DONNA, SOCIOLoGIA DELLA DoNrua, soctoLoGIA DELLA { teri, le variazioni, le cause della condizione femminile in differenti tipi di società, studiando in particolare i fattori sociali e culturali, siano essi riconducibili o no alle strutture d'una società globale (v.) o d'una formazione eco- nomico-sociale (v.), che a diversi livel- - nei rapporti interpersonali con membri del proprio e dell'altro sesso, in ogni genere di gruppo (v.), nella li vimenti di liberazione della D. sviluppatisi negli Stati Uniti e in Europa, e in larghissima parte sono opera di rappresentanti (femminili) di tali movimenti nciali (v.), sì da esserne di fatto una loro caratteristica inscindibile. Prima del 1960 questo campo di ricerca era virtualmente inesistente. I Iavori di pioniere quali Hacker (1951) sulle D. come minoranza etnica (lad- ne di testo sulla distribuzione dei grup pi di età per sesso; il Lundberg, Schrag sa epoca di Tocqueville, formulando sulla società americana - come quadro e Larsen elencava sotto Woman gollan- della condizione femminile to la Lega cristiana femminile per la temperanza - un'associazione nata nel 1874 per combattere l'alcoolismo (15 righe nel testo). lnfine nessuna delle bibliografie periodiche di sociologia, - una serie di riflessioni sociologiche che non sfigurano, per penetrazione e modernità, accanto a quelle del francese pur essendo rimaste, al confronto, pra- - a partire dalla fondamentale I nternatio' nal Bibliogaphy of Socia/ Sctbnces del- ticamente sconosciute. Che tale tematica non abbia avuto. alcuna presa sul pensiero sociologico famiglia (v.), nelle associazioni, nelle organiaazioni- e in diversi settori del- dove in quasi tutte le società, è noto, le I'Unesco, faceva posto nella propria dell'Ottocento e del Novecento è fe- D. costituiscono una maggioranza ana- classificazione alle ricerche sulla D. la società come l'educazione, l'economia, la politica, la religione, il tempo libero... - concorrono alla formazione della personalità (v.) e della cultura (v.) che sono localmente e storicamente considerati propri del sesso grafica), diAlva Myrdale Klein (1956) sul sovrapporsi di lavoro extra-familiare e di lavoro domestico a carico di femminile; alla determinazione dei ruoli (v.) assegnati con frequenza differenziale alle D.; allo sviluppo e al nere dei contributi a un settore margi- nomeno da mputare presumibilmente al fatto che l'invisibilità socio-culturale della D. era già talmente radicata nei secoli scorsi,,che perfino la scienza la quale s'è assunta il compito storico di portare alla superficie le strutture latenti della società è apparsa a sua volta incapace di rimuovere il velo dell'appa- mantenimento di. d iseguagl i a nze (v.) distatus (v.) tra D. e uomini, con maggiorfrequenza a danno delle prime, anche quando D. e uomini occupanoposizioni sociali (v.) simili, owero svolgono attività eguali o assimilabili; all'assegnazione preferenziale di personale femminile a determinate posizioni sociali, in genere di minor importanza di quelle cui sono assegnati pre- feribilmente uomini;.e, in complesso, alla determinazione del dominio (v.) dell'uomo, ove sussista, nei diversi campi della vita sociale (v. anche: FEtrl- MINISMO; IMMAGINE DELLA DONNA; SES- so, sooolocrA DEL). Rientra altresì nel- della D. lo studio dei comportamenti collettivi (v.) delle D. B. Le ricerche di sociologia della D. si sono moltiplicate a padire dagli anni '60 sotto l'impulso diretto dei mola sociologia molte D., di Cussler sulle difficoltà che incontra la D. dirigente a causa del proprio sesso, erano considerati in ge- nale della sociologia delle professronl (v.). Su dieci trattati di sociologia tra i più diffusi in America e in Europa, néssuno recava un capitolo, una sezione o anche un solo paragrafo espressamen- te intitolato alla condizione o allo status della D. (cfr. Cuvillier, 1950; Maclver e Page, 19502; Ziegenfuss, 1956; Broom eSelznick, 19582; Lundberg, Schrag e Larsen, 19582; OB- burn e Nimkoff, 19583; Gurvitch, 1958; Eisermann, 1958; Ayala, 1959; Johnson, 1960). Alcunl di essi menzionavano fuggevolmente le D. nei capitoli sulla famiglia e i sistemi di parentela. Tre soli includevano il richiamo D. e derivati nell'indice analitico. [indice del Maclver e Page rimandava a una dozzina di pagine sparse (su 697) dove si accennava a modelli di occupazione femminile; lo Ziegenfuss recava unicamente il lemma Frauengeneration, che rimandava a circa due pagi- Come si può