Manutenzione Apparecchiature Elettropneumatiche Manuale INDICE Festo Academy - Industrial Management School 1 INDICE CAPITOLO 1 – Generalità sui sistemi automatici Schema generale di un sistema automatico 1-1 Organi di lavoro 1-2 Attuatori 1-2 Interfacce 1-2 Sensori 1-2 Controllo 1-3 Logica pneumatica 1-3 Logica oleodinamica 1-3 Logica elettrica a relè 1-3 Logica elettronica programmabile 1-3 Tipi di segnali 1-4 Segnali digitali 1-4 Segnali analogici 1-5 CAPITOLO 2 – Sensori, trasduttori e sonde Sensori digitali on/off Sensori pneumatici 2-1 Finecorsa leva a rullo 2-1 Finecorsa magnetico con segnale in uscita pneumatico 2-2 Sensori elettromeccanici 2-3 Micro 2-3 Sensori elettromeccanici Reed 2-4 Pressostati e vaquostati 2-5 Sensori elettronici INDICE 2-1 2-6 Caratteristiche e vantaggi 2-6 Differenza tra sensori PNP e NPN 2-7 Tester per sensori 2-9 Sensori di prossimità induttivi 2-10 Sensori di prossimità ottici (fotocellule) 2-12 Festo Academy - Industrial Management School I INDICE CAPITOLO 2 – Sensori, trasduttori e sonde (continua) Sensori analogici 2-21 Trasduttore di pressione 2-21 Trasduttore di posizione potenziometrico 2-22 Trasduttore di posizione effetto doppler 2-23 Sonda di livello ad ultrasuoni 2-24 Sonde di temperatura resistive Pt 100 2-25 Trasduttore di forza 2-26 Sensori elettromeccanici 2-3 Micro 2-3 Sensori elettromeccanici Reed 2-4 Pressostati e vaquostati 2-5 Sensori elettronici 2-6 Caratteristiche e vantaggi 2-6 Differenza tra sensori PNP e NPN 2-7 Tester per sensori 2-9 Sensori di prossimità induttivi 2-10 Sensori di prossimità ottici (fotocellule) 2-12 CAPITOLO 3 – Attuatori Motori 3-1 Motori elettrici Motore elettrico in corrente continua 3-1 Motore passo-passo 3-2 Motore Brushless 3-3 Motore Asincrono trifase 3-4 Motore in corrente alternata monofase ad induzione 3-5 Motore pneumatico INDICE 3-1 Festo Academy - Industrial Management School 3-6 II INDICE CAPITOLO 3 – Attuatori (continua) Attuatori lineari 3-7 Attuatori lineari elettrici Attuatore lineare passo passo Attuatori lineari pneumatici 3-7 3-7 3-8 Cilindri a semplice effetto 3-8 Cilindro a semplice effetto a corsa breve 3-9 Cilindri a doppio effetto 3-10 Cilindri a doppio effetto con stelo 3-10 Cilindri senza stelo 3-14 Unità lineari 3-17 Moduli lineari per tecnica di manipolazione 3-18 Attuatori rotativi 3-20 Attuatori rotativi a doppio pistone 3-20 Attuatore oscillante a doppio effetto 3-21 Attuatori combinati rotativi e lineari 3-22 Organi di presa 3-23 Pinze di presa 3-23 Generatori di vuoto 3-24 Generatori di vuoto con espulsione 3-25 Ventose 3-26 CAPITOLO 4 – Interfacce Segnali di controllo On/Off INDICE 4-1 Bobine elettromagnetiche 4-1 Relè (relais) 4-2 Varianti al relè classico 4-7 Contattori 4-9 Protezioni per motori 4-11 Festo Academy - Industrial Management School III INDICE CAPITOLO 4 – Interfacce (continua) Valvole ed elettrovalvole 4-12 Valvole pneumatiche 4-12 Elettrovalvole 4-19 Batterie di valvole 4-24 Gestione completa di un attuatore 4-34 Controllo della pressione (riduttore di pressione pneumatico) 4-34 Controllo della pressione (Valvola proporzionale analogica) 4-35 Controllo della portata (regolatori di flusso) 4-37 Controllo della portata (Valvola 5/3 proporzionale analogica) 4-38 Soft Stop – controllo posizioni terminali 4-40 Stop del cilindro in posizione intermedia (soluzioni di emergenza) 4-41 Stop del cilindro in posizione intermedia (asse controllato PN) 4-43 CAPITOLO 5 – Controllo Logiche di controllo 5-1 Funzioni logiche di base Logica AND 5-1 Logica OR 5-4 Logica NOT 5-7 Funzioni di temporizzazione 5-10 Temporizzazione con ritardo all’azionamento 5-10 Temporizzazione con ritardo al disazionamento 5-13 Contatore o contaimpulsi Concetto di logica programmabile INDICE 5-1 5-16 5-20 Logica cablata 5-20 Il microprocessore 5-21 Concetto di programmabilità 5-22 Struttura di un PLC (Controllore a Logica Programmabile) 5-23 Festo Academy - Industrial Management School IV INDICE CAPITOLO 6 – Innovazione tecnologica INDICE Isole di valvole intelligenti 6-1 Comunicazione tra PLC e campo 6-2 Connessioni multipolari 6-2 Reti di comunicazione 6-3 Fieldbus (bus di campo) 6-4 Profibus 6-4 AS-i 6-6 Festo Academy - Industrial Management School V Capitolo 1 - Generalità sui sistemi automatici Schema generale di un sistema automatico Una macchina viene definita automatica quando movimenti di organi di lavoro vengono comandati da una logica che decide in conseguenza alle diverse situazioni che si verificano nell’area di controllo di sensori. Sensori Finecorsa Fotocellule Proximity Micro … Pulsanti Selettori … Occhi Interfacce Attuatori Organi di lavoro Contollore a Logica Programmabile Relè Contattori Teleruttori Elettrovalvole Inverter Driver Cilindri pneu Cilindri oleod Motori … Ventose Soffiatori … Lampade Pinze Spintori Deviatori Nastri Seghe, coltelli Rulli Utensili Morse … Cervello Nervi Muscoli Mani Controllo Logica Cablata I sensori mandano al controllo i segnali che rappresentano le condizioni di ciò che stanno “guardando” all’interno dell’area di lavoro. Il controllo elabora questi segnali secondo una logica che è stata decisa dal progettista. Il controllo manda i segnali alle interfacce. Le interfacce li modificano in modo che possano essere utilizzati dagli attuatori. Gli attuatori muovono gli organi di lavoro che compiono i movimenti per cui sono stati preposti. I sensori controllano che gli organi di lavoro abbiano portato a termine la loro mansione. Generalità sui sistemi automatici Festo Academy - Industrial Management School 1-1 Organi di lavoro Le mani. Sono tutte le parti in movimento della macchina. Vengono progettate per risolvere il problema di automazione per cui la macchina viene costruita. Per esempio, se la macchina deve forare un pezzo, gli organi di lavoro potrebbero essere: il nastro che porta il pezzo in morsa, la morsa che lo chiude e lo tiene in posizione, il mandrino che tiene la punta da foro, il ribaltatore che espelle il pezzo lavorato, e così via. Attuatori I muscoli. Trasformano l’energia di una tecnologia di potenza (energia elettrica, aria compressa, olio in pressione) in forza e movimento meccanici. Permettono agli organi di lavoro di muoversi e di effettuare il lavoro per cui sono stati progettati. Interfacce I nervi. Interpretano i segnali di comando che arrivano dal controllo ed erogano la potenza agli attuatori. Sensori Gli occhi. Il compito dei sensori è di mandare segnali al controllo. Questi identificano per esempio le posizioni della macchina o del prodotto o il valore di una variabile fisica (temperatura, pressione, forza, ecc.). Generalità sui sistemi automatici Festo Academy - Industrial Management School 1-2 Controllo Il cervello. La logica con cui i sensori influenzano il comportamento degli attuatori, viene studiata e progettata dopo aver deciso la tecnologia da utilizzare. Logica pneumatica Ci sono delle situazioni in cui l’utilizzo di componenti pneumatici risulta la scelta migliore. Un esempio può essere quando l’ambiente in cui la macchina andrà a lavorare è a pericolo di deflagranza. In altri casi, viene scelta questa tecnologia per avere una sola energia di alimentazione e la macchina è relativamente semplice. Logica oleodinamica L’esempio più calzante è la logica di comando dei carrelli elevatori, che utilizzano delle valvole a leva e dei finecorsa oleodinamici. Logica elettrica a relè La logica elettrica a relè, che viene anche chiamata logica cablata, viene sviluppata con degli elementi elettromeccanici che vengono collegati tra di loro con dei fili all’interno di un quadro elettrico. Questo tipo di controllo viene ancora utilizzato ma ha come limite la possibilità di modificare la logica in modo agevole, di diventare costosa e voluminosa nel caso di logiche molto complesse e di avere una durata limitata dei componenti con contatti (relè). Logica elettronica programmabile Per un periodo relativamente corto di tempo, si è pensato di trasformare la logica a relè in una logica elettronica a schede, in cui la scheda elettronica di gestione della logica veniva progettata e realizzata ad-hoc per ogni macchina. Con l’avvento del microprocessore, si è reso possibile progettare schede elettroniche “standard” in cui la logica può essere progettata per il compito specifico della macchina. Il microprocessore esegue operazioni elettroniche che possono essere descritte in una lista di istruzioni ed inserite in una memoria elettronica. Bisogna allora imparare una sorta di linguaggio, di parole chiave, per ottenere dei comportamenti dalla scheda elettronica di controllo che, a fronte delle condizioni dei sensori, comanda il comportamento degli attuatori. Generalità sui sistemi automatici Festo Academy - Industrial Management School 1-3 Tipi di segnali I segnali che vengono utilizzati da un controllo per comunicare con i sensori e con le interfacce sono fondamentalmente di due tipi: Digitali ON/OFF ed Analogici. Segnali digitali L’informazione che un controllo può mandare o ricevere quando si parla di segnale “digitale On/Off” è ridotta a due stati: Acceso o spento Attivato o disattivato On o off 0o1 Vero o falso C’è il pezzo in morsa o non c’è il pezzo in morsa Sta passando un oggetto sul nastro o non c’è alcun oggetto Carrello avanti o carrello indietro Lampada accesa o lampada spenta Motore acceso o motore spento Asta del cilindro avanti o asta del cilindro indietro Bobina della valvola attiva o bobina della valvola spenta … Se vogliamo tradurre questa logica di segnale in tecnologia: Sul filo c’è tensione o sul filo non c’è tensione Sul filo sono presenti circa 24 V o sul filo ci sono circa 0 V Nel tubo c’è aria compressa o nel tubo non c’è aria compressa Nel tubo ci sono circa 6 bar o nel tubo ci sono circa 0 bar … Questo tipo di segnale viene anche chiamato con i sinonimi “Segnale binario” o “Segnale Booleano”. Se un sensore digitale on/off “legge” la presenza di un oggetto su un nastro, non può dire di che colore è o a che temperatura è ma solo se c’è o non c’è. Generalità sui sistemi automatici Festo Academy - Industrial Management School 1-4 Segnali analogici Il termine “analogico” definisce il fatto che a questi tipi di segnale non viene applicata la logica descritta precedentemente. Il segnale viene utilizzato “al naturale” cioè con tutte le sue caratteristiche fisiche di variazione nel tempo. Questi tipi di segnale possono allora rappresentare variabili di processo quali temperature, distanze, pressioni, portate, velocità, livello, forza, posizione, ecc. all’interno di un campo minimo e massimo deciso a priori. Nella maggior parte dei casi questi segnali vengono tradotti in valori elettrici che possono essere utilizzati nei seguenti limiti: Da –10V a +10V Da 0V a +10V Da 4mA a 20mA Per esempio una sonda di temperatura potrebbe leggere valori tra 0 °C e +100 °C e tradurli in un segnale elettrico in tensione da 0V a 10V. In questo modo se il segnale elettrico è 5,2V si deduce che la temperatura letta dalla sonda è 52 °C. Tensione di uscita del sensore di temperatura analogico 0V 5V 10 V 0 °C 5 °C 10 °C Temperatura letta dal sensore nell’ambiente in cui è immerso Generalità sui sistemi automatici Festo Academy - Industrial Management School 1-5 Capitolo 2 – Sensori, trasduttori e sonde Sensori digitali on/off Sensori pneumatici Finecorsa leva a rullo I sensori pneumatici emettono un segnale di pressione a seconda del loro stato. Se la valvola utilizzata nel sensore è N.C., l’azionamento meccanico della leva a rullo provoca un passaggio dell’aria compressa in alimentazione sull’attacco denominato 1, verso l’uscita 2. Questi finecorsa vengono utilizzati per rilevare la presenza dell’asta di un cilindro o l’arrivo a destinazione di un organo di lavoro nelle macchine completamente pneumatiche. Sensori e trasduttori Festo Academy - Industrial Management School 2-1 Finecorsa magnetico con segnale in uscita pneumatico Questo finecorsa contiene un sensore ad interruzione di getto, dove la linguetta di commutazione interrompe continuamente il flusso di un segnale di alimentazione collegato all’attacco 1 o P. All’avvicinarsi di un campo magnetico (per esempio un magnete permanente applicato sul pistone di un cilindro) la linguetta viene attirata, lasciando libero il passaggio del flusso d’aria verso l’attacco di uscita denominato 2 o A. Il finecorsa magnetico non è azionato. Una linguetta interrompe il flusso d’aria da P. La linguetta viene attirata da un campo magnetico e l’aria passa da P verso A. 1. Linguetta di commutazione 2. Magnete permanente sul pistone 3. Tubo in plastica PL-9 Sensori e trasduttori Festo Academy - Industrial Management School 2-2 Sensori elettromeccanici Micro Utilizzano un contatto elettrico “pulito” cioè due pastiglie metalliche che entrando in contatto, permettono alla corrente elettrica di scorrere. Nella maggior parte dei casi questi sensori vengono chiamati “Micro” per il tipo di scambio del contatto elettrico. 