"Liceo Artistico U. Boccioni" Professoresse M. Copia di "S.P.Q.R. " - La Civiltà Romana Vicari - A. Berlanda - Classe 1^H Copia di "S.P.Q.R. " - La Civiltà Romana "Liceo Artistico U. Boccioni" Professoresse M. Vicari - A. Berlanda - Classe 1^H 1 Copia di "S.P.Q.R. " - La Civiltà Romana "Liceo Artistico U. Boccioni" Professoresse M. Vicari - A. Berlanda - Classe 1^H Liceo Artistico "U. Boccioni" - S.P.Q.R. - La civiltà romana Questo lavoro nasce come una sorta di esperimento in cui i ragazzi diventassero protagonisti della proposta didattica, avviando un'indagine sulla civiltà romana e più precisamente sulle specificità della sua architettura e delle tecniche artistiche. A seguito delle due visite didattiche svolte durante l'anno scolastico alla mostra "Mito e natura" e alla "Milano romana" è stato proposto agli studenti anche un confronto tra le peculiarità delle differenti soluzioni progettuali adottate a Roma e a Mediolanum e sulle differenti tecniche artististiche e tipologie di manufatti. Sono stati quindi individuati otto ambiti di interesse e di ricerca affidati ad altrettanti gruppi di lavoro. Essi seguono una successione logica che parte da una introduzione storica ad opera degli insegnanti, volta a definire i periodi di sviluppo della civiltà e dell'arte romana: Roma monarchica, repubblicana e imperiale. Alla fase di ricerca, che si è concretizzata in un elaborato scritto da parte dei singoli gruppi, ha fatto seguito un momento di esposizione orale alla classe. Data la mancanza di strumenti multimediali a disposizione degli alunni in aula, è stato richiesto loro di digitalizzare il materiale a casa. Tale materiale è stato successivamente assemblato in questo formato ebook. Consapevoli della parzialità in alcuni casi del lavoro svolto, abbiamo deciso di intervenire il meno possibile sui testi per lasciare che il lavoro rimanesse autenticamente espressione del lavoro dei ragazzi. Alessandra Berlanda Mariapina Vicari 2 "Liceo Artistico U. Boccioni" Professoresse M. Copia di "S.P.Q.R. " - La Civiltà Romana Vicari - A. Berlanda - Classe 1^H L'architettura romana: le tecniche costruttive Per gestire un territorio in continua espansione, i Romani sviluppano delle tecniche ingegnieristiche che si ispiravano all'architettura della tradizione greca - per quanto riguarda l' architrave sui due piedritti ( sistema trilitico) - e di quella etrusca - assimilandone la tecnica dell' arco. L'architettura romana presenta il suo aspetto innovativo nello sviluppo curvilineo degli spazi interni attraverso tre elementi: arco, volta e cupola che creano per mezzo dei sostegni un insieme uniforme con la copertura. Gli edifici con funzioni rappresentative e di pubblica utilità utilizzano come materiali da costruzione: mattoni cotti in fornaci, calcestruzzo, cemento. ARCO: elemento in grado di offrire stabiità e realizzare aperture molto ampie su muri continui e di sostenere pareti, scaricando il peso su sostegni verticali, i piedritti. È costituito da: conci: elementi in pietra a forma di cuneo, disposti a raggiera rispetto ad un centro, a partire piani d'imposta che poggiano sui due piedritti; chiave: concio superiore, garantisce stabilità all'arco ed è spesso realizzato con un materiale più resistente. Grazie ad esso non è necessario utilizzare leganti per tenere insieme l'intera struttura, poiché scarica tutto il peso sui piedritti; intradosso: linea interna dell'arco; estradosso: linea esterna dell'arco. centina: armatura di legno utilizzata per collocare i conci, prima di posizionare la chiave. Tipologie di archi a tutto sesto: il più utilizzato dai Romani, in cui la freccia, ossia la distanza tra la chiave e il piano d'imposta, è uguale al raggio (semicerchio perfetto); rialzato: quando, partendo dalla sua linea curva, l'arco è più alto che largo; ribassato: in cui l'arco è più largo che alto; 3 Copia di "S.P.Q.R. " - La Civiltà Romana "Liceo Artistico U. Boccioni" Professoresse M. Vicari - A. Berlanda - Classe 1^H cieco: cioè privo di apertura; di scarico: che funge da rinforzo (spesso "affogato" nella muratura) in quanto alleggerisce le aperture dal peso della muratura sovrastante e talvolta assume valori estetici. VOLTA : è un elemento di copertura per ampie sale, deriva dall'applicazione dell'arco e della concrezione cementizia (cemento e materiali inerti, come laterizi o pietre); ha una struttura curva che la rende resistente. Tipologie di volte a botte: costruita «ispirandosi» all'estensione longitudinale dell'arco; si imposta su due muri continui. Tra le diverse tipologie di volte a botte esiste la volta anulare: impostata su muri ricurvi; applicata nei piani sovrapposti del Colosseo. La sua prima applicazione fu nelle reti fognarie sotterranee e in parti di infrastrutture militari. a crociera: ottenuta dall'intersezione ortogonale di due volte a botte. a padiglione: ottenuta come la volta a crociera, ma non presenta archi perimetrali. Ogni parte autonoma di superficie ricurva è detta falda o fuso. La più antica volta a padiglione risale al Tabularium che si affaccia sul Foro romano. CUPOLA: è un elemento a sviluppo emisferico di copertura per ampi spazi, 4 Copia di "S.P.Q.R. " - La Civiltà Romana "Liceo Artistico U. Boccioni" Professoresse M. Vicari - A. Berlanda - Classe 1^H liberi da pilastri; creata dallo sviluppo in rotazione dell'arco attorno al proprio asse. Il rigore geometrico è evidente, prendendo in considerazione le proporzioni; il diametro della cupola è uguale al diametro del cilindro di base. Il sostegno della cupola è dovuto alla solidità delle fondazioni e della tecnica molto esperta degli impianti cementizi che ne garantiscono la stabilità. Le cupole vengono realizzate sovrapponendo anelli concentrici di diametro sempre minore, realizzati con