STORIA DELLA CHIESA L’ETÀ ROMANO-GERMANICA LA CHIESA GUIDA DELL’OCCIDENTE Carattere generale Lo scenario di quest’epoca è solo l’Occidente a causa dell’Islam di Maometto (574-632), che invade il nord-Africa, la Siria e la Palestina, e della separazione dalla Chiesa d’Oriente che andava sempre più strutturandosi attorno all’imperatore mentre l’Occidente attorno al papa. Il duplice restringimento del territorio d’influenza della Chiesa romana in Oriente è uno dei presupposti per lo sviluppo di una struttura unitaria ecclesiastica occidentale sotto il Papato anche se non si deve scordare che grande fu il ruolo di Costantinopoli nell’evitare la penetrazione degli “infedeli”. Proprio la divisione con Bisanzio mostra poi come il rapporto Chiesa-Stato Cristiano in Occidente è stato sempre, sin dall’origine, caratterizzato dalla distinzione di due ambiti fondamentalmente indipendenti che teoricamente avrebbero dovuto essere ridotti mediante un coordinamento ad una unità superiore. Mai questa distinzione fu realizzata sufficientemente da entrambe le parti e quindi anche l’unità non fu mai un vero coordinamento: in queste tensioni è fondata la lotta che domina il Medioevo tra Sacerdozio e Impero. Detto ciò l’Oriente non visse solo di pretese, ma restando ancorato al Cristianesimo primitivo conservò una significativa e singolare pietà liturgicosacramentale che rese i suoi fedeli capaci del martirio fino ai tempi moderni e che potrebbe essere da maestra della pietà occidentale e per l’approfondimento dei valori cristiani in Occidente. Abbiamo visto che il Medioevo è il frutto dell’incontro tra il popolo dei Franchi ed il Papato che con sé oltre ai valori spirituali propri trasportava tutta la culture dell’antichità. I vantaggi di questa fusione fuorno: I nuovi popoli accettarono con semplicità, in maniera oggettiva, fedele, quasi passiva il Cristianesimo come lo presentava la predicazione della Chiesa e nei primi tempi non si ebbe alcun tipo di speculazione intellettuale autonoma nelle dottrine di fede, in questo spirito affondano le radici certi atteggiamenti di tutto il Medioevo: la fedeltà alla Chiesa, l’unitarietà di tutta la vita spirituale e religiosa e la superiorità culturale del clero. Ciò che caratterizzava i popoli germanici era una profonda recettività per la sublime, e al tempo stesso attraente, maestà del divino e una tendenza panteizzante con una pallida idea dell’unico Dio che tutto provvede e tali atteggiamenti non andarono totalmente perduti. Va poi notato che la conversione dei Germani è ancora più difficile da spiegare che quelli dei primi cristiani e ciò è dovuto anche alla scarsità delle fonti a nostra disposizione. Questi popoli poi portarono nella nuova religione una forza etnica inesausta e con un animo muovo ricco di profonda sensibilità mentre la lingua latina assieme all’unica fede cristiana furono un forte elemento coesivo tra le molteplici popolazione e forze germaniche che porteranno alla civiltà ecclesiastica unitaria del Medioevo che tra tanti pregi ebbe però il difetto di separare sempre più il cristianesimo d’Occidente da quello d’Oriente. Non vanno però dimenticati anche gli svantaggi di questa fusione: o L’elemento naturalistico dei Germani portò a concezioni religiose e a forme di vita religiosa poco raffinate, molto grossolane, anche perché molti concetti della predicazione cristiana si poterono tradurre solo superficialmente visto che i dialetti germanici non possedevano una terminologia con termini astratti e visto che la loro mentalità era più realista che simbolica. o Ciò che portò alla conversione di molti di questi popoli fu non tanto la verità del Dio cristiano, quanto più la sua potenza, la