Comune di Sospirolo Provincia di Belluno “Riqualificazione generale di Pian Falcina” Valle del Mis in Comune di Sospirolo Provincia di Belluno Relazione Geologica Committente: ENTE PARCO NAZIONALE DOLOMITI BELLUNESI Feltre, dicembre 2007 Dott. Geol. Danilo Giordano __________________________ 2 Dott. Geol. D. Giordano Committente: ENTE PARCO NAZIONALE DOLOMITI BELLUNESI PREMESSA La presente relazione è stata richiesta dall’ENTE PARCO NAZIONALE DOLOMITI BELLUNESI; nell’ambito del progetto “Riqualificazione generale di Pian Falcina” Valle del Mis in comune di Sospirolo, provincia di Belluno. Il progetto prevede la realizzazione di un’area camper con relativo edificio servizi; di un edificio con destinazione di bagni pubblici di servizio a tutta l’area, di un edificio ristoro in legno completato da una struttura a ventaglio sempre in legno; di tre bungalow, di una struttura di servizio ed accoglienza del Parco (ex albergo), di una vasca di fitodepurazione, di una costruzione sul lato Val Falcina e di una piccola costruzione sul lato est della strada nella zona pic-nic. Il lavoro si propone di fornire gli elementi conoscitivi sulla situazione geologica morfologica e idrogeologica dell’area, richiesti dalle disposizioni di legge in materia di progettazione delle opere di fondazione ai sensi del D.M. 11/03/1988, della Legge 02/02/1974 n° 64, dell’Ordinanza Presidenza Consiglio dei Ministri n° 3274 del 20/03/2003, del D.M. 14/09/2005. In particolare l’indagine si propone di: illustrare le caratteristiche geologiche, geomorfologiche e idrogeologiche generali e particolari dell’area fornire una caratterizzazione tecnica sommaria dei terreni di fondazione fornire una valutazione orientativa della pressione ammissibile fornire una caratterizzazione sismica della zona in esame verificare la stabilità dell’area interessata ed in particolare il sedime di fondazione delle strutture da realizzare verificare gli aspetti geotecnici dei terreni di fondazione delle strutture da realizzare svolgere alcune osservazioni in merito alla zona individuata per lo smaltimento delle acque reflue UBICAZIONE DELL’AREA Comune: Sospirolo Località: Pian Falcina Carta Tecnica Regionale: Sezione “Lago del Mis” scala 1:10.000 Dati catastali: F° 25 part. 71; 72; 73; 79; 81; Quota: m 435-445 circa Aspetti geologici generali Introduzione L’area di Pian Falcina oggetto del presente intervento è ubicata nella bassa Valle del Mis ad una quota di circa 435-440 metri s.l.m. La Valle del Mis è un sistema vallivo ben sviluppato, complesso ed evoluto, con caratteri di valle trasversale, sviluppatasi antecedentemente o contestualmente al sollevamento della catena delle Alpi Feltrine e Bellunesi e profondamente incisa in essa. Per quanto riguarda la litologia si può osservare che dall’uscita della prima galleria (che fiancheggia la diga) affiorano i Calcari Grigi poi dalla galleria di 3 Dott. Geol. D. Giordano ponte Falcina fino a Titele il profondo solco vallivo è scavato nelle tenaci bancate della Dolomia Principale che in questa zona però non presenta il tipico aspetto che ha reso famose le Dolomiti. Nelle Dolomiti, dove la Dolomia Principale è diffusa soprattutto ad alta quota, i processi di degradazione delle rocce sono prevalentemente di natura fisica (gelodisgelo, frane...) e le rocce si mantengono chiare e inalterate. In Valle del Mis le dolomie ricadono in una fascia altimetrica di intensa attività biologica (alghe, batteri, piante pioniere) e la vegetazione ha colonizzato ogni cengia ed ogni fessura alterando profondamente le rocce e creando un paesaggio rupestre e selvaggio affine in qualche modo ai paesaggi delle Alpi Carniche. Un altro fattore rilevante nel determinare i grandi lineamenti della valle è la struttura tettonica. La valle è delimitata a sud da una piega a ginocchio con strati verticalizzati in corrispondenza del M. Sperone e del M. Vedana e contraddistinta al suo interno da faglie e sovrascorrimenti. Sul substrato roccioso variamente tettonizzato corsi d’acqua, ghiacciai, frane, carsismo, si sono succeduti ripetutamente nell’ultimo milione di anni concorrendo nel modellamento del paesaggio. Aspetti geomorfologici La zona interessata dall’intervento in oggetto è ubicata su di un’area debolmente inclinata (2-4°) sul fianco idrografico destro della bassa Valle del Mis in corrispondenza dell’immissione del Torrente Falcina nel Lago del Mis. In questa zona del Parco il paesaggio è generato dalla combinazione di molti fattori: • la costituzione litologica delle rocce, • l’assetto tettonico (disposizione degli strati, pieghe e faglie), • l’azione dei ghiacciai (esarazione) e dei corsi d’acqua che nel corso dell’ultimo milione di anni si sono più volte avvicendati, • i fenomeni di modellamento dei versanti (frane) • l’azione dell’uomo con la costruzione della diga e la formazione del lago. Per quanto riguarda il substrato roccioso nella zona circostante affiora la formazione della Dolomia Principale, si tratta di una roccia di composizione carbonatica (dolomite prevalente con calcite) in grosse bancate compatte, gli strati in questa zona immergono verso sud con inclinazione media di 45-60°, localmente sono tettonizzati e pertanto più facilmente erodibili. Ne deriva un paesaggio dalla morfologia rupestre con pareti rocciose dove la roccia è sana, alternate a ripidi pendii erbosi e vegetati dove la maggior tettonizzazione ha favorito i processi di degradazione delle rocce e la formazione di suoli. La fratturazione delle rocce in seguito all’azione di faglie (cataclasiti) è