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SCUOLA MARCHESI DI PISA
D IFESA DI UN ORGANISMO SOCIALE
a cura di Chiara Cascella
INDICE
Prefazione di Amedeo Schiattarella
presidente Ordine Architetti, Pianificatori, Paesaggisti, Conservatori di Roma
Introduzione
1 - Problemi del complesso scolastico Marchesi di Pisa, di Luigi
Pellegrin, e prevista demolizione
2 - Petizioni e opinioni contrarie alla demolizione
3 - “Per una maggiore comprensione dell’opera”, convegno svolto
presso sede Ordine Architetti di Roma il 06.07.09
4 - “Difesa dell’architettura contemporanea”, convegno svolto
presso sede Ordine Architetti di Roma il 22.09.09
5 - “Fermare variante urbanistica e demolizione del Marchesi”,
convegno svolto presso Scuola Marchesi di Pisa il 10.11.09
6 - Controdeduzioni del Comune di Pisa
7 - Il futuro del Marchesi
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INTRODUZIONE
Alla fine degli anni sessanta la Provincia di Pisa bandì un concorso internazionale per la realizzazione di un’unica sede che ospitasse
un liceo scientifico e un istituto tecnico per geometri, l’attuale complesso scolastico “Concetto Marchesi” di Pisa.
Il bando era fortemente innovativo: veniva richiesta la realizzazione di una "scuola aperta", intesa come risposta politica concreta al
movimento degli studenti - che richiedevano un rapporto più partecipativo con i docenti - e alle esigenze dei cittadini, che lamentavano la
carenza di impianti sportivi e spazi associativi. Non a caso l'edificio
veniva a collocarsi in un'area, già destinata a questa attività dal Piano
Regolatore Dodi-Piccinato del 1965, che fungeva da cerniera tra la
città costruita e quella da costruire, in una proiezione insieme comunale e sovracomunale della collocazione dei due istituti.
La progettazione fu affidata, da una commissione presieduta dall’architetto e storico dell'architettura Bruno Zevi, all'architetto Luigi
Pellegrin la cui carriera professionale (durante la quale realizzò circa
300 scuole in Italia e all'estero) era già allora fortemente incentrata
sulla ricerca di un’evoluzione dell'organismo scolastico.
A partire dagli anni sessanta in Italia si cercava di superare una
tipologia scolastica di stampo ottocentesco diventata ormai del tutto
inidonea ad ospitare una nuova forma di insegnamento e di apertura
della scuola al quartiere come l'evoluzione sociale e industriale, sviluppatasi in Italia nel dopoguerra, richiedeva.
Le stesse norme di edilizia scolastica italiane, emanate nel 1975,
sono il frutto delle ricerche progettuali del prof. Pellegrin, oltre che
dell'impegno del Centro Studi del Ministero della Pubblica Istruzione
organizzato e diretto dal prof. Ciro Cicconcelli, successivamente
divenuto preside della Facoltà di Architettura di Roma.
Nell'ambito di questa ricerca portata avanti da Pellegrin, il bando
di concorso per il Marchesi fornì l'occasione per realizzare l'organismo scolastico più complesso e riuscito dell'architetto; tra le ricerche
progettuali sull'edilizia scolastica, svolte negli ultimi cinquant'anni, il
progetto della scuola di Pisa rappresenta, tutt'oggi, un insuperato traguardo per la distribuzione delle attività, organizzata come un conti5
nuum visivo e spaziale.
L'edificio, così come oggi si vede, fu eseguito in due fasi: nella
prima l'edificato rispondeva alle caratteristiche del progetto vincitore
mentre la seconda, necessitata dall'esplosione scolastica in corso negli
anni settanta, comportò un'addizione corrispondente all'attuale liceo
scientifico, affidata allo stesso architetto Pellegrin.
Utenti del complesso non erano considerati solo gli studenti ma
l'intera cittadinanza. Per tale motivo furono maggiorati, rispetto
all'utenza scolastica ordinaria, gli impianti sportivi, sia quelli all'aperto che la palestra e la piscina (novità considerevole, questa, per le
scuole italiane di allora e anche di oggi).