2 4 1 1. Pulsante in plastica 2. Molla a scatto rapido, in rame e berillio 3. Contatto mobile in argento 4. Foro di montaggio 5. Terminale normalmente chiuso 6. Terminale normalmente aperto 7. Contatti fissi 8. Contenitore isolante 9. Ancora fissa in argento platinato 10. Leva ed ancora in argento platinato 11. Foro di montaggio Esistono Micro in esecuzioni particolari per esempio per il controllo dell’apertura delle portelle di sicurezza antintrusione. Questi sono costruiti in due componenti: una femmina che rimane sulla struttura della macchina ed un maschio che viene montato sulla portella. La femmina manda il segnale solo quando il suo maschio, che è di forma particolare simile ad una chiave, è accoppiato. Sensori e trasduttori Festo Academy - Industrial Management School 2-3 Sensori elettromeccanici magnetici REED Leggono la presenza di un campo magnetico. L’elemento di lettura è composto da due lamelle sensibili ai campi magnetici, che entrano in contatto. Per evitare problemi di ossidazione e per prolungare la vita dei contatti, le lamelle vengono chiuse in una ampolla sottovuoto. La forza di distacco delle lamelle non è elevata perché è affidata alla loro flessibilità. Il finecorsa magnetico non è azionato, il contatto è aperto All’avvicinarsi di un campo magnetico il contatto si chiude 1. Magnete permanente sul pistone del cilindro Sensori e trasduttori Festo Academy - Industrial Management School 2-4 Pressostati e vaquostati Questi sensori si occupano di rilevare la presenza di pressione o di vuoto nell’impianto pneumatico e di riferire lo stato al controllo attraverso un segnale on/off elettrico. Interruttore pneumo - elettronico Questo interruttore può essere impiegato per trasformare in segnali elettrici di uscita, segnali di pressione, pressione differenziale, vuoto. Mediante la vite di regolazione si modifica il precarico di una molla che preme il soffietto metallico contro una superficie di battuta. A questo punto, il soffietto si trova nel campo di dispersione ad alta frequenza di un iniziatore. Quando il soffietto viene sollevato per effetto della pressione pneumatica, l’iniziatore registra ed amplifica elettronicamente tale variazione. Si dispone quindi di un segnale di uscita senza contatto per il comando di qualsiasi circuito digitale o relè. Lo stato di commutazione è indicato da un diodo luminoso. 1) Pressostato All’attacco P1 viene immessa una pressione tra 0,25 e 8 bar. La pressione di commutazione viene regolata mediante l'apposita vite. Si ha un segnale elettrico quando la pressione supera il valore tarato. 2) Vaquostato Il vuoto viene collegato all’attacco P2. Il valore di commutazione è regolabile da – 0,2 a – 0,8 bar. 3) Pressostato differenziale Vengono utilizzati i due attacchi P1 e P2. Per ottenere una commutazione è necessario che la pressione all’attacco P1 sia superiore a quella dell’attacco P2. La pressione differenziale di commutazione viene regolata mediante la modifica del precarico della molla (vite di regolazione). Sensori e trasduttori Festo Academy - Industrial Management School 2-5 Sensori elettronici Caratteristiche e vantaggi I sensori elettronici utilizzano varie tecnologie per rilevare la presenza di oggetti in “prossimità” della testina di lettura. Le principali caratteristiche sono: Riconoscono e rilevano tutti gli oggetti che attraversano o sostano nel loro campo d’azione senza venirne in contatto. Lavorano senza contatto, cioè senza che sugli stessi o sugli oggetti da rilevare venga esercitata alcuna forza. Non hanno bisogno di organi di rilevamento quali rulli, astine e leve, tipici dei sensori meccanici. Funzionano senza commutazione a contatto ma in modo che la commutazione avvenga per mezzo di variabili elettriche. I vantaggi che offrono sono molteplici: Non devono entrare in contatto fisico per leggere l’oggetto. Non hanno commutazioni a contatti (durata maggiore). Non temono l’umidità perché chiusi in involucri a tenuta. Nessuna usura meccanica, quindi durata illimitata. Nessun rischio di saltellamento dei contatti e di conseguenza nessun rischio di impulsi errati. Elevata velocità di commutazione (fino a 3000 commutazioni al secondo). Il numero di commutazioni non compromette assolutamente la durata. Insensibili alle vibrazioni. Possibilità di montaggio in qualsiasi posizione. Completamente integrati, rispondono quindi ad un elevato grado di protezione. Sensori e trasduttori Festo Academy - Industrial Management School 2-6 Differenza tra sensori PNP e NPN Il segnale in uscita dal sensore viene comandato da un transistor e perciò può essere di due tipi: PNP – Uscita positiva: Quando il sensore legge la presenza di un oggetto, emette un segnale positivo (+24V) sul filo destinato al segnale. Ne esistono con due logiche: N.A. (uscita On quando l’oggetto è presente e Off quando è assente). PNP N.A. N.C. (uscita Off quando l’oggetto è presente e On quando è assente). PNP N.C. Sensori e trasduttori Festo Academy - Industrial Management School 2-7 NPN – Uscita negativa: Quando il sensore legge la presenza di un oggetto, emette un segnale negativo (0V) sul filo destinato al segnale. Ne esistono con due logiche: N.A. (uscita On quando l’oggetto è presente e Off quando è assente). NPN N.A. N.C. (uscita Off quando l’oggetto è presente e On quando è assente). NPN N.C. Sensori e trasduttori Festo Academy - Industrial Management School 2-8 Tester per sensori Per poter verificare il corretto funzionamento dei sensori elettronici sotto carico, le aziende produttrici degli stessi, forniscono anche dei tester appositamente progettati. In quasi tutti i casi, questi tester funzionano a batterie e sono perciò molto trasportabili. Oltre ad agevolare la manutenzione, vengono utilizzati per la verifica e la messa a punto dei sensori e dei finecorsa dei cilindri in fase di messa in funzione. Sensori e trasduttori Festo Academy - Industrial Management School 2-9 Sensori di prossimità induttivi I sensori induttivi sono generatori di segnale in grado di rilevare senza contatto i movimenti operativi di macchine di lavorazione e di produzione, robot, linee di produzione, impianti di trasporto, ecc. e di convertirli in un segnale elettrico. Mediante un oscillatore (grazie ad una bobina) viene generato un campo magnetico ad alta frequenza. Quando il conduttore elettrico entra in questo campo, viene detratta dell’energia al campo stesso (a causa della cosiddetta corrente di Foucault). Questa sottrazione di energia dal campo magnetico ad alta frequenza viene misurata dal demodulatore e trasformata in un segnale di commutazione da un amplificatore del punto di azionamento (trigger). Il segnale di commutazione è in funzione dell’azionamento del sensore e dipende quindi dalla distanza dell’oggetto avvicinato, dal materiale metallico di cui è costituito e dalla massa dello stesso. In quasi tutte le versioni lo stato di commutazione del sensore viene visualizzato tramite un LED (diodo emettitore di luce). Lo stadio di uscita commuta il segnale all’utenza collegata. Grazie ad una fonte di tensione costante, il funzionamento del circuito elettronico non è influenzato dalle oscillazioni di tensione. Leggono solo materiali conduttivi (generalmente metalli). Sensori e trasduttori Festo Academy - Industrial Management School 2 - 10 Sensore non azionato La distanza dell’elemento da leggere è superiore alla distanza di lettura. Il campo del sensore non viene influenzato Elemento di azionamento Campo magnetico ad alta frequenza Superficie attiva Bobina del circuito oscillatorio Sensore azionato La distanza dell’elemento da leggere è all’interno del campo di lettura del sensore L’oggetto metallico viene visto ed il sensore emette il suo segnale di commutazione. Al campo magnetico ad alta frequenza viene sottratta energia Sensori e trasduttori Festo Academy - Industrial Management School 2 - 11 Sensori di prossimità ottici (fotocellule) Questi sensori utilizzano come mezzo per identificare gli oggetti la luce. Un diodo emettitore manda un fascio di luce con una frequenza ben determinata (colore) nell’ambiente da controllare. La commutazione avviene, con varie logiche descritte di seguito, quando il diodo fotosensibile viene colpito dalla luce emessa dall’emettitore. L’importanza di selezionare una frequenza di luce molto ristretta limita i disturbi ma se il sole, colpisce direttamente il ricevitore non c’è garanzia di correttezza di lettura. Questo perché la luce solare è composta da tutte le frequenze (colori) visibili ed invisibili. Sensori e trasduttori Festo Academy - Industrial Management School 2 - 12 Sensore ottico a riflessione diretta. Questo tipo di sensore ha il trasmettitore ed il ricevitore integrati. Il trasmettitore emette luce tipicamente infrarossa invisibile. Quando l’oggetto da rilevare attraversa il raggio, la luce viene riflessa dalla sua superficie, raggiunge il ricevitore integrato nel corpo del sensore e determina la modifica dello stato di commutazione. In funzione del grado di riflessione della superficie dell’oggetto si modifica la distanza di commutazione. Sensori e trasduttori Festo Academy - Industrial Management School 2 - 13 Sensore ottico REFLEX Il sensore ottico a barriera Reflex emette luce che può essere infrarossa (invisibile) o visibile. La luce viene riflessa da un catarifrangente da montare esternamente e raggiunge il ricevitore integrato nel corpo del sensore. Quando il raggio di luce viene interrotto da un oggetto, varia lo stato di commutazione dell’uscita elettrica. I sensori Reflex incorporano dei filtri polarizzati che assicurano la reazione del ricevitore solo con la luce rimandata dai catarifrangenti speciali. Il principio con cui i catarifrangenti lavorano è quello del prisma. La scelta del catarifrangente è dettata dalla distanza di lavoro richiesta e dal sistema di montaggio. Esistono varie misure e varie forme di rifrangenti da montare con attacchi meccanici o da applicare con adesivi. La massima distanza di lettura è la distanza di commutazione con il regolatore potenziometrico (in dotazione a quasi tutti i sensori ottici) al massimo della sensibilità. Sensori e trasduttori Festo Academy - Industrial Management School 2 - 14 Le regole principali da seguire per il corretto funzionamento di questi sensori sono: La regolazione della sensibilità. A seconda del tipo di superficie, della grandezza e del colore degli oggetti da rilevare, si deve regolare la vite della sensibilità in modo che l’oggetto non rifletta la luce verso il ricevitore. Il corretto allineamento. Anche se il catarifrangente permette una elevata tolleranza nell’allineamento, i migliori risultati si ottengono con il migliore allineamento. La posizione di montaggio. Per evitare delle riflessioni indesiderate, il sensore ed il catarifrangente devono essere montati rispettando alcune regole. L’oggetto da rilevare deve essere più vicino al catarifrangente rispetto che al sensore. Se l’oggetto ha una superficie piana, montare l’allineamento sensore - catarifrangente in obliquo rispetto a questa superficie. In questo modo il raggio riflesso dalla superficie dell’oggetto viene indirizzato al di fuori del campo visivo del ricevitore. Catarifrangente Nastro trasportatore Oggetto da rilevare Sensori e trasduttori Fotocellula Reflex Festo Academy - Industrial Management School 2 - 15 Sensore ottico a BARRIERA Il ricevitore e l’emettitore sono inseriti in due contenitori separati. Il ricevitore riceve la luce emessa dall’emettitore che viene montato perfettamente allineato. Quando il raggio di luce viene interrotto da un oggetto, varia lo stato di commutazione dell’uscita elettrica. Nel caso di materiali trasparenti, è possibile – entro certi limiti – regolare la riduzione dell’attenuazione del raggio mediante un potenziometro sul trasmettitore. Sensori e trasduttori Festo Academy - Industrial Management School 2 - 16 Fibre ottiche Il trasmettitore ed il ricevitore sono nello stesso contenitore. La luce emessa dal trasmettitore viene convogliata nel punto di rilevamento per mezzo delle fibre ottiche di trasmissione con testina di rilevamento, fissate nell’unità delle fibre ottiche. L’unità può essere utilizzata sia come sensore ottico a barriera sia come sensore a riflessione diretta, a seconda del tipo di cavo a fibre ottiche. Impiego del sensore ottico a barriera: nel caso di materiali trasparenti, è possibile regolare entro certi limiti la riduzione di attenuazione del raggio, per mezzo del potenziometro. Impiego del sensore a riflessione diretta: a seconda del grado di riflessione della superficie si riduce la distanza nominale di commutazione. Sensori e trasduttori Festo Academy - Industrial Management School 2 - 17 La funzione di una fibra ottica è di trasportare la luce da un posto ad un altro. E’ prodotta con agglomerati di fibre di vetro o di plastica. Questi permettono una riflessione quasi totale all’interno del nucleo con una perdita di intensità molto bassa e dipendente dalla lunghezza. Le fibre di vetro sono molto più efficienti ma soffrono maggiormente l’angolo di curvatura e sono più costose delle fibre di plastica. Materiale di fibra meno denso Riflessione totale Nucleo di materiale di fibra più denso Nel montaggio o nella sostituzione delle fibre si devono rispettare alcune regole: Le fibre non devono essere schiacciate. L’angolo di curvatura deve essere ampio. Se la macchina ha organi in movimento vicino alle fibre, queste vanno protette da una corazza di metallo. E’ meglio non tagliare le fibre ma arrotolarle e fissarle con fascette o altri organi di fissaggio. Se proprio si deve effettuare un taglio della fibra, utilizzare solo gli utensili specificatamente prodotti per questo utilizzo. Con questi utensili si ottiene una superficie di taglio netta, che evita la dispersione di luce. Sensori e trasduttori Festo Academy - Industrial Management School 2 - 18 Esempi di utilizzo di sensori ottici: Sensori e trasduttori Festo Academy - Industrial Management School 2 - 19 Esempi di utilizzo di sensori ottici: Sensori e trasduttori Festo Academy - Industrial Management School 2 - 20 Sensori analogici Trasduttore di pressione Trasforma una pressione nel corrispondente segnale elettrico che il controllo può elaborare. I segnali elettrici in uscita possono essere in tensione o in corrente. Per esempio, un segnale analogico in tensione, può rappresentare una pressione nell’intervallo: 0 bar = 0 Volt 10 bar = 10 Volt un segnale analogico in corrente: 0 bar = 4 mA 10 bar = 20 mA In molti casi, questi trasduttori hanno dei contatti on/off programmabili per segnalare delle soglie di pressione. Sensori e trasduttori Festo Academy - Industrial Management School 2 - 21 Trasduttore di posizione potenziometrico A seconda della posizione del cursore, la resistenza elettrica interna varia in modo da influenzare il segnale d’uscita. 