responsabile del tipico paesaggio a torri e forcelle di molti gruppi dolomitici (Civetta, Tre Cime, Cadini di Misurina, Monti del Sole). L’erosione agisce in modo selettivo (rocce cataclastiche facilmente erodibili, rocce non fratturate più robuste) ma non sulla base di variazioni litologiche dovute alla successione degli strati. Il reticolo idrografico risulta spesso condizionato dalla presenza di queste fasce di rocce più deboli (Val Falcina, Val Pezzericola). Durante le glaciazioni la Valle del Mis era percorsa da un enorme ghiacciaio (allo sbocco in Val Belluna superava i 1000 m di quota) proveniente sia dalla valle del Cordevole (con transfluenza attraverso Forcella Franche e Forcella Aurine verso la Val del Mis) che dalla Valle del Cismon (con transfluenza a passo Cereda). Le tracce glaciali sono riconoscibili localmente nel profilo della valle e diffusamente 4 Dott. Geol. D. Giordano nei depositi morenici sparsi nella zona, in cui, accanto ai litotipi caratteristici della valle, si possono incontrare anche rocce provenienti dall’alto agordino (curiosa la concentrazione di blocchi di andesite sul Col della Feda) o dal bacino del Cismon (porfido). Lo scioglimento dei ghiacciai wurmiani determinò importanti fenomeni di sovralluvionamento da parte dei corsi d’acqua caratterizzati da piene frequenti con grande trasporto solido. È di questo periodo la formazione del conoide di Pian Falcina. Le conoidi torrentizie sono forme convesse che si aprono a ventaglio allo sbocco dei corsi d’acqua dalla valle montana verso i più ampi fondovalle alluvionali o verso i solchi vallivi principali. Quando la conoide è attiva i detriti vengono distribuiti sulla sua superficie per mezzo di frequenti spostamenti di alveo che avvengono secondo i raggi di un ventaglio. Il continuo mutare della posizione del torrente si traduce in una frequente variazione nelle dimensioni dei detriti deposti. Quando una zona è interessata dal passaggio della corrente principale, veloce e in grado di trasportare ciottoli e ghiaia, si generano livelli ghiaioso-ciottolosi, come il ramo principale migra in un’altra posizione la sedimentazione cambia, è limitata solamente agli episodi di piena dove una lama d’acqua più lenta si espande lateralmente oltre l’alveo principale, generando livelli sabbiosi o limosi. Le dimensioni dei detriti e lo spessore della conoide generalmente sono massimi vicino al vertice, poi verso la parte distale, i depositi diventano via via più sottili, la granulometria media diminuisce e si fanno più frequenti e spessi i livelli sabbiosi. Nei conoidi torrentizi normalmente assumono grande importanza i fenomeni di trasporto in massa. Sulla base di una analisi sedimentologica del conoide di Pian Falcina si può ritenere che i fenomeni di trasporto in massa (debris flow) siano stati preponderanti nella costruzione del deposito. Il conoide si può considerare inattivo in quanto il Torrente Falcina scorre attualmente in un alveo profondamente incassato (alcune decine di metri) rispetto alla superficie del conoide, inoltre la costruzione della diga ha bloccato le acque del Mis impedendo l’erosione al piede del conoide stesso da parte del T. Mis. Dal punto di vista geomorfologico l’area risulta molto favorevole per l’intervento in oggetto. Aspetti stratigrafici IL SUBSTRATO ROCCIOSO La Valle del Mis è scavata quasi completamente nella formazione della Dolomia Principale, attorno al nucleo profondo e più antico di Dolomia si conservano i terreni più recenti osservabili nei pressi della diga (Calcari Grigi, Calcare del Vajont, F. di Fonzaso, Rosso Ammonitico, Biancone, Scaglia Rossa). La Dolomia Principale è un litotipo particolarmente diffuso anche al di fuori delle Dolomiti propriamente dette, è costituita da una potente successione di dolomie stratificate con strati di spessore metrico, localmente massicce, a grana fine e aspetto saccaroide, di colore bianco o bianco-grigiastro a frattura fresca, grigio o grigio-nerastro se alterata dagli agenti atmosferici e dall’attività di alghe o batteri (Triassico Superiore 220-205 M.a. ). La Dolomia Principale, nella Valle del Mis, presenta uno spessore imprecisabile per mancanza dell’affioramento della formazione di letto (Gruppo di Raibl) ma probabilmente superiore ai 1000 metri. 5 Dott. Geol. D. Giordano La formazione è suddivisa in base a differenze di natura litologica e sedimentologica in due unità stratigrafiche di ordine inferiore detti membri, in questa zona affiora il membro superiore. Il membro inferiore, ben stratificato è rappresentato da una successione denominata peritidale nella quale si osserva la ciclica ripetizione delle stesso motivo deposizionale. Ogni strato spesso da 1 a 2 metri è separato a letto e a tetto da superfici di erosione legate all’emersione e alla rielaborazione da parte di onde e maree di sedimenti precedentemente deposti. Talvolta, alla base di alcuni strati, si osserva la presenza di una vera e propria breccia costituita da elementi spigolosi. Buona parte dello strato, in genere quella superiore; si è formata in condizioni intertidali, è caratterizzata da una fitta laminazione orizzontale: si tratta di lamine stromatolitiche generate dalle alghe azzurre che, durante le alte maree, ricoprivano il fondale con dei veri e propri tappeti, intrappolando e trattenendo il fine fango carbonatico deposto dalle onde durante gli uragani. Con le basse maree il fondale emerso, esposto al caldo sole tropicale, si disseccava originando fanghi poligonali, riconoscibili ancora su superfici di strato