105 Quad. Mus. St. Nat. Livorno, 22: 105-113 (2009) La fisica e l’astronomia al Museo di Storia Naturale del Mediterraneo FRANCESCA MANENTI1 RIASSUNTO: vengono descritte le attività didattiche e le metodologie di laboratorio di Astronomia e Fisica svolte presso i laboratori del Centro di Educazione Ambientale del Museo di Storia Naturale del Mediterraneo. Si mettono inoltre in evidenza le esperienze didattiche effettuate durante l’uso del Planetario del Museo e come questo strumento sia un efficace mezzo di comunicazione capace di chiarire concetti all’apparenza dominati da aridi procedimenti matematici. Parole chiave: Astronomia, Fisica, didattica, planetario. SUMMARY: teaching activities and lab metods about Astronomy and Phisics, done at Labs of the Environmenthal Education Centre of Mediterranean Natural History Museum, were described here. Teaching experiences in the Planetarium of the Museum are enphasized. The planetarium is an important scientific comunication means which hightight hardy mathematics concepts. Key words: Astronomy, Phisics, teaching, planetarium. Introduzione La città di Livorno è indissolubilmente legata all’Astronomia. Infatti, oltre ad esserci una delle due sezioni provinciali italiane della SAIt (Società Astronomica Italiana, l’altra è a Reggio Calabria), essa conta molte associazioni di astrofili e ben tre Planetari funzionanti sia per la didattica dei marinai che per la didattica a più ampio respiro: quello del Museo di Storia Naturale del Mediterraneo, un Galileo all’Accademia Navale e, il terzo, all’Istituto Nautico Cappellini (Ciampini, 1987). Quest’ultimo fatto però sembra contrastare l’esperienza secondo la quale lo strumento Planetario è abbastanza sconosciuto, non solo alla cittadinanza, ma alle scuole stesse. In realtà sorprende fino ad un certo punto, in quanto sono note le difficoltà che si incontrano nell’affrontare lo studio delle scienze astronomiche che a scuola vengono spesso relegate come uno degli ultimi argomenti, mal affrontato o addirittura per nulla intrapreso. Il lavoro svolto in questi anni al Museo, con l’aiuto di alcune associazioni impegnate nella divulgazione dell’astronomia a Livorno, quali la SAIt e l’A.L.S.A. (Associazione Livornese Scienze Astronomiche), è stato mirato proprio a far riscoprire le potenzialità di un Planetario e a farle crescere in concomitanza ad una sempre crescente richiesta da parte del mondo della scuola. L’articolo che segue vuole essere un piccolo contributo allo sviluppo di questi centri di divulgazione preferenziale per l’Astronomia. Le informazioni che sono contenute nell’articolo sono frutto della didattica svolta dal 2004 al 2008 presso il Museo di Storia Naturale. Obiettivi didattici Uno dei grandi obiettivi della didattica astronomica per chi - come scelta di carriera e come vocazione - ha già affermato l’affetto per le scienze del cielo, è quello di spiegare in modo più lineare e onesto possibile, di far appassionare, di far nascere la voglia di approfondire o 1. Museo di Storia Naturale del Mediterraneo, via Roma 234, I-57100, Livorno. E-mail: astronomia.museo@provincia. livorno.it 106 Francesca Manenti addirittura occuparsi di quegli “aridi concetti” (Ramponi, 1991) che sono descritti nei libri di geografia astronomica, divulgati spesso in modo improprio, che più che dipanare dubbi e incertezze tendono spesso a consolidare errori (Guadagnini, 1998). Se pensiamo poi ad un Planetario all’interno di un Museo di Storia Naturale capofila di una rete provinciale di Centri di Educazione Ambientale2, allora un altro obiettivo immediato diventa quello di sensibilizzare il pubblico al problema dell’inquinamento luminoso ed atmosferico il quale sta portando ad una perdita quasi esponenziale del buio notturno (Dunn, Fleenor, 2003). Prova evidente ne è che quasi tutti gli utenti del Planetario, se interrogati su che cosa sia la Via Lattea, rispondono correttamente; se gli viene chiesto: “L’avete mai vista?”, qualcuno risponde in modo positivo; ma quando le luci del Planetario si spengono, quasi nessuno la riconosce. Ecco quindi che il Planetario diventa il luogo dove è possibile chiarire molti “aridi” concetti