova; collaboratori: Andrea Longhi, Lisa Accurti, Michela Benente Laboratorio di Restauro Urbano
Studenti: Elisabetta Bozzola, Vannina Papaleo, Monica Salimbene, Alessandro Scarnari
BIELLA - IL COMPLESSO DI NOSTRA SIGNORA DI OROPA
Docente: Tatiana K. Kirova; collaboratori: Lisa Accurti, Michela Benente
Laboratorio “Il progetto di Restauro”
Studenti: Francesca Barbera, Francesca Nicolosi, Jessica Pignatta, Patrizia Vaccaio
LIGURIA
FACOLTA’ DI ARCHITETTURA DI GENOVA
GENOVA - CHIESA DEL COMPLESSO ABBAZIALE DEL CONIO DI MISSANO
Docente: Stefano Musso
Corso di Laurea Specialistica in Architettura, Laboratorio di Restauro Architettonico
Studenti: E. Carozzo, M. Giorgi, M. Lucchetti, I. Malerba, E. Nobile; a.a. 2002-2003
GENOVA - IL CICLO PRODUTTIVO DELLA CALCE A GENOVA IN EPOCA
PREINDUSTRIALE E IL RECUPERO DI VILLA OLIVARI A BANA DI CAMOGLI
R. Vecchiattini, Il ciclo produttivo della calce a Genova in epoca preindustriale, Tesi di laurea,
relatore: Tiziano Mannoni, correlatore: Isabella Ferrando, a. a. 1991/1992
A. M. Olivieri, S. Pantarotto, Il recupero di “Villa Olivari” a Bana di Camogli (GE), Tesi di laurea,
relatore: S. F. Musso; correlatori: L. Cogorno, G. Franco, a. a. 2001/2002
SCUOLA DI SPECIALIZZAZIONE IN RESTAURO DEI MONUMENTI
Relatore: B. P. Torsello
Specializzandi: A. De Palma, M. Gnone, R. Leone, R. Risso a.a. 1996/1997
LOMBARDIA
LABORATORI DI DIAGNOSTICA D’ATENEO
Responsabile: Susanna Bortolotto – Laboratorio di diagnostica per la conservazione e il riuso
del costruito
C. Cipollini, M. Pozzi, Palazzo Cittadini Stampa di Abbiategrasso: da torre medievale a palazzo
nobiliare. Progetto di conservazione e riuso per il nuovo Centro Studi Naviglio Grande, Tesi di
laurea, relatore: prof. M. Boriani, correlatore: S. Bortolotto.
M. V. Verzi, Chiesa di S. Maurizio al Monastero Maggiore (MI): indagini sperimentali per la
determinazione dell’umidità nelle strutture murarie, Stage Master universitario di II livello in
conservazione e riuso del costruito, coordinatore scientifico: arch. S. Bortolotto, tutor: arch. G. Bonfadini
F. Augelli, G. L. Ciagà, Il mito di Orfeo- la diagnosi delle strutture lignee per la conservazione e il
riuso dei palchi del Teatro sociale di Bergamo, Tesi di specializzazione, relatori: prof. L. Jurina
L. Binda, A. Saisi, L. Zanzi, C. Campanella (Politecnico di Milano), M. Marchisio (Università di
Pisa), C. Modena (Università di Padova), B. Knupfer Lebrero, J. Rodriguez Santiago (Geocisa),
Leorati, Castello di Avio (TN)
L’ARCHITETTURA DELL’ACQUA, LA CENTRALE IDROELETTRICA
TACCANI-MORETTI A TREZZO SULL’ADDA
E. Bergonzini, F. Origlio, Tesi di laurea, Relatore: C. Campanella, Correlatore: L. Jurina, a.a. 20042005
CONSERVAZIONE E PROGETTO
Elisabetta Ciocchini, Marco Manzoni, Fabio Zangheri, Patrimonio industriale a Vigevano:
l’insediamento Ursus Gomma: una proposta per il futuro, Tesi di laurea, relatore: Marco Dezzi
Bardeschi, correlatore: Christian Campanella, a.a. 1999-2000
Stefania Cacia, Emanuela Duranti, Rossana Gabaglio, La tutela dell’area dei gasometri in Bovisa. Un
percorso museale, Tesi di laurea, relatore: Marco Dezzi Bardeschi, correlatore: Roberta Bianchi, a.a. 19981999
Claudia Ippolita Benevenia, Katia Donetti, Walter Zizzari, La Ca’ Granda ed il Naviglio: nuovo
sistema di giardini e spazio espositivo per le collezioni dell’Ospedale Maggiore, Tesi di laurea, relatore:
Marco Dezzi Bardeschi, correlatori: Rossana Gabaglio, Paolo Galimberti, Vittorio Locatelli,
a.a. 2004-2005
DAL GIS PER LA CONSERVAZIONE DEI CENTRI ANTICHI AL PROGETTO
DI NUOVI INSEDIAMENTI
Docente: Gabriella Guarisco
L. Barbati., S. Migliorini, Dal Monte San Giorgio a Riva San Vitale. Il futuro dell’ex Palazzo della
Croce, Tesi di laurea, relatore: G. Guarisco, correlatore: M. Dezzi Bardeschi, a.a. 2002-2003; S.
Cianni, Un centro di didattica ambientale per la rivitalizzazione attiva di Sangineto (CS), Tesi di
laurea, relatore: G. Guarisco, correlatori: D. Mirandola, G. Novelli, a.a. 2003-2004
POLITECNICO DI MILANO - SCUOLA DI SPECIALIZZAZIONE IN
RESTAURO DEI MONUMENTI
ABBAZIA DI SAN BENEDETTO PO (MN)
Responsabile della ricerca: Alberto Grimoldi
Indagini : Politecnico di Milano, DiAP, Laboratorio di Analisi e Diagnostica del costruito
CAMPO BRENZONE (VR)
R. Braggio, G. Castiglioni, M. de Adamich, F. Legnaghi, E. Manzoni, M. Raffaeli, C. Palo, Tesi di
specializzazione, relatori: A. Grimoldi, L. Jurina, correlatore: A. Sandrini, a.a. 2003-2004
BERGAMO - INTERVENTO DI CONSOLIDAMENTO E CONSERVAZIONE
DELLA PASSERELLA DI FARA GERA D’ADDA
Tesi di specializzazione, relatore Bellini - progetto realizzato Progetto: dott. Agostino Pasquali Coluzzi, ing. Roberto Gentile, archh. Laura Valsasnini, Roberta
Cattò, Rebecca Fant
POLITECNICO DI MILANO - FACOLTA’ DI ARCHITETTURA CIVILE,
Dipartimento di Progettazione dell’Architettura
TUTELA, CONSERVAZIONE E GESTIONE DEI PAESAGGI CULTURALI,
STUDI E RICERCHE
CIPA International Symposium, Torino 2005
MONZA- VILLA REALE
Gruppo di ricerca: Maurizio Boriani, Susanna Bortolotto, Alberta Cazzani, Piero Favino,
Mariacristina Giambruno, Isabella Mambretti Camillo Sangiorgio, Manuela Strada, Costanza Zocchi
Progetto: Raffaella Brumana, Cristiana Achille - Politecnico di Milano, D.I.I.A.R. - Sezione Rilevamento
Laboratorio di Rilievo Cartografia Numerica Gis
Laboratorio di diagnostica per la conservazione e il riuso del costruito
LONATE POZZOLO (VA) – MONASTERO DI SAN MICHELE
BERGAMO - SANTA MARIA MAGGIORE, TECNOLOGIA LASER PER IL
RILIEVO DELLA SEZIONE TRASVERSALE NEGLI EDIFICI ANTICHI
Gruppo di lavoro: prof. Maurizio Boriani, archh. Susanna Bortolotto, F. Augelli, P. Bassani, F.
Premoli, prof. L. Jurina, prof. G. Massari
Progetto: V. Bonora - Politecnico di Torino, DINSE
L.Colombo, B. Marana - Università di Bergamo, DPT
RHO (MI) - VILLA BURBA - RESTAURO E ADATTAMENTO DELLA CORTE
RUSTICA
POLITECNICO DI MILANO FACOLTA’ DI INGEGNERIA EDILE/
ARCHITETTURA DI LECCO
ATTIVITA’ DI RICERCA - IL PAESAGGIO OPERA APERTA: CONOSCENZA,
DIAGNOSI, PROGETTO
Progetto: Carolina Di Biase, Daniele Vitale
Docenti: Lionella Scazzosi; collaboratori: Paola Branduini, Maria Antonietta Breda, Raffaella
Laviscio, Cinzia Robbiati, Flavia Ferrari
MANUFATTI E CONTESTO PAESAGGISTICO
Docenti: Lionella Scazzosi; Collaboratori: Paola Branduini, Barbara Oggionni, Lucio Franchini
Candotti A., Colombo L., Gregorio P., Santo R., Signorelli M.: Parco Marenzi a Bergamo: progetto
di conservazione, corso di tutela e gestione del paesaggio, prof. Scazzosi L., a.a. 2002-2003
Battellino E., Guazzetti D., Giardino terapeutico nel parco di Villa Eremo a Lecco, corso di
tutela e gestione del paesaggio, prof. Scazzosi, a.a. 2003-2004
Algeri C., Sala E., San Michele in Galbiate: da chiesa a sala conferenze e belvedere, tesi di laurea,
relatore: prof. Franchini
SISTEMI DI PAESAGGIO
Docente: Lionella Scazzosi; collaboratori: Paola Branduini, Barbara Oggionni, Giuseppe Turchini
Abati M.S.: Il castello di Funcignano: ipotesi di recupero di un paesaggio di pietra, Tesi di laurea,
Relatore: prof. Scazzosi L., prof Turchini G., A.A. 2004-2005.
Martinucci M., Pedroli S.: Crana di Piuro, Analisi paesaggistica e progetto di recupero, Tesi di
laurea, Relatore: prof. Scazzosi, prof Turchini, A.A. 2004-2005
POLITECNICO DI MILANO - FACOLTA’ DI ARCHITETTURA E SOCIETA’
METODOLOGIA PER LA DIAGNOSI DI ANTICHE TORRI IN MURATURA:
IL CAMPANILE DEL DUOMO DI MONZA E IL TORRAZZO DI CREMONA
Docenti: Luigia Binda; collaboratori: Anna Anzani, Paola Condoleo, Luisa Marra
VULNERABILITA’ DEI CENTRI STORICI E DEI BENI CULTURALI
Docenti: Luigia Binda; Collaboratori: Giuliana Cardani, Antonella Saisi, Cristina Tedeschi,
Dipartimento di Ingegneria Strutturale
POLITECNICO DI MILANO - FACOLTA’ DI ARCHITETTURA CIVILE
TUTELA, CONSERVAZIONE E GESTIONE DEI PAESAGGI CULTURALI,
ESPERIENZE DIDATTICHE
Docenti: Maurizio Boriani, Alberta Cazzani
CREMONA - IL CANTIERE DI PALAZZO PALLAVICINO
Progetto: Alberto Grimoldi , Lorenzo Jurina, Stefano Corbari, Carlo Dusi, Ruggero Carletti, Ermes
Massetti, Alessandro Farina, Thomas Becker, Valerio Tagliaferro
L’INNOVAZIONE SCIENTIFICA NEL CONSOLIDAMENTO DEI
MONUMENTI: LE INDAGINI NON DISTRUTTIVE, L’ANALISI
STRUTTURALE, IL MONITORAGGIO STRUTTURALE IN LINEA
Progetto: Giorgio Macchi, Università di Pavia
Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Soprintendenza per i Beni
Architettonici e per il Paesaggio di Milano
L’INNOVAZIONE SCIENTIFICA NEL CONSOLIDAMENTO DEI
MONUMENTI - DUOMO DI PAVIA
Progetto: Giorgio Macchi, Stefano Macchi
TRENTINO ALTO ADIGE
TRENTO - PALAZZO THUNN
Progetto: Giuseppe Cristinelli
VENETO
CIPA International Symposium, Torino 2005
RAPPRESENTAZIONI 3D DI SITI ARCHEOLOGICI
Progetto: Caterina Balletti, Francesco Guerra, Andrea Adami - Università IUAV di Venezia
IUAV - FACOLTA’ DI ARCHITETTURA
IL COMPLESSO DI VILLA MOCENIGO, SAN MICHELE AL TAGLIAMENTO
(VE)
Docente: Giuseppe Cristinelli
RESTAURO URBANO A CAMPO BRENZONE (VR)
Docente: Giuseppe Cristinelli
IUAV - FACOLTA’ DI ARCHITETTURA - VENETO
IDENTIFICAZIONE
DEL
PAESAGGIO
AGRARIO
NELL’ASCOLANO
STORICO
Docente: Giorgio Gianighian
Studente: Matteo Dario Paolucci
IMOLA - VILLA MUGGIA TRA ARCHEOLOGIA E RESTAURO DEL
MODERNO
Docente: Nullo Pirazzoli
VILLAVERLA – LE TRASFORMAZIONI DEL TERRITORIO E DEL
PAESAGGIO
Progetto: Massimiliano Bigarello
CIPA International Symposium - Torino 2005
VERONA - BASILICA DI SAN PIETRO MARTIRE DA VERONA IN S. ANASTASIA:
RILIEVI DELLE STRUTTURE GEOMETRICHE E CAMPAGNA FOTOGRAFICA
PER IL PROGETTO DI CONSERVAZIONE
Progetto: Christian Campanella, Michela Tessoni, Susanna Bortolotto, Elisabetta Ciocchini, Fabio
Zangheri In collaborazione con il Politecnico di Milano
VENEZIA - IL CONVENTO E LA CHIESA DELLE TERESE
Progetto convento delle Terese: Giuseppe Cristinelli, Egle Trincanato
Progetto chiesa delle Terese, Venezia: G. Cristinelli
VILLAFRANCA (VR) - CASTELLO SCALIGERO
TOSCANA
FACOLTA’ DI ARCHITETTURA DELL’UNIVERSITA’ DI FIRENZE
LUCCA - PROGETO DI RESTAURO DI PALAZZO GUINIGI MAGRINI
Docente: Giuseppe Cruciani Fabozzi
Dipartimento di Storia dell’Architettura e Restauro delle strutture architettoniche
IL TEATRO AMINTORE GALLI DI RIMINI
S. Salucci, Il teatro Amintore Galli di Rimini: le tecniche costruttive di un teatro dell’Ottocento,
Tesi di laurea, relatore: G. Cruciani Fabozzi, correlatore: A Ugolini, a.a. 2001-2002
CORTONA – CHIESA DI S. FRANCESCO
Progetto: Carlo Blasi (studio COMES); collaboratori : F. Sottili, L. Carlini, S. Mancini, L. D’Inzeo
Committente: Comune di Cortona
Presidenza del Consiglio dei Ministri – Roma
L’INNOVAZIONE SCIENTIFICA NEL CONSOLIDAMENTO DEI MONUMENTI
– LA TORRE DI PISA
Comitato Internazionale per la Salvaguardia della Torre di Pisa: M. Jamiolkowski (Presidente),
J. Barthélemy, J. B. Burland, M. D’Elia, R. Di Stefano, R. Calzona, G. Creazza, G. Croci, G.
Macchi, A. M. Mignosi, L. Sanpaolesi, S. Settis, F. Veniale, C. Viggiani, M. Cordaro, M. Desideri,
F. Gurrieri, R. Lancellotta, G. A. Leonards, R. Lemaire, F. Leonhardt, A. M. Romanini.
Progetto: Giuseppe Cristinelli
ABRUZZO
VENEZIA - TORRE DELL’OROLOGIO
FACOLTA’ DI INGEGNERIA DELL’UNIVERSITA’ DELL’AQUILA
Imprese appaltatrici: Brandolin S.p.a. e Dottor s.r.l.
