7 Capitolo 2 – Motori e generatori per gruppi elettrogeni 2.1 Introduzione In questo capitolo si prendono in esame i motori ed i generatori che equipaggiano i gruppi elettrogeni. Si ritiene opportuno analizzare questi componenti, poiché sono i soggetti che determinano le prestazioni dell’intero complesso; la conoscenza delle loro caratteristiche e delle loro peculiarità è fondamentale per comprendere ed individuare quali sono e possono essere le performance dei gruppi elettrogeni. La trattazione che segue è svolta singolarmente per i motori e per i generatori, ma è del tutto equivalente dal punto di vista logico. Nella prima parte si procede alla classificazione delle macchine, secondo la suddivisione per gamme di potenza, soffermando poi l’attenzione alle caratteristiche dei motori e dei generatori per ogni singola fascia. Per agevolare il lettore, vengono presentate delle tabelle riassuntive dei dati caratteristici, al fine di semplificarne la comprensione ed il confronto. Alcuni argomenti specifici sono illustrati con propri paragrafi, mentre altri sono ripresi e discussi all’interno della stessa classificazione, poiché sono di più stretta pertinenza con alcune gamme di potenza. In un paragrafo a sé stante, a conclusione del capitolo, si analizzano le metodologie di accoppiamento tra motore e generatore. 2.2 Motori per gruppi elettrogeni 2.2.1 Classificazione dei motori I gruppi elettrogeni per applicazioni terrestre possono essere allestiti: con motori alternativi ad accessione comandata; con motori alternativi ad accensione per compressione; con turbine a gas. La scelta del tipo di motore da utilizzare per il gruppo elettrogeno è influenzata da una serie di fattori fra loro interagenti. Il primo in ordine di importanza è dato dalla potenza che il gruppo elettrogeno deve generare: ogni tipologia di motore copre una certa gamma di potenza e, di conseguenza, esistono sul mercato specifici motori per fasce proprie di erogazione. In tal senso si Emilio Giomo Capitolo 2. Motori e generatori per gruppi elettrogeni 8 rende opportuno suddividere i motori secondo la classificazione precedentemente introdotta e riassunta dal diagramma di Figura 2.1. Gruppi elettrogeni Potenza GE piccolissima potenza 1 ≤ P < 7 kWe medio - piccola potenza 7 ≤ P < 25 kWe medio - grande potenza 25 ≤ P ≤ 800 kWe grande potenza > 800 kWe a benzina Motori alternativi a gas a gasolio a gas Turbine Figura 2.1 Classificazione dei motori primi Il secondo fattore, in realtà un insieme omogeneo di elementi, che determina la scelta del motore è vincolato alla destinazione d’uso del gruppo elettrogeno. La trasportabilità, la maneggevolezza, il consumo del carburante, gli obblighi di carattere normativo, la disponibilità di particolari combustibili, il tipo di servizio che deve svolgere il gruppo elettrogeno, sono elementi che incidono in modo rilevante sulla scelta del motore. Ad esempio, nell’allestimento di gruppi elettrogeni trasportabili è preferibile l’uso di motori a benzina, poiché, in questo caso, il fattore peso è predominante rispetto a tutti gli altri ed il motore a benzina è, appunto, meno pesante rispetto ad un motore diesel di pari potenza. Altro esempio è l’installazione di gruppi elettrogeni sul tetto: essa non è consentita, se non tramite opportune deroghe, per gruppi elettrogeni con motore a gasolio, mentre è concessa per macchine alimentate a gas metano. E’ di fondamentale importanza, pertanto, conoscere le caratteristiche dei motori presenti sul mercato per poter essere in grado di effettuare una corretta scelta. A tal fine si analizzano, nei paragrafi a seguire, le proprietà dei motori seguendo lo stesso filo logico richiamato precedentemente. Ai motori alternativi a gas e alle turbine è dedicato un breve accenno con paragrafi dedicati, poiché trattasi di macchine il cui utilizzo nel campo della generazione è limitato a casi particolari. Si ritiene opportuno in questa sede dare risalto alle macchine delle gamme di medio - grande e di grande potenza, in quanto sono quelle di maggior diffusione e di grande rilevanza dal punto di vista applicativo. Prima della esposizione delle varie tipologie di motori si analizzerà l’argomento della regolazione del numero di giri che è comune a tutte le fasce di erogazione. Emilio Giomo Capitolo 2. Motori e generatori per gruppi elettrogeni 9 2.2.2 La regolazione del numero di giri Il motore primo deve funzionare ad un regime di giri costante in modo da mantenere la frequenza ad un valore fisso di 50 o 60 Hz. Infatti, la frequenza è legata al numero di giri con la relazione f n p [ Hz ] 60 dove n è il numero di giri in [giri/min] e p è il numero di coppie polari dell’alternatore. Una qualsiasi variazione della coppia resistente all’albero del motore provoca un mutamento del suo numero di giri. Per riportare il motore al regime di rotazione precedente è necessario riequilibrare il sistema con una coppia motrice equivalente: questa può essere variata modificando la portata del combustibile all’interno dei cilindri, cioè agendo sul dispositivo di mandata. Quindi, per assicurare il funzionamento a giri costanti, il motore deve essere provvisto di un sistema automatico che provvede alla sua regolazione. Per questo motivo i motori sono dotati di regolatore automatico del numero di giri che agisce sul sistema di alimentazione del combustibile, aumentandone o diminuendone la relativa portata. I regolatori si possono distinguere in due classi: regolatori meccanici e regolatori elettronici. I regolatori meccanici si basano sul principio delle masse rotanti, il cui settaggio è effettuato mediante la messa in tensione di apposite molle: la precisione e il tempo di risposta del sistema sono influenzate dai giochi, dagli attriti, dalle tolleranze e dall’inerzia dei dispositivi costituenti il regolatore e, solitamente, sono molto più ampie rispetto ai sistemi elettronici. Quest’ultimi essendo privi di organi meccanici (a parte l’attuatore che agisce direttamente sul dispositivo di mandata del combustibile) hanno precisione e tempi di risposta molto contenuti. In linea del tutto indicativa, i regolatori elettronici sono montati di serie sui motori aventi potenza maggiore di 130 kWm. Lo statismo dei regolatori di velocità è normalmente del 5% per i regolatori meccanici, mentre è regolabile nei regolatori