Che cos`è la sociologia - Dipartimento di Scienze della

CHE COS’È LA SOCIOLOGIA
CORSO DI SOCIOLOGIA DEI MUTAMENTI A.A. 2015/16
PROF. ATTILIO SCAGLIONE
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI ROMA TRE
CHE COS’È LA SOCIOLOGIA?
• Il fatto di non aver mai letto un libro o un articolo di sociologia non vuol dire
esserne del tutto all'oscuro.
• Ognuno, per il semplice fatto di vivere insieme ad altri esseri umani, si è fatto
una serie di idee sulla società e il suo buono o cattivo funzionamento.
• Ognuno di noi dispone di un sapere in materia sociale
• Questo sapere ha tuttavia dei limiti.
1. In primo luogo è inestricabilmente legato alla nostra esperienza diretta o
indiretta  (es. Galateo)
2. In secondo luogo, noi occupiamo una posizione specifica nello spazio sociale e
possiamo osservare la società dalla posizione nella quale ci troviamo;
3. In terzo luogo, la nostra esperienza, la fonte del nostro sapere, è
inevitabilmente schiacciata sul presente.
L’OGGETTO DELLA SOCIOLOGIA
Qual è l’oggetto della sociologia?
• La risposta più ovvia: la sociologia è lo studio scientifico della società
• Ma cosa è scientifico e che cosa non lo è?
• Di quale società parliamo?
• Di società si occupano anche altre scienze sociali
IN CHE MODO LA SOCIOLOGIA SI DIFFERENZIA DALLE
ALTRE SCIENZE
Tre risposte al problema della definizione della sociologia:
1. Soluzione gerarchica
2. Soluzione residuale
3. Soluzione analitica/formale
LA SOLUZIONE GERARCHICA
Auguste Comte
• Scala gerarchica delle scienze
• Proprio perché nata per ultima, la sociologia è destinata a
completare il processo che, attraverso i vari stadi (teologico,
metafisico e positivo), ha condotto la conoscenza umana ad
affrontare oggetti sempre più complessi.
LA SOLUZIONE RESIDUALE
Walter G. Runciman
• Sostiene che rientra nel campo di studio della sociologia tutto quanto
non è oggetto di un’altra scienza.
• Quali confini con le altre discipline?
• Numerose aree di sovrapposizione
LA SOLUZIONE ANALITICA/FORMALE
Georg Simmel
• La sociologia è definibile non in base a una classe di oggetti ma in base a
una prospettiva analitica;
• La sociologia studia le forme di associazione indipendentemente dal loro
contenuto;
• La sociologia diventa la grammatica, la geometria del sociale.
LE ORIGINI DELLA SOCIOLOGIA
La sociologia è figlia del mutamento sociale: nasce per rispondere agli
interrogativi posti dalla trasformazione della società
La sociologia si sviluppa nel XIX secolo e trae origine da tre rivoluzioni:
1. La rivoluzione scientifica
2. La rivoluzione industriale
3. La rivoluzione francese
LA RIVOLUZIONE SCIENTIFICA
• Il dominio della scienza si estende ai fatti sociali
• Le scienze diventano autonome
• Applicazione del metodo sperimentale
LA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE
• Dal sistema agricolo-artigianale al sistema industriale
• Un periodo di grandi innovazioni tecnologiche
• La società ridotta a puro scambio
• Le trasformazioni minacciavano l’ordine sociale tradizionale
• Apprensione e nostalgia
LA RIVOLUZIONE FRANCESE
• Se il sovrano esercita il potere in forza di un
diritto divino, non ci si chiede il perché del suo
potere (La teoria del diritto divino dei re)
• Quando si riconosce la fondamentale
uguaglianza degli esseri umani risulta evidente
collocare il fondamento del vivere associato
all’interno della società stessa e non più in
qualche istanza trascendente.
• Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo e
del Cittadino del 1789
I TEMI DELLA SOCIOLOGIA CLASSICA
• Vi sono alcuni temi che attraversano l’opera dei classici della sociologia
• Ordine e mutamento, conflitto e integrazione sociale
• Thomas Hobbes, Il Leviatano
• Adam Smith, La mano invisibile
AUGUSTE COMTE
• Comte distinge la sociologia in statica sociale e dinamica sociale
• Il modello organicistico
• Si avvicina alla soluzione hobbesiana, ma assegna agli scienziati il compito di guidare la società
HERBERT SPENCER
• Il modello evoluzionistico
• Influenzato dalle teorie di Lamarck prima e Darwin poi
• La società è un organismo ma l’equilibrio che si genera è dinamico, sottoposto a un continuo processo
di evoluzione.
• Il motore del processo è la competizione
• La competizione seleziona coloro che hanno maggiore capacità di adattamento allo specifico ambiente.
GEORG SIMMEL
• La divisione del lavoro crea interdipendenza
• La diversità estende e approfondisce le relazioni di interdipendenza.
• L’ordine sociale non è quindi qualcosa di imposto dall’esterno, ma cresce dall’interno.
• L’atteggiamento blasè dell’uomo metropolitano
EMILE DURKHEIM
• Anche per Durkheim il problema dell’ordine è centrale.
• Individua un nesso profondo tra divisione del lavoro e solidarietà sociale
• Esistono due forme di solidarietà: quella meccanica e quella organica.
• Anomia
FERDINAND TONNIES
• Anche Tonnies affronta lo stesso problema con un modello dicotomico.
• Ma guarda all’avvento della modernità con un misto di apprensione e nostalgia.
• Comunità e Società
KARL MARX
• Il conflitto è il motore del cambiamento.
• In ogni società i rapporti fondamentali sono quelli che si instaurano nella sfera economica.
• Questi rapporti sono di dominio e sfruttamento e dunque conflittuali.
• Le idee religiose, politiche e filosofiche svolgono una funzione ideologica.
MAX WEBER
• Il conflitto non si riduce alla lotta di classe.
• Il mercato del lavoro è di fatto frazionato in una pluralità di mercati
• La sfera economica non è l’unica nella quale si manifesta il conflitto.
• L’etica protestante e lo spirito del capitalismo
• Il conflitto non produce disgregazione, genere sia ordine, sia mutamento.
• Il conflitto non è una condizione patologica della società
VILFREDO PARETO
• Anche Pareto sviluppa una concezione conflittuale della società.
• La storia è un cimitero di aristocrazie
• Legge ferrea dell’oligarchia
• La storia è lotta tra élite di governo ed élite che cercano di usurpare il potere
• Le élite sono animate da istinti (residui) di dominio e utilizzano i valori e le dichiarazioni (derivazioni) per
ottenere il potere.
• La sociologia assume una funzione critica di svelamento
PARADIGMI DELLE SCIENZE SOCIALI
Thomas Kuhn (1922-1997)
• La struttura delle rivoluzioni scientifiche (1962)
• Paradigma scientifico: un insieme di assunti di base di natura
teorica e metodologica, sui quali una comunità di scienziati in
un determinato campo sviluppa un consenso accettato da tutti
o quasi tutti i suoi membri
IL PARADIGMA DELLA STRUTTURA
• Ogni uomo nasce in un mondo sociale preformato
• La struttura sociale è un reticolo che avvolge
l’individuo
• I modelli di spiegazione utilizzati da Marx e
Durkheim sono chiaramente classificabili
nell'ambito del paradigma della struttura
• La teoria dei ruoli
DURKHEIM, IL SUICIDIO
• Durkheim teorizza esplicitamente che la
società viene prima degli individui, che i
«fatti sociali» possono essere spiegati
solo da altri fatti sociali e che non si può
partire dal comportamento degli
individui, dalle loro motivazioni e dalla
loro personalità, per arrivare alla società.
