Copia di "S.P.Q.R. " - La Civiltà Romana

"Liceo Artistico U. Boccioni" Professoresse M.
Copia di "S.P.Q.R. " - La Civiltà Romana
Vicari - A. Berlanda - Classe 1^H
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"Liceo Artistico U. Boccioni" Professoresse M. Vicari - A. Berlanda - Classe
1^H
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"Liceo Artistico U. Boccioni" Professoresse M.
Vicari - A. Berlanda - Classe 1^H
Liceo Artistico "U. Boccioni" - S.P.Q.R. - La
civiltà romana
Questo lavoro nasce come una sorta di esperimento in cui i ragazzi
diventassero protagonisti della proposta didattica, avviando un'indagine
sulla civiltà romana e più precisamente sulle specificità della sua
architettura e delle tecniche artistiche.
A seguito delle due visite didattiche svolte durante l'anno scolastico alla
mostra "Mito e natura" e alla "Milano romana" è stato proposto agli studenti
anche un confronto tra le peculiarità delle differenti soluzioni progettuali
adottate a Roma e a Mediolanum e sulle differenti tecniche artististiche e
tipologie di manufatti.
Sono stati quindi individuati otto ambiti di interesse e di ricerca affidati ad
altrettanti gruppi di lavoro. Essi seguono una successione logica che parte
da una introduzione storica ad opera degli insegnanti, volta a definire i
periodi di sviluppo della civiltà e dell'arte romana: Roma monarchica,
repubblicana e imperiale.
Alla fase di ricerca, che si è concretizzata in un elaborato scritto da parte dei
singoli gruppi, ha fatto seguito un momento di esposizione orale alla classe.
Data la mancanza di strumenti multimediali a disposizione degli alunni in
aula, è stato richiesto loro di digitalizzare il materiale a casa. Tale materiale
è stato successivamente assemblato in questo formato ebook.
Consapevoli della parzialità in alcuni casi del lavoro svolto, abbiamo deciso
di intervenire il meno possibile sui testi per lasciare che il lavoro rimanesse
autenticamente espressione del lavoro dei ragazzi.
Alessandra Berlanda
Mariapina Vicari
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L'architettura romana: le tecniche costruttive
Per gestire un territorio in continua espansione, i Romani sviluppano delle
tecniche
ingegnieristiche
che
si
ispiravano
all'architettura
della
tradizione greca - per quanto riguarda l' architrave sui due piedritti (
sistema trilitico) - e di quella etrusca - assimilandone la tecnica dell' arco.
L'architettura romana presenta il suo aspetto innovativo nello sviluppo
curvilineo degli spazi interni attraverso tre elementi: arco, volta e cupola
che creano per mezzo dei sostegni un insieme uniforme con la copertura.
Gli edifici con funzioni rappresentative e di pubblica utilità utilizzano come
materiali da costruzione: mattoni cotti in fornaci, calcestruzzo, cemento.
ARCO: elemento in grado di offrire stabiità e realizzare aperture molto
ampie su muri continui e di sostenere pareti, scaricando il peso su sostegni
verticali, i piedritti. È costituito da:
conci: elementi in pietra a forma di cuneo, disposti a raggiera rispetto
ad un centro, a partire
piani d'imposta che poggiano sui due piedritti;
chiave: concio superiore, garantisce stabilità all'arco ed è spesso
realizzato con un materiale più resistente. Grazie ad esso non è
necessario utilizzare leganti per tenere insieme l'intera struttura,
poiché scarica tutto il peso sui piedritti;
intradosso: linea interna dell'arco;
estradosso: linea esterna dell'arco.
centina: armatura di legno utilizzata per collocare i conci, prima di
posizionare la chiave.
Tipologie di archi
a tutto sesto: il più utilizzato dai Romani, in cui la freccia, ossia la
distanza tra la chiave e il piano d'imposta, è uguale al raggio
(semicerchio perfetto);
rialzato: quando, partendo dalla sua linea curva, l'arco è più alto che
largo;
ribassato: in cui l'arco è più largo che alto;
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cieco: cioè privo di apertura;
di scarico: che funge da rinforzo (spesso "affogato" nella muratura) in
quanto alleggerisce le aperture dal peso della muratura sovrastante e
talvolta assume valori estetici.
VOLTA : è un elemento di copertura per ampie sale, deriva
dall'applicazione dell'arco e della concrezione cementizia (cemento e
materiali inerti, come laterizi o pietre); ha una struttura curva che la rende
resistente.
Tipologie di volte
a botte: costruita «ispirandosi» all'estensione longitudinale dell'arco;
si imposta su due muri continui. Tra le diverse tipologie di volte a botte
esiste la volta anulare: impostata su muri ricurvi; applicata nei piani
sovrapposti del Colosseo. La sua prima applicazione fu nelle reti
fognarie sotterranee e in parti di infrastrutture militari.
a crociera: ottenuta dall'intersezione ortogonale di due volte a botte.
a padiglione: ottenuta come la volta a crociera, ma non presenta
archi perimetrali. Ogni parte autonoma di superficie ricurva è detta
falda o fuso. La più antica volta a padiglione risale al Tabularium che si
affaccia sul Foro romano.