0V +10V +3V Con un’alimentazione ai capi della resistenza variabile (potenziometro) di 0 V - +10 V, definiamo il campo massimo e minimo del segnale d’uscita. Il segnale d’uscita “cattura” il valore di tensione corrispondente alla posizione del cursore. Sensori e trasduttori Festo Academy - Industrial Management School 2 - 22 Trasduttore di posizione effetto doppler Il sistema di rilevamento è basato sulla misurazione della durata di un impulso. L’impulso può essere di tipo magnetico, laser o sonoro. L’emissione degli impulsi viene effettuata da un trasmettitore ad una frequenza prestabilita. Per ogni impulso emesso si misura il tempo in cui l’impulso torna al ricevitore dopo aver incontrato l’oggetto della misura di distanza. Per poter funzionare, questo trasduttore è sempre coadiuvato da una logica elettronica. Sensore ultrasuoni Emettitore di impulsi ultrasonici ad Oggetto di cui rilevare la distanza dal sensore Uscita elettrica analogica di distanza Es. 0 – 10 V Sensori e trasduttori Festo Academy - Industrial Management School 2 - 23 Sonda di livello ad ultrasuoni I sensori di questo tipo sono progettati per rilevare il livello in serbatoi chiusi o aperti. Nella maggior parte dei casi la sonda contiene due sensori: un trasduttore di distanza ad ultrasuoni ed un sensore di temperatura. La sonda emette una serie di impulsi ultrasonici dal trasduttore. Ciascun impulso viene riflesso sotto forma di eco dal materiale e viene rilevato dal trasduttore. L’eco viene elaborato filtrando il segnale per aiutare a distinguere tra l’eco effettivo del materiale e falsi eco derivanti da disturbi acustici ed elettrici o dalle pale di agitatori in movimento. Il tempo impiegato lungo il percorso dal trasduttore al materiale e ritorno viene compensato in temperatura e poi convertito in segnale elettrico d’uscita analogico. Sensori e trasduttori Festo Academy - Industrial Management School 2 - 24 Sonde di temperatura resistive Pt100 Queste sonde variano la loro resistenza elettrica con il variare temperatura. della Applicando una tensione alla sonda, si rileva la variazione di corrente che attraversa la resistenza. Sensori e trasduttori Festo Academy - Industrial Management School 2 - 25 Trasduttore di forza Questi sensori vengono anche chiamati celle di carico o sensori dinamometrici. Una delle tecnologie utilizzate, si basa sul principio della resistenza ohmica dei piezoresistori al silicio che aumenta quando questi si flettono sotto una forza applicata. Il valore della resistenza varia proporzionalmente all’entità della forza applicata. Questa variazione di resistenza del circuito si traduce in una corrispondente uscita in mV. Sensori e trasduttori Festo Academy - Industrial Management School 2 - 26 Capitolo 3 – Attuatori Motori Motori elettrici Motore elettrico in corrente continua Il motore in corrente continua può essere di due tipi fondamentali: a magnete permanente o a statore avvolto. Entrambi i tipi di motore possono essere controllati facilmente in velocità e in direzione di moto. La velocità viene regolata dalla tensione che viene applicata al rotore o nel caso dello statore avvolto allo statore. La direzione è dipendente dalla polarità dell’alimentazione in corrente continua. Il difetto di questa tecnica di realizzazione di un motore è che la corrente di alimentazione deve essere passata all’elemento in rotazione (rotore) attraverso degli elementi striscianti chiamati spazzole. Le spazzole sono in materiale carbonico che conduce e si deve consumare prioritariamente rispetto al materiale di cui è composto il contatto strisciante sul rotore. Per questo motivo nascono problemi di sostituzione delle spazzole e di polveri di carbonio che si depositano all’interno del motore. Attuatori Festo Academy - Industrial Management School 3-1 Motore passo - passo Il motore passo passo non può essere alimentato direttamente da una fonte di energia elettrica ma ha bisogno di una scheda elettronica chiamata Driver. Il driver forma degli impulsi, sotto forma di onde quadre, che vengono mandati agli avvolgimenti sullo statore. Ad ogni impulso il motore compie un passo che dipendentemente dalle caratteristiche del motore può essere di circa 1,5 °. Per ottenere la rotazione del motore si devono allora mandare dei treni di impulsi che controllano perciò la posizione del rotore. La frequenza degli impulsi determina la velocità di rotazione. Questi motori vengono utilizzati tipicamente per il controllo di posizione ad anello aperto cioè senza trasduttori di posizione. Attuatori Festo Academy - Industrial Management School 3-2 Motore Brushless Il nome identifica il fatto che questo motore non abbia delle spazzole (brush=spazzola; less=senza). Non può essere collegato direttamente a una fonte di energia elettrica ma deve essere comandato da una scheda elettronica (Driver). Il rotore è costituito da magneti permanenti ad alto potere magnetico. Gli avvolgimenti che creano i campi magnetici necessari alla produzione del moto sono sullo statore. Per questo motivo non c’è bisogno di spazzole. Le correnti che vengono fatte circolare negli avvolgimenti sono controllate dalla scheda driver che deve sapere in quale posizione angolare si trova il rotore. Per questo motivo su tutti i motori Brushless viene integrato un sensore di posizione angolare che viene chiamato Resolver. Se per qualsiasi motivo il resolver dovesse perdere la corretta posizione angolare meccanica, il motore ed il suo driver dovrebbero essere mandati alla ditta costruttrice per essere riparati. I motori brushless permettono accelerazioni e frenate consistenti, alte velocità di rotazione, coppie elevate ed un elevato controllo di potenza. Inoltre possono essere tenuti fermi “in coppia” perché il campo magnetico creato dallo statore “cattura” i magneti permanenti del rotore in modo sincrono. Anche se il costo è elevato, questi motori stanno diventando i più utilizzati per la movimentazione di azionamenti di assi controllati e robot. Attuatori Festo Academy - Industrial Management School 3-3 Motore asincrono trifase La costruzione di questo motore è alquanto semplice. Gli avvolgimenti sono solo sullo statore e perciò non necessita di spazzole. Il principio con cui viene mosso è legato ai campi magnetici in movimento sugli avvolgimenti dello statore. Il rotore tende ad inseguire questa rotazione magnetica sullo statore senza mai entrare in sincronismo. Può essere alimentato direttamente da una tensione in corrente alternata trifase. In questo caso la velocità di rotazione sarà quella caratteristica del tipo di motore. L’inversione del senso di rotazione può essere effettuata mantenendo una fase collegata allo stesso morsetto ed invertendo le altre due fasi. Questo motore è utilizzato universalmente negli impianti aziendali soprattutto quando serve una rotazione continua alla stessa velocità ad esempio per pompe, centraline, ventilatori, nastri trasportatori, ecc. E’ possibile gestire la variazione della velocità tramite delle schede elettroniche chiamate “Inverter” che variano la frequenza delle fasi e perciò la velocità di rotazione del campo. Attuatori Festo Academy - Industrial Management School 3-4 Motore in corrente alternata monofase a induzione Di solito vengono alimentati direttamente a 240 v~ La velocità di rotazione è fissa e caratteristica del motore. La potenza erogata rispetto alle dimensioni del motore è minore rispetto ad altri motori. Sono molto utilizzati per la movimentazioni di piccoli nastri trasportatori, piccole pompe, ecc. Attuatori Festo Academy - Industrial Management School 3-5 Motore pneumatico Il motore pneumatico è un attuatore che offre caratteristiche che vengono apprezzate in alcune soluzioni di automazione. Non teme l’umidità, ha caratteristiche antideflagranti, se si supera la controcoppia e si arriva a fermarlo, il motore non subisce danni, al contrario dei motori elettrici. Il principio di funzionamento si basa sul rotore disassato rispetto allo statore. Sul rotore vengono montate delle palette che possono muoversi all’interno di cave. Le palette vengono sempre tenute in contatto con la parete dello statore in modo che facciano tenuta. Fornendo aria ad uno degli attacchi di alimentazione, il motore ruota in un senso, che può essere invertito alimentando l’altro attacco e lasciando libero il precedente. Attuatori Festo Academy - Industrial Management School 3-6 Attuatori lineari Attuatori lineari elettrici Attuatore lineare passo passo Questi attuatori funzionano con lo stesso principio dei motori passo passo. Il contenitore racchiude gli avvolgimenti dentro i quali si sposta il mandrino di precisione. Non è possibile alimentare l’attuatore direttamente con una fonte di energia elettrica. Con la scheda elettronica di pilotaggio (Driver) si possono controllare la direzione, la velocità, l’accelerazione e la posizione. Attuatori Festo Academy - Industrial Management School 3-7 Attuatori lineari pneumatici L’aria compressa ed in particolare i cilindri sono largamente utilizzati nelle soluzioni di automazione. I vantaggi sono notevoli rispetto ad altre tecnologie quando si cerca velocità, semplicità e prezzi contenuti. A seconda del problema di automazione da risolvere, si trovano in commercio una innumerevole varietà di soluzioni. Di seguito verranno indicati i tipi di cilindri più utilizzati. Cilindri a semplice effetto L’aria compressa ha il compito di comandare una sola delle due corse. L’altra corsa può essere a ritorno a molla o a ritorno dovuto da una forza esterna. Attuatori Festo Academy - Industrial Management School 3-8 Cilindro a semplice effetto corsa breve Oltre ai cilindri con stelo, esistono attuatori che possono essere chiamati a semplice effetto anche se non hanno lo stelo, che vengono utilizzati per il bloccaggio di parti delicate, con strette tolleranze dimensionali. La forza di riposizionamento può essere a molla o nella membrana precaricata. Attuatori Festo Academy - Industrial Management School 3-9 Cilindri a doppio effetto Il cilindro a doppio effetto viene comandato dall’aria compressa in entrambe le corse. Cilindri a doppio effetto con stelo Due considerazioni devono essere fatte sui cilindri a doppio effetto con stelo. La massima forza teorica a fine corsa è diversa per la corsa di uscita e per la corsa di rientro dello stelo. Questo è dovuto dal fatto che la superficie su cui la pressione può sviluppare la forza è maggiore sul lato del pistone su cui non c’è lo stelo. La velocità dell’attuatore è maggiore nella corsa di rientro dello stelo, a parità di portata. Questo è dovuto dal volume occupato dallo stelo nella camera lato stelo. L’aria compressa ha meno volume da riempire e perciò arriva in pressione più velocemente. Attuatori 10 Festo Academy - Industrial Management School 3- Differenti modelli dei cilindri a doppio effetto con stelo: Attuatori 11 Festo Academy - Industrial Management School 3- Differenti modelli dei cilindri a doppio effetto con stelo passante: Attuatori 12 Festo Academy - Industrial Management School 3- Differenti modelli dei cilindri a doppio effetto antirotativi Se serve che lo stelo non abbia la possibilità di ruotare, ci sono cilindri che adottano differenti soluzioni: Attuatori 13 Festo Academy - Industrial Management School 3- Cilindri senza stelo Sono la soluzione ideale quando si hanno problemi di spazio. Un cilindro con stelo occupa, con stelo fuoriuscito, una lunghezza che è più del doppio della corsa. Con i cilindri senza stelo, la lunghezza è di poco più della corsa. Inoltre, le forze e le velocità delle due corse sono uguali perché il pistone offre la stessa superficie nelle due corse e non c’è lo stelo. Ne esistono fondamentalmente due soluzioni: cilindri ad accoppiamento magnetico e cilindri ad accoppiamento meccanico. Cilindro senza stelo ad accoppiamento magnetico La sua caratteristica peculiare è che l’equipaggio mobile può essere fatto ruotare senza nessun problema. Particolare attenzione deve essere apportata durante il dimensionamento, specialmente per la forza di disaccoppiamento dei magneti. Attuatori 14 Festo Academy - Industrial Management School 3- Cilindro senza stelo ad accoppiamento meccanico La trasmissione della forza avviene mediante l’accoppiamento geometrico tra pistone e cursore. La guarnizione viene mantenuta in posizione dall’aria compressa e viene staccata dal passaggio del pistone. L’aria compressa di alimentazione non può fuoriuscire perché il pistone ha due guarnizioni di scorrimento. Un nastro metallico di copertura ed un sistema raschiapolvere assicurano la protezione interna del cilindro. Durante la produzione di questo cilindro, la guarnizione della canna ed il nastro metallico di protezione vengono tensionati in modo corretto perciò si sconsiglia lo smontaggio. Attuatori 15 Festo Academy - Industrial Management School 3- Questi attuatori non devono subire forze che tendono a far ruotare il cursore per evidenti problemi meccanici. La soluzione a questa caratteristica è il montaggio di un profilo a “L” che scorre su una guida a ricircolo di sfere. Nel caso in cui questo attuatore dovesse essere utilizzato con masse considerevoli, va scelta la struttura a doppia guida. Attuatori 16 Festo Academy - Industrial Management School 3- Unità lineari