Gruppo di continuità integrato nell`impianto elettrico casalingo

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Gruppo di continuità integrato nell’impianto elettrico casalingo
(Stefano Purchiaroni. Novembre 2009)
In caso di black-out, l’uso di un gruppo elettrogeno a motore o a batteria, che immetta energia
direttamente nell’impianto casalingo, risolve contemporaneamente tutti i problemi legati alla
mancanza della corrente di rete: il frigorifero continuerà ad essere alimentato, potremo continuare
ad accendere le luci in casa come e dove vogliamo, si potrà utilizzare la TV, lo stereo e quanto altro
si desideri, con la unica limitazione della capacità di erogazione del gruppo elettrogeno.
Il dispositivo che vado a proporre in queste pagine utilizza una batteria da automobile, un inverter,
un caricabatteria, ed un relè da 20 A posto nel quadro elettrico principale della abitazione. Se si
vuole, si potrà considerare tutto ciò che segue solamente come uno spunto per la realizzazione di
qualcosa di analogo, aggiungendo, togliendo o modificando le parti.
Un giro nelle fiere dell’elettronica vi potrà far notare l’esistenza di due oggetti molto interessanti
della “Alca Power”, a prezzi contenuti: Un inverter da 1000 Watt, capace di sostenere anche brevi
picchi da 2000 Watt, ed un caricabatteria superautomatico per batterie al piombo.
Il progetto utilizza proprio questi due componenti, ed aggiunge un circuito di controllo della rete
elettrica, capace di accendere l’inverter nel momento in cui viene a mancare l’alimentazione
esterna. Il relè da 20A sul quadro principale viene pilotato proprio dalla tensione disponibile in
uscita dall’inverter, e commuta automaticamente l’impianto di casa su tale linea, escludendo la rete
esterna, che non dovrà mai ricevere energia dall’inverter, anche per evitare pericolosi conflitti al
ritorno della corrente esterna. Quando la linea esterna torna in tensione, il circuito di controllo
spegnerà nuovamente l’inverter e ciò farà tornare a riposo il relè sul quadro di comando, che
ricollegherà l’impianto di casa sulla linea esterna ormai tornata attiva.
Un ulteriore elemento di controllo delle funzioni viene aggiunto a fianco del relè: si tratta di un
piccolo commutatore manuale che useremo per disattivare l’automatismo, e passare così alla
modalità “manuale”, disponibile tramite due pulsanti On ed Off sullo stesso elemento. Il piccolo
commutatore, i due pulsanti ed un led che segnala la disponibilità di corrente proveniente
dall’inverter, sono tutti racchiusi in un modulo ad un posto, per barra din-35 adatto alla maggior
parte dei quadri di controllo casalingo.
Volendo strafare, ho modificato il caricabatteria, per evitare il ritorno nella modalità stand-by
nell’improbabile caso in cui per qualche motivo si resetti il suo microcontrollore. Ma questa
modifica non è realmente necessaria: è infatti la batteria stessa alimenta il caricabatteria, che quindi
mantiene memoria del suo stato anche in assenza di alimentazione. Il caricabatterie torna operativo
non appena viene ripristinata la sua alimentazione principale, senza necessità di interventi esterni.
Io ho aggiunto un secondo microcontrollore che fornisce al circuito di carica gli stessi stimoli forniti
manualmente col pulsante “Modo”, nel caso di avvio dallo stato “Off”. In questo caso infatti
occorre premere due volte tale pulsante per portarsi nello stato normale di carica automatica, ma
avendo l’idea di costruire un generatore completamente automatico, ho voluto evitare persino la
rara eventualità di un indesiderato reset del microcontrollore principale del caricabatteria.
Questo generatore automatico non supporta la modalità “Line interactive” tipica degli UPS per
computer: in caso di intervento, tra la dipartita della corrente esterna e l’erogazione della corrente
da parte dell’inverter, passano due o tre secondi. Quindi, l’adozione di questo generatore non vi
esenta dall’uso di un secondo piccolo UPS dedicato al PC.