IL PARADIGMA DELL’AZIONE
Max Weber
• Due principi:
1. I fenomeni macro devono essere ricondotti alle loro cause micro
2. Per spiegare le azioni individuali è necessario tenere conto dei motivi
degli attori
• Tipologia dell’azione sociale
• Azione razionale rispetto allo scopo: se chi agisce valuta
razionalmente i mezzi rispetto agli scopi che si propone, considera gli
scopi in rapporto alle conseguenze che potrebbero derivarne,
paragona i diversi scopi possibili e i loro rapporti;
• Azione razionale rispetto al valore
• Azione affettiva
• Azione tradizionale
COMPATIBILITÀ TRA PARADIGMI
• I due paradigmi sono incompatibili solo se si adotta una visione
rigorosamente deterministica del condizionamento dei comportamenti umani
da parte della struttura sociale
• Oppure se si adotta una visione altrettanto unilineare dell’individuo come
attore svincolato da ogni condizionamento esterno
• Di fatto i due paradigmi sono spesso utilizzati contemporaneamente
• Dal Micro al Macro e viceversa
• Ogni fenomeno sociale è una conseguenza di azioni individuali e risulta
dall’aggregazione di queste ultime (effetto di aggregazione, effetto
emergente
• Possiamo distinguere gli effetti di aggregazione:
• intenzionali
• non intenzionali (desiderabili o non desiderabili).
EFFETTI DI AGGREGAZIONE INTENZIONALI
• La brigata del secchio
• Una squadra di calcio
• Una class action
• La costruzione di un edificio
• Il Leviatano
EFFETTI DI AGGREGAZIONE NON INTENZIONALI
EFFETTI DI AGGREGAZIONE NON INTENZIONALI NON
DESIDERABILI
• Esempi:
• L’imbottigliamento stradale,
• Il panico
• La profezia che si auto-avvera
• La tragedia dei beni comuni
PERCHÉ SI VERIFICANO GLI EFFETTI NON
DESIDERABILI
• Ogni essere vivente, quando deve prendere delle decisioni, lo fa sempre in
modo interattivo: il risultato delle sue scelte, e quindi la sua soddisfazione,
dipendono anche dal comportamento di altri.
• Le azioni degli individui combinandosi producono degli effetti aggregati che
possono avere delle conseguenze inattese (positive o negative per chi le
compie e per l’intera collettività)
PERCHÉ SI VERIFICANO GLI EFFETTI NON DESIDERABILI
• L’attore intenzionale che cerca i mezzi più
appropriati per realizzare i propri obiettivi deve
fare i conti con i vincoli strutturali che limitano la
sua possibilità d'azione.
• La finitezza delle informazioni a cui si ha accesso
determina una situazione di incertezza, tanto che
si può parlare di razionalità limitata del soggetto,
nel senso di una razionalità condizionata
dall'impossibilità di conoscere la globalità degli
elementi che concorrono alla realizzazione del
risultato.
DILEMMA DEL PRIGIONIERO
La teoria dei giochi si occupa di analizzare il comportamento di più individui
che interagiscono fra loro.
LA COOPERAZIONE COME POSSIBILE SOLUZIONE
• Perché cooperare se posso ottenere
ugualmente gli stessi vantaggi?
• Il comportamento del free rider
• Le persone non agiscono unicamente
per interesse
LE TEORIE MACRO-SOCIOLOGICHE
• Le teorie macro-sociologiche:
il funzionalismo e la teoria dei
sistemi
• Talcott Parsons e lo schema
AGIL
• Secondo Merton, un limite grave dei primi funzionalisti consisteva nel fatto
che essi tendevano, al di là dei fatti, a leggere troppa razionalità funzionale
nelle pratiche sociali. Essi, infatti, aderivano a tre presupposti concettuali non
condivisi da Merton:
a) il postulato dell’unità funzionale della società, secondo cui la società è un tutto
funzionale e tutte le sue parti sono integrate e ben bilanciate;
b) il postulato del funzionalismo universale, per cui tutte le pratiche culturali e sociali sono
funzionali ;
c) il postulato dell’indispensabilità, per cui esistono prerequisiti funzionali universali per
ogni società e solo specifici elementi socio-culturali possono soddisfare tali funzioni.