CUPOLA: è un elemento a sviluppo emisferico di copertura per ampi spazi,
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liberi da pilastri; creata dallo sviluppo in rotazione dell'arco attorno al
proprio asse. Il rigore geometrico è evidente, prendendo in considerazione
le proporzioni; il diametro della cupola è uguale al diametro del cilindro di
base. Il sostegno della cupola è dovuto alla solidità delle fondazioni e della
tecnica molto esperta degli impianti cementizi che ne garantiscono la
stabilità. Le cupole vengono realizzate sovrapponendo anelli concentrici di
diametro sempre minore, realizzati con materiali progressivamente più
leggeri. Uno degli esempi più celebri di cupola romana è il Pantheon, a
Roma.
PARAMENTI MURARI
Materiali utlizzati:
malta: un composto di calce e sabbia mescolati in acqua;
calcestruzzo: un composto ottenuto dall'unione di malta con ghiaia o
frammenti di pietra.
Paramenti murari:
opus quadratum: tecnica più antica, consiste nel sovrapporre a secco
grosse pietre squadrate, in file di uguale altezza (cinte murarie);
opus caementicium: consiste nella colata di cemento (concrezioni =
un misto di pietrisco e cemento) tra due pareti di pietra o di legno;
opus reticulatum: un paramento doppio, fatto di piccole pietre di tufo
di forma piramidale con base quadrangolare, visibile dall'esterno,
intorno al quale si cola il cemento;
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opus incertum: tecnica uguale a quella del reticulatum, l'unica
differenza è che le pietre visibili dall'esterno hanno una disposizione
casuale e hanno una forma irregolare;
opus latericium: tecnica che prevede l'uso esclusivo di mattoni cotti.
opus mixtum: utilizzo di mattoni e pietra.
Opus reticulatum
Opus incertum
Samuele Bongiorno
Angelica Mazzei
Carola Scarpetta
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L'organizzazione del territorio: la
centuriazione
Divisione del territorio romano
La centuriazione era il sistema con cui i Romani organizzavano il territorio
agricolo in settori quadrati i cui confini erano stabiliti dagli agrimensori
grazie all'uso della groma che consentiva di tracciare linee ortogonali.
All'interno di questi settori venivano individuati cento lotti regolari di terra
da assegnare ciascuno ad una famiglia di coloni.
Si caratterizzava per la regolare disposizione, secondo un reticolo
ortogonale, di strade, canali e appezzamenti agricoli.
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Parallelamente alla crescita del potere di Roma si estende la creazione di
colonie nei territori conquistati. Nei piccoli insediamenti di soito si arrivava
ad un numero di circa 300 coloni ( ad es. Anzio o Ostia); mentre negli
insediamenti più grandi si poteva rrivare anche a 6000 coloni ( ad es.
Paestum o Rimini).
Alice Petta
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L'architettura dell'utile: le strade - parte 1
Le strade nell'antica Roma venivano usate sia per lunghi tracciati, sia come
normali arterie di traffico cittadine. Mediamente la larghezza era di circa 3
metri ma in taluni casi si poteva arrivare anche a più di 6 metri. Erano
composte da tre parti:
statumen: la parte più inferiore formata da ciottoli, in modo che
l'acqua non stagnasse.
rudus: la parte media formata da ghiaia e sabbia.
pavimentus: la superfice in massi di pietra.
Il fondo stradale era leggermente convesso in modo che, in caso di pioggia,
l'acqua scorresse ai lati.
Emiliano Scarpa
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L'architettura dell'utile: le strade - parte 2
La funzione delle strade romane fu prevalentemente economica, politica,
militare e commerciale. I romani cercarono sempre di regolarizzare i
tracciati con la creazione di strade romane erano lunghe e diritte, anche
affrontando difficoltà legate alla conformazione irregolare del territorio.
Le strade extraurbane venivano chiamate vie. In principio le strade romane
presero il nome del loro promotore ( es. Via Appia) o delle funzioni a cui
adempivano (es. Via Salaria). Quando Roma raggiunse la sua massima
espansione, la rete stradale misurava (ca) 80.000 Km, divisi in 29 strade. Le
strade possedevano pietre miliari che indicavano in miglia la distanza dal
chilometro zero posto nel foro romano.
L'impianto viario cittadino era derivato dalla struttura dell'accampamento
romano
e
composto
ortogonalmente
in
da
due
prossimità
strade
del
foro:
principali
il
che
cardo
si
incrociavano
maximus
(
con
orientamento nord-sud ) e il decumanus maximus ( con orientamento estovest). Partendo dal cardo massimo e dal decumano massimo le strade
formavano quindi un impianto regolare e gli appezzamenti di terreno che
nascevano dall'incrocio ortogonale delle strade venivano chiamate insulae.