Rilievo: Giorgio Gianighian, Alberto Torsello, Matteo Pandolfo, Barbara De Stefano, Arianna
Remoli, Adriana Stroili, Sabai Levi Ramedan
Progetto definitivo (30/09/1997): Giorgio Gianighian, Alberto Torsello, Matteo Pandolfo
Progetto architettonico (aprile 1997-luglio 1998): Giorgio Gianighian, Alberto Torsello, Matteo Pandolfo
Progetto statico: Studio Gobbetto Frezza Fulli Ass.
Progetto impianti: Gregorio Mastrangelo
Progetto esecutivo (14-04-2006) - OS2:
Progetto: Giorgio Gianighian; collaboratori: Emilia Culiat, Massimo Brusegan, Chiara Ferro
Direttore operativo: Emanuele Armani
IRVV - Istituto Regionale Ville Venete PADOVA - RESTAURO DELLE
“FORESTERIE VECCHIE” DI VILLA CONTARINI A PIAZZOLA SUL BRENTA
Progetto: Eugenio Vassallo, Pierluigi Grandinetti, Mario Piana
Progettazione strutturale: Paolo Faccio
Direzione lavori: Eugenio Vassallo
Collaboratore: Andrea Piero Donadello
VENEZIA- RESTAURO DELLA FACCIATA DI CA’ LOREDAN VENDRAMIN
Direttore centrale P.E.L.: Salvatore Vento
Responsabile Unico del Procedimento: Manuel Cattani
Collaboratore: Silvia Caniglia
Progetto e direzione lavori: Eugenio Vassallo
Consulente strutturale: Paolo Faccio
Consulente interventi conservativi: Silvia Degan
FRIULI VENEZIA GIULIA
UDINE - PALAZZO CAISELLI
Progetto e D. L.: Pietro Ruschi; collaboratore: Riccardo Dalla Negra
PORDENONE - CONVENTO DI SAN FRANCESCO
Progetto: Giuseppe Cristinelli, Benedetti, Cacco, Foramitti, Tomadin, Tondat
EMILIA ROMAGNA
IL CONVENTO FRANCESCANO DI SAN GIACOMO PRESSO OFENA
Docente: Donatella Fiorani; collaboratori: Carla Bartolomucci, Mauro De Meo, Stefania Campo,
Adalgisa Donatelli Corso di Ingegneria Edile-Architettura, Restauro architettonico
FACOLTA’ DI ARCHITETTURA DLL’UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI
PESCARA
Docente: Claudio Varagnoli; Gruppo di ricerca: Lucia Serafini, Giorgio Pezzi, Enza Zullo, Fabio
Armillotta, Clara Verazzo
Docente: Marcello D’Anselmo; Gruppo di ricerca: Lucia Serafini, Stefano D’Avino, Monia Di
Leonardo
MARCHE
ANCONA - CENTRO STORICO
Progetto: Ballardini, Cristinelli, Torsello, Trincanato
LAZIO
FACOLTA’ DI ARCHITETTURA DELL’UNIVERSITA DI ROMA “LA
SAPIENZA”
LA DIDATTICA PER L’OPERATIVITA’: ESEMPLIFICAZIONI VARIE D’ESAME
Docente: Paolo Fancelli; collaboratori: D.M.T. Abbate, M.G. Ercolino, S. Zinzi
M. D’Andolfo, B. Di Domenico, la chiesa di S. Giovanni in Val di Lago, S. Lorenzo Nuovo (VT),
a.a. 2003-2004; E. Pizzetti, la villa Mills sul Palatino, Tesi di laurea, a.a. 1997-1998; A.
Ursano, la chiesa di S. Maria dei Franconi Veroli (FR), a.a. 1999-2000; L. Cevenini, S. Quilici,
la fontana di villa Albani, Anzio (RM), a.a. 1995-1996; L. Argenti, la chiesa di S. Tommaso in
Parione, Roma, a.a. 2003-2004; P. Tomaro, il monumento di M. S. Quartus, Tesi di laurea, a.a.
1996-1997; A. Fabiani, il tempio di Giunone Gabina, Gabi (RM), Tesi di laurea, a.a. 1999-2000;
M. B. Fumarola, il palazzo del vescovo di Cervia, Roma, Tesi di laurea, a.a. 1997-1998; A.
Polidori, L’acropoli di Tivoli: archeologia e paesaggio tra storia e progetto, Tesi di laurea, a.a.
2001-2002
FACOLTA’ DI ARCHITETTURA DELL’UNIVERSITA’ DI FERRARA
QUARTIERE DI CELLOMAIO ALBANO LAZIALE A ROMA - CHIESA DI SAN
PIETRO
CENTRO ANTICO DI FERRARA
Docenti: Maria Piera Sette, A. Bruschi, A.L. Carnevalis
Rosetta Mirabelli - Laboratorio di Sintesi di Restauro, a.a. 2003-2004
Responsabile Scientifico: Rita Fabbri
Realizzazione elaborati: estratto dalle Tesi di Laurea in Restauro Architettonico a.a. 19992004 e dal progetto di ricerca 2004 (Dip. di Architettura; Comune di Ferrara)
Gruppo di ricerca: Romina Angeletti Agnoletti, Michele Bertoni, Elisa Frignani, Silvia Goldoni,
Carlotta Grillone, Ilaria Ierardi, Barbara Magni, Patricia Pizzi, Alessandra Righetti, Luca Roversi
CENTRO STORICO DI FERMO (AP)
Keoma Ambrogio, Criteri e norme. Integrazioni al regolamento edilizio in materia di restauro,
Tesi di laurea, relatore: R. Fabbri, correlatori: F. Bevilacqua, L. Tolomei, a.a. 2003/2004
FACOLTA’ DI ARCHITETTURA DELL’UNIVERSITA’ DI PARMA
ANALISI DELLA STABILITA’ DEL PANTHEON DI SOUFFLOT A PARIGI
E IDENTIFICAZIONE DELLE CAUSE DEI RECENTI DISSESTI
Coordinatore: Carlo Blasi; collaboratori: P.P. Bresci, E. Coisson, D. Costanzo, L. D’Inzeo, A.M.
Ferrero, D. Ferretti, G. Giandebiaggi, I. Iori, G. Lancioni, A. Mangia, R. Roncella, G. Royer-Carfagni,
C. Tedeschi, G. Venturelli, A. Zerbi
CASTELLO DI NEPI A VITERBO
Docenti: Maria Piera Sette, A. Bruschi, A.L. Carnevalis
R. Bianchi, F. Cesarano, M. Haidar, G. Sassano, M. Teresa Sprovieri - Laboratorio di Sintesi di
Restauro, a.a. 2003-2004
CERVETERI - INTERVENTO SUL COLORE DELLE FACCIATE DEL CENTRO
STORICO DI SASSO DI FURBARA, (RM)
Docente: G. Carbonara
ROMA - CHIOSTRO COSMATESCO DEL MONASTERO DEI SS. QUATTRO
CORONATI
Progetto: G. Carbonara, L. Barelli, C. De Camillis, M. Falconi, E. Giorgi, L. Lombardi, I. Massari, F.
Matera, M. Morbidelli, L. Morgante, F. Piccarreta, R. Pugliese, M. L. Saltarelli, Studio n!, G. Torraca;
collaboratori: M. Asciutti, A. Bruno, A. Cerrito, C. Cucinotta, L. D’Apote, M. Di Bernardini, L.
Della Santa, A. De Luzio, M. C. Fabbri, R. Fibbi, L. Giuggiolini, F. Gargano, M. La Venuta, R.
Loreti, W. Pantano, S. Principi, S. Sirolli.
ROMA - PALAZZO BRASCHI
LA CATTEDRALE DI PARMA
Gruppo di lavoro: Carlo Blasi, B. Adorni, A. Belli, L. Bertoli, E. Campani, A. Casoli, E. Coisson, G.
Di Battistini, M.A. Favalli, G. Forlani, F. Fossati, A. Ghiretti, G. Giandebiaggi, I. Iori, P. Lottici, M.
Michelotti, L. Montrasio, G. Rizzi, R. Roncella, L. Sanità di Toppi, L. Simeti, J.L. Taupin, C. Vernizzi,
G. Venturelli
FACOLTA’ DI ARCHITETTURA DELL’UNIVERSITA’ DI PARMA
CONSERVAZIONE E PROGETTO
Daniele Gottardini, Riannodare i fili della memoria spezzata: una proposta per la riqualificazione e
il recupero ad uso turistico-nautico dell’area della calata Paita del Porto della spezia, Tesi di
laurea, relatore: Marco Dezzi Bardeschi, correlatore: Davide Vetrala, a.a. 2004-2005
Elisa Bonacini, Elena Reggiani, Francesca Saccani, Il museo “Cesare Zavattini” diventa centro
culturale di arte naive, Tesi di laurea, relatore: Marco Dezzi Bardeschi, correlatore: Vanni
Marchetti, a.a. 2004-2005
Progetto: G. Cimbolli Spagnesi (coordinatore), B. D’Elia, P. Fanceli, A. Gallo Curcio, P.L. Testa.
CAMPANIA
Soprintendenza per i Beni Archeologici delle Province di Salerno, Avellino e
Benevento
IL RESTAURO DEI TEMPLI DI PAESTUM
Progetto: Soprintendenza per i Beni Archeologici delle Province di Salerno, Avellino e Benevento,
con la collaborazione dell’Istituto Centrale per il Restauro di Roma nelle persone dell’Arch. G. Capponi
e della dott.ssa G. De Palma. Direttore lavori: soprintendente architetto R. Martines e Soprintendente
archeologa G. Tocco, in collaborazione con la direttrice dell’area archeologica M. Cipriani.
Analisi fattori di degrado: ICR Realizzazione: consorzio L’Officina, consorzio Nuova Conservazione,
Tecnireco. Finanziamento: Fondi F.I.O., Ministero per i Beni e le Attività Culturali.
SOPRINTENDENZA PER I BENI ARCHEOLOGICI DELLE PROVINCE DI
NAPOLI E CASERTA
BAIA – CASTELLO ARAGONESE
Soprintendenza per i beni archeologici delle province di Napoli e Caserta
Soprintendenza per i beni architettonici e per il paesaggio e per il patrimonio storico artistico
ed etnoantropologico di Napoli e provincia.
Soprintendente: Enrico Gugilelmo - Progettazione: Enrico Guglielmo, Michele Barone Lumaga,
ufficio tecnico della Soprintendenza
NAPOLI – CHIESA DI SANT’ANIELLO A CAPONAPOLI
Soprintendenza per i beni archeologici delle province di Napoli e Caserta
Soprintendenza per i beni architettonici e per il paesaggio e per il patrimonio storico artistico ed
etnoantropologico di Napoli e provincia.
Soprintendente: Enrico Guglielmo; Progetto: Ugo Carughi; Consulente: Luigi Picone, Marco
Russiello; Impianti: Domenico Mascolo; Restauro marmi: Angela Schiattarella, Marina Santucci
Restauro reperti archeologici: Daniela Giampaola; Rilievo archeologico: Teresa Tauro
NAPOLI – CHIESA DI SAN GIOVANNI BATTISTA DELLE MONACHE
SOPRINTENDENZA REGIONALE DELLA CALABRIA
COSENZA - CASTELLO SVEVO ARAGONESE
Gruppo di lavoro: Natalino Corbo, Sabina Barresi, Alessandro Adriano, Carlo Pecoraro,
Soprintendente Francesco P. Cecati, Giuseppe Cruciani, Massimo Marrani, Gino M. Crisci, Massimo
Abitrante, Salvatore De Franco, Paride G. Caputi, Giovanna De Sensi, Katia Masci
GERACE - CITTADELLA VESCOVILE, MUSEO DELLA DIOCESI
Gruppo di lavoro: Francesco P. Cecati (Soprintendente), Emilio Minasi, Ermelinda Branda, Florindo
Casaleno, Sergio De Paola (Soprintendenza B.A.P. Calabria), Katia Masci (grafica)
ROCCA IMPERIALE - CASTELLO DI FEDERICO II
Gruppo di lavoro: Francesco P. Cecati (Soprintendente), Sabrina Barresi, Mariano Bianchi, Giuseppe
Miccoli, Katia Masci (grafica)
COSENZA - PALAZZO ARNONE, PINACOTECA NAZIONALE
Gruppo di lavoro: Francesco P. Cecati (Soprintendente), Emilio Minasi, Ermelinda Branda, Florindo
Casaleno, Sergio De Paola (B.A.P. della Calabria), Katia Masci (grafica)
Soprintendenza per i beni archeologici delle province di Napoli e Caserta
Soprintendenza per i beni architettonici e per il paesaggio e per il patrimonio storico artistico ed
etnoantropologico di Napoli e provincia
Soprintendente: Enrico Guglielmo; Funzionario Responsabile: N. Ricciardelli; Progetto Definitivo:
A. Giuffrè, L. Palesano; Progetto Esecutivo e Direzione dei Lavori: V. Ceradini, L. Palesano,
collaboratore: A. Benvenuto
ROCCELLA JONICA - PALAZZO CARAFA
SOPRINTENDENZA REGIONALE DELLA CAMPANIA
NAPOLI- CHIESA E CONVENTO DI SAN LORENZO MAGGIORE
Gruppo di lavoro: Francesco P. Cecati (Soprintendente), Emilio Minasi, Ermelinda Branda, Florindo
Casaleno, Sergio De Paola (B.A.P. della Calabria), Katia Masci (grafica)
Direttore Regionale per i beni Culturali e Paesaggistici: S. De Caro
Soprintendente BAPPSAE di Napoli: E. Guglielmo
Soprintendente archeologo di Napoli: M.L. Nava
Funzionari responsabili: P. Bovier, D. Giampaola, R. Middione; collaboratori e consulenti: A.
