A

Genesi di un musicista:
la formazione musicale e le sue storie
Atti del convegno di studi
Foggia, – ottobre 
a cura di
Antonio Caroccia e Augusta Dall’Arche
Contributi di
Augusta Dall’Arche
Duccio Demetrio
Antonio Caroccia
François Delalande
Isabella Loiodice
Annamaria Bartoccioli
Pierluigi Vannella
Copyright © MMXII
ARACNE editrice S.r.l.
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via Raffaele Garofalo, /A–B
 Roma
() 
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I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica,
di riproduzione e di adattamento anche parziale,
con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi.
Non sono assolutamente consentite le fotocopie
senza il permesso scritto dell’Editore.
I edizione: novembre 
Indice

Presentazione di Enrico Sannoner

Presentazione di Francesco Di Lernia

Introduzione di Antonio Caroccia e Augusta Dall’Arche

Tecniche autobiografiche nella formazione strumentale
Augusta Dall’Arche

L’autobiografia come crescita cognitiva ed emotiva nelle attività di cura
Duccio Demetrio

Ascoltare e sapersi ascoltare: la didattica dell’ascolto
Antonio Caroccia

Dall’asilo nido all’età adulta, lo sviluppo dell’invenzione musicale
François Delalande

Formare e formarsi “narrando”
Isabella Loiodice
Tavola Rotonda

Strumenti e possibilità per una formazione musicale di base

Indice

Laboratori

Musica e narratività. Giocare, scoprire e fare musica nella
scuola dell’infanzia
Annamaria Bartoccioli

Oggetti sonori
Pierluigi Vannella

Il pianoforte racconta le mie storie
Augusta Dall’Arche

Indice dei nomi
Genesi di un musicista: la formazione musicale e le sue storie
ISBN 978–88–548–5707–0
DOI 10.4399/97888548–5707–01
pag. 7–7 (novembre 2012)
Presentazione
Desidero innanzitutto esprimere il mio più vivo apprezzamento per
la perfetta organizzazione del convegno di studi Genesi di un musicista:
la formazione musicale e le sue storie, che è stato un utile momento di
confronto e di approfondimento su tematiche quanto mai attuali della
formazione musicale.
Personalmente ritengo che se è vero che oggi nel nostro Paese
esiste una certa frammentazione del percorso di formazione musicale, che c’è il problema della sovrapposizione che per motivi vari si
genera nella frequenza fra le discipline, va anche sottolineato che a
tutto questo sopperisce la capacità di “accoglienza”, per così dire, dei
docenti; cioè il loro seminare su un lungo percorso, accogliendo lo
studente al suo ingresso nella formazione e seguendolo fino alla fine
del suo cammino.
Ma con ottimismo direi che in questo momento di profonda crisi
che stiamo attraversando, economica innanzitutto, ma anche sociale e culturale, da questa stessa crisi dobbiamo trarre nuovi valori
di essenzialità, anche nella qualità della docenza. In qualsiasi tipo di
ristrutturazione o riforma più o meno radicale del sistema della formazione musicale bisogna tendere alla salvaguardia della qualità, al
pregio dei contenuti della didattica, perché sono quelli che danno
spessore.
Sperando che troviate condivisibili queste mie valutazioni, mi è
gradita l’occasione per salutare molto cordialmente.
Enrico Sannoner
Presidente del Conservatorio
di musica Umberto Giordano
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Genesi di un musicista: la formazione musicale e le sue storie
ISBN 978–88–548–5707–0
DOI 10.4399/97888548–5707–02
pag. 9–9 (novembre 2012)
Presentazione
Le “storie” della formazione strumentale si intrecciano con le vicende
umane e questo intreccio va esplicitato, conosciuto, vissuto, agito
consapevolmente.
Il convegno Genesi di un musicista: la formazione musicale e le sue storie
ha proprio voluto raccontare questi intrecci, queste interazioni, al fine
di sottolineare la sostanziale continuità e vicinanza delle occasioni
formative provenienti dalle diverse istituzioni educative.
Rimarcando la centralità del soggetto che apprende come principio
pedagogico ineludibile e sottolineando l’opportunità che, in questo
senso, le metodologie autobiografiche possono offrire, il convegno si
è proposto come momento di riflessione e scambio di esperienze tra
diverse realtà scolastiche.
È quindi con grande soddisfazione che mi accingo a presentare
questo volume con gli atti, pubblicati in tempi eccezionalmente brevi
grazie al lavoro dei professori Antonio Caroccia e Augusta Dall’Arche,
veri motori dell’iniziativa.
Le premesse, da sole, costituiscono però soltanto una parte del
percorso. Per questo motivo abbiamo voluto creare un seguito oltre il
convegno.
La presente pubblicazione, infatti, oltre a documentare gli interventi, anche operativi, proposti durante le due giornate di studio,
presenta il “Corso di formazione musicale per i docenti della scuola
primaria e dell’infanzia” a cura del Dipartimento di Didattica della
musica del Conservatorio Umberto Giordano che si terrà a partire
dall’anno accademico /.
Il fecondo scambio tra istituzioni, percorsi e protagonisti della
formazione continua incessantemente.
Francesco Di Lernia
Direttore del Conservatorio
di musica Umberto Giordano

