Distribuzione gratuita esclusivamente in formato digitale senza pubblicità www.lineatrad.com - italia: www.lineatrad.it - internazionale: www.lineatrad.eu Anno 5 - n°51 - settembre-ottobre 2016 - € 0,00 6 1 0 2 eatrad n i L o i Prem Été Trad Adriatico-Mediterraneo Festival Festival Musicale del Mediterraneo Associazione Culturale Calamus MEI Faenza: il Giornalismo Musicale Gruppo Spontaneo Trallalero Secondamarea Viulàn Oriana Civile Giovanni Seneca Napoli MandolinOrchestra Almendra Music Sommario n. 51 - Settembre-Ottobre 2016 Contatti: [email protected] - www.lineatrad.com - www.lineatrad.it - www.lineatrad.eu —04 04 Été Trad in Val d’Aosta —18 18 Associazione Culturale Calamus —24 24 La critica musicale —07 07 Adriatico-Mediterraneo Festival ad Ancona —21 21 Carta stampata, web e altri media —25 25 Scrivere di musica nel 2016 —13 13 Festival Musicale del Mediterraneo a Genova —22 22 Chiunque può fare il giornalista musicale? —25 25 Vivere di giornalismo musicale, o sopravvivere 16 Decalamus: ritorno alle origini —23 23 Giornalismo musicale in radio e TV —26 26 Almendra Music —16 Eventi Cronaca Interviste ASCOLTATE SU RADIO CITTA’ BOLLATE www.radiocittabollate.it la trasmissione An Triskell Recensioni Argomenti di Loris Böhm ogni GIOVEDÌ alle ore 21:30 D iciamolo: dopo un agosto particolarmente caldo dove Lineatrad ha pubblicato due numeri, ci siamo ritrovati un “settembre nero” in cui gran parte dell e convinzioni riguardo la realizzazione di una televisione folk si sono affievolite per colpa del servizio streaming WimTv, davvero inefficiente. Dopo aver sopportato l’ennesimo disservizio e blackout serale, abbiamo constatato l’impossibilità di continuare con quel servizio, vivendo solo di loro promesse. Trattandosi di un servizio che comunque ci costava un canone annuale, abbiamo pensato di cercare un’alternativa di qualità senza dover per forza spendere una fortuna per poterla attivare. L’impresa è stata davvero ardua, naturalmente non abbiamo trovato la soluzione ottimale... La piattaforma Streamera sembra la più indicata anche se la spesa per attivare il servizio e per poterlo conservare sarà considerevole, saremo costretti a rientrare delle spese di gestione attraverso qualche sponso- 22 51/2016 rizzazione pubblicitaria, altrimenti saranno dolori! Questo mese, abbiamo ricevuto all’ultimo momento un invito a partecipare al festival Ès-trad, organizzato dall’associazione INIS (Italie NordIsère) di Bourgoin-Jallieu in Francia. Sul prossimo numero di Lineatrad ne parleremo diffusamente: l’esperienza in quel festival è stata superiore ad ogni previsione. Roberto Tombesi ha bissato il premio Lineatrad con un altro riconoscimento per la lunga militanza nei Calicanto (35 anni), e la nostra rivista Lineatrad è stata ripetutamente citata dal palco. Non posso nascondere la soddisfazione di aver conosciuto un ambiente italo-francese composto da persone con tanta passione e determinazione. INIS dunque si aggiunge a pieno titolo alla lista dei nostri partner. Questo mese abbiamo diverse novità discografiche italiane, e alcune scoperte derivate da comuncati stampa. Abbiamo il resoconto finale in anteprima del MEI di Faenza, per quanto ri- Music Inside Rimini Editoriale guarda il primo festival del giornalismo musicale: Enrico Deregibus ci propone i risultati di ogni tavolo di discussione, a cui aggiungo personalmente un commento a margine. Questa attesissima convention ha dato dei risultati, per quanto mi riguarda, clamorosi, ma non voglio togliervi il gusto di scoprirlo nelle pagine interne del giornale. Ancora: le iscrizioni per partecipare al premio Musicultura 2017, e la relazione dall’inviato al festival Été Trad della Val d’Aosta. Per finire una scoppiettante edizione del Festival Musicale del Mediterraneo a Genova, di cui trasmetteremo tanti concerti su Lineatrad Television. Siamo in una fase di rivoluzione per quanto riguarda la nostra rivista, e ancor più per quanto riguarda la televisione, ma una indicazione ormai sembra chiara: abbiamo finito le risorse economiche (derivanti al 99,9% dal sottoscritto) e si cercano investitori o partner che siano in grado di finanziare il progetto con qualche biglietto da 50 euro... non di più. —27 27 Napoli MandolinOrchestra Gruppo spontaneo trallalero Oriana Civile - Giovanni Seneca —30 30 Maggie Balog —34 34 Carlo Aonzo Trio —28 28 Meritmirì - Viulàn Secondamarea —31 31 Red Season —35 35 Acoustic Strawbs 29 Affetti Sonori —32 32 Folkestra & Folkoro —38 38 Musicultura 2017 —29 CAMBIA UTENZA: PROSSIMAMENTE SARÀ VISIBILE SU Speriamo che qualche generoso appassionato di musica si faccia avanti, dopo cinque anni ininterrotti di nostra gestione “quasi familiare” di Lineatrad, per farci sopravvivere... d’altro canto testate giornalistiche ben più importanti e famose della nostra (vedi Trad Magazine) hanno ricorso alle sottoscrizioni per poter andare avanti. Non mi sento questo mese di fare previsioni più precise o più ottimistiche; aspetto dei segnali che mi facciano capire che il nostro lavoro è “sostenuto” economicamente, al di là dei soliti complimenti e incitamenti “a resistere”: benchè questi siano graditi, non risolvono granchè i nostri problemi economici. All’orizzonte questa volta abbiamo davvero una svolta: le nuove tecnologie daranno una spinta innovativa o affosseranno definitivamente l’editoria musicale (che non può automantenersi)? Vorremmo avere finalmente una risposta “utile”. Sarebbe davvero triste passare il prossimo Natale con un comunicato che annuncia l’abbandono dell’unica televisione dedicata alla musica folk esistente in Italia. Sono pronti tanti filmati da vedere su Lineatrad Television... Ricordiamo che il prossimo numero uscirà la seconda settimana di novembre e conterrà il resoconto di Ès-trad a Bourgoin-Jallieu, interviste a musicisti francesi, recensioni di lavori eccellenti, un resoconto della Fiera Womex di Santiago de Compostela, e le locandine dei prossimi festival. Ora non vi angoscio più con questi problemi e vi auguro buona lettura. ❖ www.lineatrad.com www.womex.com/virtual/lineatrad ANNO 5 - N. 51 Settembre-Ottobre 2016 via dei Giustiniani 6/1 - 16123 Genova Direttore Editoriale: Loris Böhm - [email protected] Consulente alla Direzione: Giovanni Floreani - [email protected] Responsabile Immagine e Marketing: Pietro Mendolia - [email protected] Responsabile Ufficio Stampa: Agostino Roncallo - [email protected] Hanno collaborato in questo numero: Agostino Roncallo, Enrico Deregibus, Maurizio Agamennone, Annamaria Parodi, Pubblicazione in formato esclusivamente digitale a distribuzione gratuita completamente priva di pubblicità. Esente da registrazione in Tribunale (Decreto legislativo n. 70/2003, articolo 7, comma 3) 51/2016 3 3 Cronaca ÉTÉ TRAD 2016: LA VIA DI ROBERTO TOMBESI Breve excursus su “In ‘sta via” (2016) di Roberto Tombesi e il percorso musicale dei Calicanto di Agostino Roncallo L’ album si apre con la suite di danze Valsivier di Goro 1’06’’, Scotis di Casini 2’41’,’ Menacò 4’30’’, Polca a 126 6’38”, provenienti dalle ricerche svolte da Roberto Tombesi con Guglielmo Pinna e Marina Dalla Valle a partire dalla metà degli anni ’80. L’insieme è molto bello a cominciare dal finale in crescendo della “Valsivier” fino alla coinvolgente esecuzione del “Menacò”, una danza di origine napoleonica impreziosita qui dalle incalzanti percussioni di Gigi Biolcati. Ma vorrei soffermarmi sulla “Polca a 126” conclusiva che faceva parte del repertorio del mandolinista bellunese Mauri Mezzacasa e, aggiungerei alle note del booklet, anche del chitarrista Vincenzo Paternoster. Il ricordo va al 1989, oltre un quarto di secolo fa, e a “Caliballo”, l’ultimo album che vede la presenza di Riccardo Sandini, scomparso poi in un incidente automobilistico e a cui va un ricordo affettuoso. Il violino di Riccardo caratterizzava in quel caso una versione della polca particolarmente pirotecnica con scatenati organetti di Barberia e un surreale basso tuba suonato in quel caso da Gianni Zamborlin. L’attuale versione di Roberto è molto più meditata e dettagliata nei suoni, sicuramente carica di suggestioni. I musicisti sono: Roberto Tombesi: organetto - Alessandro Tombesi: arpa tirolese, oboe - Gigi Biolcati: percussioni e batteria Giancarlo Tombesi: contrabbasso - Francesco Ganassin: clarinetto basso, clarinetto, sax contralto Gabriele Coltri: cornamusa - Andrea Da Cortà: banjo. 44 51/2016 Il nostro inviato Agostino Roncallo con Roberto Tombesi Seguono due mazurche, la Mazurca di Cencenighe 1’24’’ e la Mazurca minore 4’28’: la prima viene dalle Dolomiti mentre la seconda è stata raccolta sulle rive del Po ed eseguita nel 1986 in quel meraviglioso album dei Calicanto che è “Scano boa”. Roberto mi regalò quel disco, fresco di stampa, a Varazze in occasione di un concerto in Liguria; lo mettemmo sul piatto e ricordo come fui da subito colpito dalla “Mazurca minore”. In quell’album dedicato a quell’inesistente regione che è il Delta del Po c’erano anche Corrado Corradi e Massimo Fumagalli che da lì a poco avrebbe lasciato il gruppo per trasferirsi in Svizzera. Ma c’era anche Dario Marusic, istriano, suonatore di piva. Bei tempi ma, va detto, la versione attuale non fa certo rimpiangere quella di “Scano boa”, merito anche dell’arpa tirolese di Alessandro Tombesi e del clarino di Francesco Ganassin, davvero straordinari in questa esecuzione: Roberto Tombesi: organetto - Alessandro Tombesi: arpa tirolese - Gigi Biolcati: percussioni e batteria Giancarlo Tombesi: contrabbasso Francesco Ganassin: clarinetto. Incontriamo poi la Polesana 2’59” e Pairis di Lamon 5’18” che hanno fatto parte del repertorio dei Calicanto ed erano spesso eseguite nelle feste a ballo. La “Polesana” ci riporta al 1985 e a “Balé Salté Putele”, una cassetta audio (ma qualche copia era stata stampata su vinile) dedicata specificamente alla danza. La versione della Polesana era a quel tempo assai sobria, con la sola voce di Roberto Tombesi, accompagnata dal battito delle mani e dal violino che, in quel disco, era suonato da Nicoletta Sandi. Oggi gli arrangiamenti sono più complessi e la voce di Roberto canta “per terze” con quella di Claudia Ferronato: il risultato è sicuramente di grande impatto emotivo. Suonano questa composizione: Roberto Tombesi: organetto, voce - Claudia Ferronato: voce Alessandro Tombesi: arpa tirolese. La Tarantella agordina 3’37’’ è una danza in tre parti così chiamata dai suonatori delle valli agordine e documentata in occasione degli incontri dei suonatori dell’Agordino organizzati nelle estati del 1986 e del 1987. Fu lì che Roberto la ascoltò per la prima volta. Il pezzo fu poi provato dai Calicanto e inserito nel 2007 nel programma musicale che vedeva la collaborazione del gruppo con l’Orchestra Filarmonica Veneta. In questa versione l’organetto dialoga molto bene con il violino di Tommaso Luison. I musicisti sono: Roberto Tombesi: organetto - Tommaso Luison: violino - Gigi Biolcati: percussioni e batteria. Segue una suite di due pezzi che non hanno un precedente nella storia dei Calicanto. Un’antica marcia processionale è seguita da una delicata mazurca: Antica marcia gli sposi 2’41’’, Mazurca il voto 5’59’’. La marcia è stata ritrovata in Cadore una decina di anni fa mentre la mazurca è documentata nel volume “Le voci del popolo” di Antonio Berti e Teodoro Zacco (1842): musicalmente quest’ultima appare come una composizione dalla struttura interessante e varia, scandita da un giro di basso di Giancarlo Tombesi assai pronunciato. La stessa cosa non si può dire per la marcia degli sposi, che appare troppo consueta e ripetitiva: Roberto Tombesi: organetto - Gabriele Coltri: cornamusa - Alessandro Tombesi: arpa tirolese - Giancarlo Tombesi: contrabbasso - Francesco Ganassin: clarinetto basso, sax contralto. La Gajarda 3’17” ci riporta al primo e storico album dei Calicanto dal titolo “De là de l’acqua” del 1983 ma la ritroviamo anche in “Balé Salté Putele” (1985) e Cronaca in “Diese” (1992), oltre che negli spettacoli teatrali. In queste versioni spiccano la chitarra battente di Corrado Corradi e il flauto di Massimo Fumagalli. Nella versione attuale Roberto è protagonista di un’interpretazione all’organetto migliore per corpo e sfumature, non altrettanto si può dire per la batteria di Alessandro Arcolin, troppo scontata nel ritmo e un po’ invadente. Talvolta la sobrietà negli arrangiamenti permette la poesia che qui si perde. La versione più bella rimane quella del live del 2006 dove le percussioni erano suonate da Paolo Vidaich con una delicatezza di indicibile bellezza. I musicisti: Roberto Tombesi: organetto - Alessandro Tombesi: arpa tirolese, oboe - Francesco Ganassin: ocarina, clarinetto basso - Giancarlo Tombes : contrabbasso - Alessandro Arcolin: batteria. I Do Passi 1’39” (danza raccolta da Dario Marusic) ci riportano al 1989 e all’album “Caliballo”; rimangono impresse di quel brano la piva e le ocarine di Gabriele Coltri, nonché il salterio utilizzato da Riccardo Sandini. La stessa versione si ritrova nella compilation “Diese”. Successivamente nel 2006 il brano viene riproposto in “25 anni Calicanto” in una versione strutturata sull’originale che vede in evidenza la cornamusa proprio di Gabriele Coltri. Oggi, abbiamo il piacere di ascoltare la versione che Roberto ha eseguita per solo organetto. Troviamo invece i Sette Passi 3’18” (un canto a ballo conosciuto anche come “Cori Cori Bepi”) in “Balé Salté Putele”: la versione attuale è caratterizzata dalle due voci di Roberto e Claudia Ferronato che danno vita a un impasto davvero apprezzabile. Pive 2’50’’ / Valzer n° 39 5’11’, la prima è una danza a tre coppie che qui si collega a un valzer del Cadore. Di “Pive” troviamo una versione in “Caliballo” (1989), riproposta in “Diese” (1992) e poi rieseguita in “25 anni Calicanto” da Gabriele Coltri con accompagnamento di tamburello. In questa bella versione troviamo invece l’arpa, ottima, di Alessandro Tombesi. Tutto da ascoltare è anche il valzer a seguire accompagnato dal mandolino. Musicisti: Roberto Tombesi: organetto- Alessandro Tombesi: arpa tirolese - Giancarlo Tombesi: contrabbasso - Francesco Ganassin: clarinetto - Gabriele Coltri: cornamusa - Stefano Santangelo: mandolino. Arriviamo così alla Scotis “Gran Vechia” 4’05’’, una composizione dalla struttura complessa, ben eseguita e con un interessante finale di ocarine. Da rilevare un passaggio errato del violino che inciampa dopo 1’38”. Il brano è riemerso dai cassetti dei Calicanto dopo molti anni: 51/2016 5 5 Cronaca al suo arrangiamento stava infatti lavorando il violinista Riccardo Sandini poco prima dell’incidente in cui perse la vita. Roberto Tombesi: organetto - Tommaso Luison: violino Gigi Biolcati: percussioni e batteria - Francesco Ganassin: ocarine. Troviamo in “Caliballo” (1989) questo Bassanello 2’41”. All’epoca la registrazione aveva poca profondità e forse era un po’ ingenua (cavalli e pecore si allontanavano nel finale del brano) ma aveva anche alcune interessanti note aperte a fine strofa che oggi scompaiono. In compenso l’organetto di Roberto vibra oggi in tutte le sue sfumature, accompagnato dall’arpa di Alessandro che va a sostituire il salterio di un tempo. Sull’uso del clarinetto basso si può discutere, sicuramente la chiusura avrebbe potuto essere più sobria. Questo ballo veneto, proveniente dalla zona del lago di Santa Croce è comunque apprezzabile, prende il nome forse dalla città di Bassano o forse da uno strumento musicale a doppia ancia con il quale si suonava un tempo (ma allora qual era il nome originale di questo ballo?). Musicisti: Roberto Tombesi: organetto - Alessandro Tombesi: arpa tirolese - Francesco Ganassin: clarinetto basso. L’organetto, il tamburello, le voci di Roberto e Claudia Ferronato, caratterizzano queste particolarissime 66 51/2016 dell’area alpina: Pia 1’04’’ / Monferrina n° 20 2’07’’ / Manfrina di Carfon 3’05’’ / Manfrina dei Coce 4’12’’. Il tutto è riproposto in modo rigidamente tradizionale e lo si può capire, la “Manfrina dei Coce” ha inoltre una melodia apprezzabile ma la stessa cosa non si può dire per la ”Manfrina