La struttura disponeva e dispone di una mensa per il tempo pieno,
autosufficiente e con cucina propria, oggi utilizzata anche dagli studenti universitari. Ampio spazio è destinato ai laboratori scientifici.
Attualmente nel complesso del Concetto Marchesi trovano posto,
oltre alle scuole e ad alcune realtà associative, importanti biblioteche
come la Provinciale, la Serantini e quelle degli istituti scolastici, frequentate quotidianamente da centinaia di cittadini provenienti dal
quartiere, dalla città e da ogni parte del mondo, come dimostrano i
registri d'ingresso o le tesi di laurea/dottorato di ricercatori di varie
università.
Numerose sono le attività sportive che si svolgono, oltre che nei
campi adiacenti, nelle palestre e nella piscina.
La struttura, con le sue spazialità ricche e mutevoli (aule modulabili, auditorium, impianti sportivi, piccolo teatro esterno, spazi per la
socialità, biblioteche, laboratori), con la sua "collinetta", formata
dalla copertura (percorribile pedonalmente e dotata di spazi verdi), è
un invito alla cittadinanza a vivere gli spazi del complesso.
E’ il contrario di quanto accade di solito nelle periferie, dove l'architettura (ma sarebbe più opportuno dire l’ edilizia) castiga il paesaggio urbano annientandolo con l'anonimato più assoluto; dove i quartieri non sono altro che una sequenza di palazzine, privi di elementi
caratterizzanti, di servizi, di un piano urbanistico efficiente. Quartieridormitori insomma.
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Il complesso Marchesi è invece un importante elemento identificativo per un quartiere di espansione periferica come Pisanova (quartiere dove vive un terzo della popolazione pisana).
Ed è significativo che proprio una scuola, luogo e simbolo dell’istituzione primaria per la formazione del cittadino, sia stata concepita
come centro polifunzionale e aperto per fornire gli spazi e lo stimolo per una vita partecipativa.
La gestione che è stata fatta dell’opera ne ha con gli anni offuscato il significato e compresso le potenzialità. La scuola, che doveva
essera aperta, è stata chiusa da una cancellata rendendo inaccessibili
ai cittadini - e quindi non fruibili - molti spazi all’interno del complesso. La trascuratezza ne ha sfigurato l’aspetto dandole una parvenza di
degrado. Fino ad arrivare alla decisione di demolire il “Marchesi” e
cambiare destinazione d’uso all’area occupata nell’ambito di una
variante urbanstica che presenta diversi “pasticci” amministrativi. La
decisione ha suscitato scalpore e dissensi, sia in Italia che all’estero,
e l’attivazione di molte iniziative da parte di architetti, associazioni e
cittadini per scongiurare un tale triste epilogo che, se si dovesse realizzare, cancellerebbe una pietra miliare dell’edilizia scolastica del
Novecento e un complesso ormai radicato nel tessuto sociale di Pisa.
Nel presente libro-dossier si ripercorrono, attraverso documenti e
articoli pubblicati sulla stampa, tutte le tappe delle vicenda del complesso scolastico “Marchesi” di Pisa, divenuto ormai un caso nazionale. Sono inoltre presenti disegni del progetto e interventi di architetti che si sono adoperati per contrastarne la demolizione. Si è curata la redazione di questo libro con l’auspicio che la diffusione del
dibattito scaturito da questa assurda vicenda amministrativa possa
portare ad una maggiore comprensione e valorizzazione del Marchesi
affinché possa svolgere appieno il suo ruolo di organismo sociale.
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1 - I PROBLEMI DEL COMPLESSO SCOLASTICO
“MARCHESI” DI PISA E PREVISTA DEMOLIZIONE
Il complesso scolastico Marchesi è un’opera con alti livelli di sperimentazione. L’architetto progettista, in occasione del concorso internazionale, studiò nuove soluzioni sia dal punto di vista funzionale e
urbanistico, sia per quanto riguarda le tecnologie e i materiali utilizzati.
Alcuni problemi si manifestarono sin dall’inizio anche per il carattere innovativo dell’involucro.
