Premio Lineatrad 2016

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Anno 5 - n°51 - settembre-ottobre 2016 - € 0,00
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Prem
Été Trad
Adriatico-Mediterraneo Festival
Festival Musicale del Mediterraneo
Associazione Culturale Calamus
MEI Faenza: il Giornalismo Musicale
Gruppo Spontaneo Trallalero
Secondamarea
Viulàn
Oriana Civile
Giovanni Seneca
Napoli MandolinOrchestra
Almendra Music
Sommario
n. 51 - Settembre-Ottobre 2016
Contatti: [email protected] - www.lineatrad.com - www.lineatrad.it - www.lineatrad.eu
—04
04
Été Trad in Val d’Aosta
—18
18
Associazione Culturale
Calamus
—24
24
La critica musicale
—07
07
Adriatico-Mediterraneo
Festival ad Ancona
—21
21
Carta stampata, web e
altri media
—25
25
Scrivere di musica
nel 2016
—13
13
Festival Musicale del
Mediterraneo a Genova
—22
22
Chiunque può fare il
giornalista musicale?
—25
25
Vivere di giornalismo
musicale, o sopravvivere
16
Decalamus:
ritorno alle origini
—23
23
Giornalismo musicale
in radio e TV
—26
26
Almendra Music
—16
Eventi
Cronaca
Interviste
ASCOLTATE SU RADIO CITTA’ BOLLATE
www.radiocittabollate.it
la trasmissione An Triskell
Recensioni
Argomenti
di Loris Böhm
ogni GIOVEDÌ alle ore 21:30
D
iciamolo: dopo un agosto particolarmente caldo dove Lineatrad ha pubblicato due numeri,
ci siamo ritrovati un “settembre nero”
in cui gran parte dell e convinzioni riguardo la realizzazione di una televisione folk si sono affievolite per colpa
del servizio streaming WimTv, davvero
inefficiente. Dopo aver sopportato l’ennesimo disservizio e blackout serale,
abbiamo constatato l’impossibilità di
continuare con quel servizio, vivendo
solo di loro promesse.
Trattandosi di un servizio che comunque ci costava un canone annuale, abbiamo pensato di cercare
un’alternativa di qualità senza dover
per forza spendere una fortuna per poterla attivare.
L’impresa è stata davvero ardua, naturalmente non abbiamo trovato la soluzione ottimale... La piattaforma Streamera sembra la più indicata anche
se la spesa per attivare il servizio e per
poterlo conservare sarà considerevole,
saremo costretti a rientrare delle spese
di gestione attraverso qualche sponso-
22
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rizzazione pubblicitaria, altrimenti saranno dolori!
Questo mese, abbiamo ricevuto
all’ultimo momento un invito a partecipare al festival Ès-trad, organizzato
dall’associazione INIS (Italie NordIsère) di Bourgoin-Jallieu in Francia.
Sul prossimo numero di Lineatrad ne
parleremo diffusamente: l’esperienza
in quel festival è stata superiore ad
ogni previsione. Roberto Tombesi ha
bissato il premio Lineatrad con un altro
riconoscimento per la lunga militanza
nei Calicanto (35 anni), e la nostra rivista Lineatrad è stata ripetutamente
citata dal palco.
Non posso nascondere la soddisfazione di aver conosciuto un ambiente
italo-francese composto da persone
con tanta passione e determinazione.
INIS dunque si aggiunge a pieno titolo alla lista dei nostri partner.
Questo mese abbiamo diverse novità
discografiche italiane, e alcune scoperte derivate da comuncati stampa.
Abbiamo il resoconto finale in anteprima del MEI di Faenza, per quanto ri-
Music Inside Rimini
Editoriale
guarda il primo festival del giornalismo
musicale: Enrico Deregibus ci propone
i risultati di ogni tavolo di discussione,
a cui aggiungo personalmente un
commento a margine. Questa attesissima convention ha dato dei risultati,
per quanto mi riguarda, clamorosi, ma
non voglio togliervi il gusto di scoprirlo
nelle pagine interne del giornale.
Ancora: le iscrizioni per partecipare
al premio Musicultura 2017, e la relazione dall’inviato al festival Été Trad
della Val d’Aosta.
Per finire una scoppiettante edizione
del Festival Musicale del Mediterraneo
a Genova, di cui trasmetteremo tanti
concerti su Lineatrad Television.
Siamo in una fase di rivoluzione per
quanto riguarda la nostra rivista, e ancor più per quanto riguarda la televisione, ma una indicazione ormai sembra chiara: abbiamo finito le risorse
economiche (derivanti al 99,9% dal
sottoscritto) e si cercano investitori o
partner che siano in grado di finanziare
il progetto con qualche biglietto da 50
euro... non di più.
—27
27
Napoli MandolinOrchestra
Gruppo spontaneo trallalero
Oriana Civile - Giovanni Seneca
—30
30
Maggie Balog
—34
34
Carlo Aonzo Trio
—28
28
Meritmirì - Viulàn
Secondamarea
—31
31
Red Season
—35
35
Acoustic Strawbs
29
Affetti Sonori
—32
32
Folkestra & Folkoro
—38
38
Musicultura 2017
—29
CAMBIA UTENZA:
PROSSIMAMENTE
SARÀ VISIBILE SU
Speriamo che qualche generoso appassionato di musica si faccia avanti,
dopo cinque anni ininterrotti di nostra
gestione “quasi familiare” di Lineatrad,
per farci sopravvivere... d’altro canto
testate giornalistiche ben più importanti e famose della nostra (vedi Trad
Magazine) hanno ricorso alle sottoscrizioni per poter andare avanti.
Non mi sento questo mese di fare
previsioni più precise o più ottimistiche; aspetto dei segnali che mi facciano capire che il nostro lavoro è
“sostenuto” economicamente, al di là
dei soliti complimenti e incitamenti “a
resistere”: benchè questi siano graditi,
non risolvono granchè i nostri problemi
economici.
All’orizzonte questa volta abbiamo
davvero una svolta: le nuove tecnologie
daranno una spinta innovativa o affosseranno definitivamente l’editoria musicale (che non può automantenersi)?
Vorremmo avere finalmente una risposta “utile”. Sarebbe davvero triste
passare il prossimo Natale con un comunicato che annuncia l’abbandono
dell’unica televisione dedicata alla musica folk esistente in Italia.
Sono pronti tanti filmati da vedere su
Lineatrad Television...
Ricordiamo che il prossimo numero
uscirà la seconda settimana di novembre e conterrà il resoconto di Ès-trad a
Bourgoin-Jallieu, interviste a musicisti
francesi, recensioni di lavori eccellenti,
un resoconto della Fiera Womex di
Santiago de Compostela, e le locandine dei prossimi festival.
Ora non vi angoscio più con questi
problemi e vi auguro buona lettura. ❖
www.lineatrad.com
www.womex.com/virtual/lineatrad
ANNO 5 - N. 51 Settembre-Ottobre 2016
via dei Giustiniani 6/1 - 16123 Genova
Direttore Editoriale:
Loris Böhm - [email protected]
Consulente alla Direzione:
Giovanni Floreani - [email protected]
Responsabile Immagine e Marketing:
Pietro Mendolia - [email protected]
Responsabile Ufficio Stampa:
Agostino Roncallo - [email protected]
Hanno collaborato in questo numero:
Agostino Roncallo, Enrico Deregibus,
Maurizio Agamennone, Annamaria Parodi,
Pubblicazione in formato esclusivamente
digitale a distribuzione gratuita
completamente priva di pubblicità.
Esente da registrazione in Tribunale
(Decreto legislativo n. 70/2003,
articolo 7, comma 3)
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Cronaca
ÉTÉ TRAD 2016:
LA VIA DI ROBERTO TOMBESI
Breve excursus su “In ‘sta via”
(2016) di Roberto Tombesi
e il percorso musicale dei Calicanto
di Agostino Roncallo
L’
album si apre con la suite di
danze Valsivier di Goro 1’06’’,
Scotis di Casini 2’41’,’ Menacò 4’30’’, Polca a 126 6’38”,
provenienti dalle ricerche svolte da
Roberto Tombesi con Guglielmo
Pinna e Marina Dalla Valle a partire
dalla metà degli anni ’80. L’insieme
è molto bello a cominciare dal finale
in crescendo della “Valsivier” fino
alla coinvolgente esecuzione del
“Menacò”, una danza di origine napoleonica impreziosita qui dalle incalzanti percussioni di Gigi Biolcati.
Ma vorrei soffermarmi sulla “Polca
a 126” conclusiva che faceva parte
del repertorio del mandolinista bellunese Mauri Mezzacasa e, aggiungerei alle note del booklet, anche
del chitarrista Vincenzo Paternoster.
Il ricordo va al 1989, oltre un
quarto di secolo fa, e a “Caliballo”,
l’ultimo album che vede la presenza
di Riccardo Sandini, scomparso poi
in un incidente automobilistico e a
cui va un ricordo affettuoso.
Il violino di Riccardo caratterizzava in quel caso una versione della
polca particolarmente pirotecnica
con scatenati organetti di Barberia
e un surreale basso tuba suonato
in quel caso da Gianni Zamborlin.
L’attuale versione di Roberto è
molto più meditata e dettagliata nei
suoni, sicuramente carica di suggestioni. I musicisti sono: Roberto
Tombesi: organetto - Alessandro
Tombesi: arpa tirolese, oboe - Gigi
Biolcati: percussioni e batteria Giancarlo Tombesi: contrabbasso
- Francesco Ganassin: clarinetto
basso, clarinetto, sax contralto Gabriele Coltri: cornamusa - Andrea Da Cortà: banjo.
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Il nostro inviato Agostino Roncallo con Roberto Tombesi
Seguono due mazurche, la Mazurca di Cencenighe 1’24’’ e la
Mazurca minore 4’28’: la prima
viene dalle Dolomiti mentre la seconda è stata raccolta sulle rive del
Po ed eseguita nel 1986 in quel
meraviglioso album dei Calicanto
che è “Scano boa”. Roberto mi regalò quel disco, fresco di stampa,
a Varazze in occasione di un concerto in Liguria; lo mettemmo sul
piatto e ricordo come fui da subito
colpito dalla “Mazurca minore”. In
quell’album dedicato a quell’inesistente regione che è il Delta del
Po c’erano anche Corrado Corradi
e Massimo Fumagalli che da lì a
poco avrebbe lasciato il gruppo per
trasferirsi in Svizzera. Ma c’era anche Dario Marusic, istriano, suonatore di piva. Bei tempi ma, va detto,
la versione attuale non fa certo
rimpiangere quella di “Scano boa”,
merito anche dell’arpa tirolese di
Alessandro Tombesi e del clarino
di Francesco Ganassin, davvero
straordinari in questa esecuzione:
Roberto Tombesi: organetto - Alessandro Tombesi: arpa tirolese - Gigi
Biolcati: percussioni e batteria Giancarlo Tombesi: contrabbasso Francesco Ganassin: clarinetto.
Incontriamo poi la Polesana
2’59” e Pairis di Lamon 5’18”
che hanno fatto parte del repertorio dei Calicanto ed erano spesso
eseguite nelle feste a ballo. La
“Polesana” ci riporta al 1985 e a
“Balé Salté Putele”, una cassetta
audio (ma qualche copia era stata
stampata su vinile) dedicata specificamente alla danza. La versione
della Polesana era a quel tempo
assai sobria, con la sola voce di Roberto Tombesi, accompagnata dal
battito delle mani e dal violino che,
in quel disco, era suonato da Nicoletta Sandi. Oggi gli arrangiamenti
sono più complessi e la voce di Roberto canta “per terze” con quella
di Claudia Ferronato: il risultato
è sicuramente di grande impatto
emotivo. Suonano questa composizione: Roberto Tombesi: organetto,
voce - Claudia Ferronato: voce Alessandro Tombesi: arpa tirolese.
La Tarantella agordina 3’37’’ è
una danza in tre parti così chiamata dai suonatori delle valli agordine e documentata in occasione
degli incontri dei suonatori dell’Agordino organizzati nelle estati del
1986 e del 1987. Fu lì che Roberto la ascoltò per la prima volta.
Il pezzo fu poi provato dai Calicanto
e inserito nel 2007 nel programma
musicale che vedeva la collaborazione del gruppo con l’Orchestra Filarmonica Veneta. In questa
versione l’organetto dialoga molto
bene con il violino di Tommaso Luison. I musicisti sono: Roberto Tombesi: organetto - Tommaso Luison:
violino - Gigi Biolcati: percussioni
e batteria.
Segue una suite di due pezzi che
non hanno un precedente nella
storia dei Calicanto. Un’antica marcia processionale è seguita da una
delicata mazurca: Antica marcia
gli sposi 2’41’’, Mazurca il voto
5’59’’. La marcia è stata ritrovata in
Cadore una decina di anni fa mentre la mazurca è documentata nel
volume “Le voci del popolo” di Antonio Berti e Teodoro Zacco (1842):
musicalmente quest’ultima appare come una composizione dalla
struttura interessante e varia, scandita da un giro di basso di Giancarlo Tombesi assai pronunciato.
La stessa cosa non si può dire per
la marcia degli sposi, che appare
troppo consueta e ripetitiva: Roberto Tombesi: organetto - Gabriele
Coltri: cornamusa - Alessandro
Tombesi: arpa tirolese - Giancarlo
Tombesi: contrabbasso - Francesco Ganassin: clarinetto basso, sax
contralto.
La Gajarda 3’17” ci riporta al
primo e storico album dei Calicanto dal titolo “De là de l’acqua”
del 1983 ma la ritroviamo anche
in “Balé Salté Putele” (1985) e
Cronaca
in “Diese” (1992), oltre che negli
spettacoli teatrali. In queste versioni spiccano la chitarra battente
di Corrado Corradi e il flauto di
Massimo Fumagalli. Nella versione
attuale Roberto è protagonista di
un’interpretazione all’organetto migliore per corpo e sfumature, non
altrettanto si può dire per la batteria
di Alessandro Arcolin, troppo scontata nel ritmo e un po’ invadente.
Talvolta la sobrietà negli arrangiamenti permette la poesia che qui si
perde. La versione più bella rimane
quella del live del 2006 dove le
percussioni erano suonate da Paolo Vidaich con una delicatezza di
indicibile bellezza. I musicisti: Roberto Tombesi: organetto - Alessandro Tombesi: arpa tirolese, oboe
- Francesco Ganassin: ocarina, clarinetto basso - Giancarlo Tombes :
contrabbasso - Alessandro Arcolin:
batteria.
I Do Passi 1’39” (danza raccolta
da Dario Marusic) ci riportano al
1989 e all’album “Caliballo”; rimangono impresse di quel brano la
piva e le ocarine di Gabriele Coltri,
nonché il salterio utilizzato da Riccardo Sandini. La stessa versione
si ritrova nella compilation “Diese”.
Successivamente nel 2006 il brano
viene riproposto in “25 anni Calicanto” in una versione strutturata
sull’originale che vede in evidenza
la cornamusa proprio di Gabriele
Coltri. Oggi, abbiamo il piacere di
ascoltare la versione che Roberto
ha eseguita per solo organetto. Troviamo invece i Sette Passi 3’18”
(un canto a ballo conosciuto anche
come “Cori Cori Bepi”) in “Balé
Salté Putele”: la versione attuale
è caratterizzata dalle due voci di
Roberto e Claudia Ferronato che
danno vita a un impasto davvero
apprezzabile.
Pive 2’50’’ / Valzer n° 39 5’11’,
la prima è una danza a tre coppie
che qui si collega a un valzer del
Cadore. Di “Pive” troviamo una
versione in “Caliballo” (1989), riproposta in “Diese” (1992) e poi
rieseguita in “25 anni Calicanto”
da Gabriele Coltri con accompagnamento di tamburello. In questa bella versione troviamo invece
l’arpa, ottima, di Alessandro Tombesi. Tutto da ascoltare è anche
il valzer a seguire accompagnato
dal mandolino. Musicisti: Roberto
Tombesi: organetto- Alessandro
Tombesi: arpa tirolese - Giancarlo
Tombesi: contrabbasso - Francesco Ganassin: clarinetto - Gabriele
Coltri: cornamusa - Stefano Santangelo: mandolino.
Arriviamo così alla Scotis “Gran
Vechia” 4’05’’, una composizione
dalla struttura complessa, ben eseguita e con un interessante finale di
ocarine. Da rilevare un passaggio
errato del violino che inciampa dopo
1’38”. Il brano è riemerso dai cassetti dei Calicanto dopo molti anni:
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5
Cronaca
al suo arrangiamento stava infatti
lavorando il violinista Riccardo Sandini poco prima dell’incidente in cui
perse la vita. Roberto Tombesi: organetto - Tommaso Luison: violino Gigi Biolcati: percussioni e batteria
- Francesco Ganassin: ocarine.
Troviamo in “Caliballo” (1989)
questo Bassanello 2’41”. All’epoca la registrazione aveva poca
profondità e forse era un po’ ingenua (cavalli e pecore si allontanavano nel finale del brano) ma
aveva anche alcune interessanti
note aperte a fine strofa che oggi
scompaiono. In compenso l’organetto di Roberto vibra oggi in tutte
le sue sfumature, accompagnato
dall’arpa di Alessandro che va a
sostituire il salterio di un tempo.
Sull’uso del clarinetto basso si può
discutere, sicuramente la chiusura
avrebbe potuto essere più sobria.
Questo ballo veneto, proveniente
dalla zona del lago di Santa Croce
è comunque apprezzabile, prende
il nome forse dalla città di Bassano
o forse da uno strumento musicale
a doppia ancia con il quale si suonava un tempo (ma allora qual era
il nome originale di questo ballo?).
