AUDIOVISIVO FOTOGRAFICO (o DIAPORAMA)
Un paio di definizioni che potete trovare senza
sforzarvi troppo:
1 – Da un entry-form di un concorso per audiovisivi:
L’audiovisivo fotografico (ora ammessi solo quelli
digitali) è una forma di presentazione che unisce
immagini, suoni e talvolta un testo :
l’immagine fotografica è la sua caratteristica
fondamentale. E’ escluso l’utilizzo di clip video nel
montaggio. (Per ora, dico io).
Il tipo di transizioni tra le immagini e la colonna
sonora sono lasciati alla fantasia degli autori, ma la
scelta deve integrarsi armoniosamente nell’opera.
L’Autore esprime un’idea, porta ad una riflessione,
racconta una storia, illustra una canzone, ecc.
(dall’entry-form del 4° circuito Nazionale Audiovisivi
Fotografici 2010)
2 - Gli audiovisivi fotografici, chiamati anche
diaporami e , più impropriamente, spettacoli di
multivisione, sono delle proiezioni su un solo
schermo d’immagini fotografiche supportate da
una colonna sonora.
Sino a qualche tempo fa, una serie di proiettori per
diapositive, in numero da due a quattro, proiettavano
una sequenza di immagini utilizzando la tecnica
della dissolvenza incrociata, sincronizzata con la
colonna sonora a sostegno e completamento del
racconto visivo.
Oggi con l’avvento della tecnica digitale, i
videoproiettori hanno in buona parte sostituito i
proiettori e gli effetti di dissolvenza vengono creati
direttamente in fase di elaborazione/montaggio
dell’immagine con gli appositi software.
Si possono così creare storie, racconti e/o
visioni fantastiche con una particolare atmosfera
coinvolgente ed emozionante.
(dalla home-page del sito della DIAF Dipartimento
Audiovisivi Fotografici della FIAF)
Ma quanto sopra descritto non basta per iniziare a
costruire un audiovisivo fotografico.
Perché talvolta vediamo audiovisivi fotografici
molto complessi e difficili da capire (o leggere) alla
prima visione, cerchiamo di semplificare la cosa e
fermare alcuni punti (che poi saranno quelli a cui
dovremo fare riferimento per meglio comprendere
quanto vedremo):
1 – L’ Idea
2 – Le Fotografie
3 – La Colonna sonora
4 – Il Montaggio e la regia
L’IDEA
Poiché l’audiovisivo è una forma di comunicazione
(comunicare vuol dire rendere comune ad altri),
potremo comunicare l’emozione di quanto abbiamo
visto o sentito. E insisto sull’emozione, poiché se
noi non abbiamo provato alcuna emozione, non
comunicheremo nulla.
Il punto comune di un buon audiovisivo è l’intensa
emozione che sa trasmettere. Da un punto di vista
psicologico vivere l’incontro con un buon lavoro
significa precisamente commuoversi, e l’esperienza
di commuoversi esiste indipendentemente dal
movimento perché mezzo di espressione estetica.
Potremo raccontare una storia, vera o inventata,
potremo raccontare di un viaggio (attenzione a
questo punto: se andiamo a fare una gita con la
Bocciofila, l’ audiovisivo che faremo interesserà
soprattutto ma solamente ai partecipanti alla gita,
e a nessun altro).
Finendo questo punto, per fare un audiovisivo
occorre avere qualcosa di interessante da
raccontare.
Per me la cosa più interessante da raccontare
sono le emozioni, queste sono solamente nostre
e di nessun altro.
LE FOTOGRAFIE
Non necessariamente le vostre fotografie devono
far gridare al miracolo, è necessario che esse siano
assolutamente coerenti all’IDEA che ha prodotto
l’audiovisivo.
Non lasciatevi affascinare da una vostra bellissima
fotografia che c’entra poco o nulla con quanto
state raccontando, non usatela per ora, il racconto
avrà uno scorrere più fluido, altrimenti un attento
osservatore noterà subito l’incongruenza.
LA COLONNA SONORA
E’ la parte più difficile da realizzare, a meno che
la vostra storia voglia comunicare l’emozione che
avete provato ascoltando un determinato pezzo
musicale.