Ad esempio si sarebbero dovuti utilizzare processi particolari di
impermeabilizzazione che non furono mai fatti. La Provincia di Pisa,
quando iniziò a piovere all’interno dell’edificio, fece sempre degli
interventi arrangiati, che non tennero assolutamente conto della particolare natura dell’edificio, fino alla realizzazione di un rivestimento
metallico a mò di pollaio; pertanto il problema non fu mai risolto in
maniera definitiva
Oltre alla manutenzione inadeguata, che comportò una serie di
riflessi negativi sulla costruzione e sulla sua gestione, si aggiunse il
fatto che la scuola non fu compresa.
Non appena furono trovate delle siringhe sotto il porticato si decise di sbarrare la scuola con le cancellate e chiudere tutti gli accessi,
snaturandola profondamente.
Quello che doveva essere un edificio polivalente e aperto a disposizione dei cittadini e delle attività autogestite cambiò senso.
Da allora è stato ridotto nelle condizioni attuali. Pulizia ordinaria
carente; tubazioni esterne del riscaldamento mai sostituite, zone adibite a deposito di banchi rotti, sedie e rifiuti di cantiere; tutto questo
dà alla scuola l’aspetto di un luogo fatiscente.
E così trascuratezza e mancanza di manutenzione corretta stanno
diventando motivo per la demolizione.
Demolire un edificio delle dimensioni del Marchesi è un’operazione di una certa importanza; una decisione in tal senso dovrebbe fondarsi su studi molto approfonditi. Smaltire i materiali provenienti
dalla demolizione di un tale colosso e costruire ex novo edifici che
suppliscano alle funzioni del complesso scolastico ha un costo enor
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3 - PER UNA MAGGIORE COMPRENSIONE DELL’OPERA
IL PROGETTO DI CONCORSO
(Tratto da "Linee evolutive dell'edilizia scolastica - Vicende - Norme - Tipo 1949/1974" di Fausto
Ermanno Leschiutta, Bulzoni Editore 1975)
Ancora una volta, un progetto di Pellegrin, che è ormai un punto di
riferimento fisso nel settore edilscola. In linea con la ricerca del progetto presentato a Torino, egli, in questa occasione, ne sviluppa gli
indirizzi ad un livello di esaltazione molto elevato: un'immagine incisiva e per di più semplice, di una semplicità sicuramente dono degli
dei. Ne risulta un progetto di notevole corposità, in cui c'è tutto quanto andiamo predicando. Di questo progetto Zevi dice "Liceo scientifico ed istituto tecnico sono fusi in maniera totale. Ciò consente il coagulo di ampi spazi interni e, insieme, un richiamo al mondo circostante, garantito dai ponti lanciati verso nord e sud. Da ogni laboratorio,
da ogni percorso, si ha la coscienza di partecipare ad un circuito
umano più vasto. Le Corbusier affermava: ‘le plan est le générateur’.
Qui invece la matrice è chiaramente data dalla sezione con i suoi
dislivelli, gradonate, innesti di funzioni disparate, fratture e quindi
aperture di colloquio con l'esterno. Sullo spaccato si misura la densità di comunicazione".
Luigi Pellegrin sul progetto di Pisa
(tratto dalla relazione di concorso)
Si sente viva la necessità urgente di un salto qualitativo. La logica
dello 'sviluppo costante' non ha saputo prevedere i movimenti
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IL COMPLESSO SCOLASTICO MARCHESI A PISA DI LUIGI PELLEGRIN:
VISIONE REALIZZATA DI UN BRANO DI CITTA’
Il 6 luglio 2009 presso la sede dell’Ordine degli Architetti,
Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori di Roma si svolge il primo
convegno contro la demolizione del complesso Marchesi organizzato
da Chandra Editrice, Organism laboratorio di arte e architettura e
Fondazione Bruno Zevi.
Il lavori si aprono con la proiezione di un filmato dove sono presenti interviste ad architetti che hanno avuto modo, durante la loro
carriera professionale, di conoscere e collaborare con l’architetto
Pellegrin. Gli interventi raccontano il progetto di Pisa da varie angolazioni (idea progettuale, edilizia, ruolo sociale, storico e culturale).