materiali progressivamente più leggeri. Uno degli esempi più celebri di cupola romana è il Pantheon, a Roma. PARAMENTI MURARI Materiali utlizzati: malta: un composto di calce e sabbia mescolati in acqua; calcestruzzo: un composto ottenuto dall'unione di malta con ghiaia o frammenti di pietra. Paramenti murari: opus quadratum: tecnica più antica, consiste nel sovrapporre a secco grosse pietre squadrate, in file di uguale altezza (cinte murarie); opus caementicium: consiste nella colata di cemento (concrezioni = un misto di pietrisco e cemento) tra due pareti di pietra o di legno; opus reticulatum: un paramento doppio, fatto di piccole pietre di tufo di forma piramidale con base quadrangolare, visibile dall'esterno, intorno al quale si cola il cemento; 5 Copia di "S.P.Q.R. " - La Civiltà Romana "Liceo Artistico U. Boccioni" Professoresse M. Vicari - A. Berlanda - Classe 1^H opus incertum: tecnica uguale a quella del reticulatum, l'unica differenza è che le pietre visibili dall'esterno hanno una disposizione casuale e hanno una forma irregolare; opus latericium: tecnica che prevede l'uso esclusivo di mattoni cotti. opus mixtum: utilizzo di mattoni e pietra. Opus reticulatum Opus incertum Samuele Bongiorno Angelica Mazzei Carola Scarpetta 6 Copia di "S.P.Q.R. " - La Civiltà Romana "Liceo Artistico U. Boccioni" Professoresse M. Vicari - A. Berlanda - Classe 1^H L'organizzazione del territorio: la centuriazione Divisione del territorio romano La centuriazione era il sistema con cui i Romani organizzavano il territorio agricolo in settori quadrati i cui confini erano stabiliti dagli agrimensori grazie all'uso della groma che consentiva di tracciare linee ortogonali. All'interno di questi settori venivano individuati cento lotti regolari di terra da assegnare ciascuno ad una famiglia di coloni. Si caratterizzava per la regolare disposizione, secondo un reticolo ortogonale, di strade, canali e appezzamenti agricoli. 7 Copia di "S.P.Q.R. " - La Civiltà Romana "Liceo Artistico U. Boccioni" Professoresse M. Vicari - A. Berlanda - Classe 1^H Parallelamente alla crescita del potere di Roma si estende la creazione di colonie nei territori conquistati. Nei piccoli insediamenti di soito si arrivava ad un numero di circa 300 coloni ( ad es. Anzio o Ostia); mentre negli insediamenti più grandi si poteva rrivare anche a 6000 coloni ( ad es. Paestum o Rimini). Alice Petta 8 Copia di "S.P.Q.R. " - La Civiltà Romana "Liceo Artistico U. Boccioni" Professoresse M. Vicari - A. Berlanda - Classe 1^H L'architettura dell'utile: le strade - parte 1 Le strade nell'antica Roma venivano usate sia per lunghi tracciati, sia come normali arterie di traffico cittadine. Mediamente la larghezza era di circa 3 metri ma in taluni casi si poteva arrivare anche a più di 6 metri. Erano composte da tre parti: statumen: la parte più inferiore formata da ciottoli, in modo che l'acqua non stagnasse. rudus: la parte media formata da ghiaia e sabbia. pavimentus: la superfice in massi di pietra. Il fondo stradale era leggermente convesso in modo che, in caso di pioggia, l'acqua scorresse ai lati. Emiliano Scarpa 9 "Liceo Artistico U. Boccioni" Professoresse M. Copia di "S.P.Q.R. " - La Civiltà Romana Vicari - A. Berlanda - Classe 1^H L'architettura dell'utile: le strade - parte 2 La funzione delle strade romane fu prevalentemente economica, politica, militare e commerciale. I romani cercarono sempre di regolarizzare i tracciati con la creazione di strade romane erano lunghe e diritte, anche affrontando difficoltà legate alla conformazione irregolare del territorio. Le strade extraurbane venivano chiamate vie. In principio le strade romane presero il nome del loro promotore ( es. Via Appia) o delle funzioni a cui adempivano (es. Via Salaria). Quando Roma raggiunse la sua massima espansione, la rete stradale misurava (ca) 80.000 Km, divisi in 29 strade. Le strade possedevano pietre miliari che indicavano in miglia la distanza dal chilometro zero posto nel foro romano. L'impianto viario cittadino era derivato dalla struttura dell'accampamento romano e composto ortogonalmente in da due prossimità strade del foro: principali il che cardo si incrociavano maximus ( con orientamento nord-sud ) e il decumanus maximus ( con orientamento estovest). Partendo dal cardo massimo e dal decumano massimo le strade formavano quindi un impianto regolare e gli appezzamenti di terreno che nascevano dall'incrocio ortogonale delle strade venivano chiamate insulae. E' opportuno ricordare che Roma, a differenza delle colonie, non aveva un impianto regolare a causa della conformazione collinare del suo territorio. 10 "Liceo Artistico U. Boccioni" Professoresse M. Copia di "S.P.Q.R. " - La Civiltà Romana Vicari - A. Berlanda - Classe 1^H In corrispondenza di cardo e decumano massimi, a cavalcione delle mura, si aprivano quattroporte principali che prendevano il nome dalle località verso cui conducevano le strade che partivano dal centro cittadino (es. Porta Romana, Porta Ticinese, Porta Vercellina a Mediolanum).Il circuito murario corrispondeva in genere al pomerio che costituiva il limite sacro e giuridico oltre il quale la città cessava di esistere e cominciava la campagna. A Roma si conservano tratti delle mura serviane ( costruite per volere del re Servio Tullio); mentre a Milano è ancora visibile ( dal cortile del Museo Archeologico) una piccola parte della cinta muraria di epoca massimianea 11 Copia di "S.P.Q.R. " - La Civiltà Romana "Liceo Artistico U. Boccioni" Professoresse M. Vicari - A. Berlanda - Classe 1^H con una delle torri poligonali che ad intervalli regolari segnavano il tracciato delle mura. Sempre a Milano le mura erano delimitate esternamente da un vallum. Martina Sgarra 12 Copia di "S.P.Q.R. " - La Civiltà Romana "Liceo Artistico U. Boccioni" Professoresse M. Vicari - A. Berlanda - Classe 1^H L'architettura dell'utile: i ponti I ponti servivano per attraversare i fiumi, nel caso di Roma il Tevere. Il primo fu fondato da Anco Marzio e fu costruito in legno, i mercenari etruschi ne approffittavano per far pagare dei pedaggi ai mercanti, ma esso in seguito crollò per una piena. Invece i ponti in muratura, che tuttora esistono- come il ponte di Rimini - sono composti da: pile, arcate, spalle e carreggiata. Le pile sostengono il ponte e sono costruite su pali di fondazione che entrano nel fiume e sono conficcati nel terreno. Sono rafforzate da rostri che tagliano la corrente del fiume. Le arcate sono degli archi a tutto sesto, ovvero la struttura di tutto il ponte, formate da conci di pietra e possono essere decorate da un archivolto modanato. Le spalle sono i fianchi, fortificati dai contrafforti. La carreggiata, ovvero la strada percorribile in pietra, è affiancata dai parapetti di sicurezza. Tra le arcate si aprivano in genere delle finestre di scarico che servivano a far passare più agevolmente l'acqua in caso di piena del fiume. 13 Copia di "S.P.Q.R. " - La Civiltà Romana "Liceo Artistico U. Boccioni" Professoresse M. Vicari - A. Berlanda - Classe 1^H Emiliano Scarpa 14 Copia di "S.P.Q.R. " - La Civiltà Romana "Liceo Artistico U. Boccioni" Professoresse M. Vicari - A. Berlanda - Classe 1^H Architettura dell'utile: gli acquedotti Gli acquedotti sono un sistema di distribuzione delle acque bianche alla città che serviva per tutte le necessità: terme, fontane, pozzi, templi e case nobili. I Romani inventarono un sistema ingegnoso di canali, che divenne così celebre da nominare Roma "la regina delle acque". Per costruire un acquedotto era necessaria una fonte d'acqua e ne serviva una pura. Visto che il Tevere era sporco i Romani raccolsero la loro acqua nelle colline acquitrinose che la circondavano. Per ogni tipo di canali la fonte da cui si raccoglieva l'acqua doveva avere delle caratteristiche obbligatorie: la regolarità del flusso, la qualità e la quantità dell'acqua; fattori questi che cambiano con la stagione. Il canale dell'acquedotto si chiamava specus ed attraversava un percorso in pendenza per arrivare alla città. Lo specus era fatto in piombo, il rivestimento delle sue pareti interne era di un materiale impermeabile formato da: calce, terracotta e pozzolana (polvere vulcanica che teneva tutto insieme). Lungo il canale c'erano degli elementi importanti: Pozzo di ispezione: erano pozzi verticali che servivano per mantenere la pendenza. Sfoghi: servivano per non far danneggiare le pareti in caso di piena. Vasche limarie o di sedimentazione: servivano per depurare l'acqua, facendo appunto sedimentare le impurità sul fondo. Archi: la parte muraria dell'acquedotto si caratterizzava per una sequenza di archi che permettevano di ovviare al problema dei dislivelli del territorio. 15 Copia di "S.P.Q.R. " - La Civiltà Romana "Liceo Artistico U. Boccioni" Professoresse M. Vicari - A. Berlanda - Classe 1^H Chiara Fontaine 16 Copia di "S.P.Q.R. " - La Civiltà Romana "Liceo Artistico U. Boccioni" Professoresse M. Vicari - A. Berlanda - Classe 1^H L'architettura dell'utile: le cloache Le cloache o fogne avevano funzione di scarico ovvero di raccogliere le cosiddette acque nere per portarle via dalla città. Alcune delle fogne che hanno costruito i Romani vengono utilizzate ancora oggi. La cloaca massima Una delle fogne più importanti se non la più importante è la cloaca massima, che venne realizzata per ordine del re Tarquinio Prisco, allo scopo di creare un canale di scolo che bonificasse le zone paludose del foro. Si ridussero così le malattie infettive e lo sviluppo della zanzara malarica. A differenza dell'acquedotto, la cloaca non venne creata partendo dalle colline ma dalle pianure. 17 Copia di "S.P.Q.R. " - La Civiltà Romana "Liceo Artistico U. Boccioni" Professoresse M. Vicari - A. Berlanda - Classe 1^H Il canale della cloaca è realizzato in opus quadrum una struttura fatta con blocchi regolari di pietra e l'opus caementicium ovvero il cemento. La struttura della cloaca è ad arco a botte. La cloaca principale si suddivide in cloache minori per poi trovare sbocco nel Tevere con l'arco a tre ghiere. 18 Copia di "S.P.Q.R. " - La Civiltà Romana "Liceo Artistico U. Boccioni" Professoresse M. Vicari - A. Berlanda - Classe 1^H La protettrice della cloaca La Venere cloacina è un piccolo luogo sacro visibile nelle zone in cui la cloaca attraversa il foro e qui si adorava la dea. I tombini 19 Copia di "S.P.Q.R. " - La Civiltà Romana "Liceo Artistico U. Boccioni" Professoresse M. Vicari - A. Berlanda - Classe 1^H Una caratteristica artistica della cloaca sono i tombini con i loro bellissimi rilievi. Il più celebre è la Bocca della verità. Chiara Fontaine 20 Copia di "S.P.Q.R. " - La Civiltà Romana "Liceo Artistico U. Boccioni" Professoresse M. Vicari - A. Berlanda - Classe 1^H L'architettura dell'utile: le terme Le terme, ovvero i bagni pubblici, erano luoghi pensati per il benessere individuale e per la salute pubblica e rappresentavano uno dei principali luoghi di ritrovo nell'antica Roma. I principali ambienti erano: calidarium, tepidarium, frigidarium. Gli spazi accessori erano: natationes, apodyterium, palestra, sauna. Le terme romane, nate essenzialmente come bagni pubblici, erano veri e propri monumenti o addirittura piccole città all'interno della città stessa. Vi erano due classi di terme: una più fastosa destinata ai patrizi; una più povera destinata alla plebe. Le prime terme nacquero dove era possibile sfruttare le sorgenti naturali d'acque calde o dotate di particolari doti curative; con il passare del tempo, soprattutto in età imperiale, si diffusero anche dentro le città, grazie allo sviluppo di tecniche sempre più evolute di riscaldamento delle acque. Gli ipocausti erano un sistema di riscaldamento sotterraneo per diffondere aria calda che - a partire da un praefurnium - scorreva in un'intercapedine sotto il pavimento (creata per mezzo di suspensurae cioè pilastrini in terracotta) su cui poggiava il pavimento stesso. 