Settore Tutela Ambiente S.P.E.M.E S.r.l

S.P.E.M.E S.r.l
AREA FUNZIONALE DEL TERRITORIO
Settore Tutela Ambiente
C.so Nizza, 21 – 12100 Cuneo
Sede legale:
Reg. Pilone Rocche n. 35
12020 Venasca (CN)
P.IVA: 00170090047
Sede operativa:
Regione Pilone Rocche, n° 35
Comuni di Venasca e Piasco (CN)
PROGETTO DI AMPLIAMENTO E RECUPERO AMBIENTALE DEL SITO DI
DISCARICA PER RIFIUTI SPECIALI NON PERICOLOSI SITA NEI COMUNI DI PIASCO
E VENASCA (CN) IN LOCALITA' "PILONE ROCCHE": 1^ CONFERENZA DEI
SERVIZI DEL 22/12/2015. RISPOSTE ALLE RICHIESTE DI INTEGRAZIONI
DOCUMENTALI.
REALIZZAZIONE DI NUOVI PIEZOMETRI E
IDROGEOLOGICI DELL’AMMASSO ROCCIOSO.
Febbraio 2016
CARATTERI
Gruppo di progettazione
Coordinamento:
Collaboratori:
1
ing. Francesco Melidoro
ing. Guido Anelli
ing. Michele Melidoro
geol. Michele Cima
geom. Enrico Magnano
p.i. Roberto Contotto
geom. Marco Ferro
geol. Giuseppe Zuffada
INDICE
1.PREMESSA............................................................................................................................. 3
2.INQUADRAMENTO GEOGRAFICO ........................................................................................ 3
3.INQUADRAMENTO GENERALE ............................................................................................ 4
4.SPECIFICHE TECNICHE LEGATE ALLA REALIZZAZIONE DEI NUOVI PIEZOMETRI ........ 7
5.PROFONDITA’ FALDA ......................................................................................................... 12
6.CENNI
SULLE
CARATTERISTICHE
IDROGEOLOGICHE
DELL’AMMASSO
ROCCIOSO ............................................................................................................................ 12
7.CONDIZIONI DI DETTAGLIO ................................................................................................ 14
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REALIZZAZIONE DI NUOVI PIEZOMETRI E
IDROGEOLOGICI DELL’AMMASSO ROCCIOSO.
CARATTERI
1. PREMESSA
La presente relazione viene redatta a seguito della realizzazione di tre nuovi piezometri (PZ3 – PZ4
e PZ5) eseguiti dalla ditta GTA Srl presso la discarica per rifiuti speciali non pericolosi, ubicata in
regione
“Pilone Rocche” nei Comuni di Piasco e Venasca (CN), autorizzata in capo alla ditta
S.P.E.M.E S.r.l., al fine di verificare la presenza di circolazione idrica sotterranea locale e rispondere
ai quesiti emersi nell’ambito della prima conferenza dei servizi del 22 dicembre 2015 relativa all’
esame del progetto di ampliamento e recupero ambientale del sito di discarica.
2. INQUADRAMENTO GEOGRAFICO
L’area oggetto di studio si trova all’imbocco della Val Varaita, in sponda idrogeologica sinistra a
ridosso del fondovalle e della strada provinciale 8, all’altezza del passaggio del confine tra i comuni
di Piasco e Venasca.
Cartograficamente la zona di interesse risulta compresa nella sezione
209.020 della Carta Tecnica Regionale della Regione Piemonte in scala 1:10.000 (figura 1).
Comune di Venasca
Comune di Piasco
Figura 1 – Corografia dell’area di studio - Sezione 209.020 CRT Regione Piemonte
3
Figura 2 - Immagine satellitare dell’area di studio (Google Earth)
3.INQUADRAMENTO GENERALE
Dal punto di vista geologico la zona esaminata si colloca nel Massiccio cristallino antico Dora-Maira,
qui rappresentato principalmente da micascisti ed in subordine da gneiss minuti; “pizzicata” in tale
unità geologico-strutturale si rileva la presenza di una scaglia di rocce più recenti appartenenti alla
Falda dei Calcescisti con Pietre Verdi, costituita da un corpo serpentinitico di notevoli dimensioni,
già oggetto di coltivazione nella cava S.P.E.M.E, cui si associa un livello metrico di calcascisti.
Le serpentiniti affiorano esclusivamente nella zona di cava e sono generalmente caratterizzate da
una colorazione verde-bluastra molto scura anche se appaiono talora coperte da una patina di
alterazione bruno-giallastra. Si tratta di rocce molto compatte, poco deformate, in cui la filiazione è
definita principalmente dalla isoorientazione del serpentino; è irrilevante la presenza di
serpentinoscisti.