Si riportano estratti delle interviste integrati con testi (ove specificato) tratti da libri e riviste di architettura.
Intervento Amedeo Schiatterella, Presidente Ordine degli Architetti,
Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori di Roma
Sono sinceramente allibito e non capisco perché nella nostra bella
Italia, in questo paese che ha una grande tradizione di architettura, esistano figli e figliastri nel mondo della cultura architettonica.
Se oggi stessimo parlando di una chiesa romanica della Campania,
probabilmente tutti quanti insorgerebbero, perché si tratterebbe dellaa
testimonianza di un'epoca non più riproducibile e quindi avremmo
una cittadinanza che insorge a difesa di un'opera che, pur essendo
significativa in qualche modo, però non avrebbe certamente la grande valenza architettonica che ha il complesso scolastico Marchesi di
Pisa.
Invece parliamo di architettura contemporanea e questo significa
che ha meno dignità. Come se tutto quello fatto dai nostri contemporanei non appartenesse alla cultura ma appartenesse al consumo, al
costruire, e qui nasce il mio scandalo perché in realtà siamo di fronte
a un'opera che ha caratteristiche assolutamente uniche e di fronte a un
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Messaggio inviato da Paolo Soleri in occasione del convegno
“Devo confessare (e “scusarmi”) che non posso identificare con
immediato entusiasmo il progetto di Pisa. Ho difficoltà a identificare
nomi, persone, memorie, ecc. Rimane però l’imperativo di preservare - pur modificando, se le circostanze lo domandano - le opere più
importanti di Homo Faber e Homo Sapiens. E osservando le fotografie e qualche correlazione forma-contenuto, non ho difficoltà o dubbi
sulla necessità di non demolire il fare dell’uomo quando il nome è
Pellegrin.” (3 luglio 2009).
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Messaggio di uno studente di Pisa
Ho frequentato un'altra scuola, in via Benedetto Croce. Aveva una
struttura architettonica pensata per una scuola alla De Amicis.
Il "Concetto Marchesi" era per noi un mito.
Aveva tutto quello che serviva per una scuola moderna: un'aula
magna per le assemblee, luoghi ben attrezzati per fare sport e tante
altre cose che rendevano quella struttura molto vitale.
Ma soprattutto, non era solo una scuola, era un complesso, un
insieme di cose pensate per gli studenti, ma anche per il quartiere e la
città che le ospitava.
Un'osmosi intelligente, che ha funzionato bene. Un esempio di
architettura pensata rispetto a un progetto culturale, sociale; un modo
di fare architettura lontano anni luce dalla logica dei palazzinari che
hanno devastato le nostre città.
Nel domandarsi "Il Concetto Marchesi è bello o è brutto?" si sbaglia mira. Sì, l'aspetto estetico conta, ma in questo caso - più che mai
- deve essere strettamente legato all'aspetto funzionale, al senso, alla
filosofia che hanno provocato quel progetto: è da lì che si può imbastire un giudizio, non ci si può limitare a guardare solo "la buccia".
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5 - PERCHE’ VANNO FERMATE LA VARIANTE URBANISTICA E
LA DEMOLIZIONE DEL MARCHESI
Il 10 novembre all’interno dello stesso complesso Marchesi si
svolge la conferenza nazionale delle associazioni contrarie alla
variante urbanistica e alla demolizione dell’edificio, conferenza che si
trasforma in un’assemblea pubblica di oltre quattro ore di discussione. Numerosi sono gli interventi che si susseguono argomentando da
diverse angolazioni la necessità di fermare il provvedimento del
Comune di Pisa che, se approvato, porterebbe alla perdita di una
importante testimonianza architettonica e ad un impoverimento del
tessuto urbano della città.
