Darwin e Modena - Università di Modena e Reggio Emilia Notizie on

Oggetto: mostra Darwin
Alle redazioni in indirizzo
COMUNIATO STAMPA
Nel bicentenario della nascita Modena, cui si deve la prima traduzione e la divulgazione in
Italia della sua più importante opera scientifica, l’Origine della specie, rende omaggio a
Charles Darwin. Una mostra al Foro Boario organizzata dall’Università degli studi di
Modena e Reggio Emilia e dalla Società dei Naturalisti e Matematici di Modena, realizzata col
contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Modena, riassumerà per il grande
pubblico il pensiero ed il contributo allo sviluppo della cultura scientifica ed umanistica di
questo grande scienziato. Nel periodo della mostra in programma anche un nutrito calendario
di conferenze. L’inaugurazione sabato 14 novembre 2009. Resterà aperta fino al 12 dicembre.
Il bicentenario della nascita di Charles Darwin, che nel 1875 divenne socio onorario della Società
dei Naturalisti di Modena, ed 150 anni della pubblicazione della sua opera più importante,
“L’Origine della specie”, tradotta in Italia per la prima volta da alcuni modenesi nel 1864, sono
state occasione per una serie di iniziative, promosse fin dalla primavera dalla Società dei Naturalisti
e Matematici di Modena, che hanno inteso approfondire il contributo di questo scienziato, che ha
lasciato una profonda impronta tanto nello sviluppo della cultura scientifica che del pensiero
umanistico.
Per la conclusione delle celebrazioni l’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia e la
Società dei Naturalisti e Matematici di Modena organizzano una mostra dal titolo “Darwin:
Modena e 200 anni di evoluzione”.
L’esposizione, realizzata grazie ad un importante contributo della Fondazione Cassa di Risparmio
di Modena, che sarà inaugurata al Foro Boario (via Bono da Nonantola, 2) a Modena nella
giornata di sabato 14 novembre alle ore 17.00 e che resterà aperta fino a sabato 12 dicembre
2009, racconterà la vita e le scoperte di uno dei più grandi scienziati di tutti i tempi, delle sue
originali osservazioni su animali, piante, fossili e minerali, della sua teoria dell’evoluzione e di
come il mondo accademico e della cultura modenese si dimostrò ricettivo verso le idee di Darwin,
svolgendo un ruolo attivo nella loro di diffusione.
“Questa mostra – dice il Rettore prof. Aldo Tomasi – non è solo un omaggio al grande scienziato
resogli dal mondo accademico che, come si può comprendere da quanti generosamente hanno
fornito contributi scientifici e materiali, ha partecipato davvero coralmente alla sua organizzazione
ed al suo allestimento. E’ qualcosa di più: è una rappresentazione fatta con spirito divulgativo
dell’influenza che le sue teorie hanno saputo esercitare un po’ in tutti i campi del sapere, dalla
biologia alla filosofia. E ci riempie d’orgoglio che Modena e i docenti del tempo dell’Ateneo siano
stati i primi a divulgare in Italia le idee di Darwin e che questo legame ancora oggi non si sia
attenuato”.
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Attraverso un percorso espositivo multidisciplinare di esplorazione e di scoperta i visitatori
potranno conoscere il pensiero scientifico e la sua evoluzione, come dai risultati delle scienze di ieri
si siano sviluppate le più moderne tecnologie scientifiche.
La mostra, ad ingesso libero, e che nei giorni di esposizione ha in programma visite guidate,
attività didattiche per le scuole, incontri e dibattiti, è suddivisa in 4 sezioni: Darwin e Modena storia di uno scienziato e divulgazione di un’idea; Darwin naturalista - gli organismi, i contenuti e
la loro distribuzione; Darwin geologo - le rocce, i fossili ed il tempo dell’evoluzione e Darwin
biologo - osservare la natura per capire l’evoluzione.
Lo stile della mostra è divulgativo, ma rigoroso, ed i vari approfondimenti ne consentono una
lettura a più livelli. Il percorso espositivo è adatto per un pubblico di interessati e di curiosi, non
necessariamente di addetti ai lavori, e particolare attenzione è rivolta agli studenti delle scuole
secondarie di primo e secondo grado, che hanno risposto entusiasticamente facendo giungere agli
organizzatori la richiesta per circa 130 visite guidate, giunte anche dalla vicina provincia di Reggio
Emilia, da Faenza, da Viserba di Rimini.