di Carfon”, francamente noiosa, sensazione accentuata dall’assenza di contrappunti e dall’uso di puro accompagnamento dello scacciapensieri. In tempi di “dittatura dei ballerini” sarebbe auspicabile recuperare la dignità dell’ascolto, altrimenti i musicisti riVilote lagunari 3’16”. Il confine schiano di trasformarsi in semplici tra villota e vilota è sempre molto esecutori. Musicisti in questo caso labile, generalmente si intende sono: Roberto Tombesi: organettoper VILLOTTA il genere di canto Alessandro Tombesi: arpa tirolese friulano a più voci, mentre per VI- - Gigi Biolcati: percussioni e batteLOTA il ballo veneto- istriano in 6/8 ria- Andrea Da Cortà: flauto di latta, (molto vicino a manfrina e furlana). banjo, scacciapensieri - Giancarlo Bello il risultato per quanto non pa- Tombesi: contrabbasso - Franceragonabile all’intensità delle “vilote sco Ganassin: ocarina, clarinetto. Ritorna la memoria dei Calicanto adriatiche” che ritroviamo tanto in con la suite Veneziana 1’06’’ / “Labirintomare” (2001) e in “25 Furlana di Adria 2’24’’ / Giga feranni Calicanto”. rarese 3’27’’. La “Giga ferrarese” Due quadriglie, danze che hanno compariva già nel primo album del origine nella country dance eurogruppo mentre troviamo la “Furlana pea, sono legate in questa occadi Adria” in “Scano boa” (1986): la sione: Quadriglia di Italo 2’09’’ / Quadriglia n° 13 4’42”. La prima giga di “De là de l’acqua” era eseha come fonte lo stesso padre di guita con violino, organetto e una Roberto Tombesi, la seconda è chitarra un po’ atipica, in ombra, stata invece raccolta nel polesine quasi fosse una registrazione amed è già stata eseguita dai Cali- bientale. Oggi Roberto esegue per canto in “Caliballo” e successiva- solo organetto e con grande sensimente in “Diese”; l’attuale versione bilità sia la giga che la furlana. Molto è sicuramente suggestiva e a ciò bella anche “La veneziana” cantata contribuisce, soprattutto nel finale, a due voci con Claudia Ferronato. L’album si conclude con quattro il banjo di Andrea Da Cortà, quella di “Caliballo” era a sua volta vivace balli dal cui ritrovamento era nata e possedeva un efficace giro si di l’idea di fondare l’Orchestra Popobasso per quanto oggi la qualità lare delle Dolomiti: Subiotto 2’25’’ della registrazione in studio segni / Balletti n° 1, 3’00’’ / Balletti n° la differenza. Musicisti: Roberto 2, 5’21’’ / Ratapatà 6’44”. Ed è Tombesi: organetto - Gigi Biolcati: davvero un bellissimo finale che percussioni e batteria - Alessandro conclude un lavoro davvero apTombesi: oboe, arpa tirolese - Gian- prezzabile, arricchito dalle fotocarlo Tombesi: contrabbasso - An- grafie di Carlo Buffa e dall’ottimo drea Da Cortà: banjo - Francesco lavoro in sala di registrazione svolto da Franz Fabiano. Il cd è distribuito Ganassin: clarinetto. Ecco poi una suite originale di balli da Felmay. ❖ Cronaca Blitz ad Ancona: partenariato last minute tra il festival Adriatico-Mediterraneo e Lineatrad ADRIATICO-MEDITERRANEO: LA CULTURA PASSA DA QUI di Loris Böhm S arebbe riduttivo riassumere questa decima edizione del festival Adriatico-Mediterraneo nell’evento finale: i fratelli Bennato che suonano finalmente insieme con i loro fedeli musicisti in un concerto epocale che difficilmente si ripeterà in futuro. Nell’assolata e pigra Ancona, loro hanno avuto la giusta apoteosi, immortalata integralmente dalla telecamera Lineatrad, ma andiamo con ordine: otto giorni consecutivi di eventi-conferenze-concerti-presentazioni, a dimostrazione che si tratta di un festival estremamente articolato e completo, non soltanto dedicato alla musica folk ma arte, cultura, impegno sociale. Sul numero di agosto Lineatrad avrete sicuramente percepito la quantità di eventi programmati dal direttore Giovanni Seneca, a cui va tutta la nostra ammirazione. Adriatico-Mediterraneo è di fatto concepita per accontentare tutte le esigenze, non esito a definirlo il folk festival più rappresentativo in Italia. Si avvale di un efficientissimo ufficio stampa esterno, con sede a Roma, Free Trade, che guarda caso si occupa anche del Porto Antico di Genova e del Suq festival (di cui eravamo partner nel 2014). L’organigramma “aziendale” è ricco e completo, gli spettatori devono far riferimento per info e prevendita biglietti alla società AMAT www.amatmarche.net. Naturalmente queste notizie si possono trovare anche sul loro sito web: www.adriaticomediterraneo.eu oppure chiamare l’infoline sul n. telefonico 3272150951. Siamo nel primo pomeriggio, iniziano le prove del suono per i fratelli Bennato Ritorniamo ai concerti, che sono quelli che ci interessano maggiormente; la vocazione è quella di accostare le tradizioni etniche delle coste del Mediterraneo, giusto per restare in tema, e il folk non è nemmeno l’unico genere musicale preso in esame... tuttavia gli altri generi proposti sono tutti legati in qualche modo alla tradizione, e questo a Lineatrad interessa molto. Quest’anno erano presenti in cartellone tante vecchie conoscenze Lineatrad... motivo in più per andarci, e così ho fatto, gli ultimi tre giorni, considerando che la settimana prima ero al festival di Civitella Alfedena. Grandi aspettative da parte mia, ma alla fine una soddisfazione che supera le previsioni. Gentilmente accompagnato da Giovanni Seneca, che ringrazio vivamente, ho avuto modo di assistere al concerto pomeridiano del gruppo Radicanto, che ha entusiasmato il pubblico all’Arco di Traiano con il suo tipico melange di culture mediterranee: una gradita conferma agli album prodotti e all’ultimo “Memorie di sale” che recensiamo su queste pagine. Dopo i bis, di corsa alla corte della Mole Vanvitelliana... ci aspettano i Mostar Sevdah Reunion per una esclusiva nazionale. Ci sarebbe da scrivere un libro su di loro, sull’inconfondibile canto sevdah di origine turco-bosniaca nel medioevo. Sono unici, e raramente escono dai confini della loro nazione, per cui è un appun- 51/2016 7 7 Cronaca I Radicanto accendono la serata tamento imperdibile. Un pubblico caldo e attento fa da cornice al suggestivo luogo, si percepisce la vibrazione che precede il concerto, sia da parte dei tecnici, degli organizzatori, e poi del pubblico. (La registrazione video integrale sarà trasmessa in esclusiva su Lineatrad Television prossimamente). Tutto procede alla perfezione. Lo staff lavora alla grande, l’amplificazione del suono è straordinaria, senza difetti di sorta... forse la migliore a cui abbia assistito in tanti anni di festival. In definitiva si tratta di uno dei migliori concerti cui ho assistito da sempre. La mattina successiva una divagazione per assistere, alla libreria Feltrinelli, alla presentazione di Andrea Angeli del suo libro “KabulRoma andata e ritorno...” con narrazione di tutte le vicissitudini di questo giornalista RAI nelle zone Mostar Sevdah Reunion in grande spolvero, la magìa della Bosnia a luci psichedeliche 88 51/2016 di guerra, Kosovo e Iraq in primis. Anche in questo caso un discreto pubblico nonostante la mattinata caldissima che invogliava i cittadini a recarsi sulla spiaggia. Il tardo pomeriggio avrei avuto un paio di appuntamenti interessanti con Marina Mulopulos e i suoi canti greci, e Zigà addirittura in concerto su un rimorchiatore con le danze del sud Italia e del Gargano, ma non ho saputo resistere ai preparativi per il concerto serale, clou di tutto il festival, ovvero l’esclusiva nazionale dell’attesa reunion di Eugenio ed Edoardo Bennato, finalmente insieme sul palco... ed ecco che dalle 15,30 in poi mi trovo a girovagare tra palco, mixer, staff tecnico e allestimenti coreografici. Se per i Mostar l’attesa era vibrante, per i Bennato l’attesa si fa spasmodica... si è sentita per tutta la giornata... le prove sul palco sono iniziate alle 15 circa, con Edoardo assai meticoloso nel registrare i suoni, provare i brani, sotto un sole implacabile. I tecnici del suono, esposti alla calura, hanno fatto un autentico miracolo in oltre cinque ore di meticoloso allestimento e collaudo. Eugenio è rimasto fino all’ultimo minuto insieme al gruppo a provare, mentre suo fratello ha abbandonato il palco un’ora prima per godersi un meritato riposo. L’inquietante ressa ai cancelli per il concerto dei Bennato Cronaca I Mostar Sevdah Reunion salutano un pubblico che non ha mai cessato di applaudire Il pubblico già alle 20 stava fremendo e spingendo le transenne... l’agitazione tra gli organizzatori e lo staff era evidente... qualcuno si lamentava dei turni di lavoro, nell’agitazione saltavano i collegamenti tra i volontari. Non era prevista una zona di ristoro, per cui salto la cena... una simpatica giovane volontaria mi offre una parte del suo pasto (confidandomi che in passato oltre a lavorare senza compenso non gli fornivano neanche un pasto) io le faccio i complimenti per la sua passione ma rifiuto il cibo... lei aveva lavorato e se lo meritava più di me. Sono consapevole che le spese organizzative sono tante e bisogna affidarsi al volontariato. Eravamo alle ore 21 e molti erano in “trance agonistica” intenti ad eliminare gli ultimi fischi del microfono... ormai mancavano pochi minuti all’apertura del varco, nei gazebo tutti gli inservienti avevano preso posizione, preoccupati e provati dal pomeriggio di preparativi, ma sorridenti. Finalmente Eugenio Bennato lasciava il palco e la gente poteva far ingresso per accedere ai propri posti numerati, con ordine, assistita anche dallo sguardo dei vigili del fuoco che presidiavano le zone più “calde”. Anche a me capaita di dismettere il ruolo di giornalista per intraprendere quella del volontario... ed ecco che coordino le operazioni. Allaccio contatti tra lo staff di Bennato e gli organizzatori, smisto il pubblico, rispondo alle domande più incredibili... tra le quali mi piace ricordare quella di due spettatori: “scusi, non troviamo i nostri posti numerati... non ci sono le sedie!!” Sbalordito controllo i biglietti, leggo la fila, okay, leggo il numero, e mi accorgo che le sedie (che sono sganciabili e asportabili) finiscono con il numero 28 mentre loro hanno il 29 e 30. Una coppia inossidabile In effetti la fila davanti arriva fino al 30. Morale: qualcuno si era portato via le loro sedie. Effettivamente esistevano anche posti in piedi... per cui qualcuno aveva fatto il furbo. Senza indugio telefono ad un organizzatore, che porta due sedie di vimini a rimpiazzare quelle mancanti, e il problema è risolto. Un altro spettatore si lamenta con me che un cavalletto di una telecamera dello staff di Bennato gli finisce davanti alla sedia... allora faccio da intermediario e risolvo... Tutto sommato è divertente essere scambiato per un addetto del festival: esperienza che fa squadra! Finito il viavai di gente che gremisce ogni angolo della corte, il concerto ha inizio alle 22... prima Eugenio Bennato con il suo gruppo, poi Edoardo Bennato con il suo gruppo, infine il momento atteso del concerto in coppia, alternando brani di uno e dell’altro. Tutto questo in mezzo a schermo gigante con proiezione di cartoni e filmati, effetti laser che fendono l’aria in ogni direzione, muro del suono di una qualità fantascientifica dal primo all’ultimo minuto, pubblico estasiato e tecnici stremati... ad un certo punto i due salutano il pubblico e abbandonano il palco... per oltre dieci minuti si alza un boato di applausi e cori per richiedere il bis... ma niente da fare. Gran parte del pubblico resta fermo nella vana attesa dei fratelli, poi lentamente guadagna l’uscita. Sono sorpreso, anch’io mi aspettavo almeno un bis, istintivamente guardo l’orologio e mi accorgo che sono quasi le due di notte, capisco tutto: solo Bruce Springsteen è capace di suonare quasi quattro ore per il suo pubblico! Torno in albergo, stravolto e felice, esattamente come la moltitudine di spettatori che hanno avuto l’onore e la fortuna di assistere ad un concerto storico. ❖ 51/2016 9 9 Cronaca CIVITELLA È DAVVERO LA PIÙ BELLA 16a edizione del folkfestival nell’incanto di una delle più suggestive cittadine del Parco Nazionale d’Abruzzo di Loris Böhm N on si può restare indifferenti alla prorompente natura che circonda Civitella Alfedena. Ti avvolge, ti ammalia... il sole ti cucina di giorno e il refrigerio ti tempra la notte. Ogni angolo del paese è fonte di sorpresa e tentazione, prevalentemente gastronomica, ogni stradina si perde in un sentiero nel bosco del Parco Nazionale. Certo non è dietro l’angolo, Civitella, ma il viaggio è già una escursione nella natura; se poi ci si vuole andare durante il folkfestival, gite e concerti si mescolano per realizzare un soggiorno ideale. Ci tenevamo, dopo alcuni anni di partenariato, a visitare il sito. Certo sono tanti i festival cui concediamo il partenariato, ma quest’anno c’è voglia di Civitella. La cornice del Parco Nazionale fa da sfondo alla prestazione artistica dei Bashkim Nell’ambito di “Le parole del festival” presentazione del libro “Affetti sonori”... a me la parola! 1010 51/2016 Un motivo sicuramente è il Premio Lineatrad 2016; Roberto Tombesi ha ritirato il trofeo prima del suo concerto, visibilmente commosso, ma non è stato certamente il primo episodio importante del festival, anzi. Si inizia con un’altra premiazione, quella del concorso VerdiNote promosso dal direttore Marco Delfino, nella meravigliosa cornice del parco in località Camosciara, raggiungibile con navetta-bus e sentiero, protagonisti i calabresi Bashkim che poi nel pomeriggio assolato hanno eseguito brani del loro repertorio con grande abilità e vigore. In serata l’attesa celebrazione-presentazione del quindicinale del festival, con un libro antologico “Affetti sonori” assai bello che racchiude al suo interno Cronaca Josefina Paulson spiega l’uso della nickelarpa Ciuma Fina in azione... un sodalizio per magiche sonorità un disco con ben 42 brani in mp3 delle edizioni passate. Il volume è a tiratura limitata per cui chi fosse interessato all’acquisto deve affrettarsi a richiederlo all’Associazione Mantice di Marco Delfino. Come dicevamo la serata ha offerto la proiezione video dei momenti più elettrizzanti della storia del folkfestival, proiezione che verrà replicata su Lineatrad Television prima di Natale. Il secondo giorno i laziali Contro Corente danno un buon esempio di canti tradizionali romaneschi piccanti e un po’ sfacciati, con uno Una scatenata Orchestra Bailam trascina letteralmente il pubblico con ritmi liguri-ottomani Roberto Tombesi Trio strumentario ben assortito, tipico di quella regione. Il terzo giorno abbiamo subito uno stage di nickelarpa con la simpatica svedese Josefina Paulson, e in serata la ritroviamo in duo con Stefano Delvecchio col nome Ciuma Fina. Superbe armonie della tradizione emiliana all’organetto si mescolano con la tradizione della nickelarpa svedese per dare vita ad un caleidoscopio di suoni. La mattina successiva Josefina (che alloggiava nella stanza accanto alla nostra) è preoccupata per le notizie che sono arrivate dalla Svezia. Noi ci eravamo appena alzati e facevamo colazione... Stefano dice di accendere la televi- 51/2016 11 11 Cronaca Alessandra Ravizza (premio Lineatrad 2015 come Duo Rebis) canta nell’Orchestra Bailam... sione perchè nelle Marche, a poca distanza da noi, si è verificato un terrificante terremoto: era il famigerato 24 agosto, e stentavamo a credere a quello che vedevamo alla tv. Noi dormivamo profondamente ma il resto di Civitella ha sentito la scossa sismica. Tutta la mattina non siamo riusciti a distogliere lo sguardo da quel monitor che diffondeva immagini di morte e desolazione a pochi chilometri da noi. Quella sera è stata la più seguita dagli appassionati. Nel teatro non ci stava più neanche una persona, in piedi. L’importanza dei concerti in cartellone unita alla voglia della popolazione di distrarsi dalle disgrazie aveva procurato l’afflusso record, che ha causato qualche problema di sicurezza agli organizzatori. Prima dei concerti il sindaco di Civitella annuncia che saranno mandati aiuti umanitari alla popolazione colpita. Fa eco Marco Delfino che annuncia che una parte di incasso del folkfestival sarà erogato per il terremoto, oltretutto due giorni dopo c’era