Le unità di avanzamento lineare vengono impiegate prevalentemente nel settore della manipolazione, per il trasporto, trasferimento e posizionamento di pezzi o utensili. Sono un supporto meccanico ai cilindri ed in alcuni casi sono già integrate con il cilindro stesso. I tipi di slitte sono molti, a partire dalle micro slitte di forma compatta e con guide a ricircolo di sfere arrivando fino alle grandi slitte di guida di cilindri a doppio effetto. Attuatori 17 Festo Academy - Industrial Management School 3- Moduli lineari per tecnica di manipolazione Questi moduli lineari sono adatti per assemblare stazioni di presa e posizionamento (Pick and Place) e di manipolazione (Handling). Nella canna della guida è integrato un cilindro a doppio effetto. Una guida di precisione con quattro elementi di ricircolo di sfere senza gioco assicurano un elevato grado di resistenza alla flessione, alle vibrazioni ed una elevata precisione di posizionamento. Al fine di ridurre le forze di decelerazione al raggiungimento della posizione terminale, il modulo è dotato di ammortizzatori idraulici integrati, che non richiedono alcuna messa a punto successiva in caso di spostamento della posizione. Le posizioni terminali del modulo lineare possono essere rilevate senza contatto mediante finecorsa. Un sistema di arresto consente la regolazione dei deceleratori integrati su tutta la lunghezza della corsa. Attuatori 18 Festo Academy - Industrial Management School 3- Il modulo lineare può essere l’elemento di lavoro centrale di un sistema modulare per la tecnica di manipolazione e di montaggio. Attuatori 19 Festo Academy - Industrial Management School 3- Attuatori rotativi Attuatori rotativi a doppio pistone Il movimento lineare dei cilindri viene trasformato in un movimento rotatorio mediante pignone e cremagliera con compensazione del gioco. Le due cremagliere parallele vengono azionate pneumaticamente con movimento contrapposto. Gli angoli di rotazione possono essere regolati ma vanno acquistati diversi modelli per 90°, 180° o 360°. Attuatori 20 Festo Academy - Industrial Management School 3- Attuatore oscillante a doppio effetto Nell’attuatore oscillante la forza viene trasmessa direttamente all’albero mediante una palmola oscillante. L’angolo di oscillazione può essere regolato senza soluzione di continuità fra 0° e 184°. Il riscontro regolabile è separato dalla palmola oscillante, in modo che eventuali forze possano essere assorbite dal blocco di arresto. Nelle posizioni terminali sono posizionati dei paracolpi realizzati mediante piastrine in plastica. Attuatori 21 Festo Academy - Industrial Management School 3- Attuatori combinati rotativi e lineari L’unità oscillante - lineare è costituita da un cilindro rotativo a doppio effetto con palmola oscillante, combinato con un cilindro lineare a doppio effetto. I movimenti oscillanti e lineari possono essere attivati distintamente o in contemporanea. L’angolo di oscillazione è regolabile da 0° a 272°. Lo stelo del cilindro è forato per permettere il montaggio di una ventosa o il passaggio di uno spruzzo di materiale quale colla, olio, ecc. Attuatori 22 Festo Academy - Industrial Management School 3- Organi di presa Pinze di presa Per la manipolazione, vengono proposti diversi tipi di attuatori. Le pinze di presa, a seconda dell’esigenza, sono la soluzione immediata a molti problemi di presa. Le dita, vengono progettate ad-hoc per ogni problema ma devono essere il più corto e leggero possibile per non creare malfunzionamenti alle pinze. Ci sono dei software che permettono di scegliere la pinza da acquistare a seconda delle prestazioni desiderate e dei momenti che il pezzo da prendere deve sopportare. Senza dimenticare il tipo di materiale di cui sono composte le dita… Attuatori 23 Festo Academy - Industrial Management School 3- Generatori di vuoto Per vuoto, in pneumatica dedicata all’automazione, si intende una pressione inferiore della pressione atmosferica. Si può anche definire depressione o sottopressione e si misura in più modi: Pascal con segno negativo (massimo di vuoto -0,1 MPa, -100 KPa, -100.000 KPa), in bar (max -1 bar), o in percentuale di vuoto (max 100%). Vuoto ideale Nell’ambito della tecnica del vuoto, per vuoto ideale si intende uno spazio completamente libero da materia (“vuoto assoluto”). Nei generatori di vuoto viene creato un vuoto chiamato “vuoto tecnico” pari all’85% circa del vuoto ideale. Le apparecchiature che generano una sottopressione sono di due tipi: le pompe per il vuoto e i generatori di vuoto ad effetto Venturi. Se la macchina consuma una gran quantità di aria in sottopressione, conviene utilizzare la pompa per il vuoto che rimane sempre in moto; nel momento in cui servirà il vuoto, il sistema che lo richiede aprirà una valvola. Le valvole ad effetto Venturi utilizzano l’aria compressa per generare il vuoto. Sono la soluzione ideale se sulla macchina ci sono pochi punti che necessitano il vuoto. Funzionano con il principio di eiezione: riducendo la sezione dell’ugello, l’aria compressa subisce un’accelerazione. In questo modo si crea il vuoto all’attacco U. Per questo processo è necessario un solo attacco di alimentazione. Attuatori 24 Festo Academy - Industrial Management School 3- Generatori di vuoto con espulsione Aspirazione Negli ugelli di aspirazione con due elettrovalvole è predisposto anche l’impulso di scarico. Se la valvola 1 è aperta, l’aria defluisce nel silenziatore passando attraverso un ugello (uscita 3). Durante il passaggio dall’ugello si forma una pressione negativa all’attacco 2 Scarico Se la valvola 1 è chiusa e la valvola 2 è aperta, l’aria fluisce verso l’ingresso 2. Questo è l’impulso di rilascio. Questo impulso garantisce l’efficacia del rilascio delle parti aspirate. Attuatori 25 Festo Academy - Industrial Management School 3- Ventose Le ventose vengono molto utilizzate quali organi di presa nel settore dell’imballaggio, dell’impacchettamento e nel trasporto. Applicando il vuoto all’interno della ventosa, si diminuisce la pressione nella zona di aspirazione; in questo modo la pressione esterna fa aderire il pezzo alla ventosa. Si ottiene così una forte aderenza sulla superficie del bordo della ventosa, che assicura la tenuta ermetica tra ventosa e pezzo. Il pezzo rimane trattenuto per la durata del vuoto. Si raccomanda l’utilizzo di filtri tra ventosa e generatore di vuoto. Attuatori 26 Festo Academy - Industrial Management School 3- Forza delle ventose Per la scelta di una ventosa non basta scegliere la ventosa più adatta; è molto più importante attenersi a tre criteri fondamentali: - Massa del pezzo → forza gravimetrica Azione e direzione della forza Materiale e natura della superficie del pezzo. Da questi criteri è possibile ricavare i parametri fondamentali per l’utilizzo degli organi di presa a ventosa. A seconda dell’utilizzo si deve scegliere il tipo di ventosa: - Ventose standard: Per superfici piatte, leggermente ondulare e bombate, come ad es. lamiere metalliche o cartoni. Ventose Extra: Per pezzi rotondi o molto bombati Ventose ovali: Per pezzi di forma allungata come ad es. profili e tubi Ventose a soffietto: Per superfici inclinate tra 5° e30°, a seconda del diametro della ventosa. Superfici bombate o rotonde. Pezzi di superficie estesa, non rigidi. Pezzi delicati come bottiglie in vetro. Nel momento in cui viene evacuato il serbatoio di una ventosa a soffietto, avviene un leggero sollevamento del pezzo. Questa cosiddetta corsa verticale elastica s può essere normalmente utilizzata come corsa verticale breve, per limitare la sollecitazione prodotta dal distacco del pezzo dal relativo supporto. L’evacuazione di una ventosa a soffietto si svolge in due fasi: Fase 1: La ventosa è applicata sul pezzo, senza l’azione di forze esterne. Fase 2: Alla ventosa viene applicata la pressione negativa. In questo modo il pezzo viene aspirato e, a seconda del valore di vuoto e del peso del pezzo, si raggiunge uno stato di equilibrio. Attuatori 27 Festo Academy - Industrial Management School 3- Capitolo 4 – Interfacce Segnali di controllo ON/OFF Bobine elettromagnetiche Quando un filo elettrico è attraversato da una corrente, produce un piccolo campo magnetico. Se si avvolge il filo molte volte su un rocchetto e lo si fa attraversare dalla corrente, i campi magnetici di ogni avvolgimento (spire), si sommano in un solo campo. Il rocchetto è diventato un elettromagnete. Campo magnetico prodotto Nucleo Rocchetto Avvolgimento Alimentazione Il nome di questo oggetto può essere “solenoide”, “bobina”, “elettromagnete”, “avvolgimento” a seconda della funzione che avrà all’interno di una macchina. Di seguito vedremo le bobine utilizzate in relè, contattori ed elettrovalvole. Interfacce Festo Academy - Industrial Management School 4-1 Relè (Relais) Un relè è un interruttore ad azionamento elettrico. Offre uno o più contatti puliti in scambio in cui può passare una corrente elettrica. La presenza di alimentazione alla bobina determina lo scambio dei contatti. I vantaggi che offre un relè sono i seguenti: La bobina assorbe poca corrente e può essere azionata da una tensione bassa (12V, 24V, 110V, 250V) in corrente continua o alternata, e perciò adeguata alla tensione di un comando. Attraverso i contatti si possono far passare potenze superiori ed indipendenti dalla tensione di alimentazione della bobina. Il circuito di alimentazione della bobina ed il circuito di potenza che attraversa i contatti sono elettricamente indipendenti. Con un solo segnale alla bobina si possono scambiare più contatti (dipende dal tipo di relè acquistato). 2 3 4 1. 2. 3. 4. 5. 1 5 Nucleo Molla Avvolgimento Isolante Contatto in scambio 6. Connessioni NA/NC 7. Connessioni bobina A1 7 A1 A2 4 2 1 2 4 6 A2 1 Funzionamento: Applicando alimentazione ai capi della bobina (A1 e A2), questa si trasforma in un magnete che attira l’equipaggio mobile, aprendo i contatti NC e chiudendo i contatti NA. Togliendo alimentazione alla bobina, il campo magnetico cessa la sua attrazione e la molla può riscambiare i contatti. Interfacce Festo Academy - Industrial Management School 4-2 Esiste un’ampia gamma di relè industriali. Per tutti il punto delicato è costituito dalla vita dei contatti. Con potenze elevate, in fase di apertura, si forma una scintilla (arco voltaico). Questo arco raggiunge temperature elevatissime che stressano le capsule dei contatti: Un primo effetto può essere la corrosione dell’arco sulle capsule stesse. Le capsule possono formare uno strato di ossido che peggiora ulteriormente l’arco fornendo una resistenza al passaggio di corrente, fino a portare il contatto a non condurre più. Un secondo effetto può essere l’incollaggio dei contatti dovuto alle alte temperature. La forza della molla non è più sufficiente a distaccare i contatti NA. Per ovviare alla maggior parte di questi inconvenienti ed allungare la vita dei contatti, questi vengono placcati con metalli nobili quali argento, oro, platino. Le correnti sopportate dai contatti NA sono maggiori perché la forza di chiusura della bobina è maggiore della forza della molla. A1 A2 Interfacce 12 14 11 22 24 21 32 34 42 31 Festo Academy - Industrial Management School 44 41 4-3 Un’altra causa di malfunzionamento di contatti, ma questa volta dell’alimentazione della bobina, è data dall’autoinduzione. Durante l’attivazione del circuito elettrico, viene accumulata energia elettromagnetica nella bobina, che scompare con la disinserzione. A seconda del tipo di interruttore impiegato, questa energia viene trasformata in un picco di tensione (sovratensione di disinserzione), che può provocare anche in questo caso scariche dielettriche oppure arco voltaico. Con l’impiego di componenti di diverso tipo si possono evitare queste manifestazioni, riducendo continuamente l’energia elettromagnetica. Accorgimenti Se l’alimentazione della bobina è in corrente alternata, il fenomeno si può attenuare mediante l’inserzione di una resistenza in serie con un condensatore, in parallelo con la bobina (gruppo RC in parallelo all’utilizzatore). ~ ~ In corrente continua, ci sono più soluzioni. In una prima si può collegare un diodo in parallelo alla bobina dell’utilizzatore. Questa soluzione provoca un aumento di tempo di sgancio, valutabile nell’ordine dei 30, 40 ms. + _ Interfacce Festo Academy - Industrial Management School 4-4 Ci sono poi soluzioni che possono essere adottate sia in corrente continua che in alternata. Si possono utilizzare due diodi Zener di polarità opposta collegati in parallelo alla bobina. Il ritardo in disinserzione può essere evitato, tuttavia se la tensione supera 150 V devono venire collegati in serie più diodi Zener. + ~ _ ~ Elementi ideali per lo smorzamento della sovratensione di disinserzione sono i varistori, la cui corrente di dissipazione aumenta solo quando viene superata la corrente nominale. Sono adatti per corrente continua e corrente alternata. + ~ _ ~ In alcuni casi i relè hanno già una soluzione integrata. Interfacce Festo Academy - Industrial Management School 4-5 Accessori Costruttivamente i relè si differenziano per il numero di contatti in commutazione, per la tensione di alimentazione della bobina, per la corrente sopportata dai contatti, per il collegamento esterno (con terminali ad innesto su zoccolo o a saldare) e per l’esecuzione (a giorno o in calotta trasparente). L’innesto a zoccolo può essere di tipo rettangolare oppure circolare (octal o undecal). Onde evitare che il relè si possa disinserire dallo zoccolo per le vibrazioni della macchina, viene applicata una molletta di ritegno, imperniata sui bordi dello zoccolo. Il collegamento dei conduttori può essere a vite, a terminali faston o a