“Sono personalmente soddisfatta – afferma la Presidente della Società Naturalisti e Matematici di
Modena prof.ssa Carla Fiori - di essere riuscita a promuovere la realizzazione di questa mostra. E’
la manifestazione che conclude le iniziative organizzate dalla nostra Società per rendere omaggio
allo scienziato inglese, scientificamente legato al fondatore della Società e suo socio onorario. Che
l’evoluzione sia ormai da tempo non più una <teoria> ma piuttosto la corretta interpretazione di
fatti osservati è riconosciuto in tutto il mondo, ma è meno noto il fatto che Modena è stata una delle
più importanti porte d’ingresso delle idee di Darwin in Italia. La mostra, oltre a divulgare la teoria
dell’evoluzione per selezione naturale, vuole far luce e portare a conoscenza dei cittadini questo
interessante aspetto della storia culturale di Modena. Mi preme sottolineare che questa è una
mostra del territorio modenese, perché è frutto della collaborazione di tante associazioni culturali
di cui il nostro territorio è ricco ed è un esempio di come, pur con limitati mezzi, la collaborazione
porti ad iniziative di così alto valore culturale. L’interesse per questa iniziativa è dimostrato dal
fatto che ancora prima di essere inaugurata, quasi 130 classi hanno richiesto di poterla visitare”.
La mostra, per la sua complessità, ha richiesto la collaborazione di numerosi enti ed associazioni
private, tra questi il Museo Civico Archeologico Etnologico del Comune di Modena, il Gruppo
Modenese di Scienze Naturali, l’Associazione Colombofila del Triganino, il Centro Museale di
Pavullo, il Museo Naturalistico del Frignano “F. Minghelli”, la CONFAPI - piccole e medie
imprese di Modena, la Paleontological Research Institution di Ithaca (New York, USA, nonché il
coinvolgimento dei Dipartimenti di Scienze Agrarie, di Biologia Animale, di Paleobiologia e
dell’Orto Botanico, di Scienze della Terra e dei Musei Universitari dell’Ateneo, tutti uniti per
riconoscere il giusto tributo al padre della teoria dell’evoluzione. L’iniziativa gode altresì del
patrocinio del Comune e della Provincia di Modena, .
L’inaugurazione della mostra sarà anticipata da una giornata di studio, che si svolgerà la stessa
mattina di sabato 14 novembre, dedicata a “Darwin e 200 anni di evoluzione”, che inizierà alle
ore 9.00 presso la Sala della Rocca dei Contrari di Vignola, e che vedrà la partecipazione delle
autorità cittadine, della prof.ssa Carla Fiori, Presidente della Società dei Naturalisti e Matematici e
docente all’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia, del prof. Benedetto Sala
dell’Università di Ferrara che relazionerà su “Gli organismi fossili e l’evoluzione – Un cruccio di
Darwin”, del prof. Franco Ricci Lucchi dell’Università di Bologna che interverrà su “Darwin e la
Geologia” e del prof. Giorgio Celli, professore Emerito dell’Università di Bologna, che farà un
“Viaggio nel mondo e viaggio nella mente: l’attualità di Charles Darwin”.
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Nel periodo della mostra in programma un nutrito calendario di conferenze divulgative di
approfondimento a tema: la prima sarà sabato 21 novembre alle ore 15.00 presso il Foro Boario
(via Bono da Nonantola, 2) a Modena dal titolo “L'esplosione cambriana: il big bang
dell'evoluzione”, di cui sarà relatore il prof. Cesare Andrea Papazzoni del Dipartimento Scienze
della Terra dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia.
La seconda avrà luogo sabato 28 novembre alle ore 16.00 presso l’Accademia di Scienze Lettere
ed Arti di Modena (Corso Vittorio Emanuele 59, Modena) dal titolo“Paleogenetica: nuove
prospettive nello studio dell’evoluzione umana”, affidata al prof. David Caramelli del
Dipartimento di Biologia Evoluzionistica dell’Università di Firenze.
La terza, sarà, invece, domenica 29 novembre 2009 alle ore 15.00 al Foro Boario (via Bono da
Nonantola, 2) a Modena su “Viaggio tra le società degli insetti”, che sarà condotta dalla prof.ssa
Lara Maistrello del Dipartimento di Scienze Agrarie e degli Alimenti dell’Università degli studi di
Modena e Reggio Emilia.