elettronici. Per quest’ultimi, la funzione dello statismo viene esclusa quando il gruppo elettrogeno funziona in isola e, pertanto, il funzionamento della macchina è praticamente isocrono, cioè a frequenza costante per tutto il campo di erogazione, da zero alla potenza nominale. Nei regolatori meccanici lo statismo è fisso, cioè è presente sia che la macchina funzioni in isola sia in parallelo con la rete. La scelta del regolatore è funzione della precisione richiesta dal carico nei confronti della frequenza. Se l’utenza richiede una elevata precisione, il sistema di regolazione di giri deve essere elettronico, mentre negli altri casi può essere meccanico. La taratura del numero di giri del motore è effettuata direttamente dal costruttore del gruppo, in funzione dello statismo del regolatore di velocità. Durante le prove a vuoto e quelle a carico viene Emilio Giomo Capitolo 2. Motori e generatori per gruppi elettrogeni 10 verificata e regolata la velocità (frequenza), affinché alla potenza nominale corrisponda un regime di giri equivalente alla frequenza nominale (50 Hz o 60 Hz). Ad esempio per un gruppo elettrogeno allestito con un alternatore a quattro poli (p=2) e un motore con regolatore di giri con uno statismo del 5%, è necessario regolare la velocità a vuoto a 1575 giri/min - 52.5 Hz, in modo che, al 100% della potenza nominale, si abbia una frequenza di 50 Hz - 1500 giri/min (Figura 2.2). Alle condizioni intermedie di carico, tra zero e il 100% della potenza nominale, il gruppo elettrogeno funzionerà ad una frequenza compresa tra i 52.5 Hz e i 50 Hz. Nel funzionamento isocrono la frequenza rimane costante per qualsiasi valore del carico applicato al motore; la retta dello statismo, nel grafico velocità – potenza, è parallela all’asse delle ascisse e posizionata ad una valore pari alla velocità (frequenza) nominale. Velocità 1600 [giri/min] 1580 1560 Statismo 5% 1540 1520 Statismo 0% (isocrono) 1500 1480 1460 0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100 Potenza attiva in % della nominale Figura 2.2 Andamento della velocità in funzione della potenza generata dal motore per uno statismo del 5% e del 0% (funzionamento isocrono) Nel caso di collegamento in parallelo alla rete, la frequenza è imposta dalla rete stessa che viene immaginata equivalente ad un generatore di potenza infinita. Pertanto, il gruppo elettrogeno deve funzionare ad una frequenza fissa e non è ammissibile, nelle varie condizioni di carico, una frequenza diversa dalla nominale. Questo implica che il numero di giri deve essere tarato con continuità, al variare del carico applicato all’asse del motore. Riprendendo l’esempio precedente e tenendo presente che lo statismo conserva lo stesso andamento per qualsiasi riferimento della velocità a vuoto, mantenere la velocità (frequenza) ad un valore costante significa dover traslare la retta dello statismo parallelamente a se stessa. In poche parole, il mantenere costante la frequenza ai vari regimi di carico significa aumentare o diminuire il riferimento della velocità a vuoto (Figura 2.3). Ad esempio, per ottenere una frequenza di 50 Hz all’80% della potenza nominale, è necessario Emilio Giomo Capitolo 2. Motori e generatori per gruppi elettrogeni 11 che la velocità a vuoto sia regolata a circa 1560 g/min, mentre al 25% della potenza nominale la velocità a vuoto deve essere di circa 1520 g/min. 1600 Velocità [giri/min] 1580 Statismo 5% 1560 1540 1520 1500 80% di Pn 25% di Pn 1480 1460 1440 1420 1400 0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100 Potenza attiva in % della nominale Figura 2.3 Regolazione del riferimento della velocità a vuoto in funzione della potenza generata per la gestione del parallelo tra la rete e un motore dotato di regolatore con statismo del 5% La regolazione della velocità a vuoto consente di ripartire il carico tra la rete ed il gruppo elettrogeno. La gestione della ripartizione del carico viene effettuata da dispositivi automatici che, oramai, sono quasi esclusivamente di tipo elettronico. 2.2.3 Motori alternativi 2.2.3.1 Motori alternativi per gruppi elettrogeni di piccolissima potenza I motori disponibili per questa gamma di potenza possono essere a benzina, a due o quattro tempi, o a gasolio. Il tipo di alimentazione influisce sulla destinazione d’uso del gruppo elettrogeno: ad esempio, negli allestimenti di gruppi elettrogeni trasportabili trovano largo impiego i motori a benzina a quattro tempi, poiché hanno un peso ed una emissione sonora limitati rispetto ai motori a gasolio. Nelle applicazioni di emergenza, invece, è preferibile l’utilizzo di motori diesel, perché hanno una maggior affidabilità nell’avviamento a freddo. In ambo i casi i motori sono generalmente equivalenti per quanto riguarda la costruzione e dotazione standard fornita dai vari costruttori: sono solitamente monocilindrici, ad aspirazione naturale, raffreddati ad aria, funzionanti ad un regime di rotazione di 3000 giri/min e dotati di avviamento manuale con autoavvolgente, per motori a benzina, e avviamento elettrico per i motori a Emilio Giomo Capitolo 2. Motori e generatori per gruppi elettrogeni 12 gasolio (il sistema manuale con autoavvolgente è equivalente a quello montato sui motori dei tosaerba). a. b. Figura 2.4 Motori per gruppi elettrogeni di piccolissima potenza: a. a benzina b. a gasolio I motori sono allestiti con regolatore automatico del numero di giri e con presa di moto conica per l’accoppiamento con il generatore. Le caratteristiche di questi motori sono in sintesi: un rapporto peso/potenza all'incirca di 5 kg/kWm e 9 kg/kWm, rispettivamente per motori a benzina e per motori a gasolio; una irregolarità ciclica piuttosto elevata (i motori sono monocilindrici e non sono dotati di volano smorzatore); una regolazione del numero di giri con elevato statismo (≥ 5%); una presa di carico limitata al 70 % della potenza nominale; una emissione sonora contenuta entro i 70 dB(A) a 7 metri, per motori a benzina, e di 85 dB(A) a 7 metri per i motori a gasolio; una elevata sensibilità alle condizioni ambientali di funzionamento, per i motori a benzina, mentre quelli a gasolio sono meno suscettibili alle variazioni di temperatura, umidità relativa e pressione atmosferica; una mediocre affidabilità nell’avviamento a freddo dei motori a benzina; un consumo