Aveta, T. Tauro, G. De Pasquale
FACOLTA’ DI ARCHITETTURA DELL’UNIVERSITA’ DI REGGIO
CALABRIA
CATANZARO –BELCASTRO - CHIESA DELLA SS. ANNUNZIATA
FACOLTA’ DI ARCHITETTURA DELL’UNIVERSITA’ DI NAPOLI
IL CASTELLO DI CARINOLA
CASTELLO RUFFO DI SCILLA, S. GIOVANNI DI DIO A SINOPOLI
Docente: Stella Casiello
Giuseppina Adele Calobrisi, Cosimo Mincarone
Gruppo di lavoro: Sisinio Zito (Sindaco di Roccella J.), Francesco P. Cecati (Soprintendente), Sergio
De Paola (B.A.P.), Lorenzo Surace (Comune), Simonetta Valtieri (Dir. P.A.U.RC), Antonino Alvaro
(Ecoservizi Eng.), Giampiero Montalto (Ecoservizi Eng.), Marilisa Morrone (storica)
SORIANO - CONVENTO DI SAN DOMENICO
Progetto:Bruno Mussari, Annunziata MariaOteri, Fabio Todesco
Progetto: Simonetta Valtieri
Dipartimento PAU Università “Mediterranea” di Reggio Calabria
TORRE DI FRANCO (NA)
SINOPOLI - CHIESA DI SAN GIOVANNI DI DIO
Docente: Stella Casiello Simona Basile
Progetto: Lorenzo Pio Massimo Martino
Dipartimento PAU Università “Mediterranea” di Reggio Calabria
PUGLIA
CIPA International Symposium di Torino 2005
CARPIGNANO (LE) - CRIPTA DI SANTA CRISTINA; SELINUNTE (TP) - TEMPIO
Progetto: V. Valzano, A. Bandiera - SIBA Coordination, università di Lecce
J. A. Beraldin, M. Picard, S. F. El-Hakim, G. Godin E. Paquet, M. Rioux- IIT, National
Research Council Canada, Ottawa
UN MUSEO VIRTUALE TEMATICO SUI FARI DELLA TERRA D’OTRANTO
F. Gabellone, A. Monte - CNR-IBAM (Institute for Archeological and Monumental Heritage)
CALABRIA
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI REGGIO CALABRIA
IL PROGETTO DI RESTAURO: ANALISI, METODOLOGIE, PROPOSTE
OPERATIVE
Docente: Alessandra Maniaci
Progetto grafico: Claudio Cammarata
Maria Conti, Complesso conventuale di San Francesco a Patti (ME), Tesi di laurea, relatore:
Alessandra Maniaci, a.a. 2005-2006
Viviana Tirella, Chiesa di San Giorgio a Ragusa Ibla, Tesi di laurea, relatore: Alessandra Maniaci,
a.a. 2005-2006
Francesco Pitruzzella, Edificio rurale a Pollina, Tesi di laurea, relatore: Alessandra Maniaci, a.a.
2005-2006
Claudio Cammarata, Calogero Calamia, Massimiliano Barba, Palazzo Bennati ad Alcamo (TP),
esercitazione del Laboratorio di Restauro, Palermo, a.a. 2001-2002
CATANZARO - COMPLESSO MONUMENTALE DI S. GIOVANNI
Progetto e realizzazione elaborati: G. Cimbolli Spagnesi e F. Zagari.
SICILIA
FACOLTA’ DI ARCHITETTURA DELL’UNIVERSITA’ DI PALERMO
G. M. Ventimiglia, Palazzo Diana di Cefalà a Palermo. Indagini diagnostiche, restauro e
rifunziolizzazione, Tesi di laurea, relatore: Franco Tomaselli, a.a. 2002-2003
G. Tantillo,Palazzo Palagonia a Palermo. Indagini diagnostiche, restauro e rifunzializzazione, Tesi
di laurea, Relatore: Franco Tomaselli, a.a. 2003-2004
L. Smecca, Palazzo Ponza a Palermo. Indagini diagnostiche, restauro e rifunzializzazione, Tesi di
laurea, relatore: Franco Tomaselli, a.a.2003-2004
R. Greco Lucchina, S. Settecasi, Il complesso Ex Conventuale di San Domenico a Trapani. Indagini
diagnostiche, restauro e rifunzializzazione, Tesi di laurea, relatore: Antonella Cangelosi, correlatori:
Bruno Billeci, Vito Corte, a.a.2002-2003
ENNA - PIAZZA ARMERINA - VILLA DEL CASALE
A cura di: Calogero Bellanca, Oliva Muratore, Alessandra Pergoli Campanelli.
SARDEGNA
FACOLTA’ DI INGEGNERIA DELL’UNIVERSITA’ DI CAGLIARI VALUTAZIONE E VULNERABILITA’ DEL PATRIMONIO ARCHEOLOGICO
Docente: Luciano Ramon; collaboratori: M. Stochino, A. Contini, R. Deiana, G. Manconi, A.
Maurandi, R. Piras, S. Piras, A. Serra, S. Zedda
SEZIONE DEI NUOVI CONTRIBUTI INTERNAZIONALI PRESENTI ALL’INAUGURAZIONE
CANADA
THE GETTY FOUNDATION
La Getty Foundation fa parte della J. Paul Getty Trust a Los Angeles, un’organizzazione culturale
e filantropica che, dal 1984 ad oggi, ha finanziato oltre 4000 progetti a livello locale, nazionale ed
internazionale. La fondazione si occupa di distribuire finanziamenti per la ricerca, promuovendo
borse di studio a favore dell’arte e della sua storia. Alcuni esempi degli interventi finanziati dalla
Getty Foundation sono: In Ecuador, a Quito, la basilica e il convento di Nuestra Señora de la Merced
costruiti tra il 1700 e il 1737 sulle rovine di una chiesa del XVI sec., che hanno subito un intervento
strutturale dopo il terremoto del 1987. In U.S.A., Pennsylvania la casa sulla cascata di F. L. Wright che,
nel 2000, è stata oggetto di interventi di conservazione prioritari quali il rinforzo di travi, il restauro di
finestre e porte e la conservazione dell’arredo ligneo originale. A Venezia, Santa Maria dei Miracoli,
esempio del primo Rinascimento veneziano, sottoposta ad interventi di pulitura, consolidamento e
riparazione delle microfessurazioni presenti nei paramenti di marmo. In Svizzera, la Maison Blanche
a La Chaux-De-Fonds, restaurata nelle facciate e nelle finiture interne. In Ghana, a Navrongo, nella
cattedrale di Nostra Signora delle Sette Pene, si presta particolare attenzione alle decorazioni degli
interni con i loro tradizionali bassorilievi. In India a Rajasthan il forte di Ahhichatragarh- Nagaur
danneggiato strutturalmente e soggetto ad infiltrazione d’acqua dove i lavori hanno interessato le
mura esterne, i bastioni e il sistema idrico del luogo.
LA CARTA DI FIRENZE DEI GIARDINI STORICI E DEI PAESAGGI CULTURALI
ICOMOS – IFLA
Realizzazione elaborati: ICOMOS – IFLA
MONITORAGGIO DEL PATRIMONIO MONUMENTALE
I casi presentati dall’Istituto per la Conservazione e la Valorizzazione dei Beni Culturali del CNR
sono: 1)il Ratto delle Sabinenella loggia dei Lanzi di Firenze, monitoraggio della progressione del
degrado di un monumento marmoreo all’aperto in presenza e in assenza di trattamenti protettivi;2)
il Progetto Momorex, di facciate dipinte in Europa nel XVI sec., co-finanziato dall’Unione Europea,
programma di ricerca delle tecnologie diagnostiche più utili all’individuazione a alla caratterizzazione
di parametri significativi per il monitoraggio dello stato di conservazione, dopo il recente restauro;
3) il Progetto Di.Du.Mi, relativo alla facciata del Duomo di Milano; 4) il Progetto Battistero che prevede
il monitoraggio dell’impatto ambientale sulle porte bronzee del Battistero di Firenze.
Consiglio Nazionale delle Ricerche
Istituto per la Conservazione e la Valorizzazione dei Beni Culturali
ATTIVITA’ ICOMOS
A metà degli anni ’60 Louisbourg diventa uno dei progetti più grandi del
Canada. Molti edifici sono stati ricostruiti sulla base di documenti storici e
testimonianze archeologiche.
Agli inizi del1970 la città di Québec, luogo di nascita della colonia francese,
diventa oggetto di un programma di rinascita. Molti edifici furono distrutti e
ricostruiti ai fini della commemorazione del Regime francese e del suo stile di
vita. Il Palazzo Reale è sito del patrimonio mondiale della città di Quebec.Tra
i documenti ufficiali proposti dall’ICOMOS si citano: la dichiarazione di
Deschambault del 1982, la Carta di Appleton del 1983, la Federal Heritage
Buildings Treasury Board Policy del 1982 e la Fondazione del patrimonio
storico del Canada, programma di Main Street, degli anni ’80.
La provincia del Quebec ha messo in atto un
programma per la salvaguardia e la
conservazione dei luoghi di culto, delle stazioni e delle linee ferroviarie, di
Siti di interesse storico e del patrimonio recente.
Realizzazione elaborati: ICOMOS UK
MALTA
LA VALLETTA - PALAZZO MAGISTERIAL
La Valletta, capitale dell’isola di Malta, è posizionata su un promontorio roccioso
fra due porti che si affaccia sul Mar Mediterraneo. Fu costruita da Jean de la
Valette, a cui si deve il nome. Fu la città preferita dai Cavalieri dell’Ordine di San
Giovanni ,che la fortificarono nel 1565, e successivamente la sede del governo
maltese. Storico porto dell’isola, fu scelta come base dalla Marina Britannica, la
quale si allontanò dall’isola solo nel 1979. Il luogo in cui è stato progettato il palazzo
era già occupato da tre edifici che successivamente sono stati unificati. L’originale
bipartizione dell’edificio è tuttora individuabile nella pianta nonostatnte le numerose
aggiunte e i cambiamenti avvenuti nel corso dei secoli.
Testi a cura di: D. Mallia
Realizzazione elaborati: S. Cefai
LA VALLETTA -CAPPELLA PRIVATA DEL PALAZZO MAGISTERIAL
Gli affreschi sono stati dipinti da Filippo Paladini alla fine del XVI secolo. I
bombardamenti della Seconda Guerra mondiale danneggiarono fortemente la già precaria
condizione degli affreschi, che rimane tale per oltre cinquant’anni. Nel 1998 è stato avviato
un intensivo programma di conservazione supportato da il Progetto di Riabilitazione per la
Valletta in collaborazione con la Fondazione Getty e il Courtauld Institute. La maggior
parte delle parti mancanti sono state riparate ma non reintegrate.Ad oggi manca il
reinserimento di un affresco rimosso per il restauro, l’allestimento dell’illuminazione per la
cappella e la pubblicazione del programma di conservazione.
Testi a cura di: D. Mallia
Realizzazione elaborati: S. Cefai
LA VALLETTA - PORTICO D’ENTRATA E CORTILE DEL PALAZZO MAGISTERIAL
Il portico è strutturato in uno spazio quadrato coperto con una volta al
quale si accede attraverso una porta monumentale ad arco.L’intera volta
è decorata con affreschi della metà del XVIII secolo. Tutte le decorazioni
sono state sottoposte ad un ciclo di pulitura. Immediatamente a lato del
portico si trova il cortile principale del palazzo. Della pavimentazione
originaria rimangono solo piccole porzioni, la maggior parte del cortile
è stato asfaltato e coperto di terra per poter piantare una varietà di
piante, cosa che ha compromesso la stabilità dei
pilastri della loggia. I lavori hanno cercato di ristabilire l’originale
disegno del cortile.
Testi a cura di: D. Mallia
Realizzazione elaborati: S. Cefai
ALBANIA
BERAT
Si rappresenta il panorama della città fino agli anni
’80, dalle gravi condizioni in cui si trovava negli anni
del secondo dopoguerra ai restauri degli anni ‘70-’80,
effettuati soprattutto grazie all’Istituto dei Monumenti
di Cultura. Le numerose immagini documentano la
vastità del patrimonio storico e culturale dell’Albania,
tra cui fortificazioni, costruzioni religiose e abitazioni.
Progetto: Di rettorato Regionale dei Monumenti
di Cultura di Berat, Istituto dei Monumenti di Cultura Tirana
Foto: Foto XHIMITIKU Berat, Zamir Marika
Bibliografia: Istituti Monumenteve te Kultures, “Berati, qytet muze”, Combinati Poligrafik,
Tirane, 1987
SPAGNA
GRANADA - ALBAICIN - RECUPERO URBANO DELLE MURA DI ALBERZANA
Si presenta il progetto di restauro delle mura, in particolare i “giardini della memoria”, in
cui si trovano diversi cimeli archeologici, appartenenti alle diverse epoche di costruzione
della città: le rovine di Sant’Antonio e del convento di San Diego e le rovine di una cisterna
medievale. La proposta si basa sul tentativo di restaurare le mura, danneggiate negli ultimi
anni, attraverso l’uso dei valori plastici e scenografici e l’interpretazione dei loro resti. Le
mura sono state sottoposte a diversi lavori di restauro durante i
quali è stata aggiunta una miscela sassi e terra.
Il parco, concepito per passeggiate, prende la sua forma dalla
traccia degli antichi giardini ed è strutturato su una serie di
passerelle pedonali e scalinate. Queste sono appese sugli antichi resti e tenute ad
un’altezza intermedia, in modo da essere vicine alle rovine e ai resti archeologici senza
toccarli.
Progetto: Lra Javier Gallego Roca
SEZIONE DELLE STRUTTURE LIGNEE
NELLA WORLD HERITAGE LIST E ALTRE
1. SISTEMI STRUTTURALI IN LEGNO
Struttura portante lignea e tamponamento con materiali leggeri
Le strutture a telaio ligneo, più complesse di quelle di muratura con trama
lignea, specifica evoluzione dell’opus craticium romano, sono le vere e più
dirette progenitrici delle strutture moderne appartenenti al dominio del
discreto. Lo sviluppo e i perfezionamenti in questo campo sono stati notevoli
ed i meccanismi semplici iniziali si sono eretti in complessi sistemi strutturali,
i più noti dei quali sono quelli à colombages e à pan de bois della Francia,
il Fachwerkbau della Germania ma diffuso con molte varianti in tutta
l’Europa centrale e settentrionale, la Chicago Construction nelle versioni più diffuse Balloon Frame
e Western Frame Construction e, con specifica funzione di sismo-resistenza,
la Gaiola in Portogallo specialmente a Lisbona, seguita dalla Casa baraccata
di Vivenzio per il territorio del Governo borbonico. Nelle varie espressioni
l’evoluzione è resa evidente dalla accentuata regolarità geometrica delle
maglie e dal ricorso a membrature lignee di sezione progressivamente
minore nel tempo e realizzate per assemblaggio con tavole. A questo ambito
appartengono le strutture composite con più materiali (v. oltre).
L’inizio dell’Ottocento è caratterizzato dalle sempre più stringenti ricerche applicate per adoperare il
ferro e le sue leghe anche nell’edilizia in seguito alla progressiva maggiore disponibilità ed economicità
del ”ferro” e alla invenzione e proposizione di molteplici procedimenti per fabbricare chiodi
industrialmente; tra questi, uno si impose nella prima decade del secolo (brevetto francese, “chiodi di
Parigi”) che consentiva di realizzare semplici giunti in luogo dei complicati incastri della carpenteria
lignea corrente e di assemblare con facilità tavole per realizzare membrature dello spessore richiesto.
Si annovera una serie di proposte per travi composte e armate specialmente nelle prime decadi
dell’Ottocento, tra le quali la famosa Belgian Truss, la cosiddetta capriata Polonceau (dal nome
dell’autore; 1839).