Quarto appuntamento, sabato 5 dicembre 2009 alle ore 15.00 sempre al Foro Boario (via Bono da
Nonantola, 2) a Modena e riguarderà “Il Darwinismo a Modena”, su cui interverrà il dott. Stefano
Minarelli, autore del libro “Appunti per una storia del darwinismo a Modena”.
Infine, sabato 12 dicembre 2009 alle ore 15.00 ancora al Foro Boario (via Bono da Nonantola, 2) a
Modena si parlerà “Dai pesci ai rettili: la conquista delle terre emerse” col dott. Paolo Serventi
del Dipartimento del Museo di Paleobiologia e dell’Orto Botanico dell’Università degli studi di
Modena e Reggio Emilia
Organizzazione della mostra - Le varie sezioni
Darwin e Modena
La prima parte della mostra ripercorre la vita di un uomo che ha dedicato tutta la sua esistenza a
raccogliere, catalogare ed osservare la natura nelle sue più diverse manifestazioni, arrivando a
elaborare una teoria scientifica che rivoluzionava non solo la biologia, ma anche il modo di
concepire l’universo e la posizione in esso occupata dall’uomo. Le sue idee si diffusero
immediatamente in tutto il mondo. Al pubblico italiano giunsero attraverso lo spirito di iniziativa di
alcuni modenesi. Nel 1864 a Modena venne pubblicata la prima traduzione in lingua italiana
dell’Origine delle Specie e nel 1865 fu fondata la Società dei Naturalisti di Modena che, ben presto,
diventò un punto di riferimento importante per tutta una schiera di appassionati ricercatori che si
riconoscevano, pur con diversità di accenti, nelle teorie di Darwin. Tra questi sono da segnalare
Carlo Boni, che fonderà il Museo Civico di Modena, Giovanni Generali, studioso di archeozoologia
delle terremare, Paolo Bonizzi, libero docente di Anatomia comparata all’Università, ed i
giovanissimi Paolo Riccardi ed Enrico Morselli, destinati a divulgare l’opera dello scienziato
inglese dalle cattedre delle Università di Bologna, Firenze e Torino dove andranno a insegnare. La
Società rimase sempre aperta al contributo di tutti coloro che volevano occuparsi del mondo della
natura, a prescindere dal loro orientamento. Di essa fecero parte anche numerosi antidarwinisti,
come i medici Geminiano Grimelli, Alessandro Puglia, Luigi Vaccà ed il geologo Francesco Coppi.
Inevitabilmente, questi uomini dettero vita a una polemica che assunse talvolta toni decisamente
accesi, ma che ebbe il merito di proiettare la città di Modena - forse per l’ultima volta nella sua
storia - nel vivo di un dibattito di portata europea. Non a caso, nel 1871 Modena fu meta dei
partecipanti del V Congresso Internazionale di Antropologia e Archeologia Preistorica tenutosi a
Bologna. Scienziati del calibro di Vogt, Demortillet Vorsaae e Vircow ebbero modo di visitare le
più importanti istituzioni culturali cittadine e, in particolare, gli scavi della terramara di Montale,
riportandone un’ottima impressione. Nel mettere in luce questo interessante aspetto della storia
culturale di Modena, va infine ricordato che fu sempre a Modena che il 22 marzo 1866 Canestrini
tenne la famosa “lezione popolare” dal titolo L’antichità dell’uomo, divenuta una pietra miliare
nella divulgazione delle idee darwiniane in Italia. Nel 1875 Darwin divenne socio onorario della
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Società dei Naturalisti, come attesta il diploma conferito allo scienziato, ora conservato a
Cambridge unitamente ad altri documenti che testimoniano dei rapporti intercorsi fra il naturalista
inglese e gli studiosi modenesi.
Di recente, la Società dei Naturalisti e Matematici di Modena è tornata in possesso della lettera
autografa con la quale Darwin ringrazia per il conferimento del titolo, la lettera è fra i
documenti esposti in questa sezione della mostra.