E' opportuno ricordare che Roma, a differenza delle colonie, non aveva un
impianto regolare a causa della conformazione collinare del suo territorio.
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In corrispondenza di cardo e decumano massimi, a cavalcione delle mura, si
aprivano quattroporte principali che prendevano il nome dalle località verso
cui conducevano le strade che partivano dal centro cittadino (es. Porta
Romana, Porta Ticinese, Porta Vercellina a Mediolanum).Il circuito murario
corrispondeva in genere al pomerio che costituiva il limite sacro e giuridico
oltre il quale la città cessava di esistere e cominciava la campagna.
A Roma si conservano tratti delle mura serviane ( costruite per volere del
re Servio Tullio); mentre a Milano è ancora visibile ( dal cortile del Museo
Archeologico)
una
piccola
parte
della
cinta
muraria
di
epoca
massimianea
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con una delle torri poligonali che ad intervalli regolari segnavano il tracciato
delle mura. Sempre a Milano le mura erano delimitate esternamente da un
vallum.
Martina Sgarra
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L'architettura dell'utile: i ponti
I ponti servivano per attraversare i fiumi, nel caso di Roma il Tevere. Il primo
fu fondato da Anco Marzio e fu costruito in legno, i mercenari etruschi ne
approffittavano per far pagare dei pedaggi ai mercanti, ma esso in seguito
crollò per una piena. Invece i ponti in muratura, che tuttora esistono- come
il ponte di Rimini - sono composti da: pile, arcate, spalle e carreggiata.
Le pile sostengono il ponte e sono costruite su pali di fondazione che
entrano nel fiume e sono conficcati nel terreno. Sono rafforzate da rostri che
tagliano la corrente del fiume.
Le arcate sono degli archi a tutto sesto, ovvero la struttura di tutto il ponte,
formate da conci di pietra e possono essere decorate da un archivolto
modanato.
Le spalle sono i fianchi, fortificati dai contrafforti.
La carreggiata, ovvero la strada percorribile in pietra, è affiancata dai
parapetti di sicurezza.
Tra le arcate si aprivano in genere delle finestre di scarico che servivano
a far passare più agevolmente l'acqua in caso di piena del fiume.
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Emiliano Scarpa
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Architettura dell'utile: gli acquedotti
Gli acquedotti sono un sistema di distribuzione delle acque bianche alla città
che serviva per tutte le necessità: terme, fontane, pozzi, templi e case
nobili. I Romani inventarono un sistema ingegnoso di canali, che divenne
così celebre da nominare Roma "la regina delle acque".
Per costruire un acquedotto era necessaria una fonte d'acqua e ne serviva
una pura. Visto che il Tevere era sporco i Romani raccolsero la loro acqua
nelle colline acquitrinose che la circondavano. Per ogni tipo di canali la fonte
da cui si raccoglieva l'acqua doveva avere delle caratteristiche obbligatorie:
la regolarità del flusso, la qualità e la quantità dell'acqua; fattori questi che
cambiano con la stagione.
Il canale dell'acquedotto si chiamava specus ed attraversava un percorso in
pendenza per arrivare alla città. Lo specus era fatto in piombo, il
rivestimento delle sue pareti interne era di un materiale impermeabile
formato da: calce, terracotta e pozzolana (polvere vulcanica che teneva
tutto insieme). Lungo il canale c'erano degli elementi importanti:
Pozzo di ispezione: erano pozzi verticali che servivano per mantenere la
pendenza.
Sfoghi: servivano per non far danneggiare le pareti in caso di piena.
Vasche limarie o di sedimentazione: servivano per depurare l'acqua,
facendo appunto sedimentare le impurità sul fondo.
Archi: la parte muraria dell'acquedotto si caratterizzava per una sequenza
di archi che permettevano di ovviare al problema dei dislivelli del territorio.
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Chiara Fontaine
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L'architettura dell'utile: le cloache
Le cloache o fogne avevano funzione di scarico ovvero di raccogliere le
cosiddette acque nere per portarle via dalla città. Alcune delle fogne che
hanno costruito i Romani vengono utilizzate ancora oggi.
La cloaca massima
Una delle fogne più importanti se non la più importante è la cloaca
massima, che venne realizzata per ordine del re Tarquinio Prisco, allo scopo
di creare un canale di scolo che bonificasse le zone paludose del foro. Si
ridussero così le malattie infettive e lo sviluppo della zanzara malarica. A
differenza dell'acquedotto, la cloaca non venne creata partendo dalle colline
ma dalle pianure.
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Il canale della cloaca è realizzato in opus quadrum una struttura fatta con
blocchi regolari di pietra e l'opus caementicium ovvero il cemento. La
struttura della cloaca è ad arco a botte. La cloaca principale si suddivide in
cloache minori per poi trovare sbocco nel Tevere con l'arco a tre ghiere.
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La protettrice della cloaca
La Venere cloacina è un piccolo luogo sacro visibile nelle zone in cui la
cloaca attraversa il foro e qui si adorava la dea.