(PARETI A GRATICCIO, PAN DE BOIS, COLOMBAGE, FACHWERKBAU, TIMBER-FRAMING,
CASA BARACCATA DI VIVENZIO, GAIOLA PORTOGHESE, CHICAGO CONSTRUCTION...)
Autori del pannello: Gennaro Tampone, Michela Semplici
2. SISTEMI STRUTTURALI IN LEGNO
Strutture a tronchi orizzontali (BLOCKBAU, LOG CABIN...) e strutture a montanti
verticali e tavole orizzontali (POSTERIA LABRADA, COULISSE,...)
La costruzione a tronchi sovrapposti, Blockbau, log construction, carcass, log
cabin, è diffusa in tutto il mondo senza apparenti influenze reciproche. La sua
realizzazione è attestata da tempi antichissimi come dimostra la riproduzione,
nell’accampamento romano, insieme a cataste di legnami, di un edificio a tronchi
sovrapposti (al piano terreno) affiancati (ai livelli superiori), con tetto a capanna,
in un bassorilievo sulla Colonna di Marco Aurelio (fine del II sec.); i sistemi di
collegamento sono vari ma possono raggiungere elevati livelli tecnologici pur
nell’apparente semplicità. Ha dato luogo ad espressioni anche molto ricercate.
Le Stavkircher norvegesi sono un esempio in cui tale tecnica, ma non
isolatamente, è adoperata.
La tipologia costruttiva è vitale ancora oggi e sopravvive nelle case
prefabbricate per la campagna, sinonimo di semplicità, economia,
robustezza, integrazione nella natura.
Le costruzioni in tronchi sono generalmente sensibili ai cedimenti fondali, al vento, alle inesattezze
costruttive, alla umidità del suolo, alla insufficiente protezione del tetto.
Autori del pannello: Gennaro Tampone, Michela Semplici
3. SISTEMI STRUTTURALI IN LEGNO
Trame di edifici in terra (ADOBE, BANCO...) e strutture lignee leggere con tamponamenti
di rami, canne intrecciate e altri materiali (PAU-A-PIQUE, ENTRAMADO...)
L’idea di struttura portante, di ossatura della costruzione nel senso che
Alberti attribuiva al termine, è sempre presente nelle costruzioni anche
laddove essa non è visibile o identificata soltanto all’esterno, sotto la pelle,
come negli edifici di muratura di cui l’edilizia dell’antichità classica romana
e la discendenza fino al tardo Medio Evo offrono esempi straordinari.
La versatilità e la vocazione strutturale del legno, che fino all’Ottocento è
stato l’unico materiale disponibile con eccellente resistenza a trazione oltre
che a compressione, ha permesso una estesissima gamma di applicazioni
anche disparate, dalla membratura singola (trave, pilastro, …) alla trama per
le murature (i valli difensivi, l’adobe ecc.) simile all’armatura del calcestruzzo,
fino al telaio piano o spaziale per le costruzioni con tamponamenti e
orizzontamenti leggeri. In questo senso le strutture e le architetture di legno
costituiscono dei prototipi per le realizzazioni contemporanee, anche per quelle più avveniristiche;
ma esse stanno evolvendosi in maniera anche autonoma producendo altri modelli.
Nelle costruzioni di argilla dell’Africa centrale, in terre desertiche dove la vegetazione è scarsa, la
presenza di trame lignee esibite anche all’esterno acquisisce significato ed espressività particolari.
Autori del pannello: Gennaro Tampone, Michela Semplici
4. VOLTE
Le straordinarie caratteristiche meccaniche del legno
che resiste a trazione e a compressione hanno
permesso la realizzazione di volte nelle quali, come
nelle cupole, sono quasi sempre presenti delle
nervature resistenti. Assai spesso queste, messe in
evidenza nella loro disposizione seriale, costituiscono
un mezzo di percezione prospettica o un elemento di ritmicità e scansione
temporale; interrompendo la continuità di forma dell’involucro rappresentano,
di per sé, un motivo di decorazione.
La versatilità del legno rispetto a lavorazioni e la possibilità di imporre deformazioni alle tavole componenti
produce effetti geometrici e al tempo stesso visibilistici di estremo interesse.
Autori del pannello: Gennaro Tampone, Michela Semplici
5. CUPOLE
È perduta la maggior parte degli edifici religiosi e comunitari dell’antichità
classica e dell’Alto Medioevo che avevano cupole, simbolo della volta celeste,
talvolta a imitazione di quelle di pietra di grandi dimensioni; ne rimangono
numerose testimonianze nei resoconti di scrittori, cronisti e viaggiatori ed
esempi più tardi di legno o di pietra, che si ispirano a quelli antichi specialmente
orientali (cupole della Chiesa del Santo a Padova, Chiesa di San Rocco e Basilica
di San Marco a Venezia); in Italia la Repubblica veneta era il tramite principale
di forme, tipi, modi costruttivi. L’ossidazione del manto di rame (verderame)
o di piombo (carbonato di piombo, biancastro) produce patine con gradevoli
effetti cromatici, intensificando la connotazione esterna dell’elemento
costruttivo.I prototipi vanno ricercati nelle semplici costruzioni di capanne,
specialmente quelle a nervature di rami disposti in piani verticali come i
meridiani di un geoide e raccolti in alto e in altre meno frequenti qui pure
documentati. La presenza di cupole visibili solo all’esterno come quelle di San
Rocco e San Marco a Venezia e usate per esibire valori simbolici, per connotare
luoghi di riunione o di culto, diviene straordinario motivo formale decorativo
nelle Chiese russe del Nord, in Carelia, costruite nel Seicento e Settecento (Kizhy, Trasfigurazione, ...).
Cupole di elevatissima originalità inventiva costruttiva e formale, testimonianza di elevatissima
capacità inventiva, sono quelle dell’Uganda, qui documentate, ed altre dell’Africa centrale, realizzate
con cercini di materiale vegetale collegati fra loro e poggiati su alti e sottili pilastri lignei.
Autori del pannello: Gennaro Tampone, Michela Semplici
6. PONTI, SOVRAPPASSI
La tipologia dei ponti come mezzo di attraversamento - i ponti di barche, i
ponti fissi, i ponti coperti - è vastissima, dalla semplice asse di legno posata
attraverso un corso d’acqua sino ai ponti ad arco o strallati di legno lamellare.
Dell’antichità ci sono pervenuti i modelli e le descrizioni di ponti di legno
importanti e celebri, che appartengono certo al patrimonio culturale, come
quello di Cesare sul Reno (che ha dato luogo a tanti illustri tentativi di
interpretazione grafica tra le quali quella di Palladio, corroborata dalla
costruzione di un prototipo, una delle più documentate e convincenti) di
Traiano (Apollodoro di Damasco) sul Danubio, il Ponte di Rialto prima
della ricostruzione in pietra, di Palladio sul Cismon, il ponte palladiano di
Bassano, i tanti ponti bellissimi dei Grubenmann e di altri.
I ponti primitivi, come quello di Jam, in Afghanistan, luogo del famoso minareto,
volontariamente distrutto nel 2002, che è realizzato con principi costruttivi
identici a quelli di Viollet Le Duc e altri documentati nella Savoia fino
all’Ottocento, si pongono come archetipi nel raggiungimento della funzione
mediante il più razionale uso del materiale; sono spesso caratterizzati da
precarietà. Notevoli il ponte etiope qui documentato che ripercorre un itinerario progettuale comune al
ponte sul Cismon di Palladio e il ponte di Røros (Norvegia), sospeso su tiranti.
Il concetto di utilitas che presiede alla progettazione dei ponti conduce quasi inevitabilmente all’uso
più razionale del materiale con strutture reticolari di grande espressività e talvolta bellezza come il
famoso Old Walton Bridge dipinto da Canaletto.
Autori del pannello: Gennaro Tampone, Michela Semplici
7. ORIZZONTAMENTI E COPERTURE
La forma degli orizzontamenti, dei solai in particolare, non è sostanzialmente
cambiata dalla preistoria sino ad oggi. Dall’ossatura (le travi principali), disposte
per prime da muro a muro per tutta la luce dell’ambiente, si passa agli elementi
secondari (le travi secondarie, non sempre presenti) con dimensioni, luci e
interassi ridotti, sino ad un tavolato con un eventuale pavimento sovrapposto
(con la mediazione di un sottofondo con funzione di livellamento e di coibenza)
che costituisce il piano di calpestio dell’unità strutturale.
Nelle coperture, è la funzionalità a determinare la organizzazione piana
ma più spesso spaziale di ogni singola unità strutturale, specialmente per i
grandi complessi religiosi, edifici comunitari e simili; incavallature di vario
tipo sostengono falde costruite con lo stesso criterio di trama di elementi
sempre più piccoli dal basso verso l’alto fino a chiudere ogni luce con
elementi di piccole dimensioni.
Autori del pannello: Gennaro Tampone, Michela Semplici
8. CONTROSOFFITTI
Pur avendo origini prettamente strutturali
(architettura classica, etrusca ecc.), in tutte le culture
il controsoffitto ligneo viene rappresentato e
considerato in generale come una tipologia
architettonica dotata di un ruolo essenzialmente
decorativo, un semplice elemento usato solo per
nascondere la vera struttura di copertura, considerata quasi volgare se lasciata
a vista. L’uso di questo fondamentale elemento architettonico ha indotto i fruitori
a disinteressarsi del meccanismo portante dei controsoffitti contribuendo in tal
modo al perdurare dell’equivoco. Anche nelle informazioni contenute
all’interno dei dossier del Patrimonio Mondiale, si notano le conseguenze di
questo tipo di atteggiamento: è ricorrente la mancanza di informazioni riguardanti non solo la struttura
celata ma addirittura la struttura del controsoffitto stesso e il suo funzionamento.
Autori del pannello: Pier Paolo Derinaldis ,Michela Semplici
9. EDIFICI RELIGIOSI
L’uso del legno come materiale da costruzione ha trovato proprio nella
realizzazione di edifici religiosi, prevalentemente chiese, alcune delle
espressioni più diffuse e felici. I fattori principali di questo fenomeno sono
la disponibilità a basso costo del materiale, la sua umiltà e la adattabilità a
qualsiasi applicazione, la facilità di lavorazione, la possibilità di realizzare
coperture (a tetto, a volta, a cupola ecc., anche con soluzioni ardite), la
collegialità delle lavorazioni necessarie da parte delle comunità, il richiamo
alla ancestralità dei culti e delle realizzazioni, l’integrazione con l’ambiente,
l’aspetto pionieristico dell’attività di insediamento delle nuove chiese in
territorio da acquisire alla cristianità, altri. Un fattore importante è, nelle
chiese cristiane, il richiamo alle carpenterie di copertura delle Chiese antiche
fino al periodo gotico: le coperture, lasciate a vista a proteggere i fedeli e
gli officianti, con la loro articolazione gerarchica funzionale esprimevano
un modello tangibile della organizzazione gerarchica della Chiesa per
attingere l’apice del cielo (copertura a capriate della Chiesa di Santa Caterina
nel Sinai, VI sec.). Le membrature e i riquadri erano quasi sempre decorati.
Per gli altri culti sono di gradissimo interesse le pagode cinesi e giapponesi
scintoiste, le torri a forma di pagoda cinesi buddiste.
Esempi particolari sono le coperture a scafo di nave di Venezia, le cupole lignee (XIII sec.) con
cupolette superiori della basilica di San Marco a Venezia, le volte a carena della Chiesa degli
Eremitani a Padova, …, le chiese rurali di legno dell’Europa centrale.
Non sono inclusi nella World Heritage List esempi straordinari come la torre Sakiamuni in Cina (v.
pannello n°13).
Autori del pannello:Michela Semplici, Beatrice Messeri
10. DALLE CAPANNE ALLE GRANDI RESIDENZE
La residenza, dall’umile rifugio alle lussuose
abitazioni, è in assoluto il tema edificatorio più
diffuso in tutte le comunità di ogni latitudine
temporale e geografica. Sono l’albero ed il bosco il
rifugio ancestrale dell’uomo; ancora oggi queste due
entità sono molto ricorrenti nella poetica architettonica contemporanea,
citati anche nelle costruzioni con i materiali più espressivi della modernità come l’acciaio e il legno
lamellare. Con la costruzione di legno si stabilisce dunque, con il semplice uso della materia, la
continuità del senso del vivere.
Autori del pannello: Gennaro Tampone, Michela Semplici
11. MENSOLE
La trave a sbalzo, dagli studi di deformazione e resistenza di Leonardo da
Vinci, principalmente contenuti nel Codice Atlantico, dalla arcinota mensola
caricata all’estremo libero su cui si basano le speculazioni sul comportamento
delle travi di Galileo Galilei, è sempre stata di legno almeno sino alla
introduzione dell’acciaio nell’edilizia ancorché alcuni rari esemplari di
pietra, di luce molto contenuta, fossero stati realizzati.
L’attitudine del legno a resistere ugualmente bene a trazione e a
compressione, quindi a flessione, è principalmente dovuta alla
conformazione degli alberi a fibre longitudinali continue resistenti,
disposte in fasci, ed alla coesione trasversale.
L’architettura di ogni tempo e luogo, di qualsiasi materiale ma
principalmente di legno, offre cospicui esempi di mensole di legno,
talvolta irrigidite da contraffissi. Queste, già eleganti per la forma dettata dalla funzione e
dalle sollecitazioni, sono spesso supporto di decorazione acquisendo valenze estetiche non
secondarie.
Autori del pannello:Michela Semplici, Beatrice Messeri
12. BALCONI E CORPI AGGETTANTI
Tra le applicazioni più ricorrenti e talvolta più ardite
della trave a sbalzo, sono i corpi in aggetto e i
balconi che conferiscono agli edifici maggiore
fruibilità e connotazioni particolari di abilità
costruttiva, antitesi tra pieni e vuoti, decorazione.
Particolare interesse presentano le grandi tettoie a
sbalzo per il senso di riparo e protezione che suscitano, con forme che anche autori moderni
hanno saputo magistralmente articolare come, ai primi del Novecento, nella Robie House a Chicago
di Frank Lloyd Wrigth o nelle architetture Liberty ad Istanbul di Raimondo d’Aronco.
La realizzazione seriale di balconi, per esempio nella versione musharabyia, su estesi fronti stradali,
specie se i moduli costruttivi degli edifici che li compongono sono costanti, genera forti
caratterizzazioni funzionali, costruttive, estetiche e di altro genere che trascendono l’architettura
per accedere al più vasto dominio del sito urbano densamente abitato.
Ideazione e coordinamento: Gennaro Tampone, Michela Semplici
Autori: Michela Semplici, Beatrice Messeri
13. LA TORRE DEL BUDDA ILLUMINATO (SAKYAMUNI)
La torre Sakyamuni (Cina) è un esempio
straordinario di struttura di legno, una delle più
antiche al mondo di questo tipo, risalente al 1056
(dinastia Liao). Allo stato attuale non è ancora inserita
nella World Heritage List dell’UNESCO, anche se
risulta nella Tentative List, comunque fa parte della
lista nazionale dei monumenti storici dal momento
della sua redazione avvenuta nel 1961.