della Dolomia Principale. In realtà non è possibile distinguere nella roccia le fasi diurne del ciclo tidale, piuttosto il termine intertidale va inteso per indicare fluttuazioni a breve periodo (qualche anno) dovuto a cause astronomiche o meteorologiche. La parte bassa degli strati è di solito composta da dolomie compatte e vacuolari formatesi in condizioni subtidali, esse contengono talora resti fossili di gasteropodi (Worthenie) e bivalvi (Megalodonti) sotto forma di modelli interni. Gli strati di dolomia presentano a volte un altro intervallo con laminazione stromatolitica anche nella parte inferiore, cosicché l’intervallo massiccio è compreso fra due intervalli laminati, più spesso l’intervallo laminato compare solo alla sommità dello strato. Ogni strato è il prodotto della sedimentazione avvenuta fra un fase di innalzamento (trasgressione) e una fase di abbassamento del livello marino (regressione), è un ciclo che nello sviluppo della formazione si ripete centinaia di volte e viene indicato col termine di ciclotema. Il membro superiore è invece prevalentemente costituito da dolomie di ambiente subtidale, che denotano un approfondimento generale della piana di marea. Presentano un colore grigiobiancastro, un aspetto massiccio o saccaroide, e una stratificazione spesso indistinta; talvolta si possono incontrare strati di dolomie bituminose grigio-nerastre sintomo forse di una maggior profondità. A volte la struttura originaria del sedimento è stata completamente cancellata da processi intervenuti dopo la diagenesi (trasformazione del sedimento in roccia). I fanghi depositati sulla piana di marea erano originariamente composti da carbonato di calcio, la roccia formatasi dalla loro cementazione era perciò un calcare. Il passaggio di soluzioni acquose ricche di magnesio lungo fratture e faglie che attraversano gli strati litificati ha comportato la parziale sostituzione del calcio col magnesio nella molecola del calcare. La calcite (CaCO3) si è trasformata in dolomite (CaMg(CO3)2), il calcare in dolomia, questo processo è detto dolomitizzazione. Poiché lo ione magnesio è più piccolo dello ione calcio la roccia con la ricristallizzazione assume un aspetto poroso. Le caratteristiche tecniche sommarie della Dolomia Principale affiorante nella zona sono le seguenti: 3 • Peso di volume: 2,6 t/m 3 • Peso specifico: 2,8 t/m • Composizione: rocce coerenti con strati a comportamento rigido; • Grado di suddivisione: molto variabile a seconda del grado di fratturazione 3 della roccia (Volume Roccioso Unitario 0,01-1 m ); • alterabilità: medio bassa risente in modo particolare della gelifrazione, che rende più erodibile le zone affioranti. 2 • resistenza geomeccanica: media a livello campione (1000-1400 Kg/cm ), alla scala dell’ammasso roccioso dipende dallo stato di fratturazione; • stabilità: variabile a seconda della giacitura degli strati e della morfologia, qui risulta localmente da discreta a buona. • porosità: medio-bassa, • permeabilità: variabile, secondaria per stratificazione, fratturazione e 6 Dott. Geol. D. Giordano carsismo. LA COPERTURA QUATERNARIA La morfogenesi quaternaria dell’area in esame comporta la presenza di terreni sciolti i cui rapporti verticali e orizzontali con la roccia in posto sono complessi, difficilmente definibili senza l’ausilio di verifiche in sito (scavi esplorativi, sondaggi...) e comunque variabili anche su brevi distanze. Pian Falcina è un conoide torrentizio formato sia per deposizione di un corso d’acqua in condizioni di piena (deposito alluvionale) sia per fenomeni impulsivi di trasporto in massa (debris flow). Le caratteristiche sedimentologiche di questi depositi si possono facilmente osservare nel tratto finale del solco della Val Falcina e lungo tutta la superficie del conoide libera da vegetazione perché compresa nella fascia di oscillazione del lago. Sulle alture circostanti (Col della Feda) sono presenti depositi morenici, lungo il versante detriti di falda e frane. La profondità del substrato roccioso nell’ambito del Pian Falcina è sicuramente variabile con minimi a ridosso del versante e un approfondimento verso la strada, non è comunque definibile tramite la sola osservazione superficiale perché, come precedentemente indicato, può variare anche su distanze molto brevi. Depositi di conoide torrentizia (depositi torrentizi e di trasporto in massa (debris flow) I depositi detritici di trasporto di massa sono costituiti da una miscela eterogenea di ghiaia con ciottoli, blocchi e massi in scarsa matrice sabbiosa, gli elementi lapidei sono quasi esclusivamente composti da clasti spigolosi di rocce calcareodolomitiche, rarissimi i ciottoli morenici (porfidi, andesiti, filladi). Le caratteristiche tecniche sommarie sono le seguenti: • Granulometria: variabile con prevalenza di ghiaie (massi, blocchi, ciottoli in scarsa matrice sabbiosa) 3 • Peso di volume: circa 1,8-1,9 t/m • Coesione: assente • Angolo di attrito: circa 35°-38° • Permeabilità: molto elevata • Erodibilità: sensibile • Stabilità: favorevole nel caso in esame • Compressibilità: assente • Propensione al dissesto: assente nel caso in esame (Pian Falcina) I debris Flow sono miscele estremamente mobili di sedimento poco classato (fino alle dimensioni dei blocchi e dei massi), ad alta concentrazione, generalmente caratterizzate da un piccolo quantitativo di frazione argillosa. I solidi possono costituire fino al 90% della massa fluida, l’acqua può essere una percentuale molto piccola sul totale della massa. 