Genesi di un musicista: la formazione musicale e le sue storie
ISBN 978–88–548–5707–0
DOI 10.4399/97888548–5707–03
pag. 11–13 (novembre 2012)
Introduzione
Genesi di un musicista: la formazione musicale e le sue storie accoglie le
relazioni presentate durante le giornate di studio, tenutesi a Foggia il
 e  ottobre  presso l’Auditorium del Conservatorio Umberto
Giordano.
L’iniziativa, promossa dal Dipartimento di Didattica della musica
del Conservatorio dauno, ha riscosso unanimità di consensi e partecipazione di tutto il corpo docente e di quello amministrativo, che hanno
in tal modo colto il senso e l’importanza dell’intera manifestazione.
Raccontare e raccontarsi: è questo il tema centrale che ha fatto da
filo conduttore alle giornate di studio. Le storie narrate e la storia di
sé rappresentano i terreni privilegiati dell’incontro e dello scambio.
Conoscere chi viene da lontano e conoscersi attraverso la musica sono
queste le tappe fondamentali che possono trasformare la vicinanza
in un incontro, la distanza in reciproca curiosità. Le giornate di studio hanno riflettuto su questi punti attraverso laboratori, relazioni e
dibattiti, proponendo nel contempo un momento di confronto e di
formazione, anche alla luce delle recenti disposizioni ministeriali in
materia di educazione al suono nella scuola primaria e dell’infanzia.
La presente pubblicazione costituisce, pertanto, una testimonianza
degli interventi proposti durante le due giornate. La prima parte
contiene i testi delle relazioni di cui, di seguito, viene riportata una
breve sintesi.
Augusta Dall’Arche (Tecniche autobiografiche nella formazione strumentale) presenta l’esperienza di ricerca, promossa dal Dipartimento
per la Ricerca Musicologica ed Etnomusicologica del Conservatorio
Umberto Giordano, L’autobiografia cognitiva nella formazione strumentale, svolta durante l’Anno Accademico –. Oltre a illustrarne
gli aspetti teorici e metodologici, propone alcuni frammenti tratti
dai testi autobiografici elaborati dagli studenti, per testimoniare la
ricchezza, l’intensità e l’atmosfera emotiva del percorso svolto. Duccio Demetrio (L’autobiografia come crescita cognitiva ed emotiva nelle