I tombini
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Una caratteristica artistica della cloaca sono i tombini con i loro bellissimi
rilievi. Il più celebre è la Bocca della verità.
Chiara Fontaine
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L'architettura dell'utile: le terme
Le terme, ovvero i bagni pubblici, erano luoghi pensati per il benessere
individuale e per la salute pubblica e rappresentavano uno dei principali
luoghi di ritrovo nell'antica Roma. I principali ambienti erano: calidarium,
tepidarium, frigidarium. Gli spazi accessori erano: natationes, apodyterium,
palestra, sauna.
Le terme romane, nate essenzialmente come bagni pubblici, erano veri e
propri monumenti o addirittura piccole città all'interno della città stessa. Vi
erano due classi di terme: una più fastosa destinata ai patrizi; una più
povera destinata alla plebe.
Le prime terme nacquero dove era possibile sfruttare le sorgenti naturali
d'acque calde o dotate di particolari doti curative; con il passare del tempo,
soprattutto in età imperiale, si diffusero anche dentro le città, grazie allo
sviluppo di tecniche sempre più evolute di riscaldamento delle acque.
Gli ipocausti erano un sistema di riscaldamento sotterraneo per diffondere
aria calda che - a partire da un praefurnium - scorreva in un'intercapedine
sotto il pavimento (creata per mezzo di suspensurae cioè pilastrini in
terracotta) su cui poggiava il pavimento stesso.
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Le terme di Caracalla costituiscono uno dei più grandiosi esempi di terme
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imperiali a Roma. Furono fatte costruire dall'imperatore Caracalla sul Piccolo
Aventino tra il 212 e il 216 d.C.
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Giulia Indino
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L'architettura monumentale: i templi e le
basiliche
I templi romani
I templi, nell'antica Roma, erano considerati la dimora degli dei. Al loro
interno si svolgevano varie cerimonie tra cui quelle votive e le Processioni.
I Romani, però, in quanto popolazione molto pragmatica, solevano utilizzare
i templi anche per scopi "profani" tra cui le sedute del Senato.
La costruzione dei templi romani subì un importante influsso dalle
culture etrusca e greca. I Romani non possedevano una propria struttura di
templi. La loro era infatti una commistione di ordini architettonici greci ed
etruschi. In particolare, si trattava di una fusione di ordine corinzio, ionico,
composito e tuscanico.Quest'ultimo, a differenza degli altri tre, era molto
più semplice e riprendeva sotto molti aspetti l'ordine dorico da cui si
distingueva per il fusto non scanalato (comunque comune anche all'ordine
composito) e l'echino di dimensioni più ridotte.
La struttura dei templi riprendeva due caratteristiche fondamentali del
tempio etrusco: l'edificio poggiava su un'alta base, detta podio, alla quale si
accedeva tramite una scalinata; inoltre, come il tempio etrusco, prediligeva
la visione frontale.
Inizialmente i materiali utilizzati per la costruzione di queste strutture
erano reperibili in natura: si utilizzavano tufo
presente
nel
territorio
romano
ጀ氀攀最渀漀
ጀ
e
una roccia magmatica
mattoni
crudi.
Dalla
fase
repubblicana in poi, si alternò il tufo con la tecnica dell'opus quadratum (che
consisteva nel giustapporre blocchi di tufo in filari isodomi nei quali il blocco
superiore poggiava sulla congiunzione dei blocchi sottostanti) con il
traventino
una
pietra calcarea di cui il Lazio era molto ricco. Dall'epoca
imperiale in avanti, fu utilizzato anche il marmo (famosa la frase di Augusto
"mi avete dato la città in mattoni, ve la restituisco in marmo).
Le tipologie dei templi romani
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Si distinguono cinque differenti tipologie di templi romani:
1. Il tempio etrusco italico.
Utilizzato tra il VI al V sec. a.C. riprende completamente la struttura del
tempio etrusco. Lo sviluppo del tempio è longitudinale e poggia su un alto
podio al quale si accede tramite una scalinata tra due avancorpi. La cella è
tripartita e tre lati su quattro del perimetro presentano una peristasi. Un
esempio di questa tipologia è il Tempio Capitolino o di Giove Ottimo
Massimo.
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2. Il tempio prostilo.
Riprende la struttura dei templi greci e si caratterizza per la fila di colonne
allineate sul fronte del tempio e l'assenza di colonne sui lati. Si definisce
tempio prostilo quando ha al massimo quattro colonne. Un esempio di
questa tipologia è il Tempio di Antonio e Faustina che si trova nei Fori
Imperiali a Roma.
3. Il tempio periptero.
Così chiamato perché presenta una peristasi, ovvero una fila di colonne
allineate lungo tutto il perimetro del tempio. Un esempio è il Tempio dei
Càstori nei Fori Imperiali. Una variante è il tempio periptero senza colonnato
posteriore che presenta la peristasi su tre dei quattro lati ma, a differenza
del tempio etrusco italico, ha una cella unica. Un esempio di questa variante
è il tempio di Venere Genitrice. Si possono trovare inoltre templi dipteri,
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ovvero che presentano una doppia peristasi.