Durante la conferenza si rilevano una serie di problematiche che
saranno così riassunte nella lettera aperta inviata alla Provincia di Pisa
da Biblioteca "Franco Serantini", ArtWatch Italia, LegambientePisa, Progetto Rebeldìa:
“- intorno agli obiettivi della conferenza, promossa da un gruppo
di architetti non pisani allievi o estimatori di Luigi Pellegrin, si era
creato un pregiudizio di partenza, ossia che l'intento degli organizzatori fosse quello di difendere il complesso scolastico in quanto "opera
d'arte". In realtà, durante l'intero dibattito, nessuno ha usato questa
espressione: neppure l'ispettore di zona della Soprintendenza pisana,
che si è limitata a segnalare che l'edificio è da tempo inserito fra quelli considerati di interesse nazionale. Gli interventi si sono sviluppati
piuttosto sulle condizioni di manutenzione del complesso, sulla
maniera di conservarlo, sui costi, sulla sua compatibilità. Il valore dell'immobile è stato posto in relazione con questioni di carattere culturale, sociale, didattico, funzionale, che poi erano quelle tenute presenti dal progettista. Infine è stato affrontato il tema del ruolo del complesso nella città attuale, in quanto appunto "scuola aperta";
- sarebbe stato interesse di tutti i presenti mettere a confronto l'ipotesi della eventuale demolizione o cambio di destinazione d'uso con
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un progetto di localizzazione e realizzazione delle due scuole interessate ma questo non c'è. Perciò è rimasta in sospeso ogni valutazione
in merito alla tempistica dell'operazione, dimensionamento, analisi
del rapporto costo/benefici, caratteri e funzionalità didattica del
nuovo eventuale complesso, rapporti con la città e così via. L'unico
dato che è stato riferito è quello della collocazione presumibile: in via
Bargagna, presso la nuova sede provinciale. Su ciò le opinioni espresse sono state assolutamente negative, perché lo spazio disponibile è
insufficiente e comunque assai inferiore a quello impegnato attualmente, perché la costruzione eroderebbe quel poco che era rimasto (in
previsione) del progettato "parco urbano", perché collocherebbe la
scuola fra due vie ad intensa circolazione veicolare con tutti gli inconvenienti che ne conseguirebbero, perché complessivamente sarebbe
un peggioramento e non un miglioramento rispetto alla situazione
attuale, se risanata;
- nel merito del risanamento del complesso esistente sono entrati
quasi tutti gli intervenuti. Da molti è stato rilevato preliminarmente
che la Provincia non può eludere il problema delle sue responsabilità
nell'aver determinato lo stato in cui versa il Concetto Marchesi, come
è stato storicizzato perfino da ex dirigenti della Provincia stessa.
L'insufficienza della manutenzione ordinaria, che si spinge fino a trascurare la pulizia quotidiana del porticato, è apparsa evidente in un
sopralluogo condotto dai presenti prima della conferenza. Molti
hanno insistito sulla rimozione dell'obbrobrio delle cancellate: già a
un primo confronto fra lo stato dell'interno e quello dell'abitato circostante si rileva infatti che queste sembrano recintare il degrado piuttosto che proteggerne la scuola. Poi, nel corso della discussione, sono
emersi in proposito altri temi nodali. Si è notata per esempio una differenza notevole di valutazione dei costi della manutenzione straordinaria, che dall'ingegnere dirigente del Servizio edilizia sicurezza
impianti presente in sala sono stati stimati in misura superiore di
almeno tre volte a quelli riferiti da professionisti impegnati, fra l'altro,
nel risanamento di edifici terremotati, che richiedevano anche interventi strutturali. Poiché tali costi sono citati dalla Provincia come elementi dirimenti per l'abbandono dell'edificio, appare evidente che tali
valutazioni meritano un approfondimento. Si è preso atto dell'inter86
vento di manutenzione della copertura, per un importo di circa
1.500.000 euro, e ciò è apparso importante. Tuttavia è rimasto un dubbio: se l'impianto precedente aveva difettato, perché è stato ricostruito nella medesima maniera, come apparirebbe facendo il confronto fra
il prima e il poi? Si è recepita inoltre la notizia sugli alti costi del
riscaldamento stagionale, ma si è rilevato che l'impianto non è sezionabile e che le condutture, in aria libera, in molti punti hanno perso la
coibentazione. Su questi e altri temi analoghi la disponibilità ad
approfondire da parte dei presenti è stata totale e un secondo incontro, sicuramente meglio preparato, sarebbe auspicabile;
- in fatto di rapporti con la città si è molto insistito sul fatto che la
dismissione della scuola comporta la contestuale dismissione di
un'area attrezzata importante per i quartieri di Pisanova e Cisanello,
che fu voluta in quella posizione dal piano regolatore Dodi Piccinato
(1965) appunto per fare da cerniera tra l'abitato allora esistente e quello da costruire. In effetti da oltre un quarto di secolo ormai essa è per
vocazione destinata al sociale oltre che alla didattica e come tale rappresenta una realtà consolidata che va difesa nella sua integrità: gruppi di pisani, associazioni e circoli si oppongono al suo smantellamento proprio per difendere questa sua peculiarità.
