Pontifical Council for the Pastoral Care of Migrants and Itinerant People
December 2007
PELLEGRINAGGI E SANTUARI:
UNA VISIONE DEL TURISMO RELIGIOSO*
S.E. Mons. Agostino MARCHETTO
Segretario del Pontificio Consiglio
della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti
Ogni persona umana reca in sé un «marchio di fabbrica», inciso dal Creatore, uno iato,
un’apertura infinita verso il pulchrum, il bonum, il verum et unum (il bello, il buono, il vero e
uno), ossia verso il Trascendente, con la lettera maiuscola. Il "veltro del cielo" lo esorta a
ricercare l’assoluto, nelle sue varie forme ed espressioni, negli aspetti e negli eventi
contingenti e relativi di questo suo esistere e divenire.
In questo itinerario verso la trascendenza molti pensano di mettersi in viaggio verso un luogo
santo in cui si aspettano di vivere un’esperienza del divino, un incontro con il loro Signore e il
loro Dio. Questo viaggio nella fede è comunemente detto «pellegrinaggio» e molto spesso i
pellegrini attraversano i confini della propria patria per raggiungere la loro destinazione. Per i
cattolici si tratta generalmente di un santuario dedicato alla Beata Vergine Maria o al loro
santo patrono. Prosaicamente potremmo definirlo ciò espressione di «turismo religioso».
Infatti, secondo la costituzione pastorale Gaudium et spes del Concilio Ecumenico Vaticano II,
il turismo distende «lo spirito» e fortifica «la salute dell’anima e del corpo... mediante viaggi...
con i quali si affina lo spirito ... e gli uomini si arricchiscono con la reciproca conoscienza».
Ciò permette alle persone «di interrompere il ritmo, della vita quotidiana».
Di certo, un turista non viaggia con una motivazione religiosa. Se lo fa, allora il suo viaggio
può essere definito di «turismo religioso» e più propriamente pellegrinaggio, quando la
destinazione finale è un santuario. Da ciò possiamo vedere il terreno comune dei turisti e dei
pellegrini, naturalmente con le loro differenze.
Con un’intuizione profetica, più di 50 anni fa, la Chiesa cattolica istituzionalizzò la pastorale
della mobilità umana, che include turismo e pellegrinaggi. Il Vescovo di Roma, il Papa, ha
affidato tale sollecitudine al nostro Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli
Itineranti.
Ci consideriamo anche un «gruppo di esperti» e ciò è uno stimolo nell'animare tale pastorale,
in particolare per le Conferenze Episcopali della Chiesa cattolica nel mondo. Rilevando la
tendenza alla formazione di raggruppamenti continentali, abbiamo pensato di organizzare
incontri di formazione permanente per direttori di pellegrinaggi e rettori di santuari.
Considerando solo questo anno, ne abbiamo organizzati due, uno per l’Europa, a Lourdes
(Francia) e un altro a Nagasaki (Giappone) per l'Asia. I temi scelti sono stati rispettivamente
«Pellegrinaggi e Santuari: cammini di pace, spazi di misericordia» e «Pellegrinaggi e Santuari:
luoghi di speranza».
In entrambi gli incontri, così come nel Quarto Congresso Europeo dello stesso tipo a Kevealer
(Germania) nel 2004, e nel primo Congresso Asiatico a Manila quattro anni fa, l'importante
elemento del «dialogo» ecumenico, interreligioso e fra civiltà, è stato presente in particolare
negli incontri asiatici.
Ciò dimostra la sintonia fra la nostra visione e l'interesse che l’Organizzazione Mondiale per il
Turismo manifesta oggi in questa Conferenza Internazionale su «Turismo, religioni e dialogo
fra culture e fra civiltà».
A questo punto, aggiungo che, nonostante il fenomeno della secolarizzazione, v’è nel mondo
una ricerca della pace accompagnata dal riconoscimento dell’importanza sempre maggiore
dell'elemento religioso a questo proposito. Ciò avviene perché, dopo tutto, la pace é anche una
condizione indispensabile per il turismo.
Lo zaino del pellegrino contiene di certo il desiderio di pace, un dono di Dio, riposto nelle
mani delle persone di buona volontà. Nel suo Messaggio in occasione della Giornata Mondiale
della Pace di questo anno, Benedetto XVI ha scritto che la pace è sia un dono di Dio sia un
compito. Nel celebrare la Giornata Mondiale del Turismo nel 2001, proclamato dalle Nazioni
Unite «Anno Internazionale per il Dialogo fra Civiltà», Papa Giovanni Paolo II ha affermato
che «rettamente orientato, il turismo diventa un'opportunità per il dialogo fra le civiltà e le
culture e, in definitiva, un prezioso servizio alla pace. La natura stessa del turismo comporta
alcune circostanze che dispongono a questo dialogo». Il turismo è un'occasione privilegiata per
il dialogo fra le culture e le civiltà che «promuove l'inventario delle ricchezze specifiche che
distinguono una civiltà dall'altra; favorisce il richiamo a una memoria viva della Storia e delle
sue tradizioni sociali, religiose e spirituali e un approfondimento reciproco delle ricchezze
nell'umanità».
A questo proposito non dobbiamo dimenticare che i pellegrinaggi sono stati un fattore di
integrazione in Europa (come affermava Goethe: «L'Europa è nata nel pellegrinaggio e la sua
madrelingua è il cristianesimo»). Ciò può essere vero anche per altri continenti e mi riferisco
al tema dei pellegrinaggi e dell'ospitalità, che è degno di particolare attenzione in quanto
considerato «sacro» da varie religioni.
Sebbene sia un punto di vista cattolico ritengo che sia importante anche nel contesto delle altre
varie religioni considerare i pellegrinaggi nello spazio e nel tempo, un tema affascinante
perché legato all'universalità di questa esperienza umana e divina. Esistono similitudini interessanti per questa Conferenza fra i diversi tipi di pellegrinaggio alla ricerca del «sacro» e
del «santo» e le loro origini.
Desidero concludere ricordando i due documenti più importanti, relativi a tale pastorale, che il
nostro Pontificio Consiglio ha redatto negli ultimi anni. Uno riguarda i pellegrinaggi e si
intitola «Pellegrinaggio nel Grande Giubileo del 2000» e l'altro: «Il Santuario: Memoria,
Presenza e Profezia del Dio vivente».
Grazie per l’attenzione e che possa essere una Conferenza feconda.
Conferenza Internazionale su Turismo, Religione e Dialogo tra le Culture (Cordoba, Spagna, 29-31 Ottobre 2007), pubblicato
dall’Osservatore Romano, N. 250 (44.693), 1 novembre 2007, p. 7.
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