del carburante relativamente elevato nei motori a benzina. Come si desume, sulla scelta del motore pesa la sua alimentazione. I motori a benzina si addicono ai casi in cui è necessario una sorgente di energia trasportabile e poco rumorosa, mentre sono da evitare le loro applicazioni per gruppi di emergenza, date le loro difficoltà di avviamento a freddo. Sono da preferirsi i motori a gasolio quando è necessario una sorgente di energia stazionaria e/o di emergenza, sia per il buon comportamento nell’avviamento a freddo che per il ridotto consumo di carburante. Emilio Giomo Capitolo 2. Motori e generatori per gruppi elettrogeni 13 In generale, i gruppi elettrogeni allestiti con questi motori non sono indicati per l’alimentazione di circuiti che richiedono condizioni restrittive nella precisione in frequenza e pulizia della forma d’onda di tensione. In Figura 2.5 sono riassunte le caratteristiche principali dei motori di questa gamma di potenza. Motori per gruppi elettrogeni di piccolissima potenza 1 ≤ P < 7 kWe Motori benzina gasolio Numero di giri [giri/min]: 3000 3000 Raffreddamento: aria aria Aspirazione: Naturale Naturale Irregolarità ciclica: elevata elevata ≤ 70% Pn ≤ 70% Pn Statismo regolatore velocità: ≥ 5% ≥ 5% Precisione regolatore di velocità: ≥ 2% ≥ 2% elevata media Peso/potenza [kg/kWm]: ~5 ~9 Emissione sonora [dB(A) a 7 m]: < 70 < 85 scarso buono 350 ÷ 400 250 ÷ 280 Presa di carico: Sensibilità alle condizioni ambientali: Avviamento a freddo: Consumo carburante [g/kWmh]: Figura 2.5 Prestazioni dei motori per gruppi elettrogeni di piccolissima potenza 2.2.3.2 Motori alternativi per gruppi elettrogeni di medio - piccola potenza I motori disponibili sul mercato per le applicazioni comprese tra i 7 kWe e i 25 kWe sono quasi esclusivamente a gasolio. Si ritiene poco significativa, in questo contesto, l’analisi dei motori a benzina, poiché il loro utilizzo è limitato a qualche unità. In questa gamma si distinguono due tipologie di motori: a 1500 giri/min e a 3000 giri/min. Questi ultimi sono utilizzati quando si devono contenere le dimensioni ed il peso del gruppo elettrogeno, poiché generano una potenza meccanica superiore, a parità di cilindrata, rispetto a quelli a 1500 giri/min. Per contro, le macchine a 3000 giri/min sono soggette ad una maggior usura ed hanno una maggiore emissione sonora; pertanto, non sono adatte ai casi dove sono richieste rumorosità contenute (< 70 dB(A) a 7 m) e dove è necessario un funzionamento continuo della sorgente di energia (ad esempio alimentazione di utenze in zone non elettrificate). Emilio Giomo Capitolo 2. Motori e generatori per gruppi elettrogeni 14 Anche in questa gamma i motori sono generalmente equivalenti nella loro costruzione e nella loro dotazione standard. Essi sono pluricilindrici con disposizione in linea, normalmente ad aspirazione naturale, raffreddati ad aria o ad acqua e dotati di avviamento elettrico, di regolatore automatico del numero di giri e di presa di moto con volano per l’accoppiamento con il generatore. Le caratteristiche di questi motori sono in sintesi (vedi anche Figura 2.6): un rapporto peso/potenza di circa 8 e 13 kg/kWm, rispettivamente per macchine a 3000 giri/min e per macchine a 1500 giri/min; una irregolarità ciclica piuttosto elevata nei motori a 1500 giri/min (i motori hanno un numero di cilindrici limitato con poche fasi attive nell’unità di tempo); una regolazione del numero di giri con elevato statismo (≤ 5%); una presa di carico limitata all’80 % della potenza nominale; una emissione sonora di circa 80 dB(A) a 7 metri, per motori a 1500 giri/min, mentre superiore agli 80 dB(A) a 7 metri per i motori a 3000 giri/min; una buona affidabilità nell’avviamento a freddo (nei motori a 3000 giri/min risulta più critico il raggiungimento del regime termico); un consumo del carburante relativamente elevato nei motori a 3000 giri/min. Motori per gruppi elettrogeni di medio - piccola potenza 7 ≤ P < 25 kWe Motori a gasolio 3000 giri/min 1500 giri/min aria o acqua aria o acqua Naturale o Sovralimentata Naturale o Sovralimentata ridotta elevata ≤ 80 % Pn ≤ 80 % Pn ≤ 5% ≤ 5% Precisione regolatore di velocità: 2% 2% Peso/potenza [kg/kWm]: ~8 ~ 13 Emissione sonora [dB(A) a 7 m]: > 80 ≤ 80 buono buono 245 ÷ 265 225 ÷ 245 Raffreddamento: Aspirazione: Irregolarità ciclica: Presa di carico: Statismo regolatore di velocità: Avviamento a freddo: Consumo carburante [g/kWmh]: Figura 2.6 Prestazioni dei motori per gruppi elettrogeni di medio - piccola potenza Emilio Giomo Capitolo 2. Motori e generatori per gruppi elettrogeni 15 Dai questi dati si deducono quali possono essere i campi applicativi delle due tipologie di motori: quelli a 3000 giri/min si prestano per essere allestiti su gruppi elettrogeni a cui è richiesto un funzionamento saltuario (gruppi elettrogeni di emergenza), oppure dove il fattore peso/dimensioni è la caratteristica predominante rispetto a tutte le altre e, ancora, dove l’emissione sonora non costituisce un problema; in tutti gli altri casi è consigliato l’utilizzo di motori a 1500 giri/min. 2.2.3.3 Motori alternativi per gruppi elettrogeni di medio-grande e grande potenza In queste gamme sono presenti esclusivamente motori alimentati a gasolio funzionanti a 1500 giri/min. Risultano tecnicamente improponibili macchine a 3000 giri/min, per le notevoli sollecitazioni dovute alle forze centrifughe che si genererebbero sugli avvolgimenti dei generatori e sulle masse rotanti degli stessi motori. Essi sono pluricilindrici con disposizione in linea o a V, raffreddati ad acqua, dotati di avviamento elettrico, di regolatore automatico del numero di giri e di presa di moto con albero corredato di volano per l’accoppiamento con il generatore. Anche in questa classe di macchine si può stilare una classificazione dei motori. L’elemento che genera la suddivisione in queste gamme di potenza è il tipo di aspirazione: essa influenza in modo determinante le prestazioni dei motori in termini di potenza erogata, di consumo del carburante e di presa di carico. Si distinguono, così, tre tipologie di macchine: motori ad aspirazione naturale; motori ad aspirazione sovralimentata; motori ad aspirazione sovralimentata ed interrefrigerata. Il dato oggettivo da cui si rileva questa distinzione è la pressione media effettiva (pme). Infatti, ogni