4
Le serpentiniti risultano inoltre caratterizzate da un’intensa ed irregolare fratturazione, legata
certamente sia al loro processo di messa in posto sia ad episodi tardivi di tettonica fragile. I
calcescisti formano un livello metrico affiorante nel settore occidentale della zona di cava, a
contatto con le serpentiniti, ove tale contatto non mostra una tettonizzazione particolarmente
marcata.
Si tratta di rocce di colore grigio scuro, molto fresche e compatte, caratterizzate da un aspetto
tabulare e da una fissilità lastroide.
Sono distinguibili microscopicamente la mica bianca, la cui isoorientazione definisce la scistosità
della roccia, e la calcite caratterizzata da piccoli cristalli concentrati in livelletti millimetrici anch’essi
isoorientati secondo la filiazione principale.
I litotipi appartenenti al Massiccio Dora-Maira presenti in quest’area sono interpretati dal VIALON
(1966) come rocce derivanti da una sequenza vulcano-detritica di età permiana metamorfosata
durante gli episodi metamorfici alpini.
Tali rocce affiorano principalmente al tetto delle sepentiniti presenti in cava e lungo gli scassi
stradali, in quanto sono generalmente mascherati da una copertura eluvio-detritica-colluviale
abbastanza potente.
I micascisti risultano generalmente molto alterati, tettonizzati, di aspetto scaglioso con patina di
colore marroncino-giallastro, talora rossastro.
L’osservazione delle rocce più fresche consente di riconoscerne un’ampia eterogeneità: si
distinguono facies di colore grigio-scuro, in cui sono visibili mica bianca e probabile grafite che ne
definiscono la scistosità, peraltro molto marcata e facies più chiare di colore grigio argenteo che
mostrano talora noduli a probabili microcristalli
Gli gneiss minuti appaiono invece più compatti dei micascisti, di aspetto tabulare e di colore
bianco-giallastro, definito principalmente dalla presenza di abbondante albite tardiva che ne ha
obliterato in parte la scistosità.
5
Figura 3 – Stralcio dalla Carta Geologica d’Italia 1:100.000 – Foglio 78-79 –Argentera-Dronero
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4. SPECIFICHE TECNICHE LEGATE ALLA REALIZZAZIONE DEI NUOVI PIEZOMETRI
La Speme ha incaricato la ditta GTA Srl di realizzare n. 3 piezometri. La perforazione è stata
effettuata utilizzando una Perforatrice montata su carro cingolato ad azionamento oleodinamico
modello Comacchio MC 800, mediante perforazione a distruzione di nucleo.
Fig. 4 – Perforatrice MC 800
La tabella seguente riassume le caratteristiche tecniche della sonda:
Velocità max di rotazione
300 Rpm
Testa di rotazione - coppia max di picco
1100/8000 daNm
Slitta (tiro):
6000 kg
Per la realizzazione della perforazione è stata utilizzata un martello a fondo foro azionato da aria
generata da un motocompressore.
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I tre nuovi piezometri sono stati ubicati con l’intento di verificare la circolazione idrica dell’area
interessata dalla discarica e quindi sono stati posizionati in corrispondenza della zona idrogeologica
di monte e di valle del corpo discarica.
Il piezometro di monte PZ 5 è stato installato nella zona nord della discarica ad una quota di circa
589 mentre il PZ 3 ed il PZ4 sono stati perforati nella zona d’ingresso della discarica ad una quota
di circa 528 e 537 s.l.m.m.
PZ 5
PZ 3
PZ 4
Figura 5 – Planimetria con l’ubicazione dei tre nuovi piezometri realizzati (in verde)
I lavori sono iniziati il giorno 28 gennaio e sono terminati il giorno 3 febbraio 2016.
Al termine delle lavorazioni è stato effettuato un rilievo topografico dei nuovi piezometri di cui è
stata battuta la quota assoluta riferita al boccaforo (sommità del tubo piezometrico senza tappo a
vite).
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I principali dati di inquadramento dei tre nuovi piezometri sono:
Piezometro
Quota
boccaforo
Profondità da p.c.
PZ3
528,10 m
12 m
s.l.m
PZ4
537,80 m
21 m
s.l.m.
PZ5
589,81 m
35 m
s.l.m.