rivivendo l’emozione che ha portato i nostri antichi osservatori allo studio del cielo: un luogo dove il tempo si è fermato perché nulla cambia, e al tempo stesso un luogo senza tempo perché ha in se “tutti i tempi”, in quanto dentro il Planetario è possibile ricostruire il cielo notturno di qualsiasi epoca. Materiali e metodi La didattica astronomica al Museo di Storia Naturale si svolge principalmente in due aule didattiche: il Planetario e il Laboratorio di Fisica. In quest’ultimo contesto le lezioni che vi si svolgono sono di tipo frontale ma, unite agli esperimenti di laboratorio, oggetti da sperimentare e costruire, risultano un’alchimia vincente per l’apprendimento di scienze così difficili quali sono la fisica e l’astrofisica. Il Planetario è in sé uno strumento che consente di riprodurre la volta celeste, proiettando l’immagine delle stelle e dei corpi celesti su di una cupola semisferica soprastante gli spettatori. Generalmente con il termine “Planetario” viene identificato anche tutto l’insieme dell’edificio 2. http://www.provincia.livorno.it/attivita/museo/ReteCEA/reteCEA.htm Fig. 1 - Il Planetario del Museo di Storia Naturale del Mediterraneo. Fig. 1 - The Planetarium of the Mediterranean Natural History Museum. che ospita l’apparecchiatura di proiezione e la cupola (Fig.1). La macchina “planetario” si presenta montata su di un supporto rettangolare, dotato di consolle per comandare i movimenti, a poco più di un metro di altezza dal pavimento. E’ formato dalla “testa”, composta da due semisfere, e la “coda”, che contiene i proiettori dei pianeti, della Luna e del Sole. Le semisfere simulano il cielo del nord e del sud e sono forate: ogni foro corrisponde ad una stella, infatti ogni fessura è dotata di una piccola lente tale che, illuminata da una potente lampada posta all’interno della testa, forma un’immagine puntiforme luminosa sulla cupola sovrastante gli spettatori, fornendo l’impressione di essere sotto il cielo stellato. Lo strumento ruota attorno a tre assi così da simulare il moto diurno, quello di Precessione e quello in latitudine. Il Planetario del Museo è stato costruito dalla ditta Gambato, modello GL 1600-E, che è andato a sostituire un vecchio GOTO EX/3 ormai stanco di quasi trenta anni di didattica (Ciampini, 1987; Romeo, 1987). Il nuovo planetario, inaugurato il 6 novembre del 2004, è dotato di una cupola di 5 metri di diametro e può ospitare al suo interno fino a trenta persone. E’ dotato di 1600 stelle, la Via Lattea, dei cerchi orari (Eclittica ed Equatore Celeste) e cerchio Meridiano; punti cardinali luminosi, molto utili per i primi rudimenti sull’orientamento astronomico; cerchio polare; alba e tramonto; dei cinque pianeti visibili ad occhio nudo, Luna e Sole che saranno visibili con tutti i loro movimenti. Dalle sopraelencate caratteristiche si evince la scelta, puramente didattica, La fisica e l’astronomia al Museo di Storia Naturale del Mediterraneo Fig. 2 - L’entrata del Planetario, vista dal Laboratorio di Fisica. Fig. 2 - The door of Planetarium from Phisics lab. di offrire nei cieli del Planetario solo ed esclusivamente gli oggetti che si vedono ad occhio nudo, cioè quelli che dovremmo vedere realmente sopra la nostra testa: il fine è semplicemente rendere la lezione più chiara e fedele possibile alla realtà, nella speranza che l’utente, uscito dal Planetario la sera stessa o in quelle successive, ritrovi gli stessi oggetti visti in proiezione sulla cupola. Il Planetario e il Laboratorio di Fisica sono ubicati in stretta connessione spaziale nel nucleo centrale del complesso museale (Fig.2). Il Laboratorio di Fisica è uno spazio allestito appositamente con strumenti utili alla didattica indispensabili per approfondire o integrare molte delle attività sperimentali, sia di fisica che di scienze astronomiche, che vi si svolgono. Tra questi spiccano per valore e fascino: uno spettrometro, corredato di lampade ad incandescenza al mercurio e sodio; un tubo di Newton; un banco ottico, lenti e specchi, ecc… (Fig.3). Fig. 3 - Il Laboratorio di Fisica. Fig. 3 - Phisics lab. 107 Le lezioni, che hanno varia durata, si compongono tutte (a parte