Quanta corrente viene erogata e per quanto tempo
Facendo conto su una batteria d’automobile da 44 Ah al 90% di efficienza, otterremo 475 Wh. In
pratica, 4 ore di autonomia se non consumiamo più di 120 watt, 2 ore se ne consumiamo 240, e così
via. Il frigorifero, se non viene aperto, consuma davvero poco, visto che il suo motore interviene
mediamente 5 minuti l’ora per mantenerlo alla temperatura prevista. Un televisore LCD da 20
pollici consuma 120 watt e quindi potrete vedere tutta la partita senza problemi. Un computer arriva
a 300 w, un ferro da stiro ne consuma 1000 e riduce l’autonomia a meno di mezz’ora... Queste sono
le considerazioni da fare per valutare cosa accendere in casa quando interviene il generatore. Potrete
mettere ovviamente delle batterie più capienti. Io ne ho presa una piccola, per ragioni di spazio.
Tutte le parti del generatore sono racchiuse in un contenitore plastico di 35 x 25 x 21h cm, ad
eccezione dell’inverter, che ho montato su una parete dello stesso, per evitare surriscaldamenti.
Particolare cura è stata riposta nella progettazione del circuito di controllo della rete elettrica. Tutti i
componenti sono ridondati, per avere la massima affidabilità ed evitare così una eventuale
accensione errata del generatore che, pur non causando danni, visto che il relè garantisce che non vi
sarà mai conflitto con la rete esterna, induce un inutile consumo di corrente di batteria ed una
diminuzione della durata di vita dell’inverter stesso.
Ecco l’elenco dei macro-componenti necessari per la costruzione dell’UPS
1 Batteria da 12 V da 44 Ah
1 Inverter da 1000W
1 Caricabatteria automatico per batterie al piombo
1 Unità di controllo
1 Relè con due scambi da 16 A con bobina da 220 VAC, da quadro elettrico
1 Unità di comando
1 Unità di stimolazione del caricabatterie (opzionale)
Schema a blocchi
Relè
Impianto casa
Comando
Differenziale
Inverter
Batteria
Controllo
Carica
Magnetotermico
Rete esterna
Con il relè a riposo, la tensione fornita dal gestore è portata nell’impianto casalingo. La stessa
alimenta il Unità di Controllo, che mantiene spento l’Inverter. Inoltre, sempre la corrente
proveniente dalla rete esterna, alimenta il caricabatterie, che somministra alla Batteria al piombo la
corrente di carica ottimale. L’assenza della tensione nella rete esterna spegne il circuito di controllo,
evento che induce l’accensione dell’Inverter. La tensione prodotta dall’inverter viene inviata,
tramite il Unità di Comando, al relè, che si eccita e commuta l’impianto casalingo sulla corrente
prodotta dall’Inverter. Il Unità di Comando può funzionare anche in modalità manuale, per
consentire interventi sull’impianto, escludendo quindi ogni fonte di alimentazione, ed anche per
evitare inserimenti repentini in caso di interruzioni frequenti dovute a lavori da parte del gestore. Il
ritorno della tensione di rete va nuovamente ad alimentare l’Unità di Controllo, che spegne
l’inverter. La mancanza di tensione diseccita il relè, che torna nella sua posizione di riposo,
collegando di nuovo la rete casalinga alla linea elettrica esterna. L’interruttore differenziale
salvavita si interpone tra l’impianto di casa e le due possibili fonti di energia, per garantire la
sicurezza dell’impianto anche quando la corrente viene erogata dal generatore.
L’unità di controllo
Il suo scopo è quello di sorvegliare costantemente la presenza di tensione sulla rete esterna. Pertanto
preleva l’alimentazione dalla linea dedicata che dal quadro di comando collega la rete “esterna” al
caricabatterie. Il suo schema è molto semplice e funziona in modo passivo: In serie all’interruttore
di accensione dell’Inverter occorre collegare un cavetto che andrà portato fuori dall’Inverter, per
attestarsi su una coppia di morsetti dedicati al comando di accensione dell’Inverter stesso. La
modifica apportata all’inverter è necessaria per automatizzarne l’accensione ma ha l’inconveniente
di annullare la garanzia del produttore sull’apparecchio. I morsetti si collegano a due relè posti in
serie. Quando entrambi i relè non sono alimentati, per mancanza di tensione di alimentazione
proveniente dalla rete esterna, essi vanno a riposo, ed accendono l’Inverter. Se invece almeno uno
dei due relè è alimentato, i contatti di accensione dell’Inverter rimarranno aperti, mantenendolo
spento. Il collegamento in serie dei due relè garantisce il funzionamento del Unità di Controllo
anche in caso di guasto di uno dei due relè. Inoltre i relè sono alimentati da due trasformatori e due
raddrizzatori a diodi, interconnessi tra di loro in modo che nemmeno la rottura di un trasformatore o
di uno o più diodi (con limitazioni) non comprometta il funzionamento del modulo.