Tabella 1 – Tabella riassuntiva con i dati salienti di inquadramento dei tre piezometri
Di seguito vengono riportate le stratigrafie ed i condizionamenti dei tre piezometri realizzati che
hanno raggiunto profondità variabili dall’attuale piano campagna:
Stratigrafia piezometro PZ5 – Realizzato a monte dell’area di studio
da 0 a 1 m
terreno coltivo
da 1 a 35 m
roccia
Stratigrafia piezometro PZ4 – Realizzato a valle dell’area di studio
da 0 a 1 m
terreno coltivo
da 1 a 21 m
roccia
Stratigrafia piezometro PZ3 – Realizzato nella porzione centrale dell’area di studio
da 0 a 0,5 m
terreno coltivo
da 0,5 a 3,5 m
ghiaia, ciottoli e limo debolmente sabbioso
da 3,5 a 12 m
roccia
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Le caratteristiche progettuali/esecutive dei tre nuovi piezometri sono le seguenti:
Profondità PZ3: 12 m;
Metodo di perforazione: trivellazione a distruzione con utilizzo di area compressa con utilizzo di
martello a fondo foro diametro 152 mm;
Diametro e materiale tubazione piezometrica: tubo aperto 3” in PVC;
Posizionamento tubi ciechi: da piano campagna fino a 5,0 metri di profondità;
Filtri: da m 5 a m 12 con tubo microfessurato da 0,3 mm;
Dreno, tamponamento e cementazione: posa di ghiaietto calibrato attorno al tratto filtrante e
successivamente isolamento fino in superficie tramite compactonicte ed infine cementazione della
parte più superficiale, in modo tale da impedire alle acque superficiali di rifluire tra la perforazione
e la colonna di rivestimento.
Operazioni finali: a fine posa delle tubazioni il piezometro è stato regolarmente spurgato;
Opere accessorie: La testata del piezometro, che termina con un tappo a vite svitabile è protetta
da un pozzetto metallico circolare munito di coperchio e lucchetto, al fine di evitare manomissioni,
sporgente dal piano campagna per 40 cm.
Profondità PZ4: 21 m;
Metodo di perforazione: trivellazione a distruzione con utilizzo di area compressa con utilizzo di
martello a fondo foro diametro 152 mm;
Diametro e materiale tubazione piezometrica: tubo aperto 3” in PVC;
Posizionamento tubi ciechi: da piano campagna fino a 10,0 metri di profondità;
Filtri: da m 10 a m 21 con tubo microfessurato da 0,3 mm;
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Dreno, tamponamento e cementazione: posa di ghiaietto calibrato attorno al tratto filtrante e
successivamente isolamento fino in superficie tramite compactonicte in modo tale da impedire alle
acque superficiali di rifluire tra la perforazione e la colonna di rivestimento;
Operazioni finali: a fine posa delle tubazioni il piezometro è stato regolarmente spurgato;
Opere accessorie: La testata del piezometro, che termina con un tappo a vite svitabile è protetta
da un pozzetto metallico circolare munito di coperchio e lucchetto, al fine di evitare manomissioni,
sporgente dal piano campagna per 40 cm.
Profondità PZ5: 35 m;
Metodo di perforazione: trivellazione a distruzione con utilizzo di area compressa con utilizzo di
martello a fondo foro diametro 152 mm;
Diametro e materiale tubazione piezometrica: tubo aperto 3” in PVC;
Posizionamento tubi ciechi: da piano campagna fino a 9,0 metri di profondità;
Filtri: da m 9 a m 21 con tubo microfessurato da 0,3 mm;
Dreno, tamponamento e cementazione: posa di ghiaietto calibrato attorno al tratto filtrante e
successivamente isolamento fino in superficie tramite compactonicte in modo tale da impedire alle
acque superficiali di rifluire tra la perforazione e la colonna di rivestimento;
Operazioni finali: a fine posa delle tubazioni il piezometro è stato regolarmente spurgato;
Opere accessorie: La testata del piezometro, che termina con un tappo a vite svitabile è protetta
da un pozzetto metallico circolare munito di coperchio e lucchetto, al fine di evitare manomissioni,
sporgente dal piano campagna per 34 cm.
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5. PROFONDITA’ FALDA
Al termine della realizzazione dei piezometri, sono stati rilevati tre valori di soggiacenza diversi tra
loro, riassunti nella seguente tabella:
Piezometro
Soggiacenza
Quota da
m da p.c.
boccaforo
PZ3
7.00 m
521.10 m s.l.m.
PZ4
asciutto
-
PZ5
10,50 m
579.31 m s.l.m.
