Il microclima - Scuola di Formazione Ipsoa

Il microclima
Definizione normativa
Richiami tecnico- normativi
Cenni di tecniche valutative
Le linee guida nazionali ed internazionali
Corso di Formazione per ASPP/RSPP
Modulo B8 per Agenzia delle Dogane
Il microclima: ambito e definizione
La prima cosa da dire è che non esistono “patologie croniche da
microclima”, ad eccezione per quelle che possono insorgere per esposizioni
ripetute a microclimi severi freddi o per microclimi severi caldi, ed in
entrambi i casi si tratta tecnicamente di “infortuni” (es: principio di
congelamento, ipertermia, collasso cardiorespiratorio etc.) iniziali, che
possono avere anche conseguenze letali, cui possono far seguito
manifestazioni patologiche correlate.
Inoltre, si definisce tecnicamente microclima l’insieme
delle condizioni di temperatura, umidità relativa, e
velocità dell’aria nei soli ambienti protetti dall’ambiente
esterno e dalle relative condizioni metereologiche.
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Il microclima - l’Aerazione
Allegato IV – Luoghi di lavoro
Punto 1.9 - Microclima
1.9.1. Aerazione dei luoghi di lavoro chiusi
1.9.1.1. Nei luoghi di lavoro chiusi, è necessario far sì che tenendo conto dei
metodi di lavoro e degli sforzi fisici ai quali sono sottoposti i lavoratori, essi
dispongano di aria salubre in quantità sufficiente ottenuta preferenzialmente
con aperture naturali e quando ciò non sia possibile, con impianti di
areazione.
1.9.1.2. Se viene utilizzato un impianto di aerazione, esso deve essere sempre
mantenuto funzionante. Ogni eventuale guasto deve essere segnalato da un
sistema di controllo, quando ciò è necessario per salvaguardare la salute dei
lavoratori.
1.9.1.3. Se sono utilizzati impianti di condizionamento dell’aria o di
ventilazione meccanica, essi devono funzionare in modo che i lavoratori non
siano esposti a correnti d’aria fastidiosa.
1.9.1.4. Gli stessi impianti devono essere periodicamente sottoposti a
controlli, manutenzione, pulizia e sanificazione per la tutela della salute dei
lavoratori.
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Il microclima - la Temperatura
Allegato IV – Luoghi di lavoro
Punto 1.9 - Microclima
1.9.1.5. Qualsiasi sedimento o sporcizia che potrebbe comportare un pericolo immediato
per la salute dei lavoratori dovuto all’inquinamento dell’aria respirata deve essere
eliminato rapidamente.
1.9.2. Temperatura dei locali
1.9.2.1. La temperatura nei locali di lavoro deve essere adeguata all’organismo umano
durante il tempo di lavoro, tenuto conto dei metodi di lavoro applicati e degli sforzi fisici
imposti ai lavoratori.
1.9.2.2. Nel giudizio sulla temperatura adeguata per i lavoratori si deve tener conto della
influenza che possono esercitare sopra di essa il grado di umidità ed il movimento dell’aria
concomitanti.
1.9.2.3. La temperatura dei locali di riposo, dei locali per il personale di sorveglianza, dei
servizi igienici, delle mense e dei locali di pronto soccorso deve essere conforme alla
destinazione specifica di questi locali.
1.9.2.4. Le finestre, i lucernari e le pareti vetrate devono essere tali da evitare un
soleggiamento eccessivo dei luoghi di lavoro, tenendo conto del tipo di attività e della
natura del luogo di lavoro.
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Il microclima – l’Umidità
Allegato IV – Luoghi di lavoro
Punto 1.9 - Microclima
1.9.2.5. Quando non è conveniente modificare la temperatura di tutto
l’ambiente, si deve provvedere alla difesa dei lavoratori contro le temperature
troppo alte o troppo basse mediante misure tecniche localizzate o mezzi
personali di protezione.
1.9.2.6. Gli apparecchi a fuoco diretto destinati al riscaldamento dell’ambiente
nei locali chiusi di lavoro di cui al precedente articolo, devono essere muniti di
condotti del fumo privi di valvole regolatrici ed avere tiraggio sufficiente per
evitare la corruzione dell’aria con i prodotti della combustione, ad eccezione dei
casi in cui, per l’ampiezza del locale, tale impianto non sia necessario.
1.9.3. Umidità
1.9.3.1. Nei locali chiusi di lavoro delle aziende industriali nei quali l’aria è
soggetta ad inumidirsi notevolmente per ragioni di lavoro, si deve evitare, per
quanto è possibile, la formazione della nebbia, mantenendo la temperatura e
l’umidità nei limiti compatibili con le esigenze tecniche.