21 Copia di "S.P.Q.R. " - La Civiltà Romana "Liceo Artistico U. Boccioni" Professoresse M. Vicari - A. Berlanda - Classe 1^H 22 Copia di "S.P.Q.R. " - La Civiltà Romana "Liceo Artistico U. Boccioni" Professoresse M. Vicari - A. Berlanda - Classe 1^H 23 Copia di "S.P.Q.R. " - La Civiltà Romana "Liceo Artistico U. Boccioni" Professoresse M. Vicari - A. Berlanda - Classe 1^H Le terme di Caracalla costituiscono uno dei più grandiosi esempi di terme 24 Copia di "S.P.Q.R. " - La Civiltà Romana "Liceo Artistico U. Boccioni" Professoresse M. Vicari - A. Berlanda - Classe 1^H imperiali a Roma. Furono fatte costruire dall'imperatore Caracalla sul Piccolo Aventino tra il 212 e il 216 d.C. 25 Copia di "S.P.Q.R. " - La Civiltà Romana "Liceo Artistico U. Boccioni" Professoresse M. Vicari - A. Berlanda - Classe 1^H Giulia Indino 26 Copia di "S.P.Q.R. " - La Civiltà Romana "Liceo Artistico U. Boccioni" Professoresse M. Vicari - A. Berlanda - Classe 1^H L'architettura monumentale: i templi e le basiliche I templi romani I templi, nell'antica Roma, erano considerati la dimora degli dei. Al loro interno si svolgevano varie cerimonie tra cui quelle votive e le Processioni. I Romani, però, in quanto popolazione molto pragmatica, solevano utilizzare i templi anche per scopi "profani" tra cui le sedute del Senato. La costruzione dei templi romani subì un importante influsso dalle culture etrusca e greca. I Romani non possedevano una propria struttura di templi. La loro era infatti una commistione di ordini architettonici greci ed etruschi. In particolare, si trattava di una fusione di ordine corinzio, ionico, composito e tuscanico.Quest'ultimo, a differenza degli altri tre, era molto più semplice e riprendeva sotto molti aspetti l'ordine dorico da cui si distingueva per il fusto non scanalato (comunque comune anche all'ordine composito) e l'echino di dimensioni più ridotte. La struttura dei templi riprendeva due caratteristiche fondamentali del tempio etrusco: l'edificio poggiava su un'alta base, detta podio, alla quale si accedeva tramite una scalinata; inoltre, come il tempio etrusco, prediligeva la visione frontale. Inizialmente i materiali utilizzati per la costruzione di queste strutture erano reperibili in natura: si utilizzavano tufo presente nel territorio romano ጀ氀攀最渀漀 ጀ e una roccia magmatica mattoni crudi. Dalla fase repubblicana in poi, si alternò il tufo con la tecnica dell'opus quadratum (che consisteva nel giustapporre blocchi di tufo in filari isodomi nei quali il blocco superiore poggiava sulla congiunzione dei blocchi sottostanti) con il traventino una pietra calcarea di cui il Lazio era molto ricco. Dall'epoca imperiale in avanti, fu utilizzato anche il marmo (famosa la frase di Augusto "mi avete dato la città in mattoni, ve la restituisco in marmo). Le tipologie dei templi romani 27 Copia di "S.P.Q.R. " - La Civiltà Romana "Liceo Artistico U. Boccioni" Professoresse M. Vicari - A. Berlanda - Classe 1^H Si distinguono cinque differenti tipologie di templi romani: 1. Il tempio etrusco italico. Utilizzato tra il VI al V sec. a.C. riprende completamente la struttura del tempio etrusco. Lo sviluppo del tempio è longitudinale e poggia su un alto podio al quale si accede tramite una scalinata tra due avancorpi. La cella è tripartita e tre lati su quattro del perimetro presentano una peristasi. Un esempio di questa tipologia è il Tempio Capitolino o di Giove Ottimo Massimo. 28 Copia di "S.P.Q.R. " - La Civiltà Romana "Liceo Artistico U. Boccioni" Professoresse M. Vicari - A. Berlanda - Classe 1^H 29 Copia di "S.P.Q.R. " - La Civiltà Romana "Liceo Artistico U. Boccioni" Professoresse M. Vicari - A. Berlanda - Classe 1^H 2. Il tempio prostilo. Riprende la struttura dei templi greci e si caratterizza per la fila di colonne allineate sul fronte del tempio e l'assenza di colonne sui lati. Si definisce tempio prostilo quando ha al massimo quattro colonne. Un esempio di questa tipologia è il Tempio di Antonio e Faustina che si trova nei Fori Imperiali a Roma. 3. Il tempio periptero. Così chiamato perché presenta una peristasi, ovvero una fila di colonne allineate lungo tutto il perimetro del tempio. Un esempio è il Tempio dei Càstori nei Fori Imperiali. Una variante è il tempio periptero senza colonnato posteriore che presenta la peristasi su tre dei quattro lati ma, a differenza del tempio etrusco italico, ha una cella unica. Un esempio di questa variante è il tempio di Venere Genitrice. Si possono trovare inoltre templi dipteri, 30 Copia di "S.P.Q.R. " - La Civiltà Romana "Liceo Artistico U. Boccioni" Professoresse M. Vicari - A. Berlanda - Classe 1^H ovvero che presentano una doppia peristasi. 4. Il tempio pseudoperiptero. Con il termine si indicano quei templi in cui le colonne che compongono la peristasi sono sostituite da semi-colonne addossate al muro della cella. Un esempio è il tempio di Portuno. 5. Il tempio a tholos. Caratterizzato da pianta circolare,è in realtà un caso particolare del tempio periptero, con un giro di colonne attorno alla cella. Un esempio è il Tempio di Ercole Vincitore. 