quelle al Planetario) di una parte teorica, con presentazioni, filmati, documentari, immagini e quant’altro sia utile per introdurre il problema trattato dal didatta, e una parte pratica di approccio e soluzione del problema. Ovviamente per il pubblico dei più piccoli, materne ed elementari, la prima parte è minima e la seconda segue il metodo ludico/ didattico (Nencini, 2005). Le lezioni che si svolgono sia in Laboratorio che al Planetario seguono i programmi ministeriali, benché buona parte dei percorsi siano nati, o hanno modificato il loro iter, lavorando a stretto contatto con le insegnanti che hanno espresso le loro esigenze agli operatori. Questo è il caso, ad es. dei Percorsi: n° 19 – “Le distanze astronomiche” – che tratta di un tema ricorrente negli esami di maturità (v. paragrafo - I percorsi didattici); del Percorso didattico n° 40 – “Gli spettri” – per il quale, elaborato inizialmente per appendere la metodologia del calcolo dell’indice di rifrazione di un prisma, si è reso necessario procedere ad una rimodulazione dell’esercitazione proposta dato che al liceo le funzioni trigonometriche per il calcolo si affrontano al quarto e quinto anno, mentre gli spettri al terzo, o i primi mesi del quarto; ed infine il percorso n° 42 – “Effetto Doppler” appositamente richiesto dai licei per spiegare questo fenomeno di sempre difficile comprensione per i ragazzi. Visto che la nuda descrizione dell’evento, dell’esperimento, o che la fredda esposizione della teoria che sta dietro agli eventi naturali, spesso non portano alla rimozione di preconcetti errati, è chiaro che da parte dell’operatore didattico vi sia una parte preliminare (che può durare poco o molto a seconda della preparazione della classe) nella quale vengono accertate le reali conoscenze del fenomeno da parte dei ragazzi e le loro eventuali idee preconcette. Il passo successivo è quello di far ragionare i ragazzi sulle idee erronee accentuando i risultati sbagliati a cui le loro concezioni li portano e quindi con il fine di creare “una sorta di contraddizione interna che sfocia nella ristrutturazione delle proprie idee” (Guadagnini, 1998). Questo metodo (Ausubel, 1978) ampiamente collaudato, porta i ragazzi ad aprirsi ed a mettere in discussione la loro conoscenza in favore del nuovo concetto che sarà a quel punto proposto dall’operatore. 108 Francesca Manenti E’ chiaro in questo senso che le lezioni possono essere estremamente diverse le une dalle altre perché calibrate sul pubblico, ma hanno tutte il medesimo scopo: chiarire le idee, anche a costo di dare meno informazioni. I percorsi didattici I laboratori di Astronomia e Fisica si snodano su quindici percorsi in totale: 8 percorsi dedicati all’astronomia, 4 dedicati alla fisica e 3 percorsi dedicati alle scienze astronomiche per i più piccoli (4 e 5 anni). I primi due percorsi di Astronomia riportati nel P.O.F. 2007 – 2008 si svolgono all’interno del Planetario, mentre tutti gli altri si svolgono tutti all’interno del Laboratorio di Fisica. I percorsi svolti interamente nel Planetario, sono sostanzialmente due lezioni frontali perché l’operatore parla commentando ciò che appare sulla volta celeste. La durata di entrambi può variare, a seconda delle domande e della curiosità dei ragazzi, da un’ora e un’ora e quaranta ma non può superare quest’orario. Questo perché oltre ai normali problemi di attenzione da parte dei ragazzi (che non vanno ordinariamente oltre i 40-45” per un soggetto normalmente abituato allo studio, molto meno per i nostri giovani secondo Odifreddi (2006), si somma una pura questione fisiologica: la stanza è chiusa, ed ad un certo punto della lezione si necessita obbligatoriamente di un ricambio di aria. Nulla vieta, come spesso succede, di intrattenersi a luci accese e porte aperte dopo la fine della proiezione. Il Percorso 16, “Il Planetario: impariamo ad orientarci nel cielo”, affronta la tematica dell’osservazione del cielo: si parte dallo scoprire come riconoscere la stella polare, quindi i punti cardinali, fino ad arrivare all’Eclittica e la fascia zodiacale fornendo i primi rudimenti sulle coordinate stellari, il riconoscimento di alcune tra le