• La proposta di Merton per il rilancio del funzionalismo è basata sulla
critica dei tre postulati funzionali appena esposti.
a) Innanzitutto, rispetto al punto a), egli abbandona la primitiva visione
funzionalista secondo cui noi viviamo nel migliore dei mondi possibili: molte
pratiche persistono malgrado non abbiano benefici particolari né per i singoli
né per la società.
b) Secondariamente, rispetto al punto b), distingue tra funzioni e dis-funzioni
c) Infine, rispetto al punto c), distingue tra funzioni manifeste e funzioni latenti
TEORIA DELLA DEVIANZA DI MERTON
• Durkheim pensava che certe forme di
devianza fossero in parte dovute all'anomia,
cioè alla mancanza di norme sociali, che
regolano e limitano i comportamento
individuali.
• Merton ha ripreso quest'idea sostenendo
che la devianza è provocata dalle situazioni
di anomia, che a loro volta nascono da un
contrasto tra la struttura culturale e quella
sociale. La prima definisce le mete verso le
quali tendere e i mezzi con i quali
raggiungerle. La seconda consiste nella
distribuzione effettiva delle opportunità
necessarie per arrivare a tali mete con quei
mezzi.
LE TEORIE MACRO-SOCIOLOGICHE
• Le teorie del conflitto
• Le proprietà del conflitto (Simmel, Coser)
• Il conflitto deve essere visto non solo come rottura, ma anche come
costruzione di legami sociali:
• Crea tra i contendenti un’interazione intensa in cui ognuno non può restare
indifferente all’azione dell’altro;
• Consolida i legami di solidarietà all’interno dei gruppi in conflitto e ne rafforza
l’identità
• Può produrre un interesse a non annientare l’avversario, la cui presenza riduce la
possibilità di conflitti interni
• Tende a produrre regole del gioco che ne riducono la potenziale distruttività
• Induce alla ricerca di alleanze
• Dahrendorf
• Nelle società democratiche si generano una pluralità di conflitti
• Occorre distinguere il conflitto latente da quello manifesto
LE TEORIE MICRO-SOCIOLOGICHE
• L'interazionismo simbolico è un orientamento teorico affermatosi
nell'ambito della sociologia e della psicologia sociale, soprattutto negli
Stati Uniti, a partire dalla prima metà del Novecento.
• Il tratto distintivo di questo indirizzo consiste nel porre al centro
dell'analisi l'interazione sociale e l'interpretazione che di questa danno
quanti vi partecipano.
• L’interazionismo simbolico si basa su tre assunti di base:
1. I significati guidano l’azione;
2. I significati nascono dall’interazione;
3. I significati sono elaborati e trasformati dal soggetto attraverso un
processo interpretativo.
MEAD - LA COSTRUZIONE SOCIALE DELL’IDENTITÀ
PERSONALE
THOMAS E LA PROFEZIA CHE SI AUTO-AVVERA
• Non si possono
comprendere atteggiamenti
e comportamenti senza
ricostruire i modi con i quali
gli attori definiscono la
situazione nella quale si
trovano ad agire.
• Thomas pone le credenze
soggettive al centro
dell’analisi sociologica
LA REALTÀ COME COSTRUZIONE SOCIALE
• Schutz sostiene ad esempio che di fronte
all’impossibilità di raggiungere la realtà ultima
dei fenomeni e di fronte all’esigenza pratica di
dar conto delle cose che accadono possiamo
solo cercare di inquadrare i fenomeni in tipi.
• I tipi sono costrutti tramite i quali gli uomini si
orientano nella vita quotidiana.
• Ma i tipi non sono soggettivi, sono intersoggettivi
• L’insieme di questa categorie costituisce infatti
il senso comune.
ERVING GOFFMAN