31 Copia di "S.P.Q.R. " - La Civiltà Romana "Liceo Artistico U. Boccioni" Professoresse M. Vicari - A. Berlanda - Classe 1^H La costruzione del tempio avveniva in cinque fasi: Votum– La promessa di costruzione di un tempio a un dio come voto. Locatio– La scelta del luogo sul quale erigere il tempio. Inauguratio– Il luogo viene delimitato e reso sacro dagli Àuguri. Consacratio ጀ Terminata la costruzione, è la consacrazione del tempio da parte dei pontefici. Dedicatio ጀ䔀✀ la dedica ufficiale al Dio che verrà commemorato, in quella giornata (dies natalis) per gli anni seguenti. Le basiliche La basilica romana ospitava riunioni e veniva usata per vari scopi come assemblee, mercati, esercitazioni militari, tribunali e, inizialmente, come sala da trono nei palazzi imperiali. La basilica normalmente aveva una planimetria rettangolare suddivisa internamente da tre o cinque navate, sorretta da pilastri o colonne. La divisione delle navate era uno stratagemma per facilitare la copertura e 32 "Liceo Artistico U. Boccioni" Professoresse M. Copia di "S.P.Q.R. " - La Civiltà Romana Vicari - A. Berlanda - Classe 1^H l'illuminazione. Presentava una o due absidi semicircolari. Le basiliche paleocristiane furono costruite dopo che l'imperatore Costantino, nel 313, con l'editto di Milano, sancì la libertà di culto per i cristiani. Le domus ecclesiae erano infatti, a quel punto, insufficienti visto l'aumentare dei credenti. Vennero costruite sulla scia architettonica delle basiliche romane. Le basiliche cristiana mantengono infatti la planimetria rettangolare e sono suddivise in tre o in cinque navate. L'accesso è su un lato corto, opposto all'abside. Questa rotazione crea uno spazio inedito molto prospettico e direzionato che induce a recarsi e rivolgersi verso l'abside dove si trova l'altare, che diviene il centro focale dell'architettura. Christian Lasquite Matteo Gregotti 33 Copia di "S.P.Q.R. " - La Civiltà Romana "Liceo Artistico U. Boccioni" Professoresse M. Vicari - A. Berlanda - Classe 1^H L'architettura ludica: testimonianze del circo e dell'anfiteatro romano Nell'antica Roma il circo era luogo deputato ad assistere a spettacoli di corse con i carri. Ci sono due ipotesi riguardo alle origine di questa struttura: la prima ne fa risalire la nascita al regno di Tarquinio Prisco; la seconda ritiene invece che sia stato introdotto tramite le colonie della Magna Grecia. Il circo ha una struttura architettonica a sviluppo logitudinale, costituito da un lato breve rettilineo posto di fronte alla curva dove si trovavano i carceres ( spazi riservati ai cavalli); due lati lunghi corrispondenti alla cavea. La pista, ovvero il tracciato su cui correvano i cavalli, era interamente ricoperta di sabbia e divisa a metà dalla spina. La spina era un lungo basamento decorato con statue, colonne, fontane. Gli spettatori sedevano su gradinate di legno poste nella cavea. Il Circo Massimo Autore: non ben precisato. Datazione: nella prima metà del VI secolo a.C. Collocazione: Roma Materiali: inizialmente costruito in legno, venne poi restaurato più volte e ricostruito in pietra. 34 Copia di "S.P.Q.R. " - La Civiltà Romana "Liceo Artistico U. Boccioni" Professoresse M. Vicari - A. Berlanda - Classe 1^H Circo romano di Milano Autore: sconosciuto. Collocazione: Milano (Mediolanum). Datazione: III e IV secolo d.C. Voluto dall'imperatore Massimiano Erculeo, costituiva un'imponente struttura lunga circa 470 metri e rafforzava con la sua mole una parte del tracciato occidentale delle mure cittadine. Ne rimangono alcune tracce inglobate nella Chiesa di San Maurizio al Monastero Maggiore ( l'attuale torre campanaria della chiesa, modificata in epoca medioevale,corrisponde all'antica torre di accesso alla cavea del circo). 35 Copia di "S.P.Q.R. " - La Civiltà Romana "Liceo Artistico U. Boccioni" Professoresse M. Vicari - A. Berlanda - Classe 1^H L'anfiteatro L'anfiteatro è un edificio per spettacoli, tipico dell'architettura romana. Gli spettacoli che vi si tenevano erano principalmente incontri di gladiatori, cacce alle fiere e - opportunamente allagato - naumachie. Presenta una struttura ellittica. E' diviso in arena ( spazio riservato ai combattimentirivestito di sabbia quarzifera) e cavea ( gradinate in pietra destinate ad accogliere gli spettatori). Esternamente è formato da una sovrapposizione di archi a tutto sesto inquadrati da ordini architettonici ( dorico - ionicocorinzio). Colosseo a Roma Autore: sconosciuto. Datazione: dal 70 d. C. all' 80 d.C. Iniziò la costruzione Vespasiano e fu 36 Copia di "S.P.Q.R. " - La Civiltà Romana "Liceo Artistico U. Boccioni" Professoresse M. Vicari - A. Berlanda - Classe 1^H concluso sotto Tito. Dimensioni: pianta ellittica di 188 x 150 m con altezza di 50 m. Materiali: rivestito in travertino e in massima parte in tufo e laterizi. Al di sopra dei tre ordini di arcate ( tuscanico, ionico e corinzio) si imposta l' attico scandito da lesene e delimitato da trabeazione. Sulle mensole dell'attico si appoggiavano pali di legno - antemnae- che servivano a sostenere il velarium, grande tendone che proteggeva gli spettatori dal sole o dalla pioggia. Il termine Colosseo risale all'Alto Medioevo e gli fu attribuito in relazione alla vicinanza di una statua colossale voluta dall'imperatore Nerone. Luca Gullo Gian Nicolò Rabanera 37 Copia di "S.P.Q.R. " - La Civiltà Romana "Liceo Artistico U. Boccioni" Professoresse M. Vicari - A. Berlanda - Classe 1^H L'architettura ludica: il teatro Il teatro romano si ispirava a quello greco. A differenza di quello greco, che sfruttava la pendenza naturale del terreno, era interamente realizzato in muratura. Aveva una pianta semi-circolare ed era composto da: cavea (parte riservata agli spettatori); gallerie (permettevano l'accesso al pubblico); orchestra ( perde la funzione originale di luogo deputato alle evoluzioni del coro, riducendosi a spazio semi- circolare divisorio tra la cavea e il palcoscenico); scena (presenta un impianto rettangolare ed è formata da diverse parti: proscenio - con il pulpitum, cioè il palcoscenico- e la fronte scenica cioè la scenografia). Il primo esempio di teatro fu quello di Pompeo, utilizzato per la messa in scena di opere comiche. Il teatro di Marcello fu il primo in muratura ( I sec. a. C.). Il Teatro di Aspendo Autore: Zenone Datazione: II sec. d.C. Collocazione: Aspendos, Turchia Descrizione: Struttura monumentale, costruita con marmo e calcare con una Cavea di 95 mt. di diametro. Presenta ampie arcate sorrette da colonne. Il teatro possiede fra i 7.000 e i 15.000 posti a sedere. Il soffitto (andato distrutto) era alto 8 metri e realizzato in legno, il frontescena è rimasto intatto. 