4. Il tempio pseudoperiptero.
Con il termine si indicano quei templi in cui le colonne che compongono la
peristasi sono sostituite da semi-colonne addossate al muro della cella. Un
esempio è il tempio di Portuno.
5. Il tempio a tholos.
Caratterizzato da pianta circolare,è in realtà un caso particolare del tempio
periptero, con un giro di colonne attorno alla cella. Un esempio è il Tempio
di Ercole Vincitore.
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La costruzione del tempio avveniva in cinque fasi:
Votum– La promessa di costruzione di un tempio a un dio come voto.
Locatio– La scelta del luogo sul quale erigere il tempio.
Inauguratio– Il luogo viene delimitato e reso sacro dagli Àuguri.
Consacratio ጀ Terminata la costruzione, è la consacrazione del tempio
da parte dei pontefici.
Dedicatio ጀ䔀✀ la dedica ufficiale al Dio che verrà commemorato, in quella
giornata (dies natalis) per gli anni seguenti.
Le basiliche
La basilica romana ospitava riunioni e veniva usata per vari scopi come
assemblee, mercati,
esercitazioni militari, tribunali e, inizialmente, come sala da trono nei palazzi
imperiali.
La basilica normalmente aveva una planimetria rettangolare suddivisa
internamente da tre o
cinque navate, sorretta da pilastri o colonne.
La divisione delle navate era uno stratagemma per facilitare la copertura e
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l'illuminazione.
Presentava una o due absidi semicircolari.
Le basiliche paleocristiane furono costruite dopo che l'imperatore
Costantino, nel 313, con
l'editto di Milano, sancì la libertà di culto per i cristiani.
Le
domus
ecclesiae
erano
infatti,
a
quel
punto,
insufficienti
visto
l'aumentare dei credenti.
Vennero costruite sulla scia architettonica delle basiliche romane. Le
basiliche cristiana
mantengono infatti la planimetria rettangolare e sono suddivise in tre o in
cinque navate.
L'accesso è su un lato corto, opposto all'abside. Questa rotazione crea uno
spazio inedito
molto prospettico e direzionato che induce a recarsi e rivolgersi verso
l'abside dove si trova
l'altare, che diviene il centro focale dell'architettura.
Christian Lasquite
Matteo Gregotti
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L'architettura ludica: testimonianze del circo
e dell'anfiteatro romano
Nell'antica Roma il circo era luogo deputato ad assistere a spettacoli di
corse con i carri. Ci sono due ipotesi riguardo alle origine di questa struttura:
la prima ne fa risalire la nascita al regno di Tarquinio Prisco; la seconda
ritiene invece che sia stato introdotto tramite le colonie della Magna Grecia.
Il circo ha una struttura architettonica a sviluppo logitudinale, costituito da
un lato breve rettilineo posto di fronte alla curva dove si trovavano i
carceres ( spazi riservati ai cavalli); due lati lunghi corrispondenti alla
cavea. La pista, ovvero il tracciato su cui correvano i cavalli, era
interamente ricoperta di sabbia e divisa a metà dalla spina. La spina era un
lungo basamento decorato con statue, colonne, fontane. Gli spettatori
sedevano su gradinate di legno poste nella cavea.
Il Circo Massimo
Autore: non ben precisato.
Datazione: nella prima metà del VI secolo a.C.
Collocazione: Roma
Materiali: inizialmente costruito in legno, venne poi restaurato più volte e
ricostruito in pietra.
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Circo romano di Milano
Autore: sconosciuto.
Collocazione: Milano (Mediolanum).
Datazione: III e IV secolo d.C.
Voluto
dall'imperatore
Massimiano
Erculeo,
costituiva
un'imponente
struttura lunga circa 470 metri e rafforzava con la sua mole una parte del
tracciato occidentale delle mure cittadine. Ne rimangono alcune tracce
inglobate nella Chiesa di San Maurizio al Monastero Maggiore ( l'attuale
torre campanaria della chiesa, modificata in epoca medioevale,corrisponde
all'antica torre di accesso alla cavea del circo).
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L'anfiteatro
L'anfiteatro è un edificio per spettacoli, tipico dell'architettura romana. Gli
spettacoli che vi si tenevano erano principalmente incontri di gladiatori,
cacce alle fiere e - opportunamente allagato - naumachie. Presenta una
struttura ellittica. E' diviso in arena ( spazio riservato ai combattimentirivestito di sabbia quarzifera) e cavea ( gradinate in pietra destinate ad
accogliere gli spettatori). Esternamente è formato da una sovrapposizione di
archi a tutto sesto inquadrati da ordini architettonici ( dorico - ionicocorinzio).
Colosseo a Roma
Autore: sconosciuto.
Datazione: dal 70 d. C. all' 80 d.C. Iniziò la costruzione Vespasiano e fu
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concluso sotto Tito.
Dimensioni: pianta ellittica di 188 x 150 m con altezza di 50 m.