Musicisti: Roberto Tombesi: organetto - Alessandro Tombesi: arpa
tirolese - Francesco Ganassin: clarinetto basso.
L’organetto, il tamburello, le voci
di Roberto e Claudia Ferronato, caratterizzano queste particolarissime
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dell’area alpina: Pia 1’04’’ / Monferrina n° 20 2’07’’ / Manfrina di
Carfon 3’05’’ / Manfrina dei Coce
4’12’’. Il tutto è riproposto in modo
rigidamente tradizionale e lo si può
capire, la “Manfrina dei Coce” ha
inoltre una melodia apprezzabile
ma la stessa cosa non si può dire
per la ”Manfrina di Carfon”, francamente noiosa, sensazione accentuata dall’assenza di contrappunti e
dall’uso di puro accompagnamento
dello scacciapensieri. In tempi di
“dittatura dei ballerini” sarebbe
auspicabile recuperare la dignità
dell’ascolto, altrimenti i musicisti riVilote lagunari 3’16”. Il confine schiano di trasformarsi in semplici
tra villota e vilota è sempre molto esecutori. Musicisti in questo caso
labile, generalmente si intende sono: Roberto Tombesi: organettoper VILLOTTA il genere di canto Alessandro Tombesi: arpa tirolese
friulano a più voci, mentre per VI- - Gigi Biolcati: percussioni e batteLOTA il ballo veneto- istriano in 6/8 ria- Andrea Da Cortà: flauto di latta,
(molto vicino a manfrina e furlana). banjo, scacciapensieri - Giancarlo
Bello il risultato per quanto non pa- Tombesi: contrabbasso - Franceragonabile all’intensità delle “vilote sco Ganassin: ocarina, clarinetto.
Ritorna la memoria dei Calicanto
adriatiche” che ritroviamo tanto in
con
la suite Veneziana 1’06’’ /
“Labirintomare” (2001) e in “25
Furlana
di Adria 2’24’’ / Giga feranni Calicanto”.
rarese
3’27’’.
La “Giga ferrarese”
Due quadriglie, danze che hanno
compariva
già
nel
primo album del
origine nella country dance eurogruppo
mentre
troviamo
la “Furlana
pea, sono legate in questa occadi
Adria”
in
“Scano
boa”
(1986): la
sione: Quadriglia di Italo 2’09’’ /
Quadriglia n° 13 4’42”. La prima giga di “De là de l’acqua” era eseha come fonte lo stesso padre di guita con violino, organetto e una
Roberto Tombesi, la seconda è chitarra un po’ atipica, in ombra,
stata invece raccolta nel polesine quasi fosse una registrazione amed è già stata eseguita dai Cali- bientale. Oggi Roberto esegue per
canto in “Caliballo” e successiva- solo organetto e con grande sensimente in “Diese”; l’attuale versione bilità sia la giga che la furlana. Molto
è sicuramente suggestiva e a ciò bella anche “La veneziana” cantata
contribuisce, soprattutto nel finale, a due voci con Claudia Ferronato.
L’album si conclude con quattro
il banjo di Andrea Da Cortà, quella
di “Caliballo” era a sua volta vivace balli dal cui ritrovamento era nata
e possedeva un efficace giro si di l’idea di fondare l’Orchestra Popobasso per quanto oggi la qualità lare delle Dolomiti: Subiotto 2’25’’
della registrazione in studio segni / Balletti n° 1, 3’00’’ / Balletti n°
la differenza. Musicisti: Roberto 2, 5’21’’ / Ratapatà 6’44”. Ed è
Tombesi: organetto - Gigi Biolcati: davvero un bellissimo finale che
percussioni e batteria - Alessandro conclude un lavoro davvero apTombesi: oboe, arpa tirolese - Gian- prezzabile, arricchito dalle fotocarlo Tombesi: contrabbasso - An- grafie di Carlo Buffa e dall’ottimo
drea Da Cortà: banjo - Francesco lavoro in sala di registrazione svolto
da Franz Fabiano. Il cd è distribuito
Ganassin: clarinetto.
Ecco poi una suite originale di balli da Felmay. ❖
Cronaca
Blitz ad Ancona:
partenariato last minute
tra il festival Adriatico-Mediterraneo
e Lineatrad
ADRIATICO-MEDITERRANEO:
LA CULTURA PASSA DA QUI
di Loris Böhm
S
arebbe riduttivo riassumere
questa decima edizione del festival Adriatico-Mediterraneo
nell’evento finale: i fratelli Bennato
che suonano finalmente insieme
con i loro fedeli musicisti in un concerto epocale che difficilmente si
ripeterà in futuro.
Nell’assolata e pigra Ancona, loro
hanno avuto la giusta apoteosi, immortalata integralmente dalla telecamera Lineatrad, ma andiamo
con ordine: otto giorni consecutivi
di eventi-conferenze-concerti-presentazioni, a dimostrazione che si
tratta di un festival estremamente
articolato e completo, non soltanto
dedicato alla musica folk ma arte,
cultura, impegno sociale.
Sul numero di agosto Lineatrad
avrete sicuramente percepito la
quantità di eventi programmati dal
direttore Giovanni Seneca, a cui va
tutta la nostra ammirazione.
Adriatico-Mediterraneo è di fatto
concepita per accontentare tutte
le esigenze, non esito a definirlo il
folk festival più rappresentativo in
Italia. Si avvale di un efficientissimo
ufficio stampa esterno, con sede a
Roma, Free Trade, che guarda caso
si occupa anche del Porto Antico
di Genova e del Suq festival (di cui
eravamo partner nel 2014).
L’organigramma “aziendale” è
ricco e completo, gli spettatori devono far riferimento per info e prevendita biglietti alla società AMAT
www.amatmarche.net. Naturalmente queste notizie si possono
trovare anche sul loro sito web:
www.adriaticomediterraneo.eu oppure chiamare l’infoline sul n. telefonico 3272150951.
Siamo nel primo pomeriggio, iniziano le prove del suono per i fratelli Bennato
Ritorniamo ai concerti, che sono
quelli che ci interessano maggiormente; la vocazione è quella di accostare le tradizioni etniche delle
coste del Mediterraneo, giusto
per restare in tema, e il folk non è
nemmeno l’unico genere musicale
preso in esame... tuttavia gli altri generi proposti sono tutti legati
in qualche modo alla tradizione, e
questo a Lineatrad interessa molto.
Quest’anno erano presenti in cartellone tante vecchie conoscenze
Lineatrad... motivo in più per andarci, e così ho fatto, gli ultimi tre
giorni, considerando che la settimana prima ero al festival di Civitella Alfedena.
Grandi aspettative da parte mia,
ma alla fine una soddisfazione che
supera le previsioni.
Gentilmente accompagnato da
Giovanni Seneca, che ringrazio vivamente, ho avuto modo di assistere al concerto pomeridiano del
gruppo Radicanto, che ha entusiasmato il pubblico all’Arco di Traiano
con il suo tipico melange di culture
mediterranee: una gradita conferma agli album prodotti e all’ultimo “Memorie di sale” che recensiamo su queste pagine. Dopo i bis,
di corsa alla corte della Mole Vanvitelliana... ci aspettano i Mostar
Sevdah Reunion per una esclusiva
nazionale.
Ci sarebbe da scrivere un libro
su di loro, sull’inconfondibile canto
sevdah di origine turco-bosniaca
nel medioevo. Sono unici, e raramente escono dai confini della
loro nazione, per cui è un appun-
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7
7
Cronaca
I Radicanto accendono la serata
tamento imperdibile. Un pubblico
caldo e attento fa da cornice al
suggestivo luogo, si percepisce la
vibrazione che precede il concerto,
sia da parte dei tecnici, degli organizzatori, e poi del pubblico. (La
registrazione video integrale sarà
trasmessa in esclusiva su Lineatrad
Television prossimamente).
Tutto procede alla perfezione. Lo
staff lavora alla grande, l’amplificazione del suono è straordinaria,
senza difetti di sorta... forse la migliore a cui abbia assistito in tanti
anni di festival. In definitiva si tratta
di uno dei migliori concerti cui ho
assistito da sempre.
La mattina successiva una divagazione per assistere, alla libreria
Feltrinelli, alla presentazione di
Andrea Angeli del suo libro “KabulRoma andata e ritorno...” con narrazione di tutte le vicissitudini di
questo giornalista RAI nelle zone
Mostar Sevdah Reunion in grande spolvero, la magìa della Bosnia a luci psichedeliche
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51/2016
di guerra, Kosovo e Iraq in primis.
Anche in questo caso un discreto
pubblico nonostante la mattinata
caldissima che invogliava i cittadini
a recarsi sulla spiaggia.
Il tardo pomeriggio avrei avuto un
paio di appuntamenti interessanti
con Marina Mulopulos e i suoi canti
greci, e Zigà addirittura in concerto
su un rimorchiatore con le danze
del sud Italia e del Gargano, ma
non ho saputo resistere ai preparativi per il concerto serale, clou di
tutto il festival, ovvero l’esclusiva
nazionale dell’attesa reunion di
Eugenio ed Edoardo Bennato, finalmente insieme sul palco... ed ecco
che dalle 15,30 in poi mi trovo a girovagare tra palco, mixer, staff tecnico e allestimenti coreografici.
Se per i Mostar l’attesa era vibrante, per i Bennato l’attesa si fa
spasmodica... si è sentita per tutta
la giornata... le prove sul palco sono
iniziate alle 15 circa, con Edoardo
assai meticoloso nel registrare i
suoni, provare i brani, sotto un sole
implacabile. I tecnici del suono,
esposti alla calura, hanno fatto un
autentico miracolo in oltre cinque
ore di meticoloso allestimento e
collaudo. Eugenio è rimasto fino
all’ultimo minuto insieme al gruppo
a provare, mentre suo fratello ha
abbandonato il palco un’ora prima
per godersi un meritato riposo.
L’inquietante ressa ai cancelli per il concerto dei Bennato
Cronaca
I Mostar Sevdah Reunion salutano un pubblico che non ha mai cessato di applaudire
Il pubblico già alle 20 stava fremendo e spingendo le transenne...
l’agitazione tra gli organizzatori e lo
staff era evidente... qualcuno si lamentava dei turni di lavoro, nell’agitazione saltavano i collegamenti
tra i volontari. Non era prevista
una zona di ristoro, per cui salto la
cena... una simpatica giovane volontaria mi offre una parte del suo
pasto (confidandomi che in passato
oltre a lavorare senza compenso
non gli fornivano neanche un pasto) io le faccio i complimenti per
la sua passione ma rifiuto il cibo...
lei aveva lavorato e se lo meritava
più di me. Sono consapevole che le
spese organizzative sono tante e bisogna affidarsi al volontariato.
Eravamo alle ore 21 e molti erano
in “trance agonistica” intenti ad
eliminare gli ultimi fischi del microfono... ormai mancavano pochi
minuti all’apertura del varco, nei
gazebo tutti gli inservienti avevano
preso posizione, preoccupati e provati dal pomeriggio di preparativi,
ma sorridenti. Finalmente Eugenio
Bennato lasciava il palco e la gente
poteva far ingresso per accedere ai
propri posti numerati, con ordine,
assistita anche dallo sguardo dei
vigili del fuoco che presidiavano le
zone più “calde”. Anche a me capaita di dismettere il ruolo di giornalista per intraprendere quella del
volontario... ed ecco che coordino
le operazioni. Allaccio contatti tra
lo staff di Bennato e gli organizzatori, smisto il pubblico, rispondo
alle domande più incredibili... tra
le quali mi piace ricordare quella
di due spettatori: “scusi, non troviamo i nostri posti numerati...
non ci sono le sedie!!” Sbalordito
controllo i biglietti, leggo la fila,
okay, leggo il numero, e mi accorgo
che le sedie (che sono sganciabili e
asportabili) finiscono con il numero
28 mentre loro hanno il 29 e 30.
Una coppia inossidabile
In effetti la fila davanti arriva fino al
30. Morale: qualcuno si era portato
via le loro sedie. Effettivamente esistevano anche posti in piedi... per
cui qualcuno aveva fatto il furbo.
Senza indugio telefono ad un organizzatore, che porta due sedie di
vimini a rimpiazzare quelle mancanti, e il problema è risolto.
Un altro spettatore si lamenta con
me che un cavalletto di una telecamera dello staff di Bennato gli
finisce davanti alla sedia... allora
faccio da intermediario e risolvo...
Tutto sommato è divertente essere
scambiato per un addetto del festival: esperienza che fa squadra!
Finito il viavai di gente che gremisce ogni angolo della corte, il
concerto ha inizio alle 22... prima
Eugenio Bennato con il suo gruppo,
poi Edoardo Bennato con il suo
gruppo, infine il momento atteso
del concerto in coppia, alternando
brani di uno e dell’altro. Tutto questo in mezzo a schermo gigante con
proiezione di cartoni e filmati, effetti
laser che fendono l’aria in ogni direzione, muro del suono di una qualità
fantascientifica dal primo all’ultimo
minuto, pubblico estasiato e tecnici
stremati... ad un certo punto i due
salutano il pubblico e abbandonano
il palco... per oltre dieci minuti si
alza un boato di applausi e cori per
richiedere il bis... ma niente da fare.
Gran parte del pubblico resta fermo
nella vana attesa dei fratelli, poi lentamente guadagna l’uscita. Sono
sorpreso, anch’io mi aspettavo almeno un bis, istintivamente guardo
l’orologio e mi accorgo
che sono quasi le due
di notte, capisco tutto:
solo Bruce Springsteen
è capace di suonare
quasi quattro ore per il
suo pubblico! Torno in
albergo, stravolto e felice, esattamente come
la moltitudine di spettatori che hanno avuto
l’onore e la fortuna di
assistere ad un concerto storico. ❖
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Cronaca
CIVITELLA È DAVVERO
LA PIÙ BELLA
16a edizione del folkfestival nell’incanto
di una delle più suggestive cittadine
del Parco Nazionale d’Abruzzo
di Loris Böhm
N
on si può restare indifferenti
alla prorompente natura che
circonda Civitella Alfedena.
Ti avvolge, ti ammalia... il sole ti cucina di giorno e il refrigerio ti tempra la notte.
Ogni angolo del paese è fonte di
sorpresa e tentazione, prevalentemente gastronomica, ogni stradina
si perde in un sentiero nel bosco
del Parco Nazionale.
Certo non è dietro l’angolo, Civitella, ma il viaggio è già una escursione nella natura; se poi ci si vuole
andare durante il folkfestival, gite
e concerti si mescolano per realizzare un soggiorno ideale.
Ci tenevamo, dopo alcuni anni di
partenariato, a visitare il sito. Certo
sono tanti i festival cui concediamo
il partenariato, ma quest’anno c’è
voglia di Civitella.
La cornice del Parco Nazionale fa da sfondo alla prestazione artistica dei Bashkim
Nell’ambito di “Le parole del festival” presentazione del libro “Affetti sonori”... a me la parola!
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Un motivo sicuramente è il Premio Lineatrad 2016; Roberto Tombesi ha ritirato il trofeo prima del
suo concerto, visibilmente commosso, ma non è stato certamente
il primo episodio importante del festival, anzi.
Si inizia con un’altra premiazione, quella del concorso VerdiNote promosso dal direttore Marco
Delfino, nella meravigliosa cornice
del parco in località Camosciara,
raggiungibile con navetta-bus e
sentiero, protagonisti i calabresi
Bashkim che poi nel pomeriggio
assolato hanno eseguito brani del
loro repertorio con grande abilità
e vigore. In serata l’attesa celebrazione-presentazione del quindicinale del festival, con un libro
antologico “Affetti sonori” assai
bello che racchiude al suo interno
Cronaca
Josefina Paulson spiega l’uso della nickelarpa
Ciuma Fina in azione... un sodalizio per magiche sonorità
un disco con ben 42 brani in mp3
delle edizioni passate. Il volume è
a tiratura limitata per cui chi fosse
interessato all’acquisto deve affrettarsi a richiederlo all’Associazione
Mantice di Marco Delfino.
Come dicevamo la serata ha offerto la proiezione video dei momenti più elettrizzanti della storia
del folkfestival, proiezione che
verrà replicata su Lineatrad Television prima di Natale.
Il secondo giorno i laziali Contro
Corente danno un buon esempio di
canti tradizionali romaneschi piccanti e un po’ sfacciati, con uno
Una scatenata Orchestra Bailam trascina letteralmente il pubblico con ritmi liguri-ottomani
Roberto Tombesi Trio
strumentario ben assortito, tipico di
quella regione.
Il terzo giorno abbiamo subito
uno stage di nickelarpa con la simpatica svedese Josefina Paulson, e
in serata la ritroviamo in duo con
Stefano Delvecchio col nome Ciuma
Fina. Superbe armonie della tradizione emiliana all’organetto si mescolano con la tradizione della nickelarpa svedese per dare vita ad
un caleidoscopio di suoni.
La mattina successiva Josefina
(che alloggiava nella stanza accanto alla nostra) è preoccupata
per le notizie che sono arrivate
dalla Svezia. Noi ci eravamo appena alzati e facevamo colazione...
Stefano dice di accendere la televi-
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11
Cronaca
Alessandra Ravizza (premio Lineatrad 2015 come
Duo Rebis) canta nell’Orchestra Bailam...
sione perchè nelle Marche, a poca
distanza da noi, si è verificato un
terrificante terremoto: era il famigerato 24 agosto, e stentavamo a
credere a quello che vedevamo alla
tv. Noi dormivamo profondamente
ma il resto di Civitella ha sentito
la scossa sismica. Tutta la mattina
non siamo riusciti a distogliere lo
sguardo da quel monitor che diffondeva immagini di morte e desolazione a pochi chilometri da noi.