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Esistono dei “limiti” microclimatici?
Le definizioni di microclima severo caldo
ovvero severo freddo non sono normate
giuridicamente, ma in base a dati
epidemiologici sanitari si intende come severo
freddo un microclima che abbia almeno
temperatura < 10 °C
e come severo caldo un microclima che abbia
almeno
temperatura > 38 °C .
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La prevenzione dei danni da microclimi severi freddi
• La prevenzione di infortuni (malori) da basse
temperature si ottiene in funzione del livello
termico, con procedure organizzative di definizione
dei periodi di sosta in ambienti
microclimaticamente protetti (es: lavorazioni in
cantieri stradali d’inverno in zone montuose), oltre
l’eventuale uso di indumenti protettivi adeguati
alle temperature.
• Si suggerisce di allestire alloggiamenti debitamente
riscaldati ed almeno un luogo di ristoro termico in
prossimità delle aree di lavoro
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La prevenzione dei danni da microclimi severi caldi
• La prevenzione di infortuni (malori) da calore si
ottiene con procedure organizzative che comportino
una modulazione delle attività con periodi di sosta in
ambienti microclimaticamente protetti, e con
l’eventuale integrazione idrosalina, sentito il medico
competente.
• Si raccomanda particolare attenzione alla eventuale
presenza di operatori di religione musulmana durante
il Ramadan, anche predisponendo apposite turnazioni
per le attività a maggiore dispendio energetico.
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Il disagio microclimatico
Attesi i parametri climatici mediterranei
standard nelle nostre zone, possono
occasionalmente verificarsi condizioni di
tendenza al microclima severo caldo nel
periodo estivo, ovvero severo freddo in
quello invernale, in particolare nelle aree
scoperte che non risultano protette dagli
agenti atmosferici.
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Il disagio microclimatico outdoor
Attesi i parametri climatici mediterranei
standard nelle nostre zone, possono
verificarsi condizioni di tendenza al
microclima severo caldo nel periodo estivo,
ovvero severo freddo in quello invernale,
anche in funzione delle aree geografiche e
dell’altitudine, in particolare nelle aree
scoperte che non risultano protette dagli
agenti atmosferici.
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Il disagio microclimatico indoor
Il sempre più diffuso ricorso a sistemi di «climatizzazione»
negli ambienti non industriali finisce con il provocare
frequenti e diffuse lamentele negli operatori.
Ciò è dovuto innanzi tutto a fattori estremamente
soggettivi ed individuali, che vanno dall’abbigliamento alla
personale termoregolazione corporea, e altre volte a
incongrua sistemazione delle potazioni lavorative, per le
cui soluzioni di massima si rimanda alle indicazioni preiste
in All. IV prima esaminate.
Infine, può esserci una effettiva inadeguatezza
impiantistica, in relazione ai parametri della struttura
immobiliare in osservazione ed all’uso cui sono destinati i
singoli locali
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Microclima – benessere termico
 Il benessere termico è una sensazione soggettiva, quella
situazione in cui il lavoratore non è costretto ad attivare i
propri meccanismi di termoregolazione (sudorazione, brividi)
per mantenere costante la temperatura interna del corpo.
 La situazione dipende dall’attività svolta (dispendio
metabolico), dal tipo di vestiario indossato (impedenza
termica) e da sensazioni puramente soggettive influenzabili da
parametri ambientali quali la temperatura, la velocità dell’aria e
l’umidità relativa.
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Esseri umani e microclima
 Un essere umano (come tutti gli animali
omeotermi) è una macchina termica
alimentata da «combustibili» (alimenti) che
vengono trasformati parte in lavoro (10‐20
%) e parte in calore (80‐90%)
 Il corpo umano tende a mantenere più
costante possibile la propria temperatura
interna (soprattutto quella degli organi più
importanti: sistema nervoso centrale, cuore,
polmoni, visceri...) per cui deve dissipare il
calore metabolico prodotto in eccesso
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I meccanismi di termoregolazione umana