Materiali: rivestito in travertino e in massima parte in tufo e laterizi.
Al di sopra dei tre ordini di arcate ( tuscanico, ionico e corinzio) si imposta l'
attico scandito da lesene e delimitato da trabeazione. Sulle mensole
dell'attico si appoggiavano pali di legno - antemnae- che servivano a
sostenere il velarium, grande tendone che proteggeva gli spettatori dal
sole o dalla pioggia.
Il termine Colosseo risale all'Alto Medioevo e gli fu attribuito in relazione alla
vicinanza di una statua colossale voluta dall'imperatore Nerone.
Luca Gullo
Gian Nicolò Rabanera
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L'architettura ludica: il teatro
Il teatro romano si ispirava a quello greco. A differenza di quello greco, che
sfruttava la pendenza naturale del terreno, era interamente realizzato in
muratura. Aveva una pianta semi-circolare ed era composto da: cavea
(parte riservata agli spettatori); gallerie (permettevano l'accesso al
pubblico); orchestra ( perde la funzione originale di luogo deputato alle
evoluzioni del coro, riducendosi a spazio semi- circolare divisorio tra la
cavea e il palcoscenico); scena (presenta un impianto rettangolare ed è
formata da diverse parti: proscenio - con il pulpitum, cioè il palcoscenico- e
la fronte scenica cioè la scenografia).
Il primo esempio di teatro fu quello di Pompeo, utilizzato per la messa in
scena di opere comiche. Il teatro di Marcello fu il primo in muratura ( I sec.
a. C.).
Il Teatro di Aspendo
Autore: Zenone
Datazione: II sec. d.C.
Collocazione: Aspendos, Turchia
Descrizione: Struttura monumentale, costruita con marmo e calcare con una
Cavea di 95 mt. di diametro. Presenta ampie arcate sorrette da colonne. Il
teatro possiede fra i 7.000 e i 15.000 posti a sedere. Il soffitto (andato
distrutto) era alto 8 metri e realizzato in legno, il frontescena è rimasto
intatto.
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Il Teatro di Milano
Autore: Sconosciuto
Datazione: I sec. a.C. / I sec. d.C.
Collocazione: Milano (Mediolanum)
Descrizione: struttura monumentale, avente una facciata esterna a
semicirconferenza
con
più
di
30
arcate
per
piano
inquadrate
da
semicolonne. Dietro al pulpitum prendeva posto il frontescena dotato di
colonne a solo scopo decorativo. La cavea era disposta in modo circolare
intorno all'orchestra,posta appena sotto al palcoscenico. L'edificio poteva
ospitare un numero di spettatori compreso tra 7.000 e 9.000 i quali
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sedevano nella cavea e nella galleria. Attualmente i resti delle fondamenta
del teatro sono visibili nella zona del Palazzo della Borsa in Piazza Affari.
Lorenzo Peretti
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L'architettura dell'abitare
Le case della gente comune
Insulae: grandi condomini popolari, in mattoni e legno, impostati su 3 o 4
piani; cortilecentrale; appartamenti con massimo 10 stanze e minimo 4.
Questi caseggiati sorsero a Roma fin dal III secolo a. C. perchè la
popolazione aumentava continuamente e per questo le insulae crescevano
in altezza. L'imperatore Augusto proibì di costruire case che superassero i 6
o 7 piani: vi erano infatti frequenti crolli perchè i costruttori per guadagnare
di più usavano solitamente materiali scadenti. Frequenti erano anche gli
incendi. ( Esempio: Insula dell' Ara Coeli, Roma)
Casa a schiera: abitazioni unifamiliari nello stesso isolato, appartenenti ai
liberti, simili alle domus ma molto semplificate.
Casa a graticcio : abitazioni a due piani costruite con intelaiatura in legno
(tecnica di sopraelevazione a basso costo).
Insula
Le abitazioni patrizie private
Domus: abitazione signorile urbana con funzioni pubbliche e private,
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sculture, dipinti e poche aperture esterne. Si sviluppava in ampiezza ed era
abitazione unifamiliare. Spaziosa ma poco luminosa. Attorno all'atrio e al
peristilio si sviluppavano gli ambienti della casa: si accedeva tramite il
vestibulum che conduceva all' atrium - cortile semicoperto- al centro del
quale vi era l'impluvium - vasca per la raccolta dell'acqua piovana. Intorno
all'atrium si disponevano i cubicola - cioè le camere da letto. Il tablinium
era la sala di ricevimento di solito posta di fronte all'ingresso, tra l'atrio e il
peristilio che era circondato da un portico colonnato e in genere ospitava il
giardino. Il triclinium era la sala da pranzo e solitamente affacciava sul
peristilium. Sul fondo della domus in genere sorgeva l'esedra un ambiente
spesso scoperto riservato alla conversazione. (Esempio: Domus romana di
Palazzo Valentini, Roma).
