Comune di Taranto Il Sindaco Taranto, 15 settembre 2015 Oggetto: Bando per il titolo: Capitale Italiana della cultura 2016 e 2017 (Decreto del Ministero dei Beni e delle attività Cultuali e del Turismo datato 12 dicembre 2014); dossier di candidatura per la 2a fase. Come rappresentante istituzionale del Comune di Taranto desidero innanzitutto esprimere il plauso nei confronti del Ministro del MIBACT, On.le Dario Franceschini, e dei suoi collaboratori per la efficienza delle strutture del Ministero nel definire la pratica di selezione delle domande di prima fase e nel fornire documentata e qualificata collaborazione con gli Enti locali designati per la seconda fase. La proposta che si allega, rappresenta per questo civico Ente un esempio di lungimirante volontà a sfruttare tutte le sinergie che nel nostro territorio potranno unirsi per valorizzare, non solo dal punto di vista culturale, ma anche turistico e di valorizzazione delle produzioni locali. In questa ottica come primo cittadino del Comune di Taranto ho avuto l’onore di interloquire con il Sindaco di Matera, città ormai avviata alla massima considerazione a livello europeo e mondiale, al fine di definire intese strategiche in grado, da un lato di qualificare al meglio la presente proposta, dall’altro lato in grado di rafforzare ed estendere la capacità attuativa dei flussi di visitatori in un’area che comprenda oltre alla “Città dei Sassi” di Matera, anche la “Città di Pietra” cioè la Città Vecchia di Taranto, con la notevole componente dell’area posta tra i due Capoluoghi, caratterizzata da testimonianze di altissimo pregio della Civiltà Rupestre. Mi auguro che lo staff di collaborazione di questo Ente ed il sottoscritto abbiano rappresentato compiutamente nelle pagine seguenti le potenzialità del nostro territorio, evidenziando una forte vocazione alla valorizzazione culturale delle nostre testimonianze archeologiche, architettoniche, antropologiche ed ambientali. Il Sindaco (Dott. Ippazio Stefano) 1 Oggetto: Bando per il titolo: Capitale Italiana della cultura 2016 e 2017 (Decreto del Ministero dei Beni e delle attività Cultuali e del Turismo datato 12 dicembre 2014); dossier di candidatura per la 2° fase. Indice 1- Premessa .................................................................................................................................. 4 2- Inquadramento gestionale ........................................................................................................ 4 3- Museo Archeologico MARTA di Taranto .............................................................................. 13 4- Castello Aragonese in Citta Vecchia ...................................................................................... 23 5- Museo Etnografico “Maiorano” in Palazzo Pantaleo .............................................................. 29 6- Rete degli ipogei ed ambienti rupestri nella Città Vecchia ...................................................... 36 7- Parco delle Gravine, testimonianza di civiltà rupestre ............................................................. 44 8- Museo Diocesano di Taranto .................................................................................................. 46 9- Riti della Settimana Santa ...................................................................................................... 47 10- Taranto città spartana ............................................................................................................. 50 11- Attività culturali e religiose .................................................................................................... 53 12- Sistema immateriale di valorizzazione e gestione dei beni e dei servizi .................................. 55 13- Conclusioni ............................................................................................................................ 60 Nella pagina seguente si riporta la corografia con l’ubicazione dei siti di maggiore interesse culturale ed archeologico. 2 3 1- Premessa La presente proposta fa seguito al dossier della fase 1, che si è caratterizzata positivamente per i seguenti contenuti: Prodotto servizio da realizzare Il prodotto finale del progetto è la costituzione di un “piccolo sito culturale” con modello aggregato verticale semi – specialistico che compendierà: recupero e valorizzazione di beni culturali e paesaggistici; miglioramento dei servizi per l’informazione ai turisti; miglioramento dei servizi per l’accoglienza ai turisti; Risultati e benefici attesi I risultati attesi dal progetto sono: avvio del processo di rigenerazione del Borgo Antico; rebrand della Città: Taranto Capitale della Cultura Italiana, Taranto citta spartana, taranto digital city; valorizzazione e creazione di nuove industrie culturali e creative che cooperino al fine di implementare i servizi di informazione e accoglienza per i turisti; Ed i relativi benefici: sviluppo locale di breve periodo e pianificazione strategica di lungo termine che consideri la cultura come matrice di una riqualificazione dell’economia della città; sviluppo di una cultura della progettazione integrata e della pianificazi9one strategica conforme alle Linee guida dei PMBOK Guide; valorizzazione dei beni culturali e paesaggistici minimizzando il rischio di polarizzazione dei flussi turistici solo nei mesi estivi. La presente proposta si propone di dettagliare, seppure sommariamente, le iniziative previste nel dossier di prima fase, descrivendo i punti di forza della nostra offerta culturale, caratterizzati da musei, uno dei quali (MARTA di Taranto) rientrante nell’elenco dei venti musei più prestigiosi in Italia. Quanto all’obiettivo del <<miglioramento dei servizi per l’informazione ai turisti>> si farà riferimento ad un sistema immateriale che comprende tutte le possibili opzioni di carattere culturale, architettonico ambientale sull’intero territorio provinciale, in uno con la fornitura dei servizi di permanenza nell’area jonica con gli annessi servizi di ristrutturazione. 2- Inquadramento gestionale Come anticipato dal Sindaco nella nota di presentazione della presente proposta alla pag.1, il punto di forza della presente proposta è la visione di una area più vasta del territorio tarantino, 4 abbinata alla realtà dell’area materana , ormai assunta agni onori dell’interesse internazionale con la designazione di Capitale della Cultura in Europa per l’anno 2019. L’intesa sottoscritta dal Sindaco di Taranto e dal Sindaco di Matera, di cui si allega copia alla pag. 6, si basa sulle seguenti considerazioni: “- si intende valorizzare l’ambito operativo denominato “Itinerario di pietra”; - già da molti anni si ipotizzano gli Itinerari artistici e culturali come occasione per valorizzare al meglio il Mezzogiorno; - l’ Itinerario di pietra ne è certamente un esempio, rappresentando un Territorio che dall'Area del Vulture, meglio nota come Alto Bradano, si sviluppa lungo il tracciato della Via Appia, passando per le due storiche Città di Matera e Taranto, avvicinando le stesse e saldandosi così all'Area Ionico-Salentina; - su questo Territorio sono scolpite le tracce dell'esperienza millenaria dell'Uomo, testimoniata dagli insediamenti in epoca preistorica, quelli della Civiltà Rupestrerintracciabili nelle tante Gravine di questo territorio e da un'architettura di pietra com'è quella dei Sassi di Matera, patrimonio Unesco - e quelli dell'Isola Marinara di Taranto, compresa tra i due Mari (Mar Piccolo e Mar Grande), da sempre segno distintivo della Città Jonica ed ex Capitale della Magna Grecia; - e, dunque, l'Archeologia e l'Antropologia costituiscono filtri scientifici attraverso cui narrare la Storia di questo Territorio, per rappresentarlo e attrezzarlo come un unico "Grande Attrattore Culturale" in rete con gli altri del Mezzogiorno, promuovendo così un modello di Politiche Culturali, dove ogni Grande Attrattore Culturale coincide con un Itinerario Artistico-Culturale; - è di tutta evidenza che, in ogni operazione in cui si progetta lo Sviluppo di un Territorio, è indispensabile partire dai suoi punti di forza; quelli, cioè, che, per caratteristiche storiche, paesaggistiche e ambientali, possono assicurare attrattività per i grandi flussi internazionali del Turismo Culturale, creando così i presupposti per una incisiva e duratura Cultura dell'Economia; - pertanto, gli obiettivi principali e prioritari di questa operazione, pensata con coordinate interregionali e panmeridionali, sono i due grandi Musei diffusi dell'Antropologia a Matera e dell'Archeologia a Taranto, nonchè il grande affresco dell'Architettura di Pietra, i Sassi di Matera e l'Isola Marinara di Taranto; - i primi sono centrati su due rispettivi Centri di Eccellenza, quali il Museo Etno-DemoAntropologico di Matera (DEA) ed il Museo Archeologico di Taranto (MARTA); 5 - in entrambi, appare opportuno strutturare e riunire la Storia dell'Antropologia e dell'Archeologia dei Luoghi, mappando gli insediamenti più significativi e riunendo le componenti filologiche di questo processo in un'unica storia narrata; - più in dettaglio, il DEA comprende, riunisce e gestisce tutti i luoghi maggiormente significativi della Civiltà Rupestre, mentre il MARTA quelli dell'Archeologia (Metaponto, Venosa, Policoro, Matera, Massafra, Crispiano, Saturo ed altri); - conseguentemente si parte già dalle strutture esistenti (il DEA di Matera e il MARTA di Taranto), ampliandone la missione culturale e la conseguente gestione economica, estendendola ad altri siti che finiscono con l'essere terminali remoti di un sistema policentrico; - questo è il modello del Museo Diffuso che produce rafforzamento degli assets territoriali e gestionali e determina efficienza ed economia nell'offerta culturale; - lo stesso approccio deve essere mantenuto sull'Architettura di Pietra, dove Sassi e Isola Marinara diventano terreno comune di ricerca antropologica e architettonica, sperimentazione di modelli di restauro e rigenerazione urbana, palestra sempre comune di sperimentazione di tecniche di restauro, utilizzando come sponda culturale e formativa la Scuola di Restauro di Matera, recentemente realizzata e oggi già in funzione nella Città dei Sassi; - questi grandi obiettivi dovranno ovviamente scontare livelli innovativi di collaborazione interistituzionale, come quelli delle due Regioni coinvolte, Puglia e Basilicata, e degli altri Enti competenti nei processi attuativi, a cominciare dalle Soprintendenze e dalle Direzioni Regionali dei Beni Culturali; - accanto a questa principale e prioritaria area di attività, fondata essenzialmente sul tema delle Industrie Culturali, se ne dovrà necessariamente prevedere un'altra, anche questa omogenea, ma di supporto alla prima, e cioè l’area delle Infrastrutture per l'accesso e il deflusso dei Visitatori all'Area Vasta dell’Itinerario di pietra. - senza dire che la concordata alleanza sull’articolato progetto culturale dovrà tradursi anche in intese coerenti nelle iniziative produttive in atto, in rapporto al ruolo internazionale del porto di Taranto e alle ricadute conseguenti sulla vasta aerea territoriale interessata dal presente protocollo d’intesa” 6 7 8 9 10 Per le attività connesse alla redazione della presente proposta, a seguito dell’accordo tra i due Capoluoghi, la struttura del Comune di Taranto si è avvalsa della preziosa collaborazione della “Fondazione Zetema”, che costituisce il “braccio operativo” delle iniziative connesse a Matera Capitale della Cultura in Europa per l’anno 2019. Si riportano di seguito le caratteristiche qualificanti della Fondazione Zetema, con la nota ufficiale offerta di collaborazione nei confronti del Comune di Taranto. Zetema è una Fondazione che ha per scopo la programmazione e la realizzazione di attività di studio, di documentazione, di formazione, di ricerca, di progettazione e di produzione nel campo della tutela, gestione, valorizzazione e promozione da beni culturali e ambientali e delle attività culturali; giuridicamente la natura della Fondazione consente di vincolare obbligatoriamente il patrimonio raccolto e incrementato nel tempo per l’impiego esclusivo in attività perfettamente coerenti con il suo scopo sociale di valorizzazione dei beni culturali ed ambientali e, pertanto, tutela tale patrimonio da ogni forma di impiego differente rispetto agli obiettivi statutari. 