38 "Liceo Artistico U. Boccioni" Professoresse M. Copia di "S.P.Q.R. " - La Civiltà Romana Vicari - A. Berlanda - Classe 1^H Il Teatro di Milano Autore: Sconosciuto Datazione: I sec. a.C. / I sec. d.C. Collocazione: Milano (Mediolanum) Descrizione: struttura monumentale, avente una facciata esterna a semicirconferenza con più di 30 arcate per piano inquadrate da semicolonne. Dietro al pulpitum prendeva posto il frontescena dotato di colonne a solo scopo decorativo. La cavea era disposta in modo circolare intorno all'orchestra,posta appena sotto al palcoscenico. L'edificio poteva ospitare un numero di spettatori compreso tra 7.000 e 9.000 i quali 39 Copia di "S.P.Q.R. " - La Civiltà Romana "Liceo Artistico U. Boccioni" Professoresse M. Vicari - A. Berlanda - Classe 1^H sedevano nella cavea e nella galleria. Attualmente i resti delle fondamenta del teatro sono visibili nella zona del Palazzo della Borsa in Piazza Affari. Lorenzo Peretti 40 Copia di "S.P.Q.R. " - La Civiltà Romana "Liceo Artistico U. Boccioni" Professoresse M. Vicari - A. Berlanda - Classe 1^H L'architettura dell'abitare Le case della gente comune Insulae: grandi condomini popolari, in mattoni e legno, impostati su 3 o 4 piani; cortilecentrale; appartamenti con massimo 10 stanze e minimo 4. Questi caseggiati sorsero a Roma fin dal III secolo a. C. perchè la popolazione aumentava continuamente e per questo le insulae crescevano in altezza. L'imperatore Augusto proibì di costruire case che superassero i 6 o 7 piani: vi erano infatti frequenti crolli perchè i costruttori per guadagnare di più usavano solitamente materiali scadenti. Frequenti erano anche gli incendi. ( Esempio: Insula dell' Ara Coeli, Roma) Casa a schiera: abitazioni unifamiliari nello stesso isolato, appartenenti ai liberti, simili alle domus ma molto semplificate. Casa a graticcio : abitazioni a due piani costruite con intelaiatura in legno (tecnica di sopraelevazione a basso costo). Insula Le abitazioni patrizie private Domus: abitazione signorile urbana con funzioni pubbliche e private, 41 Copia di "S.P.Q.R. " - La Civiltà Romana "Liceo Artistico U. Boccioni" Professoresse M. Vicari - A. Berlanda - Classe 1^H sculture, dipinti e poche aperture esterne. Si sviluppava in ampiezza ed era abitazione unifamiliare. Spaziosa ma poco luminosa. Attorno all'atrio e al peristilio si sviluppavano gli ambienti della casa: si accedeva tramite il vestibulum che conduceva all' atrium - cortile semicoperto- al centro del quale vi era l'impluvium - vasca per la raccolta dell'acqua piovana. Intorno all'atrium si disponevano i cubicola - cioè le camere da letto. Il tablinium era la sala di ricevimento di solito posta di fronte all'ingresso, tra l'atrio e il peristilio che era circondato da un portico colonnato e in genere ospitava il giardino. Il triclinium era la sala da pranzo e solitamente affacciava sul peristilium. Sul fondo della domus in genere sorgeva l'esedra un ambiente spesso scoperto riservato alla conversazione. (Esempio: Domus romana di Palazzo Valentini, Roma). La villa signorile: residenza extraurbana, nata come villa rustica, raggiunse il suo massimo sviluppo nell'età imperiale quando i grandi proprietari terrieri possedevano immensi latifondi. Anche in campagna non si voleva rinunciare a nessuna delle comodità della città e per questo essa richiedeva il lavoro di un autentico esercito di servi occupati nella manutenzione e nella pulizia della casa. Costruita in terrazze con terme, triclini, piscine e giardini. Si distinguevano tre tipi di ville: villa suburbana, villa marittima, villa a padiglioni. ( Esempio:Villa Poppea, tra Napoli e Sorrento - Villa Adriana a Tivoli). Petra Galbiati Cecilia Fossati 42 Copia di "S.P.Q.R. " - La Civiltà Romana "Liceo Artistico U. Boccioni" Professoresse M. Vicari - A. Berlanda - Classe 1^H Le tecniche artistiche: la scultura In principio i Romani, civiltà pragmatica, non ebbero un buon rapporto con l'arte perchè la consideravano una perdita di tempo. Si avvicinarono ad essa grazie alle numerose opere giunte a Roma che facevano parte del bottino di guerra. Ciò indusse loro a creare un nuovo rapporto con l'arte che durò a lungo. Successivamente iniziarono a collezionare ogni genere di manufatti artistici realizzati con diversi materiali e differenti tecniche. Le opere di importanti e noti maestri greci (ad esempio Policleto, Mirone, Fidia, Prassitele e Lisippo) furono considerate degne di essere copiate e conservate. La statuaria Era uso molto comune per i Romani riprodurre statue greche. È anzi grazie alle copie romane che oggi conosciamo la maggior parte delle sculture i cui originali bronzei sono andati perduti. La copia è un disegno, una pittura o una scultura che riproduce più o meno fedelmente un'opera d'arte. Le copie marmoree però riportano alcune differenze: non è possibile infatti riprodurre fedelmente le opere greche, per via delle diverse proprietà che presentano il bronzo e il marmo e delle differenti tecniche di lavorazione dei due materiali. Le statue romane in origine erano colorate ma quando furono rinvenute non vi era traccia della pittura. Un esempio è il famoso Discobolo di Mirone, la statua originale in bronzo è andata perduta. Ecco due copie a confronto: si osservi la posizione della testa, la fisionomia del volto, il supporto della gamba sinistra. 