saldare. Interfacce Festo Academy - Industrial Management School 4-6 Varianti al relè classico Relè Reed Il relè Reed utilizza la forza magnetica della bobina per attrarre direttamente i contatti rinchiusi in un’ampolla sottovuoto. Il funzionamento è molto simile ai finecorsa per cilindri visti precedentemente nel manuale. Relè a stato solido Funzionano con lo stesso principio del relè elettromeccanico ma sono completamente elettronici. Attraverso dei componenti elettronici, il circuito viene aperto o messo in conduzione a fronte di un segnale di comando. Il vantaggio sicuramente apprezzabile è dovuto dal fatto che non ci sono tutti i problemi legati ai contatti elettromeccanici. Interfacce Festo Academy - Industrial Management School 4-7 Relè di sicurezza Le norme attualmente in vigore nei paesi europei indicano che per le situazioni di emergenza ci debba essere un circuito che apre l’alimentazione elettrica per evitare pericolo alle persone ed alla macchina. Prima dell’avvento di questi relè di sicurezza, veniva utilizzato un tradizionale relè a cui veniva assegnato il compito di interrompere l’alimentazione. Questo relè veniva chiamato “relè di arresto di emergenza”. Lo svantaggio di questa soluzione è rappresentato dal fatto che può subentrare una situazione pericolosa se i contatti del relè si saldano tra di loro e, premendo il pulsante di arresto in questa situazione, non è garantito che l’apparecchio si fermi. I relè di sicurezza a norme, vengono utilizzati dai progettisti a seconda del grado di pericolosità della macchina ed esistono in diverse configurazioni. Le funzioni dei relè di sicurezza sono di raccogliere tutti i segnali di pulsanti di emergenza, sensori di apertura dispositivi antintrusione, ecc.. e di reagire aprendo il circuito di alimentazione. La sicurezza, a seconda del modello e della pericolosità, è nel controllo dei segnali con più contatti, nel permettere il riavviamento dopo un tempo ed in altri controlli su inefficienza o cortocircuiti dovuti al distacco di fili dei segnali di emergenza e di sicurezza. Interfacce Festo Academy - Industrial Management School 4-8 Contattori Sono relè che vengono progettati per sezionare circuiti con potenze rilevanti, in sistemi trifase, per il controllo di motori asincroni trifase e per altri utilizzatori di potenza. Il funzionamento è simile al relè ma le soluzioni costruttive devono tenere conto delle potenze elettriche in gioco. Come prima caratteristica, i contatti vengono aperti e chiusi sia a monte che a valle del circuito controllato. La seconda caratteristica è la dimensione dei contatti che sono progettati per sostenere un passaggio di corrente elevato a tensioni relativamente alte (400, 600 V). Per poter sopportare queste caratteristiche, anche la bobina deve avere una buona forza di trazione, per tenere chiusi i contatti ed evitare loro surriscaldamenti indesiderati. Come nei relè, il punto debole dei contattori sono i contatti che hanno una durata limitata in numero di scambi. Interfacce Festo Academy - Industrial Management School 4-9 I modelli recenti offrono vari accessori che possono essere montati e vengono controllati dalla bobina principale. Contatti ausiliari. I contatti principali del contattore portano la potenza all’utilizzatore. Possono essere utili dei segnali che rivelino lo stato del contattore al circuito di controllo o al circuito ausiliario. Sensori termici. Inoltre, possono essere inseriti dei controlli termici al passaggio di corrente che rivelano al circuito di controllo il superamento di un limite di corrente richiesta dall’utilizzatore per un certo tempo. Spegniarco. A seconda del tipo di alimentazione della bobina, si possono collegare dei sistemi che migliorano le caratteristiche elettriche del circuito di comando o la velocità ed il comportamento. Interfacce Festo Academy - Industrial Management School 4 - 10 Protezioni per motori In questo schema si vedono due esempi di protezioni per motori. Oggi si tende ad integrare in un solo elemento quelli che prima erano componenti montati in serie tra di loro. Attualmente la funzione di controllo dei valori di alimentazione corretti verso il motore viene condotta dal salvamotore o interruttore magnetotermico. Questo componente si accorge di cortocircuiti o di aumenti anomali di corrente ed apre in autonomia il circuito di potenza. Interfacce Festo Academy - Industrial Management School 4 - 11 Valvole ed elettrovalvole Valvole pneumatiche Se la macchina viene progettata con tutti gli elementi pneumatici (sensori, logica di controllo, interfacce, attuatori), le valvole vengono impiegate nei sensori, nelle interfacce e nel controllo. I segnali che verranno utilizzati per passare le informazioni di controllo e per la potenza saranno tutti pneumatici. Le valvole per il controllo e per la potenza dovranno allora essere pilotate da segnali pneumatici On/Off. A seconda della funzione di distribuzione che si vuole avere da una valvola, questa avrà un numero di posizioni in cui si può spostare ed un numero di attacchi per l’aria compressa. Gli attacchi si dividono in azionamenti e vie. Il nome indicativo della valvola è costituito da due numeri separati da una barra (2/2, 3/2, 4/2, 5/2, 3/3, 5/3,…), in cui il primo numero rappresenta il numero di vie ed il secondo delle posizioni. Numero di posizioni Il minimo numero di posizioni per una valvola direzionale è due. Si possono trovare valvole di tre posizioni comandate pneumaticamente e se si sale con il numero di posizioni, il comando è di solito manuale. Possiamo perciò dire che le valvole in questione possono avere due o tre posizioni. Negli schemi funzionali a norme, la rappresentazione di una posizione è il quadrato perciò il numero di posizioni della valvola è presto riconoscibile. 2 posizioni Interfacce 3 posizioni Festo Academy - Industrial Management School 4 - 12 Logica di azionamento Valvole monostabili Le valvole monostabili hanno una posizione “normale” che la valvola assume in assenza di segnali di azionamento. Il raggiungimento di questa posizione è di solito comandato da molle. Nel caso della valvola a due posizioni, la posizione in cui è presente la molla è quella normale, ed il segnale di azionamento fa raggiungere alla valvola l’altra posizione. Azionamento Off Azionamento On Posizione di lavoro Se la valvola è a tre posizioni, la posizione normale è solitamente quella centrale. In assenza di segnali di azionamento, le molle fanno raggiungere alla valvola la posizione normale. In questo caso i segnali di azionamento devono però essere due; uno per raggiungere la posizione sinistra ed uno per la destra. Azionamenti Off Azionamento sinistro On Azionamento destro On Posizione di lavoro Interfacce Festo Academy - Industrial Management School 4 - 13 Valvole bistabili Le valvole bistabili mantengono la posizione dell’ultimo segnale di azionamento anche in assenza dei due segnali. Non ci sono molle. La bistabilità si può ottenere solo con valvole a due posizioni. Azionamento Destro On, Sinistro Off Azionamento Sinistro On, Destro Off Posizione di lavoro Numero di vie e loro contrassegni Le vie sono gli attacchi in cui l’aria viene intercettata o deviata dalla valvola. Le vie si possono chiamare vie di alimentazione, utilizzi o vie di scarico e vengono contrassegnate con numeri: 1. 2. 3. 4. 5. Alimentazione principale Uscita o utilizzo della valvola Scarico Uscita o utilizzo della valvola Scarico Gli azionamenti prendono il nome delle vie che mettono in conduzione: 12. Comunicazione tra 1 e 2 14. Comunicazione tra 1 e 4 10. Intercettamento e chiusura di 1 verso l’uscita. Interfacce Festo Academy - Industrial Management School 4 - 14 Valvola 2/2 2/2 indica che la valvola ha 2 vie e 2 posizioni. Questa valvola può essere monostabile o bistabile. Se bistabili, queste valvole possono essere dei semplici rubinetti. Le due posizioni hanno una simbologia indicativa del fatto che l’aria venga intercettata o passi libera. Posizione chiusa Posizione aperta Se la valvola è monostabile si dice che è normalmente aperta se la molla è sul lato della posizione di uscita attivata. 2 10 1 Se la valvola è monostabile si dice che è normalmente chiusa se la molla è sul lato della posizione di intercettazione. 2 12 1 Le valvole 2/2 normalmente chiuse possono essere utilizzate per fermare la corsa del cilindro in condizioni di emergenza. Applicando infatti due valvole agli attacchi di un cilindro a doppio effetto, questo potrà funzionare solo se le 2/2 sono alimentate. Interfacce Festo Academy - Industrial Management School 4 - 15 Valvola 3/2 3/2 indica che la valvola ha 3 vie e 2 posizioni. Questa valvola può essere monostabile o bistabile. A differenza della 2/2, questa valvola ha una via di scarico (3) che viene messa in comunicazione con l’uscita (2) nella posizione in cui l’alimentazione (1) è chiusa. Posizione chiusa Posizione aperta Se la valvola è monostabile si dice che è normalmente aperta se la molla è sul lato della posizione di passaggio tra l’alimentazione 1 e l’uscita 2. 2 10 1 3 Se la valvola è monostabile si dice che è normalmente chiusa se la molla è sul lato della posizione di intercettazione dell’alimentazione 1. 2 12 1 Interfacce 3 Festo Academy - Industrial Management School 4 - 16 Valvola 5/2 5/2 indica che la valvola ha 5 vie e 2 posizioni. Questa valvola può essere monostabile o bistabile. Le funzioni delle cinque vie sono: Alimentazione Uscite Scarichi (1) (2 e 4) (3 e 5) Nelle due posizioni, la valvola ha: 4 2 4 2 2 alimentato, 4 in scarico 4 alimentato, 2 in scarico Essendo le uscite in scambio non si può parlare di posizione normalmente aperta o chiusa. Monostabile 4 2 14 4 2 14 513 Interfacce Bistabile 12 513 Festo Academy - Industrial Management School 4 - 17 Valvola 5/3 5/3 indica che la valvola ha 5 vie e 3 posizioni. Questa valvola può essere solo monostabile. La posizione normale è quella centrale che può essere configurata in due modi: A centri aperti A centri chiusi Nella configurazione a centri chiusi le due uscite sono chiuse e perciò non possono scaricare la pressione proveniente dall’utilizzatore, mentre nella valvola a centri aperti, entrambe le uscite sono in comunicazione con il proprio scarico. 5/3 a centri aperti 4 2 14 12 513 5/3 a centri chiusi 4 2 14 12 513 Interfacce Festo Academy - Industrial Management School 4 - 18 Elettrovalvole Vengono comunemente chiamate elettrovalvole tutte le valvole viste in precedenza ma con azionamento elettrico. Per la parte pneumatica vale tutto ciò che è stato descritto. Per scambiare una valvola pneumatica con un azionamento elettrico, ci si avvale di bobine. Ci sono due tipi di azionamento: azionamento diretto e servopilotato. Azionamento elettrico diretto L’azionamento diretto è di solito utilizzato su piccole valvole 3/2. La bobina è costituita in un rocchetto avvolto forato inserito in una gabbia metallica, che cattura il campo magnetico e lo scarica sul connettore di terra per schermarla verso l’esterno. All’interno del foro al centro della bobina, viene fatta scorrere una àncora di ferro dolce che all’attivazione del campo magnetico viene attratta. L’àncora è l’otturatore della valvola 3/2 che scambia per effetto della trazione della bobina. Con la disattivazione della bobina, una molla riporta in posizione di riposo l’àncora. Azionamento elettrico servopilotato Quasi tutte le elettrovalvole sono composte dalla valvola pneumatica principale e dai servopiloti. Il servopilota è una valvola 3/2 ad azionamento elettrico diretto che aziona a sua volta la valvola pneumatica principale. Nella figura a lato si vede la sezione di una valvola 5/2 monostabile ad azionamento elettrico servopilotato. In questo caso l’alimentazione al servopilota è derivata dall’alimentazione principale. Interfacce Festo Academy - Industrial Management School 4 - 19 Azionamento manuale del servopilota elettrico Servopilota: valvola 3/2 ad azionamento elettrico diretto Corpo valvola principale 5/2 monostabile Canotto su cui viene montata la bobina Azionamento manuale a vite In alcuni casi non si dispone del comando elettrico ma si vuole che una valvola commuti. A questo scopo, quasi tutte le valvole servopilotate offrono un comando manuale che può essere costruito con diverse soluzioni. In alcuni casi, lo si trova sotto forma di vite da ruotare, in altri come pulsante ed in altri ancora come leva. Un’attenzione particolare deve essere portata sugli azionamenti manuali che possono essere bloccati in posizione di scambio manuale. In parecchie occasioni si può essere ingannati dal fatto che la valvola non commuti con il segnale elettrico, perciò prima di giungere a conclusioni di carattere manutentivo, è necessario controllare che gli azionamenti manuali siano liberi. Gli ultimi modelli di elettrovalvole hanno gli azionamenti manuali che non possono essere bloccati a meno che non si utilizzi una speciale chiavetta o azionatore manuale. Interfacce Festo Academy - Industrial Management School 4 - 20 Alimentazione separata per servopilota (opzionale) Uscita (2) Uscita (4) Servopilota Azionamento (12) Azionamento manuale Servopilota Azionamento (14) Scarico (3) Alimentazione (1) Bobina (14) Scarico (5) In una valvola bistabile, servono due servopiloti, uno per ogni segnale di scambio. Quando si aziona la valvola su un pilotaggio, l’altro deve essere assente. Questo vale anche per la prova manuale di scambio. Le valvole di nuova concezione hanno un bassissimo assorbimento delle bobine in modo da poter essere alimentate direttamente dall’elettronica. Interfacce Festo Academy - Industrial Management School 4 - 21 Caratteristiche delle valvole Oltre al tipo di funzione (monostabile, bistabile, 3/2 