11 12 In relazione ai contenuti del suddetto protocollo d’Intesa può apparire superfluo il fatto che le considerazioni sopra esposte costituiscono gli ELEMENTI FONDANTI della presente proposta. Si è, quindi, cercato di esporre, seppure sommariamente per il “vincolo” delle 60 pagine, i punti di forza della nostra offerta turistica, basata su Musei di grande spessore, anche internazionale, su un habitat di grande valenza Architettonica e paesaggistico, il tutto con l’intento di servire al meglio il visitatore/turista con un sistema multimediale in grado di “prenderlo in consegna” sin dal primo momento in cui accederà nell’area jonica. Se si pensa che già in questi ultimi due anni (grazie ad una accorta campagna di marketing del Comune Capoluogo, del Ministero MIBACT per il Museo MARTA e dell’Agenzia specialistica della Regione denominata “Puglia Promozione”) si sono registrate 90.000 presenze per il Castello Aragonese (grazie anche all’accesso gratuito garantito dal Comando in Capo della Marina Militare) e 50.000 presenze per il Museo MARTA, tutto lascia prevedere che le 140.000 visite potranno raddoppiare con gli evidenti vantaggi culturali, sociali ed economici di un’area che stenta a differenziarsi in maniera convincente dall’immagine di città inquinata dagli insediamenti industriali, prima fra tutti l’ILVA. Nelle pagine seguenti saranno esposte le peculiarità dei nostri maggiori contenitori culturali, sicuri che l’auspicato riconoscimento di Taranto come capitale della cultura in Italia, implementerà l’offerta dei numerosi siti contraddistinti da vaste aree archeologiche, da palazzi nobiliari di elevato pregio culturale ed architettonico in Città Vecchia, oltre alle testimonianze della civiltà rupestre. 3- Museo Archeologico MARTA di Taranto La storia del Museo Il Convento degli Alcantarini o di S. Pasquale (la sede storica), costruito intorno alla metà del XVIII secolo e destinato a carcere, era stato preferito al Convento di Sant'Antonio per ospitare l'istituendo museo archeologico, a seguito dei complessi rapporti intercorsi fra il. Ministero dell'Istruzione Pubblica e l'amministrazione municipale, anche per la sua posizione favorevole nel settore nord occidentale del nuovo quartiere Borgo. Il repentino estendersi delle abitazioni verso oriente nei decenni finali dell'Ottocento, a seguito dell'avvio dei lavori dell'arsenale militare, se da un lato consentiva di riportare in luce i resti della polis (città) greca e soprattutto della città romana, confermando l'importanza archeologica ne sanciva del sito di Taranto, contestualmente la distruzione, prevedendo l'impianto di. isolati regolari e il livellamento delle differenti altimetrie antiche. Nel periodo in cui la ricerca era condotta a Taranto dall'archeologo Luigi Viola, con Regio Decreto del 3 aprile del 1887 veniva istituito un Museo Nazionale, destinato ad accogliere, come previsto dall'articolo 2: «Tutti gli oggetti 13 di interesse storico ed archeologico, tornati o che torneranno in luce in quella regione pel' lavori e scavi fatti direttamente dallo Stato, o ad opera delle autorità locali...». Agli inizi del Novecento la struttura si trasformava così da semplice deposito in vero e proprio museo, sia per le caratteristiche dell'organizzazione degli spazi che per il piano scientifico del percorso espositivo, sotto la colta ed efficiente guida di Quintino Quagliati. A partire dal 1903, infatti, l'edificio, già sottoposto nel tempo a radicali modifiche ed integrazioni in relazione con i cambi di destinazione funzionale, veniva ingrandito e risistemato in fasi diverse: soltanto la facciata in stile neoclassico, realizzata nello stesso periodo e attribuita a Guglielmo Calderini, è rimasta pressoché invariata fino ai nostri giorni. Fra il 1935 il 1941 veniva costruita una nuova ala su progetto di Carlo Ceschi, utilizzando gli spazi a giardino a nord dell'ala Alcantarini. Durante la guerra si rendeva necessario il trasferimento dei materiali[ archeologici in luoghi più sicuri, tanto che le sale vuote del museo venivano requisite dalle truppe alleate qualche giorno dopo l'armistizio dell'8 settembre del 1943. Ciro Drago riavviava nel 1949 i lavori di ripristino dell'edificio, fortemente compromesso dagli eventi bellici, provvedendo anche ad un rinnovamento dell'esposizione, riaperta al pubblico nel 1952. Il Presidente della Repubblica Antonio Segni inaugurava nel 1963 il nuovo allestimento generale delle collezioni curato da Nevio Degrassi, che aveva privilegiato nell'elaborazione del percorso di visita una presentazione per classi di materiali. La realizzazione della sezione· preistorica allestita nella sopraelevazione al secondo piano veniva affidata a Felice Gino Lo Porto, mentre la sezione topografica al piano rialzato restava fruibile solo poco tempo, in quanto le sale. espositive venivano progressivamente utilizzate per la conservazione dei materiali provenienti dalle nuove indagini sul territorio, a .causa della carenza di spazi all'interno dell'immobile che ospitava anche gli uffici della Soprintendenza. Intorno agli anni '90 del secolo scorso, l'esigenza di ristrutturazione dell'edificio ·e rinnovamento dell'esposizione, rimasta praticamente portavano invariata per alcuni decenni, ad avviare impegnative revisioni e attività di riordino dei depositi, campagne inventariazione, riallestimento catalogazione delle e documentazione dei collezioni Tali interventi reperti, nella di prospettiva di del consentivano contestualmente di integrare l'esposizione· ricostituendo i contesti smembrati nelle varie sezioni, di programmare il restauro di importanti elementi scultorei di epoche e contesti diversi, conservati nei magazzini e mai esposti, come le statue in marmo del ciclo giulio-claudio o gli elementi architettonici e i rilievi in pietra tenera sia della necropoli tarantina, sia del territorio apulo. Nello stesso periodo, si riapriva al pubblico la sezione preistorica regionale. 14 Progressivamente, fra il 1998 e il 1999, infine, si procedeva a ridurre il percorso fruibile e ad avviare il nuovo cantiere dei lavori di ristrutturazione, pervenendo alla chiusura totale del museo nel gennaio del 2000. Per non privare completamente la città di uno dei maggiori poli di attrazione culturale, nel mese di aprile dello stesso settecentesco Palazzo Pantaleo, nel centro storico anno veniva realizzato nel di Taranto, un percorso espositivo che, utilizzando contesti rilevanti delle collezioni museali, consentiva di seguire le principali manifestazioni culturali della preistoria e protostoria regionale e della cultura funeraria e religiosa della Taranto di età greca e romana. La progressiva riapertura .(2007, 2013) degli spazi espositivi ha restituito al pubblico il ricco patrimonio archeologico acquisito alle collezioni museali in oltre un secolo di ricerche su l territorio. Il percorso espositivo - I piano terra Oltre agli uffici e ai laboratori, al piano terra sono distribuiti gli spazi destinati all'accoglienza del pubblico, con la biglietteria; la libreria e altri servizi in via di allestimento. L’ingresso storico .del museo, da Corso Umberto 41, è riservato alla piccola "sala degli incontri", utilizzata per conferenze ed altre attività culturali, da cui è possibile accedere anche alle sale .destinate a mostre ed esposizioni temporanee. Entrando da via Cavour, il visitatore si ritrova nella grande hall, al centro della quale è posta la gigantesca copia della testa dell’Eracle bronzeo di Lisippo, la statua colossale che Quinto Fabio Massimo, dopo aver conquistato Taranto nel 209 a.C., portò via e trasferì a Roma per celebrare il trionfo, e per collocare sul Campidoglio. Sulla sinistra è possibile visitare quanto rimane del chiostro del Convento degli Alcantarini, completamente modificato rispetto alle linee architettoniche originali in cui sono stati sistemati mosaici, elementi architettonici e funerari fuori percorso. Dall'ingresso, attraverso la scala sul fondo dell'ambiente o con gli attigui ascensori; si sale agli spazi espositivi. Il percorso espositivo - II piano Al secondo piano, oltre a uno spazio per attività propedeutiche alla visita e per laboratori didattici, si distribuiscono otto sale (I-VIlI). Prendendo avvio dall’inquadramento territoriale (Sala I), il percorso affronta nella Sale I e III (parte) le tematiche delle manifestazioni culturali del neolitico e dell’età del bronzo in Puglia e nel territorio tarantino, in cui assumono particolare interesse le importazioni micenee dei siti costieri jonici (Scoglio del Tonno, Porto Perone-Saturo, Torre Castelluccia). 15 Nelle Sale III (Parte) e IV, la storia della città di Taranto si sviluppa dalla fondazione della colonia greca fino al IV secolo a.C., partendo da rapporti con gli Iapigi e presentando i documenti superstiti, anche attraverso proposte ricostruttive, della polis, in relazione anche con altri siti del territorio grecizzato (chora). Ampio spazio viene inoltre deicato alle manifestazioni del culto, sia nei santuari urbani che extraurbani, come quelli indagati nel sito dell’antica Satyrion. La Sala IV, inoltre accoglie la sezione sull’economia e produzione, con una sintesi sulla zecca di Taras e sulla circolazione monetale, sulle attività dell’artigianato locale fra VII e IV secolo a.C. e sulle pricipali importazioni che documentano i diversi flussi commerciali da e verso Taranto, dall’età arcaica al primo ellenismo. Nelle Sale V e VI si trattano i rapporti fra Taranto e il mondo indigeno, attraverso la presentazione cronologica di contesti provenienti dalla Daunia, da Ruvo e Canosa, o dall’area peuceta, con significativi corredi funerari da Rutigliano e i famosi crateri protoitalioti da Ceglie del Campo, attribuiti al Pittore delle Carnee e dal Pittore della Nascita di Dionisio. Per la Messapia, una attenzione particolare è rivolta alla statua bronzea stilita di Zeus-Zis rinvenuta ad Ugento, realizzata da maestranze greche su committenza indigena secondo il modello iconografico dello Zeus del Pantheon greco, collocata all’inizio del percorso (Sala I) per enfatizzarne l’importanza. L’esposizione del secondo piano si conclude nelle Sale VII e VIII con le tematiche collegate alla cultura funeraria della città greca, dalla fondazione al IV secolo, presentando contesti che, caratterizzati nelle fasi più antiche da importazioni di ceramica corinzia, documentano l’evoluzione e i cambiamenti del rituale funerario, attraverso l’adozione di forme funzionali legate sempre più al banchetto e al simposio e una progressiva massiccia presenza di ceramiche figurate importate dall’Attica. Queste grandi sale ospitano le famose tombe degli atleti tarantini, dal corredo dell’ipogeo di via Crispi al sarcofago dell’atleta rinvenuto nel 1959 in via Genova, con le anfore panatenaiche, simbolo delle vittorie conseguite nei giochi che si svolgevano ad Atene in onore della dea Atena o ancora i corredi con gli attrezzi di palestra e di gara utilizzati in vita: strigili (per detergersi), alabastra (contenitori oli profumati e unguenti), punte di giavellotto, un disco, gli Halteres (utilizzati nel salto), ma ancora vasi in contesto con scene di palestra, di corsa, di pugilato, di lotta. Nel percorso cronologico attraverso i contesti della necropoli, si coglie la riduzione progressiva delle importazioni greche e l’inserimento nei corredi, a partire dalla fine del V secolo a.C., di vasi figurati prodotti dalle officine locali, che si discostano progressivamente dal modello attico, rispondendo alle esigenze di comunicazione della committenza greco-occidentale e apula. 16 Scene mitologiche, di guerra, di lotta, di vita quotidiana, si alternano a prodotti più comuni, ugualmente utili nello svolgimento dei complessi rituali di seppellimento e delle altre pratiche funerarie. La comunicazione Le indicazioni di orientamento di carattere generale, con la distinzione cromatica delle diverse sezioni dell'intero percorso, sono collocate all'ingresso, mentre altre indicazioni specifiche sono distribuite lungo il percorso. I reperti e i contesti in esposizione sono accompagnati da un apparato didascalico ed illustrativo, predisposto in italiano ed inglese, che consente anch'esso approfondimenti diversi. Le didascalie forniscono informazioni essenziali sui singoli reperti e sul contesto di rinvenimento, mentre i pannelli distribuiti sala per sala ampliano le informazioni sulle tematiche trattate. Infine, una serie di postazioni multimediali sono distribuite lungo il percorso e i monitor touch-screen consentono quindi ai visitatori di consultare ipertesti con notizie più specifiche, di carattere storico, mitologico, iconografico, topografico, tecnico, con la possibilità di consultare anche vocabolari terminologici. L'evento della riapertura è stato accompagnato dallo slogan ''Bentornato MARTA'', l'acronimo di Museo Nazionale Archeologico di Taranto, proposto in caratteri greci nel piano di comunicazione del nuovo museo ed entrato ormai nel linguaggio corrente. Il logo è inserito in un elemento quadrato e utilizza preferibilmente, come base cromatica, l'oro e l'arancio, che richiamano rispettivamente il colore del metallo prezioso delle ricche oreficerie tarantine e quello dell'argilla utilizzata negli impianti artigianali locali per le produzioni fittili. Il progetto architettonico Il degrado architettonico in cui versava ormai da tempo l'immobile ne ha richiesto la integrale ristrutturazione, su progetto generale di consolidamento, adeguamento impiantistico e riallestimento, elaborato dalla Soprintendenza Archeologia della Puglia e dalla Soprintendenza Belle arti e Paesaggio per le province di lecce, Brindisi e Taranto, con la collaborazione di consulenti esterni nelle fasi iniziali dei lavori. Sebbene i lavori siano stati condotti sulla base di un progetto unitario, sul piano