sua superiorità. o L’intimo legame tra vita civile e vita ecclesiastica in funzione di una unità di cultura rischiò, vista anche la natura particolaristica dei Germani, di vincolare il Cristianesimo alle varie forme nazionali costituendo così una continua minaccia all’unità della Chiesa. o Un ultimo rischio riguardava il clero perché supplendo allo Stato spesso e volentieri fu caricato di compiti, di doveri di tipo temporale e quindi anche dei diritti, nacquero così i vescovi-conti, vescovi-principi ecc. e ciò conveniva anche ai signorotti perché così alla morte dei vescovi, che non avevano figli, il potere temporale tornava a loro! Questa unità andrà lentamente dissolvendosi anche se in maniera disuguale perché ciò che a Roma è finito nel 1870 a Vercellì finì nel 1370! Senza far moralismi poi il problema del potere non c’è se lo si piega ad una buona esigenza, se lo si mette al servizio di un valore, ma molto spesso si voleva diventare preti e vescovi non per il servizio ai valori … Abbiamo già detto la nuova situazione in cui si venne a trovare la Chiesa che dovette lavorare in un modo non più cittadino e unitario, ma campagnolo e frammentato: il sistema feudale. Vanno sempre più prendendo piede così i parroci e i cor-episcopi che più che gli odierni vescovi ausiliari erano i prevosti delle chiese battesimali (cioè con il fonte), chiamate comunemente pievi1 e val la pena notare che con il crescere delle chiese cresceva anche la casa adiacente, perché la chiesa non è tale se non ha anche la possibilità di essere casa. Ma come faceva a nascere una comunità cristiana? Bisognava costruire delle chiese, ma come costruirle se mancava la vita comune e quindi anche la condivisione dei soldi? La fece allora chi aveva i soldi e quindi se ce li aveva la comunità (caso raro) la faceva lei, se ce li aveva il vescovo la costruiva lui, se il sacerdote idem, ma se chi ce li ha è il feudatario, il nobile allora la faceva lui che spesso fecero anche erigere monasteri. E chi costruiva la chiesa la metteva a disposizione di tutti, ma si curava poi del suo mantenimento e gli eventuali utili se era una persona veramente interessata li reinvestiva in toto nella gestione della chiesa, altrimenti poteva usare la chiesa come un mulino facendola funzionare e niente di più: nacque così il sistema delle chiese private2. Il nobile poi per gestire la chiesa chiedeva uno o più preti oppure, nella maggior parte dei casi, li nominava lui stesso tanto che spesso e volentieri si nominava uno dei figli ad ufficio di parroco (che già non è il massimo), nel caso dell’abbazia addirittura ad abate (decisamente già più grave) e nel caso della diocesi come vescovo (gravissimo): ecco il problema delle investiture! E siccome ciò che prevalse fu ovviamente l’aspetto economico i nobili iniziarono a collezionare parrocchie, abbazie e diocesi e lentamente si introdusse la distinzione tra il titolare dell’ente ecclesiastico e colui che realmente lo gestisce come per esempio nel caso di un’abbazia c’era l’abate titolare e quello claustrale! Il valore di questo sistema è che ha fatto le cose chi poteva farle, limite è che spesso la gestione di una realtà ecclesiastica veniva fatta in maniera poco ecclesiale. Nonostante tutte queste difficoltà legate all’arretratezza dei popoli germanici e questi elementi che tanto stridevano con i suoi principi la Chiesa non poté venir meno al suo compito di informare della volontà di Cristo la vita in tutta la sua ampiezza e a volgersi quindi verso questa civiltà esprimendo ancora una volta la sua piena cattolicità, il suo spirito di sintesi che porta a realizzare tutto ciò che in qualche modo è buono e può aiutare l’uomo nel suo