principali stelle e Costellazioni visibili nei nostri cieli fino al comprendere i vari moti della Sfera Celeste. Ogni lezione è ovviamente calibrata a seconda della classe in visita. Questo percorso infatti viene scelto da varie tipologie di scuole: si va dalla V Liceo Scientifico che approfondisce i temi sull’osservazione celeste e le coordinate stellari, sfruttando la lezione come propedeutica alla visita di un osservatorio, alle prime classi degli Istituti Tecnici che affrontano la geografia astronomica al biennio, alle numerosissime elementari, sia classi quarte che quinte, che invece affrontano la tematica del Sistema Solare, con un accenno all’orientamento e alle costellazioni. Poche ma in aumento le adesioni delle ex scuole medie. Benché la scienze astronomiche siano presenti nei programmi ministeriali, si riscontra che nelle scuole secondarie di primo grado spesso le scienze celesti non vengono trattate che da poche insegnanti appassionate della materia. Nel Percorso 17, “Il Planetario: Miti e Costellazioni”, vengono invece descritte più in dettaglio le Costellazioni, la loro utilità, il tutto seguendo un filo conduttore temporale. Viene affrontato il tema dell’osservazione del cielo presso gli antichi, della mitologia notoriamente associata alle Costellazioni, con accenni alle cosmologie antiche, ed in più si insegna ai ragazzi l’uso di due strumenti che sono stati indispensabili per un astronomo fino al 1700: l’Astrolabio e il Notturlabio, utili per un primo approccio alla visione del cielo. In questi anni abbiamo riscontrato una sempre crescente adesione da parte del pubblico scolare, e non, ai percorsi che sfruttano il Planetario: in esso è veramente possibile spiegare una gran quantità di concetti ed è un supporto eccezionale per visualizzare l’astronomia. Infatti la più grande difficoltà che si riscontra per gli studenti che affrontano questa materia è proprio questa anche perché di solito ci si limita allo studio dell’astronomia sui libri e se ne fa poca esperienza. Questo per vari motivi: primo, perché il cielo che vediamo ora, ammesso che qualcuno lo guardi ancora, è un cielo coperto dall’inquinamento, quindi l’esperienza del planetario è un esperienza di cielo “vero”, la qual cosa è sempre sorprendente per chiunque assista alla lezione; secondo: nella realtà i moti del cielo necessitano di tempi lunghi per svolgersi, invece con la macchina planetario è possibile accorciare tempi e dare in pochi minuti un’idea chiara sui vari moti celesti e terrestri. In ogni caso l’esperienza ci dice che la lezione al Planetario è utile e fruibile a qualsiasi età (si può arrivare a far didattica fino ai 4 anni di età) mentre gli altri laboratori stanno sempre più diventando un utile approfondimento della lezione al Planetario. L’attività didattica inerente al Laboratorio di Astronomia, si svolge su 6 percorsi. Il primo, “Il Sistema Solare” (Percorso 18) è un introduzione La fisica e l’astronomia al Museo di Storia Naturale del Mediterraneo divertente al Sistema Solare, i suoi abitanti (i pianeti et al.), le loro posizioni e caratteristiche, le spedizioni umane alla scoperta del cosmo. Come parte di laboratorio facciamo costruire ai ragazzi un quadrante di altezza dando qualche nozione di triangolazione, mentre per i più piccoli, facciamo costruire delle carte di identità dei pianeti. Il secondo percorso tratta il tema di un momento particolare della formazione del Sistema solare: la caduta dei meteoriti e la craterizzazione: Il percorso ha nome “I crateri” (Percorso 19). Il laboratorio è soprattutto manuale: in laboratorio verrà simulata la mappatura radar della superficie di Venere (notoriamente occultata da una densa atmosfera). Grazie a scatole ricoperte (l’atmosfera) forate sulla parte superiore al modo di una griglia, i ragazzi dovranno sondare tramite un bastoncino le varie altezze. Il bastoncino ha varie bande di colore riportate sulla sua superficie che si riferiscono all’altezza dell’oggetto che sto sondando all’interno della scatola, ma che non posso vedere. Dentro le scatole sono stati ricostruiti differenti parti di superficie venusiana: crateri, valli e un vulcano, che