operativo ci si è trovati di fronte ad un museo "frammentato" dalle modalità di erogazione dei finanziamenti, con conseguenti enormi disagi per evitare la sovrapposizione di attività e soggetti diversi nei medesimi spazi. Sin dalle prime fasi di cantierizzazione va rilevata infatti, nel complesso monumentale in corso ristrutturazione, la persistenza di funzioni tecniche e di vigilanza connesse con di la conservazione in loco di una parte delle collezioni rnuseali, fra cui le famose oreficerie di età ellenistica, oggi nuovamente fruibili. l vari interventi hanno dovuto tener conto delle caratteristiche della sede, destinata in parte e per diversi decenni ad assolvere anche altre 17 funzioni della Soprintendenza (laboratori e uffici amministrativi) e costituita da corpi di fabbrica giustapposti, realizzati in momenti differenti. È stata pertanto garantita la continuità del percorso, attraverso la creazione di nuovi ambienti negli spazi aperti dell'ala Ceschi, il raccordo dei diversi livelli, l'eliminazione delle barriere architettoniche, adeguando l'immobile alle nuove norme sulla sicurezza. Il progetto scientifico Raccontare la “storia" non è un compito facile. La scelta dei criteri metodologici nell'elaborazione di un progetto espositivo dipende dal tipo di comunicazione che si intende fornire. Le tematiche prescelte per il nuovo allestimento, incentrate principalmente su Taranto, sono state definite già nel 1990 e sono scaturite innanzitutto da generale della rete museale dell'intera regione e un'ipotesi di risistemazione dalla previsione della redistribuzione in percorsi espositivi alternativi, sia in ambito urbano che su scala territoriale più ampia dei materiali confluiti nel museo soprattutto negli ultimi decenni. L'ampliamento delle superfici utilizzabili a scopi espositivi, inoltre, è derivato dalla previsione di trasferimento in altri immobili monumentali (Convento di S. Domenio e Convento di S.Antonio) delle funzioni amministrative e tecniche proprie della Soprintendenza Archeologica, accorpate, come si è visto, per circa un secolo nella sede storica del Convento degli Alcantarini. Le modalità di acquisizione dei materiali, confluiti nel museo prevalentemente a seguito di scavi e, quindi, la possibilità di riferire al contesto urbano di provenienza la maggior parte dei reperti hanno consentito di sviluppare, come si è detto, il progetto espositivo su Taranto, stabilendo un rapporto stretto fra il museo, la città e il territorio, a partire dall'età neolitica e delle prime forme del popolamento nell'arco jonico. Le fasi riconducibili alla polis (città) greca sono state prese in esame senza tralasciare le problematiche dei rapporti dinamici fra centro coloniale e mondo indigeno, evidenziando nella presentazione della fasi riconducibili all'età romana, le diverse forme di organizzazione politico-amministrativa, le trasformazioni di carattere sociale ed economico seguite alla conquista della città da parte dei Romani. Il limite cronologico più recente è stato rialzato fino all'età bizantina, in considerazione dei risultati delle indagini di archeologia urbana condotte nell'ultimo ventennio nella città vecchia e tenendo altresì conto di un nucleo consistente di reperti "storici" delle collezioni museali. L'ampliamento della fascia temporale garantisce maggiormente il raccordo fra il museo e il centro storico, caratterizzato da una frequentazione continuativa, favorita tra l'altro dalla particolare conformazione dell'antica penisola, una leggera altura protesa fra i due mari, in cui è possibile individuare nel reimpiego 18 architettonico, nelle strutture murarie superstiti, nell'impianto urbanistico, negli ambienti ipogei lungo il salto di quota, che caratterizza la costa settentrionale verso il mar Piccolo, tracce ancora consistenti del passato. Partendo dall'inquadramento territoriale al II piano, l'impianto espositivo si sviluppa privilegiando l'aspetto cronologico (periodo preistorico e protostorico, periodo greco, periodo romano, periodo tardoantico e altomedievale) e illustrando progressivamente le manifestazioni più rilevanti della vita di Taranto antica. Il percorso quindi si articola su livelli complementari, di complessità variabile, in grado di soddisfare le richieste di un pubblico differenziato. Il livello più semplice, destinato all'inquadramento di carattere generale, si lega allo scorrere del tempo e ai mutamenti percepibili nelle cultura materiale, ma che riflettono cambiamenti di carattere politico, sociale, economico, culturale. Un secondo livello, più complesso, a carattere tematico (città, organizzazione del territorio, economia e produzione, cultura religiosa, cultura funeraria, rapporti fra genti di cultura diversa) è distribuito sul piano areale e ripetuto all'interno di ampie fasce cronologiche. E' stato previsto infine un terzo livello di approfondimento, presente nel percorso in maniera discontinua e puntiforme, con trattazioni specifiche che variano a seconda delle fasce cronologiche. A scopo esemplificativo, si evidenzia come nell'ambito della cultura funeraria, per l'età arcaica si prestano ad approfondimenti aspetti peculiari come l'atletismo, il simposio, il mito, gli dei, gli eroi, il mondo dell'oikos, utilizzando prevalentemente i vasi figurati e sfruttando la maniera dei Greci di comunicare per immagini; in età ellenistica, invece, sempre in ambito funerario, è possibile soffermarsi sui giochi dei bambini, sui riti di passaggio, sui legami con il teatro e con l'ambito dionisiaco, sulla musica, sulle manifestazioni cultuali nelle aree di necropoli. 19 20 MUSEO MARTA - TARANTO ALCUNI REPERTI DEL MUSEO 01_stele Stele in carparo con scena di combattimento III secolo a.C. 04_metopa Metopa con scena di combattimento III-II secolo a.C. 02_acrobata Terracotta policroma: acrobata III secolo a.C. 05_orecchino Orecchino a navicella in oro IV secolo a.C. 03_testa eracle Testa virile in marmo (Ercole) I secolo a.C. 06_maschera Maschera teatrale fittile III secolo a.C. 07_lekythos Lekythos sovraddipinta, particolare Fine IV secolo a.C. 21 08_carpoforo Genio carpoforo (che porta frutti) II secolo d.C. 11_applique Applique in terracotta dorata Seconda metà del IV secolo a.C. 09_part grifo Mosaico policromo con grifi, particolare II secolo d.C. 12_diadema Diadema in oro IV secolo a.C. 10_hydria Hydria in bronzo con corona funeraria, particolare Seconda metà del IV secolo a.C. 13_diadema Canosa Diadema in oro, pietre e smalti + particolare Fine III-II secolo a.C. 14_transito s. giuseppe Olio su tela: Transito di S. Giuseppe XVII secolo 22 4- Castello Aragonese in Citta Vecchia Tali dimensioni risultano in perfetto accordo con quelle raccomandate da Francesco di Giorgio (80-100 Il castello di Taranto, denominato Castel S. Angelo (fig.1 e fig. 2), si eleva a ridosso di un antico piedi di larghezza, 40-50 piedi di profondità; vds Trattato di architettura civile e militare di Francesco di avvallamento naturale del banco di roccia su cui sorge la città vecchia e, come orgogliosamente rivendicato Giorgio, C. Promis, Torino1841). Appare altresì in linea con i precetti dell'architetto senese la concezione da una lapide posta sul torrione dell'Annunziata, è essenzialmente costituito dalla ricostruzione aragonese di del fossato come "trappola" per il nemico che, qualora fosse riuscito a penetrare al suo interno, sarebbe stato una precedente fortificazione normanno-svevoangioina ubicata nello stesso punto ma di caratteristiche assai bersagliato dal tiro incrociato proveniente dalle casematte delle torri e dalle feritoie delle cortine murarie. diverse. Infine, sempre in accordo con le teorie di Francesco di Gorgia basate su geometrie delle fortezze definite dal Lo "Statutum de reparatione castro rum" dell'Imperatore Federico II, che verso il 1240 disponeva la tiro delle artiglierie di attaccante e difensore, le riparazione dell'antico castello, ne contiene l'unica descrizione in nostro possesso: si trattava del tipico Aragonese, del fossato e dello spalto (terrapieno eretto sul margine esterno del fossato) appaiono essere fortilizio medioevale con numerose torri quadrangolari alte e strette adatte alla difesa piombante, la difesa state determinate rispettivamente dalle esigenze del tiro di fiancheggiamento da parte dei torrioni casamatta cioè attuata mediante il lancio dall'alto di pietre, frecce e materiale incendiario sugli assalitori. ti a difesa delle cortine murarie e di defilamento dal tiro nemico della fortificazione quasi interamente Il perfezionamento delle artiglierie nel XV secolo rese del tutto superato questo tipo di fortificazione le cui nascosta al di sotto del piano della campagna e dello spalto. Come materiale di costruzione furono impiegati mura troppo sottili non, potevano resistere alle artiglierie dell'attaccante né consentirne l'impiego da parte soprattutto il carparo, un tipo di calcare che costituisce il banco di roccia sul quale sorge la città vecchia di dei difensori. La conquista di Otranto da parte dei Turchi nel1480 costituì prova lampante del peripolo e Taranto, estratto da cave poste nelle immediate vicinanze del castello, e una sorta di tufo chiaro di minore della inadeguatezza di questo tipo di fortificazione. Il Re di Napoli Ferdinando d'Aragona decise, pertanto, consistenza denominato "zuppigno" presente nel territorio settentrionale di Taranto4• L'utilizzazione su di potenziare le difese marittime del Regno. larga scala di materiale lapideo cavato dalle immediate prossimità della fortificazione (nonché di materiale In tale contesto, tra il1487 e il1492 fu ricostruito il castello di Taranto seguendo precetti e moduli o forse proveniente dalla demolizione del vecchio castella) consentì certamente di contenere la spesa poiché addirittura lo specifico disegno del grande architetto senese Francesco di Giorgio Martini1• Il nuovo l'eventuale trasporto da aree distanti aveva una fortissima incidenza sui costi che potevano financo castello, una tipica fortificazione del XV secolo, concepita per contrastare la potenza raggiunta nello stesso raddoppiare ogni 20-30 km. di percorso e allo stesso tempo abbreviò probabilmente i tempi di costruzione periodo dalle armi da fuoco, aveva una forma vagamente simile a quella di un aquilone (o forse di uno rendendo li indipendenti dall'aleatorietà dei rifornimenti. scorpione secondo gli schemi zoomorfi tipici proprio del Martini) con cinque torrioni rotondi posti agli Le opere difensive del castello aragonese erano costituite da casematte, cannoniere, camminamenti e angoli della costruzione; questi torrioni, più bassi e più massicci dei precedenti, erano denominati S. :(feritoie per l'impiego delle armi da fuoco ma anche da un certo numero di caditoie per la difesa piombante Cristoforo, S. Lorenzo, S. Angelo, verso l'attuale canale navigabile, Annunziata e Bandiera verso la città che ancora a fine XV secolo non era stata completamente abbandonata. vecchia. Le fortificazioni di quel periodo furono caratterizzate da grande pregio sul piano estetico ma da validità In accordo con i precetti di Francesco di Giorgio, torrioni e mura avevano la stessa altezza, 21 metri sul effimera dal punto di vista militare per il rapido progresso delle artiglierie. Gli Spagnoli, subentrati agli livello del mare, e quasi lo stesso spessore, circa 8 metri le mura, oltre 7 metri i torrioni, questi ultimi tutti di Aragonesi nel 1502, completarono il castello costruendo, come desumibili dalle carte dell'Archivio diametro pari a 18 metri, eccetto S. Cristoforo, dieci metri più ampio2• Verso il Mar Grande fu aggiunto un Generale di Simancas del XVI secolo, gli ampi locali con volta a botte a ridosso delle cortine murarie e le puntone triangolare, oggi impropriamente chiamato rivellino; questo è invece un vero e proprio prototipo soprastanti grandi piattaforme per facilitare la movimentazione e l'impiego delle artiglierie; riempirono di del bastione cinquecentesco concettualmente simile alle analoghe strutture delle fortezze di San Leo e pietre e terra numerosi corridoi interni alle mura per rinforzar le e terrapienarono le CA superiori dei soprattutto di Cagli, opere entrambe di Francesco di Giorgio che sosteneva nel suo trattato di architettura torrioni, che erano a cielo aperto, per costruire piazzole sommitali per i cannoni; ampliarono infine la dover essere i "torrioni tondi e i muri angolati'' per ridurre l'efficacia distruttiva delle artiglierie nemiche. larghezza del fossato che raggiunse i 63 metri alle estremità. Il fossato fu anch'esso ampliato dagli Aragonesi durante la ricostruzione del castello, allargando il fosso Per quanto concerne le capacità militari, nell'arco del XVI secolo autorevoli uomini d'arme, funzionari della fortificazione svevoangioina sino a raggiungere una larghezza variabile da 25 a 31 metri, una spagnoli di altro rango e financo i Viceré di Napoli continuarono ad esprimere giudizi positivi valutando il lunghezza tale da mettere in comunicazione il Mar Grande con il Mar Piccolo e una profondità di circa 15 castello solido, ben armato e ben provvisto di rifornimenti. configurazioni orizzontale e verticale del Castello metri di cui 3 in acqua. 