Quella sera è stata la più seguita
dagli appassionati. Nel teatro non
ci stava più neanche una persona,
in piedi. L’importanza dei concerti
in cartellone unita alla voglia della
popolazione di distrarsi dalle disgrazie aveva procurato l’afflusso
record, che ha causato qualche
problema di sicurezza agli organizzatori. Prima dei concerti il sindaco
di Civitella annuncia che saranno
mandati aiuti umanitari alla popolazione colpita. Fa eco Marco Delfino che annuncia che una parte
di incasso del folkfestival sarà erogato per il terremoto, oltretutto due
giorni dopo c’era in programma
uno stage di Saltarello di Amatrice
con Alessandro Calabrese e Cristina
Falasca, che provengono proprio
da quella zona colpita, e che non
hanno rinunciato a partecipare al
festival nonostante la tragedia che
li ha colpiti. Siamo tutti commossi.
La serata prosegue con la premiazione Lineatrad a Roberto
Tombesi, che presenta il suo ultimo album in trio, e infine con il
1212
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... foto ricordo della famiglia Tombesi con la famiglia Delfino in occasione della premiazione Lineatrad
concerto dell’Orchestra Bailam, in
mezzo ad un pubblico entusiasta.
Sono straordinari, con il loro spettacolo Taverne, Caffè Aman e Tekes
hanno veramente raggiunto il top
della produzione. Resterà nei miei
ricordi una serata indimenticabile,
per tutte queste forti emozioni che
si sono accavallate.
L’ultimo giorno di mia permanenza al festival ha visto la pre-
senza della numerosa Orchestra
delle Dolomiti, praticamente al
completo, a riempire il palco con la
partecipazione della famiglia Tombesi. Grande performance la loro,
con le tradizioni alpine sugli scudi.
Abbiamo perso gli ultimi due
giorni di festival, ma ci siamo portati dietro la promessa di ritornare
al più presto a rivedere questo festival e ritrovare i vecchi amici. ❖
Orchestra delle Dolomiti, ramazza, e in primo piano Tombesi passa col tamburo...
Cronaca
TRADIZIONI MULTIETNICHE
MEDITERRANEE
di Loris Böhm
O
rgogliosi di essere mediapartner di un festival che
celebra venticinque anni
di onorata carriera, un festival che
personalmente ho seguito dall’inizio e che da qualche anno con Lineatrad cerco di dare la massima
visibilità.
Doverosa prefazione di questa
memorabile edizione: un quarto di
secolo in trincea, a proporre il meglio che il bacino mediterraneo produce a livello musicale... questo è
l’associazione Echo Art.
Nonostante che ultimamente
problemi burocratici sui visti d’ingresso in Italia abbiano costretto ad
annullare concerti (l’anno scorso)
o trovare soluzioni di ripiego come
quest’anno per Ahmad Alkhatib &
Broucar, che si sono esibiti in formazione ridotta, insieme ai bravissimi Michele Ferrari e Mirna Kassis
a completare l’organico.
Così recita l’ufficio stampa del
festival: Ideato e prodotto dall’Associazione Echo Art e curato da
Davide Ferrari, direttore artistico,
il Festival Musicale del Mediterraneo vanta il patrocinio dell’UNESCO, come maggior sostenitore la Compagnia di San Paolo
attraverso il Bando Performing
Arts, Regione Liguria, Comune di
Genova, Coop Liguria, Fondazione
Palazzo Ducale, Camera di Commercio di Genova e Tasco. In collaborazione con Il Celso – Istituto
di Studi Orientali e Castello d’Albertis. Media Partner Lineatrad.
Nonostante la indiscussa fama
che ha acquisito questo festival
negli anni, autentico fiore all’occhiello della programmazione culturale genovese e ligure, ogni anno
Al Forte Begato The Henry Girls con ospite Tran Quang Hai, il maestro di Stratos nel canto armonico
deve fare i conti con la carenza di
risorse economiche derivanti dagli
sponsors sostenitori (noi purtroppo
non avendo entrate non possiamo
avere uscite). I limiti imposti dalle
risorse finanziarie, come succede
nella stragrande maggioranza di
folkfestival italiani, non pregiudica
la loro programmazione di eventi
più di tanto. Echo Art sono anche
esperti funamboli e prestigiatori,
per cui la qualità degli artisti programmati è di primo livello.
Personalmente non sono molto
convinto della scelta di abbandonare Piazza delle Feste del Porto
Antico, che garantiva uno spazio
coperto considerevole per il pubblico e un’acustica eccellente, per
finire nei cortili dei palazzi storici
random, gli spazi sono inferiori,
si possono utilizzare massimo un
centinaio di sedie e l’acustica è
davvero pessima, piena di echi e
riverberi. Assai meglio la scelta del
castello d’Albertis, ottimale quella
del Forte Begato, benchè all’aperto
e decentrata, sicuramente è assai
suggestiva e panoramica, inoltre
ha uno spazio vastissimo a disposizione, sia per il pubblico che per
eventi collaterali.
Comunque il festival inizia nel
pomeriggio del 1° settembre con
un’anticipazione itinerante nel centro storico della salentina Famiglia
Giannuzzi, con il suo spettacolo di
pizzica e taranta.
In serata a Palazzo Tursi ecco
Madou Zon Family, un ensemble di
artisti provenienti dal Burkina Faso,
che fin da giovanissimi si esibiscono insieme. Un concerto pieno
di ritmo, vocalità e vorticose danze
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Cronaca
Al Forte Begato Famiglia Parisi alias Kyoshindo con la potenza “muscolare” del tamburo taiko
Trio Chemirani
Bisserov Family
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acrobatiche, con l’utilizzo di strumenti della tradizione centroafricana, come il balafon (uno xilofono
con zucche), le percussioni doum
doum, il più conosciuto djembè e
lo n’goni, cordofono centroafricano.
I sei artisti presentano composizioni originali, basate su temi tradizionali Bambara tipici di Burkina
Faso e Mali, appresi fin da piccoli
secondo una tradizione trasmessa
di padre in figlio.
Il 2 settembre al Castello d’Albertis ritorna la pizzica salentina della
Famiglia Giannuzzi e le sperimentazioni di didjeridoo e canto armonico della Overtones Family, produzione originale del Festival con
artisti da Italia, Francia e Vietnam.
Il 3 settembre nel Salone del
Maggior Consiglio di Palazzo Ducale l’esibizione di Roger Eno,
fratello di Brian Eno e affermato
compositore di musica ambient;
domenica 4 settembre a Forte Begato abbiamo avuto la festa pomeridiana per famiglie con i concerti
della Famiglia Parisi, famiglia ligure
che si dedica alla pratica giapponese del tamburo taiko, i genovesi
Giona’s Brothers e le tre sorelle irlandesi The Henry Girls, a metà tra
tradizione folk e melodie pop. Per
raggiungere il forte è stato attivato
un servizio navetta gratuito da Granarolo e Righi.
Il 6 settembre abbiamo avuto a
Palazzo Tursi la doppia esibizione
del Fadda Family Rhythm e Filippo
Gambetta Group, ahimè senza
papà Beppe, in tournèe americana. Una serata un po’ genovese,
ma carica di qualità, di estro e tecnica strumenale.
Il 7 nel cortile di Palazzo Bianco,
all’aperto, ecco il Trio Chemirani
dall’Iran, con il classico zarb e le
percussioni orientali per un percorso ritmico scandito dalle percussioni, sicuramente suggestivo
ma anche riservato ad un pubblico
di appassionati (personalmente un
concerto di sole percussioni lo ritengo un po’ pesante), comunque
tanto entusiasmo del foltissimo
Cronaca
Michele Ferrari e Ahmad Alkhatib
pubblico che ha riempito ogni spazio disponibile. All’inizio del concerto lo stesso direttore artistico
Davide Ferrari si è lasciato scappare l’affermazione che andranno
avanti nella ventiseiesima edizione
solo per il successo di pubblico che
hanno ottenuto, superiore ad ogni
aspettativa, considerando le misere
finanze a disposizione.
Comunque è dai tempi del ventennale che sentiamo la velata minaccia di abbandono da parte di
Davide, che poi per fortuna non
concretizza.
L’8 settembre è la volta delle celebri Bisserov Family, una parte
dello spettacolo “I misteri delle
voci bulgare”, che come al solito
impietriscono il pubblico con gli intrecci vocali, davvero splendide. Al
termine dello spettacolo ci intratteniamo con loro per ricordare i vecchi tempi, negli anni ‘80, quando
sono andato in Bulgaria a scoprire
le tradizioni vocali al festival di Burgas (prima ancora che diventassero
popolari in Italia per opera di Peter
Gabriel!). Un caloroso “arrivederci”
per terminare la serata.
Il 9 settembre Juan Carmona
Group, a Palazzo Ducale, per un
concerto basato sulla chitarra, con
un tributo a Paco de Lucia, di cui
è considerato erede. la chitarra flamenca è un altro genere del quale
non si può restare indifferenti: o si
ama o si odia. A giudicare dal pub-
Ancora Ahmad Alkhatib
blico presente in sala direi che fondamentalmente si ama.
Il 10 settembre sarebbe la volta
di Ahmad Alkhatib & Broucar se non
fosse per i problemi frontalieri di
cui abbiamo accennato... Ahmad
Alkhatib ha comunque eseguito le
sue danze dervisce, accompagnato
dal sottofondo sonoro dei due sostituti Ferrari e Kassis. Biglietto
d’ingresso scontato grazie alla premura degli organizzatori che hanno
voluto “risarcire” il pubblico della
defezione. Comunque ottimo spettacolo.
La giornata conclusiva di domenica 11 di nuovo a Palazzo Tursi
con i Tenores di Santa Sarbana di
Silanus, a rappresentare la Sardegna. Forse in questa occasione
“vocale” l’acustica pessima di Palazzo Tursi ha dato il meglio (ovvero
il peggio) di se stesso.
La fatiscente amplificazione sonora non ha contribuito a migliorare la resa, ma pazienza, ci siamo
divertiti lo stesso, e siamo sempre
più convinti che il festival deve
continuare a dare lustro alla città
di Genova... sarebbe una perdita
inestimabile se dovesse cessare
di esistere per mancanza di fondi.
Non vogliamo neanche pensarci!
Lineatrad Television ha ripreso gran
parte del festival, e verrà proposto
nel palinsesto quanto prima. ❖
I Tenores di Santa Sarbana
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Argomenti
DECALAMUS:
RITORNO ALLE ORIGINI
di Maurizio Agamennone
L
a Val di Comino, territorio originario di radicamento culturale
per il large ensemble vocalestrumentale DeCalamus, è una
terra di persone, famiglie e gruppi
che si sono messi costantemente
in movimento, sciamando in Europa e nel mondo: artigiani, esperti
della ristorazione e dell’ospitalità,
con esiti innovativi e di successo, i
cui nomi qui non si citano (troppo
spazio sarebbe necessario). Pure,
è una terra di musicisti: alcuni di
coloro che ne sono partiti sono stati
suonatori itineranti, al servizio di
pratiche devozionali diffusissime
in ambiente cristiano, alimentate
con gli “attrezzi” tipici di questo
fare: zampogne, pifferi, tamburi, fisarmoniche, chitarre. Ancora, con
esiti considerevoli: non pochi ne
hanno tratto il proprio reddito e le
proprie case, costruite dopo il ritorno. Zampogne e pifferi, quindi,
sono gli oggetti “mitici” di queste
pratiche: hanno lasciato una profonda traccia memoriale che ha
prodotto multiformi istanze di patrimonializzazione (musei e festival
tematici, scuole, ecc.) e alimentato
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profondamente l’immaginazione e
gli interessi dei musicisti di oggi,
non più impegnati in processi rituali o cerimoniali ma sempre più
attivi nello spettacolo dal vivo, con
proposte autoriali che a quelle memorie attingono con affetto, continuità e originalità.
Il CD DeCalamus costituisce
un’interessante e vivace testimonianza di questi sentimenti e intenzioni, in quell’area di esperienze
e produzioni musicali che oggi si
tende ad ascrivere alla cosiddetta
“musica etnica” o al movimento
“neo-folk”.
L’istanza della “nostalgia” affettuosa (non rimpianto) verso figure
sociali ed esperienze del passato–
piuttosto frequente in chi guarda
al remoto mondo contadino e
pre-industriale come serbatoio di
temi narrativi e poetici–emerge in
numerose canzoni: attraverso la
rievocazione di operatori tipici di
società a bassa obsolescenza (in
questo caso “Gli Arretine”, vale a
dire l’arrotino, in altri il venditore
ambulante o il raccoglitore di materiali vecchi, oppure il carrettiere,
ecc), nel richiamo di feste e balli
stagionali (“Danza dell’albero di
Maggio”), o nel curioso e divertente
catalogo di malanni che affligge
l’incauto protagonista di “L’Aseateca di Alvito”.
Pure rilevante risulta la citazione
del lavoro contadino: molto emozionante è la canzone qui intitolata
“Donna” (“So stat’a lavora’ Montesicuro”) che riprende un testo accolto nella Tuscia, ed entrato nella
consapevolezza diffusa dopo l’epico
spettacolo “Ci ragiono e canto” diretto da Dario Fo nel 1966; si tratta
di una delle più belle canzoni de-
Argomenti
dicate all’esperienza della
migrazione stagionale dei
braccianti nei territori di
marca dei vecchi stati del
Papa, spesso afflitti da rischi di contagio malarico
e teatro di sfruttamento
feroce della mano d’opera
stagionale: appassionata
e ben condotta vi appare
la parte vocale femminile, soprattutto nei suoni
tenuti, tesi e fissi (senza
vibrato e ornamentazioni
di sorta). Eloquente è la
citazione della tarantella
di Montemarano (località
dell’Irpinia, con un dispositivo carnevalesco tra i
più elaborati e indagati):
un ballo molto amato dai
musicisti “neo-folk”–divenuto quasi uno “standard” con cui
si misurano in tanti–e già presente
nella prima esperienza di “folk music revival”, nei sessanta e settanta
del secolo scorso.
Molto efficaci sono tutte le danze
strumentali (ballarelle [locale denominazione del saltarello] e polke)
affidate a zampogne e ciaramelle
come strumenti principali, in cui
si riconosce la traccia identitaria
più profonda: un repertorio “auratico”, irresistibile per i musicisti del
gruppo, anche per la prossimità
con le fonti originali (memorie e
strumenti dei suonatori locali, narrazioni e storie familiari, ecc.). Così
è per il “canto alla zampogna”, una
pratica antica anch’essa–e pure
connotata da nobiltà e bellezza primarie (qualcuno preferirebbe: elementari)–, che resta ancora struggente nella ripresa “neo-folk”: una
prima testimonianza dei versi cantati si ha nelle ricerche di Luigi Colacicchi condotte negli anni venti e
trenta del secolo scorso, in tutta la
Ciociaria, e pure vi ricorre il Monte
Meta (“la Meta”), presenza incombente nel paesaggio.
Un tratto di particolare interesse,
in tutto il CD, si rileva nella accuratezza della orchestrazione, che
rileva profili di particolare esuberanza nelle parti del flauto (e ottavino), ma anche nell’organetto,
soprattutto negli episodi più serrati di ballo, e ampia mutevolezza
all’interno dei processi di lunga
iterazione, ancora nei balli e stornelli (con effetti di corde doppie nel
contrabbasso, non così frequenti
nella orchestrazione “neo-folk”,
frasi diverse disposte in affiancamento parallelo e in contrappunto,
percussione efficace e compatta,
timbricamente molto pertinente).
Una “scrittura” compatta e coerente, per niente retorica, quella
proposta in disco da DeCalamus,
che credo sia capace di proporsi
con la medesima efficacia anche
nel “live” del concerto, in piazza e
in teatro. ❖
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Argomenti
ASSOCIAZIONE CULTURALE “CALAMUS”
Comunicato Stampa
L’
Associazione Culturale “Calamus” nasce nel 1994 con lo
scopo di favorire la rinascita
e riscoperta della zampogna nella
Valle di Comino, vasta area situata
tra gli Appennini al confine tra Lazio, Abruzzo e Molise. Nel corso
della sua ventennale attività, l’associazione ha dato vita a numerose
iniziative volte al valorizzare questo
antico strumento ad ance, con incontri di studio, convegni, concerti,
ricerche sul campo, ed in parallelo ha patrocinato ed incentivato
numerosi progetti riguardanti la
raccolta e la conservazione di testimonianze storiche, artistiche e musicali legate all’Appennino Ciociaro.
Nell’ottica della valorizzazione a
tutto tondo della zampogna, grande
attenzione è stata riposta anche
verso il recupero delle antiche tecniche costruttive, coinvolgendo gli
artigiani locali al fine di istruire e
formare nuovi giovani costruttori.
In seno all’associazione “Calamus” sono nati il Centro Studi e
Ricerche “At Calamus”, quale organo scientifico del sodalizio, l’ensemble di musica tradizionale “DeCalamus”, il quartetto “Anciaré”
ed il gruppo di danza popolare
“Cominia Gens” per la ricerca, la
divulgazione e la conservazione del
patrimonio coreutico della Valle di
Comino.
Le attività dell’Associazione
Prezioso laboratorio di cultura
locale, l’associazione “Calamus”,
a partire dal 1998, si è fatta promotrice del Festival “Cominia Etnica”, rassegna diventata un punto
1818
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di riferimento per la promozione
culturale del territorio della Valle di
Comino. Sempre nel 1998, l’associazione “Calamus” ha organizzato
la preconferenza Europea sull’emigrazione a Parigi, in collaborazione
con la Regione Lazio e il Comune
di Sant’Elia F.R., mentre l’anno
successivo ha ricevuto il I Premo
“Salomone - Pitrè” Città di Palermo
sezione “Tradizioni popolari” per il
libro “Canti e culti della Valle di Comino”.