Il suo sistema costruttivo, che prevede una
combinazione innumerevole di puzuo (sistemi
mensolari) è sicuramente esemplare, inoltre il suo stato
di conservazione relativamente discreto contribuisce
a farne un esempio unico. Si può sicuramente ritenere un documento autentico, nonostante i lavori di
consolidamento che si sono succeduti nel tempo, non avendo subito considerevoli smontaggi o interventi
di restauro che ne hanno compromesso questa sua caratteristica. Secondo gli studi svolti sarebbero da
prevedere delle opere di controventamento per poter risolvere una rotazione in atto su se stessa.
Bibliografia: Messeri B., 2005, L’antica Torre del Budda Illuminato a Yingxian, Cina. Riparazioni compiute in
passato e prospettive di stabilizzazione, Bollettino degli Ingegneri della Toscana, nov.-dic. 2005, n°12, pp. 11-20
Messeri B., Tampone G., 2005, La straordinaria Torre del Budda Illuminato di Yingxian nella provincia dello Shanxi
in: Int. Conf. on the Conservation of the Ancient Wooden Structures. Proceedings, Florence: I vol., pp. 176-192
Autori: Beatrice Messeri, Gennaro Tampone
14. SOFFITTI LIGNEI INTAGLIATI: IPOGEO ETRUSCO DEI VOLUMNI A
PERUGIA: MODELLAZIONE 3D DIGITALE E ANALISI TIPOLOGICA
Nell’ atrio dell’ipogeo dei Volumni (III –II sec. a.C.), situato nella
necropoli del Palazzone a Perugia è riprodotto, intagliato nell’arenaria,
il soffitto di una casa dei vivi con realistica rappresentazione della trave
di colmo, dei puntoni, dei lacunari; altre stanze riproducono soffitti
piani a lacunari in uso al tempo. Altre espressioni architettoniche
ipogeiche sarde precedenti, come alcune domus de Janas, mostrano simili
apparati simulanti strutture di legno.
Il rilievo con Laser scanner 3D (Università di Firenze con Università di Ferrara) ha permesso di
controllare le sofisticate geometrie delle carpenterie lignee riprodotte nella roccia.
Bibliografia: Blersch Daniel, L’Ipogeo dei Volumni a Perugia, in: AA.VV., Casi Studio – Archeologia, pubblicato
sul sito web www.diaprem.unife.it, 2005
Blersch D., Balzani M., Tampone G., 2006, “ The simulated timber structure of the Volumnis’ hypogeum in
Perugia, Italy”, in “Structural Analysis of Historical Constructions”, Proceedings, sc. ed. P.B. Lourenço, P. Roca,
C. Modena, S. Agrawal, Vol I, New Delhi: Macmillan Advanced Research Series
Autori: Daniel Blersch, Gennaro Tampone
15. PATRIMONIO IN PERICOLO 20002005 (Heritage at Risk)
Tra i siti iscritti nella “Lista del Patrimonio Mondiale
in Pericolo” non figura nessun sito composto
interamente o in gran parte da architetture lignee.
Nonostante ciò, dai rapporti annuali “Heritage at
Risk”, pubblicati dall’ICOMOS negli ultimi quattro anni, emerge una situazione
globale piuttosto critica sullo stato di conservazione delle architetture di legno
nel mondo. Queste costruzioni, già estremamente vulnerabili per loro natura, emergono dal quadro
generale dei monumenti in pericolo per la grande quantità di rischi al quale sono costantemente esposte:
incendi, terremoti, vento, attacchi biotici, incuria, vandalismo, abbandono, ...
Autori: Michela Semplici
16. SALONE DEI CINQUECENTO A PALAZZO VECCHIO A FIRENZE: LA
COPERTURA E IL SOFFITO
Nel 1495, iniziò la costruzione, caldeggiata dal frate domenicano Girolamo
Savonarola, di una grande sala che doveva ospitare le riunioni del supremo
organo della città di Firenze, il Consiglio Maggiore, costituito da oltre 1500
cittadini eletti dal popolo. La paternità del progetto viene attribuita dal
Vasari al Cronaca. A partire dal 1563 per incarico del duca Cosimo I de’
Medici, Giorgio Vasari, progettò ed eseguì la ristrutturazione, estesa sia
agli aspetti strutturali che decorativi, del Salone. Sono noti i nomi dei
collaboratori e degli esecutori. Importanti interventi di consolidamento
furono eseguiti nel 1846 e nel 1854; l’ ultimo intervento eseguito nel 1961
ha portato, purtroppo, alla perdita totale del sistema di arcarecci e travicelli
oltre che del manto di copertura originari.
Bibliografia: Tampone G., Derinaldis P.P., 2005, Nuove ricerche su dissesti e
consolidamenti della copertura e del soffitto del Salone dei 500 a Palazzo Vecchio, in
“Conservation of Historic Wooden Structures”, Proceedings, sc. ed. G.Tampone, Vol.
I, Firenze: Collegio degli Ingeneri della Toscana
Derinaldis P.P., Tampone G., Tempesta G., 2006, Timber Strengthening Systems
operated on the Vasari’s Ceiling in Palazzo Vecchio in “Structural Analysis of Historical
Constructions”, Proceedings, sc. ed. P.B. Lourenço, P. Roca, C. Modena, S. Agrawal,
Vol I, New Delhi: Macmillan Advanced Research Series
Autori: Pier Paolo Derinaldis
17. PALAZZO MEDICI RICCARDI A FIRENZE: SALA DI CARLO VIII
Le ispezioni e i saggi preliminari sul solaio e sul soffitto
seicenteschi che coprono la Sala di Palazzo Medici
Riccardi a Firenze -negli spazi che, prima di un
intervento di ammodernamento eseguito a metà
Seicento, costituivano l’appartamento di Lorenzo il
Magnifico hanno rivelato la presenza di un dissesto
grave con la rottura di una delle travi principali del
solaio. È indicata la procedura seguita, ivi compresa
la razionale formulazione dei quesiti che il
ricercatore deve porsi per l’individuazione delle
cause del dissesto; sono inoltre indicate le ricerche e le indagini
(documentarie, storiografiche, dendrocronologiche, di rilievo dimensionale sia della struttura che
del dissesto, ecc.) da eseguirsi per una corretta valutazione della problematica nella sua complessità
ed i relativi, conseguenti e più opportuni rimedi e provvedimenti da prendersi.
Bibliografia:(Tampone G., 2005, The Floor and the Ceiling of the Sala di Carlo VIII in the Palazzo Medici Riccardi
in Florence - Copani P., 2005, The Floor and the Ceiling of the Sala di Carlo VIII in the Palazzo Medici Riccardi in
Florence. The Architectural and Structural Survey - Funis F., 2005, The Floor and the Ceiling of the Sala di Carlo
VIII in the Palazzo Medici Riccardi in Florence. Craftsmen, installation and materials in the reconstruction of the
hall) in Conservation of Historic Wooden Structures, Firenze: Collegio degli Ingegneri della Toscana
Autori: Gennaro Tampone, Pietro Copani, Francesca Funis
18. SURINAME. LA CATTEDRALE DI PARAMARIBO
Realizzata nel 1883 su progetto del frate olandese
Franciscus Harmes, carpentiere, la Cattedrale è
concepita per apparire come una chiesa romanica di
pietra, ma è tutta di legno; in realtà è ideata come se la
struttura fosse di ferro. E’ la chiesa di legno più grande
del continente americano.
Divisa in tre navate (quelle laterali sono piuttosto strette) con colonne lignee alte
più di 14 m, transetto e abside, ha soffitti costituiti, per ciascuna delle tre navate, da una grandiosa volta a
botte longitudinale intersecata da volte a botte trasversali; sono realizzati con il sistema De l’Orme.
Ha torri laterali in facciata, che nei primi del Novecento sono state dotate di cuspide in stile gotico,
matroneo e organo. È affetta da gravissimi dissesti (rotazione delle pareti verso l’esterno) dovuti a
carico di punta sulle colonne che dividono le navate. I lavori di consolidamento (progetto G.
Tampone con Ars Progetti, Roma, con la collaborazione di P. Derinaldis, 2006,) e di trattamento dei
materiali (progetto P. Barucco per Ars Progetti), finanziati dalla Comunità Europea, sono in corso.
Ideazione e coordinamento: Gennaro Tampone, Michela Semplici
Autori: Gennaro Tampone, Pier Paolo Derinaldis, Michela Semplici
19. L’ATTIVITA’ DELL’ASSOCIAZIONE COLLEGIO DEGLI INGEGNERI DELLA
TOSCANA PER LA CONSERVAZIONE DELLE STRUTTURE DI LEGNO
Il Collegio degli Ingegneri della Toscana, una
Associazione culturale fondata nel 1876, dedica notevoli
risorse ed energie alla ricerca scientifica e applicata
nonché alla divulgazione delle acquisizioni teoriche e
applicative in tema di conservazione dei Beni Culturali
e, in modo particolare, delle strutture e alle architetture
di legno antiche. Tra le attività più importanti su questo
specifico tema si segnalano la organizzazione di:
Congresso Nazionale del 1983, Congresso Nazionale
del 1989, Convegno Italo-Nipponico del 2000,
Congresso Internazionale del 2005, ricerca sulle chiese
antiche di legno dell’Europa centrale (co-finanziata dalla Commissione Europea)
nel 2005-2006 e varie Esposizioni
Autori: Gennaro Tampone, Antonello Usai
20. DIAGNOSTIC ANALYSIS OF THE STABILITY OF
MICHELANGELO’S DAVID
This work presents a concise account of the results of diagnostic analyses of
the lesions that were first detected in Michelangelo’s David in the mid- 1800s.
The authors present the results of the Finite Elements Modelling (FEM) tests
conducted on the digital model of the statue’s surface.
The analysis of these results made it possible to
identify the static conditions that generated the
cracks in the lower part of he left leg and in the tree
trunk of the David. Lastly, response to any seismic
activity at the level expected for the Florence area.
Bibliografia: “Exploring David. Diagnostic tests and state
of conservation”, Ed. Giunti, Firenze, 2004 - Sisto Mastrodicasa, Hoepli editore, 1993
- “La stabilità delle grandi statue: Il David di Michelangelo” a cura di A. Borri. Ed. DEI, 2005 Firenze
Autori: Antonio Borri, Andrea Grazini
ANTEPRIMA DELLA TERZA MOSTRA INTERNAZIONALE DEL RESTAURO MONUMENTALE (2007)
(PRIME BOZZE DI STAMPA PER LE SCHEDE DELLE NAZIONI PARTECIPANTI)
AMERICHE
ARGENTINA
BUENOS AIRES - BASILICA DI NOSTRA SIGNORA DI LUJAN
L’opera, costruita tra il 1897 e il 1937, si presenta come un
ibrido di diversi stili adottati dai costruttori (P. Salvaire, R.P.
Brignardello, P. Vicente Davani, R. P. Gimalac, R. P. Felipe
Prat) e abbraccia tecniche costruttive della rivoluzione
industriale (ferro e calcestruzzo) e processi artigianali ereditati
dal passato (muratura mista).
Il restauro è iniziato nel 2003. Dopo una preliminare indagine storica si è
realizzato il rilievo fotogrammetrico seguito dalla conseguente restituzione
grafica. Gli interventi previsti sono la pulitura e il consolidamento (come nel
caso del rosone principale), mentre altri elementi (i grifoni e le merlature) sono
stati ricostruiti integralmente, reintegrando le parti mancanti o rimpiazzando
quelle troppo danneggiate.
I lavori sono stati preceduti dal rilievo dell’interno della
basilica (in tre livelli: cripta, navate e gallerie) e includono anche
il registro dell’altare maggiore.
Ministerio de Planificaciòn Federal, Inversiòn Pùblica y Servicios
Progetto e direzione lavori: archh. Jorge O. Gazaneo, Rodolfo S.
Morello
CUBA
LE FORTIFICAZIONI DEI CARAIBI
Le fortificazioni dal XVI e al XIX secolo hanno costituito un’
opera monumentale oltre che funzionale e sono state realizzate
da prestigiosi ingegneri militari. Le Organizzazioni
Internazionali hanno promosso la loro salvaguardia. Tra le
più rilevanti l’UNESCO, con una ricognizione del World
Heritage per il castello di San Lorenzo el Real di Chagre e le
fortificazioni di Portobelo (1980); le fortificazioni di Havana e
quelle di San Juan de Puerto Rico (1982); il National Historic
Park of Haiti, il Palace Sans Souci, the reducts of des Ramiers
and the Citadelle; le fortificazioni di Cartagena de Indias (1985)
e di Santo Domingo (1990); il castello di San Pedro della Roca
del Morro a Cuba (1997); le fortificazioni di Campeche (1999).
Oltre UNESCO anche CARIMOS, the International Committee of
Cultural Itineraries of ICOMOS, the World Monuments Found e
altre organizzazioni internazionali hanno promosso indagini,
scambi professionali e congressi e hanno provveduto
sistematicamente ad attivare donazioni e pubblicare studi.
UNESCO Regional Chair of Sciences for the Integral Conservation of the Cultural
Goods of Latin-America and Carribean, fondata nel 1995, nel National Center of
Conservation, Restoration and Museums (Havana), ha dato il via a rilevanti indagini
e ritrovamenti archeologici per riscoprire e restaurare le fortificazioni ispaniche
dei Caraibi.
Realizzazione elaborati: MSc. Lic. Tamara Blanes Martìn y
MSc.Arch.José A.Planas Areces
PANAMA
AREA ARCHEOLOGICA DI PANAMA VEJO
Nato come villaggio di pescatori all’inizio era formato da un piccolo gruppo di
capanne. Poi si è esteso con costruzioni in legno, materiale che per molto tempo ha
prevalso. La pietra fu usata alla fine del XVI secolo, ma solo per gli edifici governativi,
per le chiese, i conventi e le case più ricche. Fu una città prosperosa, fino a che nel
1671 il pirata Henry Morgan la attaccò e la distrusse. Allora la città divenne una
cava per gli edifici da costruire in un nuovo sito (Ancon site), poi abbandonato.
Nel 1995 è stato creato il Patronato Panama Vejo, un’organizzazione no profit
che ha l’incarico di conservare il sito archeologico. La filosofia di conservazione
è di rispettare la storia del sito mantenendone l’assetto di rovina. Oggi è un
esempio di precoce urbanesimo coloniale e nel 2003 è stato
dichiarato Patrimonio dell’Umanità.
PANAMA VEJO - CONVENTO DELLA CONCEZIONE
Il convento è stato fondato nel 1598. Il progetto d’intervento,
attuato tra il 2001 e il 2003 ha avuto l’obiettivo di recuperare,
conservare e riportare in uso il monumento
attraverso l’impegno congiunto di
archeologi, architetti, storici, ingegneri,
restauratori e di molti altri specialisti. Il
criterio del minimo intervento è stato
associato al ricorso alle tecniche
tradizionali. Il lavoro ha interessato il
consolidamento, la pulitura e l’ impermeabilizzazione della
sommità delle pareti , sostituendo gli elementi di pietra in
cattive condizioni e reintegrando le parti andate perdute di
pareti o archi con malta di calce
PANAMA VEJO - LA CATTEDRALE
Costruita nel 1540 e più volte ricostruita, la Cattedrale è un
esempio di architettura religiosa delle colonie spagnole d’America,
ma anche un esempio di adattamento dei tradizionali modelli di costruzione
europei al nuovo mondo. Del complesso oggi resta in piedi la torre campanaria e i
resti del corpo della chiesa.