NC, 5/2, 5/3,…) le valvole si distinguono per la dimensione degli attacchi e perciò per la loro portata massima. La portata di una valvola incide sulla velocità dell’attuatore che controlla. I vari modelli di valvole ed elettrovalvole hanno una gamma di dimensioni d’ingombro e di attacchi M3, M5, 1/8, 1/4, 3/8 di pollice. Micro valvole Midi valvole Versioni compatte. Interfacce Festo Academy - Industrial Management School 4 - 22 Valvole classiche Valvole per impieghi speciali Le valvole non sono solo utilizzate per il controllo degli attuatori ma possono intercettare i flussi d’aria negli impianti. Interfacce Festo Academy - Industrial Management School 4-1 Batterie di valvole La prima evoluzione nel concetto di valvole sono state le batterie di valvole. Invece di portare alimentazione ed acquistare gli elementi silenziatori per ogni valvola volante, si montano le valvole su basi che mettono in comune alimentazione e scarichi. Questi ultimi vengono convogliati in due grossi silenziatori. Il vantaggio è chiaro: eliminare elementi come i silenziatori e limitare il cablaggio pneumatico ed il numero di connettori pneumatici. Ci sono sottobasi a 2, 4, 8, … posti e un innumerevole numero di varianti. Per i posti in eccedenza, vengono montate delle piastre di chiusura. Comunemente le basi vengono anche chiamate P R S dalla vecchia denominazione degli attacchi 1 (P), 3 (R) e 5(S). Interfacce Festo Academy - Industrial Management School 4-2 Integrazione e flessibilità Questi tipi di sottobase hanno le caratteristiche più innovative; sono in poliammide rinforzata in fibra di vetro, hanno zone di pressione differenziata mediante canali PRS chiusi nei blocchi base e di espansione, hanno la possibilità di alimentazione e scarico su entrambi i lati mediante gli attacchi del blocco base e terminale, piastre di aggancio e raccordi di giunzione che permettono il montaggio senza viti e la possibilità di montaggio come modulo singolo, su guida “omega” o a parete. Interfacce Festo Academy - Industrial Management School 4-3 Unità di valvole L’integrazione di valvole in unità è la soluzione più avanzata di interfacciamento tra controllo ed attuatori. Esistono molte soluzioni che si avvalgono di caratteristiche innovative: Spazi contenuti Valvole con portate elevate Basso assorbimento elettrico delle bobine Elevata flessibilità per vasti campi applicativi Struttura modulare per una configurazione personalizzata e rapida modifica degli impianti Tecniche di collegamento elettrico di comando per bassi costi di installazione e sicurezza. Una particolare innovazione tecnologica è stata apportata ai sistemi di cablaggio elettrico delle bobine. Con l’ausilio di metodi informatici si è ridotto il cablaggio a pochissimi cavi che trasferiscono delle informazioni elettroniche ad un’unità intelligente che comanda le valvole sull’isola. Per informazioni più dettagliate fare riferimento al capitolo 6 “Innovazione tecnologica” più avanti nel manuale. Interfacce Festo Academy - Industrial Management School 4-4 Le unità di valvole compatte Il sistema compatto CPV offre un sistema modulare aperto e flessibile con moduli potenti e compatti. Le singole valvole assicurano portate particolarmente elevate considerato il loro minimo ingombro di montaggio. La riduzione dell’ingombro e il peso consente una configurazione ottimale e soluzioni personalizzate di automazione. Queste unità di valvole vengono collocate direttamente nell’area di lavoro della macchina e persino su parti in movimento di impianti. Le valvole sono progettate per essere inserite in un’unità di valvole e non possono essere utilizzate da sole. Ci sono tutte le varietà di valvole più alcune particolari soluzioni tipo: 2 valvole 3/2 in un solo modulo, doppia densità di montaggio tutte le valvole hanno l’azionatore manuale e il servopilotaggio modulo di relè per il comando di utenze elettriche oppure a maggiore assorbimento moduli con generazione di vuoto ed espulsione con pressione integrati. Tra le connessioni si può scegliere la soluzione con cavi preassemblati, che permettono di mettere in posa un cavo multipolare per ogni unità. Interfacce Festo Academy - Industrial Management School 4-5 Le piastre terminali permettono di alimentare le sezioni delle valvole in modo flessibile Alimentazione Scarico Scarico Alimentazione Pilotaggio esterno Pilotaggio interno Interfacce Festo Academy - Industrial Management School 4-6 Il funzionamento delle valvole Compact Performance Valvola 5/2 Valvole 2/2 (due per modulo) Interfacce Festo Academy - Industrial Management School 4-7 Valvole 3/2 (due per modulo) o valvola 5/3 a centri aperti. Modulo aggiuntivo per 5/3 a centri chiusi Valvola con effetto venturi (generatore di vuoto) ed espulsione (getto d’aria) Interfacce Festo Academy - Industrial Management School 4-8 Funzionamento: Interfacce Festo Academy - Industrial Management School 4-9 Azionamento 12 (2 alimentato, 4 in scarico) Azionamento 14 (4 alimentato, 2 in scarico Interfacce Festo Academy - Industrial Management School 4 - 10 Azionamento manuale Funzionamento 3/2 Interfacce Festo Academy - Industrial Management School 4 - 11 Gestione completa di un attuatore La FORZA di un cilindro è dipendente dalla superficie del pistone su cui l’aria compressa agisce e dalla pressione dell’aria stessa. F TEORICA = P (pressione) X A (superficie) La VELOCITA’ è dipendente dalla portata di alimentazione e dalla portata di scarico dell’aria compressa. Controllo della pressione (Riduttore di pressione pneumatico) La pressione può essere controllata da valvole pneumatiche chiamate riduttori di pressione. Nella condotta di alimentazione di una macchina è sempre presente un gruppo di condizionamento Filtro, Riduttore, (in alcuni casi Lubrificatore) che controlla la pressione in tutto il circuito pneumatico della macchina. Se si vuole controllare la pressione solo in una parte del circuito, si deve inserire nel punto desiderato un riduttore di pressione ed un eventuale manometro di lettura della pressione impostata. Agendo sulla manopola di controllo, si carica la molla che contrasta la forza della pressione. Ruotando in senso orario, si carica la molla e la pressione in uscita è più elevata. Ruotando in senso antiorario, la molla viene scaricata e la pressione diminuisce. Interfacce Festo Academy - Industrial Management School 4 - 12 Controllo della pressione (Valvola proporzionale analogica) La tecnologia di controllo delle valvole, ci offre la possibilità di regolare una pressione con un riferimento ad un segnale elettrico analogico (0-10V o 4-20 mA). La valvola proporzionale di controllo di pressione ha un sistema elettronico che legge la pressione in uscita della valvola tramite un sensore piezoelettrico, la confronta con il valore di riferimento elettrico di ingresso e modifica la posizione delle valvole interne per mantenere la pressione desiderata. Modificando perciò il valore elettrico di riferimento, la valvola reagisce ristabilendo in uscita il valore di pressione corrispondente. La relazione tra segnale elettrico e pressione è 1 a 1 perciò: Volt 10 5 1 bar 1 Interfacce 5 10 Festo Academy - Industrial Management School 4 - 13 Esempi applicativi di valvole proporzionali di controllo di pressione: Frizione per controllo forza di trazione carta Controllo forza di spinta su rullo inchiostratore Interfacce Festo Academy - Industrial Management School 4 - 14 Controllo della portata (regolatori di flusso) La regolazione della velocità degli attuatori si ottiene controllando la portata. Restringendo la sezione di passaggio del flusso d’aria, si ottiene una portata minore. Il regolatore di flusso unidirezionale permette, tramite una vite a passo fine, di regolare la sezione di passaggio quando l’aria attraversa il componente in una direzione. Nella direzione opposta, una valvola unidirezionale permette il passaggio in una sezione costante in cui la portata non è regolata. Se la regolazione viene effettuata su un tubo, si può utilizzare un regolatore “volante”. Se la regolazione serve per la velocità di un cilindro, la soluzione migliore è di applicare due regolatori di flusso unidirezionali direttamente sul cilindro. Il modo più corretto per regolare la velocità di un attuatore con i regolatori di flusso è di limitare la portata durante lo scarico dell’aria dall’attuatore. In questo modo si crea una contropressione che rallenta la velocità della corsa ma la forza di spinta è sempre comandata da una portata più elevata. L’unico caso in cui i regolatori (che vengono comunemente chiamati anche “strozzatori”) vengono montati in modo che regolino la mandata al cilindro, è nei cilindri a semplice effetto, nei cilindri a doppio effetto con diametri molto piccoli o se si vuole aumentare lentamente la forza a finecorsa. Interfacce Festo Academy - Industrial Management School 4 - 15 Controllo della portata (valvola 5/3 proporzionale analogica) Per il controllo completo della velocità di un attuatore, è stata progettata una valvola 5/3 a centri chiusi a controllo elettrico proporzionale. La tensione di riferimento definisce la posizione della spola della valvola per la sua intera corsa. Se il segnale di riferimento è in tensione (c’è anche in corrente 4-20 mA) il range di questo è 0 – 10 volt. La posizione centrale viene raggiunta con segnale di riferimento a 5V. La posizione di 2 tutto alimentato e 4 tutto in scarico è a 0 V. La posizione di 4 tutto alimentato e 2 tutto in scarico è a 10V. La portata è in funzione del riferimento analogico: Per l’attacco 2 → da 5 a 0V Per l’attacco 4 → da 5V a 10V Portata max attacchi 2 o 4 1→2 0 2,5 1→4 5 7,5 10 Tensione di riferimento 0-10 V La valvola ha una risposta che arriva a 125 Hz, ciò significa che può compiere uno spostamento completo della spola ogni 8 ms. Per il funzionamento ottimale della valvola proporzionale 5/3 l’aria deve essere secca, non lubrificata e filtrata a 5 µm. Interfacce Festo Academy - Industrial Management School 4 - 16 Le possibilità di questa valvola vengono esaltate dall’elettronica. Per il controllo di un motore pneumatico la soluzione permette di regolare la velocità in entrambe le direzioni e di invertire il senso di marcia. Di seguito lo schema di controllo di un motore ad anello aperto con potenziometro. 4 2 Uw 3 5 1 0V 10V Per cilindri che devono raggiungere velocità sostenute e trasportano masse, esiste il problema di smorzare le forze inerziali a finecorsa. Un metodo è quello di utilizzare degli ammortizzatori idraulici di finecorsa. La scelta di questi componenti deve sottostare a calcoli di momenti di inerzia, masse, posizioni di montaggio e per questo esistono software in grado di aiutare il progettista. Interfacce Festo Academy - Industrial Management School 4 - 17 Soft Stop – Controllo posizioni terminali Per ottenere le migliori prestazioni di accelerazione, velocità massima e decelerazione senza impatto, ci si può orientare verso sistemi elettronici di controllo. Il sistema <<Soft Stop>> permette di generare il percorso ideale dell’attuatore che sta controllando. Il sistema prevede: Cilindro a doppio effetto o attuatore lineare Sensore di posizione analogico o digitale Valvola proporzionale 5/3 SPC-10 - Soft stop controllo posizioni terminali Tramite dei semplici micro DIP-Swich (interruttorini da selezionare on o off) si dichiarano al Soft Stop le caratteristiche del sistema cilindro e massa che dovrà controllare. Dopo qualche corsa a bassa velocità in cui il soft stop “autoapprende” come si comporta il sistema da lui controllato, vengono ottenute le prestazioni ottimali che sono fino a 3 volte migliori di un sistema di controllo con una normale valvola 5/2 ed ammortizzatori idraulici. Se si desidera che il cilindro compia una corsa minore di quella massima, si può far autoapprendere il sistema con dei fermi meccanici che definiranno le posizioni terminali della corsa. Interfacce Festo Academy - Industrial Management School 4 - 18 Stop del cilindro in posizione intermedia (Soluzioni di emergenza) Se un cilindro ha il compito di sollevare dei carichi o delle masse, le condizioni di sicurezza di emergenza impongono che questo si debba fermare nel punto in cui si trova e che l’alimentazione pneumatica venga scaricata nel minor tempo possibile. Ci sono varie soluzioni che soddisfano queste condizioni: Valvole unidirezionali pilotate L’alimentazione dei segnali 21 permette all’aria compressa di attraversare le valvole unidirezionali pilotate in entrambi i sensi. Se il segnale 21 viene scaricato, le valvole non permettono alla pressione presente nelle camere di scaricarsi e perciò dopo una piccola corsa il cilindro entra in una situazione di equilibrio con l’asta ferma in posizione intermedia. Se in questo sistema le guarnizioni non sono perfettamente efficienti, l’asta tenderà a muoversi ma con una velocità non apprezzabile. La maggiore sicurezza è data dal supporto di un freno meccanico posto sull’asta del cilindro. Interfacce Festo Academy - Industrial Management School 4 - 19 Valvola 5/3 a centri chiusi Il sistema permette di fermare il cilindro ma è molto probabile che la corsa possa continuare a velocità molto basse. Questo è dovuto dalla lunghezza dei tubi, alla tenuta delle guarnizioni e dalla comprimibilità dell’aria. Inoltre ci possono essere fenomeni di irregolarità di velocità nel ripristino del funzionamento. La maggiore sicurezza è data dal supporto di un freno meccanico posto sull’asta del cilindro. In ogni caso l’immissione della pressione nel circuito della macchina andrebbe effettuata con una valvola di aumento graduale della pressione. Queste valvole vengono di solito integrate nel gruppo di condizionamento. Interfacce Festo Academy - Industrial Management School 4 - 20 Stop del cilindro in posizioni intermedie (Asse controllato pneumatico) La valvola proporzionale 5/3 e l’elettronica hanno permesso di progettare un sistema che permette di gestire la velocità e la posizione di un cilindro lineare. Attraverso un controllore (SPC200) si possono memorizzare delle posizioni intermedie di un cilindro e raggiungerle con una precisione che arriva fino al decimo di millimetro. Il sistema prevede: Cilindro a doppio effetto o attuatore lineare con sensore di posizione magnetostrittivo incorporato Sensore di posizione analogico o digitale Valvola proporzionale 5/3 Interfaccia assi SPC AIF SPC 200 – Controllore assi Interfacce Festo Academy - Industrial Management School 4 - 21 Funzionamento 1. Il sensore legge la posizione e manda il valore al controllore assi. 2. Il controllore assi confronta il valore di posizione reale con quello che gli è stato richiesto dal controllo o che ha nella lista delle posizioni come posizione da raggiungere. 