in programma uno stage di Saltarello di Amatrice con Alessandro Calabrese e Cristina Falasca, che provengono proprio da quella zona colpita, e che non hanno rinunciato a partecipare al festival nonostante la tragedia che li ha colpiti. Siamo tutti commossi. La serata prosegue con la premiazione Lineatrad a Roberto Tombesi, che presenta il suo ultimo album in trio, e infine con il 1212 51/2016 ... foto ricordo della famiglia Tombesi con la famiglia Delfino in occasione della premiazione Lineatrad concerto dell’Orchestra Bailam, in mezzo ad un pubblico entusiasta. Sono straordinari, con il loro spettacolo Taverne, Caffè Aman e Tekes hanno veramente raggiunto il top della produzione. Resterà nei miei ricordi una serata indimenticabile, per tutte queste forti emozioni che si sono accavallate. L’ultimo giorno di mia permanenza al festival ha visto la pre- senza della numerosa Orchestra delle Dolomiti, praticamente al completo, a riempire il palco con la partecipazione della famiglia Tombesi. Grande performance la loro, con le tradizioni alpine sugli scudi. Abbiamo perso gli ultimi due giorni di festival, ma ci siamo portati dietro la promessa di ritornare al più presto a rivedere questo festival e ritrovare i vecchi amici. ❖ Orchestra delle Dolomiti, ramazza, e in primo piano Tombesi passa col tamburo... Cronaca TRADIZIONI MULTIETNICHE MEDITERRANEE di Loris Böhm O rgogliosi di essere mediapartner di un festival che celebra venticinque anni di onorata carriera, un festival che personalmente ho seguito dall’inizio e che da qualche anno con Lineatrad cerco di dare la massima visibilità. Doverosa prefazione di questa memorabile edizione: un quarto di secolo in trincea, a proporre il meglio che il bacino mediterraneo produce a livello musicale... questo è l’associazione Echo Art. Nonostante che ultimamente problemi burocratici sui visti d’ingresso in Italia abbiano costretto ad annullare concerti (l’anno scorso) o trovare soluzioni di ripiego come quest’anno per Ahmad Alkhatib & Broucar, che si sono esibiti in formazione ridotta, insieme ai bravissimi Michele Ferrari e Mirna Kassis a completare l’organico. Così recita l’ufficio stampa del festival: Ideato e prodotto dall’Associazione Echo Art e curato da Davide Ferrari, direttore artistico, il Festival Musicale del Mediterraneo vanta il patrocinio dell’UNESCO, come maggior sostenitore la Compagnia di San Paolo attraverso il Bando Performing Arts, Regione Liguria, Comune di Genova, Coop Liguria, Fondazione Palazzo Ducale, Camera di Commercio di Genova e Tasco. In collaborazione con Il Celso – Istituto di Studi Orientali e Castello d’Albertis. Media Partner Lineatrad. Nonostante la indiscussa fama che ha acquisito questo festival negli anni, autentico fiore all’occhiello della programmazione culturale genovese e ligure, ogni anno Al Forte Begato The Henry Girls con ospite Tran Quang Hai, il maestro di Stratos nel canto armonico deve fare i conti con la carenza di risorse economiche derivanti dagli sponsors sostenitori (noi purtroppo non avendo entrate non possiamo avere uscite). I limiti imposti dalle risorse finanziarie, come succede nella stragrande maggioranza di folkfestival italiani, non pregiudica la loro programmazione di eventi più di tanto. Echo Art sono anche esperti funamboli e prestigiatori, per cui la qualità degli artisti programmati è di primo livello. Personalmente non sono molto convinto della scelta di abbandonare Piazza delle Feste del Porto Antico, che garantiva uno spazio coperto considerevole per il pubblico e un’acustica eccellente, per finire nei cortili dei palazzi storici random, gli spazi sono inferiori, si possono utilizzare massimo un centinaio di sedie e l’acustica è davvero pessima, piena di echi e riverberi. Assai meglio la scelta del castello d’Albertis, ottimale quella del Forte Begato, benchè all’aperto e decentrata, sicuramente è assai suggestiva e panoramica, inoltre ha uno spazio vastissimo a disposizione, sia per il pubblico che per eventi collaterali. Comunque il festival inizia nel pomeriggio del 1° settembre con un’anticipazione itinerante nel centro storico della salentina Famiglia Giannuzzi, con il suo spettacolo di pizzica e taranta. In serata a Palazzo Tursi ecco Madou Zon Family, un ensemble di artisti provenienti dal Burkina Faso, che fin da giovanissimi si esibiscono insieme. Un concerto pieno di ritmo, vocalità e vorticose danze 51/2016 13 13 Cronaca Al Forte Begato Famiglia Parisi alias Kyoshindo con la potenza “muscolare” del tamburo taiko Trio Chemirani Bisserov Family 1414 51/2016 acrobatiche, con l’utilizzo di strumenti della tradizione centroafricana, come il balafon (uno xilofono con zucche), le percussioni doum doum, il più conosciuto djembè e lo n’goni, cordofono centroafricano. I sei artisti presentano composizioni originali, basate su temi tradizionali Bambara tipici di Burkina Faso e Mali, appresi fin da piccoli secondo una tradizione trasmessa di padre in figlio. Il 2 settembre al Castello d’Albertis ritorna la pizzica salentina della Famiglia Giannuzzi e le sperimentazioni di didjeridoo e canto armonico della Overtones Family, produzione originale del Festival con artisti da Italia, Francia e Vietnam. Il 3 settembre nel Salone del Maggior Consiglio di Palazzo Ducale l’esibizione di Roger Eno, fratello di Brian Eno e affermato compositore di musica ambient; domenica 4 settembre a Forte Begato abbiamo avuto la festa pomeridiana per famiglie con i concerti della Famiglia Parisi, famiglia ligure che si dedica alla pratica giapponese del tamburo taiko, i genovesi Giona’s Brothers e le tre sorelle irlandesi The Henry Girls, a metà tra tradizione folk e melodie pop. Per raggiungere il forte è stato attivato un servizio navetta gratuito da Granarolo e Righi. Il 6 settembre abbiamo avuto a Palazzo Tursi la doppia esibizione del Fadda Family Rhythm e Filippo Gambetta Group, ahimè senza papà Beppe, in tournèe americana. Una serata un po’ genovese, ma carica di qualità, di estro e tecnica strumenale. Il 7 nel cortile di Palazzo Bianco, all’aperto, ecco il Trio Chemirani dall’Iran, con il classico zarb e le percussioni orientali per un percorso ritmico scandito dalle percussioni, sicuramente suggestivo ma anche riservato ad un pubblico di appassionati (personalmente un concerto di sole percussioni lo ritengo un po’ pesante), comunque tanto entusiasmo del foltissimo Cronaca Michele Ferrari e Ahmad Alkhatib pubblico che ha riempito ogni spazio disponibile. All’inizio del concerto lo stesso direttore artistico Davide Ferrari si è lasciato scappare l’affermazione che andranno avanti nella ventiseiesima edizione solo per il successo di pubblico che hanno ottenuto, superiore ad ogni aspettativa, considerando le misere finanze a disposizione. Comunque è dai tempi del ventennale che sentiamo la velata minaccia di abbandono da parte di Davide, che poi per fortuna non concretizza. L’8 settembre è la volta delle celebri Bisserov Family, una parte dello spettacolo “I misteri delle voci bulgare”, che come al solito impietriscono il pubblico con gli intrecci vocali, davvero splendide. Al termine dello spettacolo ci intratteniamo con loro per ricordare i vecchi tempi, negli anni ‘80, quando sono andato in Bulgaria a scoprire le tradizioni vocali al festival di Burgas (prima ancora che diventassero popolari in Italia per opera di Peter Gabriel!). Un caloroso “arrivederci” per terminare la serata. Il 9 settembre Juan Carmona Group, a Palazzo Ducale, per un concerto basato sulla chitarra, con un tributo a Paco de Lucia, di cui è considerato erede. la chitarra flamenca è un altro genere del quale non si può restare indifferenti: o si ama o si odia. A giudicare dal pub- Ancora Ahmad Alkhatib blico presente in sala direi che fondamentalmente si ama. Il 10 settembre sarebbe la volta di Ahmad Alkhatib & Broucar se non fosse per i problemi frontalieri di cui abbiamo accennato... Ahmad Alkhatib ha comunque eseguito le sue danze dervisce, accompagnato dal sottofondo sonoro dei due sostituti Ferrari e Kassis. Biglietto d’ingresso scontato grazie alla premura degli organizzatori che hanno voluto “risarcire” il pubblico della defezione. Comunque ottimo spettacolo. La giornata conclusiva di domenica 11 di nuovo a Palazzo Tursi con i Tenores di Santa Sarbana di Silanus, a rappresentare la Sardegna. Forse in questa occasione “vocale” l’acustica pessima di Palazzo Tursi ha dato il meglio (ovvero il peggio) di se stesso. La fatiscente amplificazione sonora non ha contribuito a migliorare la resa, ma pazienza, ci siamo divertiti lo stesso, e siamo sempre più convinti che il festival deve continuare a dare lustro alla città di Genova... sarebbe una perdita inestimabile se dovesse cessare di esistere per mancanza di fondi. Non vogliamo neanche pensarci! Lineatrad Television ha ripreso gran parte del festival, e verrà proposto nel palinsesto quanto prima. ❖ I Tenores di Santa Sarbana 51/2016 15 15 Argomenti DECALAMUS: RITORNO ALLE ORIGINI di Maurizio Agamennone L a Val di Comino, territorio originario di radicamento culturale per il large ensemble vocalestrumentale DeCalamus, è una terra di persone, famiglie e gruppi che si sono messi costantemente in movimento, sciamando in Europa e nel mondo: artigiani, esperti della ristorazione e dell’ospitalità, con esiti innovativi e di successo, i cui nomi qui non si citano (troppo spazio sarebbe necessario). Pure, è una terra di musicisti: alcuni di coloro che ne sono partiti sono stati suonatori itineranti, al servizio di pratiche devozionali diffusissime in ambiente cristiano, alimentate con gli “attrezzi” tipici di questo fare: zampogne, pifferi, tamburi, fisarmoniche, chitarre. Ancora, con esiti considerevoli: non pochi ne hanno tratto il proprio reddito e le proprie case, costruite dopo il ritorno. Zampogne e pifferi, quindi, sono gli oggetti “mitici” di queste pratiche: hanno lasciato una profonda traccia memoriale che ha prodotto multiformi istanze di patrimonializzazione (musei e festival tematici, scuole, ecc.) e alimentato 1616 51/2016 profondamente l’immaginazione e gli interessi dei musicisti di oggi, non più impegnati in processi rituali o cerimoniali ma sempre più attivi nello spettacolo dal vivo, con proposte autoriali che a quelle memorie attingono con affetto, continuità e originalità. Il CD DeCalamus costituisce un’interessante e vivace testimonianza di questi sentimenti e intenzioni, in quell’area di esperienze e produzioni musicali che oggi si tende ad ascrivere alla cosiddetta “musica etnica” o al movimento “neo-folk”. L’istanza della “nostalgia” affettuosa (non rimpianto) verso figure sociali ed esperienze del passato– piuttosto frequente in chi guarda al remoto mondo contadino e pre-industriale come serbatoio di temi narrativi e poetici–emerge in numerose canzoni: attraverso la rievocazione di operatori tipici di società a bassa obsolescenza (in questo caso “Gli Arretine”, vale a dire l’arrotino, in altri il venditore ambulante o il raccoglitore di materiali vecchi, oppure il carrettiere, ecc), nel richiamo di feste e balli stagionali (“Danza dell’albero di Maggio”), o nel curioso e divertente catalogo di malanni che affligge l’incauto protagonista di “L’Aseateca di Alvito”. Pure rilevante risulta la citazione del lavoro contadino: molto emozionante è la canzone qui intitolata “Donna” (“So stat’a lavora’ Montesicuro”) che riprende un testo accolto nella Tuscia, ed entrato nella consapevolezza diffusa dopo l’epico spettacolo “Ci ragiono e canto” diretto da Dario Fo nel 1966; si tratta di una delle più belle canzoni de- Argomenti dicate all’esperienza della migrazione stagionale dei braccianti nei territori di marca dei vecchi stati del Papa, spesso afflitti da rischi di contagio malarico e teatro di sfruttamento feroce della mano d’opera stagionale: appassionata e ben condotta vi appare la parte vocale femminile, soprattutto nei suoni tenuti, tesi e fissi (senza vibrato e ornamentazioni di sorta). Eloquente è la citazione della tarantella di Montemarano (località dell’Irpinia, con un dispositivo carnevalesco tra i più elaborati e indagati): un ballo molto amato dai musicisti “neo-folk”–divenuto quasi uno “standard” con cui si misurano in tanti–e già presente nella prima esperienza di “folk music revival”, nei sessanta e settanta del secolo scorso. Molto efficaci sono tutte le danze strumentali (ballarelle [locale denominazione del saltarello] e polke) affidate a zampogne e ciaramelle come strumenti principali, in cui si riconosce la traccia identitaria più profonda: un repertorio “auratico”, irresistibile per i musicisti del gruppo, anche per la prossimità con le fonti originali (memorie e strumenti dei suonatori locali, narrazioni e storie familiari, ecc.). Così è per il “canto alla zampogna”, una pratica antica anch’essa–e pure connotata da nobiltà e bellezza primarie (qualcuno preferirebbe: elementari)–, che resta ancora struggente nella ripresa “neo-folk”: una prima testimonianza dei versi cantati si ha nelle ricerche di Luigi Colacicchi condotte negli anni venti e trenta del secolo scorso, in tutta la Ciociaria, e pure vi ricorre il Monte Meta (“la Meta”), presenza incombente nel paesaggio. Un tratto di particolare interesse, in tutto il CD, si rileva nella accuratezza della orchestrazione, che rileva profili di particolare esuberanza nelle parti del flauto (e ottavino), ma anche nell’organetto, soprattutto negli episodi più serrati di ballo, e ampia mutevolezza all’interno dei processi di lunga iterazione, ancora nei balli e stornelli (con effetti di corde doppie nel contrabbasso, non così frequenti nella orchestrazione “neo-folk”, frasi diverse disposte in affiancamento parallelo e in contrappunto, percussione efficace e compatta, timbricamente molto pertinente). Una “scrittura” compatta e coerente, per niente retorica, quella proposta in disco da DeCalamus, che credo sia capace di proporsi con la medesima efficacia anche nel “live” del concerto, in piazza e in teatro. ❖ 51/2016 17 17 Argomenti ASSOCIAZIONE CULTURALE “CALAMUS” Comunicato Stampa L’ Associazione Culturale “Calamus” nasce nel 1994 con lo scopo di favorire la rinascita e riscoperta della zampogna nella Valle di Comino, vasta area situata tra gli Appennini al confine tra Lazio, Abruzzo e Molise. Nel corso della sua ventennale attività, l’associazione ha dato vita a numerose iniziative volte al valorizzare questo antico strumento ad ance, con incontri di studio, convegni, concerti, ricerche sul campo, ed in parallelo ha patrocinato ed incentivato numerosi progetti riguardanti la raccolta e la conservazione di testimonianze storiche, artistiche e musicali legate all’Appennino Ciociaro. Nell’ottica della valorizzazione a tutto tondo della zampogna, grande attenzione è stata riposta anche verso il recupero delle antiche tecniche costruttive, coinvolgendo gli artigiani locali al fine di istruire e formare nuovi giovani costruttori. In seno all’associazione “Calamus” sono nati il Centro Studi e Ricerche “At Calamus”, quale organo scientifico del sodalizio, l’ensemble di musica tradizionale “DeCalamus”, il quartetto “Anciaré” ed il gruppo di danza popolare “Cominia Gens” per la ricerca, la divulgazione e la conservazione del patrimonio coreutico della Valle di Comino. Le attività dell’Associazione Prezioso laboratorio di cultura locale, l’associazione “Calamus”, a partire dal 1998, si è fatta promotrice del Festival “Cominia Etnica”, rassegna diventata un punto 1818 51/2016 di riferimento per la promozione culturale del territorio della Valle di Comino. Sempre nel 1998, l’associazione “Calamus” ha organizzato la preconferenza Europea sull’emigrazione a Parigi, in collaborazione con la Regione Lazio e il Comune di Sant’Elia F.R., mentre l’anno successivo ha ricevuto il I Premo “Salomone - Pitrè” Città di Palermo sezione “Tradizioni popolari” per il libro “Canti e culti della Valle di Comino”. Nel 2001 il comitato italiano dell’UNICEF ha conferito il proprio patrocinio per l’impegno profuso dall’Associazione “Calamus” a favore della prima infanzia con la raccolta fondi per un’autoambulanza