Meccanismi di difesa verso il
caldo




Vasodilatazione cutanea
Traspirazione
Sudorazione attiva
Diminuzione attività motoria
 Meccanismi di difesa verso il
freddo
 Vasocostrizione
 Brivido
 Aumento dell’attività motoria
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Si può valutare il disagio microclimatico ?
E' preferibile che le condizioni
microclimatiche siano controllate tramite un
impianto di condizionamento che assicuri
situazioni di confort sia nella stagione estiva
che invernale: la temperatura, nella
stagione calda, non dovrebbe essere
inferiore a quella esterna di oltre 7 °C; nelle
altre stagioni, dovrebbe essere compresa tra
18 e 20 °C; l'umidità va mantenuta fra il 40 e
il 60% nella stagione calda e fra il 40 e il 50%
nelle altre stagioni.
Questa indicazione ottimale deve essere
considerata nella progettazione
impiantistica, ed eventualmente verificata
strumentalmente.
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Prevenzione dei disagi microclimatici
 La temperatura nei locali di lavoro deve essere adeguata all’organismo
umano durante il tempo di lavoro, tenuto conto dei metodi di lavoro e
degli sforzi fisici imposti ai lavoratori.
 Nei locali chiusi l’aria deve essere frequentemente rinnovata;
qualunque sia il sistema adottato per il ricambio dell’aria, si deve evitare
che le correnti d’aria colpiscano direttamente i lavoratori addetti a
postazioni fisse di lavoro.
 Le finestre, i lucernai e le pareti vetrate devono potere essere
opportunamente schermate con sistemi di oscuramento che attenuino
la luce diurna e l’insolazione diretta indesiderata.
 Le attrezzature di lavoro presenti negli uffici non devono produrre un
eccesso di calore che possa essere fonte di disturbo per i lavoratori.
 È opportuno predisporre una regolare manutenzione dell’impianto,
anche relativamente a condotte e bocchette/griglie di distribuzione.
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Microclima – gli Indici di Fanger

Indice PMV (Predicted Mean Vote – voto
medio previsto)





E’ un indice di confort termico
rispecchia l’influenza delle variabili fisiche e
fisiologiche sul comfort termico
Viene espresso in una scala di sensazione
termica a 7 punti (-3 molto freddo, +3 molto caldo)
dà la percezione della qualità dell’ambiente
termico
Indice PPD (Predicted Percentage of
Dissatisfied – percentuale prevista di
insoddisfazione)


Professor P. Ole Fanger
Deriva dal PMV
quantifica percentualmente i soggetti
comunque "insoddisfatti" in rapporto a
determinate condizioni microclimatiche
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Microclima in ambienti termici moderati


Ambienti nei quali è richiesto un moderato grado di intervento al
sistema di termoregolazione.
Caratteristiche




condizioni microclimatiche omogenee e costanti nel tempo
assenza di scambi termici localizzati tra soggetto ed ambiente che abbiano rilevanza sul
bilancio termico complessivo
attività fisica modesta e sostanzialmente omogenea per i diversi soggetti
sostanziale uniformità del vestiario indossato
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Disagi fisici inducibili da
microclima inadeguato
Un microclima incongruo può indurre le seguenti sensazioni di disagio/discomfort:
 secchezza delle mucose, con insorgenza di processi infiammatori delle vie
respiratorie per umidità relativa <35%;
 dolenzie muscolari per temperature basse e/o velocità dell’aria elevata;
Vi è inoltre la possibilità di
 fenomeni irritativi per esposizione individuale ad inquinanti indoor (formaldeide
presente negli arredi, materiale da costruzione e finitura; fumo passivo);
 dermatiti, eruzioni cutanee, affezioni delle vie respiratorie ed infezioni agli
occhi di origine microbiologica derivante dal contatto diretto con attrezzature
comuni d’ufficio (telefono, PC, condizionatori portatili), qualora non
periodicamente sottoposte a pulizia o disinfezione.
Ma è evidente che in questi casi si rientra nelle casistiche di più schietta inadeguatezza
igienica dell’ambiente indoor

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