23 In particolare secondo costoro la fortezza aragonese aveva buoni torrioni, robuste mura e un fossato Questo simbolo della Città jonica, dopo il Museo Marta, costituisce uno dei richiami più consistenti di eccezionale; poteva accogliere sino a 4000 soldati a fronte di una guarnigione fissa di 45 uomini e aveva turisti e visitatori locali; nel 2014 si sono registrati 90.000 presenze circa, mentre nel decorso periodo un armamento costituito da 36 pezzi di artiglieria di bronzo di varie dimensioni, il più cospicuo di tutta gennaio-agosto 2015 le presenze sono già arrivate a quota 80.000. la Puglia, e uno dei più notevoli del Regno di Napoli. Tutto lascia prevedere che nel prossimo biennio, saranno prevedibili almeno 130.000 visitatori, in Il Castello Aragonese ed il Ponte Girevole sono il simbolo di Taranto anche per l’occhio più inesperto e conseguenza di una maggiore diffusione del sistema turistico locale e dei sistemi informatici che superficiale. faciliteranno il rapporto con il turista; il tutto come meglio esposto nella parte della presente proposta Legati non solo geologicamente (su un banco di carparo), ma per le vicende storiche della Città Vecchia e riferita al “miglioramento dei servizi per l’informazione ai turisti”. per lo sviluppo della città nuova, sono diventati anche il simbolo della Marina Militare Italiana nei suoi momenti di maggiore splendore nel mare Jonico e nel territorio tarantino. Ci soffermiamo in particolare sulle peculiarità del Castello che si presenta estremamente complesso per l’impianto generale, la diversità di ambienti e la varietà di sistemazioni difensive. I ritrovamenti archeologici (fra cui notevole testina fittile di tipo arcaico, probabilmente del V sec. a.c.) relativi ai periodi arcaico e classico, riemersi dopo lunghi lavori di scavo nei vari strati del sito, come pure la vicinanza alle “Colonne Doriche”, confermano che qui sorgeva l’Acropoli della città magno-greca. La dominazione normanna-svevo-angioina lasciarono successivamente importanti segni di grandezza militare adeguata ai tempi. Novità architettoniche e strutturali, segno della potente dominazione aragonese, in seguito arricchirono il Castello che, per la sua imponenza estetica e varietà di fortificazioni, dava immediatamente il senso della validità difensiva marittima e della solidità del Regno. In grande architetto senese Francesco di Giorgio Martini con i suoi precetti e moduli o addirittura con uno specifico disegno, portò ai lavori di ammodernamento del Castello che divenne un capolavoro dell’architettura militare italiana del Rinascimento. Il trascorrere dei secoli, il progresso delle artiglierie, il succedersi delle dominazioni, richiesero comunque continue trasformazioni ed ampliamenti, anche del fossato. Gli spagnoli apportarono nel XVI secolo ulteriori modifiche, costruendo ampi locali con le caratteristiche volte a botte e piazzole per i cannoni, rinforzando e sistemando i torrioni. Successivamente il Castello ebbe il ruolo di carcere e caserma con adattamenti all’uopo. Segno non indifferente della vita quotidiana nel passaggio di uomini e vicende, è la presenza di cucine, focolari, ceramiche (geometrico-japigie, corinzie, medioevali), canalette di scolo delle acque e di una probabile cappella cristiana su un edificio di culto pagano. L’integrità del Castello rimase più o meno indenne fino al 1883 con la demolizione del torrione di S. Angelo per la sistemazione del fossato e la costruzione del Ponte Girevole. 24 Pianta del Castello - in rosso il piano delle banchine - a 1,40 m. sul livello del mare Cappella di S. Leonardo 25 Volta a padiglione lunettata della navata Lapide raffigurante la parte inferiore dello stemma di Filippo II di Spagna Monumento funebre Lapide che riporta il lascito testamentario di un castello spagnolo Cripta sottostante la navata 26 27 IL CASTELLO ARAGONESE 28 5- Museo Etnografico “Maiorano” in Palazzo Pantaleo Il Palazzo del Barone Francesco Maria Pantaleo si affaccia sul Mar Grande in posizione dominante. Grazie al “Maestro fabbricatore” Francesco Saverio Miraglia ed al noto decoratore di interni Domenico Carella, l’aristocratico palazzo settecentesco si presenta completo di tutti quegli elementi necessari all’architettura dell’epoca: facciata con grande portale, pilastri con capitelli, balcone con ringhiera bombata in ferro battuto. Notevole l’androne coperto da volta leccese con stemma. ma soprattutto la scala scenografica. Nelle sale superiori si ammirano affreschi del Carella nei soffitti variamente decorati. In tale sede ha trovato allestimento definitivo la collezione etnografica donata negli anni ottanta dallo studioso tarantino Alfredo Majorano al Comune di Taranto che ha istituito il Museo Etnografico “Ettore Majorano”. Il percorso che si articola in sale, evidenzia la cultura popolare spaziando dal folklore dei contadini a quello dei pescatori, mettendo in risalto la “ritualità magica e religiosa nel tarantino”. Le sale si articolano come riportato nelle pagine seguenti. Completano la serie di testimonianze le scuderie poste ai lati dell’androne. 29 30 31 32 33 34 35 Il piano Blandino per primo segnalò la presenza di passaggi e gallerie ascrivibili alle fortificazioni bizantine 6- Rete degli ipogei ed ambienti rupestri nella Città Vecchia della città, indicandone la forte connotazione conservativa. Altrettanto importanti sono stati i saggi La Città Vecchia di Taranto, oltre a conservare le tracce della metropoli della Magna Grecia, reca in modo archeologici e gli studi, in particolare di Silvia De Vitis, secondo la quale la presenza degli ipogei può evidente i segni della sua riorganizzazione bizantina a ridosso dell’anno Mille della nostra era. essere riassunta secondo le seguenti categorie che si intersecano e si sovrappongono cronologicamente e Tra le caratteristiche delle forme dell’insediamento tardo antico e altomedievale vi è la tendenza a ricavare funzionalmente. abitazioni, luoghi di culto e ambienti produttivi scavando il banco calcarenitico. Dunque, anche Taranto fa 1) cave per l’estrazione del materiale da costruzione dall’arcaismo all’età moderna: spesso le cantine dei parte della Civiltà Rupestre ionica. Le evidenze sotterranee nel nostro Borgo Antico sono infatti palazzi nobiliari sono ricavate dalle cave usate per acquisire il materiale edilizio per la costruzione del numerosissime. palazzo stesso e in molte di queste si conservano ancora settori di fronte di cave più antichi come ad Promozione, valorizzazione, conoscenza e costante fruizione pubblica della complessa realtà ipogeica esempio negli ipogei Di Stani, Calò, Bellacicco, Nardoni, Mannarini, Gennarini, ambiente ipogeo sotto ex avrebbero sicuramente un impatto notevole nell’offerta turistico-culturale. Gli ambienti ipogei parlano di monastero di Santa Chiara, ipogeo di via Cava 99, hotel Sant’Andrea degli Armeni; si nota come gli rivisitazioni, trasformazioni, ma anche della loro continuità d’uso e di “organizzazione urbanistica” ormai ambienti ipogei con fronti di cava più antichi si rilevano lungo l’asse di via Duomo attesa la necessità di perduta. operare i primi livellamenti per l’organizzazione urbanistica di quello che era lo scoglio angusto su cui si E’ confortante sapere infatti che almeno per la fase tardo-antica e medievale, l’isola abbia conservato insediarono i primi coloni greci. fedelmente il suo assetto urbanistico originale. L’età tardo-antica e medievale infatti hanno segnato per 2) cavità funzionali alla vita domestica: pozzi e cisterne medievali e di età moderna: si pensi ai silos sempre la storia di Taranto. In questo tessuto, ancora conservato, sono presenti le tracce delle epoche altomedievali nell’area del tempio dorico alle cisterne settecentesche nel convento di San Francesco, alla precedenti, come hanno dimostrato tutti gli scavi archeologici degli ultimi 30 anni, nella Città Vecchia. E grande cisterna cinquecentesca di palazzo Baffi. tuttavia poco si conosce di questa fase urbana della città di Taranto e della sua facies rupestre e ancor meno 3) ipogei produttivi come frantoi, forni e fornaci, fogge granarie (palazzo Stola, palazzo Baffi, palazzo della Taranto sotterranea. Mannarini, palazzo Arco Paisiello, palazzo Ulmo, ambiente sotto sacrestia Sant'Andrea degli Armeni, Una vastissima rete formata da singoli ambienti ipogeici e da un più complesso sistema di cunicoli che si palazzo Gennarini, palazzo Calò, palazzo Spartera). Uno straordinario documento notarile del 1084 ha per estende a reticolo che, se studiata e recuperata, nei suoi tratti più accessibili e pregevoli potrebbe offrire oggetto un frantoio rinvenuto in via Cava 93. ampie garanzie di attrattività turistica e sviluppo scientifico. La presenza di una complessa, quanto 4) Ipogei funerari: Delli Ponti, via Cava 99, ipogei fra scaletta Calò e via Nuova (una decina). ricchissima, stratigrafia archeologica dell’isola, potrebbe arricchire di nuove prospettive di ricerca la Va altresì rilevato, a riprova della straordinaria valenza storica, la presenza di numerosi cunicoli, caverne e comprensione della Taranto greco arcaica, classica e medievale, in gran parte ancora nascosta nella camminamenti presenti soprattutto lungo il tratto che doveva essere alla base delle mura greche e bizantine, cosiddetta città sotterranea. Determinante è la conoscenza di tutte le realtà ipogeiche esistenti attraverso un fra via Cava e salita San Martino e quelli lungo il fronte prospiciente il mar Grande al di sotto della censimento delle cavità sotterranee che da alcuni mesi l’associazione culturale Nobilissima Taranto ha “Ringhiera”. Particolarmente interessanti i cunicoli di età greca al di sotto di palazzo Baffi che un tempo si avviato contribuendo alla messa a punto della prima mappa ufficiale del Comune di Taranto di oltre 50 dipartivano verso piazzetta San Francesco e il castello. Evidentemente, prima della sistemazione aragonese ambienti ipogei e rupestri. della struttura castellare questi cunicoli garantivano uno stretto raccordo fra il castello e il territorio La Città Vecchia risulta infatti attraversata da una miriade di cavità sotterranee disseminate sotto tutti i circostante. Particolarmente interessante si presenta la facies rupestre di via Cava. palazzi nobiliari, conventi, chiese. Gran parte di tali cavità fanno parte di un contesto stratigrafico risalente Via Cava, nel cuore del Borgo Antico, è molto interessante dal punto di vista della storia dell’insediamento al periodo greco, spesso aree di cava risalenti a questo periodo storico che potrebbero essere interessanti per nella Città Vecchia fra età bizantina e medioevo; l’apertura della via nel suo tratto nord-sud è individuare tratti murari, fondazioni di edifici o aree pubbliche, aree templari ed assi stradali antichi e indubbiamente un fatto estraneo alla topografia dell’acropoli greca, costituendo un percorso sul quale si periodi storici specifici, funzionalità primaria ed attuale. organizzano gli spazi abitativi e le strade minori in epoca bizantina e divenendo la nuova via di Il centro storico rappresenta un unicum considerando la millenaria stratigrafia archeologica ed urbanistica, collegamento tra le zone nuove realizzate sulla colmata e la parte alta della città. Il toponimo “La Cava” è le realtà sotterranee di enorme valenza storico-ambientale ed il patrimonio artistico. indicativo del primitivo sfruttamento del luogo per attività estrattive del carparo. 36 In origine dunque via Cava era una depressione la cui morfologia era ulteriormente determinata dall’azione delle acque meteoriche. Una serie di documenti ne illustrano l’ascesa da semplice località a percorso viario della maggior importanza. In particolare un documento del 1084 ha per oggetto un frantoio (rinvenuto ed indagato durante i lavori di risanamento). Si tratterebbe certamente di uno dei più antichi frantoi di Puglia. Alla fine del trecento il sito appariva compreso in una zona di intensa urbanizzazione e definito come viam puplicam, sulla quale si affacciavano frantoi, fornaci (anch’esse rinvenute negli scavi collegati al piano di risanamento), cantine, ambienti di servizio, fortificazioni. Questi ipogei sono stati inglobati in epoche differenti nelle case soprastanti. Nel corso dei lavori di risanamento è inoltre emerso come tutti gli edifici su via Cava e su via di Mezzo presentino una fase rupestre nella quale le facciate di muratura sono solo un intervento più tardo riferibile al XVII-XVIII secolo, quando, dall’aggregazione di elementi più antichi, sorsero i palazzi signorili che ancora oggi vediamo. Una strada quindi caratterizzata da una complessa articolazione produttiva ed artigianale particolarmente fiorente nella Taranto medievale. Sempre lungo via Cava di grandissimo fascino e di indubbio interesse storico per la lettura della stratificazione nel passaggio dall’età greca a quella altomedievale, sono gli ambienti cavati nel fianco occidentale che sono risultati in origine comunicanti fra loro e collegati con quelli che si aprono sul vico Cosa mediante stretti passaggi, certamente costituenti antichissimi e segreti camminamenti, anche in considerazione del fatto che siamo proprio nei pressi dell’antica cinta muraria. Emblematica rappresentazione è il “passo di ronda” rappresentato dal camminamento di collegamento interamente scavato nel banco calcarenitico fra vico Cosa e via Cava. Un passo di ronda sicuramente risalente ad età greca e successivamente reimpiegato come passaggio di collegamento fra diversi ambienti rupestri in età altomedievale ed in epoche successive. Oggi è possibile ammirare una parte di queste strutture rupestri ed ipogee all’interno del Cantiere Maggese il cui ingresso è proprio in fondo a vico Cosa dove appunto è possibile meglio rilevare il limite del banco calcarenitico sopra il quale correva l’antica cinta muraria. Più a nord sotto vico Vigile, un altro vicolo cavato nel banco calcarenitico lungo via Cava, si aprono alcuni camminamenti che portano su salita San Martino che in età greca dovette forse essere la postierla più ad occidente dell’acropoli. Nella pagina seguente si allega corografia in A3 con l’ evidenziazione di ipogei e ambienti rupestri. 