cammino verso l’eterno destino e per questo il Medioevo è un tempo di evoluzione e così va valutato. EPOCA PRIMA – INIZI DEL MEDIOEVO – ETÀ MEROVINGIA EVANGELIZZAZIONE E PRIMA ORGANIZZAZIONE ECCLESIASTICA Le due potenze del futuro: Franchi e Papato. Gregorio Magno. Fondatore del regno dei Franchi fu il Merovingio Clodoveo (481-511) che fu battezzato nel 498 grazie alla moglie cattolica Crotechilde, alla sua esperienza della potenza del Dio cristiano e grazie alla convivenza con i Galli che erano cattolici: sorse così una chiesa nazionale franca che cristianizzò le nuove parti franche dell’Impero sulla destra del Reno, i Germani si fusero con la popolazione indigena gallo-romanica formando un unico popolo romanico, la madrelingua germanica si fuse con il latino formando un unico linguaggio neolatino: il francese. Se la Chiesa nazionale franca quanto alla giurisdizione era essenzialmente isolata essa non pregiudicava l’unità morale di tutta la cristianità ed il suo sviluppo, nonostante le ingerenze nella vita ecclesiastica e Da noi nell’anno 1000 erano Biella, Salussola, Cossato e Naula (vicino a Serravalle) Ad esempio qui nel Biellese chi si curò furono soprattutto gli Avogadro (da Ad-Vocatus, difensore della Chiesa) che avendo castelli dappertutto costruirono anche le chiese. 1 2 alcuni tentativi di Simonia, tutto sommato sotto Clodoveo avvenne in maniera positiva. I successori da Dagoberto († 639) in poi, non seppero però essere all’altezza di Clodoveo e la chiesa entrò di conseguenza in stato di decadenza per un secolo intero vanificando in molti casi tutta l’opera svolta. Il rafforzamento politico venne con Pipino di Heristal († 714) e il figli Carlo Martello († 741) anche se soprattutto con il secondo la situazione nella Chiesa divenne caotica. Segno efficace della forza indistruttibile della Chiesa è che essa anche in tempo di barbarie in cui era guidata persone di nessun rilievo, non mancò di coraggio né di capacità nel proseguire il suo lavoro di evangelizzazione e questo grazia all’opera del primo grande Papa del mondo nuovo che sta per sorgere la cui opera è diventata basilare per tutto il Medioevo, Gregorio Magno (590-604): - Egli infatti istituì una più rigida guida di tutta la gerarchia da parte del vescovo di Roma evitando la disgregazione a cui tendevano le Chiese nazionali. - La fonte della caratteristica personalità di Gregorio è da ricercare nella sua romanità (sapienza, umanità ed elevata stima della libertà) approfondita in modo straordinario in senso cristiano. - La sua gloria fu la sua attività missionaria e lo stile con cui la condusse:«Strappare tutto ai popoli incolti non è possibile. Chiunque voglia raggiungere una cima sale a grado a grado e non tutto in un colpo» e invece di rigida uniformità predicò ampio e saggio adattamento. - Rispettando i re ed i loro diritti cercò di ottenere la necessaria riforma con loro e pur facendo accettare a tutti il primato di giurisdizione papale non avanzò mai pretese inopportune o addirittura dispotiche rischiando di metterlo in pericolo, tanto che più che “vescovo universale” amava definirsi servum servorum Dei. - Tutto questo riuscì a fare creando per così dire il monachesimo romano-occidentale che si differenziava da quello solito perché ad esso Gregorio affidò l’incarico della missione e lo plasmò creando dei monasteri in Roma amalgamando ascesi e cura d’anime! Con lui cresce il prestigio politico del Papato a cui verrà naturale lasciare la guida politica di Roma. Il Cristianesimo insulare celtico, visigoti, anglosassoni e altri germani: inizio della loro unione con la Chiesa Romana. L’evangelizzazione dei germani fu capillare ed è caratterizzata dalle