Del complesso oggi resta in piedi la torre campanaria e i resti del
corpo della chiesa. Tutti i solai e le coperture sono scomparsi
dopo l’abbandono nel 1671. Gli interventi sono iniziati nel
2000.Nelle pareti più degradate della torre è stata reintegrata la
muratura in pietrame protetta con un sottile strato di malta di calce. Inoltre con
l’obiettivo di recuperare il rapporto visuale con l’intorno per offrire ai visitatori
una completa esplorazione della costruzione, nel 2006 è stato costruito un
osservatorio all’interno della torre.
Realizzazione elaborati: Patronato Panama Vejo
PERU’
LIMA - CONTUMAZA STREET
Il recupero dell’area monumentale urbana di Contumaza Street è
stato avviato nel 2003, dopo un sopralluogo nel centro della città
di Lima. E’ stato elaborato un progetto pilota indirizzato a
migliorare la situazione dei residenti con l’aiuto del Monumental
Cultural Patrimony.
Nel periodo preispanico l’agricoltura è stata l’attività dominante
l’agricoltura su un suolo irrigato da canali artificiali.
Gli spagnoli, nel 1535, trasformarono il luogo costruendovi edifici
civili, religiosi e pubblici come il Monastero della Incarnazione e
una piccola città all’interno di Lima. Nel 1911 il convento fu
demolito eccetto la chiesa. La costruzione dell’area di Contumaza
Street era dominata da edifici, nuovi stili architettonici, di due o tre
piani con facciate decorate, botteghe al primo piano, appartamenti
al secondo e al terzo. La conservazione di questo insieme urbano
implica la soluzione di una serie di complessi problemi come la pianificazione del
traffico veicolare, l’igiene pubblica, gli aspetti legali della proprietà e la regolazione
dello spazio urbano. Nel 2005 è stato approvato il progetto di restauro e recupero
delle facciate che sono state dipinte. Inoltre nel 2006 è stato ammodernato il sistema
di illuminazione, rimuovendo i vecchi impianti e posizionando un sistema di
lampioni sulle pareti delle facciate per migliorare l’illuminazione della via.
Progetto e Realizzazione elaborati: INSTITUTO NACIONAL DE CULTURA, Direccion
de Registro y Estudio de Patrimono Historico Lima-Peru.
EUROPA
AUSTRIA
GRAZ
Sono descritte le procedure per misurare, modellare ed eliminare
dalle fotografie digitali delle frange di colore causate dalle aberrazioni
cromatiche laterali. L’eliminazione dell’effetto delle aberrazioni cromatiche
è realizzato grazie al programma DistCorr. In un primo rilievo, le distorsioni possono
essere semplicemente modellate usando lenti radiali-simmetriche.
I risultati ottenuti sono altamente promettenti con l’utilizzo di un modello geometrico
molto semplice. I futuri sviluppi saranno concentrati su una migliore modellazione dei
vettori di spostamento cromatico misurati. Saranno compiuti esperimenti pratici
finalizzati ad indirizzare la dipendenza dei parametri del modello sulla distanza e
sulla focalizzazione dell’oggetto.
Progetto: V. Kauffmann & R. Ladstadter
Realizzazione elaborati: Institute of Remote Sensing and Photogrammetry, Graz
University of Tecnology, Austria (ICOMOS Austria)
BELGIO
Dal 1993 il governo fiammingo premia annualmente il restauro di
un monumento, paesaggio o sito archeologico nazionale per
riconoscere il merito o l’importanza della salvaguardia del
patrimonio culturale. Il pannello di apertura è dedicato alla
commemorazione di Raymond Lemaire storico direttore della
Scuola di Lovanio di cui riporta estratti di scritti e progetti. Viene
poi descritta la struttura organizzativa dell’ICOMOS Belgio e
vengono dati esempi delle attività svolte dal comitato.
Progetto e realizzazione elaborati: comitato ICOMOS Belgio
LESSINES-NOTRE-DAME A LA ROSE
La complessità dell’approccio al restauro della struttura
dell’ospedale ha origine dalla rottura della tradizione costruttiva
con la realizzazione del secondo reparto. Nel momento
dell’agitazione rivoluzionaria la comunità dell’ospedale è stata
privata di una parte dei propri poteri decisionali. Oggi è stato
realizzato un sistema museografico integrato. La struttura
principale del complesso è stata ricostruita con la stessa
volumetria delle preesistenti unità neoclassiche inserendovi una
nuova sala conferenze e il museo. La fattoria è stata conservata.
Il nuovo portico stabilisce una connessione con l’ospedale, basata sugli elementi
architettonici più tipici. L’intervento è completato dalla liberazione
dell’estensione del fiume Dender, le cui tracce sono state conservate come rimandi
storici. Il programma include un museo della medicina e della vita conventuale,
un centro d’arte con una foresteria per 200 posti,uno showroom e locali per
seminari.
Progetto: Equipe pluridisciplinare-Arh. Dulière & Dossogne, Charleroi-Décors: D+,
Charleroi-Ingénieurs: T.G.I., Sprimont-Scénographie: H+B Design, Versailles, France/
D+, Charleroi.
DAL RESTAURO ALLA SALVAGUARDIA DEI SITI
Come ultimo tema è proposto il lavoro seguito dalla
sezione francese ICOMOS per il restauro e la
salvaguardia di siti naturali. Sono proposti come esempi:
gli interventi per il Pont du Gard, per il Marais Poitevin,
per la Dune du Pilat e per l’ Estuari Baie de Somme.
GERMANIA
CASTELLO DI HEIDELBERG
BULGARIA
Dal 1999 l’ICOMOS Bulgaria promuove il progetto Cultural itineraries of SouthEastern Europe per valorizzare il rilevante valore culturale di questi territori.
Progetto: Comitato ICOMOS Nazionale della Bulgaria;
Directore e coordinatore del progetto- prof. dr. Todor Krestev;
Coordinatori: prof. dr. Walter Shtylla (AL); dr. Sabira Husedzinovic (BiH); prof. Milenko
Domijan (CRO); prof. dr. Catherina Kremezi (GR); dr. Lazar Sumanov (FYRoM); Adda
Gheorghievici (RO); Marko Omcikus (SCG); prof. Borut Juvanec (SLO); prof. Dr. Zeynep
Ahunbay (TU).
E’ proposto un sistema per integrare le piante storiche degli edifici con un rilievo
moderno all’interno di un management system. Le piante sono scannerizzate e
analizzate controllandone l’accuratezza e l’attendibilità. I disegni digitali e il
sistema di coordinate sono individuati da più di 100 punti
che ricoprono l’intera superficie dell’edificio . La
comparazione dei dati storici e le valutazioni
fotogrammetriche evidenziano le modifiche strutturali, i
danni del costruito e la sostituzione delle pietre.
Institute for Photogrammetry and Remote Sensing, University of Karlsruhe
CIPA XX International Symposium Torino, 26 sett. –1 ott. 2005
VILLAGGIO SVESHTARI - LA TOMBA TRACIA
La tomba risale al III-IV secolo a.C. ed è stata scoperta nel
1982 e dal 1985 è dichiarata World Heritage Site. L’intera
struttura è stata interamente conservata. E’ composta da
tre stanze decorate e costruita con blocchi di pietra
calcarea. Sulla tomba è stata costruita una copertura
semicilindrica in cemento di protezione dagli agenti
atmosferici. E’ stato installato un impianto di aria
condizionata per mantenere ottimali temperatura ed
umidità. Sono stati eseguiti i principali lavori di
conservazione sulla struttura e sulle decorazioni.
GRAN BRETAGNA
ATTIVITA’ ICOMOS-UK
Progetto: arch.- Petar Striaskov, conservatori-restauratoriLozinka Koinova, Svetla Koinova-Mechkueva e Roussi
Doundakov; archaeologi- prof. Maria Chichikova e prof. Diana Gergova, IngegneriKiril Georgiev; tecnico-prof. Valentin Todorov. Finanziato da: the “Hadley trust”
Foundation, UK.
I pannelli illustrano l’ attività svolta dal Comitato. I temi
proposti sono: una esemplificazione di alcuni progetti
da realizzare in prossimità del sito culturale, la
costruzione di una superstrada parallela al ponte di
Conwy, il posizionamento di generatori eolici, la
contestazione dell’apertura di un’attività estrattiva di carbone vicino al muro di
Adriano, il nuovo sviluppo di Stockwell street, l’ampliamento della strada A303);
due importanti pubblicazioni del Comitato (The English World Heritage Site
Monitoring Reports pubblicato dall’ICOMOS UK ogni sei anni ed il Piano di
Gestione per i siti sulla Lista del Patrimonio Mondiale); l’elenco delle conferenze
dal 2000 ad oggi e delle pubblicazioni dal 1991.
Realizzazione elaborati: ICOMOS UK
BOBOSHEVO - CHIESA DI ST. DIMITAR
La chiesa risale al tardo Medioevo. Dopo i lavori del 1932
rimane solo la facciata est a dare un’idea di come fosse la
chiesa originale, in muri di pietra costruiti a secco con
frammenti di mattone. I lavori inoltre incrementarono i danni
alla volta. Dagli anni Ottanta una grande lesione
longitudinale compromette ulteriormente la volta. I muri e la
volta sono stati consolidati, le decorazioni sono state pulite e
conservate.
LITUANIA
Progetto: arch. Pristina Stanava; conservazione degli apparati
murali-Luba Krasovska; consolidamento costruttivo-ing Bojidar
Dentchev; technologia- prof. Valentin Ttodorov; Finanziato da:
A.G. Leventis Foundation e World Monuments Found® Robert Wilson Challenge
FRANCIA
ANALOGIE TRA PROCESSI DI DISEGNO ARCHITETTONICO E
DOCUMENTAZIONE DI LAVORI ARCHITETTONICI
E’ descritto il procedimento per eseguire una
documentazione di lavori architettonici attraverso una
combinazione di tecniche 3D. Sono esemplificati cinque punti
essenziali: disegnare l’ingombro volumetrico attraverso il
profilo e l’ombra dell’edificio, disegnare le divisioni verticali
ed orizzontali delle facciate, inserire le aperture, relazionare
logicamente ogni elemento con gli altri, aggiungere i dettagli
costruttivi.
Emmanuel Alby, Pierre Grussenmeyer, Jean-Pierre Perrin
CIPA XX International Symposium Torino, 26 sett. –1 ott. 2005
Realizzazione elaborati: Revival of Lithuanian Culture Heritage, Department of Cultural
Heritage, Vilnius, “Savastis”, 2004
DIPARTIMENTO VALLE DELLA MARNA – BOISSY SAINT
LEGER – CASTELLO DI GROSBOIS
L’ edificio costruito in pietra e mattoni risale ai primi
del XVII secolo ed è rappresentativo del periodo Luigi
XIII . I lavori sono cominciati nel 2003 e riguardano: il
rilievo della facciata principale, di quella ovest del
padiglione sud-est, il rilievo della scarpata e il risanamento dell’edificio.
Société d’Encouragement à l’Elevage du Cheval Français
Progetto : Christiane Schmiickle-Mollard
Cabinet Cizel
DIPARTIMENTO VALLE DELLA MARNA – SUCY EN BRIE – CASTELLO
L’edificio è stato ricostruito nel XVI secolo. Nel 1969 era in uno stato disastroso,
quando è stato acquistato dalla Caisse des Dépôts et Consignations dalla città di
Sucy en Brie. I lavori cominciano nel 2000. All’interno è stato eseguito un
intervento molto radicale. Nel 2003 è stato deciso che le decorazioni del XVII,
XVIII e XIX secolo fossero integralmente ricostruite.
Ville de Sucy en Brie
Progetto : Christiane Schmiickle-Mollard
Cabinet Cizel
STRASBOURGO –CHIESA DI NOTRE DAME
E’ illustrato il restauro della guglia e della campata nord-ovest. Per mettere la
guglia in sicurezza è stata necessaria un’impalcatura alta 142 m. Il lavoro è
stato eseguito dopo un accurato studio “mattone per mattone”, individuando le
patologie presenti e l’esatta cromia delle pietre per rispettare il colore originale
in caso di sostituzione dei materiali.
SPC S. r. l. – Studio Progettazione e controlli - G. Croci
Il restauro dei monumenti è sempre stata una risorsa per
l’identità culturale della Lituania di cui è responsabile
il Department of Cultural Heritage. Le colline fortificate
rappresentano solo una parte del gigantesco impianto
delle fortificazioni preistoriche disperso tra le foreste e
le steppe di tutta l’Europa. Le prime fortificazioni
appaiono 9000 anni fa nel vicino Est. (Kernave hillfortSirvintor distr.; Saukstelis hillfort-Telsiai distr.; Ipiltis
hillfort-Kretinga distr.).
I castelli medievali più famosi della Lituania si trovano
a Vilnius, Kaunas, Trakai e Medininkai. Vilnius City
Defence Wall con nove ingressi fu costruito tra il 1503 e
il 1522 e fu demolito all’inizio del XIX secolo. Un gran
numero di castelli rinascimentali fu costruito sul fiume
Nemunas nel XVII secolo. Nel XIX secolo le fortificazioni
furono costruite dalle forze armate dello Czar,
principalmente per il porto di Kaunas e di Klaipeda. Complessi restauri delle
strutture fortificate sono iniziati a metà degli anni 90.
Il restauro delle chiese è cominciato agli inizi del XX secolo quando la chiesa
gotica di St.Ann fu per la prima volta restaurata dai polacchi. I più importanti
lavori di restauro furono concentrati in Vilnius (Cattedrale e Basilica, Chiesa di
St. Nicholaus, chiesa di St.Casimier, chiesa Luterana, chiesa di Bernardine, chiesa
Francescana). Una delle più magnifiche chiese barocche in Vilnius, la chiesa di
St.Catherine, è stata recentemente restaurata e allestita a Centro di arti barocche.
POLONIA
VARSAVIA - PALAZZO DEL RE JAN III SAOBIESKI
Il palazzo è uno dei più preziosi monumenti della cultura
polacca dell’epoca barocca, visitato ogni anno da più di
300 mila utenti. Per conciliare le aspettative degli ospiti e
conservare in buono stato la costruzione per le
generazioni future, intensi lavori di rinnovamento sono
stati condotti per riportarla all’originario splendore.
La biblioteca reale è una dei più antichi spazi del palazzo.