37 38 Non potendo descrivere tutti gli ipogei presenti nella città vecchia per contenere la presente relazione in 60 pagine, come prescritto dal MIBACT, si riportano di seguito i tre ritenuti più significativi : a) Come testimonianza di ipogeo rupestre, il Frantoio ipogeo Normanno; b) Come testimonianza con i più antichi tagli di cava in età greca, l’ ipogeo S. Andrea degli Armeni; c) Come testimonianza di ipogeo completo di affaccio a mare l’ Ipogeo del Palazzo Baffi. A. IL FRANTOIO IPOGEO NORMANNO Immediatamente dopo la ricostruzione bizantina del 967 e via via che assumeva la dimensione ed il ruolo di “viam puplicam” via Cava si imponeva sempre più come l’arteria simbolo della ricostruzione. Vitale, ricca di attività produttive quali fornaci e botteghe artigiane di vario tipo, non c’era ambiente sui due fronti della strada che non fosse cavato per ricavarne ambienti di lavoro. Segno inequivocabile della fiorente attività che si svolgeva lungo via Cava è indubbiamente la presenza di due frantoi dei quali uno ubicato nella parte alta sotto scaletta San Martino ed un altro verso la parte bassa. Quest’ultimo è davvero imponente ed è un vero peccato che per alcuni decenni sia finito completamente nell’oblio ed interdetto alla fruizione pubblica dopo che gli ambienti furono restaurati, senza peraltro essere stati sufficientemente studiati, negli anni Ottanta nell’ambito del piano di risanamento. Nella nostra Puglia, terra di ulivi millenari, fortemente caratterizzata da un elevato numero di frantoi ipogei scavati nella roccia, questo frantoio, che ha continuato a produrre per molto tempo secondo le tecnologie descritteci da Catone, dal Columella e da Varrone, potrebbe essere fra i più antichi ed in ogni caso il più imponente all’interno di un grande agglomerato urbano. E’ a questo sito che fa riferimento un vecchissimo atto notarile risalente addirittura al 1084 e redatto in doppia lingua (greca e latina). “Strateliatus filius Ioannis Nicolao Patricio tradit speluncam positam loco vulgo dicto Cava, ut in ed trapetum impensis ipsius Nicolai extruatur, uterque vero tum spelonca tum trapeto communi iure utantur” Ma il solo rileggere alcuni passi di questo straordinario documento entrando in questi ambienti è una sensazione di viaggio nel tempo che solo alcuni ambienti in Città Vecchia sono in grado di offrire. La visita al frantoio mostra come sia perfetta l’integrazione fra edilizia in negativo, scavata nella roccia, e quella realizzata in costruzione. La lettura stratigrafica degli alzati e dei tagli di cava, oltre alla presenza residua di molte macine, ci fa comprendere la complessità e la longevità di questo ambiente produttivo di età normanna. 39 Dal punto di vista geologico all’interno del sito è possibile osservare i fronti di scavo delle formazioni delle calcareniti del Tirreniano (calcareniti di Monte Castiglione), le quali mostrano una tipica grana grossolana e risultano essere piuttosto farinose al tatto e di colore grigio-giallastro. Tali calcareniti, note localmente come “tufi”, presentano una stratificazione omogenea ed una struttura compatta, priva di rotture. Sono inoltre visibili alcuni resti fossili, tipici di ambiente di sedimentazione litorale in clima caldo. Fra questi possono essere identificati molluschi quali Patella ferruginea, Thericium vulgatum, Aporrhais pespelecani, Strombus bubonius, Polinices lacteus, Semicassis saburon, Charonia nodifera, Spondylus gaederopus, Acanthocardia echinata, Venus verrucosa, Dosinia lupinus lincta, Solenocurtus chamasolen. 40 B. L'ipogeo dell'hotel Sant'Andrea degli Armeni Situato nel pieno centro del borgo antico, in adiacenza all'antica chiesa di Sant'Andrea degli Armeni, l'edificio era parte integrante della chiesa con la canonica e la sagrestia, posto ad angolo tra la via Paisiello e la piazza Monteoliveto. E' un edificio nel quale si percepisce il fascino di secoli di storia. Gli interni, realizzati in stile classico, creano un'atmosfera sobria, elegante e raffinata. Composto dal piano terra e due piani superiori, è sicuramente il descenso al piano ipogeo che comincia a farci percepire come si stia per giungere ad uno dei luoghi più fascinosi e mitici della città. Dopo aver attraversato gli ambienti adibiti a deposito e a fogge granarie si entra in un vano quadrangolare al di sotto del quale si intravede una parte di un setto murario di età arcaica scavato direttamente sul banco roccioso. Attraverso un piccolo cunicolo si entra in un altro ambiente quadrangolare dove, in pochi metri quadri, sono conservati resti delle originarie strutture greche, romane e medievali. Prima di entrare in questo ambiente è possibile notare sui resti di una parete i resti di un affresco di probabile età romana raffigurante un toro nel contesto di un paesaggio agreste. Blocchi isodomici di carparo, di cui alcuni ancora in fase di taglio, fanno pensare in modo inequivocabile ad un originario ambiente di cava. Fanno bella mostra alcuni rocchi di colonna insieme ad un probabile impianto vitivinicolo (torchi di età romana con annessa cisterna di raccolta). Tutt'intorno le pareti mostrano alcuni archi di età romana e la classica tessitura muraria medievale. Un vero spettacolo. E' come sentirsi avvolti da tremila anni di storia. 41 C. Ipogeo di Palazzo Baffi L’imponente invaso è quello più profondo dall’attuale ingresso su vico Quartiere e sino al livello del mare. Sono due gli ambienti principali, dei quali quello che ci appare dopo un ripido descenso ha tutte le pareti scandite da filari di cava che devono essersi succeduti fra il cinquecento e la fine del settecento in occasione della costruzione del palazzo sovrastante. L’ambiente principale più grande è dotato verso la parete di fondo di una lunga arcata realizzata con materiali antichi di reimpiego. Questo ambiente per lungo tempo sembra essere stato utilizzato prima come vera e propria carbonaia e poi come deposito di carbone. L’altro grande ambiente è una grande cisterna di cui residua ancora la coibentazione delle pareti con malta idraulica e deve aver avuto una funzione sociale particolarmente rilevante fra il cinquecento ed il seicento. All’epoca della costruzione del palazzo furono realizzate in funzione di sostruzioni due grandissime e belle arcate per le quali 42 vennero utilizzati materiali di spoglio di strutture di età magno greca. Sotto la parete frontale sul lato destro una breve scalinata ricavata nella roccia conduce ad un reticolo di cunicoli alti intorno a circa 2.20 e larghi 1.80 che conducono verso N, O e verso S. Questo collegato direttamente al mare mentre gli altri due porterebbero in direzione del castello aragonese e di piazzetta San Francesco. Lungo il lato Ovest si trova un profondo pozzo. Il piano di calpestio dei cunicoli è sempre attraversato da un velo d’acqua proveniente da falda. I tagli di cava e la fattura degli stessi fanno presumere una datazione di possibile età greca e riutilizzati come sistema drenante, sicuramente al tempo della realizzazione della grande cisterna. Ancora oggi lungo uno dei cunicoli sono visibili i segni dell’utilizzo di questi ambienti come rifugi durante il secondo conflitto mondiale. 43 7- Parco delle Gravine, testimonianza di civiltà rupestre questo si deve aggiungere l'entità del mutamento climatico che favorì nel nostro territorio una generalizzata Cenni storici decadenza dell'uso abitativo della grotta, verificatasi a partire da quei secoli anche nelle cittadine sorte su La presenza umana nel territorio del Parco ha origine antichissime. Forme di trogloditismo civile sono insediamenti trogloditici, in quanto, nel XIV secolo si assistette ad una brusca degradazione climatica, preludio conosciute sin da 750.000 anni fa e cioè da quando l'uomo cominciò a padroneggiare l'uso del fuoco. Le della cosiddetta piccola età glaciale. Nella Puglia il periodo particolarmente fresco e umido si protrasse sino abitazioni trogloditiche in grotte naturali divennero pressoché comuni nel periodo glaciale denominato alla metà del Cinquecento, quando inizio la vera e propria piccola età glaciale, i cui rigori si sentirono sino alla Würmiano, ossia nel Paleolitico medio (80.000 – 50.000 anni fa) e nel Post Würmiano. Il Neolitico è invece metà dell'Ottocento. E' evidente che il nuovo regime climatico doveva aver mutato abbastanza rapidamente le caratterizzato dalle prime tracce di adattamento artificiale di grotte naturali alle esigenze umane nel frattempo condizioni di zona arida, entro le quali era stata maturata la scelta trogloditica del coloni bizantini: non aveva, accresciutesi. perciò più molto senso rimanere nelle gravine, visto che l'acqua era abbondante in ogni zona del territorio, né Le prime testimonianze nell'area delle gravine le possiamo quindi già riscontrare durante l'Età del bronzo che vivere nelle grotte, dato che la temperatura media si era di molto abbassata in ogni stagione. rivelano come il territorio tarantino avesse già grande rilievo come documentato da tutta un'articolata tipologia Quindi, sia per motivi storici che per motivi climatici, la "cosiddetta civiltà rupestre" conosce il suo epilogo funeraria che è caratteristica di questo periodo. regalandoci, però, per l'oggi, stupende testimonianze di un lungo e stratificato passato dominato da influssi Nel corso dell'Età del Ferro, o Villanoviana (X-VIII secolo a.C.), comparvero nuove relazioni interregionali stranieri che hanno così caratterizzato il nostro territorio e che rappresentano un indubbio patrimonio da (con la preminenza, forse, di una matrice balcanica) che, interagendo con le istanze locali, diedero vita ad una valorizzare e proteggere. cultura nuova, la prima propriamente regionale, denominata iapigica. Caratteristiche fisiche Da un punto di vista urbanistico questa condusse a termine il processo, da lungo già avviato, di progressivo Il parco è esteso 28.016 ettari ed interessa il Comune di Villa Castelli in provincia di Brindisi, nonché 13 concentramento degli insediamenti, con il contestuale abbandono delle grotte ad uso abitativo. Comuni in provincia di Taranto (Palagianello, Castellaneta, Grottaglie, Massafra, Martina Franca, Mottola, In Età Classica, quindi, l'abitazione ipogea sembra essere poco usata nell'Europa temperata, mentre in Età Crispiano, Ginosa, Laterza, Montemesola, Palagiano, San Marzano di san Giuseppe, Statte). Preistorica le grotte erano state abitate dall'uomo prevalentemente per difendersi dal freddo della glaciazione Dal punto di vista naturalistico, soprattutto a causa delle condizioni impervie dal punto di vista orografico, le Würmiana, mentre in epoche storiche più recenti le motivazioni sembrano essere esattamente opposte e quindi gravine presentano tipici ed esclusivi insediamenti in materia di FAUNA e di FLORA. legate al differente andamento climatico. Fauna Il ritorno, quindi, dell'importanza relativa degli insediamenti rupestri si presenta più in là nella storia e E’ possibile incontrare parecchi rapaci di piccole dimensioni come il lanario, il grillaio e il gheppio, ma anche precisamente nel cosiddetto Alto Medioevo dove prese le mosse la cosiddetta "civiltà rupestre" con la il nibbio bruno, la poiana, il biancone, il capovaccaio (oggi molto raro) e il gufo comune. realizzazione delle prime strutture civili e religiose nelle gravine e nelle loro immediate vicinanze, Altri volatili presenti nelle gravine sono il corvo imperiale, rondoni, barbagianni, civette e cianciallegre. Di rimaneggiando, in molti casi, le preesistenti strutture neolitiche. Tale fase storica si protrasse quasi notte è facile trovarsi di fronte a pipistrelli. ininterrottamente dal 680 all'850 circa, fino alla conquista dei Saraceni, ed al successivo ritorno dei Bizantini (880). L'Alto Medioevo si pone in netta discontinuità con il sistema economico-sociale tardoantico, in quanto la ricorrenza di guerre, pestilenze, mutamenti climatici e crollo demografico esaurirono lo slancio che