43 Copia di "S.P.Q.R. " - La Civiltà Romana "Liceo Artistico U. Boccioni" Professoresse M. Vicari - A. Berlanda - Classe 1^H 44 Copia di "S.P.Q.R. " - La Civiltà Romana "Liceo Artistico U. Boccioni" Professoresse M. Vicari - A. Berlanda - Classe 1^H 45 Copia di "S.P.Q.R. " - La Civiltà Romana "Liceo Artistico U. Boccioni" Professoresse M. Vicari - A. Berlanda - Classe 1^H Mirone Discobolo (460- 450 a. C.) Copia romana in marmo - Alt. 1,56 con la base Roma, Museo Nazionale romano Mirone Discobolo (V secolo a. C.) Copia romana in marmo Tivoli, Villa Adrianea Lucrezia Almini 46 "Liceo Artistico U. Boccioni" Professoresse M. Copia di "S.P.Q.R. " - La Civiltà Romana Vicari - A. Berlanda - Classe 1^H Le tecniche artistiche: il vetro Il vetro veniva utilizzato nell'arte romana per decorazioni, perline, pendenti, vasetti o per piccoli oggetti di lusso, quindi per anelli, spilloni, ganci da cintura o pendagli. Esso si diffuse facilmente nell'antica Roma, perché una volta rotto poteva essere trasformato in lingotti e fuso nuovamente. Due tecniche di lavorazione del vetro particolarmente raffinate in epoca imperiale sono: il vetro cammeo e il vetro diatreto. Il primo era costituito da uno o più strati sovrapposti, di colore diverso. Il secondo tipo, invece, era lavorato ad intaglio. Il vetro romano era composto da: soda - calce, con l'aggiunta di magnesio e potassio come fondenti. L'ingrediente fondamentale erano i silicati, ottenuti dalla sabbia naturale o da scaglie di quarzo, pietra arenaria e ciottoli. Le principali tecniche del vetro romano erano quattro: lavorazione a corpo friabile; colatura in stampi (aperti o chiusi); soffiatura libera ed in stampi. Il procedimento della soffiatura si suddivide in tre fasi: 1) raccolta di una parte di vetro fuso all'estremità di un tubo di metallo e soffiatura per creare una bolla incandescente; 2) modellazione della bolla (tramite soffiatura) e conseguente raffreddamento della bolla stessa; 3) soffiatura (di nuovo) del vetro e manipolazione attraverso spatole di legno per conferire la forma desiderata Il Vaso Blu ( visto alla mostra "Mito e Natura"), rinvenuto nella città di Pompei, risale al I secolo d.C. Esso è decorato con la tecnica del vetrocammeo e ha la forma di un'anfora vinaria; la scena è quella di una vendemmia. Su uno sfondo blu spiccano figure di colore bianco. Su un lato 47 Copia di "S.P.Q.R. " - La Civiltà Romana "Liceo Artistico U. Boccioni" Professoresse M. Vicari - A. Berlanda - Classe 1^H del vaso un putto versa dei grappoli d'uva in un tino; un altro è intento alla pigiatura. La scena è inserita tra due colonne sulle quali due eroti suonano rispettivamente la siringa e il doppio flauto. Sul lato opposto risalta una «Kline», un letto usato per i banchetti di corte; su questo ci sono due eroti distesi. Su due colonne simili alleprecedenti ci sono altri due putti che rispettivamente raccolgono l'uva e la tengono in mano. Nella parte inferiore si svolge una scena pastorale con capre e pecore, sullo sfondo di un paesaggio alberato. 48 Copia di "S.P.Q.R. " - La Civiltà Romana "Liceo Artistico U. Boccioni" Professoresse M. Vicari - A. Berlanda - Classe 1^H La coppa diatreta è una tipologia di contenitore romano in vetro, caratterizzato da una decorazione raffinata e destinato ad un mercato d'elitè, diffusosi intorno al IV secolo circa. Le diatreta consistono in un contenitore interno e una gabbia o guscio decorativo esterno che si distacca dal corpo della coppa, al quale resta attaccato tramite corti supporti sempre in vetro. Si tratta di una lavorazione a giorno. La maggior parte di questi manufatti possiede una gabbia con decorazioni geometriche circolari, 49 Copia di "S.P.Q.R. " - La Civiltà Romana "Liceo Artistico U. Boccioni" Professoresse M. Vicari - A. Berlanda - Classe 1^H spesso con un'iscrizione beneaugurante composta da lettere poste nel reticolo ( come nel caso della Coppa Diatreta Trivulzio: "Bibe vivis multis annis"- vista al Museo Archeologico di Milano). Lucrezia Almini Elena Fenga Greta Filipponi Linda Sabatucci 50 "Liceo Artistico U. Boccioni" Professoresse M. Copia di "S.P.Q.R. " - La Civiltà Romana Vicari - A. Berlanda - Classe 1^H Le tecniche artistiche: l'affresco Il termine affresco deriva da "a fresco" in riferimento alla pittura murale. La superficie ancora fresca di calce e sabbia, con colori di costruzione terrosa, veniva dipinta prima che la superficie preparata si fosse seccata. La reazione chimica che avviene tra la calce applicata e l'anidride carbonica, forma una pellicola che fissa i colori. Nella pittura romana le rappresentazioni di giardino ricorrono sia come decorazione a tutto campo in scala 1:1; sia inserite in finte architetture; sia all'interno di grandi campi rettangolari profilati. A volte occupano anche una sola parete o una parte di essa, altre volte un giardino dipinto appare solo nello zoccolo con cespugli, ciuffi di piante e graticci di canne o muretti. Tra i migliori artifici del genere della pittura di giardino c'è quello di creare quinte ottiche che scandiscono in profondità i piani della rappresentazione. Affresco della Casa del bracciale d'oro a Pompei (30-35 d.C). Frequente è la rappresentazione minuziosa di uccelli e di interi cataloghi di 51 Copia di "S.P.Q.R. " - La Civiltà Romana "Liceo Artistico U. Boccioni" Professoresse M. Vicari - A. Berlanda - Classe 1^H piante. Tra gli elementi di arredo spesso compaiono fontane, sculture e maschere. Lo sfondo è di solito ceruleo; a volte è nero, forse perchè simboleggia l'ombrosa frescura del giardino, altre volte è giallo solare o rosso. Lo sfondo bianco è legato