Darwin geologo
La sezione si sviluppa intorno all’interesse che Darwin nutriva per la geologia, le rocce, i fossili, i
vulcani, i terremoti. Conoscere la geologia, i movimenti della terra e le sue trasformazioni fu un
ottimo punto di partenza per capire profondamente anche i cambiamenti degli esseri viventi, la cui
esistenza è strettamente legata agli ambienti in cui vivono. Lo studio della geologia portò Darwin ad
ideare una sua teoria sulla formazione degli atolli e delle barriere coralline. Tra le prove
fondamentali che la geologia e la paleontologia offrono alla teoria dell’evoluzione ci sono i fossili.
Vere e proprie impronte lasciate dagli organismi viventi come tracce di ere passate, i fossili sono
prove inconfutabili del cambiamento degli esseri viventi nel tempo. Darwin raccolse tantissimi
fossili durante il suo viaggio con il Beagle, tra cui anche quelli di numerosi mammiferi come il
mastodonte, un grande animale simile agli elefanti e ai mammut. Due capitoli dell’Origine delle
specie sono dedicati ai fossili. La geologia mise Darwin davanti ad un’altra fondamentale idea: gli
esseri viventi cambiano in tempi lunghissimi, cosi come è antichissima l’età della terra.
Darwin naturalista
In ogni luogo della terra sono presenti organismi viventi e la loro evoluzione è fortemente
influenzata dal tipo di ambiente in cui si trovano. Se l’ambiente cambia si modificano nel tempo
anche le specie che lo popolano. Lo scopo di ogni naturalista è proprio conoscere e studiare da
vicino gli ambienti naturali, sia per quanto riguarda gli elementi inanimati del territorio, come le
rocce o l’acqua, sia per quanto riguarda gli organismi che ci vivono. Charles Darwin guardava alla
natura nel suo complesso, dal punto di vista geologico e biologico, per comprenderne meglio le
dinamiche evolutive. Come ben evidenziato in questa sezione, non solo la struttura, ma anche la
distribuzione dei viventi sulla terra è influenzata dagli spostamenti lenti e inesorabili della crosta
terrestre. La teoria dell’evoluzione, quindi, è influenzata dalla teoria della tettonica a placche:
esempi sono dati da numerose specie di insetti oppure dagli uccelli corridori Ratiti, come lo struzzo,
che si trovano in tutti i continenti dell’emisfero Sud e confermano l’esistenza in passato di un
continente unico chiamato Gondwana. All’interno di questa sezione si pone particolare attenzione
alle isole in quanto luoghi particolari per gli esseri viventi che possono essere studiate come
ambienti modello, come fece Darwin con le Galapagos. Sulle isole, a causa di spazi che, in
confronto ai continenti, sono molto più limitati, le specie viventi cambiano in modo particolare. Tra
i numerosi esempi di influenza delle isole sull’evoluzione delle specie vengono proposti nel
percorso della mostra gli elefanti preistorici come Elephas antiquus ed Elephas falconeri, uno alto 5
metri, l’altro solo 90 cm, e altri animali come il ghiro. L’evoluzione è evidente, però, non solo negli
animali, ma anche nelle piante. É il caso delle Licopodiofite che oggi sono di piccole dimensioni,
ma che nel passato erano alte anche più di 40 m. Nel tempo molte specie appartenenti a questo
gruppo si sono estinte, mentre sono rimaste quelle di dimensioni sempre più ridotte, fino ad arrivare
alle specie odierne. Come potevano essere le grandi foreste di Licopodiofite 310 milioni di anni fa?
L’opera artistica di Riccardo Merlo si immagina questo scenario, tentando di ricostruire l’ambiente
nel modo più realistico possibile, senza rinunciare alla dimensione fantastica che un ambiente di
questo tipo avrebbe potuto ispirare.
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In mostra vengono esposti alcuni esemplari originali (altre mostre del genere ne propongono
solamente rappresentazioni figurate o copie) di Xanthopan Morganii Praedicta, farfalla con una
spirotromba (proboscide) di circa 30 centimetri, la cui esistenza era stata teorizzata da Darwin
dopo la scoperta dell’orchidea Angraecum sesquipedale in cui il liquido zuccherino si trova sul
fondo di uno sperone lungo circa 25 centimetri, solo 20 anni dopo la morte di Darwin fu scoperto
questo insetto.
Darwin biologo
All’epoca di Darwin la parola “biologo” non era ancora utilizzata, ma ad ogni modo il naturalista
inglese si può inserire a pieno titolo tra i più grandi biologi di tutti i tempi. La teoria dell’evoluzione
non ha semplicemente modificato l’idea che si ha delle scienze della vita, ma ha anche cambiato il
modo di pensare la scienza stessa. Scopo di questa sezione è proprio quello di analizzare, punto per
punto, perché la teoria di Darwin è stata importante in ambito biologico e perché lo è ancora oggi.