conversioni collettive, tipica di quelle tribù e da un sapiente spirito di adattamento secondo l’orientamento gregoriano, anche se spesso per mostrare la potenza del Dio cristiano e l’impotenza degli idoli distruggevano i luoghi di culto pagani, mangiavano le carni di animali sacri e battezzavano nelle sacre fonti delle divinità. Il popolo dei visigoti che dopo le sue scorrerie si era stanziato nell’attuale Spagna era di confessione ariana, ma con il re Recaredo nel 587 passò al cattolicesimo. Caratteristica della Spagna è la struttura prettamente nazionale della Chiesa e l’influenza dei vescovi era grande soprattutto a motivo della loro partecipazione all’elezione del re. Molto più importante per la storia d‘Occidente furono però le due Chiese delle isole britanniche perché ambedue (soprattutto l’Irlanda) si adoperarono per l’evangelizzazione dei Germani e del continente: la missione iro-scozzese era decisamente più itinerante e rilevante fu il suo influsso sul monachesimo, sull’organizzazione delle pratiche di penitenza e sull’istituzione della vita cristiana nel Continente, anche se la formazione duratura del Cristianesimo nell’organizzazione ecclesiastica ebbe luogo in parte determinante solo attraverso la missione anglo-sassone. Una prima evangelizzazione dell’Inghilterra avviene nel II secolo, ma il ritiro delle legioni romane nel 410 portò alla ritirata presso le zone montuose dei cristiani rimasti che ben presto riorganizzarono la Chiesa che riuscì ad evangelizzare la Scozia e l’Irlanda, la cui vera e propria conversione è opera del figlio di un diacono britannico, san Patrizio. Curioso notare che la Chiesa irlandese divenne dal VI secolo una Chiesa schiettamente monastica, perché non essendo stata romanizzata l’Irlanda non era divisa in diocesi e i monasteri erano l’unico centro di amministrazione ecclesiastica ed ebbero al contempo un ruolo unico nella conservazione e nella trasmissione della civiltà greco-romana. Caratteristica di questa Chiesa celtica è il suo forte legame con Roma che non le impedisce però di redarguire la Sede apostolica quando questa sbaglia e quindi si vede come in essa l’elemento pneumatico sia ancora molto forte, prevalente su quello giuridico. Questo elemento si contraddistinse anche nella loro forte attività missionaria, spinta peraltro da un forte elemento ascetico, già citata e tutto questo lavoro è legato particolarmente a Colombano il Vecchio († 597), evangelizzatore della Scozia, degli Angli e dei Sassoni e Colombano il Giovane († 615) che fondò monasteri in Gallia, in territorio alemanno e nell’Italia settentrionale. Va detto però che questa evangelizzazione portò molti sospetti in chi li riceveva perché procedeva sotto la protezione dei Franchi, era poi in continuo dissidio con le gerarchie locali perché non cercava poi tanto di inculturare ma trasportava un cristianesimo molto celtico e soprattutto manca di un piano unitario di azione, mancava il fattore ecclesiastico universale, la collaborazione con Roma. Vita e attività sociale della Chiesa nell’età merovingia La missione anglosassone tra i germani: unificazione dei popoli cristianizzati attorno al papato. All’inizio dell’VIII secolo quindi la fondazione dell’Occidente cristiano era ancora tutt’altro assicurata, chi permise ciò fu l’attività missionaria dei monaci benedettini inglesi Villibrordo († 739) e soprattutto del suo discepolo e compagno Bonifacio (672-754) poi che permisero di avvicinare realmente la realtà del Papato e quella del Regno dei Franchi e di far sorgere una alleanza veramente solida. Villibrordo lavorò d’intesa con il maggiordomo franco Pipino e in collegamento con il Papa, tanto che fu consacrato vescovo