Introduzione
attività di cura) scandaglia i territori della scrittura di sé, riscoprendo i
miti antichi e le ragioni profonde che la scrittura risveglia. Antonio
Caroccia (Ascoltare e sapersi ascoltare: la didattica dell’ascolto), fornisce
nuovi spunti e riflessioni legate alla didattica dell’ascolto, attraverso
l’esperienza sonora che inizia già prima della nascita e che si protrae
per tutta l’esistenza, con la costruzione di proprie identità musicali.
Proponendo nel contempo un’utile riflessione sull’ascolto storico.
François Delalande (Dall’asilo nido all’età adulta, lo sviluppo dell’invenzione musicale), partendo dal commento dei dati scaturiti da una
ricerca promossa nei nidi d’infanzia sulla esplorazione dei corpi sonori, analizza lo sviluppo dell’invenzione musicale fornendo le basi
di una pedagogia basata su un’ontogenesi delle condotte musicali.
Isabella Loiodice (Formare e formarsi “narrando”) riflette sulle valenze
pedagogiche della metodologia autobiografica e sulle diverse forme
che il racconto autobiografico può assumere nella prospettiva di un
concetto di formazione come dispositivo complesso finalizzato allo
sviluppo e all’emancipazione di persone critiche e creative.
Segue poi il testo degli interventi relativi alla tavola rotonda dal
titolo Strumenti e possibilità per una formazione musicale di base, alla
quale hanno partecipato la Professoressa Maria Aida Episcopo (Assessore alla Cultura del Comune di Foggia), il Dottor Giuseppe De
Sabato (Dirigente dell’Ufficio Scolastico Provinciale di Foggia), la
Professoressa Isabella Loiodice (Preside della Facoltà di Scienze della
Formazione dell’Università degli Studi di Foggia), la Professoressa
Augusta Dall’Arche e il Professore Antonio Caroccia (docenti del Conservatorio di musica Umberto Giordano di Foggia) e durante la quale
sono intervenuti alcuni partecipanti al convegno.
Concludono la stesura degli Atti i resoconti dei laboratori di Annamaria Bartoccioli (Musica e narratività. Giocare, scoprire e fare musica
nella scuola dell’infanzia) dove la parola dialoga con la musica, Pierluigi
Vannella (Oggetti sonori) dove il ritmo dialoga con l’ambiente circostante e Augusta Dall’Arche (Il pianoforte racconta le mie storie) dove
il pianoforte dialoga con le invenzioni narrative, che costituiscono
esempi operativi ispirati a possibili intrecci tra formazione musicale e
vissuto.
Un ringraziamento doveroso va ai colleghi Luciano Digiandomenico, Giovanna Fratta e Michele Gasbarro, componenti del Dipartimento di didattica del Conservatorio, al Consiglio Accademico, di
Introduzione

Amministrazione e al personale docente e non docente dell’Istituto
dauno, al Presidente Enrico Sannoner e al Direttore Francesco Di
Lernia, che hanno accolto e avallato con entusiasmo l’organizzazione
di questo importante evento foggiano.
Antonio Caroccia e Augusta Dall’Arche
Genesi di un musicista: la formazione musicale e le sue storie
ISBN 978–88–548–5707–0
DOI 10.4399/97888548–5707–04
pag. 15–48 (novembre 2012)
Tecniche autobiografiche
nella formazione strumentale
A D’A
L’argomento del mio intervento riguarda la storia dell’esperienza di
ricerca, promossa dal Dipartimento per la Ricerca Musicologica ed
Etnomusicologica del Conservatorio Umberto Giordano, ‘L’autobiografia cognitiva nella formazione strumentale’.
Illustrerò pertanto il lavoro svolto nell’ambito del corso, inserito
tra le attività a scelta dei piani di studio dei Trienni e dei Bienni attivi
presso il Conservatorio, denominato ‘Tecniche autobiografiche nella
formazione strumentale’, svoltosi durante l’Anno Accademico –
.
Per introdurre e chiarire l’ambito all’interno del quale ho elaborato
il protocollo di ricerca, procederò ad una breve disamina dei termini
utilizzati nella denominazione del corso, che coincide con il titolo
della mia relazione.
Il termine ‘tecniche’ vuole in questo caso designare le modalità
attraverso le quali il racconto autobiografico si è sviluppato: l’oralità e
la scrittura. Gli studenti hanno infatti sperimentato e vissuto in classe il
rapporto col tempo condiviso, rispettoso delle esigenze dell’istituzione e degli altri proprio dell’oralità e, negli spazi domestici e personali,
il rapporto col tempo interiore, autoriflessivo e rielaborativo della
scrittura. Penso sia importante arginare, per quanto possibile, il senso
comunque immanente dell’incertezza nel transito autobiografico: parlare di sé confrontandosi con le storie altrui significa già scontornare
territori determinati della propria esistenza, preparandosi alla definizione (provvisoria anch’essa) della scrittura di sé nella quale divenire
« l’occhio attento che guarda, cerca di ordinare, di connettere e dare
senso a quel materiale magmatico che si scopre denso di significati