7 Dott. Geol. D. Giordano Rappresentazione schematica di un debris flow. Sono visibili le ondate successive e le relative forme di deposito. Le ondate si possono formare a causa di una temporanea ostruzione del canale e successiva rottura della diga di detrito I debris flow sono caratterizzati da una serie di ondate successive che mostrano un fronte ripido per la maggior concentrazione di clasti grossolani. Le ondate si possono formare a causa di una temporanea ostruzione del canale e successiva rottura della diga di detrito. Le colate detritiche interessano canali permanenti o versanti aperti con pendenze elevate 15-30° ma sono noti fenomeni che si sviluppano anche su pendenze di 5°. Durante il flusso la concentrazione dei solidi varia. Il contenuto d’acqua varia dal 10 al 30%, la densità da 1,8 a 2,5 t/m3, la velocità varia da 0,5 a 20 m/s, la possibilità di scorrere anche su pendenze deboli è legato alla presenza di argilla. Si possono distinguere: una zona di innesco (scarsamente vegetata, ripida con presenza di detrito sciolto), una zona di trasporto (consiste in un canale che si approfondisce per erosione al passaggio del debris flow) e una zona di deposito (falde detritiche, conoidi alluvionali e fondovalle). Condizioni per l’innesco sono: pendenze elevate, disponibilità di detrito non consolidato, apporto idrico relativamente rapido nella zona sorgente di detrito. In genere parte come piccole frane che scendendo si arricchiscono d’acqua per il fenomeno della dilatanza. Il flusso avviene al contatto letto-detrito al di sopra si realizza un blocco rigido di detrito (plug), un fatto singolare è che i massi più grossi tendono a galleggiare. Materiali morenici Per quanto riguarda i depositi attualmente osservabili in superficie nella zona circostante (Col della Feda) si tratta di miscele eterogenee di ciottoli, ghiaia, sabbia, con qualche masso erratico inglobati in abbondante o prevalente matrice limoso-argillosa. Sono depositi con struttura caotica ed eterogeneità granulometrica e composizionale sia in senso verticale che orizzontale. Le caratteristiche tecniche sommarie sono le seguenti: • Granulometria: estremamente variabile con prevalenza di fini, (massi erratici, blocchi, ciottoli morenici striati immersi in abbondante o prevalente matrice argillosa e limosa brunastra o grigia, localmente si osservano lenti e livelli sabbiosi) 3 • Peso di volume: circa 1,9 t/m 2 • Coesione: da assente a sensibile (0.1-0,2 Kg/cm ) • Angolo di attrito: circa 25°-30° • Permeabilità: bassa (localmente più elevata in corrispondenza di livelletti sabbiosi) • Erodibilità: sensibile • Stabilità: favorevole nel caso in esame • Compressibilità: presente • Propensione al dissesto: scarsa nel caso in esame 8 Dott. Geol. D. Giordano Detrito di versante Una falda detritica abbastanza continua ma ampiamente colonizzata dalla vegetazione si estende sul fianco idrografico destro della valle. La falda è formata da detriti spigolosi di diametro variabile da qualche centimetro a diversi decimetri di Dolomia Principale. La sua origine è chiaramente collegata alla intensa azione del gelo disgelo sugli strati fratturati di Dolomia; sono comunque 3 presenti alla base del pendio blocchi di dimensioni maggiori (fino a 0,25 m ) legati a crollo e rotolamento massi. Assieme al detrito di falda si rinvengono rari blocchi di origine esterna alla valle di chiara origine morenica. Localmente si osservano locali concentrazioni a forma di ripide conoidi alla base di alcuni brevi canalini (forme embrionali di conoidi di deiezione). Le caratteristiche tecniche sommarie del detrito di versante sono le seguenti: • Granulometria: prevalenza di ghiaia ad elementi spigolosi ma presenza di sabbia e blocchi. 3 • Peso di volume: circa 1,8 t/m 3 • Peso specifico dei grani: 2,8 t/m • Coesione: assente • Angolo di attrito: φ circa 35°-40° • Permeabilità: elevatissima per porosità intergranulare • Erodibilità: elevata • Stabilità: abbastanza favorevole nel caso in esame. • Compressibilità: assente Aspetti tettonici La Valle del Mis attraversa completamente l’Anticlinale Coppolo-Pelf responsabile del sollevamento della catena delle Alpi Feltrine e Bellunesi. Questa grande struttura tettonica è stata interpretata da DOGLIONI C. come una anticlinale di propagazione di faglia, riflesso superficiale di sovrascorrimenti profondi (Linea di Belluno) e proprio a questo deve la sua forma asimmetrica. Il fianco sud presenta strati fortemente inclinati o verticalizzati (Piz Vedana, M. Sperone) mentre il fianco nord (M. Pizzon) è decisamente meno inclinato. Al suo interno è presente una rete di faglie e fratture che hanno condizionato lo sviluppo del paesaggio ed in particolare del reticolo idrografico. L’area in esame è interessata direttamente da due importanti dislocazioni la Linea della Val Falcina e la Linea della Val Pezzericola. La Linea della Val Falcina è una faglia inversa (retroscorrimento) sviluppata in direzione OSO-ENE con immersione verso SSE ed inclinazione molto elevata. La fascia di rocce cataclastiche associata ad essa ha fortemente condizionato lo sviluppo della Val Falcina che risulta profondamente incassata proprio per la presenza di rocce tettonizzate (erosione selettiva). La Linea della Val Pezzericola-Val delle Pelade (NNE-SSO) è una faglia trascorrente sinistra che incrocia il retroscorrimento della Val Falcina proprio a Pian Falcina, anche questa dislocazione ha fortemente condizionato lo sviluppo del reticolo idrografico. Pian Falcina è ubicato nei pressi del fianco sud della piega Anticlinale Coppolo Pelf, la