da Papa Sergio (687-701), stabilì la sua sede ad Utrecht e ricevuto un territorio nell’attuale Lussemburgo fondò il monastero di Echternach che divenne praticamente il punto di partenza per la cristianizzazione definitiva dell’odierna Germania. Bonifacio invece fu colui che estese, purificò e organizzò la Chiesa in Germania e nel regno franco Occidentale e ciò grazie soprattutto alla sua consacrazione come vescovo missionario, senza sede fissa, che ricevette nel 722 da parte di Papa Gregorio II. Egli fondò così il monastero di Geismar, al termine della missione in Assia: la prima vera evangelizzazione era già terminata nel 724, ma ora bisognava passare all’organizzazione in cui si prodigò. Come vivaio e scuola modello per tutta la Germania Bonifacio fondò nel 746 il monastero di Fulda per il quale ottenne l’esenzione totale da ogni vescovo diocesano (notevole ampliamento del potere pontificio nella Chiesa franca). L’alleanza del Papato con i Franchi: Lo Stato della Chiesa e la rottura con Bisanzio Va subito notato che fin dall’inizio nell’interazione Papato-Franchi esiste un’importante tensione fra gli scopi che si prefiggono e le idee che hanno gli uni e gli altri, tensione che rimase sempre e che fece procedere l’evoluzione della storia medioevale. I primi contatti per un’alleanza avvennero, grazie al citato Bonifacio, nel 751 tra Pipino (unico detentore del potere politico) e papa Zaccaria a cui chiese di essere riconosciuto come re per stabilizzare la sua posizione di potere, cosa che avvenne con un’unzione da parte dei vescovi che dava al regno franco una consacrazione ecclesiastico-cristiana. L’Alleanza fu conclusa il giorno di Pasqua del 754 tra Pipino e Stefano II (727-757) dopo delle trattative che portarono al distacco del papato dal re longobardo e dall’imperatore romano d’Oriente, significando di fatto, anche se non ancora formalmente, la rottura con Bisanzio. EPOCA SECONDA – IL PRIMO MEDIOEVO L’EPOCA DEL PREDOMINIO DELL’IMPERATORE SUL PAPATO DA CARLO MAGNO AD OTTONE IL GRANDE PRIMO PERIODO – FIORITURA DELLA CHIESA NEL PRIMO MEDIOEVO NEL REGNO CAROLINGIO E SUA DECADENZA Carlo Magno: L’impero universale d’Occidente e la civiltà carolingia Il compimento dell’opera di Pipino e Bonifacio avverrà però definitivamente grazie a Carlo Magno (768-814) con cui ha peraltro inizio l’Impero universale e l’unità cristiana d’Occidente. Egli iniziò la sua opera con la conquista e la conseguente evangelizzazione dei sassoni, anche se ciò avvenne non omogeneamente, e spesso in maniere deplorevoli, ma culminò nel battesimo di Widukindo, re dei sassoni che ne assicurò la conversione. Il suo regno crebbe ulteriormente con la vittoria sui Longobardi e sugli Àvari. Carlo seppe poi riconoscere le molteplici forze sociali, spirituali e religiose del Cristianesimo e se ne seppe servire con sovrana superiorità per l’edificazione della sua opera. Così: a tutti i territori appena conquistati diede un’organizzazione ecclesiastica; tutte le chiese, anche quelle private, dovevano sottostare ad un vescovo e i vescovadi a loro volta dovevano riunirsi in circoscrizioni metropolitane le cui sedi furono gli arcivescovadi di Colonia, Treviri e Magonza, mentre a quello di Salisburgo fu affidata l’evnagelizzazione dei territori Àvari a cui successivamente l’arcivescovado di Amburgo-Brema nell’831 e di Magdeburgo nel 968; mediante i concili che egli convocava e dirigeva, e nei quali spesso interveniva, si fissò il quadro di una completa vita ecclesiastico-cristiana; istituì il controllo della varie zone dell’impero con i missi dominici che solitamene erano due: un conte e un vescovo o un abate, uno per sfera di potere; si curò molto dell’istituzione