La
villa
signorile: residenza extraurbana, nata come villa rustica,
raggiunse il suo massimo sviluppo nell'età imperiale quando i grandi
proprietari terrieri possedevano immensi latifondi. Anche in campagna non
si voleva rinunciare a nessuna delle comodità della città e per questo essa
richiedeva il lavoro di un autentico esercito di servi occupati nella
manutenzione e nella pulizia della casa. Costruita in terrazze con terme,
triclini, piscine e giardini. Si distinguevano tre tipi di ville: villa suburbana,
villa marittima, villa a padiglioni. ( Esempio:Villa Poppea, tra Napoli e
Sorrento - Villa Adriana a Tivoli).
Petra Galbiati
Cecilia Fossati
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Le tecniche artistiche: la scultura
In principio i Romani, civiltà pragmatica, non ebbero un buon rapporto con
l'arte perchè la consideravano una perdita di tempo. Si avvicinarono ad essa
grazie alle numerose opere giunte a Roma che facevano parte del bottino di
guerra. Ciò indusse loro a creare un nuovo rapporto con l'arte che durò a
lungo. Successivamente iniziarono a collezionare ogni genere di manufatti
artistici realizzati con diversi materiali e differenti tecniche. Le opere di
importanti e noti maestri greci (ad esempio Policleto, Mirone, Fidia,
Prassitele e Lisippo) furono considerate degne di essere copiate e
conservate.
La statuaria
Era uso molto comune per i Romani riprodurre statue greche. È anzi grazie
alle copie romane che oggi conosciamo la maggior parte delle sculture i cui
originali bronzei sono andati perduti. La copia è un disegno, una pittura o
una scultura che riproduce più o meno fedelmente un'opera d'arte. Le copie
marmoree però riportano alcune differenze: non è possibile infatti riprodurre
fedelmente le opere greche, per via delle diverse proprietà che presentano
il bronzo e il marmo e delle differenti tecniche di lavorazione dei due
materiali. Le statue romane in origine erano colorate ma quando furono
rinvenute non vi era traccia della pittura.
Un esempio è il famoso Discobolo di Mirone, la statua originale in bronzo
è andata perduta. Ecco due copie a confronto: si osservi la posizione della
testa, la fisionomia del volto, il supporto della gamba sinistra.
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Mirone Discobolo (460- 450 a. C.)
Copia romana in marmo - Alt. 1,56 con la base
Roma, Museo Nazionale romano
Mirone Discobolo (V secolo a. C.)
Copia romana in marmo
Tivoli, Villa Adrianea
Lucrezia Almini
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Le tecniche artistiche: il vetro
Il vetro veniva utilizzato nell'arte romana per decorazioni, perline, pendenti,
vasetti o per piccoli oggetti di lusso, quindi per anelli, spilloni, ganci da
cintura o pendagli. Esso si diffuse facilmente nell'antica Roma, perché una
volta rotto poteva essere trasformato in lingotti e fuso nuovamente. Due
tecniche di lavorazione del vetro particolarmente raffinate in epoca
imperiale sono: il vetro cammeo e il vetro diatreto. Il primo era costituito
da uno o più strati sovrapposti, di colore diverso. Il secondo tipo, invece, era
lavorato ad intaglio. Il vetro romano era composto da: soda - calce, con
l'aggiunta
di
magnesio
e
potassio
come
fondenti.
L'ingrediente
fondamentale erano i silicati, ottenuti dalla sabbia naturale o da scaglie di
quarzo, pietra arenaria e ciottoli. Le principali tecniche del vetro romano
erano quattro: lavorazione a corpo friabile; colatura in stampi (aperti o
chiusi); soffiatura libera ed in stampi.
Il procedimento della soffiatura si suddivide in tre fasi:
1) raccolta di una parte di vetro fuso all'estremità di un tubo di metallo e
soffiatura per creare una bolla incandescente;
2) modellazione della bolla (tramite soffiatura) e conseguente
raffreddamento della bolla stessa;
3) soffiatura (di nuovo) del vetro e manipolazione attraverso spatole di
legno per conferire la forma desiderata
Il Vaso Blu ( visto alla mostra "Mito e Natura"), rinvenuto nella città di
Pompei, risale al I secolo d.C. Esso è decorato con la tecnica del vetrocammeo e ha la forma di un'anfora vinaria; la scena è quella di una
vendemmia. Su uno sfondo blu spiccano figure di colore bianco. Su un lato
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del vaso un putto versa dei grappoli d'uva in un tino; un altro è intento alla
pigiatura. La scena è inserita tra due colonne sulle quali due eroti suonano
rispettivamente la siringa e il doppio flauto. Sul lato opposto risalta una
«Kline», un letto usato per i banchetti di corte; su questo ci sono due eroti
distesi. Su due colonne simili alleprecedenti ci sono altri due putti che
rispettivamente raccolgono l'uva e la tengono in mano. Nella parte inferiore
si svolge una scena pastorale con capre e pecore, sullo sfondo di un
paesaggio alberato.