Augusta Dall’Arche

ancora opachi ».
Il termine ‘autobiografiche’ fa naturalmente riferimento ai ricordi e
alla memoria della propria storia personale. Ricordi, sempre in debito
con la loro provenienza esperienziale, ‘ostaggio’ della memoria che li
disperde, li indebolisce, li contamina con altro materiale mnestico intrecciandoli e riscrivendoli come in un palinsesto; memoria semantica
che non soltanto ritiene ed accumula dati ma, facendo riferimento ad
una mente vivace e curiosa, esplora, cerca indizi , attribuisce significati
e genera qualcosa che prima non c’era. Nella narrazione autobiografica, il narratore si assume nel presente l’impegno di raccontare la
storia di un personaggio che porta il suo nome; il linguaggio e le
scelte linguistiche fanno capire che il personaggio cui fa riferimento
è esistito nel passato. Quando la storia termina ci si ritrova nel presente, dove personaggio e narratore sono diventati la stessa persona
e si fondono all’interno di un unico punto di vista. L’autobiografia
assume quindi diverse prospettive temporali e narrative nel processo della bi–locazione cognitiva che permette di operare sulla realtà
scomponendola, distinguendo diversi punti di vista: io–tu, ora–allora,
dentro–fuori, fantasia–realtà.
Nell’ambito formativo la proposta educativa autobiografica vuole
connettere scuola e vita, « favorendo l’autoformazione ed un percorso per imparare ad apprendere pensando a sé, pensandosi nel
mondo », l’assunto di partenza è ‘solo tu conosci ciò che ti riguarda’.
Promuove la conoscenza e la consapevolezza dell’identità, sintesi di
istanze contraddittorie: somiglianza–differenza, appartenenza–unicità,
permanenza–cambiamento, adeguamento al mondo–senso della persistenza personale, crocevia tra ciò che si è, ciò a cui si aspira e relazione col mondo. Il sé definisce la storia autobiografica ma nello
stesso tempo quest’ultima definisce il sé. Il pensiero autobiografico
consiste in « una riflessione, una sospensione dell’esperienza per interrogarla, una meditazione poco distante (ma non troppo lontana)
dall’immediatezza della vita ». Genera autoriflessività e sviluppa il
pensiero narrativo (creare connessioni, costruire storie, emancipare
.
.
.
.
D. O, R. S, G. S, Raccontarsi a scuola, Carocci, Roma , p. .
Cfr. Ivi, p. .
Ivi, p. .
Ivi, p. .
Tecniche autobiografiche nella formazione strumentale

le particolarità tenendo conto dei contesti), spesso lasciato ai margini
del processo formativo a scapito del pensiero paradigmatico (stabilire
gerarchie, definire leggi, generalizzare superando le contingenze),
favorendo processi di integrazione tra queste due forme di pensiero. L’insegnante, nel percorso autobiografico, promuove un ascolto
attivo, interessato e non giudicante che assecondi la ricerca di una
« competenza del vivere », rimane in attesa e si lascia coinvolgere
nelle trasformazioni che non sono quasi mai prevedibili e non devono
essere valutate e verificate secondo gli standard ‘scolastici’; sa quindi
sostare nell’incertezza. Si può affermare che si è nell’ambito educativo autobiografico quando si sollecitano l’autoascolto e l’incontro col
proprio sé promuovendo processi introspettivi, retrospettivi, narrativi
all’interno di spazi e tempi predisposti; quando si portano le emozioni
in scena come ‘investimento formativo’.
La formazione strumentale ha come fine lo sviluppo delle capacità
esecutivo–interpretative attraverso l’acquisizione delle abilità tecnico–
strumentali. Ascoltando frammenti di interpretazioni diverse dello
stesso testo musicale, si colgono differenze anche notevoli nell’andamento, nel fraseggio, nelle dinamiche, nelle caratteristiche timbriche,
nell’articolazione dei suoni, nella concezione per così dire ‘archittetonica’ del brano. Le scelte interpretative infatti costituiscono una sintesi
tra tempo musicale e tempo personale dell’esecutore, inteso come
equilibrio momentaneo della propria storia col tempo; l’interprete
quindi ri–crea e ‘ferma’, durante la sua performance, diverse storie:
del compositore, del pubblico, di sé stesso, ‘piegando’ il senso dell’opera e proponendone quindi una lettura che è inevitabilmente intrisa
di soggettività. Egli realizza il proprio progetto interpretativo che si
nutre certamente di conoscenze storico–stilistiche relative all’opera,
ma si confronta anche con le proprie emozioni, con la propria sensibilità, col proprio intuito, corpus di impulsi spesso ‘subiti’ perché
poco scandagliati, non conosciuti e non riconosciuti perché ritenuti
una minaccia per il conseguimento dell’obiettivo finale: l’esecuzione
‘perfetta’, ‘sterilizzata’. In realtà l’espressione artistica è sempre espressione dell’animo umano e ritengo che approfondire la conoscenza di
sé attraverso la riflessione introspettiva e retrospettiva possa costituire
un momento di crescita artistica mettendo a fuoco realtà, possibilità,
. Ivi, p. .