Guardare le meraviglie della natura significa guardare le meraviglie del DNA, la molecola nella
quale sono scritte le caratteristiche di ogni specie vivente e che mantiene in un certo modo la
memoria delle caratteristiche del passato. E’ proprio dalla variabilità genetica che prende il via
questa sezione e mostrare come ogni individuo all’interno della propria popolazione abbia un
patrimonio genetico diverso rispetto agli altri individui della stessa specie e della stessa
popolazione. Darwin non poteva sapere dell’esistenza del DNA e dei geni, ma guardava ai caratteri
esterni. Gli insetti esemplificano splendidamente come la variabilità genetica incida sulla forma e
sui colori dei viventi. La farfalla Parnassius apollo, ad esempio, ha piccole differenze nelle macchie
delle ali che diversificano gli individui, ma anche tante altre farfalle o coleotteri (il grande gruppo in
cui rientrano gli scarabei e le coccinelle) hanno piccole differenze di colore date da piccole
differenze del DNA. Se il DNA cambia anche in modo assolutamente casuale, cosa definisce se una
specie è in grado di sopravvivere evolvendo oppure si estinguerà? Entra in gioco la vera forza che
spinge tutto il meccanismo evolutivo, la selezione naturale. Questa sezione mostra quindi come in
natura solo determinati individui possano sopravvivere a causa delle limitate risorse che l’ambiente
offre a seguito dell’azione della selezione naturale. A opera della selezione naturale, ad esempio,
lepri che hanno zampe più lunghe correranno più velocemente e saranno meno predate dalle aquile,
riuscendo a riprodursi di più rispetto alle lepri con zampe leggermente più corte. Sembrerà
paradossale, ma l’uomo aveva compreso già nel passato (e molto prima di Darwin) come sfruttare i
meccanismi dell’evoluzione per il proprio interesse. Basti pensare all’allevamento e alla
coltivazione. Le innumerevoli razze di cani e gatti esistenti sono una prova degli effetti della
selezione artificiale e degli effetti dell’uomo sull’evoluzione delle specie viventi. Gli animali
domestici non sono gli unici animali selezionati dall’uomo: il colombo, chiamato piccione fino a un
anno di età, è storicamente uno degli animali addestrati e selezionati più cari ai modenesi. Nella
città emiliana è addirittura allevata una razza di colombo unica, la razza Triganina, allevata da
secoli sia per le gare di volo, che per i suoi colori vivaci. Fino ai primi anni del secolo scorso non
era difficile veder volare stormi di colombi addestrati in elaborate acrobazie sopra i tetti del centro
storico. Sui tetti erano ancora presenti le colombaie nelle quali venivano addestrati i colombi. Oggi
le gare di volo non vengono più fatte, ma l’allevamento rimane per selezionare gli esemplari più
belli e le colorazioni migliori. Il colombo è un esempio lampante di selezione artificiale e Darwin
dedicò ampio spazio nei suoi scritti a questo animale, scrivendo che “la diversità delle razze di
questi animali è veramente strabiliante”. Esistono, infatti, colombi con forme molto diversificate,
dal gozzuto dal grande collo a quelli con la coda di pavone, e con colorazioni vivaci e complesse
come quelle del triganino. Altro importante esempio di selezione artificiale illustrato in questa
sezione è quello delle piante coltivate, come i legumi e i cereali. L’uomo ha operato sui legumi per
selezionarli da oltre 8000 anni, migliorandoli e avvicinando le caratteristiche al suo gusto personale,
tanto da renderlo molto differente dalla pianta selvatica. Altro esempio è rappresentato dal cavolo di
cui abbiamo oggi innumerevoli forme coltivate come i broccoli, il cavolfiore, il cavolo rapa, i
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cavolini di Bruxelles o il cavolo classico, tutti con caratteristiche ben delineate e proprie. Tutti gli
esseri viventi evolvono in funzione dell’ambiente in cui vivono, creandosi quelli che sono chiamati
adattamenti: le piante, ad esempio, hanno strategie che permettono loro di vivere in ambienti molto
diversi, dal deserto alla tundra artica. L’uomo stesso è un esempio di adattamento: caratteri come il
colore della pelle o la forma del naso non sono altro che adattamenti a fattori ambientali come il