Oltre a gestire l’accensione dell’Inverter, l’Unità di Controllo isola l’uscita dell’Inverter quando non
è acceso. Questo previene possibili danni derivati da un collegamento accidentale alla presa
sbagliata del cavo dell’inverter. Tre dei quattro contatti di ogni relè sono dedicati a questa funzione.
Inoltre, una uscita non isolata dell’inverter viene resa disponibile per collegarvi una lampada di
emergenza (una abat-jour, un faretto ad incasso, ...). Uno dei fianchi piccoli dell’involucro esterno
offre due prese, una isolata principale, ed una per la lampada di emergenza, ed un interruttore
bipolare che, al contempo, apre i contatti di comando dell’Inverter impedendone l’accensione, e
mantiene spento il caricabatteria. Ecco lo schema ed la traccia del circuito stampato da realizzare
per costruire il modulo di controllo. Ovviamente, se vengono reperiti componenti di diverse
dimensioni, si dovrà adattare il disegno.
I diodi sono tutti di tipo 1N4007 o equivalenti, i trasformatori 220/12+12 devono erogare una
corrente 1,5 volte superiore a quella assorbita da un relè. Come si vede dallo schema ho usato una
versione con due secondari da 12V collegati in parallelo. Vanno bene da 150 ma. I due condensatori
sono da 2200 uF 25V. Con questo schema, il funzionamento è garantito anche in caso di rottura di
uno dei due secondari di un trasformatore, di rottura completa di uno dei due trasformatori, di
rottura di uno o più diodi di uno dei due ponti, di rottura di un diodo di collegamento con un relè, di
rottura di un relè, di rottura di un condensatore. I terminali sono siglati come segue:
ALI
POW
CAR
CMD
EME
INV
Alimentazione dalla rete esterna
Corrente erogata dal nostro generatore
Presa per il caricabatterie
Collegamento in serie con l’interruttore dell’Inverter
Presa per una lampada di emergenza
Collegamento con l’uscita dell’Inverter
Segue la traccia del CS a doppia faccia. Le piste in grigio sono sul lato componenti.
Frutto Presa
Magic Bticino
Per caricabatterie
CMD
POW
INV
EME
CAR
Cavi
ALI
Il circuito stampato di 10 x 15 cm entra in una scatola stagna Gewiss. Gli angoli sono tagliati per far
passare i canali delle viti della scatola. Un grande spazio va ritagliato per il passaggio dei cavi. Le
piste percorse della corrente prodotta dall’inverter sono molto larghe e stagnate con stagno ad alto
contenuto di argento. I morsetti per POW e INV devono avere una sezione di almeno 1 mmq. I due
relè da 12V sono montati su zoccolo.
Il circuito verrà opportunamente allocato in una scatola stagna Gewiss 160 x 120 x 70, dove un foro
praticato sul fondo permetterà il passaggio dei cavi diretti verso l’esterno del contenitore, e due
pressa-cavi montati sulla parete superiore serviranno per il collegamento verso l’Inverter. Un foro
analogo andrà ricavato nel contenitore esterno del generatore, all’esterno del quale verrà fissato un
modulo portafrutti a quattro posti, per porvi una presa Siemens (uscita potenza), una presa normale
a passo piccolo (uscita per lampada di emergenza), ed un interruttore bipolare per lo spegnimento
del generatore. Nello stesso portafrutti ricaveremo, sul lato inferiore, un foro per il passaggio del
cavo di alimentazione (3x0,75mmq) munito di spina a passo piccolo. Tale cavo uscirà dal portafrutti
tramite apposito pressa-cavo.