neonatale. Nel novembre dello stesso anno, i musicisti dell’associazione hanno tenuto una serie di seminari, concerti e mostre con i strumenti musicali tradizionali della Ciociaria, presso scuole, club e radio nazionali dell’Australia, con la collaborazione della Regione Campania e della commissione Multiculturale del Sud Australia. Il 2002 è l’anno di un importante riconoscimento per l’Associazione che riceve il Premio “Tiglio D’oro” città di Fragneto Manforte (Bn). Nel 2003 il sodalizio laziale ha dato vita al “Cominia Professional Training”, Centro di Formazione Professionale, accreditato presso la Regione Lazio per la Formazione Continua e Superiore, ed ha organizzato, per conto della Provincia di Frosinone, vari concerti e mostre in Belgio, nell’ambito di uno scambio culturale e commerciale. Nel maggio del 2004, l’associazione ha organizzato uno scambio culturale/commerciale tra lo Stato del Quebec (Canada), la Regione lazio, la provincia di Frosinone e gli Istituti alberghieri d’Amatrice (RI), Cassino (FR) e la scuola di Ecole Hotelire di Montreal. Nell’ottobre dello stesso anno, per conto dell’APT di Rieti, l’associazione ha organizza vari concerti e mostre nell’ambito del Travel Trade Italia 05 a Rimini, con l’obiettivo di far conoscere ai vari operatori turistici di tutto il mondo, le ricchezze delle Province della Regione Lazio. Nell’agosto del 2007, il sodalizio ha promosso il convegno “Le montagne della Val Comino tra passato e futuro” in collaborazione con la Regione Lazio, e contribuito nel dicembre dello stesso anno alla donazione, insieme al comitato “il Nido”, di un’autoambulanza per il primo soccorso ed emergenza neonatale all’ospedale pediatrico Bambino Gesù. Nel 2008, l’Associazione “Calamus” è nuovamente protagonista di un importante iniziativa internazionale, con l’organizzazione della manifestazione “La Ciociaria incontra il Canada”, in collaborazione con l’Assessorato all’Emigrazione della Regione Lazio, la Provincia di Frosinone, il Comune di Picinisco, le Federazioni di Emi- Argomenti grati di Montreal, Toronto, Windsor e l’Ambasciata e Consolato Italiani in Canada. DeCalamus Attivo da oltre un decennio, De Calamus è un large ensemble composto da nove musicisti, dal diverso quanto ricco background musicale, accomunati dal desiderio di riscoprire, tutelare e valorizzare le tradizioni musicali della Valle di Comino, legate all’uso della zampogna e dell’organetto da parte dei tanti suonatori itineranti, che attraversavano questa splendida vallata, situata al confine tra Lazio, Abruzzo e Molise. A caratterizzare l’approccio musicale del gruppo è la rigorosa attività di ricerca svolta sul campo e sulle fonti tradizionali, unita all’utilizzo di strumenti tradizionali quali zampogna, ciaramella, organetto, ocarina, chitarra battente, fisarmonica, flauti pastorali, tamburi a cornice, a cui si unisce una particolare cura per le voci, con la presenza di ben tre cantanti nella formazione. Il repertorio spazia dai canti legati ai cicli liturgici come le novene e le pastorali, ai balli campestri, fino a toccare le serenate e canti d’amore, componendo un ideale viaggio sonoro tra passato, presente e futuro alla scoperta dell’immenso patrimonio di storie, suoni e melodie della Valle di Comino. Nel corso degli anni tante sono state le manifestazioni, i festival e le rassegne nazionali ed internazionali a cui i DeCalamus hanno preso parte, e tra queste vanno ricordate la partecipazione al Concerto di Capodanno in Piazza San Pietro a Roma al fianco di Claudio Baglioni nel 1999, l’esibizione su invito di Carlo Petrini al Festival “Terra Madre” di Slow Food a Torino nel 2008, il concerto tenuto il 7 dicembre 2013 a Strasburgo (Francia) nella chiesa dei Domenicani su invito del Comune di Strasburgo e l’Istituto Italiano di Cultura, e la partecipazione al FIMU, il festival universitario più grande d’Europa a Belfort (Francia) dal 6 al 9 giugno 2014. Tanti sono anche i riconoscimenti ricevuti dal gruppo a partire dal Primo Premio alla Rassegna Internazionale “Ancia Libera” di Ancona nel 1999, il Premio “Centre Artesà Tradicionarius” con menzione “cercare e ricercare” nell’edizione 2010 del festival “La Marca Eurofolk” che li ha condotti l’anno successivo ad esibirsi a Barcellona (Spagna), il “Suonare a Folkest 2012 - Premio Alberto Cesa” nel 2012 e grazie al quale si esibiscono il 26 luglio dello stesso anno a Spilimbergo (Ud), ed il premio “C. Perilli” nell’ambito del festival Internazionale della Zampogna di Acquafondata nel 2012. Attualmente l’ensemble DeCalamus è impegnato nelle fasi finali della realizzazione del suo disco di debutto, in uscita nella primavera del 2016. Voci: Maura Amata, Serena Pagnani Fisarmonica e Zampogna a chiave: Marc Iaconelli Zampogna Zoppa, Ciaramella e Voce: Massimo Antonelli Organetto: Francesco Loffredi Flauto e Ottavino: Luca Lombardi Percussioni: Laura Fabriani – Francesco Manna Contrabasso: Carlo Sabellico Anciaré Il Quartetto Anciarè, nasce in seno all’Associazione Culturale “Calamus” con lo scopo di riproporre i brani tradizionali legati al repertorio liturgico natalizio, in costume tradizionale ciociaro. Il repertorio raccoglie le melodie tradizionali legate al tempo dell’Avvento dalle Novene alle Ninna Nanne, senza dimenticare i saltarelli e le melodie tradizionali dell’area Ciociara. Nel corso degli anni, tante sono state le occasioni in cui Anciaré si è esibito dal vivo tra feste popolari, rappresentazioni religiose e presepi viventi. In particolare, il quartetto si è esibito nel 2012 presso la Sala Nervi di Città del Vaticano, dinanzi a Sua Santità Papa Benedetto XVI, ed a dicembre dello stesso anno, ha aperto il Gran Concerto di Na- tale nella chiesa di San Giovanni in Laterano a Roma diretto da Mons. Marco Fisina. Corpo di Danza Popolare Cominia Gens Cominia Gens è un gruppo di ballerini professionisti, composto da un organico di sedici danzatori, specializzato nelle forme coreutiche tradizionali della Valle di Comino, con alle spalle una lunga esperienza in Italia ed all’estero. Scrive la demo-antropologa Annalisa Copiz: “Le danze popolari in genere, ed in particolare quelle della nostra regione, traggono la loro origine soprattutto dalle consuetudini e dai ritmi legati ai lavori stagionali, oppure dalle tradizionali feste di paese. I Cominia Gens, essendo riusciti ad interiorizzare l’insieme dei comportamenti musicali di tale cultura, hanno acquisito le capacità percettive e di elaborazione estetica necessarie per comprendere, problematizzare e riproporre un siffatto e variegato ambiente sonoro, caratterizzato da un’impronta “coloristico-motoria” elettiva. Tutte le esibizioni del gruppo sono accompagnate dalla musica di otto strumentisti che si avvalgono esclusivamente di strumenti tradizionali come zampogna, ciaramella, organetto, fisarmonica, tamburo a cornice, ocarina, ciufalitto (flauto popolare), mandolino, chitarra battente ed contrabbasso. Le musiche proposte, sono il risultato di un rigoroso percorso di ricerca etnomusicologico condotto dall’oboista Orlando D’Achille, docente presso il Conservatorio di Musica “L. Refice” di Frosinone e dai ricercatori e suonatori di zampogna, ciaramella e fisarmonica Massimo Antonelli e Marc Iaconelli. A curare il lavoro di elaborazione strumentale e di scrittura degli arrangiamenti è il compositore e organista Fabio Agostino, docente presso il conservatorio di Musica “G. B. Pergolesi” di Fermo (AN). 51/2016 19 19 Centro Studi e Ricerche “At Calamus” Organo scientifico dell’Associazione Culturale “Calmus”, il Centro Studi e Ricerche “At Calamus” raccoglie studiosi, docenti, ricercatori e musicisti, e si compone di due sezioni, la prima dedicata alla ricerca etno-musicale e alla sperimentazione e la seconda allo studio etno-demo-antropologico. Tante sono state le attività promosse, negli anni, dal Centro Studi e Ricerche, e tra esse va certamente menzionato il ciclo di lezioniconcerto tenuti presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” di Roma tra il 1999 e il 2000. In parallelo, il Centro ha realizzato nel 1999 il volume “Canti e Culti della Valle di Comino” al quale è stato assegnato il I Premio “Salomone - Pitrè” Città di Palermo Sezione “Tradizioni popolari”, il documentario “La Valle delle Zampogne” nel 2006 e il disco “Cominia Gens” nel 2006, nel quale è raccolto il risultato di una ricerca sulla danze popolare Cominense. L’Artigianato Il cantiere sonoro delle zampogne Nell’ambito delle tante attività tese alla valorizzazione e la riscoperta della zampogna, l’Associazione “Calamus” ha riposto grande attenzione anche verso le antiche tecniche costruttive, stimolando e coinvolgendo gli artigiani locali ad istruire e formare nuovi giovani costruttori. In questo contesto si inserisce l’attività di Simone Marini, giovane costruttore nato e cresciuto a Villa Latina, culla della zampogna, dove di generazione in generazione si tramanda l’antica arte costruttiva di questo strumento. Appassionato di musica e suonatore di chitarra e sax baritono, si è avvicinato a questo strumento, rapito dal suo suono ancestrale e mi- 2020 51/2016 Argomenti sterioso, pur non avendo mai avuto una zampogna in casa. Forte della sua preparazione musicale e dei preziosi consigli tanto dell’anziano costruttore del paese Mario D’Agostino, scomparso nel 2004, e di Alfonso Cervi di Picinisco, pian piano al tornio ha perfezionato il metodo di costruzione tipico della Valle di Comino, arrivando a realizzare tutti i tipi di zampogne Ciociare a chiave e zoppa e anche le locali ciaramelle. ❖ Linea Calamus Gli Artigiani dell’Associazione Internazionale “Calamus” realizzano ciocie, sandali, strumenti musicali, e targhe. Chiunque sia interessato e vuole avere informazioni e costi, può contattare l’Associazione all’indirizzo [email protected] Argomenti “Forum sul giornalismo musicale”, Faenza, #NuovoMei2016 CARTA STAMPATA, WEB E ALTRI MEDIA: AFFINITÀ E DIVERGENZE di Enrico Deregibus CARTELLO PROGETTO “CITA” La comunicazione giornalistica contemporanea utilizza modalità e tempi diversi che hanno come obiettivo prioritario la ricerca del maggior numero di lettori, non necessariamente attraverso la qualità dell’informazione. Se dovessimo attenerci a ciò che l’ordine professionale definisce come attività giornalistica, in alcuni casi non si tratta propriamente di “giornalismo”. Tuttavia i nuovi media digitali utilizzano pesantemente i contributi di “addetti alla comunicazione” non iscritti all’albo (e soprattutto non in-formati sulle loro responsabilità) che hanno però un’audience significativa. Di fronte a questa complessità, non ha alcun senso giudicare quale sia il media migliore in ambito musicale. Data per scontata la conoscenza della materia (la musica) pur dalle differenti ottiche di approccio, per un “professionista della comunicazione” è oggi importante approfondire la conoscenza di tutti i media attuali. L’obiettivo è quello di ricominciare a parlare di musica avendo la consapevolezza del proprio ruolo ed evitando di ricadere nelle logiche di informazione omologata o peggio ancora dettata dal mercato. Il primo passo è quello di stabilire i paletti di un’informazione corretta dal punto di vista comportamentale, quella che si potrebbe definire “deontologia”, ma che attiene al buon senso di chi è consapevole della propria responsabilità. Il secondo passo è quello dell’apertura a tutte le forme di comunicazione attuale. Non si tratta dunque di prendere posizione rispetto a un media contro un altro, ma di sfruttare le qualità di ciascuno perché il futuro sembra essere proprio quello dell’integrazione. Nell’impossibilità di attivarsi contemporaneamente su carta, web, radio, tv, informazione multimediale, ecc., il giornalista (o il comunicatore) contemporaneo deve puntare infatti a utilizzare differenti canali di comunicazione, meglio se all’interno di una rete costituita da diverse realtà, ciascuna delle quali specializzata in uno specifico canale mediatico. Il nostro tavolo è costituito soprattutto da persone, prima ancora che da testate giornalistiche. Per questa ragione i componenti di questo Tavolo hanno deciso di realizzare, come primo passo concreto di un gruppo di lavoro, una rete di scambio permanente di informazioni che ha l’obiettivo di condividere i contenuti di qualità della personale attività di ciascuno. La promessa è quella di tenersi aggiornati su ciò che di buono accade nel mondo della musica e condividerlo per ampliare la visibilità dei progetti di qualità. Non si tratta solo di “passare informazioni”, ma di integrare i contenuti altrui realizzati su media differenti, all’interno dei propri spazi informativi. ❖ 1) Condividere l’informazione sulla musica di qualità 2) Ottimizzare gli strumenti per informare un numero più elevato possibile di fruitori 3) Valorizzare i progetti di qualità Relatori: Arianna Ascione Tiziana Barillà Luca Bassani Piero Chianura Riccardo De Stefano Elisabetta Malantrucco Giuseppe Marasco Francesco Sassi Note a margine Condivido quasi pienamente queste osservazioni. Giusta la definizione di “comunicatore” piuttosto che “giornalista”. La professionalità, la serietà ma soprattutto la giusta informazione non deve per forza essere etichettata come “giornalismo” obbligatoriamente iscritto ad un albo professionistico. Qualsiasi cittadino voglia intraprendere l’attività di “comunicatore” dovrebbe sapere le responsabilità che sottoscrive e le conseguenti azioni penali cui va incontro se diffama, procura danni per la cattiva informazione che fornisce, ecc. Confido che esista uno spirito collaborativo tra le varie testate più o meno accreditate, anche se nel mondo della musica folk questo non succede. Staremo a vedere questi propositi del forum a cosa porteranno. Loris Böhm 51/2016 21 21 Argomenti CHIUNQUE PUÒ FARE IL GIORNALISTA MUSICALE? “Forum sul giornalismo musicale”, Faenza, #NuovoMei2016 di Enrico Deregibus E siste un professionismo ed esiste un’informazione parallela che si interessa al mondo della musica e che si muove con modalità diverse e spinta da altre motivazioni. Sono ambiti potenzialmente collegati, ma che tendono a mettersi in contrapposizione. Il mondo del giornalismo musicale necessita di un riposizionamento dell’offerta e della domanda su più livelli. Quello che in realtà sta accadendo è un livellamento verso il basso, un appiattimento/ annacquamento della discussione. Se la direzione è quella di non fare giornalismo ma di fare mera informazione musicale, il contenuto di qualità non trova spazio, ci si trova a fare tutti le stesse cose senza dare una identità propria. Trovare tra le pieghe della musica un racconto da portare al lettore può essere una chiave di lettura. Non volendo investire sulla qualità del prodotto professionistico, si è creato spazio per il mondo dell’informazione “open source”. Il potenziale è enorme, inquadrando questa vastissima offerta e affrontandola ciascun media sul proprio piano, potrebbe invertire la direzione e arrivare a un arricchimento della scena anziché a un impoverimento e a una normalizzazione. Il valore aggiunto del giornalista è di portare a conoscenza la gente di qualcosa che non sa di voler sapere. Il professionismo e il dilettantismo hanno un diverso motore, la competenza e la consapevolezza del mestiere da una parte, la passione dall’altra. Questi due mondi possono coesistere e possono attingere dalle reciproche esperienze, ottenendo un arricchimento a vicenda. Il giornalista può pescare dall’immenso bacino della scrittura per passione per rendere questi argomenti fruibili a un pubblico più ampio, e al tempo stesso può far crescere il giornalismo non professionistico in una tendenza al rialzo della qualità. Dilettanti o professionisti, occorre avere piena consapevolezza di quello che si sta facendo, sapendo di offrire qualcosa perché un certo mercato ce lo chiede ma anche che esiste anche qualcosa di diverso, di altro da quello che siamo abituati a fare, e si può tendere idealmente in quella direzione. ❖ Note a margine musica. Affermare che la gente non sa quello che vuole mi sembra alquanto