Tabella 2 – Tabella riassuntiva dei valori di soggiacenza rilevati nei tre piezometri
6. CENNI SULLE CARATTERISTICHE IDROGEOLOGICHE DELL’AMMASSO ROCCIOSO
Nella meccanica delle terre, gli aspetti connessi alla presenza di fluido interstiziale sono di
fondamentale rilevanza. Condizioni drenate, condizioni non drenate e, soprattutto, la relazione tra
tensioni totali e pressioni interstiziali sono principi che regolano ogni analisi teorica e
ingegneristica.
Tutto ciò è strettamente legato alla porosità del mezzo, dovuta alla modalità di trasporto e
deposizione, cioè di costituzione.
Gli ammassi rocciosi si sono formati in condizioni e modalità differenti da quelli delle terre “sciolte”.
Non si parla di porosità ma di stato di fatturazione, più o meno esteso; ciò significa una ancora più
difficile valutazione della permeabilità del mezzo e dei flussi all’interno di esso.
Molte rocce sono virtualmente impermeabili nel loro stato intatto (permeabilità primaria) ma
diventano “permeabili” attraverso la rete di fratture pre-esistenti o formatesi successivamente
(permeabilità secondaria).
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Nelle rocce la circolazione idrica avviene attraverso un sistema di “vuoti” che è assai diverso
rispetto a quello delle terre sciolte, sia per dimensioni che per forma e densità. Infatti, nella
maggior parte delle rocce la circolazione dell’acqua avviene attraverso le numerose discontinuità
primarie (stratificazione, scistosità) e/o acquisite (fratture, faglie,) presenti negli ammassi rocciosi.
Nelle rocce metamorfiche dalle fratture e dai piani di scistosità, Tutte queste forme di “vuoti”
consentono all’acqua di circolare nelle rocce, anche in quelle che, per propria natura litologica,
sono poco o per nulla permeabili.
Il deflusso delle acque avviene dunque all’interno di questo complesso reticolato di vuoti ed è
fortemente influenzato dagli afflussi meteorici, dal regime dei corsi d’acqua superficiali e dalla
fusione delle nevi.
Diventa pertanto fondamentale conoscere innanzitutto origine, caratteristiche e distribuzione di tali
vuoti per comprendere meglio come l’acqua si muove nel mezzo roccia.
Mentre il materiale roccia (matrice) è un mezzo continuo con permeabilità e porosità pressoché
nulle, l’ammasso roccioso è un mezzo non continuo nel quale le discontinuità sono l’elemento che
determina il comportamento idraulico dell’insieme. Diventa pertanto fondamentale conoscere le
caratteristiche e la distribuzione di tale reticolo fessurativo.
Per ricostruire i circuiti idrici sotterranei risulta di fondamentale importanza integrare gli studi
geologici,
geologico-strutturali,
geomeccanici
e
idrogeologici
tradizionali
con
analisi
più
approfondite circa l’individuazione e la caratterizzazione delle “zone di frattura” e dei circuiti carsici.
Come ben noto, infatti, queste strutture condizionano in modo determinante il flusso idrico
sotterraneo, in quanto costituiscono delle vie preferenziali di infiltrazione dell’acqua e possono
mettere in comunicazione gli acquiferi superficiali con quelli più profondi.
Da un punto di vista idraulico, gli ammassi rocciosi sono mezzi eterogenei, anisotropi e discontinui.
In particolare, il moto dell'acqua all'interno di una singola discontinuità è governato, dal punto di
vista idraulico, dall'apertura e dalla rugosità, mentre la permeabilità dell'ammasso roccioso dipende
anche dalla frequenza e dalla persistenza dei giunti.
Tali grandezze sono però estremamente variabili nello spazio a causa dell'eterogeneità del sistema
“ammasso roccioso”.
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7. CONDIZIONI DI DETTAGLIO
I risultati del rilievo geostrutturale eseguito dal dott. Cavagnino nel 2006 hanno portato
all’individuazione di cinque set di discontinuità ed hanno classificato la roccia come molto
fratturata.
In questo contesto è estremamente complicato definire la reale circolazione idrica che risulta molto
disordinata.
I cinque piezometri esistenti nell’area rilevano battenti idrici non confrontabili tra loro.
Nel PZ 5 è stata rinvenuta una circolazione idrica in pressione con battente idrico posto ad una
quota superiore all’attuale copertura della discarica e il PZ4 è risultato asciutto nei primi giorni
seguenti la perforazione.
In prossimità del PZ5, il rilievo geomeccanico in superficie conferma, inoltre, l’ipotesi che il bacino
idrogeologico non sia uguale a quello geomorfologico con la concreta possibilità che le acque
sotterranee defluiscano al di fuori del perimetro di discarica.
San Martino Siccomario, Febbraio 2016
Dott. Geol. Giuseppe Zuffada
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