giacitura media degli strati presenta una direzione ENE-OSO, immersione SSE e inclinazione di 45-60°. In virtù dell’azione delle faglie precedentemente nominate gli strati di Dolomia Principale affioranti nei dintorni di 9 Dott. Geol. D. Giordano Pian Falcina sono spesso fratturati o cataclasati. Le scarse caratteristiche meccaniche della roccia tettonizzata hanno influito sul modellamento del versante incombente su Pian Falcina che presenta pendenze moderate, poco consuete per rocce resistenti come la Dolomia Principale. Profilo geologico di V. COSTA e C. DOGLIONI attraverso la Val Falcina (erroneamente indicata come Felcina) ed il Monte Sperone, tratto dalle note illustrative del Foglio Belluno. [Dp: Dolomia Principale; Gld: Calcari Grigi dolomitizzati; Glc: Calcari Grigi; Gd: Calcare del Vajont; Gm: Formazione di Fonzaso e Rosso Ammonitico; Ci: Biancone; Cs: Scaglia Rossa; OM: molasse oligo-mioceniche; Q: quaternario; L.B. Linea di Belluno] Aspetti idrogeologici Il torrente Mis che dà il nome alla valle presenta alla diga una portata mediana di 3 m3/s; le massime portate giornaliere superano invece i 15 m3/s. Durante la piena del novembre 1966 si registrarono portate superiori ai 700 m3/s con un bacino sotteso di soli 106 km2. Questo carattere decisamente torrentizio con piene particolarmente rovinose è molto pericoloso per il tratto a monte del lago, dove è causa di erosioni laterali che innescano, per scalzamento al piede, frane di scorrimento nelle falde detritiche che circondano l’alveo del corso d’acqua. Nella parte inferiore della valle la costruzione della diga ed il riempimento del bacino lacustre ha praticamente bloccato l’azione erosiva del torrente sui fianchi della valle. Il principale affluente del Mis è rappresentato in questa zona dal torrente Falcina, profondamente incassato negli strati di Dolomia Principale. Il versante a ridosso di Pian Falcina non presenta una idrografia superficiale stabile, alcuni brevi canalini lo solcano poco profondamente, la copertura vegetale (erbosa e arborea) presente in essi induce a ritenere che queste modeste direttrici del drenaggio superficiale siano attive molto sporadicamente, solo in concomitanza a precipitazioni molto intense e prolungate. La Dolomia è una roccia permeabile per fratturazione e carsismo e in condizioni normali assorbe gran parte dell’acqua della pioggia che penetra nell’ammasso roccioso, percola attraverso un sistema di vuoti intercomunicanti e va ad alimentare le sorgenti carsiche di fondovalle. Importanti emittenti carsiche sono diffuse in varie zone della valle, si ricorda a questo riguardo la sorgente del Fontanon (a nord de “La Stua” con portate minime di 50 l/s e massime di qualche m3/s) e la sorgente di Val Pezzericola (con portata quasi costante di oltre 100 l/s) che alimenta l’acquedotto della città di 10 Dott. Geol. D. Giordano Belluno. Una piccola sorgente è presente anche sul versante sovrastante Pian Falcina, l’acqua proveniente da essa viene condotta in una vasca che serve ad alimentare le strutture di Pian Falcina. In considerazione della elevata permeabilità dei depositi detritici che costituiscono il conoide di Pian Falcina e della quota di massimo invaso della diga che ammonta a 428,40 m s.l.m. si può ritenere che, con lago pieno, all’interno del conoide di Pian Falcina si sviluppi una falda freatica con superficie piezometrica superiore ai 28 metri che interessa sia la copertura sciolta quaternaria sia il sottostante substrato roccioso fessurato e permeabile. Il progetto prevede un impianto di fitodepurazione delle acque nere provenienti dall’area attrezzata di Pian Falcina, l’impianto è stato progettato per 45 persone equivalenti, le acque reflue dopo la depurazione verranno convogliate in una valletta da dove verranno immesse nel lago del Mis. Le acque bianche saranno smaltite tramite un sistema di condotte dentro la medesima valletta per poi finire nel lago. Si ritiene che la posizione della vasca di depurazione sia ubicata in posizione idonea allo scopo. L’aera in esame è ubicata su di un conoide antico terrazzato e non è esposta a rischio idraulico. Stabilità Il conoide di Pian Falcina originato dal sovralluvionamento postglaciale del torrente Falcina e successivamente inciso in profondità dal torrente stesso è una forma inattiva e stabile. Modesti fenomeni erosivi si hanno sul versante prospiciente alla Val Falcina limitati però alla parte bassa della scarpata di erosione, a diverse decine di metri dalle strutture previste dal progetto in esame. Il pendio a ridosso di Pian Falcina è sviluppato in Dolomia Principale affiorante o subaffiorante (copertura vegetale) ma più spesso mascherato da una coltre detritica composta da frammenti spigolosi di dimensioni da centimetriche a pluridecimetriche di dolomia. La pendenza media del versante è di 35°, in considerazione dell’angolo di attrito dei detriti di falda (35-40°) si può considerare un versante in condizioni generali di stabilità. Il rilevamento geologico-geomorfologico di dettaglio ha permesso di individuare quattro modeste incisioni dirette secondo la direzione di massima pendenza lungo le quali in condizioni di precipitazioni particolarmente copiose e prolungate può verificarsi erosione e trasporto di detriti e blocchi. Ciascuno di questi piccoli canali termina con un accumulo detritico a forma conica (forma embrionale di conoide di deiezione) composto da blocchi spigolosi che talvolta raggiungono dimensioni di qualche decimetro. Il colore grigiastro per alterazione superficiale da parte di