tipo di aspirazione è caratterizzato da un valore di pme massimo raggiungibile, che determina, di conseguenza, le massime prestazioni fornibili dal motore. La potenza utile generata dal motore è calcolabile, per l’appunto, mediante la relazione: Pu pme Vtot n [kW ] m dove - pme è la pressione media effettiva misurata in [MPa]; - Vtot è la cilindrata del motore in [dm3] - n è il numero di giri del motore (gruppo elettrogeno) in [giri/s]; - m è il numero di giri necessario per compiere un ciclo (2 per i motori a quattro tempi). Emilio Giomo Capitolo 2. Motori e generatori per gruppi elettrogeni 16 Essendo il numero di giri costante, la pme fornisce, a meno del fattore n , l’indicazione della m potenza specifica per unità di cilindrata: pme k Pu kW Vtot dm3 Nel caso specifico di macchine a quattro tempi e funzionanti a 1500 g/min, il fattore n è pari a m 12.5. La pme è definita anche come rapporto tra il lavoro utile e la cilindrata, cioè: pme Lu Hi u v a Vtot dove - ηu è il rendimento utile del ciclo di lavoro del motore (rapporto tra il lavoro utile per ciclo e l’energia introdotta, intesa come prodotto tra la massa di combustibile introdotto per ciclo e il suo potere calorifico); - λv è il coefficiente di riempimento d’aria dei cilindri (rapporto tra massa d’aria comburente aspirata per ciclo e una massa d’aria di riferimento, assunta pari al prodotto della densità dell’aria nell’ambiente di aspirazione e il volume); - ρa è la densità dell’aria nei condotti di aspirazione; - Hi è il potere calorifico inferiore del combustibile (per il gasolio è pari a 42.5 MJ/kg); - α è la dosatura della miscela di aria e combustibile (rapporto tra massa d’aria comburente per ciclo e la massa di combustibile per ciclo). Assumendo, per semplicità, costanti la dosatura, il rendimento utile e il potere calorifico, si desume che la pme è direttamente proporzionale al coefficiente di riempimento e alla densità dell’aria nei condotti di aspirazione. Pertanto, per aumentare la pme, e conseguentemente la potenza dei motori, è necessario aumentare la quantità d’aria comburente all’interno dei cilindri e la pressione nei collettori di aspirazione. Questo è ottenibile con un sistema di compressione dell’aria comburente, cioè con la sovralimentazione e con l’aggiunta, eventuale, del raffreddamento dell’aria compressa (interrefrigerazione). Questioni tecniche ed operative limitano verso l’alto i valori raggiungibili dai parametri sopraindicati e, quindi, per ogni specifica modalità di aspirazione, sono ottenibili dei valori tipici della pme. Dalla consultazione dei cataloghi si può desumere quanto segue: per motori ad aspirazione naturale la pme massima è circa di 0.8 MPa; per motori ad aspirazione sovralimentata la pme massima è circa di 1.5 MPa; Emilio Giomo Capitolo 2. Motori e generatori per gruppi elettrogeni 17 per motori ad aspirazione sovralimentata ed interrefrigerata la pme può raggiungere i 2.5 MPa; Sulla base dei valori espressi, si ricava una potenza specifica pari: a circa 10 kW/dm3 per motori ad aspirazione naturale; a circa 18 kW/dm3 per motori ad aspirazione sovralimentata; a circa 30 kW/dm3 per motori ad aspirazione sovralimentata ed interrefrigerata. Come si nota, a parità di cilindrata, un motore sovralimentato ed interrefrigerato può generare una potenza tripla rispetto ad un motore ad aspirazione naturale. Come si vedrà in seguito questo va a discapito delle prestazioni in transitorio, per effetto dell’elevato tempo di ripristino delle condizioni di regime del sistema di aspirazione. L’interrefrigerazione dell’aria comburente può essere effettuata in due modi: ad aria o ad acqua. Nel primo caso la refrigerazione è effettuata mediante uno scambiatore di calore posto sul radiatore del motore: l’aria che lambisce il radiatore per il raffreddamento del motore, provvede anche alla refrigerazione dell’aria comburente (scambiatore aria-aria). Nel secondo caso, invece, l’aria comburente viene raffreddata da uno scambiatore di calore in cui viene fatta circolare la stessa acqua di raffreddamento del motore (scambiatore aria-acqua). Il primo sistema risulta particolarmente efficiente, consentendo di ottenere pressioni medie effettive sensibilmente più elevate rispetto al secondo. Motori per gruppi elettrogeni di medio - grande potenza 25 ≤ P ≤ 800 kWe grande potenza > 800 kWe naturale Aspirazione sovralimentata sovralimentata ed interrefrigerata TCA TCW Legenda: TCA = aspirazione sovralimentata ed interrefrigerata aria-aria; TCW = aspirazione sovralimentata ed interrefrigerata aria-acqua; Figura 2.7 Classificazione dei motori per gruppi elettrogeni di medio – grande e grande potenza Il consumo del combustibile diminuisce all’aumentare della pressione media effettiva, in virtù del miglioramento del rendimento utile ηu. Infatti, se si confrontano motori di pari potenza, ma con Emilio Giomo Capitolo 2. Motori e generatori per gruppi elettrogeni 18 pme diverse, risulta che il motore con pme più alta ha un consumo del combustibile più basso. Questo può essere constatato analizzando l’espressione del consumo combustibile: qb 1 u H i essendo il rendimento utile ηu dato dal prodotto del rendimento del ciclo limite ηlim, del rendimento termofluidodinamico interno ηTi e dal rendimento organico ηo. Assumendo, in prima ipotesi, costanti sia il rendimento del ciclo limite sia il rendimento termofluidodinamico interno, si ha che il rendimento utile è proporzionale al rendimento organico. Questo tiene conto delle perdite meccaniche insite al motore, cioè, in prima istanza, dalla cilindrata. Pertanto, i motori con bassa cilindrata, a parità di potenza erogata, hanno un rendimento organico più alto e quindi un maggior rendimento utile. In conclusione, all’aumentare della pressione media effettiva diminuisce il consumo del combustibile (vedi dati riportati nella Figura 2.10). Il valore della pme, oltre a fornire un’indicazione sulla potenza specifica delle macchine, è un buon indice delle prestazioni dei motori nei confronti della presa di carico. Questa è una fase molto delicata del funzionamento di un motore e si verifica ogniqualvolta si presenta una variazione repentina della coppia resistente (variazione di carico assorbito dall’utenza). Per riportare il motore alla velocità nominale, il regolatore di giri provvede ad aumentare o