3. Il controllore aziona la valvola proporzionale 5/3 per raggiungere la posizione richiesta tenendo conto di accelerazione, velocità massima e frenata. 4. Il controllore torna a leggere il valore dal sensore. Sensore di posizione Attuatore lineare pneumatico 4 Controllore SPC 200 2 Valore reale Uw 5 Reazione 3 Valore richiesto 1 Valvola proporzionale 5/3 Richiesta di posizionamento da controllo PLC o altro Per il funzionamento ottimale della valvola proporzionale 5/3 l’aria deve essere secca e filtrata a 5 µm. Per impieghi particolarmente onerosi è consigliabile inserire un serbatoio in serie all’alimentazione. Interfacce Festo Academy - Industrial Management School 4 - 22 Capitolo 5 - Controllo Logiche di controllo Nel controllo o “cervello” della macchina viene progettata la logica con cui verranno comandati gli attuatori a fronte dei segnali ricevuti dai sensori. Di seguito analizzeremo le logiche di base che possono poi essere tradotte nelle tecnologie di controllo pneumatico, elettrico ed elettronico programmabile (programma di PLC). Funzioni logiche di base Logica AND La funzione logica AND più semplice è tra due segnali ma può essere utilizzata con il numero di segnali desiderati. AND è una parola inglese che tradotta diventa “E” intesa come congiunzione. Possiamo chiamare X1 e X2 i due segnali e li possiamo pensare per esempio come due pulsanti. Il risultato è un segnale U che va ad un utilizzatore. I segnali sono digitali On/Off perciò li possiamo denominare: 0 = Assenza di segnale (nessuna pressione, nessuna tensione) 1 = Presenza di segnale (pressione 6 bar, tensione 24 Vdc) La AND dice che l’uscita U è = 1 solo se X1 e X2 sono entrambi = 1. Tabella della verità funzione AND X1 X2 U 0 0 0 0 1 0 1 0 0 1 1 1 X1 AND X2 Controllo U Festo Academy - Industrial Management School 5-1 Soluzione pneumatica Problema: Due pulsanti devono essere entrambi azionati per far avanzare l’asta di un cilindro a semplice effetto. Soluzione 1: Due valvole 3/2 N.C. in Serie. U 2 X1 1 3 2 X2 1 3 Soluzione 2: Due valvole 3/2 N.C. emettono i segnali che vengono elaborati da una valvola a due pressioni o valvola AND. U X1 A X Y X2 2 1 Controllo 2 3 1 3 Festo Academy - Industrial Management School 5-2 Soluzione elettrica Problema: Due pulsanti devono essere entrambi azionati per accendere una lampada. Soluzione elettromeccanica: il contatto N.A. dei pulsanti in Serie. +24V X1 X2 U 0V Soluzione con logica programmabile (linguaggio KOP): Due ingressi come contatti N.A. in serie che attivano un’uscita. Controllo Festo Academy - Industrial Management School 5-3 Logica OR La funzione logica OR più semplice è tra due segnali ma può essere utilizzata con il numero di segnali desiderati. OR è una parola inglese che tradotta diventa “O” intesa come congiunzione. Possiamo chiamare X1 e X2 i due segnali e li possiamo pensare per esempio come due pulsanti. Il risultato è un segnale U che va ad un utilizzatore. I segnali sono digitali On/Off perciò li possiamo denominare: 0 = Assenza di segnale (nessuna pressione, nessuna tensione) 1 = Presenza di segnale (pressione 6 bar, tensione 24 Vdc) La OR dice che l’uscita U è = 1 se o X1 o X2 sono = 1, ovvero basta che un ingresso sia vero per attivare l’uscita. Tabella della verità funzione OR X1 X2 U 0 0 0 0 1 1 1 0 1 1 1 1 X1 OR X2 Controllo U Festo Academy - Industrial Management School 5-4 Soluzione pneumatica Problema: Almeno uno dei due pulsanti deve essere azionato per far avanzare l’asta di un cilindro a semplice effetto. Soluzione: Due valvole 3/2 N.C. emettono i segnali che vengono elaborati da una valvola selettrice, valvola a navetta o valvola OR. U X1 A X Y X2 2 1 Controllo 2 3 1 3 Festo Academy - Industrial Management School 5-5 Soluzione elettrica Problema: Almeno uno dei due pulsanti deve essere azionato per accendere una lampada. Soluzione elettromeccanica: Il contatto N.A. dei pulsanti in Parallelo. +24V X1 X2 U 0V Soluzione con logica programmabile (linguaggio KOP): Due ingressi come contatti N.A. in parallelo che attivano un’uscita. Controllo Festo Academy - Industrial Management School 5-6 Logica NOT La funzione logica NOT si può applicare ad un solo segnale. NOT è una parola inglese che tradotta diventa “NON” intesa come negazione. Possiamo chiamare X1 il segnale e lo possiamo pensare per esempio come un pulsante. Il risultato è un segnale U che va ad un utilizzatore. I segnali sono digitali On/Off perciò li possiamo denominare: 0 = Assenza di segnale (nessuna pressione, nessuna tensione) 1 = Presenza di segnale (pressione 6 bar, tensione 24 Vdc) La NOT dice che l’uscita U è = 1 se X1 = 0, ovvero l’ingresso NON deve essere vero per attivare l’uscita. Tabella della verità funzione NOT X1 Controllo NOT X1 U 0 1 1 0 U Festo Academy - Industrial Management School 5-7 Soluzione pneumatica Problema: Se si aziona un pulsante l’asta di un cilindro a semplice effetto si riporta in condizioni di riposo (rientrata). Se il pulsante NON viene azionato, il cilindro è in posizione di lavoro (asta fuori). Soluzione: Il pulsante da scegliere è una valvola 3/2 Normalmente Aperta. U X1 Controllo Festo Academy - Industrial Management School 5-8 Soluzione elettrica Problema: Se il pulsante NON è premuto, la lampada è accesa. La lampada si spegne se il pulsante viene premuto. Soluzione elettromeccanica: Il contatto Normalmente Chiuso del pulsante alimenta la lampada. +24V X1 U 0V Soluzione con logica programmabile (linguaggio KOP): L’ingresso “Pulsante_1” viene letto N.C. (“al contrario”, ”negato”) e portato all’uscita. Controllo Festo Academy - Industrial Management School 5-9 Funzioni di temporizzazione Temporizzatore con ritardo all’azionamento. Un’altra importante logica di comando è l’attuazione di un comando in ritardo rispetto all’arrivo di un segnale. Possiamo chiamare X1 il segnale e lo possiamo pensare per esempio come un pulsante. Il risultato è un segnale U che va ad un utilizzatore. I segnali sono digitali On/Off perciò li possiamo denominare: 0 = Assenza di segnale (nessuna pressione, nessuna tensione) 1 = Presenza di segnale (pressione 6 bar, tensione 24 Vdc) Il temporizzatore con ritardo all’azionamento attiva la sua uscita applicando un ritardo temporale impostabile che inizia all’arrivo del segnale in ingresso. X1 Tempo ritardo di U 1 X1 0 1 U 0 tempo Tempo impostato Controllo 10 Festo Academy - Industrial Management School 5- Soluzione pneumatica Problema: L’asta di un cilindro a semplice effetto deve uscire dopo un ritardo di 2 secondi da quando si è premuto (e mantenuto premuto) un pulsante. Soluzione: Il pulsante da scegliere è una valvola 3/2 Normalmente Chiusa che pilota un temporizzatore pneumatico con ritardo all’azionamento. Valvola temporizzatrice N.C. ritardo all’azionamento Lo strozzatore regola il flusso in ingresso da 12 U X1 2 1 Controllo 11 3 Festo Academy - Industrial Management School 5- Soluzione elettrica Problema: Una lampada si deve accendere dopo un ritardo di 2 secondi da quando si è premuto (e mantenuto premuto) un pulsante. Soluzione elettromeccanica: Il contatto Normalmente Aperto del pulsante alimenta l’ingresso di un temporizzatore con ritardo all’azionamento. Il contatto N.A. del temporizzatore alimenta la lampada. +24V X1 KT1 KT1 U -0V Soluzione con logica programmabile (linguaggio KOP): Il contatto Normalmente Aperto del pulsante alimenta l’ingresso di un temporizzatore con ritardo all’azionamento (TON). Il contatto N.A. del temporizzatore alimenta la lampada. Controllo 12 Festo Academy - Industrial Management School 5- Temporizzatore con ritardo al disazionamento. Il temporizzatore con ritardo al disazionamento, attiva subito la sua uscita all’arrivo del segnale di ingresso e ritarda la spegnimento del segnale d’uscita alla sparizione del segnale di ingresso. Possiamo chiamare X1 il segnale e lo possiamo pensare per esempio come un pulsante. Il risultato è un segnale U che va ad un utilizzatore. I segnali sono digitali On/Off perciò li possiamo denominare: 0 = Assenza di segnale (nessuna pressione, nessuna tensione) 1 = Presenza di segnale (pressione 6 bar, tensione 24 Vdc) Il temporizzatore con ritardo all’azionamento attiva la sua uscita all’arrivo del segnale in ingresso. Quando il segnale di ingresso va a “0”, parte il tempo impostato. Allo scadere di questo tempo, l’uscita viene spenta. X1 Tempo di ritardo al U 1 X1 0 1 U 0 tempo Tempo impostato Controllo 13 Festo Academy - Industrial Management School 5- Soluzione pneumatica Problema: L’asta di un cilindro a semplice effetto deve uscire quando si preme un pulsante. Al rilascio dello stesso, prima che l’asti ritorni, devono passare 3 secondi. Soluzione: Il pulsante da scegliere è una valvola 3/2 Normalmente Chiusa che pilota un temporizzatore pneumatico con ritardo al disazionamento. Valvola temporizzatrice N.C. ritardo al disazionamento Lo strozzatore regola il flusso in uscita da 12 U X1 2 1 Controllo 14 3 Festo Academy - Industrial Management School 5- Soluzione elettrica Problema: Una lampada si deve accendere quando si preme un pulsante. Al rilascio dello stesso devono passare 3 secondi prima che la lampada si spenga. Soluzione elettromeccanica: Il contatto Normalmente Aperto del pulsante alimenta la bobina di un temporizzatore con ritardo al disazionamento. Il contatto N.A. del temporizzatore alimenta la lampada. +24V X1 KT1 KT1 U -0V Soluzione con logica programmabile (linguaggio KOP): Il contatto Normalmente Aperto del pulsante alimenta un temporizzatore con ritardo al disazionamento (TOF). Il contatto N.A. del temporizzatore alimenta la lampada. Controllo 15 Festo Academy - Industrial Management School 5- Contatore o contaimpulsi Ci sono casi in cui un attuatore o una parte di macchina devono essere comandati solo a fronte di un numero prestabilito di eventi di un segnale. Nelle varie soluzioni tecnologiche esistono delle logiche che soddisfano questa esigenza. I più comuni vengono chiamati contatori o contaimpulsi. Possiamo chiamare X1 il segnale e lo possiamo pensare per esempio come un pulsante. Il risultato è un segnale U che va ad un utilizzatore. I segnali sono digitali On/Off perciò li possiamo denominare: 0 = Assenza di segnale (nessuna pressione, nessuna tensione) 1 = Presenza di segnale (pressione 6 bar, tensione 24 Vdc) Il contatore ha un ingresso di conteggio che somma alla variabile di conteggio un’unità ogni volta che il segnale da “0” passa a “1”. Quando il valore della variabile raggiunge il valore impostato, il contatore emette un segnale. Per poter ripartire con il conteggio da 0, c’è un ingresso che viene denominato Reset o azzeramento. X1 Contatore Reset X1 U Impostazione n° impulsi 1 0 U 1 0 Reset 1 0 0 1 2 3 0 Conteggio N° conteggi impostati = 3 Controllo 16 Festo Academy - Industrial Management School 5- Soluzione pneumatica Problema: L’asta di un cilindro a semplice effetto deve uscire dopo che un pulsante è stato premuto per 3 volte. L’asta deve rientrare quando viene premuto il pulsante di “Reset”. Soluzione: Il pulsante da scegliere è una valvola 3/2 Normalmente Chiusa che manda i segnali ad un contaimpulsi pneumatico. L’uscita del contaimpulsi viene utilizzata per attivare il cilindro a semplice effetto. L’ingresso di azzeramento del contaimpulsi viene comandato da un’altra valvola 3/2 N.C. Contaimpulsi pneumatico U Reset X1 2 1 Controllo 17 2 3 1 3 Festo Academy - Industrial Management School 5- Soluzione elettrica Problema: Una lampada si deve accendere dopo che un pulsante è stato premuto per 3 volte. La lampada si spegne quando viene premuto il pulsante di “Reset”. Soluzione elettromeccanica: Il contatto Normalmente Aperto del pulsante alimenta la bobina di conteggio del contatore. Il contatto N.A. del contatore alimenta la lampada. Il pulsante di Reset N.A. alimenta la bobina di azzeramento. +24V X1 RESE KC1 KC1 U 0V Contaimpulsi elettromeccanico Controllo 18 Festo Academy - Industrial Management School 5- Soluzione con logica programmabile (linguaggio KOP): Il contatto Normalmente Aperto del Pulsante_1 alimenta un contatore impostato a 3 conteggi. Il contatto N.A. del pulsante Reset azzera il conteggio. Il contatto N.A. del contatore alimenta la lampada. Controllo 19 Festo Academy - Industrial Management School 5- Concetto di logica programmabile Logica cablata La logica “cablata” è il tipo di logica che collega i vari elementi come datori di segnale, interfacce, funzioni (And, Or, Not…) con collegamenti fisici quali tubi, cavi o piste su schede elettroniche. E’ proprio sulle schede elettroniche che è avvenuto il passaggio tra la logica cablata e la logica programmabile. Per progettare un controllo a logica cablata su scheda elettronica, ci