Nel 2001 il comitato italiano
dell’UNICEF ha conferito il proprio patrocinio per l’impegno profuso dall’Associazione “Calamus”
a favore della prima infanzia con
la raccolta fondi per un’autoambulanza neonatale. Nel novembre dello stesso anno, i musicisti
dell’associazione hanno tenuto una
serie di seminari, concerti e mostre
con i strumenti musicali tradizionali della Ciociaria, presso scuole,
club e radio nazionali dell’Australia,
con la collaborazione della Regione
Campania e della commissione
Multiculturale del Sud Australia.
Il 2002 è l’anno di un importante
riconoscimento per l’Associazione
che riceve il Premio “Tiglio D’oro”
città di Fragneto Manforte (Bn).
Nel 2003 il sodalizio laziale ha
dato vita al “Cominia Professional
Training”, Centro di Formazione
Professionale, accreditato presso
la Regione Lazio per la Formazione
Continua e Superiore, ed ha organizzato, per conto della Provincia di
Frosinone, vari concerti e mostre in
Belgio, nell’ambito di uno scambio
culturale e commerciale.
Nel maggio del 2004, l’associazione ha organizzato uno scambio
culturale/commerciale tra lo Stato
del Quebec (Canada), la Regione
lazio, la provincia di Frosinone e
gli Istituti alberghieri d’Amatrice
(RI), Cassino (FR) e la scuola di
Ecole Hotelire di Montreal. Nell’ottobre dello stesso anno, per conto
dell’APT di Rieti, l’associazione ha
organizza vari concerti e mostre
nell’ambito del Travel Trade Italia
05 a Rimini, con l’obiettivo di far
conoscere ai vari operatori turistici
di tutto il mondo, le ricchezze delle
Province della Regione Lazio.
Nell’agosto del 2007, il sodalizio
ha promosso il convegno “Le montagne della Val Comino tra passato
e futuro” in collaborazione con la
Regione Lazio, e contribuito nel
dicembre dello stesso anno alla
donazione, insieme al comitato “il
Nido”, di un’autoambulanza per il
primo soccorso ed emergenza neonatale all’ospedale pediatrico Bambino Gesù.
Nel 2008, l’Associazione “Calamus” è nuovamente protagonista
di un importante iniziativa internazionale, con l’organizzazione
della manifestazione “La Ciociaria
incontra il Canada”, in collaborazione con l’Assessorato all’Emigrazione della Regione Lazio, la
Provincia di Frosinone, il Comune
di Picinisco, le Federazioni di Emi-
Argomenti
grati di Montreal, Toronto, Windsor
e l’Ambasciata e Consolato Italiani
in Canada.
DeCalamus
Attivo da oltre un decennio, De
Calamus è un large ensemble composto da nove musicisti, dal diverso
quanto ricco background musicale, accomunati dal desiderio di
riscoprire, tutelare e valorizzare
le tradizioni musicali della Valle di
Comino, legate all’uso della zampogna e dell’organetto da parte dei
tanti suonatori itineranti, che attraversavano questa splendida vallata,
situata al confine tra Lazio, Abruzzo
e Molise.
A caratterizzare l’approccio musicale del gruppo è la rigorosa attività
di ricerca svolta sul campo e sulle
fonti tradizionali, unita all’utilizzo
di strumenti tradizionali quali zampogna, ciaramella, organetto, ocarina, chitarra battente, fisarmonica,
flauti pastorali, tamburi a cornice,
a cui si unisce una particolare cura
per le voci, con la presenza di ben
tre cantanti nella formazione.
Il repertorio spazia dai canti legati
ai cicli liturgici come le novene e
le pastorali, ai balli campestri, fino
a toccare le serenate e canti d’amore, componendo un ideale viaggio sonoro tra passato, presente e
futuro alla scoperta dell’immenso
patrimonio di storie, suoni e melodie della Valle di Comino. Nel corso
degli anni tante sono state le manifestazioni, i festival e le rassegne
nazionali ed internazionali a cui i
DeCalamus hanno preso parte, e
tra queste vanno ricordate la partecipazione al Concerto di Capodanno in Piazza San Pietro a Roma
al fianco di Claudio Baglioni nel
1999, l’esibizione su invito di Carlo
Petrini al Festival “Terra Madre”
di Slow Food a Torino nel 2008, il
concerto tenuto il 7 dicembre 2013
a Strasburgo (Francia) nella chiesa
dei Domenicani su invito del Comune di Strasburgo e l’Istituto Italiano di Cultura, e la partecipazione
al FIMU, il festival universitario più
grande d’Europa a Belfort (Francia)
dal 6 al 9 giugno 2014.
Tanti sono anche i riconoscimenti
ricevuti dal gruppo a partire dal
Primo Premio alla Rassegna Internazionale “Ancia Libera” di Ancona
nel 1999, il Premio “Centre Artesà
Tradicionarius” con menzione “cercare e ricercare” nell’edizione 2010
del festival “La Marca Eurofolk”
che li ha condotti l’anno successivo
ad esibirsi a Barcellona (Spagna), il
“Suonare a Folkest 2012 - Premio
Alberto Cesa” nel 2012 e grazie al
quale si esibiscono il 26 luglio dello
stesso anno a Spilimbergo (Ud), ed
il premio “C. Perilli” nell’ambito del
festival Internazionale della Zampogna di Acquafondata nel 2012.
Attualmente l’ensemble DeCalamus è impegnato nelle fasi finali
della realizzazione del suo disco di
debutto, in uscita nella primavera
del 2016.
Voci: Maura Amata, Serena Pagnani
Fisarmonica e Zampogna a chiave: Marc Iaconelli
Zampogna Zoppa, Ciaramella e Voce: Massimo
Antonelli
Organetto: Francesco Loffredi
Flauto e Ottavino: Luca Lombardi
Percussioni: Laura Fabriani – Francesco Manna
Contrabasso: Carlo Sabellico
Anciaré
Il Quartetto Anciarè, nasce in
seno all’Associazione Culturale
“Calamus” con lo scopo di riproporre i brani tradizionali legati al
repertorio liturgico natalizio, in costume tradizionale ciociaro. Il repertorio raccoglie le melodie tradizionali legate al tempo dell’Avvento
dalle Novene alle Ninna Nanne,
senza dimenticare i saltarelli e le
melodie tradizionali dell’area Ciociara. Nel corso degli anni, tante
sono state le occasioni in cui Anciaré si è esibito dal vivo tra feste
popolari, rappresentazioni religiose
e presepi viventi.
In particolare, il quartetto si è esibito nel 2012 presso la Sala Nervi
di Città del Vaticano, dinanzi a
Sua Santità Papa Benedetto XVI,
ed a dicembre dello stesso anno,
ha aperto il Gran Concerto di Na-
tale nella chiesa di San Giovanni in
Laterano a Roma diretto da Mons.
Marco Fisina.
Corpo di Danza Popolare
Cominia Gens
Cominia Gens è un gruppo di
ballerini professionisti, composto
da un organico di sedici danzatori, specializzato nelle forme coreutiche tradizionali della Valle di
Comino, con alle spalle una lunga
esperienza in Italia ed all’estero.
Scrive la demo-antropologa Annalisa Copiz: “Le danze popolari
in genere, ed in particolare quelle
della nostra regione, traggono la
loro origine soprattutto dalle consuetudini e dai ritmi legati ai lavori
stagionali, oppure dalle tradizionali
feste di paese. I Cominia Gens,
essendo riusciti ad interiorizzare
l’insieme dei comportamenti musicali di tale cultura, hanno acquisito le capacità percettive e di
elaborazione estetica necessarie
per comprendere, problematizzare
e riproporre un siffatto e variegato
ambiente sonoro, caratterizzato da
un’impronta “coloristico-motoria”
elettiva.
Tutte le esibizioni del gruppo
sono accompagnate dalla musica
di otto strumentisti che si avvalgono esclusivamente di strumenti
tradizionali come zampogna, ciaramella, organetto, fisarmonica, tamburo a cornice, ocarina, ciufalitto
(flauto popolare), mandolino, chitarra battente ed contrabbasso.
Le musiche proposte, sono il risultato di un rigoroso percorso di
ricerca etnomusicologico condotto
dall’oboista Orlando D’Achille, docente presso il Conservatorio di
Musica “L. Refice” di Frosinone e
dai ricercatori e suonatori di zampogna, ciaramella e fisarmonica
Massimo Antonelli e Marc Iaconelli. A curare il lavoro di elaborazione strumentale e di scrittura degli arrangiamenti è il compositore e
organista Fabio Agostino, docente
presso il conservatorio di Musica
“G. B. Pergolesi” di Fermo (AN).
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Centro Studi e Ricerche
“At Calamus”
Organo scientifico dell’Associazione Culturale “Calmus”, il Centro Studi e Ricerche “At Calamus”
raccoglie studiosi, docenti, ricercatori e musicisti, e si compone di
due sezioni, la prima dedicata alla
ricerca etno-musicale e alla sperimentazione e la seconda allo studio etno-demo-antropologico.
Tante sono state le attività promosse, negli anni, dal Centro Studi
e Ricerche, e tra esse va certamente menzionato il ciclo di lezioniconcerto tenuti presso la Facoltà di
Lettere e Filosofia dell’Università
degli Studi di Roma “La Sapienza”
di Roma tra il 1999 e il 2000.
In parallelo, il Centro ha realizzato nel 1999 il volume “Canti e
Culti della Valle di Comino” al quale
è stato assegnato il I Premio “Salomone - Pitrè” Città di Palermo
Sezione “Tradizioni popolari”, il documentario “La Valle delle Zampogne” nel 2006 e il disco “Cominia
Gens” nel 2006, nel quale è raccolto il risultato di una ricerca sulla
danze popolare Cominense.
L’Artigianato
Il cantiere sonoro delle zampogne
Nell’ambito delle tante attività
tese alla valorizzazione e la riscoperta della zampogna, l’Associazione “Calamus” ha riposto grande
attenzione anche verso le antiche
tecniche costruttive, stimolando e
coinvolgendo gli artigiani locali ad
istruire e formare nuovi giovani costruttori.
In questo contesto si inserisce
l’attività di Simone Marini, giovane
costruttore nato e cresciuto a Villa
Latina, culla della zampogna, dove
di generazione in generazione si
tramanda l’antica arte costruttiva di
questo strumento.
Appassionato di musica e suonatore di chitarra e sax baritono, si è
avvicinato a questo strumento, rapito dal suo suono ancestrale e mi-
2020
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Argomenti
sterioso, pur non avendo mai avuto
una zampogna in casa.
Forte della sua preparazione musicale e dei preziosi consigli tanto
dell’anziano costruttore del paese
Mario D’Agostino, scomparso nel
2004, e di Alfonso Cervi di Picinisco, pian piano al tornio ha perfezionato il metodo di costruzione
tipico della Valle di Comino, arrivando a realizzare tutti i tipi di zampogne Ciociare a chiave e zoppa e
anche le locali ciaramelle. ❖
Linea Calamus
Gli Artigiani dell’Associazione
Internazionale “Calamus”
realizzano ciocie, sandali,
strumenti musicali, e targhe.
Chiunque sia interessato e vuole
avere informazioni e costi,
può contattare l’Associazione
all’indirizzo [email protected]
Argomenti
“Forum sul giornalismo musicale”, Faenza,
#NuovoMei2016
CARTA STAMPATA,
WEB E ALTRI MEDIA:
AFFINITÀ E DIVERGENZE
di Enrico Deregibus
CARTELLO PROGETTO “CITA”
La comunicazione giornalistica
contemporanea utilizza modalità
e tempi diversi che hanno come
obiettivo prioritario la ricerca del
maggior numero di lettori, non necessariamente attraverso la qualità
dell’informazione.
Se dovessimo attenerci a ciò che
l’ordine professionale definisce
come attività giornalistica, in alcuni casi non si tratta propriamente
di “giornalismo”. Tuttavia i nuovi
media digitali utilizzano pesantemente i contributi di “addetti alla
comunicazione” non iscritti all’albo
(e soprattutto non in-formati sulle
loro responsabilità) che hanno però
un’audience significativa.
Di fronte a questa complessità,
non ha alcun senso giudicare quale
sia il media migliore in ambito musicale.
Data per scontata la conoscenza
della materia (la musica) pur dalle
differenti ottiche di approccio, per
un “professionista della comunicazione” è oggi importante approfondire la conoscenza di tutti i media
attuali.
L’obiettivo è quello di ricominciare a parlare di musica avendo
la consapevolezza del proprio ruolo
ed evitando di ricadere nelle logiche di informazione omologata o
peggio ancora dettata dal mercato.
Il primo passo è quello di stabilire
i paletti di un’informazione corretta
dal punto di vista comportamentale, quella che si potrebbe definire
“deontologia”, ma che attiene al
buon senso di chi è consapevole
della propria responsabilità.
Il secondo passo è quello dell’apertura a tutte le forme di comunicazione attuale. Non si tratta dunque di prendere posizione rispetto
a un media contro un altro, ma di
sfruttare le qualità di ciascuno perché il futuro sembra essere proprio
quello dell’integrazione.
Nell’impossibilità di attivarsi contemporaneamente su carta, web,
radio, tv, informazione multimediale, ecc., il giornalista (o il comunicatore) contemporaneo deve
puntare infatti a utilizzare differenti
canali di comunicazione, meglio se
all’interno di una rete costituita da
diverse realtà, ciascuna delle quali
specializzata in uno specifico canale mediatico.
Il nostro tavolo è costituito soprattutto da persone, prima ancora che
da testate giornalistiche.
Per questa ragione i componenti
di questo Tavolo hanno deciso di
realizzare, come primo passo concreto di un gruppo di lavoro, una
rete di scambio permanente di informazioni che ha l’obiettivo di condividere i contenuti di qualità della
personale attività di ciascuno.
La promessa è quella di tenersi
aggiornati su ciò che di buono accade nel mondo della musica e
condividerlo per ampliare la visibilità dei progetti di qualità.
Non si tratta solo di “passare informazioni”, ma di integrare i contenuti altrui realizzati su media differenti, all’interno dei propri spazi
informativi. ❖
1) Condividere l’informazione sulla
musica di qualità
2) Ottimizzare gli strumenti per
informare un numero più elevato
possibile di fruitori
3) Valorizzare i progetti di qualità
Relatori: Arianna Ascione
Tiziana Barillà
Luca Bassani
Piero Chianura
Riccardo De Stefano
Elisabetta Malantrucco
Giuseppe Marasco
Francesco Sassi
Note a margine
Condivido quasi pienamente
queste osservazioni. Giusta la definizione di “comunicatore” piuttosto che “giornalista”. La professionalità, la serietà ma soprattutto la
giusta informazione non deve per
forza essere etichettata come “giornalismo” obbligatoriamente iscritto
ad un albo professionistico.
Qualsiasi cittadino voglia intraprendere l’attività di “comunicatore” dovrebbe sapere le responsabilità che sottoscrive e le conseguenti azioni penali cui va incontro
se diffama, procura danni per la
cattiva informazione che fornisce,
ecc. Confido che esista uno spirito
collaborativo tra le varie testate più
o meno accreditate, anche se nel
mondo della musica folk questo
non succede.
Staremo a vedere questi propositi
del forum a cosa porteranno.
Loris Böhm
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Argomenti
CHIUNQUE PUÒ FARE
IL GIORNALISTA MUSICALE?
“Forum sul giornalismo musicale”,
Faenza, #NuovoMei2016
di Enrico Deregibus
E
siste un professionismo ed
esiste un’informazione parallela che si interessa al mondo
della musica e che si muove con
modalità diverse e spinta da altre
motivazioni. Sono ambiti potenzialmente collegati, ma che tendono a
mettersi in contrapposizione.
Il mondo del giornalismo musicale necessita di un riposizionamento dell’offerta e della domanda
su più livelli. Quello che in realtà
sta accadendo è un livellamento
verso il basso, un appiattimento/
annacquamento della discussione.
Se la direzione è quella di non
fare giornalismo ma di fare mera
informazione musicale, il contenuto di qualità non trova spazio, ci
si trova a fare tutti le stesse cose
senza dare una identità propria.
Trovare tra le pieghe della musica
un racconto da portare al lettore
può essere una chiave di lettura.
Non volendo investire sulla qualità
del prodotto professionistico, si è
creato spazio per il mondo dell’informazione “open source”.
Il potenziale è enorme, inquadrando questa vastissima offerta
e affrontandola ciascun media sul
proprio piano, potrebbe invertire la
direzione e arrivare a un arricchimento della scena anziché a un
impoverimento e a una normalizzazione.
Il valore aggiunto del giornalista è
di portare a conoscenza la gente di
qualcosa che non sa di voler sapere.
Il professionismo e il dilettantismo hanno un diverso motore, la
competenza e la consapevolezza
del mestiere da una parte, la passione dall’altra. Questi due mondi
possono coesistere e possono attingere dalle reciproche esperienze,
ottenendo un arricchimento a vicenda. Il giornalista può pescare
dall’immenso bacino della scrittura
per passione per rendere questi argomenti fruibili a un pubblico più
ampio, e al tempo stesso può far
crescere il giornalismo non professionistico in una tendenza al rialzo
della qualità.
Dilettanti o professionisti, occorre
avere piena consapevolezza di
quello che si sta facendo, sapendo
di offrire qualcosa perché un certo
mercato ce lo chiede ma anche che
esiste anche qualcosa di diverso, di
altro da quello che siamo abituati a
fare, e si può tendere idealmente in
quella direzione. ❖
Note a margine
musica. Affermare che la gente non
sa quello che vuole mi sembra alquanto azzardato. Se una persona
per suoi motivi o problemi, preferisce dedicarsi ad altro piuttosto che
ascoltare musica, sono affari suoi,
non credo che sia fattibile cercare
proselitismo laddove regna il qualunquismo.