aveva ispirato il sistema agrario tardoantico. L'occupazione longobarda creò le condizioni per l'instaurarsi di un nuovo modello insediativo del territorio favorendo l'aggregazione della popolazione mediante la costruzione di chiese e monasteri rurali. In questa nuova trama insediativa, del tutto spontanea, si iscrive anche la gran parte degli insediamenti rupestri. Successivamente al periodo bizantino e precisamente tra il XIV e il XV secolo la vicenda trogloditica pugliese si avvia al suo epilogo. Infatti la crisi e lo spopolamento di molti villaggi, in questo periodo, si accompagnarono al più generale fenomeno di crescita dell'importanza delle città a svantaggio del contado. A 44 Negli stagni presenti nelle Gravine sono presenti l’ululone dal ventre giallo, tipico delle gravine dell’Italia meridionale, la rana, il tritone e il rospo. I mammiferi più comuni sono la lepre, la volpe, il riccio, l’istrice, il tasso, il cinghiale, il daino e i piccoli roditori come moscardino e lo scoiattolo. Presenti sporadicamente sulle Murge e sulle aree boschive circostanti anche gruppi di lupi. Infatti oltre agli attacchi al patrimonio zootecnico e agli avvistamenti infatti, nel 2009 è stato ritrovato non distante dalla strada Santeramo-Laterza la carcassa di un giovane lupo, probabilmente investito da qualche grosso veicolo. I Rettili presenti sono i serpenti cervone, la vipera e la meno pericolosa lucertola e tartaruga. Presenza comune è quella del “pugliese geco Kotschy che nella tradizione popolare è chiamata lucertola m’bracidita o fracitana (lucertola marcia). Flora Sono presenti il leccio, il pino d’aleppo, il corbezzolo, il frassino, il carrubo, l’acero selvatico e l’asparago selvatico. Nelle gravine si possono trovare orchidee spontanee, il caprifoglio, i ciclamini, il biancospino, rose selvatiche, il melograno, il cotogno e il fico d’india. Nelle pagine seguenti sono evidenziate con foto le componenti caratteristiche del Parco delle Gravine, dal punto di vista ambientale, archeologico ed antropologico, con le antiche abitazioni in ambito rupestre. Sono in programma proposte tecniche per la messa in sicurezza dei percorsi all’interno delle gravine, oltre ai progetti di infrastrutture viarie per migliorare l’accessibilità dell’area delle Gravine, con particolare riguardo anche alla accessibilità con ciclovie. Planimetria Parco Naturale Regionale Terra delle Gravine 45 Gravina di Castellaneta Gravina di Laterza 8- Museo Diocesano di Taranto Il Museo diocesano o Mu.di. allestito nei locali del cinquecentesco Seminario arcivescovile di Taranto nella Città Vecchia. Il Museo è stato inaugurato il 6 maggio 2011 dall'arcivescovo Benigno Luigi Papa. Il Mu.di si sviluppa su 4 piani, con un piano seminterrato, con resti di un antico villaggio iapigio, il piano terra che comprende un auditorium da 100 posti, una sala polifunzionale (laboratorio di restauro, biblioteca multimediale, sala incontri), e il primo e secondo piano, nei quali si trovano le sezioni tematiche: Liturgica, Cristologica, Mariana, Santi, Ordini Religiosi e Confraternite, Cattedrale e Arcivescovi. L'esposizione racchiude oltre 300 opere che abbracciano un arco temporale che va dal VII al XX secolo, fra arredi sacri, reliquie, quadri e sculture di eccezionale valore culturale. Queste sono in gran parte provenienti da chiese non più aperta al culto, o dal "Tesoro di San Cataldo" e dal patrimonio dell'arcidiocesi. 46 Opere custodite Tra le principali opere custodite c'è il tesoro di San Cataldo con la croce aurea ritrovata sul petto del Santo durante gli scavi della cattedrale del XI secolo, il topazio di Re Ferdinando II, un topazio brasiliano di Andrea Cariello[2], tele della Madonna della Salute di Nicola Porta, tele della Madonna dell'Assunta di Serafino Elmo, Il sogno di San Giuseppe di Corrado Giaquinto, Ecce Homo di Paolo De Matteis e antichi reliquiari contenenti la lingua di San Cataldo ed il sangue di San Vito. Recentemente il Mu.di. si è arricchito dalle tele d'arte contemporanea a soggetto religioso donate dell'arcivescovo Benigno Papa. 9- Riti della Settimana Santa Questi riti della durata di una settimana, sono una delle maggiori attrattive della città di Taranto, dal punto di vista culturale e religioso, pari solamente a quello di Siviglia; con la presente proposta si intende implementare la diffusione di questo evento con i sistemi informatici e la pubblicità sui mass media nazionali ed esteri. 47 I riti della Settimana Santa di Taranto sono un evento che si svolge nella città a partire dalla Domenica delle palme. I riti della Settimana Santa risalgono all'epoca della dominazione spagnola nell'Italia meridionale. Furono introdotti a Taranto dal patrizio tarantino don Diego Calò, il quale nel 1603, fece costruire a Napoli le statue del Gesù morto e dell'Addolorata. Nel 1765 il patrizio tarantino Francesco Antonio Calò, erede e custode della tradizione della processione dei Misteri del Venerdì santo, donò alla Confraternita del Carmine le due statue che componevano la suddetta processione, attribuendole l'onore e l'onere di organizzare e perpetrare quella tradizione cominciata circa un secolo prima. 48 49 10- Taranto città spartana Il 24 luglio 2015 il Sindaco di Taranto ed il Sindaco di Sparta hanno firmato il gemellaggio tra i due centri. Sulle origini spartane di Taranto esistono pochi dubbi, per cui già da tempo c’è stato un fiorire di iniziative culturali che tendevano ad evidenziare le affinità tra le due civiltà, ipotizzando a Taranto eventi, monumenti, costruzioni in ipogeo che richiamino le origini spartane; al riguardo si considera significativo quanto riportato dal Ministro Franceschini venerdi 11 scorso su una testata giornalistica nazionale dal titolo “benvenuti nel grande Luna Park del passato”; il Ministro così riferisce: <<A Taranto invece, si pensa a Sparta. Già, perché prendendo spunto dalla sua presunta fondazione spartana, gli Artisti Uniti per Taranto hanno depositato il brand “Taranto la città spartana”, proponendo, tra le altre cose, la sostituzione di una fontana storica con un colonnato in marmo fornito di scritture bronzee (un simil Vittoriano per capirsi), e la collocazione di un colosso di 12 metri, raffigurante Falanto, mitico fondatore spartano. Già pronto anche il logo dell’operazione: che riprende Taranto, ma con la <<a>> centrale che si trasforma nel lambda di Lacedemoni, nome greco degli Spartani. Aspettate a sorridere, perché il ministro Dario Franceschini ha già benedetto l’impresa: <<E’ un progetto molto bello. Quando io insisto sul concetto che Taranto davvero può investire sulla propria storia non penso solo al Museo archeologico nazionale o al centro storico e agli altri monumenti importanti che ci sono. Penso al fatto che Taranto è l’unica città spartana mondo ha un successo incredibile, nello sport e in tanti settori>>. L’unica iniziativa visitabile in merito alle origini spartane di Taranto è un Museo di limitate proporzioni realizzato nell’ipogeo Bellacicco, di cui si allega la descrizione: De Beaumont Il Museo Spartano di Taranto - Ipogeo del mondo: Sparta è un brand che nel Bellacicco (già Ipogeo di Palazzo de Beaumont Bonelli) è situato al numero 39 di Corso Vittorio Emanuele II (ringhiera del mar grande) nel Borgo Antico di Taranto, Salento, Puglia. La peculiarità che rende questa struttura unica in tutto il panorama storico-artistico pugliese è che in essa sono documentate tutte le epoche e i periodi storici a partire dalla fondazione di Taranto ad opera degli spartani (VIII sec a.C) fino al XVII sec. data di costruzione del soprastante Palazzo nobiliare de Beaumont Bonelli L'ipogeo, diviso in quattro sale (alte dai cinque agli otto metri), presenta una estensione di circa 800 metri quadrati e una profondità che arriva nei livelli più bassi (quattro complessivi) a 16 metri sotto il piano stradale e 4 metri sotto il livello del mare. La struttura , in posizione centrale rispetto all'isola del centro storico rappresenta un crocevia con le altre strutture ipogee del borgo antico che formano nel loro complesso il sistema della Taranto Sotterranea Sebbene sia difficile stabilire con esattezza la data di costruzione e le varie evoluzioni storiche della struttura, tutti gli studi storici, archeologici e geologici riportano come data di prima edificazione dell'ipogeo al periodo di fondazione della città di Taranto (706 a.C.) quando i Parteni guidati da Falanto cavarono i banchi di roccia per costruire le prime edificazioni e fortificazioni. In epoca successiva questa zona delBorgo Antico verrà infatti chiamata "zona delle Fogge (delle cave)" La struttura, di appartenenza e di gestione privata senza sovvenzionamenti pubblici, è attualmente sede del Centro Culturale Filonide ed è stata la prima struttura ipogea (2004) interamente restaurata e fruibile di tutto il centro storico di Taranto. Il restauro della struttura, durato sei anni, è stato realizzato con i fondi familiari dei suoi attuali proprietari (la famiglia Bellacicco) senza finanziamenti pubblici o privati Nel 2007 ha ricevuto il riconoscimento da parte delMinistero dei Beni e delle Attività Culturali mediante apposizione di espositore all'ingresso della struttura. L'ipogeo è oggetto di numerose tesi di laurea in Italia e negli Stati Uniti ed 50 contenitore di eventi culturali e artistici di vario tipo. Eventuali guide turistiche e tour operator che volessero inserire il Museo Spartano nel loro circuito turistico possono contattarci al [email protected] Le location di Palazzo de Beaumont Bonelli sono state scelte dalla produzione del nuovo video di Mondo Marcio e Mina "Un Bacio". Da Aprile 2015 ospita in maniera permanente il Museo Spartano di Taranto contenente esposizioni artistiche e ricostruzioni storiche della Taranto greca. Il museo è attualmente al terzo e ventiduesimo posto fra i siti turistici recensiti da Tripadvisor rispettivamente a Taranto e in Puglia. L'ipogeo Bellacicco è stato oggetto di studi archeologici, geologici e storici da parte dei professori S. De Vitis, C. d'Angela, G. Mastronuzzi e dalla dott.ssa C. De Chirico. Le relazioni scientifiche sono disponibili nel libro "Il Mistero della Marchesa, riscoperta di palazzo de Beaumont Bonelli fra storia ed esoterismo". (Il materiale presente in questa pagina è liberamente riproducibile da terzi con l'obbligo di citarne la fonte www.filonidetaranto.it) Museo spartano: Sala Etra Intitolata alla moglie del fondatore di Taranto e protagonista dell'episodio predetto dall'oracolo di Delfi che portò nel 706 ac alla fondazione della città, la sala presenta diverse strutture murarie di epoche e stili diversi. Sul fondo sud della sala è possibile osservare i resti delle mura di cinta della Taranto Greca che dividono l'ipogeo dall' affaccio sul mar grande. Le pareti laterali della sala presentano una edificazione in "opus incertum" di periodo medioevale mentre sul fondo opposto della sala è nell'angolo di nord est è possibile riconoscere diversi blocchi di calcarenite (175000 anni fa) usati dagli spartani come base per la costruzione delle prime aree abitative. In particolare i diversi blocchi di calcarenite presentano resti fossili che testimoniano la loro datazione antichissima e la loro posizione in epoca antica sotto il livello del mare. Infine a metà e a tre quarti della sala è possibile riconoscere una struttura triarcata e quattro pilastri di rinforzo alle volte a botte (XVII sec.) che sostengono il soprastante palazzo nobiliare. Museo spartano: Sala Falanto In posizione attigua e parallela alla sala d'ingresso Etra, la sala Falanto, intitolata al fondatore della città di Taranto, presenta diverse strutture storiche di rilievo nel suo livello inferiore e visibili attraverso le grate metalliche che attraversano tutta la sala. Sono documentati i resti di una strada magno greca, un sistema di raccolta dell'acqua medioevale e un sistema di condotte idriche collegate con i pozzi di tutto il palazzo databili intorno al XVII sec, data di costruzione del palazzo. 