di scuole, sia per nozioni elementari che per scopi più alti, presso le chiese episcopali e monastiche; investì molto sulla cultura, ecclesiastica e non, chiamando come coordinatori dall’Italia Paolo Diacono e da York Alcuino († 804) il suo “ministro dell’istruzione”; in tutto questo processo di rinascita spirituale inserì i monasteri che per lui più che centri di vita religiosa dovevano essere focolai di civiltà in campo economico, scientifico e artistico; Tutto questo fece grazie alla sua idea di regno universale occidentale per grazia di Dio che diede per la prima volta alla Chiesa medievale una configurazione universale, anche se partendo da una concezione di monarchia universale dovette a Carlo sembrare impossibile una netta distinzione tra potere religioso e potere politico e in questo non trovò nessuno a chiarirgli le idee perché tra i Papi non ci fu alcuno capace di assumersi questo gigantesco compito. Detto ciò Carlo non fu mai un rappresentante del cesaropapismo perché non volle calpestare i diritti della Chiesa, ma semplicemente inserirli nello Stato per il bene della totalità, anche se spesso prese di propria iniziativa troppe decisioni nelle controversie dogmatiche. L’elemento più pericoloso nella sua politica-ecclesiastica fu comunque l’eccessivo orientamento verso la civiltà che egli aveva imposto alla vita della Chiesa vista spesso solo come istituzione di civiltà rischiando così di sviluppare tendenze unilaterali a carattere canonistico o plagiano. Il culmine dell’attività di Carlo e del suo prestigio fu raggiunto nella notte di Natale dell’anno 800 quando papa Leone III lo incoronò acclamandolo imperatore. Ciò che fu importante per il successivo sviluppo della Chiesa fu il carattere sacrale, per nulla chiaro, della dignità imperiale che portò successivamente a liturgie proprie di incoronazione (simili a quelle di ordinazione) al termine delle quali l’imperatore veniva incardinato come chierico di san Pietro. E in Carlo Magno questo elemento sacrale fu costitutivo della sua idea imperiale perché facendosi chiamare “predicatore”, “vicarius Dei” o “David” riprese chiaramente il motivo del re-sacerdote. Tuttavia fu presto ben chiaro che questo Impero occidentale costituiva una pesante ipoteca per il suo sviluppo storico, sia in campo ecclesiastico che politico perché due potenze, Papato e Impero, si trovavano in esso ed erano dipendenti l’una dall’altra, ma da un lato senza formulazione delle proprie competenze e ciò doveva portare necessariamente a delle contese e dall’altro il loro accostamento non era artificiale ed estremo, perché avevano un fondamento comune, la fede cristiana della Chiesa latina e dei popoli da essa cristianizzati: quando questo insieme essenziale verrà turbato verso il XIII secolo qualcosa di fondamentale nel Medioevo non sarà più in ordine e sarà proprio la stessa tensione che porta la civiltà cristiana occidentale all’apogeo che vi porrà fine perché contiene in sé i germi della divisione e della futura lotta tra Impero e Sacerdozio. Seconda fioritura e decadenza della civiltà del primo periodo. Il Papato nel IX secolo Subito dopo l’Impero di Carlo ritornò la confusione dell’epoca merovingia: il chicco di grano per fiorire doveva prima morire. La vita culturale e sociale di tutto l’impero franco-occidentale fu sostenuta solo dai chierici e dai monaci, i cui centri continuarono ad agire e proprio durante questo dissolvimento politico-statale fiorì ancora una volta il prestigio del papato, prima che la desolazione si abbattesse anche sulla Chiesa, con tre figure che salirono successivamente alla cattedra di Pietro: Niccolò I (858-867), Adriano II (867-872) e Giovanni VIII (872-882). Così con l’abbassarsi del prestigio dell’impero aveva automaticamente elevato la coscienza del potere spirituale dei Papi. In particolare risplende l’opera di Niccolò I, non tanto per i successi che non ottenne, quanto più per il suo aver continuamente enunciato in maniera disinteressata ed efficace un grandioso programma che fruttò abbondantemente solo a partire dall’XI secolo, ponendo il gradino per gli interventi di Gregorio VII e Innocenzo III. Il pontificato di questo papa però segna anche la cesura fra Chiesa orientale e occidentale perché intervenne nella problematica che toccò la cattedra di Costantinopoli dove Fozio aveva destituito illegittimamente Ignazio, in cui papa Niccolò disse che Fozio non poteva essere riconosciuto come patriarca e che le prescrizioni della sede romana obbligano tutti, decisione ratificata dal Sinodo Lateranense nell’863, ma ciò sembrò un’eccessiva intromissione tanto che in un sinodo tenutosi a Costantinopoli nell’867 si destituiva e si scomunicava il Papa! Ma proprio nel massimo infuriare della vicenda Niccolò morì e Fozio fu destituito e scomunicato dall’VIII concilio ecumenico di Costantinopoli dell’867, ma se l’unione tra Roma e Bisanzio non era ancora rotta era di certo decisamente più incrinata. Alla morte di Giovanni VIII inizia quello che è comunemente chiamato “seculum obscurum”, dove si assistette ad un deciso decadimento del Papato, reso possibile solo dalla corrispondente decadenza dell’Impero, il disordine generale infatti faceva trionfare il diritto del più forte e l’unica coesione che si dimostrò stabile rimase comunque la Chiesa anche perché in Germania andava sviluppando i germi per una decisa opposizione al decadimento pontificio con l’avvento dei principi sassoni (919-1024). L’evangelizzazione dei territori marginali al nord, all’est e al sud-est dell’Occidente In questo quadro di desolazione generale è incredibile come avvenne comunque una nuova e forte ondata di evangelizzazione dei pagani. Cirillo († 869) e Metodio († 885) furono mandati da Fozio ad evangelizzare la Moravia, ma ci andarono con il permesso di Niccolò I e Metodio fu anche ordinato vescovo e metropolita di Smrinio in Pannonia da Papa Adriano II. In Occidente l’evangelizzazione sarà invece ravvivata da Ottone il Grande che spinse la Chiesa tedesca ad un forte lavoro missionario organizzato con un piano sistematico: verso nord (Amburgo, Danimarca, Scandinavia, Islanda e Groenlandia), verso nord-est (missione dei Vendi tra l’Elba e l’Older), verso est (Boemia e Polonia) e verso sud-est (Ungheria). La pietà nel primo medioevo Il Cristianesimo crebbe molto lentamente in profondità e si trovano concezioni pagano-superstiziose solo laddove ci si allontana dai territori della civiltà antica e dell’antica ecclesialità. Peraltro il Vangelo non è spiritualità allo stato puro e Cristo stesso lascia intravedere più livelli di pietà, ma ciò non doveva distogliere la gerarchia dal richiedere una continua crescita interiorizzante. Ciò che caratterizzerà tutto il Medioevo saranno i pellegrinaggi, la messa e la penitenza. SECONDO PERIODO – IL RINNOVAMENTO DELLA CHIESA SOTTO L’IMPERO TEDESCO Ottone I (936-973), Enrico III (1039-1056, veramente devoto ed il più potente di tutti gli imperatori citati). I papi tedeschi (il primo nominato da Ottone III) fino a Leone IX (1049-1054, rafforzò il potere universale del Papa e pose le basi per una riforma vera universale, alla fine del suo pontificato avviene lo scisma definitivo con l’Oriente) Arte cristiana. L’architettura romanica EPOCA TERZA – L’ALTO MEDIOEVO L’ASCESA DELLA GERACHIA A GUIDA DELLA SOCIETÀ OCCIDENTALE L’EPOCA DELLA SUPREMAZIA DEL PAPATO SULL’IMPERO Cluny.