I decori delle pareti e del pavimento sono dei tempi di
Jan II Sobieski. Durante i lavori di rimozione, tutti gli
elementi del pavimento sono stati numerati per poi
reinserirli nella loro posizione iniziale. Le condizioni
del pavimento si deterioravano ogni anno. Così è stato
necessario iniziare intensi lavori di restauro per ridonare
al mosaico in pietra la sua originaria vivacità. Il
monumento equestre di Jan II Sobieski durante i suoi
300 anni di storia è stato esposto più volte alla devastazione, specialmente
quando le truppe straniere occuparono il palazzo. Il monumento più volte
danneggiato, è stato rintonacato e ritinteggiato.
Progetto e realizzazione elaborati: Wilanowski informator konserwatorski Warsaw
2005, fot. Michal Puszkarski, Piotr Gorajec
Conservazione delle sculture, Museum Palace in Wilanow
SLOVENIA
PORTOROSE – PALACE HOTEL
Sulla facciata principale del Palace Hotel sono stati
condotti il rilievo del degrado ed il rilievo
fotogrammetrico che sono serviti per la redazione del
progetto di conservazione. La Cristall Hall ha pareti
ricoperte di decorazioni a stucco che presentavano un
forte degrado materico .
PIRANO - CISTERNA
Sono state restaurate le grondaie, le due statue della Legge e
della Giustizia e due putti di pietra. L’intervento è
statopreceduto da una ricerca documentaria sui materiali .
NOVO MESTO – CASTELLO BAROCCO DI LANSPREZ, CHIESA
DI ST. NICOLAS
L’intervento ha riguardato nella parte superiore la
cappella nella quale sono stati eseguiti rilievi
fotogrammetrici e simulazioni grafiche tramite
modelli 3D. Il progetto nella parte inferiore riguarda
il tabernacolo della chiesa parrocchiale di St. Nicolas,
dipinto dal Tintoretto per il quale sono state
predisposte due soluzioni sottoposte alla scelta della
comunità locale.
Progetti: Institute for the Protection of Cultural Heritage
of Slovenia, Restoration Centre, Ljubljana, PresidenteJovo Grobovsek (ICOMOS SLOVENIA); realizzazione elaborati- Irena Potocnik.
GRANADA - STANZA BARBERIA, ALHAMBRA
Lo studio preliminare ha rivelato una grande quantità di informazioni in
riferimento al precedente accesso al palazzo residenziale.
La scelta del restauro da eseguirsi è un compromesso tra la conservazione della
tessitura muraria e delle tracce della storia e la destinazione d’uso futura delle
stanze.
Patronato de la Alhambra y el Generalife
Progetto: arch. Fernando Vegas, Camilla Mileto, geom. Juan Antonio Garcia Esparza
Realizzazione: Baldos Navarro s.l.
TURCHIA
ISTANBUL - COMPLESSO MEDICO DI GULHANE E TESVIKIYE
IIl complesso nasce nel 1820 come scuola militare sotto il
dominio del sultano Mahmud II ed è adibito alla fine del
XIX secolo in clinica universitaria della Facoltà di Medicina.
Demolizioni, riparazioni, aggiunte e cambiamenti si sono
succeduti nel corso degli anni. Fino al 1980 è stato usato dai militari. Il progetto
di restauro prevede di riutilizzare il complesso per
l’esposizione di orologi e armamenti militari. Al progetto
di restauro è stato associata una nuova struttura in acciaio.
Il complesso ha una destinazione museale che documenta
la sua storia ed il suo processo evolutivo.
Progetto e realizzazzione elaborati: Mimar Sinan Fine Arts
Univesity, Faculty of Architecture Restoration Departement.
UNGHERIA
SPAGNA
ALCALA LA REAL – CHIESA DI ST. DOMINGO DE SILOS
E’ stata costruita nel XIV secolo in stile gotico mudejar, ma la sacrestia e la torre
sono state ricostruite nel XVI secolo . Nel 1931 è stata dichiarata monumento
nazionale. Attualmente è in stato di rovina prossima al collasso. Prima dei lavori
la chiesa è stata rilevata con tecniche fotogrammetriche e modelli in 3D.
E. Mata, J. Cardenal, P. Castro, J. Delgado, M.A. Hernandez, J. L. Perez, M. Ramos, M.
Torres
CIPA XX International Symposium Torino, 26 sett. –1 ott. 2005
MONASTERO DI CARRACEDO
I lavori hanno riguardato diverse aree del complesso: la
cucina, il refettorio, il quartiere degli abati e la biblioteca.
La destinazione d’uso prevista è in parte ad abitazione
e in parte a spazio museale con esposizione permanente
per la storia dell’ordine cistercense. I nuovi elementi di
necessità inseriti (le scale, i percorsi e le installazioni)
sono stati trattati come elementi d’arredo contemporaneo
reversibili.
Progetto: arch. Salvador Pérez Arroyo
MADRID - ARCHIVI REGIONALI
La birreria Mahou è stata recuperata a centro di
documentazione. Le planimetrie del piano terra
dell’edificio ricordano alcune delle prime strutture
industriali della scuola di Chicago.
Progetto: arch. Salvador Pérez Arroyo
CUENCA - MUSEO DELLA SCIENZA
L’intervento ha creato un vivace punto di attrazione
nella parte più antica della città, combinando scavi
archeologici con il restauro e la realizzazione di nuovi
edifici. La scelta di base del progetto è quella di affiancare
all’esistente una nuova struttura autonoma in dialogo
con i resti archeologici preesistenti.
Progetto: arch. Salvador Pérez Arroyo
RINCON DE ADEMUZ - PROGETTO PILOTA PER IL
RESTAURO DI DIMORE TRADIZIONALI
Partendo da uno studio approfondito delle
caratteristiche dell’architettura tradizionale locale il
progetto elabora un metodo di conservazione e di
valorizzazione del sistema delle dimore vernacolari
prendendo come esempio campione l’intervento su una
casa rurale.
Progetto: arch. Fernando Vegas, arch. Camilla Mileto, geom. Juan Antonio Garcia
Esparza
Realizzazione: Vicente Monleon Leòn s.l.
Negli ultimi quarant’anni il Comitato ICOMOS Ungheria
ha curato la realizzazione di numerosi interventi di
restauro ed in particolare, i seguenti:
1964-1971: il restauro della torre Salamon a Visegràd, la
riabilitazione del centro storico di Sopron, la ricostruzione
del bow-window del Castello di Siklòs, il restauro della Chiesa Calvinista a
Karesa
1972-77: il restauro del castello di Simontornya, il restauro
della Piazza Juristics a Koszeg
1978-1981: il restauro di un vecchio villaggio a Holloko
dichiarato nel 1987 World Heritage site
1982-1984: il restauro della sinagoga medievale a Sopron
1987-2002: a Budapest, il quartiere del castello di Buda,
il viale di Andrassy, dichiarati sulla lista del Patrimonio
Mondiale
1995: le grotte di Aggtelek Karst e Slovak Karst, dichiarate sulla Lista del
Patrimonio Mondiale
2000: la necropoli paleo-cristiane di Pécs, iscritta sulla Lista del Patrimonio
Mondiale
2003: a Budapest, l’ex-deposito degli autobus e l’aereoporto di Ferihegy.
Progetto: Sallay Miklos Horler, Andras Roman, Mihaly Zador e Tamas Fejerdy
(ICOMOS UNGHERIA). Realizzazione elaborati: Comitato Nazionale ICOMOS
Ungheria, Ufficio Nazionale del Patrimonio Culturale (Ungheria), Ministero del
Patrimonio Culturale dell’Ungheria.
AFRICA
BENIN
ABOMEY, PALAZZO REALE - TOMBA DI RE GHEZO
La tomba, situata nel sito dei palazzi reali di di Abomey,
è stata iscritta sulla Lista del
Patrimonio Mondiale dell’ UNESCO
nel 1984. E’ stata restaurata grazie
alle sovvenzioni del Governo
giapponese, tramite l’UNESCO, e con
l’aiuto delle Royal collectivites di
Abomey e del Ministero della Cultura.
Progetto: arch. Aimé Goncalves
ABOMEY, PALAZZO REALE - CINTA MURARIA E
BASSORILIEVO DEL RE BEHANZIN
La cinta muraria (1200m.) ed il bassorilievo di Adjalala
del re Behanzin, situati nel sito storico dei palazzi reali di
Abomey sono stati iscritti sulla Lista del Patrimonio
Mondiale nel 1984. Sono stati restaurati grazie alle
sovvenzioni del Governo giapponese, tramite l’UNESCO,
e con l’aiuto delle Royal collectivites di Abomey e del
Ministero della Cultura.
CASTELLON - CHIESA DI POBLA DE BENIFASSÁ
Progetto: arch. Aimé Goncalves
La struttura di copertura lignea della chiesa presenta un
avanzato degrado che ne compromette le caratteristiche
strutturali a causa dell’attacco delle termiti. Un’attenta
analisi delle travi compromesse ha consentito di conservare al suo posto l’85%
del materiale originale. Sono state restaurate le policromie del XIII sec., trovate
in un pessimo stato di conservazione.
OSSORI E OTAMARI
Progetto: archh. Fernando Vegas, Camilla Mileto, geom. Raquel Giménez
Il censimento degli insediamenti tradizionali, nel nord
ovest del paese, è stato eseguito nel giugno del 1986 dalla
Direzione del patrimonio culturale del Ministero della
Cultura. Il progetto di restauro è stato finanziato dal
Governo (National Budget) del Benin e dall’ACCT (Agency
of Cultural and Technical Cooperation).
Progetto: arch. Aimé Goncalves
NIGERIA
PLATEAU - JOS – PROGETTO MOTNA
A partire dai primi anni Settanta, l’iniziativa
ha dato vita ad un museo all’aperto con il
compito di trasmettere alle future
generazioni le testimonianze materiali delle
tradizioni costruttive nigeriane. La maggior
parte delle strutture sono delle copie al vero degli originali,
realizzati con materiali tradizionali (terra, argilla, legno, erba
ecc.) che per loro natura hanno un ciclo di degrado biologico
accellerato. L’esempio, di grande interesse didattico, consente
di riflettere sulle tecniche di costruzione dalla vita breve e
dunque sui limiti della conservazione materiale.
Realizzazione elaborati: ICOMOS Nigeria
TOGO
KOUTAMMAKOU
E’ uno dei luoghi nel mondo dove arte, architettura e gestione
del territorio sono fortemente legati alle caratteristiche culturali
e cercano di raggiungere un equilibrio con le forze della natura.
Per la regione del Betammaribe (alla lettera “l’uomo che dà
forma alla terra”) è stato redatto un piano di gestione che
prevede l’attivazione di un efficace servizio di conservazione e promozione del
sito, iscritto sulla Lista del Patrimonio Mondiale.
Progetto e realizzazione elaborati: arch. Amoussou Kpotogbé Gael (Togo) Betammaribe
Settlement, Koutammakou, Togo.
ASIA
ARMENIA
La Repubblica Armena presenta circa 30.000 monumenti
iscritti dall’Agency for the Preservation and Fruition of Armenian
Monuments. Dopo l’arresto delle attività di salvaguardia dei monumenti negli
anni Novanta, l’Armenia ha cercato di mettersi al passo con il dibattito
internazionale sul restauro, pur restando legata alle proprie tradizioni. Il
principio seguito è quello di rispettare il monumento, intervenendo il meno
possibile sulla struttura originaria, utilizzando nel restauro tecniche avanzate
importate dall’Italia.
BDGHNI – FORTEZZA DI BEDENIS
Lopera, iscritta nella Lista di edifici protetti dall’Agency for the
Preservation and Fruition of Armenian monuments, è stata costruita
in due diverse epoche: è riconoscibile una prima struttura
muraria in pietra ciclopica ed una seconda, realizzata con
pietre di dimensioni minori, probabilmente appartenenti al
periodo del regno di Vahan.
Sull’area che forse in origine era occupata da un antico
cimitero, era stata istallata un’antenna abusiva per le
telecomunicazioni. L’Agency l’ha fatta eliminare, obbligando
la società proprietaria a finanziare i lavori di restauro iniziati nel settembre
del2004.
Dopounterremoto nel 1867, il complesso cade in disuso. Diversi
edifici sono saccheggiati e distrutti e le piscine e i laghi svuotati.
Nel 1970 Tamansari è ripensato come una mèta turistica e cinque
edifici sono stati restaurati.
Realizzazione elaborati: ICOMOS Indonesia
IRAN
BISOTUN – IL MONUMENTO DI DARIO
Recentemente sono state eseguite documentazioni
fotogrammetriche e topografiche sugli antichi monumenti
di Bisotun. E’ stata realizzata una mappa in 3D per
progettare i lavori di censimento, di analisi, di
conservazione e di ricostruzione del monumento.
Realizzazione elaborati: CIPA
ISRAELE
CITTA’ E CASTELLO DI ACRI
Nel maggio 2002 la città è stata dichiarata World Heritage site
dall’UNESCO. Negli anni 1998-2002 è stato eseguito il rilievo
della città utile per il Master-Plan per la conservazione e lo
sviluppo di Acri. In passato gli edifici deteriorati e
strutturalmente a rischio venivano demoliti e ricostruiti; dal 1998 a seguito
dell’iniziativa della Israel Antiquities-Authority, l’approccio è
cambiato e si cerca di riabilitare gli edifici storici conservando le
caratteristiche delle costruzioni e della città come un patrimonio
architettonico unitario.
Il progetto d’intervento sul castello prende le mosse nel 1990 con
una campagna di scavi archeologici, seguita dalle prime opere di
salvaguardia d’emergenza.
Dipartimento di conservazione: Israel Antiquities Authority
Realizzazione elaborati: ICOMOS Isreale
KOREA
Su richiesta avanzata dalla Cultural Heritage Administration of
Korea di monitorare il patrimonio architettonico nazionale,
ICOMOS Korea ha predisposto fin dal 2001 una lista di edifici
da tenere sotto osservazione, fra i quali: le grotte artificiali di
Seokguram ed il tempio Bulguksa; il tempio Heinsa
Janggyeong Panjeon, i Depositi per i blocchi lignei diTripitaka
Koreana; le aree storiche di Gyeongju (da maggio a dicembre
2003), oltre al monitoraggio del santuario di Jongmyo; il
complesso del palazzo di Changdeokgung; il forte di Suwon Hwaseong; i siti
dei domens di Gochang, Hwasun e Ganghwa (da maggio a dicembre 2004). La
campagna di monitoraggio è finalizzata a garantire l’autenticità, l’integrità , la
conservazione e la corretta gestione dei monumenti.
Rilievi: Amina Ganezian Progetto: arch. Stepan e Tigran Ghazaryan
EGHEKNADZOR - MONASTERO DI AMAGHOU NORAVANK
E’ una costruzione tardo medievale, distrutta in principio dall’invasione
selgiuchide (1070) e successivamente dall’invasione mongola (XIII-XIV sec.),
che ha subìto danni causati da terremoti storici. Il complesso si compone di tre
chiese, una chiesa-mausoleo a due piani ed una piccola cappella.
I primi lavori sono stati eseguiti nel 1948-49, per poi essere ripresi nel 1982-83.
Gli ultimi interventi sono del 2000- 2002. E’ stato ricostruito il terzo piano della
chiesa-mausoleo, un nuovo sistema di cinta muraria, le due cappelle ed è stato
realizzato un nuovo edificio-museo per ospitare gli oggetti raccolti, appartenenti
alla chiesa.