L’arte per essere capita necessita
di una buona dose di sensibilità,
senza la quale si rischia di intraprendere una crociata destinata
a sfociare in una “santa inquisizione”; destinata a dividere ancora
più le parti, tra musicologi e canzonettari. Non credo che sia lo scopo
che un giornalista o meglio un “comunicatore”, vuole realizzare.
La normalizzazione la si procura
quando tutte le notizie sono omologate, ripetute semplicemente
perchè provengono dalla penna di
qualche “santone” del professionismo giornalistico.
La verità è che ben pochi si assumono la responsabilità di uscire
dagli schemi, dal criticare quello
che tutti osannano, e alla fine non
si creano alternative valide. Chiaramente ogni utente è libero a questo
punto di scegliersi la fonte di informazione che ritiene più attendibile.
Qui c’è da capire cosa si intende
per “qualità del prodotto professionistico”, cosa significa “trovare
tra le pieghe della musica un racconto”. In definitiva arricchimento
e impoverimento dipendono da
fantagiornalismo o semplicemente
dall’esprimere con sincerità e
obiettività quello che si ascolta?
Ho già sentito discorsi tipo “portare a conoscenza della gente qualcosa che non sa di voler sapere”
da Steve Jobs, soltanto che lui si
riferiva a oggetti di consumo, non
ad un’arte come la creazione della
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Relatori: Giò Alaimo
Alessia Avogadri
Giancarlo Bolther
Daniele Di Chiara
Matteo Ferrari
Tito Taddei
Stefano Tesi
Luca Vitali
Loris Böhm
Argomenti
“Forum sul giornalismo musicale”,
Faenza, #NuovoMei2016
GIORNALISMO MUSICALE
IN RADIO E TV
di Enrico Deregibus
D
al confronto è emersa la
necessità di creare nuove
forme di giornalismo radiofonico che possano avvicinare alla
radio chi oramai preferisce il web
per ascoltare la musica o scoprire
nuove realtà musicali.
Pur essendo consci del fatto che
sia difficile inventare nuovi format
di trasmissioni radiofoniche, l’esigenza di novità, di idee contemporanee e creative sono molto sentite:
soprattutto per provare a costruire
un rapporto più proficuo tra radio e
piattaforme musicali online, immaginando nuovi format capaci di incrociarsi con queste nuove piattaforme, sfruttandone le potenzialità
e confermando quella duttilità che
ha reso nel corso della sua storia
la radio il mezzo di comunicazione
più capace di adattarsi alle esigenze di un pubblico in continua
evoluzione.
I social network indubbiamente
sono un ottimo mezzo per entrare
in contatto con chi di solito non
ascolta la radio, ma nelle emittenti
Note a margine
Adesso mi scappa una risata fragorosa. Ma come? Creare nuove
forme di giornalismo radiofonico?
Ma andiamo! Non siamo più negli
anni ‘60 quando imperava “Radio
Rock”. Semmai le radio dovrebbero
trovare sistemi più moderni per comunicare con i propri ascoltatori.
Come diavolo si pensa di sconfiggere il progresso tecnologico? Al
limite si può venire a copromesso,
più piccole, dove non c’è la figura
di un social media manager che
se ne occupa, tolgono tempo ed
energie ai giornalisti (tempo destinato all’ascolto della musica e alla
preparazione delle interviste), che
devono interpretare anche nuove
professionalità.
Ci si è interrogati sulle dirette dai
festival (sono certamente molto importanti e ricche di contenuti preziosi, ma anche piuttosto impegnative dal punto di vista economico) e
ci si è chiesti se l’audience ripaghi
lo sforzo fatto dalla radio. Anche i
live in studio sono impegnativi, sia
dal punto di vista economico, ma
soprattutto da quello tecnico. Inoltre il lavoro di recupero del contenuto radio da mettere successivamente sul web (es sbobinare le
interviste, creare podcast) risulta
un ulteriore impegno e richiede
competenze specifiche.
Interessante sarebbe fare una
ricerca e capire cosa il pubblico
vorrebbe dalla radio. Di sicuro chi
la fa vorrebbe educare il pubblico
e proporre musica ricercata o
nuova, non soltanto rispondere ad
una richiesta di hit del momento.
C’è inoltre una richiesta maggiore
di musica rispetto al parlato, forse
proprio dovuto al fatto che i format
musicali hanno bisogno di essere
modernizzati.
Nessuna delle persone presenti
al tavolo si occupa di tv, pare che la
musica in televisione non funzioni
più (a parte nei talent show), anche in questo campo servirebbero
nuovi format. Interessante sarebbe
una versione musicale di Gazebo
(con l’interazione del pubblico tramite tweet), ma tra le proposte ci
sarebbero anche delle trasmissioni
condotte da musicisti che intervistano altri musicisti. ❖
ovvero sfruttare il podcast radiofonico, ma anche questo strumento
tra breve sarà superato. La vita
scorre sempre più frenetica e tutto
è concentrato su smartphone e tablet. Se fare delle dirette dal vivo,
persino in studio, è troppo impegnativo per una radio, allora meglio
cantare loro il “de profundis”.
Il fatto che non c’era nessun produttore televisivo al Forum non presuppone che la musica in televisione non funziona più, mi sembra
presuntuoso credere che a un pro-
duttore televisivo (vedi me) per non
parlare della RAI, MTV, Mediaset,
ecc. possa interessare partecipare
ad un forum se le cose vanno già
bene. Personalmente so quello che
devo fare, credo fermamente nel
mezzo televisivo, sia digitale che in
streaming per promuovere la musica ai giovani attraverso le nuove
tecnologie, viceversa non credo
proprio che i “talent” funzionino:
i benpensanti li considerano una
bufala in via di estinzione.
Relatori: Umberto Andreacchio
Elena Castagnoli
Alberto Conti
Fabio Gallo
Marcella Sullo
Barbara Urizzi
Niccolò Vecchia
Loris Böhm
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Argomenti
LA CRITICA MUSICALE
“Forum sul giornalismo musicale”,
Faenza, #NuovoMei2016
di Enrico Deregibus
(Tradurre i suoni in parole
– gli strumenti critici
– critica e giornalismo)
-Che cosa significa fare critica musicale?
Valutare e descrivere, al di là dei
propri gusti e nel modo più oggettivo possibile, un’opera musicale o
un artista.
-Quali sono gli strumenti critici?
Conoscenza storica ed evolutiva
del genere musicale che si sta trattando. Competenze a livello di teoria e tecnica musicale.
-Quali le caratteristiche che deve
avere un critico musicale? Si può essere del tutto oggettivi?
Una cultura musicale superiore
e un occhio più disincantato rispetto a quello di un fan. Cercare
di essere il più oggettivi possibile.
Anche se un artista non ci piace,
uscire da quelli che sono i nostri
schemi interpretativi per valutarlo
senza pregiudizi.
Il critico può aspirare all’oggettività, ma a questa si aggiunge l’emotività (perché l’arte parla all’emozione) e un piccolo margine di
soggettività, che può portare personalità al lavoro del critico e contribuire al dibattito.
-Che cosa ci difende?
La chiave di lettura del pezzo che
si scrive. Dovrebbe avere un’inattaccabilità di fondo. Argomentare
sempre ciò che si scrive.
Successo e valore artistico non
sono necessariamente in rapporto.
Sono due cose diverse. Citazione
Joni Mitchell: “A un certo punto bi-
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sogna decidere se si vuole essere
artisti o star”.
-Cosa rende “di qualità” un testo
critico?
Ci sono varie dimensioni: narrativa, tecnica, analitica, descrittiva.
Capire dove si colloca un artista o
un disco in un genere e in uno stile,
e se aggiunge qualcosa di nuovo
e/o se contribuisce allo sviluppo del
proprio mondo musicale.
Valutare anche il valore intrinseco
di un lavoro: songwriting, esecuzione/interpretazione, arrangiamento, produzione/registrazione.
Essere musicisti è un vantaggio,
si conosce meglio la materia e i termini tecnici. Tuttavia è importante
non esagerare, evitare l’analisi tecnica in senso assoluto.
La recensione è anche una possibilità di confronto con il lettore,
quindi deve essere personale,
senza perdere il taglio analitico.
-Come avviene la traduzione dei
suoni in parole?
Se c’è un testo, in funzione del
rapporto dialettico tra testo e musica. Nella musica, attraverso la
contestualizzazione del disco e dei
suoni, da dove arriva quel sound
e come si colloca anche nella discografia dello stesso artista. Nella
parte narrativa, viene fuori l’abilità
di “romanziere” del critico/giornalista. Tuttavia questo approccio non
dovrebbe essere applicato a tutta la
musica, che deve in qualche modo
“esserne meritevole”. Il critico è
come un medium, aspetta che “gli
arrivi” qualcosa per iniziare a scrivere. La musica deve essere capace di accendere un’ispirazione.
-Quale differenza c’è tra un critico
e un giornalista?
Quando si fa critica, il giudizio, la
valutazione sono fondamentali.
Il giornalista invece fa cronaca,
fornisce informazioni, nei suoi testi
può non esserci critica. Il cronista
porta notizie, senza necessariamente dare un parere.
-Qual è la differenza, per quanto
riguarda il rapporto con i lettori, tra
cartaceo e internet?
Una volta le riviste avevano un
ruolo più informativo, critico e giornalista erano anche informatori e intermediari. Oggi con internet meno.
Tutti possono ottenere informazioni
con facilità, ad esempio con Wikipedia. Occorre quindi dare qualcosa in
più: approfondimento, accurata verifica delle informazioni e delle fonti,
personalità, accendere un dibattito.
La sfida è non farsi influenzare dal
pubblico, è importante “scendere a
patti” con i social network, mantenendo tuttavia l’atteggiamento critico e l’onestà verso se stessi e nei
confronti dei lettori. ❖
Relatori: Federico Capitoni
Beatrice Ceci - Simonetta Collini
Mario De Luigi - Luca Masperone
Piero Pieri - Alessia Pistolini
Rosetta Savelli - Paolo Talanca
Fabrizio Zampighi
Note a margine
Su queste descrizioni e quelle
della pagina di fronte non ho nulla
da eccepire, condivido pienamente.
Loris Böhm
Argomenti
“Forum sul giornalismo musicale”,
Faenza, #NuovoMei2016
SCRIVERE DI MUSICA NEL 2016:
LE PROBLEMATICHE
di Enrico Deregibus
(Il peso della critica nell’era di
internet - l’eccesso di produzione
musicale – il rapporto con gli uffici
stampa - cosa rende virale una notizia
in ambito musicale? - generi e mode
giornalistiche – il coraggio di fare critica vera – la deontologia)
dell’autorevolezza rende chi scrive libero di esprimere la propria opinione.
Il giornalismo musicale non può limitarsi a riportare acriticamente notizie o comunicati forniti dagli uffici
stampa.
Il gruppo di lavoro ha individuato
nel recupero della qualità della critica, che non può prescindere dalla
competenza, un mezzo fondamentale
per ridare autorevolezza a colui/colei
che esercita la critica e ai destinatari
della critica stessa, anche per fornire
loro un input costruttivo. Il recupero
Chi esercita la critica ha bisogno di
ritrovare spazi adeguati nelle specificità delle singole testate. Il tavolo di
lavoro propone di radunare prossimamente gli stati generali anche con
editori e direttori delle testate per un
confronto sul tema. Qualità della critica e aumento degli spazi sono ele-
1) Qualità della critica
2) Spazi dati alla musica e alla critica
musicale
“Forum sul giornalismo musicale”,
Faenza, #NuovoMei2016
menti che permettono di portare alla
conoscenza del pubblico una proposta artistica più ampia e alternativa.
3) Rapporto ufficio stampa-giornalista
Il compito dell’ufficio stampa è
quello di agevolare il lavoro del critico,
in un clima di rispetto e valorizzazione
delle reciproche competenze. ❖
Relatori: Roberta Balzotti
Fiippo Caggiani
Simona Cantelmi - Giuseppe Catani
Beatrice Ceci - Annalisa Di Rosa
Daniela Esposito - Luciano Lattanzi
Carlo Mandelli - Michele Manzotti
Federico Savini - Martina Tiberti
VIVERE DI GIORNALISMO MUSICALE.
O ALMENO SOPRAVVIVERE
di Enrico Deregibus
T
utto il buono che ha portato la
rivoluzione web e le tecnologie
in generale negli ultimi vent’anni
ha fatto riscontrare anche e inevitabilmente ripercussioni negative. In
ambito musicale, assistiamo ormai a
una produzione di dischi spaventosa.
L’abbattimento dei costi di realizzazione di un album ad esempio, han
fatto sì che in Italia vengano sfornati
centinaia di dischi mensilmente,
o non smettono di rimbalzo di nascere e morire webzine nel giro di un
nonnulla, mentre nel contempo non
smettono di calare i numeri di vendita di dischi e riviste specializzate.
Un vero e proprio rovescio della medaglia che in ambito giornalistico ha
fatto in modo che anche i semplici
appassionati di musica arrivassero a
dire la loro, di contro il proliferare di
un evidente qualunquismo per cui
ognuno si senta di avere il diritto di
dire la propria su qualunque argomento, generalizzando, non solo in
ambito musicale, con sempre meno
competenza. Il professionismo si è di
fatto notevolmente ridotto anche perché in ogni ramo della filiera musicale
i compensi sono stati drasticamente
ridotti. Chi oggi intendesse intraprendere questa professione deve dunque assemblare più competenze ed
esser, ove possibile, ancor più professionale. Ma andiamo con ordine a
riassumere i punti trattati:
- incompetenza dell’editoria musicale - il capitalismo insito nella cultura
- drastica riduzione dei compensi ai
professionisti nell’ambito del giornali-
smo cartaceo, on line, di radio e televisione - calo anche nelle vendite dei
giornali cartacei - nell’era social tutti
credono di possedere il diritto/dovere
di poter esprimere la propria opinione
- risorse limitate per il settore costringono il giornalista a reinventarsi - In
Italia è impossibile vivere in particolare di “puro” giornalismo musicale la via della sopravvivenza passa per:
1. l’eclettismo 2. la gestione delle riviste, le tecniche 3. il rispetto dei tempi di consegna di un articolo 4. competenza e professionalità 5. sapersi
distinguere 6. avere uno stile proprio
- web come contenitore di tante informazioni
- mancanza di una regolamentazione dei giornali
on line
❖
Relatori: Jacopo Casati - Roberta Comis
Susanna Giusto - Federico Guglielmi
Claudia Marchetti - Marco Messineo
Pasquale Scevola - Alessandro Sgritta
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Argomenti
ALMENDRA MUSIC
...musica dalle terre
confiscate alla disumanità...
Tra classica, elettronica, contemporanea, popular e jazz,
l’originale factory siciliana annuncia il nuovo calendario
di uscite del 2016 e 2017. Lunedì 26 settembre prima
uscita con Giovanni Sollima
Comunicato Stampa
A
lmendra è il nome spagnolo
della mandorla, il frutto dal
seme ricco di nutrienti e storie, che giunse dalla Cina al Mediterraneo lungo la Via della Seta,
portando con sé intensi scambi di
culture, competenze e tradizioni.
Da questa immagine antica, che ribalta il contesto globale attuale, un
nucleo di giovani compositori e produttori siciliani nel 2012 ha messo
assieme la propria formazione accademica coi fermenti del vivace
underground di Palermo: è nata così
Almendra Music, casa di produzione
ed etichetta discografica con l’obiettivo di piantare semi di musica in
terre confiscate alla disumanità, e
restituire così alla Sicilia e al Mediterraneo il loro posto nella geografia,
finora a prevalenza nordeuropea,
della nuova musica strumentale internazionale.
Invenzione, condivisione e ricerca
di una nuova realtà umana quindi artistica: lo spirito con cui è nata Almendra Music, il mythos fondativo
del progetto, è questo. Nel 2012 un
gruppo di giovani musicisti siciliani
fonda uno studio di produzione,
un’etichetta discografica, una società che offre servizi di composizione e produzione, fotografia, grafica e video per la musica, sound
design, presa diretta e post-produzione audio per il cinema, editoria e
licenze delle musiche prodotte dalla
label. Il filo conduttore delle varie attività - portate ad unità nello studio
e ricerca di un senso “altro”di nuove
musiche strumentali - è la dialettica
del fare all’interno di un laboratorio
di idee ed esperienze, una vera e
propria “factory” che dal 2013 ha
già pubblicato venti lavori e si avvia
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a una nuova stagione di idee e semi
di buona musica indipendente.
Il nucleo base di Almendra Music
è composto da quattro personalità
diverse che si intrecciano e incarnano in pieno l’orizzonte artistico e
culturale del progetto: Gianluca Cangemi (compositore e produttore),
Luca Rinaudo a.k.a. Naiupoche
(compositore, produttore e virtuoso
dell’elettronica), Danilo Romancino
(produttore e sound designer) e Antonio Cusimano a.k.a. 3112Htm (artista visivo, videomaker e designer),
operanti nell’atelier creativo dello
Zeit Studio, a pochi passi dal Palazzo dei Normanni di Palermo.
La Sicilia vissuta dal team Almendra e dai musicisti che vi approdano
è una rinnovata isola di costruzione
umana e artistica oltre le macerie
della polarizzazione, spesso stantìa
e oleografica, tra mafia e antimafia,
una casa di confronto – alimentato
anche da costanti contatti con le
scene straniere, ad es. Berlino – per
ideare, condividere e costruire le
esperienze artistiche e sonore, immaginando percorsi e narrazioni tra
musica colta contemporanea, elettronica, classica, fino alle varie diramazioni prog-art-math-jazz-rock,
con una particolare attenzione alla
componente visiva e alle connessioni con il mondo dell’immagine.