spiegare l'assenza pres- soché totale della sociologia - in tutti isuoi indirizzi, compreso quello marxista - da questo campo di ricerca, durata oltre un secolo? Essa appare tanto più sorprendente ove si noti che gran parte dei tratti tipici della condizione femminile nelle società occidentali (v. oltre, C), e dei fattori sociali che li determinano (v. oltre, D), erano già stati individuati con grande chiarezza dalle scrittrici femministe tra la fine del Settecento e la prima metà dell'Ottocento. Temi centrali del dibattito femminista contemporaneo, come la socializzazione delle bambine al ruolo di madre e di casalinga mediante giochi, faccende e letture appropriate; il baratto tra lavoro domestico non retribuito e mezi di sussistenza; le difficoltà che si frappongono alle D. che vogliono trovare un'occupazione istituzionale e le discriminazioni di cui sono comunemente oggetto in campo professionale, tigurano a tutte lettere nelle opere della francese de Kéralio (1789), dell'americana Sargent Murray ( 1 790), delle inglesi Wollstonecraft (L792) e Martineau (1837). Quest'ultima visitò gli Stati Uniti pressapoco alla stes- i renza; non a caso, aggiungerebbe a buon diritto una femminista, essendo la sociologia, al pari delle altre, una scienza fatta ìnteramente da uomini. Tuttavia la stssa elementarità delle ipotesi che si possono formulare a tal riguardo suggerisce di concludere che l'assenza della riflessione sociologica sulla D., durata sino a ieri, è essa stessa un problema vitale della sociologia della D., che la porta a intersecarsi su questo punto con la sociologia della conoscenza (v.), della ideologia (u.) e della scienza (v.). Siffatta assenza ha prodotto a danno della sociologia moderna e contemporanea una serie di conseguenze ne- gative di grande rilievo. ln primo luogo, essa l'ha resa specificamente in- capace di prevedere, anche solo a grandi linee, l'esplosione dei movimenti di emancipazione e liberazione femmlnili in quasi tutte le società FUNZIoNE GENERAzIoNE valenti funzionali: i primi sono l,in- D.F. ABERLE sieme dei problemi di funzionamento che un sistema sociale, un gruppo, una prerequisites of a society (i950), ora in N.J. DrurRRrH lll e R.A. prTERSoN (a cura di), System, Change and Conflict. A Reader on Contem- organizzazione deve comunque affron- tare; i secondi sono l'insieme (per lo più pazialmente ignoto) delle differen- pnry ti strutture, istituzioni ecc., atte a soddisfare un medesimo requisito t967. (v. ancora Furuzrorunusuto). SociologicalTheory and the De- bate over Functionalism, New york G.C. HoMANS, The Human Group, New BIBLIoGRAFIA, York 1950. C.-H. DE SANT-SIMoN, Mémoire sur la scr'ence de l'homme, pariei 1802. H. SprnceR, Principi di sociotogia (4 voll., Londra 1876-1890), 2 voll. Torino L9672. reple del metodo sociologico (Parig 1895), Mitano 1963. A. ScHÀFFLE, Bau und Leben des Sozialen KÒrpers, Berlino 1896e. V. PenEro, Trattatodi Sociotogia generale, Firenze 1916, 19232, Milano 19643 in 2 voll. M. WEBER, Economia esocietà (TubinE. DURKHEIM, Le ga L922, 19564), 2 vo|., Mitano 19682. B. Mnlrruowsxt, Cultura (New york 1931), ora in P Rossr (a cura di), // concetto di cultura, Torino 1970. A.R. 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Genention). {frnsieme di individui(o coorte, nel linguaggio dei demografi) che pre- d) sono esposti per tutto l'arco di (lr. sentano simultaneamente le seguenti caratteristiche: a) sono nati entro un medesimo arco temporale, misurato in lustri o decenni, e si trovano quindi pressappoco allo stesso punto del loro ciclo biologico; b) sono oggetto come tali di azioni e valutazioni sociali particolari, variabili da una società all'altra, ma in ogni caso differenti a confronto delle altre coorti d'età che sommate a esse formano la popolazione di una società; c) occupano, a causa dell'operare congiunto di tali fattori, una posizione sociaie (v.) globalmente simile nel processo di socializzazione pri- maria e secondaria, nella carriera la- vorativa, nel sistema giuridico, eco- ry, Evanston e White Plains 1959. W.E. MùHlunrun, Umrisse und prableme einer Kulturanthropologie, in\N.E. MOHLMANN ed E.W MÙLLER (a cura di),, Ku ltu ra ntlyopologie, Colonia 1 966. R. 