diminuire il flusso del combustibile per il sistema di alimentazione che, a sua volta, lo inietta all’interno dei cilindri. Nello stesso tempo, perché avvenga la combustione, deve confluire la giusta quantità di aria comburente, che viene convogliata mediante il sistema di aspirazione. Questo processo ha un tempo di risposta superiore a quello della catena regolazione di giri - iniezione del combustibile e, quindi, le prestazioni del motore, nel transitorio, sono fortemente dipendenti dalla tipologia di aspirazione dell’aria comburente. In particolare gli elementi che hanno influenza nel comportamento in transitorio sono: la lunghezza dei condotti di aspirazione, il sistema di interrefrigerazione dell’aria comburente, il sistema di sovralimentazione. In realtà i primi due fattori sono fra loro correlati: con l’interrefrigerazione aria-aria si deve inviare l’aria comburente, una volta compressa, verso il radiatore e, successivamente, da questo convogliarla verso i cilindri; con l’interrefrigerazione ariaacqua, invece, lo scambiatore di calore è posto a bordo del motore e direttamente collegato al collettore di aspirazione (vedi Figura 2.8 e Figura 2.9). Pertanto, nel secondo caso, l’aria percorre un tragitto che è meno della metà del primo, con la conseguenza che il motore con interrefrigerazione aria-acqua ha un tempo di risposta più breve. Emilio Giomo Capitolo 2. Motori e generatori per gruppi elettrogeni 19 Aria aspirata Gas combusti Turbocompressore Aria compressa refrigerata dal radiatore Aria compressa da refrigerare per il radiatore Figura 2.8 Motore ad aspirazione sovralimentata ed interrefrigerata aria-aria (TCI) Aria aspirata Gas combusti Turbocompressore Scambiatore aria-acqua Figura 2.9 Motore ad aspirazione sovralimentata ed interrefrigerata aria-acqua (TCW) Le prestazioni sulla presa di carico dei motori si possono individuare, in linea di massima, confrontando la pme, corrispondente alla potenza nominale, con alcuni valori di riferimento. In base a prove eseguite dal sottoscritto, e a quanto indicato dai vari costruttori di motori, si possono fissare i seguenti limiti: motori per gruppi elettrogeni da 25 a 800 kWe: o per deviazioni di velocità tra il 5% ed il 10% della nominale il massimo carico inseribile a gradino è corrispondente ad una pme pari a 1.2 MPa; o per deviazioni di velocità tra il 10% ed il 15% della nominale il massimo carico inseribile a gradino è corrispondente ad una pme pari a 1.3 MPa; Emilio Giomo Capitolo 2. Motori e generatori per gruppi elettrogeni 20 motori per gruppi elettrogeni superiori a 800 kWe: o ad aspirazione TCA: per deviazioni di velocità entro il 10÷15% della nominale il massimo carico inseribile a gradino è corrispondente ad una pme pari a 0.8 MPa; per deviazioni di velocità entro il 15÷20% della nominale il massimo carico inseribile a gradino è corrispondente ad una pme pari a 1.0 MPa; o ad aspirazione TCW: per deviazioni di velocità entro il 10÷15% della nominale il massimo carico inseribile a gradino è corrispondente ad una pme pari a 1 MPa; per deviazioni di velocità entro il 15÷20% della nominale il massimo carico inseribile a gradino è corrispondente ad una pme pari a 1.2 MPa. La distinzione tra le due fasce di potenza è determinata dalla struttura dei motori. In particolare, i motori per gruppi elettrogeni superiori agli 800 kWe sono caratterizzati da grandi masse rotanti e notevoli dimensioni che compromettono il loro comportamento nel regime dinamico. Per questo le loro prestazioni sono peggiorative rispetto ai motori della fascia tra i 25 ed i 800 kW e. Naturalmente i valori indicati non hanno la presunzione di scientificità, ma forniscono, in linea di principio, una base su cui valutare le prestazioni dei motori a riguardo della presa di carico. Nella Figura 2.10 vengono riassunti i dati caratteristici dei motori di queste gamme di potenza. Motori per gruppi elettrogeni di medio - grande potenza 25 ≤ P ≤ 800 kWe Raffreddamento: Aspirazione: Pressione media effettiva [MPa]: Potenza specifica [kW/dm3]: Presa di carico: grande potenza > 800 kWe acqua acqua acqua acqua NA TC TCA-TCW TCA-TCW ≤ 0.8 ≤ 1.5 ≤ 2.5 ≤ 2.5 10 18 30 30 100 % Pn 70 % Pn 50 % Pn ≤ 50 % Pn Statismo regolatore di velocità: ≤5% - 0% ≤5% - 0% ≤5% - 0% 0% Precisione regolatore di velocità: 2% - 0.5% 2% - 0.5% 2% - 0.5% 0.5% Peso/potenza [kg/kW]: Emissione sonora [dB(A) a 7 m]: Avviamento a freddo: Consumo carburante [g/kWh]: 10 5÷8 3.5 ÷ 5 3.5 ÷ 4.5 ≥ 85 ≥ 85 ≥ 85 ≥ 85 buono buono buono buono 225 ÷ 245 210 ÷ 225 200 ÷ 210 190 ÷ 205 Figura 2.10 Prestazione dei motori per gruppi elettrogeni di medio – grande e grande potenza 2.2.3.4 Motori alternativi a gas Emilio Giomo Capitolo 2. Motori e generatori per gruppi elettrogeni 21 I motori alternativi a gas derivano costruttivamente dai motori diesel. Infatti, sono allestiti con lo stesso monoblocco, lo stesso albero motore, la stessa struttura di fissaggio e vengono modificati opportunamente in alcune loro parti per essere adattati al tipo di combustibile utilizzato. Naturalmente queste macchine devono essere provviste di alcuni sistemi caratteristici dei motori ad accensione comandata; infatti, sono dotati di un apparato di accensione, con candela e bobina per ogni cilindro, e di un sistema di carburazione che provvede alla corretta miscelazione tra gas e l’aria comburente. Le testate sono completamente diverse da quelle dei motori diesel. Infatti, oltre la necessità della candela come elemento di accensione, abbisognano di una camera di scoppio con una conformazione tipica dei motori a scoppio. I rapporti di compressione, inoltre, sono notevolmente inferiori rispetto a quello dei motori diesel, per evitare il fenomeno della detonazione (10÷12:1 dei motori a gas contro i 14÷19:1 dei motori diesel). Il costo dei motori a gas, a parità di potenza erogata, è sensibilmente più grande rispetto a quello dei motori diesel. Infatti, la loro ridotta produzione unita ai limiti tecnici di potenza ottenibile, sono elementi che determinano l’incremento dei costi, che oscillano tra il 50% ed il 100% dei motori diesel. Il loro utilizzo è limitato ai casi dove la convenienza del gas, rispetto il gasolio, determina un ritorno economico, cioè laddove si hanno grandi consumi di combustibile. Per questo il loro campo di utilizzo è limitato alla