alghe e batteri e la presenza di muschi sui blocchi affioranti indica che si tratta di detriti crollati e rotolati molto tempo fa. I canalini ed i sottostanti conoidi hanno il fondo ricoperto da una coltre erbosa abbastanza continua, la vegetazione arborea è molto diffusa e fitta con essenze come carpino nero (diametri fino a 25 cm), acero (diametro fino a 30 cm), pino silvestre, betulla, frassino. La coltre erbosa continua è un segno di inattività dei fenomeni di erosione, d’altro canto la vegetazione arborea piuttosto fitta è in grado di arrestare eventuali distacchi di blocchi o rotolamento di piccoli massi dal pendio sovrastante. Alla base del versante allo “sbocco” del canalino più settentrionale sono presenti alcuni piccoli massi (volume 0,25 m3) il loro intenso grado di alterazione 11 Dott. Geol. D. Giordano suggerisce che si tratti di blocchi caduti durante fenomeni franosi non recenti. Allo scopo di valutare il pericolo di caduta massi dal pendio sovrastante l’area di Pian Falcina è stata applicata la Classificazione del Pericolo di Caduta Massi proposta da CHIESURIN E FENTI (2002). La classificazione si basa su una serie di parametri riguardanti la zona di distacco, le caratteristiche dell’ammasso roccioso, la lunghezza del pendio, il clima e la vegetazione; ad ogni parametro vengono attribuiti punteggi diversi a seconda della pericolosità, (vedi tabelle 2 e 1) il totale dei punteggi determina la classe di pericolosità, a secondo della classe vengono indicati gli interventi necessari. 12 Dott. Geol. D. Giordano 13 Parametri relativi al pendio in esame Dott. Geol. D. Giordano Punti Indice di instabilità della zona di distacco classe II Volume possibile del crollo per evento <5 m3 Volume del masso <0,5 m3 Altezza della scarpata rocciosa <15 m Lunghezza del pendio 150 m Inclinazione media del pendio 35° Andamento topografico: con piccoli gradini Tipo di materiale: blocchi e scarsa roccia subaffiorante Vegetazione: bosco ad alto fusto (copertura 70-100%) Condizioni climatologiche e idrogeologiche: piogge intense escursione termica sopra e sotto 0 Frequenza storica: pochi eventi Totale punteggio 6 3 3 2 6 9 9 6 2 6 2 54 Classe di pericolosità scarsa Interventi: necessita di controlli e verifiche sulla parete, eventuale disgaggio. Sulla base delle osservazioni riportate si ritiene che l’area oggetto del presente intervento si trovi in condizioni di stabilità molto buona per quanto riguarda i fenomeni erosivi e discreta (gli affioramenti rocciosi in grado di produrre dei distacchi di sassi o blocchi sono poco estesi) per quanto attiene alla dinamica dei versanti. Scavabilità I depositi alluvionali e detritici comportano una buona “rippability” cioè una buona propensione ad essere scavati con mezzi meccanici semplici (escavatore meccanico); vista la natura dei depositi (debris flow) può verificarsi però anche la circostanza di incontrare massi sepolti di grandi dimensioni (alcuni dei quali emergono parzialmente dalla superficie del conoide) nel qual caso dovrà essere utilizzato il martellone. Aspetti Sismici CONSIDERAZIONI DI NATURA MACROSISMICA Nella zonizzazione sismotettonica proposta da SLEJIKO E ALTRI (1987) l’area feltrina, in cui rientra la Valle del Mis, è caratterizzata da pieghe e accavallamenti sud vergenti di direzione Valsuganese (Linea di Belluno) con sensibile raccorciamento crostale e da faglie trasversali e trascorrenti (Linea della Val Brenton, Linea Val Soffia-Col di Foia-Val delle Pelade con diramazione in Val Pezzericola). Dal punto di vista neotettonico l’area è soggetta a deformazione articolata per evoluzione differenziata delle strutture suddette. La sismicità è medio alta e concentrata nella fascia pedemontana (Montello, Bassano) e nel Feltrino (Feltre, Fonzaso). Essa potrebbe essere collegata all’attività trascorrente delle faglie trasversali ed eventualmente all’interazione fra queste e i sovrascorrimenti più 14 Dott. Geol. D. Giordano meridionali. A partire dal 238 d.c. non si segnalano epicentri di terremoti significativi nelle immediate vicinanze della Valle. Gli epicentri si concentrano nel Feltrino centroorientale con intensità epicentrale (Scala M.C.S.) di grado VI, VII e VIII grado e nel Bellunese-Alpago con intensità fino al IX, X grado. Nella raccolta di notizie macrosismiche di IACCARINO E. e MOLIN D. vengono riportati per l’area feltrina i seguenti terremoti (vengono citati solo quelli di intensità superiore al 3° della Scala M.C.S.) Anno 1268 1756 1874 1878 1880 1892 1894 1894 1897 1899 1903 1905 1914 1926 1935 1937 1937 1937 1937 1939 1940 1940 1943 1943 1943 1943 1943 1943 1943 Epicentro trevigiano-feltrino Feltre Sospirolo-Peron Busche-S. Giustina Lamon Arsié Fonzaso Fonzaso Quero Feltre-S. Giustina Feltre S. Giustina Sospirolo-S.Giustina Mel-Sospirolo Feltre-Fonzaso Fonzaso Fonzaso Sovramonte Fonzaso Fonzaso Fonzaso Fonzaso Fonzaso Fonzaso Feltre-Valdobbiadene Fonzaso Fonzaso Fonzaso Fonzaso Fonzaso Intensità 8° 4° 4° 6,5° 4° 4,5° 7° 5,5° 6° 5° 4,5° 4° 4° 4° 4° 4,5° 5 4,5° 4,5° 5° 6° 5° 5,5° 7° 4° 5° 4° 4° 6° L’Atlante Macrosismico di IACCARINO E. e MOLIN D. riporta la ricostruzione delle isosisme, sulla base di dati bibliografici, dei terremoti del Nord Est. Fra tutti i terremoti sono stati scelti quelli più intensi e con le notizie macrosismiche più attendibili e conseguentemente le ricostruzioni più affidabili Il più importante è stato sicuramente quello di Belluno del 29/6/1873 (10° M.C.S.), la Valle del Mis per questo evento sismico viene inserita in un’area di intensità compresa fra 7° e 