In termini di attività connesse con la didattica, un rappresentante
delle famiglie degli studenti ha riferito di un'iniziativa autogestita
destinata a rendere funzionale la scuola al di fuori dell'orario di lezione con una serie di iniziative culturali: da ciò è emersa la notevole sottoutilizzazione degli spazi esistenti in funzione di tali suscettività.
Una ex docente dell'Istituto tecnico ha fatto rilevare che non si tratta
solo di tappare buchi qua e là ma di riconsiderare l'intero complesso
alla luce delle richieste della didattica attuale. Un suggerimento del
genere può aprire una discussione che in realtà avrebbe dovuto essere preliminare a ogni ipotesi di trasferimento della scuola esistente e
di realizzazione di nuovi edifici scolastici.
Tutto ciò, ha una sola controindicazione: l'improvvisazione. Il
complesso Marchesi, pur con i suoi limiti di gestibilità che tutti hanno
riconosciuto, è ormai una struttura ben radicata nella didattica e nel
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sociale. Rappresenta cioè, prima ancora che un patrimonio pubblico,
un patrimonio del pubblico, con il quale qualunque amministrazione
si deve confrontare in maniera più ponderata di quanto sia avvenuto
nella circostanza che ha prodotto l'ipotesi della sua demolizione.”
Durante la conferenza sono inoltre intervenuti rappresentanti di
Legambiente e Medici per l’Ambiente, associazioni impegnate da
mesi per contrastare la politica di “cementificazione selvaggia” propugnata dalla variante urbanistica in favore di interventi che tengano
maggior conto dell’impatto ambientale e della salute dei cittadini.
Molto importanti sono state inoltre le voci di Renzo Moschini e del
prof. Pierotti che negli anni in cui fu costruito il “Marchesi” ricoprivano incarichi amministrativi. Dopo aver smentito le voci sulle presunte polemiche sorte intorno al Marchesi negli anni settanta, afferma
Moschini che "il centro del dibattito su questo complesso non è se è
invecchiato l'edificio, ma se è invecchiato il ruolo sociale di questa
scuola e il suo rapporto con la città. Al riguardo io credo che questa
sua funzione sociale e culturale sia di grandissima attualità ed è bene
che il Comune e la Provincia ne tengano conto".
Interviene anche il consigliere comunale Maurizio Bini di
Rifondazione Comunista, unica figura istituzionale cittadina presente
al dibattito: "Questa variante è in realtà un nuovo piano strutturale e
questo è stato messo in evidenza anche da un'osservazione della stessa Regione Toscana, rispetto alla quale il Comune non può fare finta
di nulla. Purtroppo, come dimostra anche la recente presa di posizione della CNA, i poteri forti di questa città hanno detto chiaramente
quali sono i loro interessi e l'amministrazione con questa variante li
sta assecondando".
Era presente alla conferenza anche l’arch. Marta Ciafaloni della
Sovrintendenza di Pisa che chiarisce "l'inquietante equivoco per cui
si era diffusa la notizia di una nostra posizione favorevole alla demolizione di queste scuole. Non è così. Sono qui per capire ed ascoltare
perchè credo nel principio di partecipazione nelle scelte urbanistiche
che è contenuto nelle normative vigenti. Questa struttura ha un
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indubbio valore architettonico e un valore sociale inestimabile.