azzardato. Se una persona per suoi motivi o problemi, preferisce dedicarsi ad altro piuttosto che ascoltare musica, sono affari suoi, non credo che sia fattibile cercare proselitismo laddove regna il qualunquismo. L’arte per essere capita necessita di una buona dose di sensibilità, senza la quale si rischia di intraprendere una crociata destinata a sfociare in una “santa inquisizione”; destinata a dividere ancora più le parti, tra musicologi e canzonettari. Non credo che sia lo scopo che un giornalista o meglio un “comunicatore”, vuole realizzare. La normalizzazione la si procura quando tutte le notizie sono omologate, ripetute semplicemente perchè provengono dalla penna di qualche “santone” del professionismo giornalistico. La verità è che ben pochi si assumono la responsabilità di uscire dagli schemi, dal criticare quello che tutti osannano, e alla fine non si creano alternative valide. Chiaramente ogni utente è libero a questo punto di scegliersi la fonte di informazione che ritiene più attendibile. Qui c’è da capire cosa si intende per “qualità del prodotto professionistico”, cosa significa “trovare tra le pieghe della musica un racconto”. In definitiva arricchimento e impoverimento dipendono da fantagiornalismo o semplicemente dall’esprimere con sincerità e obiettività quello che si ascolta? Ho già sentito discorsi tipo “portare a conoscenza della gente qualcosa che non sa di voler sapere” da Steve Jobs, soltanto che lui si riferiva a oggetti di consumo, non ad un’arte come la creazione della 2222 51/2016 Relatori: Giò Alaimo Alessia Avogadri Giancarlo Bolther Daniele Di Chiara Matteo Ferrari Tito Taddei Stefano Tesi Luca Vitali Loris Böhm Argomenti “Forum sul giornalismo musicale”, Faenza, #NuovoMei2016 GIORNALISMO MUSICALE IN RADIO E TV di Enrico Deregibus D al confronto è emersa la necessità di creare nuove forme di giornalismo radiofonico che possano avvicinare alla radio chi oramai preferisce il web per ascoltare la musica o scoprire nuove realtà musicali. Pur essendo consci del fatto che sia difficile inventare nuovi format di trasmissioni radiofoniche, l’esigenza di novità, di idee contemporanee e creative sono molto sentite: soprattutto per provare a costruire un rapporto più proficuo tra radio e piattaforme musicali online, immaginando nuovi format capaci di incrociarsi con queste nuove piattaforme, sfruttandone le potenzialità e confermando quella duttilità che ha reso nel corso della sua storia la radio il mezzo di comunicazione più capace di adattarsi alle esigenze di un pubblico in continua evoluzione. I social network indubbiamente sono un ottimo mezzo per entrare in contatto con chi di solito non ascolta la radio, ma nelle emittenti Note a margine Adesso mi scappa una risata fragorosa. Ma come? Creare nuove forme di giornalismo radiofonico? Ma andiamo! Non siamo più negli anni ‘60 quando imperava “Radio Rock”. Semmai le radio dovrebbero trovare sistemi più moderni per comunicare con i propri ascoltatori. Come diavolo si pensa di sconfiggere il progresso tecnologico? Al limite si può venire a copromesso, più piccole, dove non c’è la figura di un social media manager che se ne occupa, tolgono tempo ed energie ai giornalisti (tempo destinato all’ascolto della musica e alla preparazione delle interviste), che devono interpretare anche nuove professionalità. Ci si è interrogati sulle dirette dai festival (sono certamente molto importanti e ricche di contenuti preziosi, ma anche piuttosto impegnative dal punto di vista economico) e ci si è chiesti se l’audience ripaghi lo sforzo fatto dalla radio. Anche i live in studio sono impegnativi, sia dal punto di vista economico, ma soprattutto da quello tecnico. Inoltre il lavoro di recupero del contenuto radio da mettere successivamente sul web (es sbobinare le interviste, creare podcast) risulta un ulteriore impegno e richiede competenze specifiche. Interessante sarebbe fare una ricerca e capire cosa il pubblico vorrebbe dalla radio. Di sicuro chi la fa vorrebbe educare il pubblico e proporre musica ricercata o nuova, non soltanto rispondere ad una richiesta di hit del momento. C’è inoltre una richiesta maggiore di musica rispetto al parlato, forse proprio dovuto al fatto che i format musicali hanno bisogno di essere modernizzati. Nessuna delle persone presenti al tavolo si occupa di tv, pare che la musica in televisione non funzioni più (a parte nei talent show), anche in questo campo servirebbero nuovi format. Interessante sarebbe una versione musicale di Gazebo (con l’interazione del pubblico tramite tweet), ma tra le proposte ci sarebbero anche delle trasmissioni condotte da musicisti che intervistano altri musicisti. ❖ ovvero sfruttare il podcast radiofonico, ma anche questo strumento tra breve sarà superato. La vita scorre sempre più frenetica e tutto è concentrato su smartphone e tablet. Se fare delle dirette dal vivo, persino in studio, è troppo impegnativo per una radio, allora meglio cantare loro il “de profundis”. Il fatto che non c’era nessun produttore televisivo al Forum non presuppone che la musica in televisione non funziona più, mi sembra presuntuoso credere che a un pro- duttore televisivo (vedi me) per non parlare della RAI, MTV, Mediaset, ecc. possa interessare partecipare ad un forum se le cose vanno già bene. Personalmente so quello che devo fare, credo fermamente nel mezzo televisivo, sia digitale che in streaming per promuovere la musica ai giovani attraverso le nuove tecnologie, viceversa non credo proprio che i “talent” funzionino: i benpensanti li considerano una bufala in via di estinzione. Relatori: Umberto Andreacchio Elena Castagnoli Alberto Conti Fabio Gallo Marcella Sullo Barbara Urizzi Niccolò Vecchia Loris Böhm 51/2016 23 23 Argomenti LA CRITICA MUSICALE “Forum sul giornalismo musicale”, Faenza, #NuovoMei2016 di Enrico Deregibus (Tradurre i suoni in parole – gli strumenti critici – critica e giornalismo) -Che cosa significa fare critica musicale? Valutare e descrivere, al di là dei propri gusti e nel modo più oggettivo possibile, un’opera musicale o un artista. -Quali sono gli strumenti critici? Conoscenza storica ed evolutiva del genere musicale che si sta trattando. Competenze a livello di teoria e tecnica musicale. -Quali le caratteristiche che deve avere un critico musicale? Si può essere del tutto oggettivi? Una cultura musicale superiore e un occhio più disincantato rispetto a quello di un fan. Cercare di essere il più oggettivi possibile. Anche se un artista non ci piace, uscire da quelli che sono i nostri schemi interpretativi per valutarlo senza pregiudizi. Il critico può aspirare all’oggettività, ma a questa si aggiunge l’emotività (perché l’arte parla all’emozione) e un piccolo margine di soggettività, che può portare personalità al lavoro del critico e contribuire al dibattito. -Che cosa ci difende? La chiave di lettura del pezzo che si scrive. Dovrebbe avere un’inattaccabilità di fondo. Argomentare sempre ciò che si scrive. Successo e valore artistico non sono necessariamente in rapporto. Sono due cose diverse. Citazione Joni Mitchell: “A un certo punto bi- 2424 51/2016 sogna decidere se si vuole essere artisti o star”. -Cosa rende “di qualità” un testo critico? Ci sono varie dimensioni: narrativa, tecnica, analitica, descrittiva. Capire dove si colloca un artista o un disco in un genere e in uno stile, e se aggiunge qualcosa di nuovo e/o se contribuisce allo sviluppo del proprio mondo musicale. Valutare anche il valore intrinseco di un lavoro: songwriting, esecuzione/interpretazione, arrangiamento, produzione/registrazione. Essere musicisti è un vantaggio, si conosce meglio la materia e i termini tecnici. Tuttavia è importante non esagerare, evitare l’analisi tecnica in senso assoluto. La recensione è anche una possibilità di confronto con il lettore, quindi deve essere personale, senza perdere il taglio analitico. -Come avviene la traduzione dei suoni in parole? Se c’è un testo, in funzione del rapporto dialettico tra testo e musica. Nella musica, attraverso la contestualizzazione del disco e dei suoni, da dove arriva quel sound e come si colloca anche nella discografia dello stesso artista. Nella parte narrativa, viene fuori l’abilità di “romanziere” del critico/giornalista. Tuttavia questo approccio non dovrebbe essere applicato a tutta la musica, che deve in qualche modo “esserne meritevole”. Il critico è come un medium, aspetta che “gli arrivi” qualcosa per iniziare a scrivere. La musica deve essere capace di accendere un’ispirazione. -Quale differenza c’è tra un critico e un giornalista? Quando si fa critica, il giudizio, la valutazione sono fondamentali. Il giornalista invece fa cronaca, fornisce informazioni, nei suoi testi può non esserci critica. Il cronista porta notizie, senza necessariamente dare un parere. -Qual è la differenza, per quanto riguarda il rapporto con i lettori, tra cartaceo e internet? Una volta le riviste avevano un ruolo più informativo, critico e giornalista erano anche informatori e intermediari. Oggi con internet meno. Tutti possono ottenere informazioni con facilità, ad esempio con Wikipedia. Occorre quindi dare qualcosa in più: approfondimento, accurata verifica delle informazioni e delle fonti, personalità, accendere un dibattito. La sfida è non farsi influenzare dal pubblico, è importante “scendere a patti” con i social network, mantenendo tuttavia l’atteggiamento critico e l’onestà verso se stessi e nei confronti dei lettori. ❖ Relatori: Federico Capitoni Beatrice Ceci - Simonetta Collini Mario De Luigi - Luca Masperone Piero Pieri - Alessia Pistolini Rosetta Savelli - Paolo Talanca Fabrizio Zampighi Note a margine Su queste descrizioni e quelle della pagina di fronte non ho nulla da eccepire, condivido pienamente. Loris Böhm Argomenti “Forum sul giornalismo musicale”, Faenza, #NuovoMei2016 SCRIVERE DI MUSICA NEL 2016: LE PROBLEMATICHE di Enrico Deregibus (Il peso della critica nell’era di internet - l’eccesso di produzione musicale – il rapporto con gli uffici stampa - cosa rende virale una notizia in ambito musicale? - generi e mode giornalistiche – il coraggio di fare critica vera – la deontologia) dell’autorevolezza rende chi scrive libero di esprimere la propria opinione. Il giornalismo musicale non può limitarsi a riportare acriticamente notizie o comunicati forniti dagli uffici stampa. Il gruppo di lavoro ha individuato nel recupero della qualità della critica, che non può prescindere dalla competenza, un mezzo fondamentale per ridare autorevolezza a colui/colei che esercita la critica e ai destinatari della critica stessa, anche per fornire loro un input costruttivo. Il recupero Chi esercita la critica ha bisogno di ritrovare spazi adeguati nelle specificità delle singole testate. Il tavolo di lavoro propone di radunare prossimamente gli stati generali anche con editori e direttori delle testate per un confronto sul tema. Qualità della critica e aumento degli spazi sono ele- 1) Qualità della critica 2) Spazi dati alla musica e alla critica musicale “Forum sul giornalismo musicale”, Faenza, #NuovoMei2016 menti che permettono di portare alla conoscenza del pubblico una proposta artistica più ampia e alternativa. 3) Rapporto ufficio stampa-giornalista Il compito dell’ufficio stampa è quello di agevolare il lavoro del critico, in un clima di rispetto e valorizzazione delle reciproche competenze. ❖ Relatori: Roberta Balzotti Fiippo Caggiani Simona Cantelmi - Giuseppe Catani Beatrice Ceci - Annalisa Di Rosa Daniela Esposito - Luciano Lattanzi Carlo Mandelli - Michele Manzotti Federico Savini - Martina Tiberti VIVERE DI GIORNALISMO MUSICALE. O ALMENO SOPRAVVIVERE di Enrico Deregibus T utto il buono che ha portato la rivoluzione web e le tecnologie in generale negli ultimi vent’anni ha fatto riscontrare anche e inevitabilmente ripercussioni negative. In ambito musicale, assistiamo ormai a una produzione di dischi spaventosa. L’abbattimento dei costi di realizzazione di un album ad esempio, han fatto sì che in Italia vengano sfornati centinaia di dischi mensilmente, o non smettono di rimbalzo di nascere e morire webzine nel giro di un nonnulla, mentre nel contempo non smettono di calare i numeri di vendita di dischi e riviste specializzate. Un vero e proprio rovescio della medaglia che in ambito giornalistico ha fatto in modo che anche i semplici appassionati di musica arrivassero a dire la loro, di contro il proliferare di un evidente qualunquismo per cui ognuno si senta di avere il diritto di dire la propria su qualunque argomento, generalizzando, non solo in ambito musicale, con sempre meno competenza. Il professionismo si è di fatto notevolmente ridotto anche perché in ogni ramo della filiera musicale i compensi sono stati drasticamente ridotti. Chi oggi intendesse intraprendere questa professione deve dunque assemblare più competenze ed esser, ove possibile, ancor più professionale. Ma andiamo con ordine a riassumere i punti trattati: - incompetenza dell’editoria musicale - il capitalismo insito nella cultura - drastica riduzione dei compensi ai professionisti nell’ambito del giornali- smo cartaceo, on line, di radio e televisione - calo anche nelle vendite dei giornali cartacei - nell’era social tutti credono di possedere il diritto/dovere di poter esprimere la propria opinione - risorse limitate per il settore costringono il giornalista a reinventarsi - In Italia è impossibile vivere in particolare di “puro” giornalismo musicale la via della sopravvivenza passa per: 1. l’eclettismo 2. la gestione delle riviste, le tecniche 3. il rispetto dei tempi di consegna di un articolo 4. competenza e professionalità 5. sapersi distinguere 6. avere uno stile proprio - web come contenitore di tante informazioni - mancanza di una regolamentazione dei giornali on line ❖ Relatori: Jacopo Casati - Roberta Comis Susanna Giusto - Federico Guglielmi Claudia Marchetti - Marco Messineo Pasquale Scevola - Alessandro Sgritta 51/2016 25 25 Argomenti ALMENDRA MUSIC ...musica dalle terre confiscate alla disumanità... Tra classica, elettronica, contemporanea, popular e jazz, l’originale factory siciliana annuncia il nuovo calendario di uscite del 2016 e 2017. Lunedì 26 settembre prima uscita con Giovanni Sollima Comunicato Stampa A lmendra è il nome spagnolo della mandorla, il frutto dal seme ricco di nutrienti e storie, che giunse dalla Cina al Mediterraneo lungo la Via della Seta, portando con sé intensi scambi di culture, competenze e tradizioni. Da questa immagine antica, che ribalta il contesto globale attuale, un nucleo di giovani compositori e produttori siciliani nel 2012 ha messo assieme la propria formazione accademica coi fermenti del vivace underground di Palermo: è nata così Almendra Music, casa di produzione ed etichetta discografica con l’obiettivo di piantare semi di musica in terre confiscate alla disumanità, e restituire così alla Sicilia e al Mediterraneo il loro posto nella geografia, finora a prevalenza nordeuropea, della nuova musica strumentale internazionale. Invenzione, condivisione e ricerca di una nuova realtà umana quindi artistica: lo spirito con cui è nata Almendra Music, il mythos fondativo del progetto, è questo. Nel 2012 un gruppo di giovani musicisti siciliani fonda uno studio di produzione, un’etichetta discografica, una società che offre servizi di composizione e produzione, fotografia, grafica e video per la musica, sound design, presa diretta e post-produzione audio per il cinema, editoria e licenze delle musiche prodotte dalla label. Il filo conduttore delle varie attività - portate ad unità nello studio e ricerca di un senso “altro”di nuove musiche strumentali - è la dialettica del fare all’interno di un laboratorio di idee ed esperienze, una vera e propria “factory” che dal 2013 ha già pubblicato venti lavori e si avvia 2626 51/2016 a una nuova stagione di idee e semi di buona musica indipendente. Il nucleo base di Almendra Music è composto da quattro personalità diverse che si intrecciano e incarnano in pieno l’orizzonte artistico e culturale del progetto: Gianluca Cangemi (compositore e