51 Sul versante sud della sala è presente un tunnel transitabile che collega l'ipogeo con uno sbocco direttamente sul livello del mar grande. Il tunnel di periodo medievale o tardomedievale approda direttamente sul livello del mare. Esso presenta sotto il piano di calpestio una condotta idrica medievale perfettamente conservata che convoglia le acque raccolte nell'ipogeo a mare. Sul versante opposto della sala sono presenti le scale che portano nel cortile del palazzo nobiliare e un camino costruito con blocchi magno greci e copertura ferrea moderna. Similmente alla sala Etra, la sala Falanto presenta strutture parietali in calcarenite e in "opus incertum" e una copertura a botte in carparo dolce. Museo spartano: Sala Filonide Intitolata allo storico personaggio tarantino che presta il nome all'associazione che ha nella struttura la sua sede, la sala Filonide si sviluppa in posizione ortogonale alle due sale Etra e Falanto. Tale posizione è resa possibile dalla struttura trapezoidale del palazzo nobiliare che presenta una facciata stretta sull'affaccio a mare e una facciata sensibilmente più larga sulla facciata di via Paesiello (antica via delle Fogge) dove è presente il portale d'ingresso principale al palazzo. La sala, la più grande e più alta (8 metri) delle quattro, presenta diverse stratificazioni storiche che rendono particolarmente complessa e interessante la sua analisi e osservazione. Le strutture murarie presentano, come le altre sale, strutture in calcarenite e in opus incertum stratificate una sull'altra tanto da rendere particolarmente chiara l'avvicendarsi delle epoche storiche. In questa sala è presente una colonna greca che regge un blocco di calcarenite in prossimità di uno dei sei pozzi presenti nella struttura ipogea. Sul fondo nord ovest della sala sono presenti le scale che portano nella sottostante Sala Persefone e i resti di due collegamenti con gli altri ipogei della Taranto sotterranea; uno, murato, poco più alto del piano calpestabile e un altro a circa 5 metri di altezza chiuso da una porta lignea medioevale. Lungo le pareti e sul versante opposto (quello sud est) sono presenti i resti fossili incastonati nei blocchi di calcarenite. La struttura presenta inoltre sei nicchie; due al livello del piano di calpestio di cui una avente funzione di convogliare l'acqua piovana e le altre quattro in alto a 6 metri di altezza affaccianti su via Paesiello. La copertura, come per le altre sale, è a botte in carparo dolce. Museo spartano: Sala Persefone Intitolata alla dea dell'oltretomba molto venerata a Taranto in periodo greco, la sala Persefone è la sala più antica e profonda di tutto l'ipogeo Bellacicco. La sala, situata in posizione parallela alla soprastante sala Filonide, si trova a 16 metri di profondità dal piano stradale e (nei livelli inferiori) a 4 sotto il livello del mare. Interamente scavata nella roccia presenta numerosissimi resti murari greci e una struttura architettonica di difficile attribuzione sul versante sud est. La particolarità della sala, oltre alla presenza di strutture antichissime, è quella di essere percorsa sotto il pavimento da un fiume sotterraneo visibile. Il fiume raccoglie l'acqua proveniente dalle murge tarantine che passando nel sottosuolo del centro storico sbocca sia in mar grande che in mar piccolo dando luogo al singolare fenomeno delle sorgenti di acqua dolce denominati "Citri". Le strutture idriche medioevali dell'ipogeo raccolgono i vari rami dei fiumi sotterranei nei pozzi e li convogliano infine a mare tramite le cisterne presenti sul piano inferiore (non visibile) alla sala Persefone e tramite le condotte idriche presenti al di sotto del tunnel a mare di Sala Falanto. La particolarità e la complessità dei sistemi idrici presenti all'interno della struttura denota la genialità architettonica dei suoi costruttori. 52 11- Attività culturali e religiose Il progetto è un percorso teso a valorizzare siti archeologici, culturali e ambientali della città di Taranto. Un A Taranto operano numerose Associazioni Culturali ed Organizzazioni stabili in fatto di manifestazioni viaggio che, attraverso una serie di installazioni artistiche, azioni teatrali, happening culturali riesca a far culturali e musicali che, da anni, hanno valicato i confini nazionali; la Compagnia Teatrale CREST ( vivere quei luoghi di indiscusso valore artistico della capitale della Magna Grecia, con l'obiettivo di tessere Collettivo di Ricerche e Sperimentazione Teatrale ( dotata anche di un ampio teatro ) e la Orchestra “ una rete dei siti di richiamo turistico della città. In collaborazione con l'Università di Bari e con la Facoltà di Magna Grecia “, con concerti annuali a Taranto e numerose esibizioni in tutto il mondo. La compagnia Scienze dei Beni Culturali, si strutturerà il percorso in diverse tappe, tante per quante sono le facce, gli teatrale C.r.e.s.t., attiva da oltre trenta anni nel panorama nazionale, ha via via legato la propria identità specchi di questo caleidoscopio di visioni che è la città di Taranto. Il percorso KALEIDOS intende poetica ad un lavoro di scoperta e di riproposizione delle proprie radici culturali, centrando – negli ultimi coinvolgere attivamente gli studenti del Polo Jonico dell'Università di Bari e della Facoltà di Scienze dei anni - tematiche spinose che vive la realtà tarantina oppure rappresentandone attraverso la fiaba, tutta locale, Beni Culturali. Attraverso dei laboratori teatrali creati appositamente per il progetto, si prepareranno le l’immaginario (Sposa sirena, 2013). Questo percorso di immersione nella memoria come luogo in cui singole azioni per ognuno degli appuntamenti attraverso un percorso fatto di: ritrovare le tracce di un’identità perduta, é ed è stato il fulcro del nostro lavoro che, oltre alla produzione 1. studio dei luoghi e della loro storia; teatrale, si è dipanato nel corso dei tanti progetti di animazione e promozione del territorio realizzati di 2. ricerca di materiali e di letteratura inerente e/o affine alla natura dei siti; concerto con tanti e diversi enti pubblici e locali. Valorizzare il patrimonio culturale e lo sviluppo in chiave 3. teatralizzazione delle performance; turistica di Taranto, è anche una finalità della nostra proposta alla scoperta di quanto possa essere vitale e 4. realizzazione della performance nei siti in orari e giorni definiti. valorizzante coniugare il I percorsi di studio sonoro e visuale saranno coadiuvati da esperti del settore. fare teatrale con la ricerca e l’approfondimento delle proprie radici sociali e culturali. Restare ancorati ad un territorio per conoscerlo, raccontarlo, stimolarlo e provocarlo significa per Progetto “Uomini e Santi. “ Intrecci di vite e memorie nei vicoli della città vecchia. noi anche lavorare ad affinare gli strumenti del mestiere, perfezionando il 'cosa' e il 'come'. Nella Giovanni Paisiello e Sant’Egidio sono due tra gli “uomini e santi” che la Città Vecchia di Taranto ha visto convinzione che le esperienze sinora maturate dal punto di vista culturale possano rappresentare il “grado nascere tra le sue mura e su cui risulta interessante costruire un progetto culturale complessivo che zero” per la crescita di una nuova cittadinanza, di nuovi pensieri e nuova energia utili alla ripartenza di una coinvolga l’intero quartiere. Nati entrambi nella prima metà del Settecento, ed emigrati a Napoli dove città che appare oggi impastoiata, rallentata nella sua crescita civile e culturale, prima che economica, la godettero di grande fama, i due si conobbero in vita e si frequentarono con grande amabilità, tanto che è iniziativa che vede due città del sud – Taranto e Matera – scegliere nello stesso momento di “provarsi” nella stata tramandata una aneddotica che li vede protagonisti. difficile sfida di crescere non più solo secondo modelli economico-industriali, ma provando a riallacciare i Perché non ricostruire i cammini culturali e spirituali che guidarono i due? Perché non trasformare le vie, le fili di un passato denso e forte di significati, reinventando – senza modelli precostituiti - una vita da piazze, i vicoli che loro hanno percorso in “luoghi di accadimenti” in cui funzioni, servizi, suoni, colori e restituire non solo ad antiche vestigia, ma anche ai cittadini del contemporaneo, a cui fare scoprire una odori possano ricondurre al patrimonio culturale che i due hanno lasciato a Taranto e al mondo intero? diversa qualità della vita. Di qui nasce la disponibilità a mettere a disposizione la esperienza e le Attraverso la creazione: di un centro studi Giovanni Paisiello, di un centro di accoglienza turistica intitolata competenze, le relazioni che hanno consentito in questi anni di raccogliere stima e apprezzamento intorno ai a Sant’Egidio, di un percorso enogastronomico e artigianale legato ai sapori della Taranto settecentesca, di progetti sinora realizzati con vari partner – tra i quali: il Ministero dei Beni Culturali e dello Spettacolo, la eventi spettacolari e ancora altro, sarebbe possibile costruire una sorta di “paesaggio” storico legato ai due Regione Puglia, le vecchie APT e poi l’Agenzia Regionale per il Turismo, l’Università agli Studi di Bari, le personaggi e alla Taranto del ‘700, con la creazione di un indotto turistico-culturale permanente. Sovrintendenze ai Beni Archeologici, il Museo M.Ar.Ta., tanti e diversi enti locali, Progetto “Il porto dei sogni“ Un porto dove prendano forma le tradizioni, le leggende, di tante diverse realtà associazioni e cooperative regionali e provinciali -, nonché la convinzione che il raggiungimento degli obiettivi individuati culturali che insistono sul Mediterraneo. dal Protocollo d’Intesa firmati dai Sindaci di Taranto e Matera include un’ampia condivisione da parte dei diversi e qualificati attori del territorio, qui chiamati a lavorare in sinergia, disponibili al confronto ed alla collaborazione con realtà anche extraregionali. Si citano, sommariamente gli eventi culturali in programma : Progetto “Kaleidos“ Il termine caleidoscopio deriva dal greco e significa letteralmente ‘vedere il bello’. 53 Progetto “Una città di eroi, poeti e santi”. Racconti raccolti e da raccogliere seguendo tre diversi percorsi tematici: archeologico, barocco e religioso-popolare. Per quanto riguarda gli aspetti della cultura musicale, nella città operano Associazioni di tutto rispetto che si elencano senza la pretesa di esaustività: -Amici della musica "Arcangelo Speranza" - ICO "Magna Grecia" -Angelo Lo Sasso – (già Arci-note) -Accademia Francisco Tarrega - di Talsano -Taranto tango di Franco Conte -Associazione La Puteje di Cinzia Pizzo, in via Duomo per la pizzica -Frank Buffoluto & I pali delle Cozze – con la partecipazione dell' attore Michele Riondino -Bravo – eventi musicali di Giovanni Raimondi e Nico Ordini -The Stage di Davide Panico -Accademia dei due Mari - di Taranto -Musical Academy A titolo esplicativo, in carenza di pagine, si descrive la sola attività della “ICO Magna Grecia”, riservandosi la piena concertazione con tutte le altre Associazioni culturali-musicali. Per quanto concerne le attività culturali-musicali, si punta alla piena sinergia tra le realtà musicali delle aree; innanzitutto, per Taranto si farà affidamento sul recupero istituzionale e funzionale dell’Istituto Musicale Paisiello, operante da decenni a Taranto ed in difficoltà gestionali ed economiche per le ristrettezze delle risorse nella disponibilità delle Province. Nell'ambito delle attività previste dal protocollo d'intesa tra i Comuni di Matera e Taranto, si realizzeranno una serie di attività attraverso un progetto articolato di eventi e di manifestazioni di cultura diffusa, che rientreranno nelle finalità espresse di concerto dalle due amministrazioni. Traendo spunto ed ispirazione dalla collaborazione pluriennale tra l’Istituzione Concertistico Orchestrale Magna Grecia, il Festival Duni e l’Ass. Matera in Musica, si propone un programma che miri a rafforzare e perfezionare criteri di progettualità che possano costituire elemento di richiamo per flussi di turismo sempre più interessati ad una cultura autoctona. La programmazione sarà realizzata attraverso un percorso tra i luoghi più significativi e strategicamente fruibili del cosiddetto Itinerario di pietra come indicato nel protocollo, anche se spesso estranei alla abituale rappresentazione di eventi spettacolistici. Alla base del progetto vi è la precisa volontà di legare il contenuto delle manifestazioni ai luoghi di volta in volta interessati, alla luce di una sorta di "ecocompatibilità" delle rappresentazioni e 54 riconsiderando le modalità di realizzazione delle manifestazioni in funzione dei disparati contesti in cui esse si rappresentano (i musei, i siti archeologici e di culto, i parchi, ...) Da ciò consegue con evidenza il recupero di esplicitazioni primigenie del fare musica (il canto, la percussione...) nei luoghi di interesse antropo-archeologico – ipogei, insediamenti rupestri,… - alla cui suggestione si darà ampia rilevanza. Ai luoghi più direttamente e abitualmente vocati alla ricezione e presenza del pubblico – i Musei DEA di Matera e MARTA di Taranto, tra gli altri – saranno destinate le esecuzioni di repertori vocati alla cultura classica. Per buona parte della programmazione, forte di un'esperienza che ha determinato decise innovazioni nel coniugare cultura e spettacolo sul territorio, si proseguirà con un percorso di ricerca di nuove esperienze sinestetiche di rappresentazione alla cui costruzione concorreranno suoni, luce e immagini con un uso della tecnologia funzionale al recupero "suggestivo" del patrimonio culturale (architettonico, archeologico, musicale...) e del sapere antico. Tra gli elementi più fortemente caratterizzanti del progetto vi è l'esplorazione del sacro e del mito quali primari elementi di interesse antropologico. Pochi altri territori possono presentare ancora oggi un riflesso della storia antica e delle mitologia cosi direttamente percepibile. I Sassi di Matera come l'Isola di Taranto e i numerosissimi siti di primario interesse archeologico si presentano come luoghi ideali per la riproposizione di repertori musicali legati espressamente al racconto leggendario e rituale. I repertori musicali copriranno un ampio spettro di generi, stili, organici strumentali. Si parte dalle più semplici e primordiali esperienze del produrre suono organizzato per arrivare alle più raffinate costruzioni della musica occidentale per orchestra. Particolare attenzione verrà rivolta ai grandi Autori della storia musicale del territorio interessato, da Gesualdo da Venosa a Egidio Romualdo Duni e Giovanni Paisiello a Mario Costa, come ai compositori contemporanei emergenti. 