8° M.C.S. . Un altro terremoto intenso e con epicentro vicino è stato quello dell’Alpago del 18/10/1936 (9° M.C.S.), in questo caso la Valle del Mis è inserita in un’area di intensità 6° M.C.S. Il più recente terremoto del Friuli (1976) non ha prodotto danni, si ritiene pertanto 15 Dott. Geol. D. Giordano che la scossa non abbia superato il 6° M.C.S. CONSIDERAZIONI DI NATURA MICROSISMICA Vista l’Ordinanza del Consiglio dei Ministri n° 3274 del 20/03/2003 con la quale il territorio del Comune di Sospirolo viene classificato sismico in zona 2, (a cui compete un valore di ag = 0,25 g) si evidenzia l’opportunità che le strutture di fondazione siano dimensionate in conformità a tale normativa. Vengono di seguito riportate alcune considerazioni effettuate sulla base di quanto richiesto dalle leggi in vigore e da alcune pubblicazioni sull’argomento. Morfologia superficiale L’area in esame è ubicata su un conoide torrentizio debolmente inclinato e leggermente articolato. Per la maggior parte delle costruzioni da edificare le caratteristiche morfologiche sono favorevoli in prospettiva sismica; fa eccezione l’edificio previsto vicino al margine della scarpata della Val Falcina, la sua posizione potrebbe dar luogo a fenomeni di amplificazione sismica. Interfaccia substrato roccioso copertura sciolta Dalle osservazioni precedentemente esposte, si sa che la profondità del substrato è molto variabile anche su brevi distanze, con una coltre di meno di 5 metri di terreni sciolti nella zona a ridosso della collina e di 10-15 metri nell’area verso la strada. Questa condizione è abbastanza sfavorevole in prospettiva sismica. Possibilità di liquefazione Dai dati a disposizione non esistono terreni liquefattibili in prospettiva sismica nell’area di influenza delle fondazioni. Effetti della falda idrica La falda idrica è sicuramente presente all’interno dei depositi detritici di conoide con livelli elevati del lago. In condizioni di massimo invaso (q. 428,40) la falda potrà raggiungere una quota di oltre 428 m, in grado di interferire in modo significativo con il bulbo di pressione indotto dalle fondazioni degli edifici specie quelli posti nella parte bassa, prospiciente alla strada. Potrebbero sussistere pertanto problemi di incremento sismico. Categoria del suolo Edifici previsti nella parte bassa vicino alla strada: il terreno di fondazione è costituito da ghiaie, ciottoli, blocchi in matrice sabbiosa, mediamente addensato di spessore variabile da 5 a 15 metri giacente su di un substrato di materiale più rigido (con Vs30 >800 m/s). Pertanto al terreno di fondazione è possibile attribuire la categoria “E” Edificio previsto nella parte alta a ridosso del Col della Feda: il terreno di fondazione è costituito da ghiaie, ciottoli, blocchi in matrice sabbiosa, mediamente addensato di spessore inferiore ai 5 metri giacente su di un substrato di materiale più rigido (con Vs30 >800 m/s). Pertanto al terreno di fondazione è possibile attribuire la categoria “A” Aspetti geologico tecnici Il progetto di riqualificazione dell’area verde in Pian Falcina prevede la realizzazione • di un’area camper a tre stelle con relative strutture e servizi (edificio in cui trovano posto servizi igienici comuni, i locali tecnici, lavatoi comuni e un locale lavanderia, stenditoio, stireria. 16 • • • • • • • Dott. Geol. D. Giordano di un edificio (nell’area giochi) con destinazione di bagni pubblici di servizio anche alle zone adiacenti, di un nuovo edificio ristoro in legno completato da una struttura a ventaglio; di tre bungalow, di una costruzione di servizio sul lato Val Falcina di una piccola costruzione di servizio all’area pic nic di una vasca di fitodepurazione di una struttura di accoglienza e servizi del Parco che sostituirà l’ “ex albergo” Quasi tutti i fabbricati saranno realizzati con sistemi costruttivi a struttura portante in legno, posati su platea in calcestruzzo, fa eccezione l’edificio di sevizio del Parco realizzato in calcestruzzo con fondazioni a trave rovescia. Si tratta nella maggior parte di strutture leggere, solo l’edificio che sostituirà l’ex albergo (dimensioni 17x10,30) sviluppato su due piani sarà realizzato in calcestruzzo con rivestimento in pietra. I terreni di fondazione sono costituiti da materiali granulari (depositi di conoide torrentizia) il cui spessore è sicuramente variabile nell’ambito dell’area di Pian Falcina, vista la profondità del substrato è molto probabile che il bulbo di pressione indotto dalle fondazione vada a interferire col substrato roccioso. Il livello della falda freatica in condizioni di massimo invaso è di 428,40 m s.l.m. l’influenza della presenza della falda è sensibile nel caso dell’edificio ad suo accoglienza (q. 433), la profondità della falda risulta di circa 5 metri al di sotto del piano di posa delle fondazioni. Come precedentemente riportato la dinamica deposizionale dei depositi torrentizi può produrre sedimenti diversi anche su brevi distanze sia in senso verticale che orizzontale (da ghiaie con massi a ghiaie sabbiose) pertanto le costruzioni potrebbero venire a poggiare su terreni con comportamento geotecnico differenziato, specialmente in prospettiva sismica. Nel caso in cui le fondazioni di un edificio vadano a cadere direttamente ma solo in parte su massi di grandi dimensioni si consiglia di procedere ad una demolizione parziale del masso per evitare effetti sismici diversificati. Si ricorda che l’area in esame appartiene al comune di Sospirolo già compreso nelle zone sismiche di seconda categoria con coefficiente