cogenerazione, dove il gruppo elettrogeno lavora per molte ore all’anno. I motori a gas non sono adatti per le tipiche applicazioni dei gruppi elettrogeni. Infatti, sono particolarmente sensibili alle variazioni delle condizioni ambientali (problemi legati alla carburazione), hanno difficoltà nell’avviamento a freddo e non possiedono grandi capacità di presa del carico; è sconsigliabile il loro utilizzo per gruppi elettrogeni di emergenza o per macchine che devono sottostare a continue variazioni di temperatura ed umidità (ad esempio gruppi elettrogeni carrellati che possono essere spostati da un sito all’altro). Per contro, hanno una minor emissione sonora rispetto ai diesel e, se adeguatamente tarati, emettono minor inquinanti in atmosfera. E’ chiaro, quindi, che i motori a gas sono particolarmente adatti per il funzionamento continuo a carico costante cioè, per l’appunto, per la cogenerazione con il gruppo elettrogeno in parallelo alla rete. Emilio Giomo Capitolo 2. Motori e generatori per gruppi elettrogeni 22 Figura 2.11 Motore a gas da 1042 kWm Nella Figura 2.12 vengono riassunti i dati caratteristici dei motori alternativi a gas. Motori alternativi a gas Raffreddamento: acqua Aspirazione: NA – TC – TCA/W Rapporto di compressione: 12:1 gas naturale 10:1 gas propano Pressione media effettiva [MPa]: ≤ 1.5 Potenza specifica [kWm/dm3]: 9 ÷ 18 Presa di carico: Statismo regolatore di velocità: Peso/potenza [kg/kWm]: Emissione sonora [dB(A) a 7 m]: Avviamento a freddo: Consumo carburante [kJ/kWms]: ≤ 20 % Pn 0 5.5 ÷ 9 ≤ 85 scarso 2.40 ÷ 2.90 Figura 2.12 Dati caratteristici e prestazioni dei motori a gas 2.2.4 Motori a turbina a gas Le turbine a gas hanno una diffusione limitata nel campo dei gruppi elettrogeni. Trovano impiego in specifici ambiti, quali la cogenerazione, oppure laddove sono richieste elevate concentrazioni di energia e ridotte vibrazioni. Infatti, le turbine a gas sono caratterizzate da un rapporto peso/potenza molto contenuto e funzionano a regimi di rotazione più elevati rispetto a quelli dei motori alternativi. Per contro, la loro ridotta efficienza elettrica, la sensibilità alle Emilio Giomo Capitolo 2. Motori e generatori per gruppi elettrogeni 23 condizioni ambientali e il difficoltoso raggiungimento delle condizioni di regime, fanno sì che il loro utilizzo non sia adatto alle tipiche applicazioni dei gruppi elettrogeni. Le turbine a gas coprono una gamma di potenza dalla centinaia di kWe alla centinaia di MWe. Ultimamente sono proposte soluzioni di microturbine dell’ordine delle decine di kWe, non trovando, comunque, una diffusione apprezzabile per la loro difficoltosa gestione e conduzione. Nella Figura 2.13 è riportato l’andamento della potenza in funzione della temperatura ambiente e un tipico accoppiamento tra turbina e generatore. Nella Figura 2.14 sono riportati sinteticamente i dati caratteristici delle turbine a gas utilizzate nell’ambito della generazione elettrica. a. b. Figura 2.13 a. Andamento della potenza erogata in funzione della temperatura ambiente b. Accoppiamento turbina-generatore (Fonte: KAWASAKI Gas Turbine Europe GmbH) Motori a turbina a gas Potenza [MWm]: 0.1 ÷ 100 Presa di carico: scarsa Statismo regolatore di velocità: Precisione regolatore di velocità: Peso/potenza [kg/kWm]: Emissione sonora [dB(A) a 7 m]: Avviamento a freddo: Consumo carburante [kJ/kWms]: 0% ±0.25% 10 ÷ 2 ≤ 85 scarso 5÷3 Figura 2.14 Dati caratteristici e prestazioni delle turbine a gas Emilio Giomo Capitolo 2. Motori e generatori per gruppi elettrogeni 24 2.3 Generatori per gruppi elettrogeni 2.3.1 Classificazione dei generatori I gruppi elettrogeni possono essere allestiti: con generatori in corrente continua; con generatori in corrente alternata di tipo asincrono o sincrono (in BT o in MT). I primi hanno scarse applicazioni, limitate a qualche sporadico caso in cui è esclusivamente necessaria l’alimentazione in c.c.. Attualmente vengono sostituite da macchine in corrente alternata abbinate a raddrizzatori, che garantiscono una maggior flessibilità di impiego. Dato lo scarso utilizzo non si ritiene utile, in questo contesto, la loro trattazione. Anche per i generatori, così come per i motori, si può effettuare una classificazione per gamme di potenza. Nel mercato esistono specifici generatori per proprie fasce di erogazione, soprattutto determinati dalla standardizzazione che man mano si è venuta a consolidare con il tempo e con le tipologie di carico. In tal senso, si possono suddividere i generatori secondo la classificazione riassunta dal diagramma di Figura 2.15. Gruppi elettrogeni Potenza GE piccolissima potenza 1 ≤ P < 7 kWe medio - piccola potenza 7 ≤ P < 25 kWe medio - grande potenza 25 ≤ P ≤ 800 kWe grande potenza > 800 kWe ASINCRONI SINCRONI Generatori in corrente alternata a condensatore compound elettronica Figura 2.15 Classificazione dei generatori per gruppi elettrogeni Nei paragrafi che seguono si prendono in esame le varie tipologie di generatori assegnando a quelli sincroni maggior rilievo, poiché sono quelli maggiormente utilizzati nella costruzione dei gruppi elettrogeni. 2.3.2 Generatori asincroni Le macchine asincrone, come del resto le sincrone, sono reversibili, nel senso che possono funzionare sia da motore sia da generatore. Nell’ambito dei generatori trovano impiego quando è previsto il loro funzionamento in parallelo con la rete, dalla quale prelevano la potenza reattiva necessaria per generare il campo magnetico rotante. Nel funzionamento in isola, ad esempio in Emilio Giomo Capitolo 2. Motori e generatori per gruppi elettrogeni 25 emergenza, il generatore asincrono deve ricevere dall’esterno l’energia reattiva, mediante batterie di condensatori, che possono però generare pericolosi fenomeni di risonanza. Per questo l’utilizzo dell’asincrono è limitato alle applicazioni in cui il gruppo elettrogeno è esercito in parallelo alla rete, ad esempio nella cogenerazione, e non si addice agli altri casi. 2.3.3 Generatori sincroni I generatori sincroni per gruppi elettrogeni sono esclusivamente del tipo a poli salienti. Esiste qualche raro caso di applicazione di macchine a rotore liscio, accoppiate alle turbine, ma la loro presenza in questo contesto è priva di significato. La loro struttura è praticamente la stessa a partire da qualche kVA ai MVA. Quello che le differenzia è il tipo di eccitazione e di regolazione, che assumono gradi di prestazione più elevati man mano che si sale con la potenza. I generatori, poi, sono realizzati ad indotto fisso (statore) e induttore rotante (rotore), solitamente con albero di tipo monosupporto. Generalmente sono provvisti di avvolgimenti di smorzamento ubicati sulle scarpe polari dell’induttore. Nei prossimi paragrafi si illustrano le varie tipologie di generatori sincroni, analizzando, per ogni caso, le caratteristiche proprie dei sistemi di eccitazione e di regolazione. 