sono elementi chiamati circuiti integrati che svolgono le varie funzioni logiche. Questi elementi vengono collegati tra di loro da piste di rame disegnate ad-hoc per il controllo da progettare. Controllo 20 Festo Academy - Industrial Management School 5- Il microprocessore La ricerca e lo sviluppo nel campo dell’elettronica ha permesso di mettere a punto una tecnologia di miniaturizzazione sempre in miglioramento. La miniaturizzazione ha permesso di inserire milioni di componenti miniaturizzati all’interno di un solo involucro chiamato circuito integrato. Questo ha permesso di produrre dei circuiti integrati contenenti tutte le funzioni logiche. Questi componenti vengono chiamati Microprocessori. Attualmente si fa larghissimo uso dei microprocessori a partire dai Personal Computer fino ad arrivare alle lavartici domestiche o ai forni a microonde. In automazione industriale, il microprocessore viene utilizzato nella Logica di Controllo Programmabile (PLC – Programmable Logic Controller). Controllo 21 Festo Academy - Industrial Management School 5- Concetto di programmabilità Le funzioni logiche che prima andavano acquistate separatamente e collegate tra di loro, ora sono contenute in un solo componente, il microprocessore. Questo componente si trasforma internamente per diventare la funzione che gli si chiede. Ci sono una serie di piedini che sono dedicati al codice di istruzione. A seconda del codice che si configura, il microprocessore si comporta come la funzione richiesta. … Codici di istruzione Si deve allora stilare un programma cioè una lista di istruzioni che il microprocessore deve eseguire in sequenza, molto veloce, in modo da soddisfare tutte le funzioni logiche necessarie per controllare il funzionamento automatico di una macchina. Controllo 22 Festo Academy - Industrial Management School 5- Struttura di un PLC (Controllore a Logica Programmabile) Un PLC è un’apparecchiatura elettronica programmabile che si interfaccia ad una macchina automatica in modo che comandi il funzionamento degli attuatori in funzione dei segnali che gli arrivano dai sensori, con la logica programmata. Gli elementi essenziali che compongono un PLC si possono dividere in: CPU (Central Processing Unit) E’ l’Unità Centrale di Elaborazione. Contiene il Microprocessore e tutti i componenti elettronici in grado di farlo funzionare. Nella CPU c’è la memoria in cui viene scritto e memorizzato il programma cioè la logica di funzionamento della macchina da controllare. Schede di ingresso e di uscita Permettono di collegare i sensori in ingresso e le interfacce verso gli attuatori in uscita. Preparano i segnali che possono essere interpretati dal microprocessore. CPU Programma Controllo 23 INGRESSI USCITE Festo Academy - Industrial Management School 5- Dispositivi e sistemi di programmazione Per inserire il programma esistono vari tipi di soluzioni dal Personal Computer ai tastierini dedicati. Si può comunicare con la CPU attraverso un cavo che viene collegato ad una presa sulla CPU stessa. La programmazione viene effettuata con un linguaggio che varia da PLC a PLC a seconda della marca e della serie acquistata. La logica di programmazione rimane la stessa ma bisogna imparare a “parlare” con il PLC imparando il suo linguaggio. Controllo 24 Festo Academy - Industrial Management School 5- Interfaccia uomo macchina Siccome i PLC sono dei computer, oltre ai pulsanti elettromeccanici, esistono dei pannelli operatore che vengono utilizzati per il colloquio tra PLC ed l’operatore della macchina. L’operatore può scrivere su tastiera la modalità di funzionamento della macchina, il tipo di prodotto, la velocità di funzionamento, ecc.. La macchina può scrivere su un visore (Display o schermo) i dati di funzionamento, i pezzi prodotti, ecc.. e, molto importante, la diagnosi del funzionamento della macchina. Con le tecniche di programmazione avanzate e la nuova tecnologia delle interfacce, si possono identificare, in molte occasioni, i motivi di malfunzionamento della macchina. Questo è un grosso vantaggio che la tecnica di controllo programmabile offre agli operatori ed alla manutenzione. Controllo 25 Festo Academy - Industrial Management School 5- Capitolo 6 – Innovazione tecnologica Isole di valvole intelligenti Tra le varie soluzioni ai problemi di automazione, ci sono delle unità di valvole che incorporano un PLC. Questa è la soluzione ottimale quando la macchina ha un numero relativamente limitato di attuatori e di sensori. In questo modo l’isola di valvole contiene in una sola unità il controllo elettronico programmabile, le elettrovalvole e la possibilità di collegare sensori, pulsanti e ulteriori interfacce o attuatori elettrici. Le unità di valvole sono estremamente flessibili; la struttura modulare permette loro di essere composte a seconda dell’esigenza ed eventualmente di essere modificate ed ampliate in seguito. L’unità centrale (CPU) può essere acquistata a seconda del linguaggio di programmazione e della marca a cui si è legati. Innovazione tecnologica Festo Academy - Industrial Management School 6-1 Comunicazione tra PLC e campo Se non si sceglie la soluzione di integrare la logica di controllo nel campo, il PLC deve essere montato all’interno di un quadro elettrico. Di norma il quadro elettrico è discostato dalla macchina e tutte le connessioni devono perciò giungere sotto forma di cavi e di tubi. Come già si è visto, con la soluzione delle unità di valvole, la pneumatica viene decentrata e sistemata vicino agli attuatori, perciò i tubi che dovranno essere posati sono solo quelli dell’alimentazione pneumatica. Per quanto riguarda i cavi, i costi di cablaggio (numero di fili e tempo di cablaggio) oltre ai costi di manutenzione, hanno spinto i progettisti a trovare soluzioni sempre più economiche ed affidabili. Connessioni Multipolari Il primo passo verso una posa di cavi in numero minore è stato di produrre cavi contenenti un alto numero di fili, ed accoppiamenti spina/presa precablati. Esistono perciò le unità di valvole con prese multipolari. Questa soluzione risolve il problema del passaggio dei cavi ma non quello del cablaggio sulle schede del PLC. Innovazione tecnologica Festo Academy - Industrial Management School 6-2 Reti di comunicazione L’innovazione sui sistemi di trasporto delle informazioni tra la macchina e l’armadio di comando sono le reti informatiche di campo. La tecnica di comunicazione basata sulle reti è sempre in rapida evoluzione. Un sistema di questo tipo ha bisogno, di norma, di un cavo a due fili che collega il PLC (Master) con le unità sul campo (Slave). In questo modo anche i cablaggi elettrici sono ridottissimi. Sul filo passano delle informazioni elettriche sotto forma di codici che vengono mandati e letti da più unità collegate allo stesso filo. Sul PLC e su ogni stazione decentrata (sul campo) ci dovrà perciò essere una scheda elettronica che sa leggere, scrivere, tradurre i codici e capire se sono destinati a lei. Esistono una innumerevole varietà di linguaggi dei codici perciò varie aziende costruttrici hanno scelto di consorziarsi e sviluppare in modo congiunto le regole della comunicazione chiamate “Protocolli”. Innovazione tecnologica Festo Academy - Industrial Management School 6-3 Fieldbus (bus di campo) La struttura tipica di una unità di controllo che è collegata a più unità di campo, viene chiamata Bus di Campo o Fieldbus. La figura nella pagina precedente raffigura i più importanti consorzi Fieldbus che le aziende hanno costituito, con la loro predominanza nel mondo. Profibus Il protocollo Profibus (Process Field Bus) è nato nel 1987 dall’iniziativa di un’insieme di industrie: Asea Brown Boveri, Aeg, Ernst Tesh GmbH, Honeywell, Klockner-Moeller, Landis & Gyr, Phoenix Contact, Schleicher, Siemens… Il sistema prevede che la comunicazione avvenga con la modalità Master – Slave. Il Master è l’unità che prende l’iniziativa e chiede agli slave di mandargli la situazione degli ingressi e manda loro le uscite da attivare o disattivare. Su un bus ci possono essere più Master che parlano tra di loro. In questo modo le macchine partecipanti alla stessa linea di produzione possono coordinare delle funzioni o delle velocità. Master Master Slave Innovazione tecnologica Slave Slave Slave Festo Academy - Industrial Management School Slave 6-4 Le unità di valvole possono allora diventare slave di un PLC che parla Profibus. Per ogni tipo di unità di valvole c’è l’interfaccia Profibus da applicare: Innovazione tecnologica Festo Academy - Industrial Management School 6-5 AS-i AS-i indica Actuator Sensor intefrace: Interfaccia per Attuatori e Sensori. E’ un tipo di rete di campo studiata per collegare attuatori, sensori sul campo e PLC con un solo cavo. AS-i è nato per sostituire il cablaggio al livello di rete più basso, dove altri sistemi di campo (Fieldbus) tendono a essere troppo complessi, costosi e lenti. Serve per collegare semplici elementi binari come pulsanti, finecorsa, interruttori di prossimità, fotocellule, elettrovalvole e relè con sistemi di controllo a più alto livello. Trasmette i dati dalla periferia al controllore, fornisce l’alimentazione ai sensori e attuatori e controlla il corretto funzionamento della rete. Il suo impiego è limitato a sensori ed attuatori semplici, prevalentemente On/Off. L’interfaccia AS-i utilizza un cavo piatto bifilare profilato schermato avente una sezione di 2 x 1,5 mm2 con isolamento in gomma gialla, oppure un cavo schermato o non schermato con sezione circolare massima di 2 x 2,5 mm2. Oltre a garantire il trasferimento delle informazioni, la rete fornisce un’alimentazione di 30 Vcc ai dispositivi collegati; la corrente non può superare i 2 A. Il suo particolare profilo non permette inversioni di polarità. La connessione degli elementi al cavo avviene per penetrazione senza tagliare il cavo e lasciandolo intatto nell’eventuale rimozione. Innovazione tecnologica Festo Academy - Industrial Management School 6-6 Sensori e attuatori sono collegati alla rete attraverso componenti slave, ciascuno dei quali può commutare fino a 100 mA. Il master collega invece la rete al proprio controllore (PLC, CN, PC,…) o può essere a sua volta uno slave di un bus di campo superiore. Caratteristiche AS-i: Montaggio semplice grazie alla tecnica di penetrazione 31 indirizzi (1..31) Gestione di 124 Ingressi e 124 Uscite 100 mt su 2 fili (fino a 300 mt con 2 ripetitori) Tempo di aggiornamento di 31 slave AS-i: 5 ms Per motivi di sicurezza, c’è la possibilità di utilizzare un cavo supplementare (nero) per trasportare la potenza (24 Vdc) che può essere tagliata nelle situazioni di emergenza. Programmatore indirizzi Ogni Slave ha un suo numero di indirizzo che lo fa riconoscere al Master. Quando lo slave viene inserito nella rete deve perciò essere identificato con un programmatore di indirizzi. Alimentatore L’alimentazione al cavo di rete e perciò ai partecipanti deve essere fornita da un alimentatore speciale AS-i perché sullo stesso cavo ci sono alimentazione e dati, e le caratteristiche elettriche devono essere rispettate. Innovazione tecnologica Festo Academy - Industrial Management School 6-7 Valvole AS-i Come detto prima, per le situazioni di emergenza, le utenze con alimentazione supplementare possono essere disinserite in condizioni di emergenza. Gli attuatori vengono arrestati ma restano operativi i segnali dei sensori ed il sistema bus. Inoltre potrebbero esserci valvole o attuatori che abbiano bisogno di alimentazione con più potenza; anche questa viene fornita dal cavo nero. Ogni slave con un indirizzo può avere al massimo 4 uscite e 4 ingressi. Esistono slave con 8 ingressi o 8 uscite ma occupano due indirizzi. Perciò ogni utenza ha 8 indirizzi (bit) Innovazione tecnologica Festo Academy - Industrial Management School 6-8 Oltre che alle unità di valvole, AS-i può essere applicato direttamente alle valvole singole fornendo anche gli ingressi per i finecorsa del cilindro. Blocchetti di input / output Per arrivare sul campo in modo flessibile, AS-i mette a disposizione dei blocchetti che accettano 4 ingressi, 2 ingressi e 2 uscite o 4 uscite. Esistono blocchetti a 8 ingressi o a 8 uscite ma occupano 2 indirizzi AS-i. Se nei blocchetti d’uscita la richiesta di corrente supera la corrente consentita oppure si desidera eliminare alimentazione in casi d’emergenza, può essere utilizzato il cavo nero supplementare. Ogni blocchetto deve essere programmato con un indirizzo differente all’interno della rete. Gli indirizzi sono al massimo 31 (da 1 a 31). Innovazione tecnologica Festo Academy - Industrial Management School 6-9 Master AS-i Una rete AS-i si comporta come un bus di campo perciò ha bisogno di un alimentatore, di un cavo dati/alimentazione, di un master e dei suoi slave. Il tipo di rete può essere ad albero perciò è possibile inserire rami all’interno del cavo principale, l’importante è che non si superino 100mt altrimenti sarà necessario inserire amplificatori di segnale (max 300mt con 2 ripetitori). Il master AS-i può essere direttamente connesso al PLC o può essere lo slave di una rete di livello superiore. Il master si occupa di raccogliere i dati di ingresso e di mandare le uscite agli slave. Inoltre si occupa di passare i dati al PLC e di segnalare un eventuale malfunzionamento della rete AS-i da lui controllata. Slave Profibus Master AS-i Accessori Per una ottima facilità di montaggio ed un ottimo funzionamento, la rete AS-i deve avere i connettori approvati dal consorzio che penetrando nel cavo giallo, mettono in comunicazione gli elementi tra loro. Innovazione tecnologica Festo Academy - Industrial Management School 6 - 10 Festo Academy - Industrial Management School