Intervista al direttore dei Musei Vaticani, Antonio Paolucci, su

30/10/2016
Cultura
“L’intera perfezione”
Intervista al direttore dei Musei Vaticani, Antonio Paolucci, su Raffaello. Il professore sarà a Modena l’11
novembre
Matteo Al Kalak
■ Da alcuni anni l’Archivio Storico della diocesi di Modena­Nonantola organizza incontri di
approfondimento e di divulgazione scientifica, aperti alla cittadinanza e legati alla storia e alla cultura non
solo locale. Il prossimo 11 novembre alle ore 16.30 al Centro Famiglia di Nazareth (Strada Formigina 319,
Modena) sarà la volta di una personalità di straordinario rilievo come Antonio Paolucci. Direttore dei Musei
Vaticani, ex Ministro dei beni culturali, Soprintendente in varie città italiane e, soprattutto, eccezionale
storico dell’arte, il prof. Paolucci ha accettato l’invito del vescovo Erio Castellucci e di mons. Mario
Ceccobelli vescovo di Gubbio per aprire il secondo anno del gemellaggio culturale tra le due diocesi avviato
ad aprile 2016. In vista del prossimo anno, la collaborazione tra Modena e Gubbio non poteva non
concentrarsi sui temi connessi alla Riforma protestante di cui cade il 500° anniversario (il 1517 è la data
delle 95 tesi di Lutero).
Il tema prescelto è stato dunque quello di approfondire le figure storiche di due vescovi degli anni che videro
la Protesta di Lutero e che, per il mondo cattolico, costituirono due protagonisti: il vescovo di Modena
Giovanni Morone, presidente del concilio di Trento (1545­1563) e il vescovo di Gubbio (già vescovo di
Reggio Emilia) Marcello Cervini, salito al soglio pontificio con il nome di Marcello II e a sua volta partecipe
dei lavori conciliari.
Abbiamo dunque chiesto al professor Paolucci di illustrarci l’arte del Rinascimento che caratterizzò gli anni
in questione e che le personalità di cui si è detto ebbero modo di vedere e ammirare. Lo sguardo si è
indirizzato ai magnifici affreschi di Raffaello che decorano le stanze vaticane e che anche i seguaci di Lutero
videro di persona nei terribili anni del sacco di Roma ( 1527).
Caro professore, Modena è di solito associata all’arte romanica per via della sua splendida cattedrale:
spesso però si dimentica che uno dei suoi vescovi, il cardinale Giovanni Morone, fu un grande
protagonista del concilio di Trento. Cosa rappresentò questo concilio per l’arte della Chiesa?
A Trento i padri conciliari affermarono e teorizzarono il primato dell’arte a servizio della fede. Dissero ( e
consegnarono il loro pensiero a documenti magistrali) che l’arte sacra deve essere eloquente e allo stesso
tempo comprensibile, che i testi sacri devono essere attualizzati così da parlare alle donne e agli uomini del
tempo presente. Fu quella una grande rivoluzione culturale. Non si spiegherebbe il realismo di Caravaggio
senza quei precedenti normativi.
Lei ci parlerà di Raffaello. Sembra che i temi affrontati dal grande pittore preannuncino, in qualche
modo, i dibattiti che sarebbero stati al centro delle dispute tra cattolici e riformati del Cinquecento (
penso in particolare a quelle sull’eucarestia e sul magistero di Pietro). Può spiegarci perché?
Raffaello dipinse le Stanze pochi anni prima della Riforma luterana. Anche se i lanzichenecchi luterani
entrati a Roma, nei Palazzi Apostolici nel sacco del 1527, sfregiarono con le picche e con i pugnali quegli
affreschi, non c’era nulla nella poetica religiosa messa in figura da Raffaello, che non potesse essere
accettato dalla Riforma Evangelica. Raffaello immagina una Fede che si fonda sulla Conoscenza ( la Scuola
d’Atene) che accetta liberamente la Rivelazione ( la Disputa del Sacramento) che laicamente onora e rispetta
la Legge e che, infine, guarda alla Poesia e all’Arte come a un dono di Dio agli uomini. La stanza della
Segnatura nel suo complesso è un capolavoro di grande antropologia culturale cattolica, tale da apparire
all’avanguardia ancora oggi.
Cosa spinse il Papa a scegliere Raffaello per lavorare in Vaticano?
Il papa Giulio II chiamò Raffaello perchè, nonostante avesse solo 25 anni, era già celebre, era lo “stupore del
secolo”, tutti erano affascinati dalla sua arte.
Perché le scene dipinte da Raffaello riescono ancora oggi ad attirare tanti turisti? Quali sono a suo
avviso i motivi della sua grandezza?
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30/10/2016
Cultura
Raffaello – come scrisse Giorgio Vasari – rappresenta “ l’intera perfezione”. La sua arte è equilibrio perfetto
di forma e di colore, è armonia, è ordine, è felicità. Nessuno come lui ha saputo dare immagine insieme al
mondo di Dio e a quello degli uomini. E poi la sua pittura trasmette una sensazione di pace, di armonia. Per
Raffaello l’Incarnazione si riflette come in uno specchio nello splendore del mondo visibile.
Domenica, 30.10.2016 Pag.13
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