Augusta Dall’Arche
limiti soggettivi per farli interagire più consapevolmente, nel nostro
caso, col progetto interpretativo del testo musicale.
. La ricerca: premesse
Negli anni precedenti avevo già proposto esperienze di carattere autobiografico nell’ambito dei corsi di ‘Metodologia generale dell’insegnamento strumentale’ attivati in occasione dei Bienni Abilitanti per
la Formazione dei Docenti di Strumento nelle Scuole Secondarie di
Primo Grado. Si trattava di percorsi finalizzati alla sensibilizzazione
dei futuri insegnanti circa la valenza formativa dell’approccio autobiografico attraverso l’esperienza in prima persona. Conservo un ricordo
pieno e commosso di quei percorsi a conclusione dei quali non ci
soffermammo a riflettere sulle tracce (e sulle cicatrici) che avevano
lasciato o provocato, troppo presi forse dalla bellezza dell’esperienza
in sé. Avevamo comunque sperimentato la prorompente forza delle
istanze esistenziali, l’irrompere della centralità dell’Io in un percorso
formativo come quello proposto all’interno del Conservatorio che, se
da una parte si pone come finalità dichiarata proprio la maturazione
delle capacità interpretative individuali, d’altra parte si preoccupa forse
troppo poco di conoscere e com–prendere le diverse soggettività.
Durante questo Anno Accademico ho voluto quindi riproporre
itinerari autobiografici cercando eventuali risposte alla domanda: “A
seguito della ricostruzione autobiografica della propria storia di strumentista, è possibile verificare trasformazioni relative alle modalità di
apprendere e di relazionarsi a sé stessi e agli altri?”. L’atteggiamento
di ricerca ha accompagnato tutti i momenti del processo e il processo
stesso, intriso di complessità, è stato sempre considerato parte integrante dell’azione di ricerca, contrassegnata da alcuni aspetti generali:
la definizione dell’obiettivo situazionale e specifico volto al confronto
e alla interazione con problematicità pratiche; la scelta del campione,
ristretto e non rappresentativo; il controllo ridotto sulle variabili indipendenti; il basso livello di generabilità dei risultati. Ritengo che questa
prima attuazione possa essere considerata una ‘ricerca sulla ricerca’,
una fase nella quale è prevalso un mio atteggiamento di osservazione,
un collocarmi nell’esperienza ed accanto ad essa, per elaborare nel
Tecniche autobiografiche nella formazione strumentale