2.3.3.1 Generatori sincroni per gruppi elettrogeni di piccolissima potenza Per questa gamma di potenza, i generatori sincroni disponibili sul mercato sono generalmente monofasi con eccitazione brushless e regolazione a condensatore. Il sistema utilizza il campo inverso generato dagli avvolgimenti statorici per magnetizzare la ruota polare (vedi Figura 2.16). Su questa sono montati uno o due avvolgimenti, accoppiati con altrettanti diodi di raddrizzamento, che provvedono a indurre la polarità al campo induttore. L’avvolgimento ausiliario, collegato ad un condensatore, provvede a fornire la magnetizzazione della ruota polare nelle condizioni di funzionamento a vuoto. A carico, invece, il campo inverso generato dall’avvolgimento principale induce nel rotore la corrente necessaria per fornire il campo sufficiente a sostenere la tensione nominale. A beneficio del lettore, in Appendice A viene brevemente descritto il funzionamento di questi alternatori. La regolazione risente sensibilmente delle variazioni di velocità che, per questi gruppi elettrogeni, è relativamente ampia, dovuta sia alla irregolarità ciclica dei motori sia all’imprecisione dei loro sistemi di regolazione. Il sistema, infatti, non offre una grande precisione della tensione, che è mantenuta all’interno del ±10% in condizioni statiche. Quindi, le loro applicazioni si limitano alla alimentazione di utenze non particolarmente sensibili alla tensione, come le bancarelle e qualche carico residenziale. Emilio Giomo Capitolo 2. Motori e generatori per gruppi elettrogeni 26 In Figura 2.17 sono riportati sinteticamente i dati caratteristici dei generatori per gruppi elettrogeni di piccolissima potenza. Figura 2.16 Schema elettrico alternatore con eccitazione brushless e regolazione a condensatore Generatori sincroni per gruppi elettrogeni di piccolissima potenza 1 ≤ P < 7 kWe Sistema di eccitazione: Regolazione: Precisione della tensione: Tensione [V]: Icc/In: THDV%: brushless a condensatore ± 10% 115 - 230 3 ≤8 Regime di rotazione [giri/min]: 3000 Grado di protezione: IP21 Numero morsetti: 4 Figura 2.17 Dati caratteristici e prestazioni dei generatori sincroni per gruppi elettrogeni di piccolissima potenza Emilio Giomo Capitolo 2. Motori e generatori per gruppi elettrogeni 27 2.3.3.2 Generatori sincroni per gruppi elettrogeni di medio-piccola potenza Questa gamma, trovandosi a cavallo tra quelle che sono state definite piccolissima potenza e grande potenza, contempla le necessità proprie delle due fasce e, quindi, sono presenti diverse tipologie di generatori. In essa si distinguono: alternatori con regolazione a compound ed alternatori con regolazione elettronica, con spazzole o senza spazzole (brushless). Il sistema con spazzole è meno oneroso rispetto a quello brushless presentando, però, l’inconveniente dei contatti striscianti. Man mano che si sale con la potenza, questa differenza di costo diventa sempre meno incidente, fino a diventare praticamente trascurabile oltre una certa potenza. In linea indicativa, per potenze superiori ai 25 kVA sono utilizzati esclusivamente alternatori brushless con regolazione compound o elettronica. La regolazione compound, indipendentemente dal tipo di esecuzione dell’alternatore, è realizzata per mezzo di un trasformatore, detto appunto trasformatore compound. Esso aggiunge eccitazione alla ruota polare quando all’alternatore viene richiesta l’erogazione di corrente per il carico (vedi Figura 2.18). L’efficacia della regolazione è affidata alle prestazioni del trasformatore: quindi, si tratta di un sistema con prestazioni limitate nei riguardi della precisione (± 6% in regime statico). Una illustrazione maggiormente dettagliata del funzionamento di questi generatori è riportata in Appendice A. La regolazione elettronica può essere applicata sia sugli alternatori con spazzole che quelli senza spazzole. Essa consiste in una scheda elettronica che confronta il riferimento interno di tensione, preimpostato dall’utente, con il valore di tensione misurato ai morsetti della macchina: se i due valori si discostano, il regolatore provvede ad aumentare o diminuire il valore di tensione da fornire alla ruota polare (direttamente nel caso di alternatore con spazzole o mediante lo statore eccitatrice negli alternatori brushless), cioè ad aumentare o diminuire il campo magnetico che si concatena con gli avvolgimenti principali (vedi Figura 2.19). Questo tipo di regolazione è più accurato del precedente e garantisce una precisione statica del ±1,5%. Nella Figura 2.20 vengono riassunti i dati caratteristici degli alternatori per gruppi elettrogeni di medio - piccola potenza. Emilio Giomo Capitolo 2. Motori e generatori per gruppi elettrogeni 28 a. b. Figura 2.18 Schema elettrico di alternatore con regolazione compound: a. eccitazione con spazzole, b. eccitazione brushless Emilio Giomo Capitolo 2. Motori e generatori per gruppi elettrogeni 29 Figura 2.19 Schema elettrico di alternatore con regolazione elettronica: a. eccitazione con spazzole, b. eccitazione brushless Generatori sincroni per gruppi elettrogeni di medio - piccola potenza 7 ≤ P < 25 kWe Sistema di eccitazione con spazzole Regolazione: brushless compound elettronica compound elettronica ± 6% ± 1.5% ± 6% ± 1.5% 400/230 400/230 400/230 400/230 3 3 3 3 ≤6 ≤6 ≤6 ≤6 Regime di rotazione [giri/min]: 1500 - 3000 1500 - 3000 1500 - 3000 1500 - 3000 Grado di protezione: IP21 - IP23 IP21 - IP23 IP21 - IP23 IP21 - IP23 6 6 6 6 Precisione della tensione: Tensione [V]: Icc/In: THDV%: Numero morsetti: Figura 2.20 Dati caratteristici e prestazioni degli alternatori per gruppi elettrogeni di medio - piccola potenza Emilio Giomo Capitolo 2. Motori e generatori per gruppi elettrogeni 30 2.3.3.3 Generatori sincroni per gruppi elettrogeni di