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Perciò tale ampiezza varia secondo le società e le epoche. Nelle società occidentali del XX secolo, l'amplezza di una G. come sopra definita, può stimarsi in una ventlna d'anni. B. Definire una G. principalmente come coorte di età implica che ogni individuo il quale raggiunga la vecchiaia appartiene una dopo l'altra a tutte le G. osservabili nella società dove vive; che in tale società è contemporaneamente presente un numero definito e stabile di G., le cui dimensioni sono determinate dalla struttura demografica; che ogni G. svolge una funzione (v.) riconoscibile nel complesso dell'organizzazione sociale, diversa da tutte le altre G. tra le quali si ripartisce la stessa popolazione; in- fine che ogni nuova G. occupante la stessa posizione nel sistema locale delle G. svolge una funzione analoga RAZIoNALITA RAZZA fondono al massimo grado la R. rispetto allo scopo (il controllo della natura) con la R. rispetto al valore zionalità e irrazionalità, in "Archives européennes de Sociologie", Vlll (2), ll bisogno di conferire G. HARTFTEL, Wirtschaftliche und sozi a l e Ratio n a l itàt. u ntersuch u n gen zum Menschenbitd in Okonomie und (la verità). un'apparenza di R. ad azioni poco o nulla razionali, anche dal punto di vista del soggetto, è una caratteristica della comunicazione umana (v. Rrsrour r orRrvnzrot'lr, B). Le maggiori strutture sociali dove la R. è divenuta essa stessa un valo- re e una norma (v.), cui si conformano'in varia misura, in una società contemporanea, milioni di individui, sono l'azienda (v.),la burocrazia (v.) e altri tipi di organizzazione (v.). l-idea che gli esseri umani siano per natura inclini a un alto grado di R, è uno dei molti tipi di immagine dell'uomo fu.) ricorrenti nelle scienze sociali. La R. dell'agire economico è una formazìone storica che si identifica con lo sviluppo del capitalismo (v.). 7967. Soziol ogi e, Stoccarda I 968. B.R. WTLSoN (a cura di), Rationality, Oxford 1970. A.C. ZUDERVELo, The Abstract Society. A Cultural Analysis of our Time, J. 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($af punto divista biologico una R., umana o non umana, è una sottospecie distinta dalle altre della stessa specie sia per il soma, sia per al- tri caratteri (istologici, citologici, endocrini) geneticamente determi na- ti. Tuttavia simile definizione di R. è di scarsa utilità per l'analisi sociologica, oltre a essere difficilmente appllcabile. lnfatti l'azione sociale interrazziale - oggetto primario dell'attuale sociologia della R. - non è determinata dalle oggettive differenze biologiche, interne ed esterne, esistenti tra le sottospecie umane - che presentano per la persona comune non meno che per il sociologo grandissime difficoltà di osservaziòne e di misura - bensì dal modo in cui una data popolazione è percepita e definita socialmente come una R., corrisponda essa in tutto, o in parte - ed questo il caso più frequente * o per nulla, con una sottospecie biologica. è Pertanto, dal punto di vista sociologico è più opportuno definire la R., per ora, come una popolazione o sub- I La sociologia definisce la razza come una popolazione che possiede tratti somatici comuni trasmessi pr via ereditaria. (Jules Saintin, 'Cap pellerossa Pawnee", Musée National de la Cooperation Fra nco- Amér icai ne, Blér a ncou r1, Francia, 1858) popolazione composta da individui che posseggono in gran maggioranza tratti somatici (v.) comuni, trasmessi per eredità da una generazione all'altra, e visibilmente differenti dagli analoghl tratti di altre popolazioni o subpopolazioni della stessa come di altre società. La sociologia contemporanea si è concentrata su temi che ruotano attorno alle implicazioni ideologiche e politiche del concetto di R., oltre che alla realtà delle R. come oggetto di specifiche 4# RAZZA Razzn 271 { definizioni e reazioni cognitive, affettive e valutative (v. CurruRn, A). Tra codesti temi sono inclusi: a) l'contatti, il conflitto (v.), le re- lazioni interpersonali e collettive, per la formazione di una nazione (v.), di uno Stato (v.), di una società (v.) indipendente, anche nell'età contemporanea. i e) I fattori sociali della ideologia processi di acculturazione (v.) tra una (v.) razzista, cioè di quelle dottrine che affermano la superiorità morale, intellettuale, biologica di una R. §ulle altre. B. La ricerca sociologica degli ultimi decennl ha lasciato deliberata- R. e l'altra, sia entro una medesima società - si rlcordi che nelle due Ame- riche e nell'Europa slava, oltre che in Africa, sono numerose le società plurirazziali * sia tra R. inserite in società differenti. b) Le connessioni tra R. edifferenziazione sociale (v.), R. e