i ragazzi dovranno riconoscere grazie alla mappa altimetrica che costruiranno loro stessi. Questi due percorsi dedicati al Sistema solare sono stati scelti per la maggior parte dalle scuole primarie, che come programma scolastico affrontano un’introduzione al Sistema solare. Più raro il caso che una primaria scelga approfondimenti sulle stelle. L’adesione comunque non è elevata: sintomo che le notizie date sui libri (molto sommarie, tabellari, spesso infarcite di numeri e termini più e meno scientifici) sono ritenute più che sufficienti. “Le distanze astronomiche” (Percorso 20) è un percorso costruito per i ragazzi dell’ultimo anno del liceo, ma accessibile a tutte le classi che vogliono approfondire il discorso dell’effetto Doppler (astronomico). La lezione ha per tema gli spettri, in particolare vengono presentati quelli galattici: in laboratorio sono presenti 5 spettri di galassie poste a differenti distanze di cui si riesce a calcolare la distanza grazie allo spostamento di due righe (la H e la K) e alla legge di Hubble. Questo percorso è stato rielaborato sulla base di un progetto ripreso dal Prof. Fabrizio Mazzucconi di un corso di aggiornamento per gli insegnanti (Firenze, anno 1986). La versione che proponiamo ai ragazzi è una versione semplificata (ad es. una 109 versione senza la teoria dell’errore) e molto utile come tema per l’esame di maturità. “I moti propri delle stelle” (Percorso 21) è un bel percorso, purtroppo scelto pochissimo dalle scuole, che ha per fine il calcolo di come cambieranno nel tempo, nell’ordine di decine di milioni di anni, le figure delle costellazioni a causa del moto proprio delle stelle. Nella lezione vengono date le basi del calcolo vettoriale, dei moti stellari, mentre durante il laboratorio, scelta una costellazione il cui asterismo è costituito da cinque o sei stelle, viene calcolato, grazie ad un elenco di moti propri stellari, lo spostamento nel tempo prefissato all’inizio dell’incontro (di solito 50.000 o 100.000 anni) e alla fine viene riportato il tutto sul foglio di carta millimetrata. E’ prevista anche l’elaborazione di una presentazione con Microsoft Power Point come risultato finale del lavoro dei ragazzi oppure, su richiesta dell’insegnante, il calcolo della diversa luminosità che avranno le stelle a causa della componente radiale del loro moto proprio. Appunto perché in questi anni è stato scelto da pochissime insegnati, questo percorso verrà tolto dal prossimo P.O.F. Un altro percorso che tratta un tema ricorrente nell’esame di maturità è il Percorso 22: “Le stelle”. Durante la lezione teorica viene trattato il tema dell’evoluzione stellare, magari concertato prima con le insegnanti che spesso scelgono questo percorso per approfondire le loro lezioni in classe. Come esercitazione di laboratorio viene realizzato il diagramma di Hertzsprung – Russell. E’ previsto anche il calcolo di grandezza e densità di buco nero (prendendo come massa quella di un improbabile stella Sole e di una ancora meno probabile pianeta Terra). Torniamo ai percorsi dedicati ai più piccoli (medie ed elementari) con “I calendari” (Percorso 23). Questo affascinante percorso tratta la storia del tempo, le varie problematiche legate al calcolo del calendario e come questo è stato risolto dalle varie civiltà. I ragazzi vengono divisi in gruppi e sono portati a riflettere sul tema affrontato cercando essi stessi di essere costruttori di un loro calendario. Questo approccio ludico porta i ragazzi ad affrontare i problemi della divisione in stagioni, settimane, giorni dell’anno, i nomi da dare nel calendario, e la gestione del mese bisestile, delle feste e di tutta una serie di regole che possono cambiare di volta in volta anche su richiesta dei ragazzi stessi. Questo percorso ha 110 Francesca Manenti riscosso un grande apprezzamento da parte dei ragazzi e degli insegnati delle classi secondarie di primo grado in quanto gli alunni, messi alla prova con l’entità tempo, e sentendosi partecipi della redazione del loro calendario, sono riusciti a comprendere in modo quasi naturale delle sottigliezze quali, la necessità dell’anno bisestile, la divisione in mesi (e perché 