soprattutto alla sfera funeraria o sacrale. "Casa di Livia" sul Palatino, affresco di età augustea, Roma. Museo Nazionale romano. Palazzo Massimo delle terme. Linda Sabatucci 52 Copia di "S.P.Q.R. " - La Civiltà Romana "Liceo Artistico U. Boccioni" Professoresse M. Vicari - A. Berlanda - Classe 1^H Le tecniche artistiche: il mosaico Il mosaico La tecnica del mosaico si sviluppa in Grecia, realizzato con scaglie di pietra naturale e tessere di calcare colorate, elementi di marmo, onice, smalto e argilla. Nell'età ellenistica venne realizzato anche come quadro incorniciato. Mosaico de La caccia la leone a Pella Il mosaico romano nasce come composizione artistica e figurativa, ottenuta con tessere di basalto, travertino, marmi colorati, diaspri vari, pasta vitrea o conchiglie. Si usava per i pavimenti, in seguito si decorarono pure le pareti, anche a grandezza ridotta. 53 Copia di "S.P.Q.R. " - La Civiltà Romana "Liceo Artistico U. Boccioni" Professoresse M. Vicari - A. Berlanda - Classe 1^H Mosaico di Augusta Raurica Si trattava di un vero e proprio lavoro di equipe che prevedeva il coinvolgimento di almeno tre maestri: il pictor imaginarius (realizzava il disegno preparatorio), il pictor parietarius (preparava la parete) e il pictor musivarius ( sistemava le tessere). Greta Filipponi 54 Copia di "S.P.Q.R. " - La Civiltà Romana "Liceo Artistico U. Boccioni" Professoresse M. Vicari - A. Berlanda - Classe 1^H La cultura materiale: svago e tempo libero al tempo dei Romani Uno dei passatempi nell'antica Roma era il teatro, elemento di svago e divertimento, sia che si trattasse di farse o di satire, sia che lo spettacolo fosse una commedia o una tragedia. Grazie alla sua varietà, il teatro era infatti un tipo di intrattenimento culturale che poteva attirare i più sapienti o il popolo. Gli spettacoli erano numerosi, aperti a tutti i cittadini e solitamente gratuiti. I Romani frequentavano di preferenza i combattimenti dei gladiatori, quelli con bestie feroci, le riproduzioni di battaglie navali, le corse dei carri, le gare di atletica, gli spettacoli teatrali dei mimi e le pantomine. Tra i divertimenti dell'antica Roma, che ancora oggi sopravvivono, ci sono il gioco a dadi, il filetto e la morra. Un altro passatempo molto amato dagli uomini, grandi e piccoli, era la caccia - definito anche sport - oltre ad un impegno fondamentale del padrone di casa (o dei servi se si trattava di un imperatore o di un personaggio importante). Le fanciulle preferivano invece di gran lunga la palla, difatti i giochi, come è ovvio che sia, si dividevano tra quelli per bambini, bambine e adulti. Nell'antica Roma un'attività prediletta durante il tempo libero era quella del passeggiare. Perfino Seneca raccomandava di usufruire del tempo dedicato al riposo per fare lunghe passeggiate in mezzo alla natura, per ritrovare il vigore perduto. La tradizione non si è persa del tutto, ma i divertimenti non sono certo più gli stessi. Clarissa Lopez 55 "Liceo Artistico U. Boccioni" Professoresse M. Copia di "S.P.Q.R. " - La Civiltà Romana Vicari - A. Berlanda - Classe 1^H La cultura materiale: l'alimentazione dei Romani I Romani dividevano la loro alimentazione in tre pasti quotidiani: ientaculum, vesperna (ma questa venne successivamente sostituita dal prandium), cena. Il giorno di un romano iniziava dallo ientaculum, equivalente della colazione oggi. Molto frugale, composto di acqua, un po' di pane con formaggio, frutta secca e miele. Il prandium era il secondo pasto della giornata, leggermente più generoso. Molto veloce, si consumava intorno a mezzogiorno. Spesso era composto da pesce, verdure, frutta accompagnato da vino con acqua. La cena era l'ultimo pasto della giornata ed era il più importante dei pasti. L'alimentazione romana comprendeva: pesce: molluschi e crostacei; carne: carne di maiale, zamponi, salsicce affumicate e...lumache! Frutta: mele, uva, fichi secchi, castagne arrosto; dolci: miele e cassata. Ritrovamenti di cucine a Pompei(forse di una bottega o di una "rosticceria" dell'epoca) 56 Copia di "S.P.Q.R. " - La Civiltà Romana "Liceo Artistico U. Boccioni" Professoresse M. Vicari - A. Berlanda - Classe 1^H Il triclinio È chiamata così, nella casa romana, la sala da pranzo: essa trae il nome dall'uso di tre letti detti appunto tricliniarî, sui quali i convitati si sdraiavano a tre per letto, e che venivano situati su tre lati della mensa, lasciando libero il quarto per il servizio.L'usanza s'introdusse nelle case dei ricchi romani e italici col lusso invadente, in parte derivato dall'oriente ellenistico. V'erano talora più triclinî, che mutavano secondo le stagioni. Caratteristica del triclinio è l'avere ingresso largo, talora chiudibile solo con tende, in vista del giardino e del porticus. 57 Copia di "S.P.Q.R. " - La Civiltà Romana "Liceo Artistico U. Boccioni" Professoresse M. Vicari - A. Berlanda - Classe 1^H Affresco ritrovato in una villa di Pompei raffigurante un triclinio. Sofia Motta 58 Copia di "S.P.Q.R. " - La Civiltà Romana "Liceo Artistico U. Boccioni" Professoresse M. Vicari - A. Berlanda - Classe 1^H La cultura materiale: le terme I cittadini romani terminavano il lavoro nelle prime ore del pomeriggio e si recavano alle terme. L'orario di apertura andava dal mattino al tramonto. Esigenze di pudore spinsero a riservare la mattina alle donne e il pomeriggio agli uomini. Ma col tempo questa separazione tra i sessi fu sempre meno rispettata: donne e uomini si mescolavano normalmente negli stessi spazi. Lavarsi era un'abitudine poco diffusa. I Romani frequentavano le terme infatti sia per lavarsi sia per concedersi un po' di relax. I vari ambienti decorati con mosaici e abbelliti da statue e da sculture dovevano risultare gradevoli e invitare a rilassarsi. Alice Petta 59