Non è detto che la vostra colonna sonora sia
costituita sola da musica.
Attenzione all’uso delle canzoni !!!!.
La canzone è un fatto già compiuto, non avrebbe
bisogno di immagini.
Se poi il testo della canzone non è in lingua italiana,
chi non conosce l’altra lingua, potrebbe provare
fastidio, oppure lo sforzo di capire gli fa perdere
l’immagine che vede sullo schermo.
Attenzione al banale, se la canzone dice casa, fare
vedere un casa potrebbe suscitare critiche.
Se fotografate un mercato, portate un registratore,
avvicinatevi a qualche banditore e la vostra
colonna sonora è fatta.
Soprattutto la colonna sonora deve raccontare né
più né meno di quanto raccontano le fotografie
che avete usato nel vostro lavoro e deve essere
coerente con il tempo e il luogo che avete
fotografato. Se avete fotografato durante un vostro
viaggio in Russia, dovrete ragionevolmente usare
musica di un compositore russo, così come per
qualunque altra parte del mondo. Capisco che
fotografando al circolo polare artico sia improbabile
trovare un compositore locale, ma in quel posto
domina il silenzio.
Usate preferibilmente musica classica, jazz o
standard per due motivi:
esiste una sterminata letteratura e probabilmente i
diritti d’autore sono scaduti.
Se il testo parlato è ASSOLUTAMENTE
indispensabile per la comprensione del lavoro,
usatelo, ma cercate una voce bella e comprensibile,
se avete un amico attore dilettante coinvolgetelo.
Per il testo scritto vale la regola citata: ricordatevi
che lo spettatore per leggere quanto avete scritto
distoglierà gli occhi dall’immagine e la perderà.
IL MONTAGGIO E LA REGIA
Con il montaggio e la regia si assemblano l’idea,
la fotografia e la colonna sonora. Potrete avere
avuto una meravigliosa idea, avere fatto delle
fotografie perfettamente coerenti con la vostra
idea e una bellissima colonna sonora, ma se il
vostro montaggio e la vostra regia non legano
perfettamente il tutto, avrete lavorato per nulla. Il
montaggio è per l’audiovisivo come la regia per un
film, è il modo che userete per raccontare la vostra
storia, è come scrivere un racconto, e a questo
proposito curate in maniera PRECISISSIMA la
sincronizzazione ( quando si rendesse necessaria)
della colonna sonora con le immagini. Altrimenti
sarebbe come leggere un racconto senza
punteggiatura.
Con la regia voi decidete quali immagini usare,
con il montaggio decidete come e dove metterle
nel vostro progetto.
Non scrivete la parola FINE al termine del vostro
lavoro, deve capirsi dal montaggio che il tutto è
finito. Quando scrivete i crediti, teneteli visibili per
poterli leggere voi lentamente tre volte: darete il
tempo allo spettatore di leggerli correttamente.
Quanto sopra è per iniziare a capire come fare un
piccolo e semplice audiovisivo fotografico. Dico
piccolo poiché non avete il diritto di abusare del
vostro pubblico.
Usate i muscoli ma non lo fate vedere, usate la
mente e fatelo vedere.
Finirò citando quanto disse un grande Amico,
Francesco Nacci, che ci lasciò il 26 marzo 2006:
PER FARE UN AUDIOVISIVO FOTOGRAFICO
BISOGNA ESSERE UN UOMO DI CULTURA
A TUTTO TONDO. BISOGNA ESSERE UN
TECNICO DI FOTOGRAFIA, DI COMPUTER,
DI CENTRALINE (oggi diremo di sofware di
montaggio), MA ANCHE E SOPRATTUTTO
AVERE UNA INFINITA CULTURA GENERALE
RIGUARDO
ALLA
NARRATIVA,
ALLA
RECITAZIONE, ALLA MUSICA, AL CINEMA:
ALL’ARTE. ECCO PERCHE’ TRA I FOTOGRAFI
CI SONO COSI’ POCHI DIAPORAMISTI.
Antonio Mangiarotti Afiap
Mede giugno 2010