DITTICO SACRO, UN'OPERA VIDEO TEATRALE
PER LA RIAPERTURA DOPO IL RESTAURO DI SANTA CATERINA IN LUCCA
Recensione di Francesco Cipriano*
L’inaugurazione della chiesa di Santa Caterina, riportata agli antichi splendori grazie ai finanziamenti del
Ministero per i Beni, Attività Culturali e Turismo, non poteva avere battesimo migliore. La profonda musica
di Girolamo Deraco ha infatti creato un’atmosfera calda ed espressiva dove il misticismo si è mescolato con
la visione suggestiva dell’ambiente barocco costruito nei primi decenni del 1700 con una struttura rotonda,
idonea per spettacoli che ci hanno riportato magicamente al teatro elisabettiano. In questo contesto il
Dittico Sacro di Girolamo Deraco con testi di Debora Pioli, è risultato intimo e colmo di pathos con
l’immagine di Santa Caterina da Siena, personificata dal soprano Maria Elena Romanazzi, che ha preso il
posto di quella proiettata su una icona a grandezza d’uomo raffigurante la pittura di Pompeo Batoni
conservata nel Museo nazionale di Villa Guinigi. La stessa icona è servita come ambiente scenico per
raffigurare sia la donna che la madre del Cristo. Uno splendido e affascinante sdoppiamento dell’immagine,
un incantevole specchio dove le due figure, una sovrapposta all’altra, hanno cantato sia all’unisono che in
controcanto per concludere la rappresentazione sacra, andata in scena in prima assoluta, con
l’inginocchiamento della prima al cospetto della seconda. Applausi alla fine dal folto pubblico all’indirizzo di
tutti gli interpreti, compreso il percussionista Matteo Cammisa e il regista Nino Cannatà.
* Francesco Cipriano dal 1968 collabora con il giornale La Nazione come critico musicale. Ha fondato e
dirige dal dicembre 2002 la rivista mensile LuccaMusica. Ha insegnato dal 1970 al 2010 pianoforte
principale all’Istituto Musicale P. Mascagni di Livorno. Dal 1986 al 1991 è stato direttore artistico della
rassegna pianistica “Franz Liszt” di Lucca. Ha registrato trasmissioni televisive con la RAI TV ed emittenti
private.
Recensione di Salvatore Tigani*
L’opera sacra indica la bellezza e si apre al divino. Questo è il compito che l’umanità le ha riconosciuto nei
secoli e questo è il dovere a cui ottempera egregiamente il Dittico Sacro, progetto composto da due
originali operine scritte dal compositore Girolamo Deraco sui libretti di Debora Pioli e da un’installazione
multimediale site specific concepita dal regista Nino Cannatà. Eseguito in anteprima il 9 luglio scorso dal
soprano Maria Elena Romanazzi nello splendido contesto della Chiesa di Santa Caterina, restituita alla città
di Lucca dopo un lungo restauro, il teatro sacro di Lyriks parla il linguaggio universale dell’arte e muove
nell’anima dello spettatore i fili più intimi del sentire. Nelle parole di un vecchio Papa, la musica unisce tra
loro gli uomini di buona volontà e ne alza lo sguardo al Cielo, lasciando al cuore la capacità di intuirne il
Bene assoluto. Di questo miracolo testimonia il pubblico dell’anteprima al Dittico Sacro, consumata in un
luogo, per propria natura anelante alla perfezione divina, dove l’espressione artistica ha sposato la ricerca
spirituale, dando vita a una messinscena insieme suggestiva e coinvolgente, esposizione straordinaria di
valori personali, culturali e religiosi. Commissionato dalla Soprintendenza per i beni Architettonici,
paesaggistici, storici, artistici ed etnoantropologici di Lucca e Massa Carrara, il Dittico Sacro è dedicato alla
Santa patrona d’Italia e d’Europa e si colloca idealmente nell’antica tradizione che ha visto, nei secoli, nuovi
lavori di teatro e musica inaugurare luoghi e architetture importanti. Deraco ricorda l’esempio dell’Aida,
uno dei più grandi capolavori della lirica italiana commissionato a Giuseppe Verdi per l’apertura del Canale
di Suez. “La difficoltà di scrivere oggi un’opera sacra – ammette il musicista e compositore calabrese –
deriva, principalmente, dall’inevitabile confronto con i grandi capolavori del passato. Abbiamo voluto
quindi affrontare drammaturgicamente il soggetto sacro, fatto di storie secolari, attraverso una chiave di
lettura contemporanea”. L’idea su cui fonda Dittico Sacro nasce perciò dal desiderio di raccontare in
maniera originale la straordinaria figura di Santa Caterina, affiancandola a uno Stabat Mater drammatizzato
in chiave contemporanea. In perfetta sintonia con le delicate operine di Deraco, il regista scenografo Nino
Cannatà allestisce una suggestiva opera video teatrale arricchita da luci e videoproiezioni, disegnata
appositamente per gli spazi della Chiesa. “La rappresentazione – spiega il regista, anche lui calabrese – è
pensata per rispecchiare la forma del dittico, come una pala d’altare contemporanea, includendo
nell’esecuzione gli elementi architettonici e di decorazione. Alla base dell’altare è collocata una cornice,
dalla forma del dipinto dell’altare maggiore, un'icona ovale su cui proiettare e riflettere forme di luce e
video, nell’idea della partitura e di una scenografia composta da quadri in movimento. Sullo stesso
schermo, a ricordare gli antichi siparietti e come introduzione alle operine, verrà riproposta in video
l’immagine del celebre dipinto di Santa Caterina, realizzato da Pompeo Batoni per la chiesa”. Il tutto in
accordo con la cifra di spiritualità e bellezza della Chiesa di Santa Caterina in Lucca, permeata di suggestioni
architettoniche, artistiche e storiche dal grande impatto emotivo.
Un riconoscimento a parte merita il soprano Maria Elena Romanazzi, la cui magistrale interpretazione ha
restituito al pubblico una Santa Caterina solenne e contestualmente gravida d’umanità. Per l’occasione,
l’artista di origini pugliesi si è disgiunta più volte, recitando ben tre parti e, nel secondo minimodramma,
dialogando persino con se stessa. Per il suo Stabat Mater, infatti, Deraco ha intuito la potenzialità di far
interpretare alla stessa attrice entrambe le parti della Madre e del Figlio, incarnando il cerchio della vita –
nascita e morte – in un’unica entità che riunisce se stessa nel suggestivo abbraccio in cui culmina il Dittico.
La delicatezza della messa in scena si presenta non come una giostra di virtuosismi contemporanei né come
un gioco di prestigio tecnologico ma come un preciso rituale di iniziazione all'arte sacra. La potenza
evocativa dei lettering, la forza immaginativa delle videoproiezioni sulla pala d'altare seducono lo
spettatore abbandonandolo al racconto e facendolo partecipare della grandezza del mito e della bellezza
della fede. Dittico Sacro è un caleidoscopio di suggestioni, tramato con abilità e raffinatezza, un
meccanismo drammaturgico che ammiccando continuamente al passato e al futuro dell'arte restituisce,
intatta, la meraviglia di cui parla.
*Salvatore Tigani è uno scrittore e giornalista calabrese. Classe 1981, ha scritto per diversi quotidiani e
magazine nazionali e locali, tra cui il Quotidiano della Sera, il Quotidiano della Calabria e numerosi
settimanali. Laureato in scienze della comunicazione alla Sapienza di Roma, ha studiato scrittura creativa e
cinematografica con insegnanti del calibro di Age, Suso Cecchi d'Amico, Roberto Faenza.