12?), la gestione delle feste e le necessità religiose, che altrimenti sarebbe stato difficile cogliere. L’attività didattica, per il Laboratorio di Fisica, si svolge invece su 4 percorsi. “La luce” (Percorso 39) è un percorso dei più scelti. Dedicato ai più piccoli, delle scuole elementari soprattutto, questo percorso è un primo approccio a che cos’è la luce (domanda che per altro rimane insoluta anche dopo la laurea in fisica!). Il laboratorio è diviso in due parti: la prima tratta la luce come entità; dove nasce, come si muove, cosa fa quando incontra gli ostacoli e i mezzi trasparenti di varia forma, ecc…; la seconda tratta il colore, con tutta la sua infinita e affascinante fenomenologia: dall’arcobaleno ai prismi, da come si mescolano i colori fino ai filtri. Il tutto corredato da una serie di oggetti che i bimbi possono toccare e provare. Alla fine del percorso i ragazzi costruiscono un disco di Newton. Questo percorso è tra quelli più frequentati per quanto riguarda i laboratori di fisica, un po’ per il fatto che la luce è argomento difficile da trattare, un po’ perché il laboratorio è stato attrezzato con moltissimi strumenti, alcuni anche di difficile reperibilità, che rendono la lezione speciale solo per il fatto di poter toccare e sperimentare la luce e il colore. “Gli spettri” (Percorso 40) è invece un percorso che tratta la luce ma per i più grandi. Vengono trattate le onde elettromagnetiche, la formazione degli spettri e i principi basilari della spettroscopia. In laboratorio è possibile vedere, tramite un spettrometro, spettri provenienti da varie sorgenti e fare uno studio sullo spettro del Sole, dalla nostra atmosfera o di qualche stella. “La pressione atmosferica” (Percorso 41) è invece un percorso dedicato alla medie e alle elementari. L’attività prevede una parte teorica dedicata al concetto di pressione, pressione atmosferica e vuoto, introdotto da una serie di esperimenti pratici, riscontrabili nella vita quotidiana (come il sacchetto sotto vuoto, le ventose, i palloncini, ecc…). La parte pratica prevede la costruzione di un “bicchiere magico” che sfrutta il principio del sifone per non riempirsi mai oppure, per i più grandi, larealizzazione di un diagramma di pioggia, pressione e vento con i dati registrati dalla Stazione Meteorologica (Borzatti, 2005). Anche quest’ultimo percorso riscuote molto apprezzamento più che altro per il fatto che è quasi tutto pratico. Infatti la parte teorica viene trattata come commento agli esperimenti, via via sempre più complessi, fatti totalmente dai ragazzi, che fanno capire cosa sia e come si comporta l’oggetto aria, fino ad arrivare ai principi della meteorologia. Questa strategia risulta vincente per l’apprendimento: certo non tutti i rami della scienza fisica sono così ben sperimentabili con esercitazioni in stile “la fisica di casa nostra”, pensiamo solo all’evoluzione stellare, però la dove si può fare è sempre preferibile questo tipo di approccio alla lezione frontale. L’ultimo percorso di fisica (Percorso 42) è dedicato alle superiori e si chiama come l’omonimo effetto: “Effetto Doppler”. Si tratta di una introduzione alla teoria delle onde meccaniche con esperimenti da svolgere all’interno del laboratorio e, successivamente, al calcolo dell’effetto Doppler. Sintomo che la didattica astronomica può essere svolta anche per i più piccoli, anche quest’anno (2007-2008) si è regista una buona adesione delle scuole materne. Il Percorsi per le Scuole Materne sono tre: il Percorso 90, “Col naso all’insù!” è un percorso nuovo aperto ai più piccoli (classi di 4 anni), che ha riscontrato subito un grande successo e che mira a dare le prime basi di tutto ciò che abbiamo sopra la nostra testa con la costruzione di un cartellone stratigrafico che mira a posizionare nella giusta sequenza i vari oggetti celesti; il Percorso 91, “Il Planetario”, percorso ormai sperimentato che piace ai bambini e alle insegnanti in quanto offre numerosi spunti per lavorare poi in classe e si tratta di una breve visita al Planetario durante la quale vengono raccontate le “favole della buona notte” riguardanti il cielo e i suoi abitanti, e di una successiva