Al team di fondatori si sono affiancati nel corso degli ultimi anni
artisti di diversa estrazione, età,
provenienza e linguaggi, le cui
opere compongono un catalogo policromo, ideale biglietto da visita di
Almendra: Eloisa Manera, Giovanni
Di Giandomenico, Alessio Pianelli,
Duo Blanco Sinacori, Utveggi, Naiupoche, Forsqueak, SSSS, Chair of
Rigel, N’Hash, Your Noisy Neighbors,
Francesco Leineri, APS, Heptachord,
Antonino Cicero & Luciano Troja,
Marco Betta, Luca Pincini + Almendratech, infine Giovanni Sollima, il
cui album Sonate di terra e di mare
aprirà la nuova stagione di uscite Almendra.
L’imminente nuovo impegno discografico avrà il seguente calendario: Giovanni Sollima (26 settembre), N’Hash (4 ottobre), Pianelli &
Montore (14 ottobre), Cicero & Troja
(18 ottobre), Heptachord (8 novembre), Giovanni Di Giandomenico (6
dicembre), Valentina Casesa (20
dicembre), Marco Betta (27 dicembre), Naiupoche (3 gennaio), Marcello Bonanno (10 gennaio), Alessio Pianelli (7 febbraio), Forsqueak
(21 febbraio), La Banda Siciliano
(21 marzo), Bruno Pitruzzella (21
aprile).
Per l’occasione Almendra ha allestito anche Almendra Music Seeds
2013-2016, un sampler (in streaming e free download) che riassume i primi 3 anni di produzioni,
disponibile al seguente link:
https://almendramusic.bandcamp.com/album/
almendra-music-seeds-2013-2016
Info:
Almendra Music:
www.almendramusic.com
Almendra il Manifesto:
www.synpress44.com/02Works.
asp?id=3165&stc
Almendra Music Facebook:
https://www.facebook.com/ AlmendraMusic/
Alemendra Music Bandcamp:
http://almendramusic.bandcamp.com
Synpress44 ufficio stampa:
http://www.synpress44.com/
❖
Recensioni
01 - Napoli MandolinOrchestra
Mandolini al Cinema
03 - Giovanni Seneca
Nata come “costola” dell’Accademia Mandolinistica Napoletana, la Napoli Mandolin
Orchestra ci offre la possibilità di ascoltare
dolci musiche arrangiate per mandolino, di
colonne sonore cinematografiche piuttosto
conosciute.
Il risultato è sorprendente: ci troviamo Morricone, Rota, Rustichelli, Bacalov e “La vita
è bella” di Piovani, davvero una selezione azzeccata di melodie.
Il mandolino è lo strumento che nel mondo
rappresenta maggiormente l’italianità, per
cui quest’opera insolita merita di essere apprezzata se non altro per l’opportunità unica
di veder orchestrare indimenticabili vecchi
classici del cinema, e di poterli ascoltare tutti
assieme senza dover necessariamente vedere
due ore di film per ogni brano... tutto il CD
dura circa mezz’ora!
Un disco di gran classe per tutte le stagioni
e tutti i gusti, assolutamente indicato per un
regalo natalizio o semplicemente per aggiungere una gemma alla propria discoteca.
Se proprio vogliamo fare un appunto, forse
avrei curato maggiormente la grafica del libretto interno: non sono un grande estimatore delle scritte con le grazie in negativo... le
considero poco leggibili.
Giovanni Seneca non è solo il direttore artistico di un fantastico festival multiculturale, non solo un produttore discografico,
è soprattutto un chitarrista fine e sensibile,
in grado di coinvolgere l’ascoltatore con fraseggi dal sapore antico, attraversando l’area
della Magna Grecia fino al vicino oriente.
Suona chitarra battente, classica e flamenca,
si fa accompagnare in questo viaggio sonoro,
nel quale lui è autore e compositore, da
Gabriele Pesaresi al contrabbasso e Francesco Savoretti alle percussioni mediterranee.
Ospiti illustri come Riccardo Tesi e David
Riondino affiorano qua e là, e il disco, autoprodotto nel vero senso della parola, è testimone di sapienza e spessore culturale, oltre
che di innegabile capacità compositiva,
Vale assolutamente la pena procurarsi questo CD sfogliando il catalogo dell’etichetta
Rara records (www.rara.it), è davvero una
incantevole raccolta di conchiglie, come lo
straordinario disco della Zampognorchestra di cui abbiamo parlato qualche mese
fa. Innanzitutto consiglio di visitare il suo
sito www.giovanniseneca.it, per chi ancora
non lo conoscesse: tra i suoi progetti teatrali
attuali lavora insieme a Dario Vergassola e
Moni Ovadia.
Felmay fy 7048 - (2016)
Ecanes
Rara records PHM140416GS - (2014)
02 - Gruppo Spontaneo Trallalero
04 - Oriana Civile
Felmay fy 7048 - (2016)
Autoproduzione - (2016)
Cantö Riöndö
“Trent’anni in cerchio” è il titolo antologico del disco. Tanti sono gli anni che questa squadra di canto genovese ha alle spalle.
Doveroso a questo punto raccogliere in un
album tutti i canti più belli e significativi che
hanno eseguito in osterie, festival, teatri...
ovunque ci sia stato bisogno di celebrare la
tradizione genovese.
Ben 18 brani in programma, un tributo a De
André, il resto sono tradizionali e si finisce
con tre composizioni rare che impreziosiscono il prodotto.
Le note interne sono esaurienti e ci sono
tante foto della squadra prese in diversi episodi della propria carriera. Molto bella la
grafica di copertina ma forse si poteva curare maggiormente l’interno: i colori pastello
chiari non sono un fondo adatto ad un testo
in positivo... forse un classico bianco-nero
sarebbe stato più leggibile. Ma il suono è superbo, e considerando il fatto che i canterini
genovesi sono piuttosto parchi nelle realizzazioni discografiche, accogliamo con entusiasmo questo lavoro.
01
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Canto di una Vita Qualunque
Oriana è una cantautrice siciliana. Decide
di dedicarsi al repertorio di tradizione orale
della sua regione frequentando il Laboratorio di Etnomusicologia dell’Università di Palermo. Nel 2015 produce uno spettacolo di
teatro-canzone basato sui canti del repertorio tradizionale siciliano legato al ciclo della
vita ovvero dalle ninnenanne ai canti di lamento funebri: Canto di una vita qualunque,
che ha ottenuto ottimi riscontri di pubblico
e critica. Il successo dello spettacolo sprona
Oriana a raccogliere tutti i brani presentati a
teatro nell’omonimo album pubblicato questa estate. Il libretto racchiude tutti i testi dei
canti. Nel CD troviamo14 brani appassionati per mezz’ora intensa di musica.
Oltre ai brani di sola voce, si accompagna
con la chitarra, e come ospite abbiamo Ciccio Piras, che in qualche brano la accompagna con organetto o chitarra. Un lavoro
scarno ed essenziale, con una singolare versione siciliana di Re Befè Viscottu e Minè, che
abbiamo già apprezzato con l’interpretazione
marchigiana del gruppo La Macina.
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Recensioni
01 - Meritmirì
03 - Secondamarea
Autoprodotto IMAIE - (2005)
Radici Music Records RMR420 - (2016)
Dalle radici al suono
01
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Non si tratta certamente di una novità discografica, ma ci fa piacere parlare dell’esordio discografico di questi validi musicisti
Campani, e nella migliore tradizione della
loro terra, non si risparmiano affatto... ben
17 brani vibranti e trascinanti. Troviamo
lamenti, canti, tarantelle, serenate, una ninnananna e persino una preghiera, per una
durata che supera l’ora di ascolto.
Vale davvero la pena riscoprire questi autori,
votati alla tradizione prevalentemente vocale
più pura dell’Irpinia.
Tecnica e affiatamento sono caratteristiche
peculiari di questi Meritmirì; epici cori ti
trasportano nello spazio e nel tempo in cui
tutto era semplice e bello, dove bastava poco
per fraternizzare, dove la società pulsava di
ritmi e colori, di suoni e profumi.
Tutto questo sono Meritmirì, se vi garba fare
un salto nel passato, affidatevi a loro, ma vi
avverto... sarà un brusco risveglio quando
finirà il disco, e non vi garantisco che sappiate resistere alla nostalgia di ripercorrere
la strada sonora appena interrotta. Saranno
tutti cavoli vostri!
02 - Meritmirì
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Non è una novità che la Radici Music sia
abituata a viziarci con prodotti a dir poco
spettacolari. Grafica stellare, incisione perfetta, confezione di pregiato cartoncino, abbondanti note interne, bla bla bla, e chi più
ne ha più ne metta.
Questo cofanetto, “Linea musica d’autore”
di Secondamarea, fa capire che contiene
qualcosa di corposo... ben 78 pagine di tomo
estraibile, riccamente illustrate e descrittive
dell’opera... e sulla sinistra quattro emerite
“pre-recensioni” di eminenti giornalisti del
settore, tanto per far capire che non si tratta
di un’opera qualunque.
Le ballate folk sono 19 per oltre un’ora di
ascolto, tanto per dire, tutti eseguiti con la
voce di Ilaria Becchino e la chitarra di Andrea Biscaro, con inserimenti di Gigi Pennino al contrabbasso, e sporadiche apparizioni di fisarmonica e clarinetto con Roberto
Acciuffi e Gabriele Mirabassi. Si parla dell’epopea delle miniere e dei minatori e le tristi
vicissitudini di vita. Singolare, tra gli sponsor
dell’opera, vi troviamo oltre alla Coop anche
diverse miniere italiane. Ragazzi, poche storie, un album unico e imperdibile!
Verdaspina
04 - Viulàn
Sulla scia del precedente “Dalle radici al
suono”, ecco il secondo disco dei Meritmirì.
Siamo sulla falsariga del precedente album. I
magnifici sette con il loro strumentario fatto
da fisarmonica, organetti, tamburelli, castagnette, putipù, ciaramelle violini e flauti
continuano sulla strada della riproposizione
della tradizione irpina.
Troviamo stornelli, canti ma stavolta diverse
tarantelle e una tammurriata, una preziosa
registrazione originale d’archivio di saltarello, per cui un lavoro più dedicato alla
danza del precedente.
Sono 13 i brani proposti questa volta, e la
durata supera i 50 minuti, a conferma di una
vocazione di intrattenimento non comune.
Davvero un peccato che le loro produzioni si
siano interrotte in quell’anno.
Sarebbe il caso che qualche etichetta discografica “attenta” prenda contatti con loro...
dopo quasi dieci anni di silenzio sarebbe
proprio il caso che i nostri si ripropongano
agli appassionati con un nuovo lavoro.
Nel frattempo non vi resta che cercare questi due ottimi album, attraverso internet,
lo sforzo profuso sarà ricompensato ampiamente dalla sostanza!
Radici Music Records RMR172 - (2016)
Autoprodotto - (2007)
03
Canzoni a carburo
Cento ducati
I Viulàn sono una istituzione per gli appassionati di musica folk tradizionale ToscoEmiliane. Sono passati 42 anni dal loro
primo disco, e restano inossidabili. Questa volta si appoggiano anche ad un paio
di cavalli di battaglia del disciolto gruppo
Fiamma Fumana, scremati opportunamente
dell’elettronica di Medhin, per cui più epicheggianti. Troviamo anche l’ennesima versione di Donna Lombarda, gradevole, ma
il resto dei brani presentati sono in parte
composizioni di Gabriele Chiodi, con arrangiamento di Giorgio Albiani. Completano
il gruppo Carlo Pagliai, Lauro Bernardoni,
Silvio Trotta. Voci baritono basso e tenore,
chitarra battente, mandolino, mandola,
mandoloncello, bouzouki. Val la pena menzionare i brani: 1) Mi voi tor marì, 2) Cento
ducati, 3) Filastrocca dei mesi, 4) Rusinot,
5) Cattivo custode, 6) Il maggio di Lele,
7) L’è e mez d’la sira, 8) Donna lombarda,
9) Figlietta (la prova d’amore), 10) Ninna
nanna Gesù, 11) L’inglesa, 12) Nanin pupin,
13) L’è ben vera, 14) Ave Maria, 15) Quattro
piemontesi. Ed ora cosa aspettate? Non vi
viene la curiosità di ascoltarli?
Recensioni
Uscito nel mese di agosto 2016
per le Nuove Edizioni Aldine
in vendita a 18 euro con spedizione
AFFETTI SONORI: OVVERO
NON C’È EFFETTO SENZA AFFETTO
di Loris Böhm
C
osa rappresenta per la musica folk questo libro,
che vede la luce in un caldo e assolato agosto
abruzzese? È tutto e qualcosa di più. L’antologia
della tradizione italiana, la storia di un grande folkfestival, l’abecedario dei gruppi folk italiani, con la ciliegina
finale di un disco dove trovano spazio 42 brani di 40
autori diversi in formato mp3, in 142 pagine illustrate.
Tanta roba, verrebbe da dire. Un unico appunto si
potrebbe fare è la mancanza di riferimenti su internet dei gruppi citati. La spiegazione potrebbe essere
che gli indirizzi spesso vengono modificati, rendendo
inutile la ricerca. Dopotutto è più semplice utilizzare i
classici motori di ricerca per questo scopo.
Altro appunto potrebbe essere la scelta infelice del
grafico di far cadere alcune foto a metà sul taglio della
pagina, tagliando di fatto in due il volto del musicista, o
qualche refuso tipografico, ma questo per fare i pignoli
di professione. Il vero fatto è che nessun festival italico
ha finora mai pensato di fare un libro celebrativo per la
propria attività, vedi per i notevoli costi di realizzazione,
vedi per la difficoltà di raccogliere tutto il materiale e le
liberatorie, vedi infine per la diffidenza sulle reali possibilità di vendita del prodotto stampato per recuperare le spese. Sta di fatto che l’Associazione Mantice di
Marco Delfino, che cura il libro, intraprende uno sforzo
economico e si butta nell’impresa.
“I primi quindici anni del Civitella Alfedena Folk Festival”, recita il titolo, e pensare che molti altri folkfestival
italici hanno già doppiato quel traguardo. Il proposito di
Marco Delfino è sicuramente di doppiare questo obiettivo, e considerando l’affetto dei frequentatori del festival (giova ricordare che arrivano non solo dalla Capitale, ma da tutta Italia) c’è da scommetterci che lo raggiungeranno. Noi di Lineatrad giustamente figuriamo
come media-partner nelle note di copertina, e questo ci
sprona a dedicare la massima attenzione al progetto...
ancor più da quest’anno che siamo gli unici rimasti.
Gli appassionati arrivano da tutta Italia dicevamo,
e riempiono all’inverosimile un paesino sperduto nel
Parco Nazionale d’Abruzzo che altrimenti conterebbe
poche anime. Anche noi abbiamo provato l’esperienza, e nonostante il lungo viaggio, posso giurare che
torneremo presto, perchè il ricordo è indelebile e la
voglia di tornare è davvero tanta.
Un paesino meraviglioso, Civitella Alfedena, circondato da una natura meravigliosa, con residenti amanti
della qualità della vita e della pace, che attrezzano per
l’occasione il sito per rendere confortevole il soggiorno
dei festivalieri.
Dopo una settimana di “Cura Civitella” in chiave folk,
ti senti rigenerato, pronto ad affrontare il solito trantran
quotidiano.
Sarei quasi propenso a dire che “Affetti Sonori” è
una guida turistica per festivalieri. La la programmazione ogni anno è molto sostanziosa e piena di qualità.
Troppo lunga la lista degli artisti che hanno suonato,
non voglio togliervi la curiosità di scoprirla voi stessi,
ma fate presto, il libro ha una tiratura limitata e potrebbe esaurirsi in qualsiasi momento. Sarebbe davvero un peccato imperdonabile dover rinunciare ad
un’opera così importante... senza contare che la sua
eventuale ristampa è impossibile! ❖
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Recensioni
“OVERKIND”, IL MONDO STRAORDINARIO
DI MAGGIE BALOG RACCONTATO
NEL SUO SECONDO ALBUM
Foto: Nik Soric Photo - Comunicato stampa
U
na personalità originale e travolgente quella di Maggie Balog, giunta ora al suo secondo album Overkind,
edito dalla label bolognese Areasonica Records. La
cantautrice croata vanta già una ricca esperienza live che
la porta, negli ultimi anni, in giro per numerosi live club e
jazz festival italiani. La sua musica spazia dal rock all’art
pop fino all’elettronica, senza escludere influenze dal mondo
blues e jazz.
Il titolo dell’album, Overkind, racchiude in una parola
nuova un mondo inconsueto, un universo straordinario oltre
i confini di ciò che conosciamo. Le dieci tracce del disco
sono una sintesi dell’animo cantautorale di Maggie Balog
dove l’amore, espresso in tutte le sue declinazioni, diventa
filo conduttore del disco: un sentimento che incarna l’essenza di ogni canzone.
Il primo singolo Tried To Miss You è una ballata romantica in cui la voce delicata e coinvolgente della cantautrice
racconta le dinamiche di una storia estiva con tutti i suoi
profumi, i suoi colori ma anche le sue forti nostalgie. Maggie Balog è passione dirompente e con le sue suggestive
ed evocative immagini canore è in grado di proiettare chi
ascolta verso un imprevedibile ed affascinante altrove. ❖
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Recensioni
REDSEASON:
DREAMING AWAKE (Ep)
Foto: Nik Soric Photo - Comunicato stampa
I
RedSeason sono una giovanissima band toscana,
formatasi nel 2015, che deve il suo nome al suggestivo colore del crepuscolo estivo. Il duo si compone
da PietroTedesco, in arte Gabriel, chitarrista, pianista
e producer, e da Lorenzo Manzoni, in arte Kevin Light,
alla voce. La freschezza di questa band ai suoi esordi
si riconosce anche dal genere musicale che maggiormente li ispira ovvero l’elettro-pop, che vede come artisti di riferimento band internazionali come One Republic e Coldplay.