12- Sistema immateriale di valorizzazione e gestione dei beni e dei servizi La presente proposta si articola in un Progetto turistico per la formazione di un Centro di Servizi Territoriali per la promozione, l’accoglienza e la fidelizzazione del cliente visitatore/turista. Dall’analisi dei dati, il risultato più evidente è che la provincia tarantina e il suo capoluogo, risultano essere una delle mete meno visitate della regione. Questi risultati sono dovuti molto probabilmente ad una minore competitività dell’offerta turistica tarantina rispetto alle altre province. Quindi il primo passo dovrebbe essere quello di rendere più appetibile il turismo attraverso l’offerta di maggiori servizi ai turisti, mettendo a sistema tutta una rete di opportunità ed iniziative, e creando una governante centralizzata, mista pubblico-privato. Occorrerà puntare alla soddisfazione del cliente/turista in quanto primo strumento di pubblicità attraverso il passaparola positivo, che con la velocità di scambio di informazioni sviluppate con il web è diventato uno degli elementi più importanti. 55 Da questi punti di partenza nasce la proposta di Enti Territoriali e di alcune Associazioni culturali e turistiche dell’area tarantina (e non solo del Capoluogo) che si prevede di associare in un Centro dei Servizi per il Territorio; questo Organo dovrà avere i seguenti obiettivi: ◦ promuovere e incrementare lo sviluppo turistico del proprio territorio attraverso la promozione, la propaganda e la pubblicità, per la conoscenza e la valorizzazione delle località e del loro patrimonio paesaggistico, artistico, storico e culturale, oltre che dei prodotti locali tipici ◦ collaborare con enti pubblici e privati per la valorizzazione dei territori appartenenti al Consorzio e per consentirne lo sviluppo coordinato. ◦ svolgere, in maniera ausiliaria e sussidiaria, l'attività di vendita e intermediazione di pacchetti turistici, come definiti dalla normativa provinciale in materia di turismo, previa apposita autorizzazione da parte della Provincia; ◦ promuovere e realizzare attività e manifestazioni di carattere turistico; ◦ collaborare con gli altri Enti e associazioni per un migliore svolgimento dei compiti istituzionali, ◦ sviluppare la mobilità sostenibile e intermodalità dei trasporti. L’obiettivo del programma del Centro Servizi Territoriali (di seguito brevemente CESET è stato allibrato al fine di: - Stimolare i processi di destagionalizzazione; - Investire sui valori della nostra cultura quali valori aggiunti fondamentali della propria offerta turistica, - Attuare politiche per la diversificazione dell’offerta turistica, in grado di intercettare le nuove motivazioni della domanda turistica, - Investire sulla qualità del lavoro e professionale, anche attraverso la formazione di base e l’aggiornamento continuo; - Promuovere l’inserimento, all’interno dell’azienda, di tecnologie informatiche e telematiche per offrire on-line nuovi servizi informativi sulla struttura ricettiva, la disponibilità ricettiva, le prenotazioni e pagamenti, e per la fidelizzazione dei clienti (newsletter, periodici, ecc…). L’obiettivo del Progetto Ce.Se.T. (Centro servizi territoriali), è stato calibrato al fine di favorire in maniera ampia le opportunità culturali, archeologiche, paesaggistiche, enogastronomiche offerte dal territorio, in funzione della fruibilità dei servizi anche da parte delle persone più fragili, quali anziani, disabili fisici e psichici, minori, ecc. E’ questo “turismo per le fragilità”, infatti, che si reputa una direzione innovativa che può esprimere un volano di sviluppo economico e sociale del nostro territorio. 56 Il turismo sociale e per le categorie fragili è, per quanto detto, un settore che ha bisogno di un’attenzione particolare considerando che il suo sviluppo avrà necessità di studiare soluzioni e itinerari specifici prevedendo una mappatura specifica di tutte le risorse presenti e idonee al ricevimento di questa tipologia di turisti che servirà a stimolare il territorio per sviluppare nuovi servizi o rendere maggiormente accessibili i servizi già esistenti. L’ipotesi progettuale, si basa su due principi: - necessità di interventi infrastrutturali con servizi materiali, e soprattutto servizi immateriali, per rivitalizzare un settore dalle elevate potenzialità nel territorio jonico tarantino; - necessità di coniugare in un sistema a rete la fruizione sia delle risorse archeologiche, architettoniche, ambientali e paesaggistiche, che delle produzioni locali, con notevoli settori di eccellenza eno-gastronomici. I servizi materiali partono da una organizzazione capillare di attività di assistenza al turista che dovrebbe trovare, possibilmente in due siti fisici (come di seguito specificato), in posizioni strategiche rispetto alle vie di comunicazione , i “motori” di tutte le iniziative e che comprenderanno al loro interno tutti i servizi che si offrono al turista, dall’esposizione multimediale delle risorse del territorio alla degustazione dei prodotti tipici; ai centri principali potranno essere affiancati centri minori dislocati sul territorio provinciale, in modo da assicurare al turista un servizio capillare. I servizi immateriali saranno l’elemento altamente innovativo della proposta e si basano su un insieme di iniziative mirate a suscitare interesse all’aspirante turista sin dalla visione di apposito “Portale delle accoglienze Ceset”, applicazione altamente interattiva che a partire da web 2.0 offra la possibilità di fornire, in maniera altamente integrata e multisettoriale, l’insieme dei servizi utili al viaggiatore – visitatore. Il Portale potrà accompagnare il visitatore nel suo viaggio nel territorio offrendo la possibilità di visitare in anteprima virtuale i luoghi di destinazione, configurare percorsi altamente personalizzati, prenotare mezzi di trasporto collettivi o individuali, acquistare in anteprima i biglietti degli eventi, segnalare la necessità di supporti per persone con differenti abilità, possibilità che accompagnerà tutto il modo di pensare ai servizi al cittadino/viaggiatore. Al cittadino/viaggiatore si proporrà un’intera organizzazione che assisterà l’interessato secondo un messaggio promozionale “da tre ore a tre mesi” a seconda delle sue esigenze, delle sue disponibilità di risorse e di tempo. Al potenziale turista verranno evidenziate le principali caratteristiche del nostro territorio, con un “Museo Virtuale” per l’archeologia, con i percorsi sulla Taranto antica con evidenziazione delle aree archeologiche, del Museo di Taranto, del Castello Aragonese e di altre strutture museali (Mudi, ecc…), degli ipogei della Città Vecchia, di palazzi di pregio architettonico, di siti della civiltà rupestre e così via, fino alla serie degli eventi speciali quali i Riti della Settimana Santa e la fruizione di un Museo del 57 Mare e di altre iniziative similari riferite alla storia del rapporto tra la Marina Militare e la città Capoluogo. Il Portale delle accoglienze Ceset (ma non solo) avrà molteplici funzioni: di navigatore (localizzando anche le più interne masserie o località del Parco delle Gravine, altrimenti inaccessibili con i normali navigatori), di espositore di tutti gli alberghi, ristoranti, locali caratteristici, aree camper, ostelli e quanto attinente all’offerta turistica, per ciascuno dei quali fornirà la localizzazione, la configurazione fisica, con possibilità di prenotazione e pagamento, di scelta del servizio e, soprattutto, conoscendo a priori la offerta di servizi e la relativa quotazione economica; anche le offerte di spettacolo saranno presenti sul Portale delle Accoglienze che fungerà non solo da promotore dell’evento ma fornirà la possibilità di creare percorsi anche in funzione dell’offerta artistica presente nei luoghi del viaggio e della conoscenza. Il Progetto prevede la collocazione in due aree strategiche del territorio tarantino, Porta Napoli e Porta Lecce, dei centri servizi in cui saranno concentrati le organizzazione e le informazioni per il viaggiatore turista. Tali centri saranno replicati anche nelle aree provinciali; in tutti i centri sarà possibile la realizzazione di una esposizione permanente delle produzioni locali con assaggi e manifestazioni promozionali, nonché sale dove il turista appena giunto via terra, via aerea, via mare o via ferrovia, potrà assistere a proiezioni h24 che, anche mediante ricostruzioni virtuali di antichi siti, mostreranno le principali attrattive del territorio, sia naturali che culturali. Dal punto di vista immateriale il servizio prevede la fornitura di “guida ed assistenza in mobilità” fruibile tramite supporti informatici quale può essere un’applicazione per smartphone, o tablet, con accesso tramite login personalizzato che fornisca informazioni riguardanti punti d’interesse artistico (chiese, monumenti, musei, edifici storici, piazze, percorsi ciclabili e pedonali, escursioni nelle gravine, ecc.) e/o di servizio (Uffici Turistici, Stazioni di polizia, Mezzi di trasporto, Parcheggi, Spettacoli), con servizi di prenotazione nei locali, nei parcheggi, con servizi finanziari con pagamento delle prestazioni e delle attività turistiche connesse al soggiorno. Ad esempio, il sistema di prenotazioni avviene tramite credito informatico (PayPal, Credit Card o similari) anche prepagato, per realizzare micro pagamenti. Attraverso tale progetto il territorio aspira ad avviare un percorso di riconoscibilità delle proprie attrattive culturali che possano essere visibili soprattutto nel territorio Europeo e Mediterraneo, in modo da avvicinare il territorio al contesto di riferimento. Attività da realizzare Ricapitolando, tra le prime iniziative del Ce.Se.T. ci sarà quella di creare una: -CARTA SERVIZI PER I TURISTI che permetterà loro di usufruire di attività e servizi come visite guidate, sconti sui trasporti pubblici, ingresso in mostre e musei, sconti, lista di medici con conoscenze 58 di lingue straniere, ecc. a costi agevolati o in alcuni casi a titolo gratuito. I servizi verranno offerti in primis dalle associazioni facenti parte la federazione, successivamente verranno stipulati contratti e accordi con imprese e enti del territorio al fine di poter offrire al turista una quantità sempre maggiore di servizi utili alla sua permanenza nel territorio. La carta sarà distribuita ai turisti in diversi punti prestabiliti. Il turista quindi potrà usufruire di tante attività che non faranno altro che aumentare il grado di soddisfazione dello stesso per la qualità dell’offerta turistica. La carta dei servizi diventerà quindi uno strumento di fidelizzazione e di passaparola positivo. Alte attività: -CREAZIONE DI UN MARCHIO: realizzazione di un marchio unico (brand che può richiamare la caratteristica di Taranto quale “Città Spartana”), che verrà utilizzato dalla Federazione. Indispensabile per rendere unico e identificabile il lavoro e la comunicazione realizzata della stessa e per essere riconoscibile anche dallo stesso turista; -CREAZIONE DI MATERIALE INFORMATIVO: realizzazione di opuscoli e brochure che serviranno sia a informare il tessuto imprenditoriale locale della nascita delle Federazione e dello sviluppo della Carta del Turista, sia ad informare il turista delle potenzialità della Carta e dei servizi offerti; -REALIZZAZIONE DEL PORTALE INFORMATICO: internet è diventato il principale strumento di ricerca di informazione nel mondo, soprattutto a livello turistico in cui il turista prima di acquistare chiede informazioni e opinioni agli altri utenti. Quindi la presenza della Federazione e della Carta del Turista sul web è di vitale importanza. L’obiettivo è quello di diventare, in concomitanza con gli altri siti istituzionali, uno dei portali di riferimento per il turismo tarantino, in cui poter trovare tutte le informazioni necessarie (anche offerte turistiche) e utili alla permanenza nel nostro territorio; -IDEAZIONE DI UNA CAMPAGNA DI MARKETING: questa è l’attività più importante. Abbiamo già detto che il territorio soffre di competitività, l’ideazione di una campagna di marketing a supporto dello sviluppo della Carta del Turista e del sistema turistico tarantino è un passo strategico da sviluppare. Attraverso questo si porterà a conoscenza dei maggiori servizi di cui un turista potrà usufruire visitando il territorio tarantino. Saranno importanti la presenza nelle maggiori fiere del turismo nazionale e la creazione di eventi come incentivo alla visita del nostro territorio. Potenziali associati: -Enti Istituzionali; -Associazioni culturali e di promozione turistica; Servizio a regime: 59