Tornando alla scatola stagna, che monteremo all’interno del contenitore. Sul lato opposto,
all’esterno del contenitore, verrà montato il portafrutti. Il foro rettangolare per il passaggio dei cavi
dovrà quindi essere praticato con le stesse misure sia sul fondo della scatola stagna, che sul
contenitore del generatore, che sul fondo del portafrutti. Avremmo predisposto nella parte superiore
della scatola stagna due pressa-cavo, per il collegamento con l’uscita di potenza dell’inverter
tramite un cavo 2x1,5mmq che uscirà anche dal contenitore con un altro pressa-cavo, e sarà munito
di spina Siemens, connessa permanentemente all’uscita dell’Inverter montato sul fianco laterale del
contenitore. L’inverter verrà forato nel suo lato inferiore (dovremo rinunciare alla garanzia), ed un
cavetto, saldato in serie al suo interruttore di accensione, passerà nel secondo pressa-cavo montato
sulla scatola stagna, per raggiungere i morsetti CMD. Il lato destro della scatola stagna verrà forato
ed equipaggiato di un portafrutti ad un posto di tipo Bticino Magic da montante. Sullo stesso
monteremo, dopo aver alloggiato il circuito, una presa Magic a passo piccolo, per il caricabatteria.
Internamente, la presa verrà collegata ai morsetti CAR.
I collegamenti tra il modulo di controllo ed il portafrutti esterno, e lo schema di connessione di vari
cavi sono mostrati nello schema seguente:
CMD
Inverter
EME
ALI
POW
INV
Portafrutti
Emerg
Batteria
Potenza
CAR
Caricabatteria
Alimentazione
Modulo di
controllo
Il portafrutti monta un interruttore bipolare. Una coppia di contatti verrà posta in serie alla linea
ALI, l’altra coppia in serie alla linea CMD. Questo interruttore, se spento, disabilita tutte le funzioni
del generatore, inclusa la fornitura di corrente ai due trasformatori del circuito del modulo di
controllo. Spegnendo solo l’interruttore dell’inverter, si può mantenere in carica la batteria
disabilitando solo l’accensione dell’Inverter.
Interruttore Inverter
Portafrutti
Uscita
Inverter
INV
Interruttore bipolare
Presa
Carica
batteria
POW
CAR
CMD
Presa
piccola
Luce di emergenza
ALI
EME
Modulo di controllo
Presa
Siemens
Quadro elettico
principale
L’Unità di Comando
Permette di stabilire la modalità di gestione della corrente prodotta dal generatore. In modalità
manuale, la tensione in uscita dal generatore, disponibile sui contatti NA del relè da 20A, verrà
immessa nella rete casalinga premendo il pulsante ON. Il relè manterrà l’eccitazione da solo,
prelevando successivamente la corrente per la bobina direttamente dalla sua uscita, ovvero dai
contatti di scambio (attenzione al verso dei collegamenti per evitare corti). Premendo OFF, si
interrompe la corrente nella bobina, diseccitando il relè che tornerà così allo stato di riposo iniziale.
Nella modalità automatica, non sarà più necessario agire sui pulsanti, in quanto la bobina del relè
sarà direttamente collegata alla linea proveniente dal generatore. In tal modo, quando il generatore
si avvia per mancanza di tensione di rete, l’impianto di casa verrà commutato automaticamente
sulla uscita del generatore, per tornare invece alla rete esterna quando essa torna in servizio. I tempi
di reazione sono dell’ordine di 2-3 secondi in attivazione e di meno di un secondo per il ritorno in
modo nominale, con l’impianto connesso alla rete esterna. Ecco lo schema dell’Unità:
man
Impianto
aut
off
on
2sc
16A
220v
Generatore
Rete
Per la realizzazione ho utilizzato un tappo Vimar Plana ed un portafrutti Vimar per barra din35. La
spia di presenza tensione è realizzata utilizzando lo schema seguente:
D1
1N4007
220vac
R1
100K 1W
D2
Diac DB3
C1
22uF 50v
R2
470
LED
I due pulsanti sono Normalmente Aperto per il comando ON (nero) e Normalmente Chiuso per il
comando OFF (rosso). Il circuito stampato sul quale sono montati i componenti è a doppia faccia ed
è saldato ad un secondo elemento in vetronite sagomato per rimanere incassato nel retro del tappo
Vimar. I dadi di fissaggio dei due pulsanti servono per bloccare il gruppo sul retro del tappo Vimar.
Per la realizzazione dei due circuiti stampati occorre avere la pazienza di limare e provare l’incastro
con il tappo. Se si adottano tecniche differenti, è comunque importante che il tutto sia ben saldo
all’interno del contenitore che dovrà essere montato a fianco del Relè da 20° sulla barra din del
quadro elettrico principale della abitazione. Segue la traccia del circuito stampato:
Off
C
led
Switch
D
On
Switch
33 mm
B
R2
D1
C1
R1
D2
led
C1
A
19 mm
Il circuito, una volta realizzato viene montato nel tappo, opportunamente forato per poter ospitare la
leva dello switch, il led, ed il corpo dei due pulsanti. L’intero modulo verrà collegato con il mondo
esterno tramite due coppie di fili che nello schema seguente sono etichettati “Ups” e “Bobina”.