produttore), Luca Rinaudo a.k.a. Naiupoche (compositore, produttore e virtuoso dell’elettronica), Danilo Romancino (produttore e sound designer) e Antonio Cusimano a.k.a. 3112Htm (artista visivo, videomaker e designer), operanti nell’atelier creativo dello Zeit Studio, a pochi passi dal Palazzo dei Normanni di Palermo. La Sicilia vissuta dal team Almendra e dai musicisti che vi approdano è una rinnovata isola di costruzione umana e artistica oltre le macerie della polarizzazione, spesso stantìa e oleografica, tra mafia e antimafia, una casa di confronto – alimentato anche da costanti contatti con le scene straniere, ad es. Berlino – per ideare, condividere e costruire le esperienze artistiche e sonore, immaginando percorsi e narrazioni tra musica colta contemporanea, elettronica, classica, fino alle varie diramazioni prog-art-math-jazz-rock, con una particolare attenzione alla componente visiva e alle connessioni con il mondo dell’immagine. Al team di fondatori si sono affiancati nel corso degli ultimi anni artisti di diversa estrazione, età, provenienza e linguaggi, le cui opere compongono un catalogo policromo, ideale biglietto da visita di Almendra: Eloisa Manera, Giovanni Di Giandomenico, Alessio Pianelli, Duo Blanco Sinacori, Utveggi, Naiupoche, Forsqueak, SSSS, Chair of Rigel, N’Hash, Your Noisy Neighbors, Francesco Leineri, APS, Heptachord, Antonino Cicero & Luciano Troja, Marco Betta, Luca Pincini + Almendratech, infine Giovanni Sollima, il cui album Sonate di terra e di mare aprirà la nuova stagione di uscite Almendra. L’imminente nuovo impegno discografico avrà il seguente calendario: Giovanni Sollima (26 settembre), N’Hash (4 ottobre), Pianelli & Montore (14 ottobre), Cicero & Troja (18 ottobre), Heptachord (8 novembre), Giovanni Di Giandomenico (6 dicembre), Valentina Casesa (20 dicembre), Marco Betta (27 dicembre), Naiupoche (3 gennaio), Marcello Bonanno (10 gennaio), Alessio Pianelli (7 febbraio), Forsqueak (21 febbraio), La Banda Siciliano (21 marzo), Bruno Pitruzzella (21 aprile). Per l’occasione Almendra ha allestito anche Almendra Music Seeds 2013-2016, un sampler (in streaming e free download) che riassume i primi 3 anni di produzioni, disponibile al seguente link: https://almendramusic.bandcamp.com/album/ almendra-music-seeds-2013-2016 Info: Almendra Music: www.almendramusic.com Almendra il Manifesto: www.synpress44.com/02Works. asp?id=3165&stc Almendra Music Facebook: https://www.facebook.com/ AlmendraMusic/ Alemendra Music Bandcamp: http://almendramusic.bandcamp.com Synpress44 ufficio stampa: http://www.synpress44.com/ ❖ Recensioni 01 - Napoli MandolinOrchestra Mandolini al Cinema 03 - Giovanni Seneca Nata come “costola” dell’Accademia Mandolinistica Napoletana, la Napoli Mandolin Orchestra ci offre la possibilità di ascoltare dolci musiche arrangiate per mandolino, di colonne sonore cinematografiche piuttosto conosciute. Il risultato è sorprendente: ci troviamo Morricone, Rota, Rustichelli, Bacalov e “La vita è bella” di Piovani, davvero una selezione azzeccata di melodie. Il mandolino è lo strumento che nel mondo rappresenta maggiormente l’italianità, per cui quest’opera insolita merita di essere apprezzata se non altro per l’opportunità unica di veder orchestrare indimenticabili vecchi classici del cinema, e di poterli ascoltare tutti assieme senza dover necessariamente vedere due ore di film per ogni brano... tutto il CD dura circa mezz’ora! Un disco di gran classe per tutte le stagioni e tutti i gusti, assolutamente indicato per un regalo natalizio o semplicemente per aggiungere una gemma alla propria discoteca. Se proprio vogliamo fare un appunto, forse avrei curato maggiormente la grafica del libretto interno: non sono un grande estimatore delle scritte con le grazie in negativo... le considero poco leggibili. Giovanni Seneca non è solo il direttore artistico di un fantastico festival multiculturale, non solo un produttore discografico, è soprattutto un chitarrista fine e sensibile, in grado di coinvolgere l’ascoltatore con fraseggi dal sapore antico, attraversando l’area della Magna Grecia fino al vicino oriente. Suona chitarra battente, classica e flamenca, si fa accompagnare in questo viaggio sonoro, nel quale lui è autore e compositore, da Gabriele Pesaresi al contrabbasso e Francesco Savoretti alle percussioni mediterranee. Ospiti illustri come Riccardo Tesi e David Riondino affiorano qua e là, e il disco, autoprodotto nel vero senso della parola, è testimone di sapienza e spessore culturale, oltre che di innegabile capacità compositiva, Vale assolutamente la pena procurarsi questo CD sfogliando il catalogo dell’etichetta Rara records (www.rara.it), è davvero una incantevole raccolta di conchiglie, come lo straordinario disco della Zampognorchestra di cui abbiamo parlato qualche mese fa. Innanzitutto consiglio di visitare il suo sito www.giovanniseneca.it, per chi ancora non lo conoscesse: tra i suoi progetti teatrali attuali lavora insieme a Dario Vergassola e Moni Ovadia. Felmay fy 7048 - (2016) Ecanes Rara records PHM140416GS - (2014) 02 - Gruppo Spontaneo Trallalero 04 - Oriana Civile Felmay fy 7048 - (2016) Autoproduzione - (2016) Cantö Riöndö “Trent’anni in cerchio” è il titolo antologico del disco. Tanti sono gli anni che questa squadra di canto genovese ha alle spalle. Doveroso a questo punto raccogliere in un album tutti i canti più belli e significativi che hanno eseguito in osterie, festival, teatri... ovunque ci sia stato bisogno di celebrare la tradizione genovese. Ben 18 brani in programma, un tributo a De André, il resto sono tradizionali e si finisce con tre composizioni rare che impreziosiscono il prodotto. Le note interne sono esaurienti e ci sono tante foto della squadra prese in diversi episodi della propria carriera. Molto bella la grafica di copertina ma forse si poteva curare maggiormente l’interno: i colori pastello chiari non sono un fondo adatto ad un testo in positivo... forse un classico bianco-nero sarebbe stato più leggibile. Ma il suono è superbo, e considerando il fatto che i canterini genovesi sono piuttosto parchi nelle realizzazioni discografiche, accogliamo con entusiasmo questo lavoro. 01 02 Canto di una Vita Qualunque Oriana è una cantautrice siciliana. Decide di dedicarsi al repertorio di tradizione orale della sua regione frequentando il Laboratorio di Etnomusicologia dell’Università di Palermo. Nel 2015 produce uno spettacolo di teatro-canzone basato sui canti del repertorio tradizionale siciliano legato al ciclo della vita ovvero dalle ninnenanne ai canti di lamento funebri: Canto di una vita qualunque, che ha ottenuto ottimi riscontri di pubblico e critica. Il successo dello spettacolo sprona Oriana a raccogliere tutti i brani presentati a teatro nell’omonimo album pubblicato questa estate. Il libretto racchiude tutti i testi dei canti. Nel CD troviamo14 brani appassionati per mezz’ora intensa di musica. Oltre ai brani di sola voce, si accompagna con la chitarra, e come ospite abbiamo Ciccio Piras, che in qualche brano la accompagna con organetto o chitarra. Un lavoro scarno ed essenziale, con una singolare versione siciliana di Re Befè Viscottu e Minè, che abbiamo già apprezzato con l’interpretazione marchigiana del gruppo La Macina. 03 04 51/2016 27 27 Recensioni 01 - Meritmirì 03 - Secondamarea Autoprodotto IMAIE - (2005) Radici Music Records RMR420 - (2016) Dalle radici al suono 01 02 Non si tratta certamente di una novità discografica, ma ci fa piacere parlare dell’esordio discografico di questi validi musicisti Campani, e nella migliore tradizione della loro terra, non si risparmiano affatto... ben 17 brani vibranti e trascinanti. Troviamo lamenti, canti, tarantelle, serenate, una ninnananna e persino una preghiera, per una durata che supera l’ora di ascolto. Vale davvero la pena riscoprire questi autori, votati alla tradizione prevalentemente vocale più pura dell’Irpinia. Tecnica e affiatamento sono caratteristiche peculiari di questi Meritmirì; epici cori ti trasportano nello spazio e nel tempo in cui tutto era semplice e bello, dove bastava poco per fraternizzare, dove la società pulsava di ritmi e colori, di suoni e profumi. Tutto questo sono Meritmirì, se vi garba fare un salto nel passato, affidatevi a loro, ma vi avverto... sarà un brusco risveglio quando finirà il disco, e non vi garantisco che sappiate resistere alla nostalgia di ripercorrere la strada sonora appena interrotta. Saranno tutti cavoli vostri! 02 - Meritmirì 04 2828 51/2016 Non è una novità che la Radici Music sia abituata a viziarci con prodotti a dir poco spettacolari. Grafica stellare, incisione perfetta, confezione di pregiato cartoncino, abbondanti note interne, bla bla bla, e chi più ne ha più ne metta. Questo cofanetto, “Linea musica d’autore” di Secondamarea, fa capire che contiene qualcosa di corposo... ben 78 pagine di tomo estraibile, riccamente illustrate e descrittive dell’opera... e sulla sinistra quattro emerite “pre-recensioni” di eminenti giornalisti del settore, tanto per far capire che non si tratta di un’opera qualunque. Le ballate folk sono 19 per oltre un’ora di ascolto, tanto per dire, tutti eseguiti con la voce di Ilaria Becchino e la chitarra di Andrea Biscaro, con inserimenti di Gigi Pennino al contrabbasso, e sporadiche apparizioni di fisarmonica e clarinetto con Roberto Acciuffi e Gabriele Mirabassi. Si parla dell’epopea delle miniere e dei minatori e le tristi vicissitudini di vita. Singolare, tra gli sponsor dell’opera, vi troviamo oltre alla Coop anche diverse miniere italiane. Ragazzi, poche storie, un album unico e imperdibile! Verdaspina 04 - Viulàn Sulla scia del precedente “Dalle radici al suono”, ecco il secondo disco dei Meritmirì. Siamo sulla falsariga del precedente album. I magnifici sette con il loro strumentario fatto da fisarmonica, organetti, tamburelli, castagnette, putipù, ciaramelle violini e flauti continuano sulla strada della riproposizione della tradizione irpina. Troviamo stornelli, canti ma stavolta diverse tarantelle e una tammurriata, una preziosa registrazione originale d’archivio di saltarello, per cui un lavoro più dedicato alla danza del precedente. Sono 13 i brani proposti questa volta, e la durata supera i 50 minuti, a conferma di una vocazione di intrattenimento non comune. Davvero un peccato che le loro produzioni si siano interrotte in quell’anno. Sarebbe il caso che qualche etichetta discografica “attenta” prenda contatti con loro... dopo quasi dieci anni di silenzio sarebbe proprio il caso che i nostri si ripropongano agli appassionati con un nuovo lavoro. Nel frattempo non vi resta che cercare questi due ottimi album, attraverso internet, lo sforzo profuso sarà ricompensato ampiamente dalla sostanza! Radici Music Records RMR172 - (2016) Autoprodotto - (2007) 03 Canzoni a carburo Cento ducati I Viulàn sono una istituzione per gli appassionati di musica folk tradizionale ToscoEmiliane. Sono passati 42 anni dal loro primo disco, e restano inossidabili. Questa volta si appoggiano anche ad un paio di cavalli di battaglia del disciolto gruppo Fiamma Fumana, scremati opportunamente dell’elettronica di Medhin, per cui più epicheggianti. Troviamo anche l’ennesima versione di Donna Lombarda, gradevole, ma il resto dei brani presentati sono in parte composizioni di Gabriele Chiodi, con arrangiamento di Giorgio Albiani. Completano il gruppo Carlo Pagliai, Lauro Bernardoni, Silvio Trotta. Voci baritono basso e tenore, chitarra battente, mandolino, mandola, mandoloncello, bouzouki. Val la pena menzionare i brani: 1) Mi voi tor marì, 2) Cento ducati, 3) Filastrocca dei mesi, 4) Rusinot, 5) Cattivo custode, 6) Il maggio di Lele, 7) L’è e mez d’la sira, 8) Donna lombarda, 9) Figlietta (la prova d’amore), 10) Ninna nanna Gesù, 11) L’inglesa, 12) Nanin pupin, 13) L’è ben vera, 14) Ave Maria, 15) Quattro piemontesi. Ed ora cosa aspettate? Non vi viene la curiosità di ascoltarli? Recensioni Uscito nel mese di agosto 2016 per le Nuove Edizioni Aldine in vendita a 18 euro con spedizione AFFETTI SONORI: OVVERO NON C’È EFFETTO SENZA AFFETTO di Loris Böhm C osa rappresenta per la musica folk questo libro, che vede la luce in un caldo e assolato agosto abruzzese? È tutto e qualcosa di più. L’antologia della tradizione italiana, la storia di un grande folkfestival, l’abecedario dei gruppi folk italiani, con la ciliegina finale di un disco dove trovano spazio 42 brani di 40 autori diversi in formato mp3, in 142 pagine illustrate. Tanta roba, verrebbe da dire. Un unico appunto si potrebbe fare è la mancanza di riferimenti su internet dei gruppi citati. La spiegazione potrebbe essere che gli indirizzi spesso vengono modificati, rendendo inutile la ricerca. Dopotutto è più semplice utilizzare i classici motori di ricerca per questo scopo. Altro appunto potrebbe essere la scelta infelice del grafico di far cadere alcune foto a metà sul taglio della pagina, tagliando di fatto in due il volto del musicista, o qualche refuso tipografico, ma questo per fare i pignoli di professione. Il vero fatto è che nessun festival italico ha finora mai pensato di fare un libro celebrativo per la propria attività, vedi per i notevoli costi di realizzazione, vedi per la difficoltà di raccogliere tutto il materiale e le liberatorie, vedi infine per la diffidenza sulle reali possibilità di vendita del prodotto stampato per recuperare le spese. Sta di fatto che l’Associazione Mantice di Marco Delfino, che cura il libro, intraprende uno sforzo economico e si butta nell’impresa. “I primi quindici anni del Civitella Alfedena Folk Festival”, recita il titolo, e pensare che molti altri folkfestival italici hanno già doppiato quel traguardo. Il proposito di Marco Delfino è sicuramente di doppiare questo obiettivo, e considerando l’affetto dei frequentatori del festival (giova ricordare che arrivano non solo dalla Capitale, ma da tutta Italia) c’è da scommetterci che lo raggiungeranno. Noi di Lineatrad giustamente figuriamo come media-partner nelle note di copertina, e questo ci sprona a dedicare la massima attenzione al progetto... ancor più da quest’anno che siamo gli unici rimasti. Gli appassionati arrivano da tutta Italia dicevamo, e riempiono all’inverosimile un paesino sperduto nel Parco Nazionale d’Abruzzo che altrimenti conterebbe poche anime. Anche noi abbiamo provato l’esperienza, e nonostante il lungo viaggio, posso giurare che torneremo presto, perchè il ricordo è indelebile e la voglia di tornare è davvero tanta. Un paesino meraviglioso, Civitella Alfedena, circondato da una natura meravigliosa, con residenti amanti della qualità della vita e della pace, che attrezzano per l’occasione il sito per rendere confortevole il soggiorno dei festivalieri. Dopo una settimana di “Cura Civitella” in chiave folk, ti senti rigenerato, pronto ad affrontare il solito trantran quotidiano. Sarei quasi propenso a dire che “Affetti Sonori” è una guida turistica per festivalieri. La la programmazione ogni anno è molto sostanziosa e piena di qualità. Troppo lunga la lista degli artisti che hanno suonato, non voglio togliervi la curiosità di scoprirla voi stessi, ma fate presto, il libro ha una tiratura limitata e potrebbe esaurirsi in qualsiasi momento. Sarebbe davvero un peccato imperdonabile dover rinunciare ad un’opera così importante... senza contare che la sua eventuale ristampa è impossibile! ❖ 51/2016 29 29 Recensioni “OVERKIND”, IL MONDO STRAORDINARIO DI MAGGIE BALOG RACCONTATO NEL SUO SECONDO ALBUM Foto: Nik Soric Photo - Comunicato stampa U na personalità originale e travolgente quella di Maggie Balog, giunta ora al suo secondo album Overkind, edito dalla label bolognese Areasonica Records. La cantautrice croata vanta già una ricca esperienza live che la porta, negli ultimi anni, in giro per numerosi live club e jazz festival italiani. La sua musica spazia dal rock all’art pop fino all’elettronica, senza escludere influenze dal mondo blues e jazz. Il titolo dell’album, Overkind, racchiude in una parola nuova un mondo inconsueto, un universo straordinario oltre i confini di ciò che conosciamo. Le dieci tracce