Bibliografia di riferimento
Seminario sull’Archeologia dei Resti Umani
di
A. Fornaciari
Brothwell D. R., Digging up Bones, Oxford University Press 1963.
Si tratta di un testo fondamentale, che ha segnato la storia degli studi nel settore. Il capitolo 1 è
dedicato allo scavo ed al recupero dei resti umani. Per quanto lo spazio specificamente destinato
allo scavo sia tutto sommato limitato, vi si trovano ancora molti consigli utili.
Ubelaker D.H., Human Skeletal Remains. Excavation, analysis, interpretation. Taraxacum –
Washington 1978 (first edition), 1999 (third edition).
Il più classico dei manuali americani per l’antropologo che opera sul campo, o per l’archeologo che
si trova ad avere a che fare con lo scavo di aree sepolcrali. Il secondo capitolo riguarda la strategia e
la tecnica di scavo, il rilievo, la registrazione dei dati. Si tratta di un testo pensato per la realtà nord
americana e derivato dall’esperienza dell’autore nello scavo dei siti cimiteriali dei nativi, perciò non
si adatta immediatamente alle esigenze dello scavo in siti pluristratificati d’ambito urbano.
Barker P., Tecniche dello scavo archeologico, Longanesi - Milano 1981.
Lo spazio dedicato nel manuale allo scavo delle tombe e dei sepolcreti è molto esiguo. Ci si limita
ad alcuni consigli sulle riprese fotografiche e si mostra una scheda da compilare in emergenza per
registrare alcune informazioni fondamentali su posizione, conservazione e presenza delle ossa
d’ogni singola inumazione.
Duday H. et al., L’Anthropologie “de terrain” reconnaissance et interpretation des gestes
funeraires, in Bull. et Mem. de la Soc. d’Anthrop. de Paris, 2: 29-50, 1990.
Articolo di Duday e collaboratori che espone i principali aspetti della tafonomia archeologica.
Fabbri P.F., Lo scavo dei resti scheletrici umani: esempi dalla necropoli medievale di Entella, in
Atti delle “Giornate Internazionali di Studi sull’Area Elima”, Pisa - Gibellina 1992.
Interessante riflessione critica sul ruolo dell’antropologo nel cantiere di scavo, con alcuni esempi
d’applicazione delle osservazioni tafonomiche nello scavo di una necropoli musulmana.
Mallegni F., Rubini M. (a cura di), Recupero dei materiali scheletrici umani in archeologia,
Roma, CISU 1994.
Dopo un primo capitolo che illustra le caratteristiche anatomiche dello scheletro umano, si ha nel
secondo un importante saggio di Henri Duday sulla tafonomia, prima opera tradotta in italiano del
grande archeoantropologo francese. Il terzo capitolo affronta i problemi del recupero, restauro e
conservazione dei materiali scheletrici. Il quarto capitolo, molto tecnico e specialistico, si sofferma
sulle indagini paleonutrizionali.
Roskams S., Excavation, Cambridge University Press 2001.
Nel paragrafo 11.3 si tratta delle inumazioni. Vi si discutono molto sinteticamente le principali
problematiche relative a rappresentazione spaziale, registrazione scritta dei dati, rimozione e
stoccaggio dei reperti.
Fabbri P.F., Sepolture primarie, secondarie e ossari: esempi dal cimitero medievale di Roca
Vecchia (Lecce), in Rivista di Antropologia vol. 79 (2001), pp. 113-136, Roma.
Interessante esempio d’applicazione delle moderne metodologie antropologiche nella comprensione
degli eventi tafonomici di sepolture collettive basso medievali.
Mallegni F. ( a cura di), Memorie dal sottosuolo e dintorni. Metodologie per un “recupero e
trattamenti adeguati” dei resti umani erratici e da sepolture, Pisa University Press 2005.
Nel primo capitolo si affronta il problema della legislazione sui beni di natura biologica. Nel
secondo si fa un excursus molto ampio cronologicamente, quanto superficiale nei contenuti, su
tipologia, forme e modalità di seppellimento nelle varie epoche. Il terzo capitolo affronta
rapidamente i problemi della diagenesi. Il quarto tratta l’anatomia dello scheletro umano. Il quinto
discute i limiti e le possibilità conoscitive offerte dall’analisi antropologica dello scheletro. Il sesto
ed il settimo capitolo sono assai interessanti e descrivono l’attrezzatura necessaria ed i metodi
propri dello scavo di sepolture. L’ottavo capitolo è dedicato alla tafonomia e costituisce una buona
disanima degli insegnamenti del Duday. Il nono capitolo illustra le precauzioni da prendere
nell’effettuare prelievi di campioni ossei per le analisi molecolari. Il decimo e l’undicesimo si
occupano dell’imballaggio e del restauro dei materiali osteologici. Il dodicesimo capitolo svolge
alcune riflessioni di massima sull’applicazione GIS in archeologia.
Canci A., Minozzi S., Archeologia dei resti umani, Roma Carocci 2005.
Si tratta del più recente e completo manuale italiano su scavo, trattamento e studio dei reperti
osteologici umani. Affronta con analiticità gli argomenti fondamentali dell’anatomia scheletrica,
trasformazione del cadavere, diagenesi, antropologia tafonomica, scavo, restauro e conservazione.
Espone i metodi per la determinazione di sesso, età di morte, indici scheletrici fondamentali e
calcolo della statura. Affronta il tema della paleopatologia ossea. Dedica un capitolo allo studio dei
cremati ed un altro all’analisi chimica e genetica dei reperti osteologici. Costituisce una valida
“guida da campo” per archeologi ed antropologi che devono confrontarsi con resti scheletrici umani
nel contesto di uno scavo archeologico.
Duday H., Lezioni di archeotanatologia. Archeologia funeraria e antropologia sul campo. Roma
2006.
Si tratta dell’edizione completa delle lezioni tenute da Henri Duday durante il corso specialistico
intensivo svoltosi a Roma tra il 18 ottobre ed il 6 novembre 2004. Le fondamentali leggi
tafonomiche sono esposte in modo piano dall’autore ed arricchite da una folta messe di esempi
derivati dalla sua attività di antropologo sul campo.