LABORATORIO SULLA CONSERVAZIONE DEI MONUMENTI
L’ICOMOS ha recentemente promosso ed organizzato in situ un workshop
articolato in una serie di lezioni specialistiche e in dimostrazioni pratiche di
tecniche del restauro.
SEOUL - ALTARE REALE DI JONGMYO
E’ il più antico altare di Confucio dedicato alla dinastia
Choson (1392-1910) che esiste dal XVI secolo e si pone in
stretta relazione con il paesaggio circostante. Il monitoraggio
delle strutture (in legno ed in pietra) è stato accompagnato
dall’analisi dell’azionedelgi agenti atmosferici.
PROVINCIA NORD DI KYONGSANG - GROTTE ARTIFICIALI DI
SEOKGURAM E TEMPIO BULGUKSA
Le grotte artificiali di Seokguram ed il Tempio Bulguksa (il
“tempio della terra del Buddha”) formano un complesso
religioso costruito nell’VIII secolo sulle pendici del monte
T’oham. E’ stato iscritto sulla Lista del Patrimonio Mondiale
dell’UNESCO nel 1995. Sulla statua di Buddah, eretta durante
l’VIII secolo, è in corso un progetto di monitoraggio.
Progetto e realizzazione elaborati: ICOMOS Korea
INDONESIA
CENTRAL JAVA – TEMPIO DI BOROBUDUR
Nel tempio buddista, del 775 d .C . , nel 1975-1983 è stato
eseguito un primo restauro. Iltempio è stato iscritto nella World
Heritage List nel 1991. Dal 2004 viene organizzata ogni anno
una scuola internazionale sul campo per la conservazione del
patrimonio culturale architettonico e paesaggistico di
Borobudur.
Realizzazione elaborati: ICOMOS Indonesia
YOGYAKARTA – CASTELLO DI TAMANSARI – RESTAURO E
RIATTIVAZIONE DELLA PISCINA UMBULBINANGUN
Il castello, costruito nel 1758, è iscritto sulla World Heritage
List.
SRI LANKA
GALLE-LA CITTA’
La città è molto antica. La sua primacitazionerisale al 545 a. C. alle cronache di
Casmas Indicapleustes. Vari sono i colonizzatori che si sono avvicendati al
governo della città. Le campagne di restauro iniziano nel 1940 quando la
salvaguardia del forte è affidata al Dipartimento di Archeologia che dopo il
1988, anno in cui l’UNESCO dichiara Galle World Heritage Site, come prima
attività esegue il rilievo di tutti gli edifici storici all’interno del forte, definendo
delle linee-guida per condurre i restauri. Nel 2000 l’UDA incarica l’ICOMOS Sri
Lanka di predisporre un Piano di Sviluppo e Conservazione da unire al Piano
di Gestione della città che è stato approvato nel 2002.
Progetto e realizzazione elaborati: ICOMOS Sri Lanka
Piero Gazzola, 1964
Il valore culturale dei monumenti del passato è
un’acquisizione non di oggi: essa fu anzi parte della
eredità cospicua che abbiamo ricevuto dai nostri
illuminati predecessori, a partire da Vico.
L’apprezzamento di tale valore si fermò tuttavia fino ai
nostri giorni a una professione meramente teorica. Lo
sforzo per conservare il patrimonio monumentale è
infatti un impegno recente, che distingue la nostra età
dalle precedenti.
The cultural value of ancient monuments is not an acquisition
of today: it’s part of the conspicuous heritage that we received
from our enlightened precursors, since Vico.
The appreciation of this value stopped up till nowadays to a
purely theoretical role (profession). The effort to preserve the
monumental heritage is a recent care, which characterize our
age from the previous ones.
Roberto Pane,1964
Noi non vogliamo conservare i monumenti del passato
come un vago mondo di immagini che serva da rifugio
alla nostra nostalgia, ma come patrimonio vivente e
attuale del nostro presente. D’altra parte attraverso tutto
il pensiero umanistico moderno, i principi della
conservazione si fondano sulla supposizione che un
legame di continuità culturale e storica tra passato e
presente possa e debba sussistere. E, d’altronde, se in
questo settore, come negli altri, noi cessassimo di
aspirare alla «qualità» in opposizione alla diffusione
della «quantità», noi non potremmo più nemmeno
parlare di sopravvivenza di una cultura.
In sostanza si tratta di sapere se l’uomo vuole scegliere
il suo destino, imponendosi agli strumenti che lui stesso
ha creato, o se piuttosto si vuole rassegnare a che siano
gli strumenti a dettargli la via da seguire concludendo
il loro cammino autonomo che finirà per segnare la sua
stessa scomparsa.
Nous ne voulons pas conserver les monuments du passé comme
un rare monde d’images servant de refuge à notre nostalgie,
mais comme un patrimoine vivant et actuel de notre présent.
Comme pour toute conception moderne humanistique, les
principes de la conservation des monuments se fondent sur
la supposition qu’un lien de continuité culturelle et historique
entre le passé et le présent peut et doit subsister. Et, d’autre
part, si en ce domaine et dans d’autres nous cessions d’aspirer
à la «qualification» en opposition à la diffusion de la
«quantification», nous ne pourrions même plus parler de la
survivance d’une culture.
En substance il s’agit de savoir si l’homme veut choisir son
propre destin, en s’imposant aux instruments qu’il a lui-même
créés, ou bien s’il veut se résigner à ce que ces instruments lui
dictent la route à suivre et concluent leur marche autonome
en marquant sa disparition même.
Dalla presentazione e dalla Conferenza introduttiva del convegno Il monumento per l’uomo in atti del secondo Congresso Internazionale del
Restauro Venezia, 25-31 maggio 1964
Piero Sanpaolesi, 1964
La mostra offre ancora la possibilità di giudicare entro
quali limiti sia ammissibile l’intervento restaurativo e
quanti e quali problemi, e con quale indirizzo, debbano
essere affrontati e approfonditi affinchè si faccia strada
una giusta unità metodologica a sostenere e garantire
l’azione d’intervento in modo da sottrarre
definitivamente alle operazioni di restauro quell’aspetto
di intervento empirico, soggettivo e sostanzialmente
intuitivo ed orale che ancora sovente si riscontra ispirare
alcuni casi non secondari.
L’exposition donne aussi la possibilité de juger dans quelles
limites l’intervention restauratrice soit admissible et combien
et queles problèmes, et avec quel adresse, doivent être affrontés
et approfondis de telle facon qu’on puisse soustraire
dèfinitivement aux opération de restauration cette prerogative d’intervention empirique, subjective et substantiellement
intuitive et orale, qu’on voit encore souvent inspirer certain
cas non secondaires.
Dalla presentazione del Catalogo-guida della seconda Mostra Internazionale del Restauro Monumentale Venezia, Palazzo Grassi,
25 maggio / 25 giugno 1964
Guglielmo De Angelis d’Ossat, 1968
L’opera di architettura è molto spesso funzione
anche del tempo. Bisogna tener conto di questi
laboriosi conturbanti “itinera”, anche se l’opera
sembra apparire unitaria. Il restauro è architettura e
presuppone la leggibilità del monumento e nuovi
interventi vanno intesi come qualificazione
architettonica nel presistente, distinta dalle pure attività
di conservazione
The architectural work is most often function also of the time.
These “itinera” shall also be taken into account, even if the
architectural work seems homogeneous and unitary.
Restoration is architecture and requires the legibility of the
monuments and new interventions shall be meant as
qualification of the existing architectural fabric, different from
the pure preservation activity.
PIANETA RESTAURO: 1964-2006
FERRARA, 22-25 marzo 2007
TERZA MOSTRA INTERNAZIONALE DAL RESTAURO ALLA CONSERVAZIONE
Inaugurazione: venerdi 23 marzo 2007 ore 11.00
PROGRAMMA DEGLI INCONTRI
giovedì 22 marzo 2007 ore 14.30-18.30
Sala Marfisa, primo piano, atrio
venerdi 23 marzo 2007 ore 14.00-16.00
Sala Marfisa, primo piano, atrio
IL RESTAURO DELL’ARCHITETTURA MODERNA
MANUTENZIONE: IL NUOVO CANTIERE
Convegno organizzato da: RECUPERO E CONSERVAZIONE, De Lettera Editore,
in collaborazione con: ‘ANANKE, Politecnico di Milano e ACROPOLI, Salone del
Restauro con il patrocinio di ASSORESTAURO, Associazione Italiana per il Restauro
Architettonico e Artistico.
L’incontro, promosso dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, ICOMOS, ICCROM
e dalla Fondazione Politecnico di Milano, fa il punto sulle più avanzate strategie e modalità
organizzative e gestionali del cantiere di manutenzione, con particolare riferimento al
problema dell’ottimizzazione del corretto utilizzo del patrimonio architettonico.
Troppo spesso agli ingenti capitali investiti nel recupero, si accompagna una previsione
solo approssimativa di quella che sarà la destinazione d’uso e il più delle volte ci si
dimentica che ogni opera richiede comunque una manutenzione periodica e
programmata, molto più attenta e sapiente di quella di una nuova costruzione.
E’ ancora diffuso il luogo comune che un intervento di restauro possa essere eseguito
una tantum senza richiedere la messa a punto di un organico progetto di manutenzione.
Tuttalpiù il problema viene spesso rinviato illo tempore, a chi verrà dopo di noi che,
trovando l’edificio già in una nuova fase critica, dovrà investire altrettante ingenti
somme di denaro. Tutto ciò può essere evitato. Come programmare una manutenzione
tempestiva, rigorosa, sapiente ed economicamente vantaggiosa, assicurando all’opera
una ragionevole gestione nel tempo? Come proporre un manuale d’uso e di
manutenzione che possa essere gestito dallo stesso progettista definendo tempi e
modalità dell’intervento di manutenzione?
Identità e Autenticità
E’ ormai da più di vent’anni che il problema della trasmissione dell’eredità del patrimonio
di Architettura Moderna è al centro dell’attenzione e dell’approfondimento sia da parte
degli addetti al restauro che dell’opinione pubblica, nazionale ed internazionale. Al
tema hanno già dedicato particolare attenzione le riviste ‘ANANKE e RECUPERO E
CONSERVAZIONE con ASSORESTAURO nelle ultime due edizioni del Salone del
Restauro di Ferrara. Quest’anno il convegno promuove un approfondimento sia teoretico
che istituzionale (e gestionale) sulle ragioni, sugli obbiettivi e i modi della conservazione
del Moder no all’insegna di due parole-chiave come “IDENTITA’” ed “AUTENTICITA’”,
che hanno il compito di fungere da cartine di tornasole per il buon esito degli interventi.
ore 14,00
Coordina: Elisabetta Fabbri, Direttore del progetto di ricostruzione della Fenice e
direttore del progetto di restauro del Teatro alla Scala di Milano
Elio Garzillo, Dirigente Generale del Dipartimento per la Ricerca, l’Innovazione e
l’Organizzazione al Ministero per i Beni e le Attività Culturali
Marco Dezzi Bardeschi, Ordinario di restauro architettonico, Politecnico di
Milano; direttore rivista ‘ANANKE
Sandro Scarrocchia, Docente di Metodologia della progettazione, Accademia di Brera
Vittorio Sgarbi, Critico d’arte, Assessore alla Cultura al Comune di Milano
ore 16,00: RASSEGNA DI ESEMPI
Carla Di Francesco, Soprintendente Regionale per la Lombardia
Chiesa di Giò Ponti all’Ospedale S.Carlo a Milano
Marco Dezzi Bardeschi e Laura Gioeni
Il Restauro del Moderno: una Galleria di casi critici
ore 16,30: DIBATTITO
Modera: Cesare Feiffer, Direttore della rivista Recupero e Conservazione, Docente di
Restauro
Architettonico, Roma III
Intervengono, con i precedenti relatori: Rolando Bellini, Accademia di Brera; Giuseppe
Cruciani Fabozzi, Università di Firenze; Maria Adriana Giusti, Università di Torino;
Gianfranco Mingardi, Restauratore; Bruno Morassutti, Architetto
Intervengono: Marco Dezzi Bardeschi, Politecnico di Milano; Paolo Bertozzi,
ingegnere; Fulvio Bianchi, BioCalce Respira; Davide Desiderio, San Marco Terre
per l’Architettura; Andrea Griletto, Tecnorestauri; GianCarlo Maselli, Tecno Futur
Service; Angelo Mingozzi, ingegnere; Marco Petrini, architetto
PROSSIMA TAPPA DELLA MOSTRA
GUBBIO, DAL 14 GIUGNO 2007
SALONE DEL PALAZZO PRETORIO IN PIAZZA DELLA SIGNORIA
CON IL TERZO CONVEGNO MIRABILIA URBIS SUL TEMA
INNOVAZIONE E PROGETTO PER LA CITTA’ ESISTENTE
Una operante nuova cultura della conservazione oggi non può non inserirsi nei processi di sviluppo secondo un’ottica di tutela dinamica tesa a superare la presunta dicotomia
tra conservazione e innovazione, dalla quale entrambe queste ultime escono penalizzate. Unire al rispetto e alla cura dell’esistente la cultura del progetto contemporaneo
significa accendere un inedito dialogo di pietra fra città esistente e nuova architettura di
qualità . Il progettista inserendosi con tecnologie e materiali innovativi nella crescente
stratificazione in atto della città agisce come “un veggente che guarda all’indietro” (W.
Benjamin, Angelus Novus)
PIANETA RESTAURO: 1964-2006
DAL RESTAURO ALLA CONSERVAZIONE
Direzione e coordinamento generale
Marco Dezzi Bardeschi ([email protected])
Enti patrocinatori
Ministero per i Beni e le Attività Culturali
ICOMOS International Council of Monuments and Sites, Comitato Italiano
ICCROM International Centre for the Study of the Preservation and Restoration
of Cultural Property
Politecnico di Milano
Fondazione Politecnico di Milano
Segreteria scientifica di coordinamento internazionale
Gaya Jungeblodt, ICOMOS, Parigi
Comitato Promotore
Michael Petzet, Presidente ICOMOS Internazionale, Parigi
Roberto Cecchi, Direttore Generale Beni Architettonici e per il Paesaggio,
Ministero per i Beni e le Attività Culturali
Marco Dezzi Bardeschi, Presidente Comitato Italiano ICOMOS
Giulio Ballio, Magnifico Rettore, Politecnico di Milano
Giampio Bracchi, Presidente Fondazione Politecnico di Milano
Segreteria organizzativa, coordinamento ed editing dei cataloghi
Rossana Gabaglio, Sonia Pistidda, Marta Castaldini, Alessandra Gandini
Redazione della rivista ‘ANANKE
via Durando 10 Milano 20158, tel 0223995656
Politecnico di Milano, Dipartimento di Progettazione dell’Architettura
Allestimento: Andrea Grilletto, Daniela Mirandola, Gaya Perniceni
Grafica: Lo Studio di Vittorio Locatelli
Sponsor
BioCalce Respira, Colabeton, San Marco Terre per l’Architettura, Tecno Futur Service,
e Maxfor