del disco sono una sintesi dell’animo cantautorale di Maggie Balog dove l’amore, espresso in tutte le sue declinazioni, diventa filo conduttore del disco: un sentimento che incarna l’essenza di ogni canzone. Il primo singolo Tried To Miss You è una ballata romantica in cui la voce delicata e coinvolgente della cantautrice racconta le dinamiche di una storia estiva con tutti i suoi profumi, i suoi colori ma anche le sue forti nostalgie. Maggie Balog è passione dirompente e con le sue suggestive ed evocative immagini canore è in grado di proiettare chi ascolta verso un imprevedibile ed affascinante altrove. ❖ 3030 51/2016 Recensioni REDSEASON: DREAMING AWAKE (Ep) Foto: Nik Soric Photo - Comunicato stampa I RedSeason sono una giovanissima band toscana, formatasi nel 2015, che deve il suo nome al suggestivo colore del crepuscolo estivo. Il duo si compone da PietroTedesco, in arte Gabriel, chitarrista, pianista e producer, e da Lorenzo Manzoni, in arte Kevin Light, alla voce. La freschezza di questa band ai suoi esordi si riconosce anche dal genere musicale che maggiormente li ispira ovvero l’elettro-pop, che vede come artisti di riferimento band internazionali come One Republic e Coldplay. I due ragazzi si stanno già facendo conoscere al pubblico grazie ai loro eventi live in diversi Music pub di Livorno e Pisa, nella loro terra natia. I RedSeason escono con il loro primo lavoro discografico Dreaming Awake, per l’etichetta discografica bolognese Areasonica Records il 21 Settembre 2016, in occasione dell’ultimo giorno d’estate. Discografia DREAMING AWAKE (2016) – Areasonica Records TRACK LIST Cloudless Nights Greatwise Dreaming Awake All Finish In Summer Storm Inside pagnano l’ascoltatore in un viaggio malinconico lungo la fine di un amore ma già proteso verso la speranza di un nuovo inizio. ❖ Dreaming Awake, il disco di esordio del duo toscano, è una raccolta di storie in musica ispirate a sentimenti contrastanti di inquietudine e rinascita. Le cinque tracce che lo compongono si distinguono per il loro sound tipicamente pop influenzato da velate sonorità che rimandano al mondo dell’elettronica. Le musiche e i testi, interamente composti e arrangiati dal duo stesso, si ispirano a piccoli mondi quotidiani che ruotano attorno alle diverse fasi di una storia d’amore e al conflitto tra razionalità e sentimenti. La voce di Lorenzo Manzoni, accompagnata da accattivanti riff di pianoforte e chitarra, ricrea atmosfere sognanti che accom- 51/2016 31 31 Eventi FOLKESTRA & FOLKORO 2016/2017 Associazione Culturale e Artistica Folkestra & Folkoro Comunicato Stampa S ono aperte le iscrizioni alla nuova stagione di Folkestra & Folkoro, progetto orchestrale unico nel panorama piemontese. Nato come corso di musica d’insieme da un’idea del Duo Bottasso, ben presto il progetto ha assunto un’innovativa dimensione orchestrale in cui le musiche tradizionali piemontesi e italiane si fondono naturalmente con sonorità world contemporanee. L’orchestra e il coro si riuniscono un weekend al mese da novembre ad aprile per provare il nuovo repertorio da presentare in concerto a fine aprile e durante la stagione estiva. Le musiche della tradizione vengono messe nelle mani di giovani e coraggiosi compositori immersi nella cultura del nostro tempo: il risultato è una musica orchestrale e corale che non ha paura di incontrare linguaggi apparentemente differenti ma ne è anzi una naturale sintesi. Il Folkoro prepara inoltre un programma di musiche a cappella 3232 51/2016 che guarda alle principali tradizioni vocali europee e che presenta indipendentemente in concerto. Ma non è tutto: il percorso formativo si sviluppa anche attraverso laboratori d’improvvisazione, arrangiamento, sound painting, body percussion… Per la stagione 2016/2017 il progetto sarà diretto da Nicolò Bottasso, Daniele Bouchard, Filippo Ansaldi e Marta Caldara, sotto la supervisione di Simone Bottasso e Pietro Numico (direttori storici del progetto). Ogni anno un artista ospite si unisce al progetto per condividere la sua esperienza in una produzione originale: quest’anno vedrà la partecipazione di Gigi Biolcati, percussionista e cantante di spicco della scena world italiana (Riccardo Tesi & Banditaliana, Il Nuovo Bella Ciao, Youlook) per lavorare insieme su alcuni brani tratti dal suo ultimo disco Da Spunda. In pochi anni l’ensemble si è esibito in numerosi festival italiani ed internazionali – tra cui Le Son Continu e Trad’In in Francia,European Network of Folk Orchestras a Vigo (Spagna), Etetrad e Folkest International Folk Festival in Italia – ed ha creato produzioni con artisti legati alla world music come Riccardo Tesi, Mauro Palmas, Elena Ledda e Norbert Pignol. L’orchestra è stata inserita nel documentario TradInnovazione, una musica glocal di Piero Cannizzaro (Rai Trade) in quanto virtuoso esempio di riscoperta delle proprie radici da parte di giovani artisti italiani. In ottobre Folkestra&Folkoro ha collaborato con il Conservatorio G.F.Ghedini di Cuneo per la produzione Giovani, Tradizione e Crossover nella quale gli allievi del conservatorio si sono entusiasticamente uniti ai musicisti e cantanti del progetto. Folkestra&Folkoro è aperto a tutti i musicisti che hanno intenzione di allargare i propri orizzonti e co- Eventi di selezionare i musicisti sulla base dello strumento e delle capacità individuali. noscere nuovi linguaggi musicali all’interno di un ambiente stimolante e conviviale. Le date degli incontri sono: - 19/20 novembre - 3/4 dicembre * - 14/15 gennaio - 11/12 febbraio - 11/12 marzo - 8 aprile (concerto) * in dicembre il Folkoro proverà il sabato, la prova della domenica sarà recuperata entro l’incontro successivo. Gli orari delle prove sono sabato dalle 14.30 alle 18.30 e domenica dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 14.30 alle 18.30. Il primo incontro si terrà presso Cascina Marie (strada avaro 4, fraz. Cappella Merli) Bricherasio (TO). C’è la possibilità di pernottamento nella sede delle prove per la sera del sabato e di condividere il viaggio con musicisti provenienti da Torino, Cuneo e Aosta. L’iscrizione alle attività dell’associazione costa 200€ e comprende i costi di gestione, le spese artistiche e il pernottamento durante i weekend di prova. E’ richiesto il tesseramento all’associazione Folkestra&Folkoro (affiliata Arci) al prezzo di 10€. Per entrare nell’orchestra è richiesta una discreta conoscenza del proprio strumento: durante il primo incontro si valuterà la preparazione del musicista e la sua determinazione. Le nuove folkoriste sono convocate solo il 20 novembre per l’inserimento nell’ensemble e per un colloquio attitudinale. La direzione artistica si riserva il diritto Per formalizzare l’iscrizione è necessario inviare una mail all’associazione (folkestrabricherasio@ gmail. com) entro il 7 novembre, specificando lo strumento suonato ed il proprio percorso musicale. Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito www.folkestra.it Folkestra&Folkoro: https://www.youtube.com/ watch?v=gQYgUkh8t7g Folkoro: https://www.youtube.com/ watch?v=1ownR9fMVq4 Dal 2014 si dedica allo studio di Composizione per Orchestra di fiati presso il conservatorio G. Verdi” di Torino, sotto la guida di Lorenzo della Fonte. Dal 2015 frequenta il “Master di II livello in Interpretazione della Musica Contemporanea” presso il Conservatorio “Santa Cecilia” di Roma. NICOLO’ BOTTASSO si diploma in violino presso il Conservatorio G.Verdi di Torino. Studia tromba con Fabiano Cudiz e jazz con Giampaolo Casati, Furio di Castri e Pino Russo. Frequenta masterclass con Giovanni Falzone, Michele Rabbia, Michel Godard, Daniele Sepe, Riccardo Zegna, Gavino Murgia. Con Duo Bottasso, Stygiens e TradAdlp si esibisce in Italia, Francia, Perù, Olanda, Belgio, Inghilterra Portogallo, Germania, Spagna, Finlandia. Ha registrato TradAlp con l’ensemble TradAlp, Crescendo con Duo Bottasso e Si scrive Med in Itali con Med In Itali. FILIPPO ANSALDI si è laureato con il massimo dei voti e la lode presso il Conservatorio “G.Verdi” di Torino sotto la guida di Pietro Marchetti. Ha collaborato con importanti istituzioni e festival ed è risultato vincitore di numerosi premi in concorsi internazionali. E’ docente presso l’Istituto musicale di Boves (CN) e direttore artistico della Banda “S. Pellico” di Boves. MARTA CALDARA diplomata in pianoforte e percussioni, da sempre dedita alla didattica, da oltre vent’anni svolge un’intensa attività concertistica, in orchestra (tra le quali l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai), in formazioni di musica da camera, nel mondo del teatro, della danza e della rivista, ma anche in ensemble più dediti alla ricerca compositiva, ai suoni e ritmi popolari. I progetti attualmente attivi sono il Collettivo Decanter, (Dodicilune), Estremìa (RoxRecords), Walden, Syndone (FadingRecords). Centinaia i progetti live e le produzioni discografiche al suo attivo, tra le quali “Razmataz” di Paolo Conte. DANIELE BOUCHARD studia pianoforte presso l›istituto A.Corelli di Pinerolo e vocalità con docenti quali Riccardo Bertalmio, Arianna Stornello, Elena Camoletto. Collabora come baritono in diverse formazioni corali tra cui Coro R.Maghini, Turba Concinens, Torino Vocal Ensemble, Ensemble Frau Musika sotto la direzione tra gli altri di Claudio Chiavazza, Ivor Bolton, Juray Valcuha. Attualmente frequenta il corso di direzione di coro e composizione presso il Conservatorio G.F. Ghedini di Cuneo e dirige la Corale Valdese ed il coro Cum Corde di Mondovì. ❖ 51/2016 33 33 Eventi CARLO AONZO TRIO Festival Internazionale della Chitarra – V edizione Gandino (BG) – Biblioteca Comunale “Brignone” Venerdì 11 Novembre ore 21 – ingresso libero Comunicato Stampa L a formazione, capitanata dal mandolinista e insegnante di fama internazionale Carlo Aonzo, propone un interessante repertorio di musiche che spaziano dalla tradizione italiana al jazz, con contaminazioni sudamericane e classiche, il tutto arrangiato con uno stile personale e inimitabile. L’ultimo lavoro discografico della band, che oltre al maestro Aonzo vede Lorenzo Piccone alla chitarra e Luciano Puppo al contrabbasso, s’intitola “A Mandolin Journey” e propone, anche nella forma concerto, il racconto di un viaggio musicale che ha per protagonista indiscusso lo strumento napoletano, simbolo dell’Italia nel mondo. Prendendo il via dalle coste partenopee e dalla più classica tradizione mandolinistica italiana, il repertorio/viaggio approda alle Americhe, spaziando dalle modalità più classiche alla canzone italiana degli anni ‘50, allo swing, ai ritmi complessi con forti influenze statunitensi e sudamericane. Carlo Aonzo: “Assecondare lo strumento, lasciarci condurre in giro per il mondo dalle otto corde napoletane, è stato il compito che ci siamo dati io e i miei compagni di avventura. Seguendo le sue tracce verso le Americhe, in cerca di fortuna, abbiamo studiato le diverse partiture e i differenti modi di suonare lo strumento, dando vita ad un percorso affascinante che spazia dalla musica classica al folk, dallo choro al jazz. Siamo partiti dall’italianità intrinseca del mandolino, che con la sua fortissima 3434 51/2016 connotazione ci rappresenta universalmente e abbiamo abbracciato l’ampio repertorio che lo riguarda, unendo in un mix ricco di atmosfere e sonorità, musica colta e tradizione: valori estremamente importanti del nostro Paese, dal punto di vista artistico e musicale. Il mandolino ha spesso viaggiato in terza classe, per mari e continenti, dentro valigie di cartone; ha visto terre sconosciute e ovunque sia approdato ha preso dimora e si è intelligentemente integrato con la cultura locale. Ne è conferma il fatto che lo strumento abbia aspetto e accordature diverse a seconda delle realtà in cui si è stabilito. Con questo progetto abbiamo pertanto scelto di far conoscere il viaggio del mandolino italiano nei suoi diversi aspetti, tradizionali, rinnovati e reinventati, per un moderno melting pot di musica e cul- tura. Una “mappa” musicale che affonda le radici nella tradizione partenopea per poi dirigersi verso altre, interessanti e inaspettate sonorità.” ❖ Formazione: CARLO AONZO - mandolino LORENZO PICCONE - chiatrra acustica, armonica, voce LUCIANO PUPPO - contrabbasso Discografia: - Complete Works for Mandolin and French Guitar, 1998 - Serenata, 1999 (con Beppe Gambetta) - Traversata, 2001 (con Beppe Gambetta e David Grisman) - Il Mandolino Italiano nel Settecento (con Elena Buttiero) - Kaze (con Katsumi Nagaoka) - Fantasia poetica (con Elena Buttiero) - Mandolin imahes (con l’Orchestra Accademia Internazionale Mandolino) - Paganini duets for mandolin & guitar (con Rene Izquierdo) - Vivaldi, concerti per mandolino e orchestra (con l’Orchestra a pizzico Ligure) Eventi Festival Internazionale della Chitarra – V edizione Gandino (BG) – Biblioteca Comunale “Brignone” Giovedì 24 Novembre ore 21 – ingresso 10 euro ACOUSTIC STRAWBS Comunicato Stampa T ra i gruppi storici del primo (e più ‘famoso’) folk-rock inglese, gli STRAWBS hanno visto passare tra le proprie fila un gran numero di ottimi musicisti tra cui Sandy Denny e Rick Wakeman, poi tastierista negli Yes. Nel corso di una carriera più che trentennale, gli Strawbs si sono di volta in volta indirizzati verso molteplici strade: dai primi suoni acustici, al rock da grandi stadi e agli affollatissimi concerti americani della metà degli anni Settanta, fino al ritorno alla dimensione acustica col trio degli ACOUSTIC STRAWBS. Tre chitarristi di prima qualità, impasti vocali che garantiscono esecuzioni ad alto di livello di cavalli di battaglia che hanno dato vita a veri e propri capolavori come “Dragonfly”, “From the Wichwood” e “Grave New World”. Negli ultimi tempi la band è ritornata alla grande sulle scene internazionali ritrovando vitalità e stimoli come ai bei tempi, rimettendo addirittura in piedi, per particolari occasioni, la formazione ‘elettrica’ classica. Per quanto riguarda il trio acustico la storia comincia quando Dave Cousins e Brian Willoughby vengono ingaggiati per un concerto a Twickenham sul finire del 2000, che sembrava dover esser cancellato in quanto Dave aveva dei problemi al polso per un incidente. Fu così che venne chiamato Dave Lambert, per salvare la serata. Ma la formazione a tre si rivelò così buona che, dopo aver lavorato sul repertorio in versione acustica, Cousins, Willoughby e Lambert decidono di continuare ribattezzandosi “Acoustic Strawbs” ed entrando in studio per registrare il materiale che finirà su Baroque & Roll, il CD uscito per la Witchwood Records che verrà lanciato in uno speciale concerto il 16 agosto 2001 al White Bear di Hounslow, prima delle tre serate al Fringe Festival di Edinburgo. Il singolo Alice’s Song – che esce nel 2002 col supporto della National Autistic Society vede Dave alle prese col banjo appena acquistato. Acoustic Strawbs si imbarcano in una serie di date (più di 50) che li vedranno suonare nel 2002 nel Regno Unito e in Italia. Il 2002 vede anche l’uscita in DVD di The Complete Strawbs, il concerto del 1998 a Chiswick dalla videoteca privata di Dave che presenta quattro diverse formazioni della storica band. Brian Willoughby, nei pochi momenti in cui gli Acoustic Strawbs non sono on the road, è in tour con Cathryn Craig, un sofisticato duo che continua a ricevere eccellenti recensioni. Dave Cousins e Rick Wakeman sono in studio per registrare in duo l’album Hummingbird, che contiene anche alcune nuove canzoni “The Young Pretender”, “Hummingbird” e “Can You Believe” – oltre a classici degli Strawbs come “So Shall Our Love Die” “October To May” e “Forever Ocean Blue”. Verso la fine del 2002 Dave Cousins cade rovinosamente con gravi danni alle gambe e alla zona pelvica e un tour acustico in UK viene così cancellato, con le stesse date riproposte più avanti. Mentre la Witchwood Records si accorda con Morada Music per la distribuzione negli States, nel 2003 Dave e i suoi attraversano l’oceano (dopo 15 anni) per un tour in Canada e Stati Uniti. Mentre Brian e Lambert si comprano l’accordatore elettronico, Cousins si prende invece un