clima e l’alimentazione, motivo per cui i gruppi umani appartengono tutti alla specie Homo sapiens,
anche se con varie differenze di aspetto. Dopo aver considerato le diverse forme di selezione, in
questa sessione viene mostrato che le specie non sono influenzate solo dall’ambiente, ma evolvono
anche in relazione agli altri viventi. In questo caso, quando due specie evolvono congiuntamente si
usa il termine coevoluzione. Le termiti, ad esempio, digeriscono la cellulosa solo grazie all’aiuto di
microrganismi presenti nel loro intestino. Altro esempio presente in questa sezione è quello degli
insetti e dei fiori: nel corso dell’evoluzione gli insetti, come farfalle o api, si sono specializzate
sempre di più a prelevare il polline solo in specifici tipi di fiori e i fiori, a loro volta, sono cambiati
in modo da poter essere attraenti e accessibili solo per insetti con determinate caratteristiche, ecco
perché si è evoluta la spiritromba delle farfalle, lunga cannuccia che serve a raggiungere il polline
all’interno di fiori a forma di tubo. Tutti gli insetti, anche se con grandi differenze, hanno un
antenato comune così come tutti gli altri organismi hanno avuto un' unica origine remota nel tempo.
L’evoluzione ha agito sulle strutture degli esseri viventi e le ha rimodellate, grazie alla selezione, in
modo che potessero servire per scopi diversi. È il caso della mano, diversa dalla pinna del delfino o
dallo zoccolo del cavallo, ma di origine comune. Bisogna però fare attenzione anche al contrario: se
due strutture sono simili e servono per la stessa funzione non significa che abbiano origine comune,
come il caso delle ali degli insetti e le ali degli uccelli, evolute da strutture completamente diverse
in momenti completamente diversi della storia dell’evoluzione. Nel primo caso avremo delle
omologie, nel secondo delle analogie. Come fanno i ricercatori a distinguere le omologie dalle
analogie? Attraverso tante prove ricavate da numerose fonti, come la genetica che analizza il DNA
o la paleontologia per lo studio dei fossili. Utilizzando tutti i dati disponibili si può costruire un
grande albero della vita (albero filogenetico), uno schema ramificato che ricostruisce le parentele tra
le specie viventi e passate, così come chiunque potrebbe fare ricostruendo l’albero genealogico
della propria famiglia.
Curiosità storiche
Anche nel 1909, in occasione del centenario della nascita, Modena rese omaggio a Darwin con una
pubblica manifestazione tenutasi presso il Collegio San Carlo alla presenza di tutte le massime
autorità cittadine. I giornali locali (vedi ad esempio Il Panaro o La Provincia di Modena) diedero
ampio risalto alla celebrazione. La prolusione, dal titolo Carlo Darwin: 1809-1859-1909, fu tenuta
da Dante Pantanelli e pubblicata sugli Atti della Società dei Naturalisti e Matematici di Modena
(vol. 42, 1909). La città di Modena e gli studiosi modenesi hanno avuto un ruolo determinante
nell’introduzione del pensiero evoluzionistico in Italia. Fu a Modena che nel 1864 l’editore Nicola
Zanichelli stampò e pubblicò la prima edizione in lingua italiana dell’ Origine delle Specie con
traduzione di Giovanni Canestrini (1835-1900) e di Leonardo Salimbeni (1830-1889), il primo
docente di Storia Naturale presso la Regia Università di Modena, il secondo docente di Geografia e
Storia Naturale presso il Collegio San Carlo, la stamperia si trovava all’interno di Palazzo Tacoli in
piazzale S. Domenico. Questa prima traduzione in lingua italiana dell’opera definita “il libro più
rivoluzionario della storia della scienza”, fu autorizzata dallo stesso Darwin che non si preoccupò
nemmeno di chiedere il permesso del suo editore inglese John Murray, come si apprende da una
lettera di Emma Wedgwood, moglie di Darwin e figlia dell’industriale della ceramica Josiah
Wedgwood.
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Per prenotare le visite guidate e per maggiori informazioni, rivolgersi a
[email protected] telefono 366 2016111 oppure visitare il sito
www.darwinmodena.unimore.it
Modena, 12 novembre 2009
L’ufficio stampa
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