sismico 9 (D.M. 14 maggio 1982 e C.R. 1 agosto 1990, n. 19). La recente normativa lo vede ancora inserito nei comuni sismici di seconda categoria. Nel corso di vibrazioni sismiche si può verificare un assestamento dei granuli, con possibilità di sensibili cedimenti, variabili in funzione dello spessore e del comportamento dei terreni sciolti di copertura. In questa prospettiva è opportuno riportare le precisazioni del D.M. 16/01/1996 (Norme Tecniche per le costruzioni in zone sismiche): ...”Le strutture di fondazione devono essere collegate tra loro da un reticolo di travi; ogni collegamento deve essere proporzionato in modo che sia in grado di sopportare una forza assiale di trazione o di compressione pari a 1/ 10 del maggiore dei carichi applicati alle estremità.” Valutazione orientativa della pressione ammissibile La pressione viene riportata a scopo indicativo, in considerazione di parametri geotecnici desunti dalla letteratura geologica corrente per analogia con terreni 17 Dott. Geol. D. Giordano simili. Dati più precisi e attendibili sarebbero possibili solo con l’esecuzione di indagini geotecniche in sito, infatti la natura dei terreni non permette di raccogliere campioni significativi e indisturbati. Inoltre su terreni simili non è possibile eseguire prove penetrometriche anche di tipo dinamico per la presenza di blocchi che impediscono l’infissione del penetrometro, le uniche prove utilizzabili sarebbero prove di carico su piastra, sondaggi meccanici per definire meglio la stratigrafia e la profondità del substrato roccioso. Le caratteristiche tecniche sommarie del terreno di fondazione sono le seguenti: • Granulometria: variabile con prevalenza di ghiaie (massi, blocchi, ciottoli in scarsa matrice sabbiosa) 3 • Peso di volume: circa 1,8 –1,9 t/m • Coesione: assente • Angolo di attrito: circa 35°-38° • Permeabilità: molto elevata • Compressibilità: assente In zona sismica è consigliabile diminuire l’angolo di attrito del terreno; secondo quanto proposto da VESIC nel caso di litologie addensate si consiglia di ridurre l’angolo di attrito di 2°; pertanto i valori impiegati nei calcoli seguenti fanno riferimento a un φ = 33°-36° Sono previste fondazioni a platea o a trave rovescia con profondità del piano di posa delle fondazioni posta a 0,8 m rispetto al piano campagna. A scopo orientativo viene calcolata la capacità portante di una fondazione di tipo nastriforme, la capacità portante di una fondazione a platea risulta sicuramente superiore. Dati progettuali proposti: - larghezza di fondazione B ( a trave continua): m 1 - Profondità di imposta di fondazione (D):0,8 m circa Parametri geotecnici proposti per i terreni di superficie. Angolo di attrito interno (ridotto zona sismica) φ = 33° - 36° 3 Peso di volume γ =1,8 t/m 2 Coesione c = 0 Kg/cm Profondità della falda 5 metri Risultati delle valutazioni Dalle valutazioni effettuate (vedi allegati) la Pressione Ammissibile è risultata compresa tra i seguenti valori: Metodo Brinch-Hansen 2 2 • Valore minimo 2,0 Kg/cm con φ=33 c=0 Kg/cm D=0,8 m 2 2 • Valore massimo 3,0 Kg/cm con φ=36° c=0 Kg/cm D=0,8 m Metodo Vesic 2 2 • Valore minimo 2,3 Kg/cm con φ=33° c=0 Kg/cm D=0,8 m 2 2 • Valore massimo 3,4 Kg/cm con φ=36° c=0 Kg/cm D=0,8 m Si ricorda comunque che tali risultati sono solo indicativi. Più precise valutazioni potranno essere effettuate solo con dati più precisi, acquisibili con l’esecuzione di prove geotecniche in sito. 18 Dott. Geol. D. Giordano Cedimenti I depositi detritici di conoide torrentizio hanno una composizione generalmente grossolana con prevalenza di ghiaie (ghiaie con blocchi o ghiaie con sabbia, presenza di massi) ma la dinamica deposizionale torrentizia, produce la sedimentazione di depositi solo localmente omogenei, non si può pertanto escludere a priori la presenza di livelli sabbiosi. Allo stesso modo si deve osservare che si possono incontrare sensibili variazioni composizionali anche nell’ambito dello scavo di fondazione con presenza di massi e, assieme, di materiali più fini (ghiaie e sabbie). In questa prospettiva è necessario eseguire una fondazione rigida platea o reticolo di travi intrecciate. Conclusioni Sulla base dell’indagine eseguita si ritiene il progetto compatibile con le condizioni morfologiche e idrogeologiche locali e con le caratteristiche geologico tecniche dei terreni interessati. 6 dicembre 2007 Dott. Geol. Danilo Giordano ______________________ 19 Dott. Geol. D. 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Si può rilevare la presenza di grandi massi all’interno di detriti a granulometria minore (ghiaie) segni evidenti di una sedimentazione con meccanismi del tipo debris flow. Il livello basso dell’acqua del lago del Mis permette di osservare la forra terminale del Torrente Falcina scavata nella formazione della Dolomia Principale. In primo piano ancora depositi detritici di trasporto di massa. Dott. Geol. D. Giordano 21 L’orlo della scarpata di erosione di Pian Falcina verso la Forra. Sono visibili alcuni massi ciclopici e alla base la Dolomia Principale. La superficie del conoide termina a ridosso del versante dove viene a contatto con depositi detritici di falda, si tratta come si intuisce dalla copertura vegetale, di una falda inattiva. In questa sezione scavata all’interno del conoide in corrispondenza dell’“Ex Albergo” si può notare l’estrema eterogeneità dei depositi detritici interessati dall’intervento. Dott. Geol. D. Giordano 22 Dott. Geol. D. Giordano 23 Carta Geologica Pian Falcina Scala 1:5000 Dott. Geol. D. Giordano