bellissimo mandolino… 51/2016 35 35 Giugno e settembre 2003 vedono altri tour nel Regno Unito, con un altro già in programma per gennaio/ febbraio 2004. La compagnia torna in Canada per alcuni festival a luglio 2003 e ancora negli States per un giro di sei settimane tra novembre e dicembre. Infine, il primo di luglio dello stesso anno, letteralmente tra la fine del tour inglese e l’inizio di quello in Canada, Dave Lambert suona il suo primo concerto in solo dopo 30 anni! Nel 2004 uscirà il suo secondo album solo. Il 2003 vede anche il primo disco degli Strawbs dopo dieci anni – Blue Angel, su Witchwood Rec. – che vede nuovamente insieme Lambert e Coombes in un paio di tracce. Blue Angel esce in contemporanea con la ristampa di Two Weeks Last Summer, da tanto tempo attesa. Sempre nel 2003, uscirà poi Strawbs Live in Tokyo 1975, un DVD che comprende anche il film Grave New World e interessanti ’bonus’. Una quantità di compilation vengono pubblicate dalla Universal tra il 2002 e il 2003: prima Collection, poi Tears and Pavan nella serie “Introduction to…” e infine, per il mercato americano, 20th Century Masters – The Millenium Collection. Per quanto riguarda il formato DVD, stanno uscendo altre live perfomance, come quella ala BBC. La Witchwood spera di acquisire i diritti per ristampare molte cose del vecchio catalogo, con tanto di previste bouns track e outtake – a questo proposito Dave sta lavorando sul suo tesoro di vecchi nastri e memorabilia messo insieme in questi lunghi anni di onorata carriera . Il primo frutto di questa ricerca sono le tre ristampe uscite nel 2003 dalla Vivid per il Giappone, Deep Cuts, Burning For You e Old School Songs, tutte con bonus track. Nel 2004 ha luogo un altro tour per gli Acoustic Strawbs, con qualche data tra maggio e giugno nei giorni liberi dalle prove con la versione ‘elettrica’ della band. In maggio Brian Willoughby annuncia la sua uscita dagli Strawbs per concentrarsi nel suo lavoro con Cathryn Craig: suonerà nel tour di luglio con la band ‘elettrica’ e il suo ultimo concerto in ‘acustico’ con 3636 51/2016 Eventi la band sarà quello di Knaresborough in agosto. Una perdita sicuramente notevole, ma subito rimpiazzata dal volto familiare di Chas Cronk che porterà con se anche alcune modifiche al repertorio. Deja Fou, il primo disco con materiale interamente nuovo dopo anni, viene pubblicato dalla Witchwood Records nell’agosto del 2004. Sempre nel 2004 esce il tanto atteso secondo album solista di Dave Lambert: “Work In Progress”. Sempre dello stesso anno il DVD Live in Toronto registrato nel 2003 dal trio composto da Dave Cousins, Dave Lambert e Brian Willoughby. Degli inizi del 2005 la prima delle proposte della serie Witchwood Media Archive porta alla luce, dopo anni a coprirsi di polvere nel loft di Dave Cousins, un superbo show del 1988 dello stesso Dave con Rick Wakeman. La seconda uscita degli archivi è dell’agosto 2005, col concerto del luglio 2004 al Nearfest con la formazione elettrica dei tempi di Hero and Heroine. Dave Cousins è nell’album del prog rocker tedesco Conny Conrad High Seas, pubblicato nel luglio del 2005. Dave e Conny faranno anche alcuni concerti in Germania e una data in Inghilterra. L’anno termina col tour acustico di settembre (Regno Unito) e ottobre/ novembre (Stati Uniti e Canada). Il repertorio degli Strawbs acustici viene registrarto nel corso di due concerti californiani e esce lo stesso anno nel disco Painted Sky. Molto del lavoro di Dave Cousins nel 2006 è dedicato a mettere insieme l’atteso box A Taste Of Strawbs, che esce nell’ottobre dello stesso anno. I cinque CD contengono versioni perlopiù inedite dei pezzi forti degli Strawbs e qualche canzone nuova, tra cui la più recente composizione di Dave “Canada”. Continuano le pubblicazioni d’archivio con Recollections da uno show del 1970 dello stesso periodo del seminale Antiques And Curious Gli inizi del 2006 vedono un breve tour britannico della line-up di Hero & Heroine, ospite John Ford, culminato nelle riprese in DVD al Robin 2 di Bilston. In estate, la stessa for- mazione elettrica è di nuovo in tour, questa volta con la band di Sheffield Dead Like Harry come supporter, che si conclude al Thurgau festival in Austria. Continuano nel frattempo i tour della formazione acustica sia nel Regno Unito che negli States, con la reintroduzione in scaletta di vecchi cavalli di battaglia, come “The Man Who Called Himself Jesus”, “The Battle” e “Two Weeks Last Summer”. Da registrare infine la costituzione da parte di Cousins della Blue Angel Orchestra, inizialmente per un solo concerto nella città di Deal dove si è nel frattempo trasferito, ma che si riunirà poi per un energetica esibizione al Christmas Party del 2006. Ne fanno parte il chitarrista Miller Anderson, il violinista Ian Cutler (Bully Wee/Feast of Fiddles), Chris Hunt alla batteria e Chas Cronk al basso, un’occasione per Cousins di suonare alcuni dei brani meno frequentati del suo materiale solista, tra cui “Blue Angel” e altre tracce dal suo album solo del 1972, così come alcuni pezzi blues e anche “Falling In Love Again” di Marlene Dietrich. La band elettrica è in (breve) tour nel regno Unito in febbraio, e poi ancora negli Stati Uniti e in Canada (giugno/luglio). Da notare l’esibizione ad agosto a Cropredy, per la prima volta nel cartellone dell’annuale festival dei Fairport Convention. A settembre sono a Montreal al prestigioso FMPM Festival. Il trio acustico suona in Spagna e Olanda per la prima volta, poi al Roskilde Festival in Norvegia, dove avevano suonato l’ultima volta nel 1971 – un singolare caso di “arrivederci tra 36 anni”… Altri tour ‘acustici’ in gennaio/febbraio e autunno 2007. Dave Cousins entra in studio coi compagni della Blue Angel Orchestra per registrare il suo secondo album solo, The Boy In The Sailor Suit. Miller Anderson, che già ci aveva abbagliati sul primo disco solo di Dave - Two Weeks Last Summer – è ancora in forma, con Ian Cutler al violino e Chas e Chris Hunt che garantiscono una solida sezione ritmica. La musica degli Strawbs è finalmente reperibile per il download, e molti dei dischi su Witchwood sono disponibili sul sito dei download della Pinnacle. Esce dagli archivi un altro tesoro – un intero show del 1975 al leggendario Calderone Theatre di Hempstead, NY, si intitola NY 75 ed esce in ottobre. Dave Lambert intanto rimette insieme la sua prima band, i Fire, per un paio di concerti in cui viene presentato il loro mitico album Magic Shoemaker il 30 di novembre e il primo di dicembre al Windlesham Club and Theatre nel Surrey. Il materiale registrato negli anni Ottanta con Chas Cronk e Tony Fernandez, Andy Richards e altri viene pubblicato in aprile come Lambert Cronk: Touch The Earth, unitamente alle ristampe di Burning For You. Strawbs, Dragonfly e Nomadness tornano disponibili su Universal, con bonus track d’archivio. Nel 2008 esce il nuovo album, registrato tra aprile e maggio negli studi di Chris Tsangarides a Kingsdown, vicino a Deal. The Broken Hearted Bride ottiene da subito recensioni entusiastiche e viene offerto in prevendita con il bonus CD del tour solista di Dave Cousins negli Stati Uniti, Duochrome, che uscirà poi ufficialmente in ottobre. Un disco in cui si ascolta Dave con la sua voce e la chitarra, con qualche intervento di Ian Cutler al violino. Dave Cousins è stato anche al Kingdown studio per un giorno col suonatore di chitarra steel/Hawaiana Melvyn Duffy. Da questa session è uscito l’album Secret Paths, un’opportunità per Dave di rivisitare sentieri poco frequentati, tra cui alcune canzoni che avrebbe poi eseguito nel tour solista. L’avvenimento più importante dell’annata resta l’uscita del nuovo album “The Broken Hearted Bride”, tra i migliori della recente produzione della band. Le composizioni sono firmate in gran parte da Dave Cousins, ma ci sono anche brani di Chas Cronk e Dave Lambert, praticamente gli Acoustic Strabws che tanto hanno suonato in Italia negli ultimi anni. Tanti gli influssi Seventies, come se si trattasse del seguito di “Ghosts”, ma un disco così, evidentemente, non avrebbe potuto uscire in quegli anni! Conserva infatti il talento di allora ma con trent’anni in più della saggezza Eventi che permea brillanti arrangiamenti e frasi accuratamente tornite. Musicalmente straordinario, è ricco di sottigliezze che ne rendono ancor più gradevole l’ascolto. Accanto a Dave Cousins, Dave Lambert e Chas Cronk è il batterista Rod Coombes e compaiono anche John Hawken alle tastiere e Ian Cutler al violino, compagni di mille altre avventure di questa prolifica congrega. Nel 2008, Dave Cousins registra il suo terzo album solista, Secret Paths, con la chitarra steel di Melvin Duffy. È in tour negli States nella primavera del 2008 (assieme a Ian Cutler nella prima parte) e un album tratto da quei concerti esce nel settembre del 2008 col titolo di Duochrome. Anche “Lambert Cronk” escono a loro nome nell’aprile del 2007 con Touch the Earth, in cui suonano anche Tony Fernandez e Andy Richards, già batterista e tastierista degli degli Strawbs. Gli Strawbs celebrano il quarantesimo anniversario allo stadio di Twickenham il 12 e 13 settembre 2009, in e con varie formazioni, con Rick Wakeman, Acoustic Strawbs con Sonja Kristina, Blue Angel Orchestra, Cathryn Craig & Brian Willoughby, Cry No More, Fire, Zeus e John Ford. La versione della band con Oliver Wakeman alle tastiere registra un solo album, Dancing to the Devil’s Beat alla fine del 2009. Il website degli Strawbs annuncia che sia Rod Coombes che Oliver Wakeman non sono disponibili per il tour ottobre/novembre 2010 di Canada e Regno Unito, al loro posto entrano nella versine ‘elettrica’ della band Tony Fernandez (che già aveva suonato in Deadlines e Heartbreak Hill) alla batteria e John Young alle tastiere. Il tour del novembre 2012 vede insieme Cousins, Lambert, Cronk, Adam Wakeman e Adam Falkner. Nel febbraio del 2014 la line-up è invece Cousins, Lambert, Cronk, Wakeman e Fernandez. Il loro album Prognostic esce nell’ottobre 2014. Nel giugno del 2015 la rivista Rolling Stone inserisce “Hero & Heroine” nella lista dei “50 più grandi album di prog rock di tutti i tempi “. ❖ Formazione: DAVE COUSINS – voce, chitarra, dulcimer DAVE LAMBERT – voce, chitarre CHAS CRONK – chitarra Discografia selezionata: - Strawbs, 1969 - Dragonfly, 1970 - Just a Collection of Antiques and Curious, 1970 - From the Witchwood, 1971 - Grave New World, 1972 - Bursting at the Seams, 1973 - Hero ans Heroine, 1974 - Ghosts, 1974 - Nomadness, 1975 - Deep Cuts, 1976 - Burning for You, 1977 - Deadlines, 1978 - Don’t Say Goodbye, 1987 - Ringing Down the Years, 1991 - Heartbreak Hill, 1995 - Halcyon Days, 1997 - Baroque & Roll, 2001 - Blue Angel, 2002 - Full Bloom, 2004 - Deja Fou, 2004 - Painted Sky, 2005 - The Broken-hearted Bride, 2008 - Dancing to the Devil’s Beat (2009) - Hero & Heroine in Ascencia (2011) - Prognostic (2014) Dave Cousins: - Two Weeks Last Summer, 1972 - Old Schooel Songs, 1979 (con Brian Willoughby) - The Bridge, 1994 (con Brian Willoughby) - Hummingbird, 2002 (con Rick Wakeman) - Live 1988 (2005. con Rick Wakeman) - High Seas, 2005 (con Conny Conrad) - The Boy in the Saylor Suit, 2007 - Secret Paths, 2008 - Duochrome, 2008 - Moving Pictures, 2015 Dave Lambert: - Work in Progress, 2004 Dave Lambert e Chas Cronk: - Touch the Earth, 2007 DVD - Complete Strawbs: The Chiswick House Concert (2002) - S trawbs Live in Tokyo DVD, plus Grave New World, the movie (2003) - Acoustic Strawbs Live in Toronto (2004) - Strawbs Live at Nearfest 2004 (2005) - Access all areas (2015, CD+DVD 1990 concert) 51/2016 37 37 Eventi MUSICULTURA 2017 XXVIII Edizione Festival della Canzone Popolare e d’Autore Aperte le iscrizioni alla XXVIII edizione del concorso MUSICULTURA a caccia di artisti capaci di rinnovare il piccolo miracolo di una canzone Primo premio assoluto di 20.000 euro Comunicato stampa JOAN BAEZ INCITA I GIOVANI SONGWRITER Comitato Artistico di Garanzia: Claudio Baglioni, Vasco Rossi, Luca Carboni, Ennio Cavalli, Enzo Avitabile, Carmen Consoli, Simone Cristicchi, Gaetano Curreri, Teresa De Sio, Niccolò Fabi, Tiziano Ferro, Max Gazzè, Giorgia, Dacia Maraini, Lo Stato Sociale, Mariella Nava, Gino Paoli, Enrico Ruggeri, Paola Turci, Roberto Vecchioni, Antonello Venditti, Sandro Veronesi, Federico Zampaglione, Stefano Zecchi A perto il bando per partecipare alla XXVIII Edizione di Musicultura, il Festival della canzone popolare e d’autore che ricerca, promuove, premia la qualità e l’originalità artistica indipenden- 3838 51/2016 temente dai vincoli di genere. Ecco come Joan Baez, una delle più alte figure del folk mondiale, ospite di Musicultura, ha esortato chi aspira a scrivere e cantare nuove significative pagine del gran libro della canzone: “Suonate nei locali, suonate dove c’è un microfono aperto, parlate con gli altri musicisti, fate progetti insieme, cantate insieme, state attivi!” Per iscriversi c’è tempo fino al 4 novembre, occorre essere autori o coautori dei brani di cui si è interpreti ed avere compiuto 18 anni. Il vincitore assoluto si aggiudicherà 20.000 euro; saranno assegnati anche altri riconoscimenti, come i premi per la migliore musica, la migliore interpretazione ed il miglior testo del valore di 2.000 euro ciascuno e la targa della critica del valore di 3.000 euro. In ventotto anni di storia il concorso di Musicultura ha esplorato, fotografato, influenzato l’evolversi di quella canzone italiana che si confronta a viso aperto con la vita, che accende sensazioni e pensieri assenti nella ritualità dei Eventi Gianfrancesco Cataldo - vincitore della edizione 2016 del Festival - con Fabrizio Frizzi e premio finale format e nella successione di prodotti seriali. “La biodiversità è sempre garanzia di ricchezza, noi la coltiviamo nell’ambito della canzone, - afferma il direttore artistico di Musicultura Piero Cesanelli - lo facciamo con trasparenza, passione, curiosità”. Tra gli artisti portati alla ribalta dal concorso figurano: Simone Cristicchi, Mannarino, Pacifico, Gian Maria Testa, Chiara Dello Iacovo, Renzo Rubino, Erica Mou, Momo, Flo, Amalia Gré, Giovanni Block, Povia, Paolo Simoni, Orage… e tanti altri che hanno trovato ruoli e soddisfazioni nella” bottega artigianale della canzone”, ad esempio come autori di testi: Giuseppe Anastasi, Oliviero Malaspina, Fabio Ilacqua… L’iter del concorso prevede una lunga e articolata selezione. Fra tutti i partecipanti - oltre set- tecentocinquanta nella scorsa edizione - Musicultura selezionerà una rosa di circa sessanta proposte che convocherà a Macerata per sostenere un’audizione live, nei mesi di gennaio/febbraio 2017, tutti gli esclusi riceveranno una accurata scheda di commento. Sedici saranno i finalisti, che verranno presentati il 1 Aprile 2017 in un concerto al Teatro Persiani di Recanati. Parallelamente, i brani finalisti entreranno a far parte del CD compilation della XXVIII edizione di Musicultura e saranno presi in consegna e programmati da Rai Radio 1. L’ulteriore selezione coinvolgerà il popolo di Facebook che incoronerà due degli otto vincitori, Musicultura ne indicherà uno e il prestigioso Comitato Artistico di Garanzia a suo insindacabile giudizio ne nominerà cinque, di cui tra i membri anno- vera: Enzo Avitabile, Claudio Baglioni, Luca Carboni, Ennio Cavalli, Carmen Consoli, Simone Cristicchi, Gaetano Curreri, Teresa De Sio, Niccolò Fabi, Tiziano Ferro, Max Gazzè, Giorgia, Dacia Maraini, Lo Stato Sociale, Mariella Nava, Gino Paoli, Vasco Rossi, Enrico Ruggeri, Paola Turci, Roberto Vecchioni, Antonello Venditti, Sandro Veronesi, Federico Zampaglione, Stefano Zecchi… Gli otto vincitori, assieme ad ospiti di spicco del panorama musicale nazionale ed internazionale, saranno protagonisti delle tre serate conclusive del festival, in programma nel mese di giugno 2017 all’Arena Sferisterio di Macerata, dove il voto del pubblico deciderà l’assegnazione del primo premio assoluto di 20.000 euro. Il regolamento del concorso e la domanda di partecipazione sono disponibili su www.musicultura.it. ❖ 51/2016 39 39 Media Partner: Italie Nord-Isère