Sul Cenacolo di Leonardo: trent’anni di studi e ricerche PIETRO C. MARANI L’attenzione tributata dalle Soprintendenze milanesi, dall’Istituto Centrale per il Restauro di Roma e da innumerevoli istituzioni e laboratori pubblici e privati per la tutela e la salvaguardia del Cenacolo di Leonardo da Vinci nel Refettorio di Santa Maria delle Grazie, è testimoniata ora da un denso volume in cui si pubblicano i risultati di studi, ricerche e analisi condotte sulla pittura murale e l’ambiente del Refettorio dagli anni settanta del secolo scorso ad oggi (Leonardo. L’Ultima Cena. Indagini, ricerche, restauro)(1) che esce sotto l’egida del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e della Direzione Generale per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico. Introdotto da un breve scritto di Giuseppe Basile, il volume completa idealmente quello che uscì non appena fu concluso il più che ventennale restauro della pittura (dal 1977 al 1999), eseguito da Pinin Brambilla Barcilon(2). Il volume dà finalmente la misura dell’impegno profuso dalla Soprintendenza per i Beni Artistici e Storici di Milano, a far tempo dalla direzione di Stella Matalon, per gli aspetti conoscitivi circa le ragioni e le cause del degrado del Cenacolo che, alla fine degli anni settanta, destava grandi preoccupazioni essendosi ritrovate a terra, ai piedi della pittura, scaglie di colore distaccato. Da allora, e, soprattutto, con la direzione del Soprintendente Carlo Bertelli, si diede avvio ad un’operazione di studio approfondito in previsione di un nuovo intervento di restauro che, facendo seguito a quelli operati tra il 1947 e il 1951-53 da Mauro Pellicioli, si proponeva di arrestare il fenomeno dei distacchi (sempre in agguato da oltre cinque secoli) e, possibilmente, di mettere in luce quel che restava della pittura originale di Leonardo, ormai nascosta da ben undici interventi integrativi di restauro precedenti succedutisi nel corso del tempo. I due interventi più ricostruttivi, che avevano lo scopo di risarcire le parti di pittura cadute, ma che si erano rivelati dei veri e propri interventi di rifacimento pittorico (uno dei quali condotto ad olio), furono quelli settecenteschi di Giuseppe Mazza e di Michelangelo Bellotti, ma estremamente nocivi per l’equilibrio fisico e meccanico degli strati di preparazione e di colore furono anche quelli ottocenteschi di Stefano Barezzi (che ne tentò addirittura il distacco e che completò le lacune con cera pigmentata) e, nel corso del Novecento, quello di Oreste Silvestri, che stuccò i bordi della preparazione con stucchi neri, rendendo ancor più scura l’immagine complessiva della pittura cui, in tempi più recenti, si sommarono gli effetti negativi causati dallo smog e dall’inquinamento atmosferico. Il volume che ora appare dà conto delle metodologie seguite nel corso del tempo, delle misure di rilievo termo igrometrico e climatico, dei prelievi di particellato atmosferico effettuati nel refettorio, del controllo degli inquinanti solidi riscontrati, delle indagini e del controllo sistematico del microclima e, finalmente, per questo settore di analisi che riguarda soprattutto l’ambiente, del monitoraggio e della qualità dell’aria. Relativamente al dipinto vero e proprio (non un affresco, ma una pittura a tempera su due strati di preparazione), si ripresentano due Leonardo da Vinci, Il Cenacolo. Milano, Refettorio di Santa Maria delle Grazie. Veduta d’insieme. 27 relazioni sui materiali impiegati da Leonardo, che erano tuttavia già state pubblicate in precedenza(3) e una relazione fondamentale di Liliane MasscheleinKleiner, dell’Institut Royal du Patrimoine di Bruxelles, sui solventi da impiegare nelle operazioni di pulitura. Altri contributi vertono sulle recenti metodologie di restauro, sugli interventi compiuti e sulla documentazione grafica e fotografica eseguita, nonché sul rilevamento tradizionale e a scansione laser della parete. In appendice viene inoltre pubblicata una relazione di Cesare Brandi del 1951, in cui il fondatore dell’Istituto Centrale del Restauro esprimeva il suo parere negativo circa un restauro “pittorico” del Cenacolo, sostenendo che sarebbe stato inutile procedere alla rimozione delle ridipinture poiché questo avrebbe messo in luce, eventualmente, “soltanto” la materia di Leonardo, e non la sostanza, l’essenza dell’opera d’arte, ormai irrimediabilmente perduta da secoli. Postosi negli ultimi decenni in maniera del tutto diversa, il problema del restauro “globale” del dipinto, con il restauro dell’ambiente in cui esso è contenuto e con la messa a punto di nuovi sistemi di protezione dall’aggressione climatica e inquinante, e con, finalmente, la regolamentazione dell’accesso del pubblico a piccoli gruppi e per un tempo limitato di visita, il restauro recente del Cenacolo ha in realtà innestato un dibattito internazionale tra gli esperti, gli storici dell’arte e i critici che, al di là delle inevitabili polemiche iniziali, ha confermato la validità della metodologia seguita e che ha, anzi, reso il restauro esemplare nel modo d’approccio e nei suoi risultati, come hanno confermato Michele Cordaro, Giovanni Romano e i curatori di questo volume. L’antica posizione di Brandi è stata, in realtà, e inoltre, superata dalla qualità e dalla bellezza dei ritrovamenti e delle scoperte, ben valorizzati dal sensibile intervento della restauratrice che ha saputo ripristinare egregiamente l’immagine d’insieme dell’opera, recuperando persino quei valori di “sfumato” e di chiaroscuro che erano stati quelli originari, propri dell’artista stesso, perseguiti nell’eseguire il suo capolavoro, divenuto il “manifesto” della sua arte. Del lento evolvere degli studi, delle diverse concezioni di restauro dell’opera nel corso dei secoli e del lento trasformarsi della sua immagine nella coscienza e negli occhi del pubblico moderno, darà tra poco conto una banca dati, corredata da circa tremila immagini d’archivio, che la Soprintendenza di Brera, con il supporto degli Amici di Brera e dei musei milanesi, e con l’aiuto finanziario della Banca Popolare di Milano, sta mettendo a punto e che costituirà sicuramente il completo ed esaustivo parallelo visivo del volume di ricerche ora pubblicato. Note bibliografiche 1 - A cura di G. Basile e M. Marabelli, Nardini Editore, Firenze 2007, con CD-rom allegato. 2 - Vedi Pinin Brambilla Barcilon e Pietro C. Marani, Leonardo, L’Ultima Cena, Olivetti-Electa, Milano 1999, ristampato nel 2000 con aggiunte e integrazioni, tradotto in inglese e pubblicato da Chicago University Press. Leonardo da Vinci, particolare delle figure di Simone e Taddeo dal Cenacolo durante il restauro. 28 3 - Una di H. Travers Newton, apparsa su “Arte Lombarda”, 66, 1983, e un’altra, di M. Matteini e A. Moles, pubblicata in “OPD”, 2, 1986.