elaborazione dei concetti celesti mediante la creazione di un cartellone con “le cose che abbiamo visto”; ed infine il Percorso 92, “Favole del cielo in teatro”, laboratorio con posti limitati in quanto è un progetto che dura l’intero anno scolastico e che porta le classi partecipanti ad una rappresentazione teatrale a tema astronomico (Fig.4). La fisica e l’astronomia al Museo di Storia Naturale del Mediterraneo 111 Fig. 4 - I bambini dell’ultimo anno della Materna Pestalozzi impegnati nella rappresentazione di fine anno dal titolo: “Viaggio nella notte blu”, Teatro 2009. Fig. 4 - Childrens of latest year of “Pestalozzi” childhood scool during a theatre representation which title was “Trip in the blu night”, Theatre 2009. Grazie al gruppo di astrofili livornesi dell’A.L.S.A. che da anni ci aiuta nella didattica dell’astronomia, dall’anno prossimo offriremo nel nostro POF anche le uscite notturne con il telescopio: un utile approfondimento sul campo e una serata divertente tra storie e meraviglie viste al telescopio. Sempre di più, e per molti dei nostri percorsi, le insegnanti richiedono agli operatori didattici del Museo, lezioni o laboratori a parte, su argomenti non presenti nel P.O.F. Infatti, per lo svolgimento della didattica in classe, spesso si ha bisogno dell’esperto per approfondire tematiche che se no rimarrebbero non compiute o per mancanza di mezzi scolastici o semplicemente per mancanza di conoscenze da parte dell’insegnante. Per quanto riguarda i laboratori di Astronomia e Fisica in questi ultimi anni sono stati richiesti diversi approfondimenti che vanno dalla rivoluzione scientifica alla figura dello stesso Galileo, dalla storia dell’astronomia all’introduzione sui parametri atmosferici, lezione che doveva essere un introduzione alla visita, da parte delle classi, all’ARPAT. Il risultato positivo di alcune di queste attività extra-P.O.F. ha fatto si che alcune di queste, in particolare quelle dedicate alla storia della scienza, siano entrate a far parte stabilmente dell’offerta formativa. Quest’ultima valutazione nasce anche dalla considerazione del sempre crescente bisogno di percorsi interdisciplinari Fig. 5 - Costellazione di Cassiopea disegnata da Johannes Hevelius, Uranographia, 1690. Fig. 5 - Cassiopea constellation drawed by Johannes Hevelius, Uranographia, 1690. che la scuola richiede e dell’importanza che un tale approccio può fornire per la comprensione della stessa scienza (Fig.5). Conclusioni E’ indiscutibile che le scienze celesti appassionino qualsiasi tipo di pubblico e che sia indifferente l’estrazione sociale, culturale o l’età. Le scienze dello spazio hanno sempre catturato e ispirato l’immaginazione delle persone, in special modo dei più piccoli, motivando alcuni ad intraprendere poi corsi di laurea come fisica o astronomia. Dall’esperienza di questi anni si evince però la difficoltà per i ragazzi di apprendere le scienze celesti. L’astronomia è una disciplina difficile, e sovente mirabolanti scoperte fatte da potenti strumentazioni, condite da numeri enormi, non aiutano, specialmente i ragazzi, ad approcciarsi a tale scienza. Per questo il tipo di didattica che si svolge presso i nostri laboratori non tende a 112 Francesca Manenti fornire numeri: la nostra esperienza ci dice che pochissimi ragazzi (di solito appartenenti alle scuole superiori) hanno un buon concetto delle distanze astronomiche. Un problema ormai dibattuto da anni dell’insegnamento delle scienze in generale e dell’astronomia in particolare, è quello del sapere formale e dogmatico: c’è la tendenza e spesso la necessità a far piovere sulla testa degli alunni i concetti come dogmi. Il dogma è utile e necessario, ma fino ad un certo punto (Cambi, 2007), poi bisogna spiegare fin dove è possibile. E’ ormai noto che le conoscenze formalizzate date prematuramente sono spesso improduttive (Fiorentino, 2007). Il compito di un educatore scientifico indubbiamente si diversifica a seconda delle fasce di età a cui si rivolge: delle volte non è solo quello di impartire o chiarire dei concetti ma, specialmente con il pubblico dei più piccoli, è anche quello di stupire gettando un seme