diseguaglianza (v.), R. e stratificazione sociale (v.). La proporzione dei membri di diverse R. entro una data classe soCiale, "5ups1iore» o «inferiors", dominante o subalterna, entro tutte le società plurirazziali, non è mai statisticamente casuale. Lo scarto tra i valori attesi in base a una distribuzione casuale e i valori osservati è dovuto sia a comuni processi iterativi e cumulativi di selezione sociale, positiva per i membri di certe R. e negativa per quelli di altre, sia a particolari sequenze di eventi storici che'hanno favori- to in modo unico e peculiare la concentrazione dei membri d'una R. in una data classe di alcune società, come è awenuto in Europa tra il Cinquecento e liOttocento - secoli che videro I'affermazione degli ebrei nella classe che controllava il capitale fi- nanziario, e, con essa, lo sviluppo delI' anti sem iti smo (v.) moderno. c) Le connessioni tra R. e religione (v.), tra R. ecomportamento politico (v.), tra R. e coscienza di c/asse (v.). d I processi sociali e culturali che fanno della R. la base principale mente cadere l'ipotesi che talune R. differiscano significativamente da altre in termini di motivazione economica, tipi d'abilità tecnica o estetica, forme di intelligenza (v.); ipotesi su cui invece lavoro, con mezzi d'indagine che oggi ci appaiono inadeguati, e pervenendo a conclusioni grezzamente deterministiche, uno dei maggiori filoni della sociologia e dell'antropologia positivistiche tra la seconda metà dell'Ottocento e il primo quindicennio del Novecento (Sorokin, 1928; Harris, 1968). Le atrocità compiute nel corso del /rX secolo in nome di ideologie razziste - senza dimenticare quelle dei secoli precedenti - splqgano a sufficienza il rigetto radicale di codesta direttrice di ricerca. D'altra parte nemmeno esse possoao giustificare le accuse di razzismo lanciate con frequenza negli anni '70 e '80 nei confronti di ogni tentativo d'approfondire le indagini sui rapporti tra genotipo e fenotipo (v.), e in particolare sui fondamenti biologici del comportamento sociale. Tali indagini, quando siano rigorosamente perseguite, non possono non coinvolgere, in un lavoro necessariamente interdisciplina- re tra genetisti, biologi, etologi e scienziati sociali, anche il concetto di R., e le realtà che esso descrive. Uno degli effetti di tali indagini sarebbe una tendenziale unificazione tra il concetto biologico di R. e quel: lo sociologico, oggi malamente divisi, con danno per ambedue le di- scipline. Decretare il blocco di simili indagini perché la mera ipotesi che i membri di una R. differiscano da quelli di un'altra per tratti genotipicamente determinati in una qualche sfera del comportamento - senza che eventualidiversità possano o debbano costituire la base di giudi- zi di superiorità o inferiorità d'alcun genere - viene dipinta come una manifestazione di razzismo, significa dar prova non solo di disinformazione scientifica e d'ottusità metodologica, ma pure dell'intenzione di sostituire un dogma ideologico con un altro, non meno cieco e, in potenza, altrettanto pernicioso per ogni progetto di direzione laica e razionale delle società umane. BIBLIoGRAFIA. PA. Sonortru, Conte m pora ry Soclolo- gical Theories. Through the First Quarter of the Twentieth Century, New York 1928, cap. V. M.F.A. MoNTAGU, La razza. Analisi d'un mito (New York 1952), Torino 1966. PL. vAN orru BrRcnE, Race and Ra- cism. A Comparative Perspective, New York 1967. M. 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Data l'integrazione di elementi sociali, culturall e affettivi che si osserva in essa, la E riveste in quasi tutte le società carattere di lstltuzione (v.),e rappresenta in genere il nucleo di maggior condensazione dei si- - dalla so- gato da rapporti di adozione), che convivono stabilmente e cooperano sul pia- no economico - sebbene in questo caso tale cooperazione si riduca talvol- ta, almeno per un certo Periodo, al mantenimento del o dei discendenti da parte dell'ascendente - i cui rapporti di ascendenza/discendenza biologica, di convivenza e di cooperazione economica sono egualmente approvati e riconosciuti legittimi dalla società, sem- 1 La famiglia è definita come t'unità fondamentale dell'organizzazione sociale: presenta in quasi tutle le società il carattere di istituzione e costifuisce il nucleo di maggror condensazione dei sistemi di parentela. (Antonio Berti, "Ritratto della famiglia Castellani", Pinacoteca Comunale, Faenza, XIX sec.)