I due ragazzi si stanno già facendo conoscere al
pubblico grazie ai loro eventi live in diversi Music pub
di Livorno e Pisa, nella loro terra natia.
I RedSeason escono con il loro primo lavoro discografico Dreaming Awake, per l’etichetta discografica
bolognese Areasonica Records il 21 Settembre 2016,
in occasione dell’ultimo giorno d’estate.
Discografia
DREAMING AWAKE (2016) – Areasonica Records
TRACK LIST
Cloudless Nights
Greatwise
Dreaming Awake
All Finish In Summer
Storm Inside
pagnano l’ascoltatore in un viaggio malinconico
lungo la fine di un amore ma già proteso verso la
speranza di un nuovo inizio. ❖
Dreaming Awake, il disco di esordio del
duo toscano, è una raccolta di storie in
musica ispirate a sentimenti contrastanti
di inquietudine e rinascita. Le cinque tracce che lo compongono si distinguono
per il loro sound tipicamente pop influenzato da velate sonorità che rimandano
al mondo dell’elettronica. Le musiche e
i testi, interamente composti e arrangiati
dal duo stesso, si ispirano a piccoli mondi
quotidiani che ruotano attorno alle diverse fasi di una storia d’amore e al conflitto tra razionalità e sentimenti. La voce
di Lorenzo Manzoni, accompagnata da
accattivanti riff di pianoforte e chitarra,
ricrea atmosfere sognanti che accom-
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Eventi
FOLKESTRA & FOLKORO 2016/2017
Associazione Culturale e Artistica
Folkestra & Folkoro
Comunicato Stampa
S
ono aperte le iscrizioni alla
nuova stagione di Folkestra
& Folkoro, progetto orchestrale unico nel panorama piemontese. Nato come corso di musica d’insieme da un’idea del Duo
Bottasso, ben presto il progetto ha
assunto un’innovativa dimensione
orchestrale in cui le musiche tradizionali piemontesi e italiane si
fondono naturalmente con sonorità
world contemporanee. L’orchestra
e il coro si riuniscono un weekend
al mese da novembre ad aprile per
provare il nuovo repertorio da presentare in concerto a fine aprile e
durante la stagione estiva. Le musiche della tradizione vengono messe nelle mani di giovani
e coraggiosi compositori immersi
nella cultura del nostro tempo: il
risultato è una musica orchestrale
e corale che non ha paura di incontrare linguaggi apparentemente
differenti ma ne è anzi una naturale
sintesi. Il Folkoro prepara inoltre un
programma di musiche a cappella
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che guarda alle principali tradizioni
vocali europee e che presenta indipendentemente in concerto. Ma
non è tutto: il percorso formativo si
sviluppa anche attraverso laboratori
d’improvvisazione, arrangiamento,
sound painting, body percussion… Per la stagione 2016/2017 il progetto sarà diretto da Nicolò Bottasso, Daniele Bouchard, Filippo
Ansaldi e Marta Caldara, sotto
la supervisione di Simone Bottasso e Pietro Numico (direttori
storici del progetto). Ogni anno
un artista ospite si unisce al progetto per condividere la sua esperienza in una produzione originale:
quest’anno vedrà la partecipazione
di Gigi Biolcati, percussionista e
cantante di spicco della scena
world italiana (Riccardo Tesi & Banditaliana, Il Nuovo Bella Ciao, Youlook) per lavorare insieme su alcuni
brani tratti dal suo ultimo disco Da
Spunda. In pochi anni l’ensemble si è esibito in numerosi festival italiani ed
internazionali – tra cui Le Son Continu e Trad’In in Francia,European
Network of Folk Orchestras a Vigo
(Spagna), Etetrad e Folkest International Folk Festival in Italia – ed ha
creato produzioni con artisti legati
alla world music come Riccardo
Tesi, Mauro Palmas, Elena Ledda e
Norbert Pignol. L’orchestra è stata
inserita nel documentario TradInnovazione, una musica glocal di
Piero Cannizzaro (Rai Trade) in
quanto virtuoso esempio di riscoperta delle proprie radici da parte
di giovani artisti italiani. In ottobre
Folkestra&Folkoro ha collaborato
con il Conservatorio G.F.Ghedini di
Cuneo per la produzione Giovani,
Tradizione e Crossover nella quale
gli allievi del conservatorio si sono
entusiasticamente uniti ai musicisti
e cantanti del progetto.
Folkestra&Folkoro è aperto a tutti
i musicisti che hanno intenzione
di allargare i propri orizzonti e co-
Eventi
di selezionare i musicisti sulla base
dello strumento e delle capacità
individuali. noscere nuovi linguaggi musicali
all’interno di un ambiente stimolante e conviviale.
Le date degli incontri sono:
- 19/20 novembre
- 3/4 dicembre *
- 14/15 gennaio
- 11/12 febbraio
- 11/12 marzo
- 8 aprile (concerto)
* in dicembre il Folkoro proverà
il sabato, la prova della domenica
sarà recuperata entro l’incontro
successivo.
Gli orari delle prove sono sabato
dalle 14.30 alle 18.30 e domenica
dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 14.30
alle 18.30.
Il primo incontro si terrà presso
Cascina Marie (strada avaro 4,
fraz. Cappella Merli) Bricherasio (TO). C’è la possibilità di pernottamento nella sede delle prove per
la sera del sabato e di condividere
il viaggio con musicisti provenienti
da Torino, Cuneo e Aosta. L’iscrizione alle attività dell’associazione costa 200€ e comprende
i costi di gestione, le spese artistiche e il pernottamento durante
i weekend di prova. E’ richiesto
il tesseramento all’associazione
Folkestra&Folkoro (affiliata Arci) al
prezzo di 10€. Per entrare nell’orchestra è richiesta una discreta conoscenza
del proprio strumento: durante il
primo incontro si valuterà la preparazione del musicista e la sua determinazione. Le nuove folkoriste
sono convocate solo il 20 novembre per l’inserimento nell’ensemble
e per un colloquio attitudinale. La
direzione artistica si riserva il diritto
Per formalizzare l’iscrizione è necessario inviare
una mail all’associazione (folkestrabricherasio@
gmail. com) entro il 7 novembre, specificando lo
strumento suonato ed il proprio percorso musicale. Per maggiori informazioni è possibile consultare
il sito www.folkestra.it
Folkestra&Folkoro: https://www.youtube.com/
watch?v=gQYgUkh8t7g
Folkoro: https://www.youtube.com/
watch?v=1ownR9fMVq4
Dal 2014 si dedica allo studio di Composizione per Orchestra di fiati presso il
conservatorio G. Verdi” di Torino, sotto la
guida di Lorenzo della Fonte. Dal 2015
frequenta il “Master di II livello in Interpretazione della Musica Contemporanea” presso il Conservatorio “Santa Cecilia” di Roma.
NICOLO’ BOTTASSO si diploma in violino
presso il Conservatorio G.Verdi di Torino.
Studia tromba con Fabiano Cudiz e jazz
con Giampaolo Casati, Furio di Castri e
Pino Russo. Frequenta masterclass con
Giovanni Falzone, Michele Rabbia, Michel Godard, Daniele Sepe, Riccardo Zegna, Gavino Murgia. Con Duo Bottasso,
Stygiens e TradAdlp si esibisce in Italia,
Francia, Perù, Olanda, Belgio, Inghilterra
Portogallo, Germania, Spagna, Finlandia.
Ha registrato TradAlp con l’ensemble
TradAlp, Crescendo con Duo Bottasso e
Si scrive Med in Itali con Med In Itali. FILIPPO ANSALDI si è laureato con il massimo dei voti e la lode presso il Conservatorio “G.Verdi” di Torino sotto la guida di
Pietro Marchetti. Ha collaborato con importanti istituzioni e festival ed è risultato
vincitore di numerosi premi in concorsi
internazionali. E’ docente presso l’Istituto
musicale di Boves (CN) e direttore artistico della Banda “S. Pellico” di Boves.
MARTA CALDARA diplomata in pianoforte
e percussioni, da sempre dedita alla didattica, da oltre vent’anni svolge un’intensa attività concertistica, in orchestra
(tra le quali l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai), in formazioni di musica
da camera, nel mondo del teatro, della
danza e della rivista, ma anche in ensemble più dediti alla ricerca compositiva, ai suoni e ritmi popolari. I progetti
attualmente attivi sono il Collettivo Decanter, (Dodicilune), Estremìa (RoxRecords), Walden, Syndone (FadingRecords). Centinaia i progetti live e le produzioni discografiche al suo attivo, tra le
quali “Razmataz” di Paolo Conte.
DANIELE BOUCHARD studia pianoforte
presso l›istituto A.Corelli di Pinerolo
e vocalità con docenti quali Riccardo
Bertalmio, Arianna Stornello, Elena
Camoletto. Collabora come baritono in
diverse formazioni corali tra cui Coro
R.Maghini, Turba Concinens, Torino Vocal Ensemble, Ensemble Frau Musika
sotto la direzione tra gli altri di Claudio
Chiavazza, Ivor Bolton, Juray Valcuha.
Attualmente frequenta il corso di direzione di coro e composizione presso il
Conservatorio G.F. Ghedini di Cuneo e
dirige la Corale Valdese ed il coro Cum
Corde di Mondovì. ❖
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Eventi
CARLO AONZO TRIO
Festival Internazionale della Chitarra – V edizione
Gandino (BG) – Biblioteca Comunale “Brignone”
Venerdì 11 Novembre ore 21 – ingresso libero
Comunicato Stampa
L
a formazione, capitanata dal
mandolinista e insegnante
di fama internazionale Carlo
Aonzo, propone un interessante
repertorio di musiche che spaziano
dalla tradizione italiana al jazz, con
contaminazioni sudamericane e
classiche, il tutto arrangiato con
uno stile personale e inimitabile.
L’ultimo lavoro discografico della
band, che oltre al maestro Aonzo
vede Lorenzo Piccone alla chitarra
e Luciano Puppo al contrabbasso,
s’intitola “A Mandolin Journey” e
propone, anche nella forma concerto, il racconto di un viaggio musicale che ha per protagonista indiscusso lo strumento napoletano,
simbolo dell’Italia nel mondo.
Prendendo il via dalle coste partenopee e dalla più classica tradizione mandolinistica italiana, il repertorio/viaggio approda alle Americhe, spaziando dalle modalità
più classiche alla canzone italiana
degli anni ‘50, allo swing, ai ritmi
complessi con forti influenze statunitensi e sudamericane.
Carlo Aonzo: “Assecondare lo
strumento, lasciarci condurre in
giro per il mondo dalle otto corde
napoletane, è stato il compito che
ci siamo dati io e i miei compagni
di avventura.
Seguendo le sue tracce verso
le Americhe, in cerca di fortuna,
abbiamo studiato le diverse partiture e i differenti modi di suonare lo strumento, dando vita ad
un percorso affascinante che spazia dalla musica classica al folk,
dallo choro al jazz. Siamo partiti
dall’italianità intrinseca del mandolino, che con la sua fortissima
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connotazione ci rappresenta universalmente e abbiamo abbracciato l’ampio repertorio che lo riguarda, unendo in un mix ricco di
atmosfere e sonorità, musica colta
e tradizione: valori estremamente
importanti del nostro Paese, dal
punto di vista artistico e musicale.
Il mandolino ha spesso viaggiato
in terza classe, per mari e continenti, dentro valigie di cartone; ha
visto terre sconosciute e ovunque
sia approdato ha preso dimora e si
è intelligentemente integrato con
la cultura locale. Ne è conferma
il fatto che lo strumento abbia
aspetto e accordature diverse a seconda delle realtà in cui si è stabilito. Con questo progetto abbiamo
pertanto scelto di far conoscere il
viaggio del mandolino italiano nei
suoi diversi aspetti, tradizionali,
rinnovati e reinventati, per un moderno melting pot di musica e cul-
tura. Una “mappa” musicale che
affonda le radici nella tradizione
partenopea per poi dirigersi verso
altre, interessanti e inaspettate
sonorità.” ❖
Formazione:
CARLO AONZO - mandolino
LORENZO PICCONE - chiatrra acustica,
armonica, voce
LUCIANO PUPPO - contrabbasso
Discografia:
- Complete Works for Mandolin and French Guitar,
1998
- Serenata, 1999 (con Beppe Gambetta)
- Traversata, 2001 (con Beppe Gambetta e David
Grisman)
- Il Mandolino Italiano nel Settecento (con Elena
Buttiero)
- Kaze (con Katsumi Nagaoka)
- Fantasia poetica (con Elena Buttiero)
- Mandolin imahes (con l’Orchestra Accademia
Internazionale Mandolino)
- Paganini duets for mandolin & guitar (con Rene
Izquierdo)
- Vivaldi, concerti per mandolino e orchestra (con
l’Orchestra a pizzico Ligure)
Eventi
Festival Internazionale della Chitarra – V edizione
Gandino (BG) – Biblioteca Comunale “Brignone”
Giovedì 24 Novembre ore 21 – ingresso 10 euro
ACOUSTIC STRAWBS
Comunicato Stampa
T
ra i gruppi storici del primo (e più
‘famoso’) folk-rock inglese, gli
STRAWBS hanno visto passare
tra le proprie fila un gran numero di
ottimi musicisti tra cui Sandy Denny
e Rick Wakeman, poi tastierista negli Yes. Nel corso di una carriera più
che trentennale, gli Strawbs si sono
di volta in volta indirizzati verso molteplici strade: dai primi suoni acustici,
al rock da grandi stadi e agli affollatissimi concerti americani della metà
degli anni Settanta, fino al ritorno alla
dimensione acustica col trio degli
ACOUSTIC STRAWBS.
Tre chitarristi di prima qualità, impasti vocali che garantiscono esecuzioni
ad alto di livello di cavalli di battaglia
che hanno dato vita a veri e propri
capolavori come “Dragonfly”, “From
the Wichwood” e “Grave New World”.
Negli ultimi tempi la band è ritornata
alla grande sulle scene internazionali
ritrovando vitalità e stimoli come ai bei
tempi, rimettendo addirittura in piedi,
per particolari occasioni, la formazione ‘elettrica’ classica.
Per quanto riguarda il trio acustico la storia comincia quando Dave
Cousins e Brian Willoughby vengono
ingaggiati per un concerto a Twickenham sul finire del 2000, che
sembrava dover esser cancellato in
quanto Dave aveva dei problemi al
polso per un incidente. Fu così che
venne chiamato Dave Lambert, per
salvare la serata. Ma la formazione a
tre si rivelò così buona che, dopo aver
lavorato sul repertorio in versione acustica, Cousins, Willoughby e Lambert
decidono di continuare ribattezzandosi “Acoustic Strawbs” ed entrando
in studio per registrare il materiale che
finirà su Baroque & Roll, il CD uscito
per la Witchwood Records che verrà
lanciato in uno speciale concerto il 16
agosto 2001 al White Bear di Hounslow, prima delle tre serate al Fringe
Festival di Edinburgo. Il singolo Alice’s
Song – che esce nel 2002 col supporto della National Autistic Society vede Dave alle prese col banjo appena
acquistato.
Acoustic Strawbs si imbarcano in
una serie di date (più di 50) che li
vedranno suonare nel 2002 nel Regno Unito e in Italia. Il 2002 vede
anche l’uscita in DVD di The Complete Strawbs, il concerto del 1998
a Chiswick dalla videoteca privata di
Dave che presenta quattro diverse formazioni della storica band.
Brian Willoughby, nei pochi momenti in cui gli Acoustic Strawbs non
sono on the road, è in tour con Cathryn
Craig, un sofisticato duo che continua
a ricevere eccellenti recensioni.
Dave Cousins e Rick Wakeman sono
in studio per registrare in duo l’album
Hummingbird, che contiene anche
alcune nuove canzoni “The Young
Pretender”, “Hummingbird” e “Can
You Believe” – oltre a classici degli
Strawbs come “So Shall Our Love Die”
“October To May” e “Forever Ocean
Blue”.
Verso la fine del 2002 Dave Cousins
cade rovinosamente con gravi danni
alle gambe e alla zona pelvica e un
tour acustico in UK viene così cancellato, con le stesse date riproposte più
avanti. Mentre la Witchwood Records
si accorda con Morada Music per la
distribuzione negli States, nel 2003
Dave e i suoi attraversano l’oceano
(dopo 15 anni) per un tour in Canada
e Stati Uniti. Mentre Brian e Lambert
si comprano l’accordatore elettronico,
Cousins si prende invece un bellissimo mandolino…
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Giugno e settembre 2003 vedono
altri tour nel Regno Unito, con un
altro già in programma per gennaio/
febbraio 2004. La compagnia torna
in Canada per alcuni festival a luglio
2003 e ancora negli States per un giro
di sei settimane tra novembre e dicembre. Infine, il primo di luglio dello
stesso anno, letteralmente tra la fine
del tour inglese e l’inizio di quello in
Canada, Dave Lambert suona il suo
primo concerto in solo dopo 30 anni!
Nel 2004 uscirà il suo secondo album
solo.
Il 2003 vede anche il primo disco
degli Strawbs dopo dieci anni – Blue
Angel, su Witchwood Rec. – che
vede nuovamente insieme Lambert e
Coombes in un paio di tracce. Blue
Angel esce in contemporanea con la
ristampa di Two Weeks Last Summer,
da tanto tempo attesa. Sempre nel
2003, uscirà poi Strawbs Live in Tokyo
1975, un DVD che comprende anche
il film Grave New World e interessanti
’bonus’.