che, speriamo poi, germoglierà nella crescita dell’individuo. I bambini dai 4-5 anni (e si può ben dire per tutto il periodo delle scuole primarie) hanno una vivacità ed un entusiasmo per il sapere e la conoscenza da sfruttare. Prova ne è che al Planetario, quando si individuano le costellazioni, i bambini dalle materne alla primaria le vedono tutte, anche quelle che non ci sono, mentre con ragazzi più grandi non manca mai il commento sulla indubbia fantasia degli antichi osservatori del cielo che in una “Y” rovesciata formata da stelle hanno visto un Cancro. Anche se con il pubblico dei ragazzi grandi (scuole secondarie) l’approccio è indubbiamente diverso ed è difficile stupirli (ormai la presenza nelle loro camerette di computer e super giochi li ha resi quasi totalmente indifferenti ad ogni novità, specialmente se rifilata dalla scuola) riporto volentieri il commento di una ragazza di 3° Liceo che davanti a quattro bottigliette riempite d’acqua che simulavano il funzionamento della Fontana di Erone disse rivolgendosi alla sua insegnante: “Ma prof, perché noi queste cose non si fanno in classe?”… quindi non tutto è perduto! Bibliografia AUSUBEL D. P., NOVAK J. D., HANESIAN H., 1978. Educational Psychology: A Cognitive View. New York, Holt, Rinehart and Wiston. BORZATTI DE LOEWENSTERN A., 2005. La nuova stazione meteorologica del Museo di Storia Naturale del Mediterraneo: caratteristiche climatiche dell’anno 2005. Quad. Mus. St. Nat. Livorno, 18: 75–79. CAMBI F., 2007. Scienza, scuola, museo: un circolo virtuoso. In: ...La scienza nella scuola e nel museo, Armando Editore, pp. 21 – 34. CIAMPINI M. L., 1987. Attività dei Planetari esistenti a Livorno. Atti del II meeting nazionale dei Planetari italiani dedicato al tema: La divulgazione dell’astronomia con i planetari e gli osservatori: esperienze a confronto”. Soc. Ed. Vannini, Brescia, pp. 26–28. DUNN J., FLEENOR G., 2003. Saving the night by supporting dark skies. Planetarian, 32(3): 10–17. FIORENTINO C., 2007. Psicologia, pedagogia e storia della scioenza per il rinnovamento del curricolo scientifico” In....La scienza nella scuola e nel museo, Armando Editore, pp. 35 – 44. GUADAGNINI F., 1998. Didattica dell’astronomia e nuove tecnologie: una esperienza. Tesi di Laurea in Astronomia, Univ. di Padova. NENCINI R., 2005. E poi ogni mattina si entra in classe … incuriosire, motivare, costruire competenze significative insegnando scienze. Pianeta Galileo 2005, Centro Stampa del Consiglio Regionale della Toscana, pp. 373–381. ODIFREDDI P., 2006. Odifreddi, matematico impertinente. Intervista apparsa su La Repubbica, Scuola & Giovani, 21 settembre 2006. RAMPONI L., 1991. Il Planetario – Lo strumento e le prime lezioni. Ed. Squassina, Brescia. ROMEO P., 1987. Attività del Planetario del Museo di Storia Naturale di Livorno. Atti del II meeting nazionale dei Planetari italiani dedicato al tema: La divulgazione dell’astronomia con i planetari e gli osservatori: esperienze a confronto. Soc. Ed. Vannini, Brescia, pp. 22–25. Extended abstract In the present article the teaching of physics and astronomy held at the Center for Environmental Education of Natural History Museum of Mediterranean, Livorno (MSNM) are described. Astronomy and physical sciences are difficult to learn because often the normal experience that you can have the world around us and resolve problems that can be addressed La fisica e l’astronomia al Museo di Storia Naturale del Mediterraneo on these issues are beyond or even contradict the sense experience of our five senses. To overcome this obstacle special laboratories of Physics and Astronomy have been set up with the right tools to make it possible a full comprehension of usually obscure concepts through manual experiences. Also the use of the Planetarium for teaching school children has become an essential practice for dealing with astronomical topics and have a direct experience of the sky, which would be impossible without it. We found that this type of laboratories are particularly enjoyed by the public of the final years of nursery and primary schools and upper secondary education according to the school curriculum. 113