Nella coppia di fili “Bobina” si dovrà distinguere la stessa fase del collegamento che in seguito
andrà realizzato per l’auto-sostentamento del Relè da 20A.
On
Off
Ups
R2
D1
C1
R1
D2
Switch
Bobina
on
spia
Manu/auto
off
L’unità di stimolazione del caricabatteria
Il caricabatteria BX1 della Alca Power è molto efficiente. Esso mantiene lo stato di carica anche
quando non è più alimentato, perché il suo microcontrollore riceve alimentazione dalla batteria
stessa. Tuttavia potrebbe tornare in Stand-By per varie ragioni, alla prima accensione, al cambio di
batteria, o per un inatteso reset. Per evitare di dover premere due volte il pulsante Mode al
verificarsi di tali eventi, per scegliere il corretto modo di lavoro, ho realizzato un modulo
particolare, che richiede l’uso di un microcontrollore ad 8 piedini Microchip PIC 12F683. Il PIC
dovrà essere programmato, montato su una piccola basetta millefiori assieme a due resistenze, ed il
tutto saldato sul microcontrollore principale del BX1. Per aprire il BX1 occorre fabbricare un
cacciavite a testa triangolare equilatera di 2mm di lato, visto che il coperchio dell’apparato è
montato con viti aventi tale profilo. Per la programmazione del PIC occorre possedere gli appositi
strumenti hardware e software. Un programmatore standard è acquistabile presso GBC o altri
rivenditori di componenti elettronici. Il compilatore assembler MPASM si scarica gratuitamente da
www.microchip.com e per caricare l’HEX sul chip occorre scaricare il programma gratuito WinPic.
Schema e disposizione dei componenti sulla basetta millefiori (8 x 4 fori)
Al pin 9 (gnd)
R2 10K
1
PIC 12F683
Al pin 15 (mode)
R1 480
Al pin 16 (+V)
R2 10K
R2 10K
8
Al pin 2 (car)
R1 480
Microcontrollore del
Caricabatteria
(lato rame)
R3 10K
18
1
Dalle piazzole in Azzurro
partono quattro reofori di 2 cm
che servono per collegare la
basetta
all’integrato
che
controlla le funzioni del
caricabatteria.
Il listato del programma per lo stimolatore è il seguente:
;
;
;
;
Generatore di impulsi per ripristinare lo stato di carica
nel caricabatterie Alcava BX-1. Questo programma installato
in un pic12f683 gli fornisce due impulsi che simulano l'azione
sul pulsante Mode.
list
p=12F683
#include "p12f683.inc"
__CONFIG _INTRC_OSC_NOCLKOUT & _WDT_OFF
del_lo equ
del_hi equ
del_n equ
0x20
0x21
0xD0
;durata delay
org 0x00
init
clrf
GPIO
banksel 0x80
movlw 0x0f
movwf TRISIO
banksel 0x00
bsf
GPIO,4
call
delay
call
delay
call
delay
call
delay
;initialise all outputs
;select upper register bank
;make GP4 and GP5 outputs
;select lower register bank
;set output GP4 high
click1
bcf
call
call
bsf
call
call
call
GPIO,4
delay
delay
GPIO,4
delay
delay
delay
;set output GP4 low
bcf
call
call
bsf
call
call
call
GPIO,4
delay
delay
GPIO,4
delay
delay
delay
;set output GP4 low
;set output GP4 high
click2
;set output GP4 high
fine
sleep
;modo basso consumo
delay
movlw
movwf
del_n
del_hi
;preset contatore delay
decfsz
goto
decfsz
goto
return
del_lo,f
dlyloop
del_hi,f
dlyloop
;decrement the low order delay register
;go back if it hasn't reached zero
;decrement the high order delay register
;go back if it hasn't reached zero
;return to where the subroutine was called
dlyloop
end
Il montaggio della basetta completa dei componenti, sul microcontrollore del BX1 può essere
eseguito senza difficoltà con quattro reofori di resistenza lunghi 2 cm, saldati direttamente sui pin
dell’integrato presente sulla scheda del caricabatteria, dal lato componenti. Di tale integrato
sfrutteremo l’alimentazione, presente sul pin 16. Il PIC consuma pochissimo (corrente dell’ordine di
alcuni microampere) pertanto non disturba il funzionamento dell’apparato. La massa è presente sul
pin 9, ed il pin 15 viene posto a livello logico zero (0 V) tramite R1, due volte con intervalli di un
secondo circa, simulando due pressioni sul tasto “Modo”. Il pin 2 potrebbe anche non venir
collegato al pic, trattandosi di un tentativo non portato avanti di utilizzo dei segnali di stato che
l’integrato utilizza per segnalare tramite un array di led il suo stato. Tuttavia per la stabilità
meccanica della schedina che andiamo ad aggiungere, è consigliabile collegarlo come da schema. Il
PIC può essere convenientemente montato su zoccolo per consentirne una riprogrammazione offline in caso di evoluzioni.