Una quantità di compilation vengono pubblicate dalla Universal tra il
2002 e il 2003: prima Collection, poi
Tears and Pavan nella serie “Introduction to…” e infine, per il mercato americano, 20th Century Masters – The
Millenium Collection.
Per quanto riguarda il formato DVD,
stanno uscendo altre live perfomance,
come quella ala BBC. La Witchwood
spera di acquisire i diritti per ristampare molte cose del vecchio catalogo,
con tanto di previste bouns track e
outtake – a questo proposito Dave sta
lavorando sul suo tesoro di vecchi nastri e memorabilia messo insieme in
questi lunghi anni di onorata carriera
. Il primo frutto di questa ricerca sono
le tre ristampe uscite nel 2003 dalla
Vivid per il Giappone, Deep Cuts, Burning For You e Old School Songs, tutte
con bonus track.
Nel 2004 ha luogo un altro tour per
gli Acoustic Strawbs, con qualche
data tra maggio e giugno nei giorni
liberi dalle prove con la versione ‘elettrica’ della band. In maggio Brian Willoughby annuncia la sua uscita dagli
Strawbs per concentrarsi nel suo lavoro con Cathryn Craig: suonerà nel
tour di luglio con la band ‘elettrica’ e
il suo ultimo concerto in ‘acustico’ con
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Eventi
la band sarà quello di Knaresborough
in agosto. Una perdita sicuramente
notevole, ma subito rimpiazzata dal
volto familiare di Chas Cronk che porterà con se anche alcune modifiche al
repertorio.
Deja Fou, il primo disco con materiale interamente nuovo dopo anni,
viene pubblicato dalla Witchwood Records nell’agosto del 2004.
Sempre nel 2004 esce il tanto atteso secondo album solista di Dave
Lambert: “Work In Progress”. Sempre
dello stesso anno il DVD Live in Toronto registrato nel 2003 dal trio composto da Dave Cousins, Dave Lambert
e Brian Willoughby.
Degli inizi del 2005 la prima delle
proposte della serie Witchwood Media
Archive porta alla luce, dopo anni a
coprirsi di polvere nel loft di Dave Cousins, un superbo show del 1988 dello
stesso Dave con Rick Wakeman. La
seconda uscita degli archivi è dell’agosto 2005, col concerto del luglio 2004
al Nearfest con la formazione elettrica
dei tempi di Hero and Heroine.
Dave Cousins è nell’album del prog
rocker tedesco Conny Conrad High
Seas, pubblicato nel luglio del 2005.
Dave e Conny faranno anche alcuni
concerti in Germania e una data in Inghilterra.
L’anno termina col tour acustico di
settembre (Regno Unito) e ottobre/
novembre (Stati Uniti e Canada). Il
repertorio degli Strawbs acustici viene
registrarto nel corso di due concerti
californiani e esce lo stesso anno nel
disco Painted Sky.
Molto del lavoro di Dave Cousins nel
2006 è dedicato a mettere insieme
l’atteso box A Taste Of Strawbs, che
esce nell’ottobre dello stesso anno. I
cinque CD contengono versioni perlopiù inedite dei pezzi forti degli Strawbs
e qualche canzone nuova, tra cui la
più recente composizione di Dave
“Canada”.
Continuano le pubblicazioni d’archivio con Recollections da uno show del
1970 dello stesso periodo del seminale Antiques And Curious
Gli inizi del 2006 vedono un breve
tour britannico della line-up di Hero
& Heroine, ospite John Ford, culminato nelle riprese in DVD al Robin
2 di Bilston. In estate, la stessa for-
mazione elettrica è di nuovo in tour,
questa volta con la band di Sheffield
Dead Like Harry come supporter,
che si conclude al Thurgau festival
in Austria. Continuano nel frattempo i
tour della formazione acustica sia nel
Regno Unito che negli States, con la
reintroduzione in scaletta di vecchi
cavalli di battaglia, come “The Man
Who Called Himself Jesus”, “The Battle” e “Two Weeks Last Summer”.
Da registrare infine la costituzione
da parte di Cousins della Blue Angel
Orchestra, inizialmente per un solo
concerto nella città di Deal dove si è
nel frattempo trasferito, ma che si riunirà poi per un energetica esibizione
al Christmas Party del 2006. Ne fanno
parte il chitarrista Miller Anderson, il
violinista Ian Cutler (Bully Wee/Feast
of Fiddles), Chris Hunt alla batteria e
Chas Cronk al basso, un’occasione
per Cousins di suonare alcuni dei
brani meno frequentati del suo materiale solista, tra cui “Blue Angel” e
altre tracce dal suo album solo del
1972, così come alcuni pezzi blues e
anche “Falling In Love Again” di Marlene Dietrich.
La band elettrica è in (breve) tour
nel regno Unito in febbraio, e poi
ancora negli Stati Uniti e in Canada
(giugno/luglio). Da notare l’esibizione
ad agosto a Cropredy, per la prima
volta nel cartellone dell’annuale festival dei Fairport Convention. A settembre sono a Montreal al prestigioso
FMPM Festival. Il trio acustico suona
in Spagna e Olanda per la prima
volta, poi al Roskilde Festival in Norvegia, dove avevano suonato l’ultima
volta nel 1971 – un singolare caso di
“arrivederci tra 36 anni”… Altri tour
‘acustici’ in gennaio/febbraio e autunno 2007.
Dave Cousins entra in studio coi
compagni della Blue Angel Orchestra
per registrare il suo secondo album
solo, The Boy In The Sailor Suit. Miller
Anderson, che già ci aveva abbagliati
sul primo disco solo di Dave - Two
Weeks Last Summer – è ancora in
forma, con Ian Cutler al violino e Chas
e Chris Hunt che garantiscono una solida sezione ritmica.
La musica degli Strawbs è finalmente reperibile per il download, e
molti dei dischi su Witchwood sono
disponibili sul sito dei download della
Pinnacle.
Esce dagli archivi un altro tesoro
– un intero show del 1975 al leggendario Calderone Theatre di Hempstead, NY, si intitola NY 75 ed esce
in ottobre.
Dave Lambert intanto rimette insieme la sua prima band, i Fire, per un
paio di concerti in cui viene presentato
il loro mitico album Magic Shoemaker
il 30 di novembre e il primo di dicembre al Windlesham Club and Theatre nel Surrey. Il materiale registrato
negli anni Ottanta con Chas Cronk e
Tony Fernandez, Andy Richards e
altri viene pubblicato in aprile come
Lambert Cronk: Touch The Earth, unitamente alle ristampe di Burning For
You. Strawbs, Dragonfly e Nomadness
tornano disponibili su Universal, con
bonus track d’archivio.
Nel 2008 esce il nuovo album, registrato tra aprile e maggio negli studi di
Chris Tsangarides a Kingsdown, vicino
a Deal. The Broken Hearted Bride ottiene da subito recensioni entusiastiche e viene offerto in prevendita con il
bonus CD del tour solista di Dave Cousins negli Stati Uniti, Duochrome, che
uscirà poi ufficialmente in ottobre. Un
disco in cui si ascolta Dave con la sua
voce e la chitarra, con qualche intervento di Ian Cutler al violino.
Dave Cousins è stato anche al Kingdown studio per un giorno col suonatore di chitarra steel/Hawaiana Melvyn
Duffy. Da questa session è uscito
l’album Secret Paths, un’opportunità
per Dave di rivisitare sentieri poco frequentati, tra cui alcune canzoni che
avrebbe poi eseguito nel tour solista.
L’avvenimento più importante
dell’annata resta l’uscita del nuovo
album “The Broken Hearted Bride”,
tra i migliori della recente produzione
della band. Le composizioni sono
firmate in gran parte da Dave Cousins, ma ci sono anche brani di Chas
Cronk e Dave Lambert, praticamente
gli Acoustic Strabws che tanto hanno
suonato in Italia negli ultimi anni.
Tanti gli influssi Seventies, come se
si trattasse del seguito di “Ghosts”,
ma un disco così, evidentemente, non
avrebbe potuto uscire in quegli anni!
Conserva infatti il talento di allora ma
con trent’anni in più della saggezza
Eventi
che permea brillanti arrangiamenti e
frasi accuratamente tornite. Musicalmente straordinario, è ricco di sottigliezze che ne rendono ancor più gradevole l’ascolto. Accanto a Dave Cousins, Dave Lambert e Chas Cronk è il
batterista Rod Coombes e compaiono
anche John Hawken alle tastiere e Ian
Cutler al violino, compagni di mille altre avventure di questa prolifica congrega.
Nel 2008, Dave Cousins registra il
suo terzo album solista, Secret Paths,
con la chitarra steel di Melvin Duffy.
È in tour negli States nella primavera
del 2008 (assieme a Ian Cutler nella
prima parte) e un album tratto da quei
concerti esce nel settembre del 2008
col titolo di Duochrome.
Anche “Lambert Cronk” escono
a loro nome nell’aprile del 2007 con
Touch the Earth, in cui suonano anche Tony Fernandez e Andy Richards,
già batterista e tastierista degli degli
Strawbs.
Gli Strawbs celebrano il quarantesimo anniversario allo stadio di Twickenham il 12 e 13 settembre 2009,
in e con varie formazioni, con Rick
Wakeman, Acoustic Strawbs con
Sonja Kristina, Blue Angel Orchestra,
Cathryn Craig & Brian Willoughby, Cry
No More, Fire, Zeus e John Ford.
La versione della band con Oliver
Wakeman alle tastiere registra un solo
album, Dancing to the Devil’s Beat alla
fine del 2009.
Il website degli Strawbs annuncia che sia Rod Coombes che Oliver
Wakeman non sono disponibili per il
tour ottobre/novembre 2010 di Canada e Regno Unito, al loro posto
entrano nella versine ‘elettrica’ della
band Tony Fernandez (che già aveva
suonato in Deadlines e Heartbreak
Hill) alla batteria e John Young alle
tastiere.
Il tour del novembre 2012 vede
insieme Cousins, Lambert, Cronk,
Adam Wakeman e Adam Falkner. Nel
febbraio del 2014 la line-up è invece
Cousins, Lambert, Cronk, Wakeman
e Fernandez. Il loro album Prognostic
esce nell’ottobre 2014.
Nel giugno del 2015 la rivista Rolling Stone inserisce “Hero & Heroine”
nella lista dei “50 più grandi album di
prog rock di tutti i tempi “. ❖
Formazione:
DAVE COUSINS – voce, chitarra, dulcimer
DAVE LAMBERT – voce, chitarre
CHAS CRONK – chitarra
Discografia selezionata:
- Strawbs, 1969
- Dragonfly, 1970
- Just a Collection of Antiques and Curious, 1970
- From the Witchwood, 1971
- Grave New World, 1972
- Bursting at the Seams, 1973
- Hero ans Heroine, 1974
- Ghosts, 1974
- Nomadness, 1975
- Deep Cuts, 1976
- Burning for You, 1977
- Deadlines, 1978
- Don’t Say Goodbye, 1987
- Ringing Down the Years, 1991
- Heartbreak Hill, 1995
- Halcyon Days, 1997
- Baroque & Roll, 2001
- Blue Angel, 2002
- Full Bloom, 2004
- Deja Fou, 2004
- Painted Sky, 2005
- The Broken-hearted Bride, 2008
- Dancing to the Devil’s Beat (2009)
- Hero & Heroine in Ascencia (2011)
- Prognostic (2014)
Dave Cousins:
- Two Weeks Last Summer, 1972
- Old Schooel Songs, 1979 (con Brian Willoughby)
- The Bridge, 1994 (con Brian Willoughby)
- Hummingbird, 2002 (con Rick Wakeman)
- Live 1988 (2005. con Rick Wakeman)
- High Seas, 2005 (con Conny Conrad)
- The Boy in the Saylor Suit, 2007
- Secret Paths, 2008
- Duochrome, 2008
- Moving Pictures, 2015
Dave Lambert:
- Work in Progress, 2004
Dave Lambert e Chas Cronk:
- Touch the Earth, 2007
DVD
- Complete Strawbs: The Chiswick House Concert
(2002)
- S trawbs Live in Tokyo DVD, plus Grave New
World, the movie (2003)
- Acoustic Strawbs Live in Toronto (2004)
- Strawbs Live at Nearfest 2004 (2005)
- Access all areas (2015, CD+DVD 1990 concert)
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Eventi
MUSICULTURA 2017
XXVIII Edizione Festival
della Canzone Popolare e d’Autore
Aperte le iscrizioni alla XXVIII edizione del concorso
MUSICULTURA a caccia di artisti capaci di rinnovare
il piccolo miracolo di una canzone
Primo premio assoluto di 20.000 euro
Comunicato stampa
JOAN BAEZ INCITA I GIOVANI SONGWRITER
Comitato Artistico di Garanzia:
Claudio Baglioni, Vasco Rossi, Luca Carboni, Ennio Cavalli, Enzo Avitabile, Carmen Consoli, Simone Cristicchi, Gaetano Curreri, Teresa De Sio,
Niccolò Fabi, Tiziano Ferro, Max Gazzè, Giorgia,
Dacia Maraini, Lo Stato Sociale, Mariella Nava,
Gino Paoli, Enrico Ruggeri, Paola Turci, Roberto
Vecchioni, Antonello Venditti, Sandro Veronesi,
Federico Zampaglione, Stefano Zecchi
A
perto il bando per partecipare alla XXVIII Edizione di
Musicultura, il Festival della
canzone popolare e d’autore che ricerca, promuove, premia la qualità
e l’originalità artistica indipenden-
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temente dai vincoli di genere. Ecco
come Joan Baez, una delle più alte
figure del folk mondiale, ospite di
Musicultura, ha esortato chi aspira
a scrivere e cantare nuove significative pagine del gran libro della
canzone: “Suonate nei locali, suonate dove c’è un microfono aperto,
parlate con gli altri musicisti, fate
progetti insieme, cantate insieme,
state attivi!”
Per iscriversi c’è tempo fino al 4
novembre, occorre essere autori o
coautori dei brani di cui si è interpreti ed avere compiuto 18 anni. Il
vincitore assoluto si aggiudicherà
20.000 euro; saranno assegnati
anche altri riconoscimenti, come
i premi per la migliore musica, la
migliore interpretazione ed il miglior testo del valore di 2.000 euro
ciascuno e la targa della critica del
valore di 3.000 euro.
In ventotto anni di storia il concorso di Musicultura ha esplorato,
fotografato, influenzato l’evolversi
di quella canzone italiana che
si confronta a viso aperto con la
vita, che accende sensazioni e
pensieri assenti nella ritualità dei
Eventi
Gianfrancesco Cataldo - vincitore della edizione 2016 del Festival - con Fabrizio Frizzi e premio finale
format e nella successione di prodotti seriali.
“La biodiversità è sempre garanzia di ricchezza, noi la coltiviamo nell’ambito della canzone,
- afferma il direttore artistico di Musicultura Piero Cesanelli - lo facciamo con trasparenza, passione,
curiosità”.
Tra gli artisti portati alla ribalta
dal concorso figurano: Simone Cristicchi, Mannarino, Pacifico, Gian
Maria Testa, Chiara Dello Iacovo,
Renzo Rubino, Erica Mou, Momo,
Flo, Amalia Gré, Giovanni Block, Povia, Paolo Simoni, Orage… e tanti
altri che hanno trovato ruoli e soddisfazioni nella” bottega artigianale
della canzone”, ad esempio come
autori di testi: Giuseppe Anastasi,
Oliviero Malaspina, Fabio Ilacqua…
L’iter del concorso prevede una
lunga e articolata selezione.
Fra tutti i partecipanti - oltre set-
tecentocinquanta nella scorsa edizione - Musicultura selezionerà
una rosa di circa sessanta proposte
che convocherà a Macerata per sostenere un’audizione live, nei mesi
di gennaio/febbraio 2017, tutti gli
esclusi riceveranno una accurata
scheda di commento.
Sedici saranno i finalisti, che
verranno presentati il 1 Aprile 2017
in un concerto al Teatro Persiani di
Recanati.
Parallelamente, i brani finalisti
entreranno a far parte del CD compilation della XXVIII edizione di Musicultura e saranno presi in consegna e programmati da Rai Radio 1.
L’ulteriore selezione coinvolgerà il
popolo di Facebook che incoronerà
due degli otto vincitori, Musicultura
ne indicherà uno e il prestigioso
Comitato Artistico di Garanzia a suo
insindacabile giudizio ne nominerà
cinque, di cui tra i membri anno-
vera: Enzo Avitabile, Claudio Baglioni, Luca Carboni, Ennio Cavalli,
Carmen Consoli, Simone Cristicchi,
Gaetano Curreri, Teresa De Sio, Niccolò Fabi, Tiziano Ferro, Max Gazzè,
Giorgia, Dacia Maraini, Lo Stato
Sociale, Mariella Nava, Gino Paoli,
Vasco Rossi, Enrico Ruggeri, Paola
Turci, Roberto Vecchioni, Antonello
Venditti, Sandro Veronesi, Federico
Zampaglione, Stefano Zecchi…
Gli otto vincitori, assieme ad
ospiti di spicco del panorama musicale nazionale ed internazionale,
saranno protagonisti delle tre serate conclusive del festival, in programma nel mese di giugno 2017
all’Arena Sferisterio di Macerata,
dove il voto del pubblico deciderà
l’assegnazione del primo premio
assoluto di 20.000 euro.
Il regolamento del concorso e la
domanda di partecipazione sono disponibili su www.musicultura.it. ❖
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Media Partner:
Italie
Nord-Isère
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