tempo modalità sempre più efficaci di scoperta e com–prensione dei
percorsi di riflessione autobiografica.
Partendo da questi presupposti ho proposto un percorso autobiografico ad un gruppo di sette studenti frequentanti i corsi di laurea di
primo e secondo livello presso il Conservatorio Umberto Giordano di
Foggia.
Il campione risultava così composto:
 iscritto al Biennio di Chitarra Jazz
 iscritto al Triennio di Didattica della musica e dello strumento (in
possesso del Diploma di Percussioni)
 iscritto al Triennio di Didattica della musica e dello strumento
(iscritto al sesto anno del corso di Pianoforte)
 iscritto al Triennio di Pianoforte Jazz
 iscritto al Triennio di Violino (Discipline Musicali)
 iscritto al Triennio di Corno (Discipline Musicali)
 iscritto al Triennio di Contrabbasso (Discipline Musicali).
L’età dei partecipanti (compresa tra i venti e i quarantanove anni)
ha costituito un elemento interessante nella riflessione sui dati raccolti.
Gli studenti in età più avanzata, infatti, stavano vivendo l’esperienza
formativa come una ‘riconquista’ del proprio percorso dopo pause più
o meno lunghe, determinate da scelte di vita o da esigenze lavorative.
. Prima fase: definire l’ambito autobiografico
Durante il primo incontro, ho consegnato il seguente schema, invitando ciascun partecipante ad elaborare una propria definizione di
autobiografia, per confrontare successivamente le diverse risposte ed
elaborare una definizione condivisa. Ho sintetizzato e a volte ‘spudoratamente’ citato alcuni passaggi estrapolati dagli illuminanti testi di
Duccio Demetrio riportati in bibliografia.
Sostantivi riferiti all’autobiografia
V: successione temporale di fatti, eventi, avvenimenti (verbo di riferimento: vivere)
E: attribuzione di significati agli eventi della vita (verbo di riferimento: essere)
I: insieme di tratti psicofisici che definiscono il soggetto
S: prodotto dell’Io e dell’interazione socio–ambientale
P: insieme dei tratti caratteriali propri di un soggetto

Augusta Dall’Arche
P: insieme di eventi ormai superati temporalmente ma che hanno lasciato tracce
in ordine alla loro elaborazione
P: risultato della elaborazione delle esperienze passate
F: elaborazione del presente nella prospettiva della possibilità
M: riferimento ad una persistenza, ad una realtà in qualche modo intatta e
continua
R, A, R: capacità di recuperare qualcosa che si possedeva un tempo e che è stato dimenticato
I: insieme delle rappresentazioni e dei sentimenti che un soggetto ha di sé
stesso; dimensione psichica che permette di realizzarsi, di diventare e restare sé stessi in
relazione agli altri in una data società e cultura. Tratti costitutivi dell’identità:
Continuità
Coerenza
Unicità
Diversità
Cambiamento
Positività
permette di sentirsi somiglianti a sé stessi nel corso del tempo
rileva la congruenza della rappresentazione che ognuno ha di sé con
quella che ne hanno gli altri
definisce l’originalità con la quale ciascuno si percepisce
definisce la molteplicità delle caratteristiche che il sé sente proprie
offre al soggetto in azione la possibilità di trasformazione nella
continuità
mantiene l’autostima necessaria per progredire nella costruzione
dell’identità.
Verbi riferiti all’autobiografia
R: recuperare passaggi apicali delle esperienze vissute, anche in relazione alla
dimensione emotiva
R: rimettere insieme le diverse componenti (membra) dei ricordi
R: ritrovare esperienze che si credevano perdute
R: individuare, nel flusso dei ricordi, quelli a cui si attribuiscono effetti sul
proprio apprendimento
R: riferire avvenimenti
N: raccontare, esporre un fatto o una serie di fatti, reali o fantastici, seguendo
un determinato ordine nella rievocazione e nella ricerca delle cause
Elabora una tua definizione di autobiografia selezionando, tra quelle elencate, le parole
che ti sembrano più efficaci o utilizzandone altre.
Le definizioni elaborate singolarmente sono risultate interessanti perché hanno identificato, oltre alla prospettiva temporale, altri
due aspetti rilevanti: l’attribuzione di significati (« l’autobiografia deve
indurre in chi legge le motivazioni dell’identità del redattore ») e il
perenne senso del divenire (« quando riviviamo e/o rimembriamo
una certa situazione lo facciamo con un bagaglio personale, culturale
e sentimentale del tutto nuovo, in una prospettiva, quindi, in continua
evoluzione »; « il cambiamento è la mia definizione di autobiografia, in
quanto le esperienze maturate nel corso della propria vita scaturiscono
da una trasformazione della propria esistenza in relazione a sé stessi
ed agli altri »).