Assemblaggio
Un contenitore plastico con coperchio, abbastanza capiente per contenere la batteria, il
caricabatteria, e la scatola stagna Gewiss contenente il modulo di controllo, sarà l’ideale per
ottenere un generatore compatto. E’ meglio che l’inverter venga montato esternamente, per evitare
dannosi surriscaldamenti. La scatola che ho utilizzato io è prodotta da Tontarelli, 35 x 27 x 21 cm,
ed è reperibile nei centri Leroy Merlin. Il coperchio è translucido, e consente di verificare lo stato
del caricabatteria. I cavi sono fatti passare attraverso dei pressa-cavi, montati sia sul contenitore che
sulla scatola stagna usata per contenere il modulo di controllo.
Il quadro elettrico principale ed il Relè da 20A
Il collocamento dei due componenti aggiuntivi, il modulo di comando ed il Relè sulla barra din,
andrà effettuato come dallo schema seguente. E’ molto importante che la linea “Bobina” del
modulo di comando sia munita di un contrassegno (fascetta) sul terminale avente la stessa fase della
linea di autosostentamento del Relè, per evitare un corto circuito.
Impianto
casalingo
Dal Generatore
(potenza)
1
Diff.30ma Restart
3
5
7
Relè 2sc
20A
Bob 220v
A1
2
Al Generatore
(alimentazione)
generale
A2
4
6
8
Rete
Il Relè da 20A BTicino
Mod. FC2AC2/230
Sicurezza
La massa, proveniente dall’impianto elettrico, dovrà essere collegata col case dell’Inverter.
Collegare la linea di potenza proveniente dall’inverter al Relè da 20A e poi i terminali comuni dello
stesso al salvavita, in modo da avere sempre tale importante dispositivo di sicurezza tra voi ed il
generatore, come avviene normalmente quando esso si trappone tra la linea elettrica esterna e
l’impianto casalingo.
Attenzione: Il cavo che collega l’uscita del generatore con l’impianto dovrà attestarsi direttamente
allo stesso senza uso di spina, poiché nel caso in cui il generatore eroghi tensione, questa si
presenterebbe sui terminali della spina rendendola una pericolosa fonte di folgorazione! Si consiglia
quindi di porre il generatore stesso in un luogo sicuro, e di realizzare il collegamento tra i contatti
Normalmente Aperti del Relè da 20A ed il cavo di prelievo della energia prodotta dal generatore
montando una spina Siemens all’estremità di tale cavo (2 x 1,5 mmq). Questa spina non verrà mai
sottoposta a nessuna tensione, grazie al collegamento della stessa al Relè montato sul quadro di
comando, quindi può essere maneggiata senza alcun pericolo.
Costi
Il materiale necessario per la costruzione del generatore costa circa 270 euro. Di seguito si riporta
una tabella di sintesi con i costi da me sostenuti, e l’indicazione del fornitore.
Componente
Inverter 1000 Watt
Caricabatteria BX-1
Batteria 12V 44Ah
Relè bTicino FC2AC2/230
Contenitore Tontarelli
Componenti elettronici
Spine, Prese, Scatole, cavi
Morsetti batteria
Minuterie varie
Totale
Fornitore
ALCA (acquistabile online)
ALCA (acquistabile online)
- Supermercato
Presso fornitori mat. elettrico
Leroy-Merlin
GBC o altro fornitore di elettronica
Presso fornitori mat. Elettrico
Presso autoricambi
Ferramenta
Prezzo indicativo
70 e
40 e
40 e
43 e
10 e
30 e
25 e
5e
5e
268 e
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