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Un legame fondamentale tra Statistica e Humor
(IMS Bulletin – Volume 42 – Issue 2 – pp.5)
Le mie letture per il nuovo anno sono cominciate con un regalo per le vacanze: On
the money, una collezione di circa 400 fumetti pubblicati dal New Yorker dal 1925 al
2009. Dopo mesi trascorsi ad imparare come trovare fondi, mai denaro fu meno
allettante, considerato che la mia sveglia era stata messa a riposo. In compenso ho
potuto farmi qualche risata, anche a mie spese o usando un po’ di ironia. Infatti, il
regalo mi era stato fatto da una studentessa e aveva lo scopo di essere un richiamo
amichevole: rilassati e non prendere i soldi (e quindi il tuo lavoro) troppo
seriamente. E invece ho finito col prendere molto seriamente la lettura del libro,
leggendolo parola per parola. Leggere fumetti? Di certo no. Ma c’è una introduzione
di Malcolm Gladwell, il cui nome potrebbe non essere familiare agli statistici come
invece il titolo di uno dei suoi best-sellers: Outliers (ma vanno citati anche The
tipping point e Blink). L’introduzione di Gladwell iniziava con ironia. Come autore del
New Yorker, considerava il libro molto strano “perché siamo un giornale per persone
per le quali i soldi non sono di primaria importanza. Pertanto cosa pensa il New
Yorker quando prende in considerazione i soldi?” In breve, la sua tesi era
“Giochiamo con i soldi”.
La lunga risposta di Gladwell incominciava con un aneddoto su quanto fosse
insonnolito ad un convegno aziendale, quando ascoltò la presentazione in Powerpoint di un CFO sulla storia della sua vita. Il tizio terminava il racconto sottolineando
un paio di punti fondamentali “Le persone che vogliono il mondo conforme ai
principi degli affari sono dei realisti, tutte le altre, cioè quelle che passano il tempo
ad analizzare sonetti o tavole attuariali, sono romantiche, ossia comiche.” Il
principale esempio che portava Gladwell a sostegno delle sue tesi era di natura
statistica. Il fondo di Bernard Madoff aveva il 96% di “vittoria”, con un guadagno
annuale che si attestava tra il 10 e 12 per cento. Perché non imitare la volatilità di un
fondo hedge con un guadagno più allettante a lungo periodo e con un molto meno
sospettoso modello vincente? La risposta di Gladwell era la seguente: Madoff aveva
capito che il significato di fiducia in termini personali era attendibilità, padronanza,
competenza, sicurezza. Ed era proprio questa consistenza che convinse Harry
Markopolos, la bestia nera di Madoff, che Madoff bleffava. Come Markopolos
argomentava nel suo memo di 17 pagine “Nessuna squadra di baseball ha una
percentuale di battute vincenti dello 0.96, nessuna squadra del NFL ha totalizzato
più di 96 vittorie e solo 4 perdite su 100 partite e tu puoi scommettere quello che
vuoi che nessun fondo manageriale resterà su nel 96% dei mesi esaminati. In altre
parole, quando ci mettiamo su una posizione realistica, il bluff sulla consistenza di
Madoff ci porta ad una conclusione che è esattamente opposta a quella che lui
intendeva sosostenere, ossia che lui risultava completamente inaffidabile. L’intento
di questo esempio non era quello di magnificare la posizione dei Realisti. Lo stesso
Gladwell sottolineava “Le vittime di Madoff avrebbero dovuto pensare a Madoff in
termini di affari e non valutarlo dal punto di vista personale. E allora, di nuovo, i
traders di AIG, che costano ai contribuenti molto, ma molto di più di quanto Madoff
sia costato al mondo, avrebbero dovuto impiegare una buona dose di virtù
personale nella loro pratica professionale.” Nonostante il contesto doloroso, il
messaggio subliminale di Gladwell mi ha ispirato a riflettere sul legame esistente tra
statistica e humor. La statistica è fortemente orientata a separare gli aspetti comuni
(communalities in gergo) quali segnali o patterns, da quelli individuali, quali
variabilità o rumore. Di contro, il miglior tipo di humor è il risultato di un mixing
giudizioso di aspetti comuni e individuali il cui risultato può avere un effetto comico.
Una storia raccontata da Rick Cleary (visiting ad Harvard da Bentley) alla nostra festa
per le vacanze del 2008 illustra bene questo punto. Alla fine dell’ultima lezione di un
corso introduttivo per il quale lui era teaching assistent, il professore George Casella
si era rivolto alla classe incoraggiando domande sugli argomenti proposti al corso.
Uno studente, che non aveva mai posto alcuna domanda, aveva alzato la mano
“Professore, durante il suo corso mi sono molto divertito, ma c’è una cosa che mi ha
incuriosito per tutto il semestre. Perché le deviazioni standard sono sempre 6?” Se
sei un vero statistico, starai ridendo o lo farai tra qualche secondo. Altrimenti
dovresti ridere su quanto gli statistici siano nerdy se trovano divertente il numero 6.
Quello che rende divertente questo aneddoto è il fatto che lo studente mescoli un
aspetto comune (la deviazione standard è solitamente indicata con la lettera greca
σ) e una inattesa individualità (lo studente confonde σ con 6). Non stareste più
ridendo, sapendo che George, per qualche sconosciuto motivo, nel suo corso aveva
rimpiazzato la lettera σ con 1. Questo è l’anno internazionale della Statistica. Quale
modo migliore c’è di celebrarlo dicendo al mondo che è la professione più
divertente al mondo, poiché assieme agli studi deprimenti o ad argomentazioni
sbagliate, è una ricetta divertente per trascorrere il proprio tempo?