medio-grande e grande potenza In queste gamme sono presenti esclusivamente alternatori brushless con regolazione elettronica. Costruttivamente sono equivalenti a quelli precedentemente illustrati, distinguendosi, comunque, per alcune varianti che vengono solitamente richieste ed applicate per queste potenze. Una di queste è l’eccitazione a magneti permanenti (PMG). Con questo sistema, il regolatore di tensione viene alimentato da un generatore a magneti permanenti che fornisce, al regolatore stesso, una tensione costante e stabilizzata. Pertanto, il regolatore non subisce alcuna influenza dalla tensione di macchina, assicurando allo statore eccitatrice una alimentazione corretta e priva di errori (vedi Figura 2.22 e Figura 2.23). La variante PMG è disponibile, in linea di massima, per potenze maggiori od uguali a 100 kVA. Il sistema a PMG è particolarmente indicato nei seguenti casi: per l’alimentazione di carichi distorcenti; per l’alimentazione di carichi con elevate correnti di spunto (avviamento di motori asincroni); per l’alimentazione di carichi particolarmente sensibili alla precisione della tensione; per il sostentamento della corrente di corto circuito per l’intervento delle protezioni magnetotermiche. Regolatore elettronico Rilevamento tensione e alimentazione regolatore Statore eccitatrice Rotore eccitatrice USCITA Statore principale ac dc Asse alternatore Ponte diodi rotante Rotore principale Figura 2.21 Schema a blocchi alternatore brushless con regolazione elettronica senza PMG Emilio Giomo Capitolo 2. Motori e generatori per gruppi elettrogeni 31 Rilevamento tensione USCITA Regolatore elettronico Statore PMG Statore eccitatrice Statore principale Ponte diodi rotante ac dc Asse alternatore Rotore eccitatrice Rotore PMG Rotore principale Figura 2.22 Schema a blocchi alternatore brushless con regolazione elettronica con PMG Ventola raffreddamento Ponte diodi rotante Rotore PMG Rotore eccitatrice Rotore principale Figura 2.23 Rotore di un alternatore con PMG Per queste gamme di potenza, gli alternatori sono altresì disponibili con avvolgimenti a 12 morsetti. Questa variante, rispetto allo standard a 6 morsetti, consente di ottenere un maggiore disponibilità di tensioni in uscita e, quindi, una elevata flessibilità d’uso. Infatti, con i 6 morsetti le tensioni ottenibili sono: a stella: 380÷415/220÷240V a 50Hz e 415÷480/240÷277V a 60Hz; a triangolo: 220÷240V a 50Hz e 240÷277V a 60Hz (nel caso di alimentazione monofase la potenza dell’alternatore deve essere ridotta a 2/3 della nominale); Con la versione a 12 morsetti, invece, possono essere ricavate le seguenti tensioni: a stella-serie: 380÷440/220÷254V a 50Hz e 380÷480/220÷277V a 60Hz; a stella-parallelo: le tensioni ottenibili sono la metà delle precedenti; Emilio Giomo Capitolo 2. Motori e generatori per gruppi elettrogeni 32 a triangolo-serie: 220÷254V a 50Hz e 220÷277V a 60Hz (nel caso di alimentazione monofase la potenza dell’alternatore deve essere ridotta a 2/3 della nominale). a. b. Figura 2.24 Collegamento delle fasi: a. alternatore a 6 morsetti; b. alternatore a 12 morsetti Normalmente gli alternatori di questa taglia sono provvisti di avvolgimenti a passo raccorciato 2/3. Questo è particolarmente utile in presenza di carichi distorcenti, poiché consente di eliminare le armoniche di tensione di terzo ordine e le sue multiple dispari. Considerando, infatti, il collegamento di una singola fase (le altre sono sfasate di 2/3π e 4/3π ed equivalenti ai fini dell’analisi), si ha che la tensione stellata è pari alla somma di due vettori sfasati di 60°, corrispondenti alle tensioni indotte in due avvolgimenti geometricamente sfasati dello stesso valore e collegati in serie (vedi Figura 2.25). V V1 V2 V2 60° Centro stella V1 Figura 2.25 Somma dei vettori di tensione di una fase in un collegamento zig-zag stella Per le armoniche di terzo ordine, e loro multiple, si ha: v v1 v2 Vˆ cos3kt Vˆ cos 3k t 3 v v1 v 2 V̂ cos3kt V̂cos3kt cos k sin 3kt sin k v v1 v 2 V̂ cos3kt V̂ cos3kt cos k Emilio Giomo Capitolo 2. Motori e generatori per gruppi elettrogeni 33 Per k 1,3,5,.... , si ha: v v1 v2 Vˆ cos3kt Vˆ cos3kt 0 e quindi tendono ad eliminarsi. Generatori sincroni per gruppi elettrogeni di medio - grande potenza 25 ≤ P ≤ 800 kWe Sistema di eccitazione: grande potenza > 800 kWe brushless (PMG in opzione ≥ 100kVA) Regolazione: Precisione della tensione: Tensione [V]: Icc/In: THDV%: Regime di rotazione [giri/min]: elettronica ± 1.5% - ± 0.5% 400/230 - 415/240 3 ≤3 1500 Grado di protezione: IP21 - IP23 Passo avvolgimenti: raccorciato 2/3 Numero morsetti: 6 - 12 - 4 Nota Gli alternatori di grossa potenza (superiore ai 2000 kVA) possono essere forniti con uscita a 4 morsetti collegati a stella Figura 2.26 Dati caratteristici e prestazioni degli alternatori per gruppi elettrogeni di medio - grande e grande potenza Nella Figura 2.26 sono riassunti i dati caratteristici degli alternatori per gruppi elettrogeni di medio - grande e grande potenza. 2.4 Accoppiamento motore-generatore L’accoppiamento tra il motore primo e il generatore è regolato dalle norme SAE. Queste disciplinano le dimensioni e le modalità di collegamento tra le macchine, contemplando una serie di accoppiamenti standardizzati. Infatti, le dimensioni delle campane coprivolano e dei giunti (volano) sono stabilite in sede normativa e devono essere rispettate dal costruttore del motore diesel e dal costruttore del generatore (vedi esempi di Figura 2.27). Emilio Giomo Capitolo 2. Motori e generatori per gruppi elettrogeni 34 Figura 2.27 Tabelle SAE delle dimensioni normalizzate del giunto e della campana per l’accoppiamento tra motore e generatore Normalmente l’accoppiamento è di tipo monosupporto: l’albero dell’alternatore ha un solo cuscinetto dal lato opposto accoppiamento. Dall’altro lato, quello da cui riceve il movimento, è dotato di un giunto a dischi flessibili che va a calettarsi sulla sede del volano del motore. Questo tipo di accoppiamento si distingue da quello classico bisupporto (alternatore a due cuscinetti con uscita ad albero ed accoppiamento mediante giunto) per la sua semplicità ed economicità; il suo utilizzo deve essere approvato dal costruttore del motore e da quello dell’alternatore. In caso contrario, si deve optare per l’accoppiamento bisupporto con giunto. Emilio Giomo