Questa struttura è una cerniera indispensabile tra la città nuova e
quella vecchia, per cui occorre immaginare insieme la sua riqualificazione, lavorando insieme per salvaguardarne la sua importanza
architettonica e sociale".
Tanti sono anche i messaggi, letti da Chiara Pellegrin, figlia di
Luigi, di coloro che hanno voluto sostenere l'iniziativa pur non potendo essere presenti: Amedeo Schattarella, Presidente dell’Ordine degli
Architetti di Roma; Luca Zevi; Andrea Aleardi, presidente
dell'Associazione nazionale Archivi di Architettura contemporanea;
Furio Colombo, giornalista e parlamentare del Partito Democratico.
Messaggio di Furio Colombo
Il Comune e la Provincia di Pisa hanno annunciato l'intenzione di
abbattere il "complesso Scolastico Marchesi" che ospita un Liceo
Scientifico e un Istituto Tecnico. Le ragioni sarebbero legate a difficoltà di manutenzione che forse coprono ben altri interessi e certamente rilevano una stupefacente mancanza d'informazione, cultura e
consapevolezza dell'opera di cui si sta parlando.
E' stato Bruno Zevi, maestro internazionale di critica dell'architettura, a presiedere la giuria che ha scelto il progetto di Luigi Pellegrin,
ovvero di uno dei grandi architetti e maestri di architettura che - nei
decenni del dopoguerra - hanno lasciato tracce esemplari e sono rimasti come punto alto di riferimento per la cultura del mondo.
Pellegrin, infatti, oltre che architetto innovativo e geniale, maestro
motivato dalla vivacissima passione di coinvolgere e insegnare, ha
impresso nel suo lavoro e in particolare nella Scuola di Pisa il segno
di una multidimensionalità di rapporti: con la storia, con la città, con
il quartiere, con l'ambientazione del luogo, con la funzione (scuola),
con il paesaggio (Pisa), con la doppia utenza di studenti ed insegnanti da un lato e dei cittadini e visitatori dall'altro. Ogni sguardo all'edificio coglie la qualità creativa destinata a rinnovarsi sempre, con il
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6 - CONTRODEDUZIONI DEL COMUNE DI PISA
Il 9 dicembre si riunisce la commissione tecnica per esprimere un
parere su ciascuna delle oltre 50 schede che compongono la variante
al regolamento urbanistico e sul provvedimento nel suo complesso.
Durante la seduta vengono inoltre discusse le oltre cento osservazioni presentate da associazioni e cittadini e le relative controdeduzioni.
Controdeduzioni che saranno in massima parte accettate e fatte proprie dal Consiglio Comunale di Pisa dal 12 dicembre che darà il via
libera alla variante urbanistica che prevede anche al demolizione del
Complesso Marchesi.
Si riportano di seguito i punti salienti delle risposte del Comune di
Pisa alle osservazioni presentate:
Da controdeduzione osservazione n°23 di Chandra Editrice
“Premesso che già la previgente previsione consentiva la demolizione del complesso, che il progetto è stato fondamentalmente "travisato" e modificato rispetto alle intenzioni originali, ivi compreso l'isolamento della struttura rispetto al quartiere (recinzione degli spazi a
piano terra, impedimento all'accesso alla copertura), considerate le
esigenze della Provincia, rappresentate in primo luogo dal dispendio
di risorse necessario per la realizzazione di interventi palliativi e non
esaustivi delle problematiche di fruibilità ed agibilità del complesso,
verificata la necessità di dover iniziare a prevedere la sostituzione del
complesso, per il quale è preventivata una "vita utile" ulteriore non
superiore a venti anni, a fronte comunque di ingenti spese di adeguamento, gestione e manutenzione, si propone il non accoglimento dell'osservazione.
Si evidenzia, in riferimento ad una parte dell'osservazione, che la
nuova scheda norma, che esclude la residenza ordinaria, prevede il
mantenimento degli impianti sportivi e, di fatto, incrementa gli spazi
realmente aperti agli abitanti del quartiere.
Da sottolineare, inoltre, che l'attuale funzione genera un notevole
carico urbanistico e di traffico in un'area dotata di infrastrutture stra
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