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La coppa diatreta è una tipologia di contenitore romano in vetro,
caratterizzato da una decorazione raffinata e destinato ad un mercato
d'elitè, diffusosi intorno al IV secolo circa. Le diatreta consistono in un
contenitore interno e una gabbia o guscio decorativo esterno che si distacca
dal corpo della coppa, al quale resta attaccato tramite corti supporti sempre
in vetro. Si tratta di una lavorazione a giorno. La maggior parte di questi
manufatti possiede una gabbia con decorazioni geometriche circolari,
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spesso con un'iscrizione beneaugurante composta da lettere poste nel
reticolo ( come nel caso della Coppa Diatreta Trivulzio: "Bibe vivis multis
annis"- vista al Museo Archeologico di Milano).
Lucrezia Almini
Elena Fenga
Greta Filipponi
Linda Sabatucci
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Le tecniche artistiche: l'affresco
Il termine affresco deriva da "a fresco" in riferimento alla pittura murale. La
superficie ancora fresca di calce e sabbia, con colori di costruzione terrosa,
veniva dipinta prima che la superficie preparata si fosse seccata. La
reazione chimica che avviene tra la calce applicata e l'anidride carbonica,
forma
una
pellicola
che
fissa
i
colori.
Nella
pittura
romana
le
rappresentazioni di giardino ricorrono sia come decorazione a tutto campo
in scala 1:1; sia inserite in finte architetture; sia all'interno di grandi campi
rettangolari profilati. A volte occupano anche una sola parete o una parte di
essa, altre volte un giardino dipinto appare solo nello zoccolo con cespugli,
ciuffi di piante e graticci di canne o muretti. Tra i migliori artifici del genere
della pittura di giardino c'è quello di creare quinte ottiche che scandiscono
in profondità i piani della rappresentazione.
Affresco della Casa del bracciale d'oro a Pompei (30-35 d.C).
Frequente è la rappresentazione minuziosa di uccelli e di interi cataloghi di
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Copia di "S.P.Q.R. " - La Civiltà Romana
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piante. Tra gli elementi di arredo spesso compaiono fontane, sculture e
maschere. Lo sfondo è di solito ceruleo; a volte è nero, forse perchè
simboleggia l'ombrosa frescura del giardino, altre volte è giallo solare o
rosso. Lo sfondo bianco è legato soprattutto alla sfera funeraria o sacrale.
"Casa di Livia" sul Palatino, affresco di età augustea, Roma. Museo
Nazionale romano. Palazzo Massimo delle terme.
Linda Sabatucci
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Le tecniche artistiche: il mosaico
Il mosaico
La tecnica del mosaico si sviluppa in Grecia, realizzato con scaglie di pietra
naturale e tessere di calcare colorate, elementi di marmo, onice, smalto e
argilla. Nell'età ellenistica venne realizzato anche come quadro incorniciato.
Mosaico de La caccia la leone a Pella
Il mosaico romano nasce come composizione artistica e figurativa, ottenuta
con tessere di basalto, travertino, marmi colorati, diaspri vari, pasta vitrea o
conchiglie. Si usava per i pavimenti, in seguito si decorarono pure le pareti,
anche a grandezza ridotta.
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Mosaico di Augusta Raurica
Si trattava di un vero e proprio lavoro di equipe che prevedeva il
coinvolgimento di almeno tre maestri: il pictor imaginarius (realizzava il
disegno preparatorio), il pictor parietarius (preparava la parete) e il
pictor musivarius ( sistemava le tessere).
Greta Filipponi
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La cultura materiale: svago e tempo libero al
tempo dei Romani
Uno dei passatempi nell'antica Roma era il teatro, elemento di svago e
divertimento, sia che si trattasse di farse o di satire, sia che lo spettacolo
fosse una commedia o una tragedia. Grazie alla sua varietà, il teatro era
infatti un tipo di intrattenimento culturale che poteva attirare i più sapienti o
il popolo. Gli spettacoli erano numerosi, aperti a tutti i cittadini e
solitamente gratuiti. I Romani frequentavano di preferenza i combattimenti
dei gladiatori, quelli con bestie feroci, le riproduzioni di battaglie navali, le
corse dei carri, le gare di atletica, gli spettacoli teatrali dei mimi e le
pantomine.
Tra i divertimenti dell'antica Roma, che ancora oggi sopravvivono, ci sono il
gioco a dadi, il filetto e la morra. Un altro passatempo molto amato dagli
uomini, grandi e piccoli, era la caccia - definito anche sport - oltre ad un
impegno fondamentale del padrone di casa (o dei servi se si trattava di un
imperatore o di un personaggio importante).
Le fanciulle preferivano invece di gran lunga la palla, difatti i giochi, come è
ovvio che sia, si dividevano tra quelli per bambini, bambine e adulti.
Nell'antica Roma un'attività prediletta durante il tempo libero era quella del
passeggiare. Perfino Seneca raccomandava di usufruire del tempo dedicato
al riposo per fare lunghe passeggiate in mezzo alla natura, per ritrovare il
vigore perduto.
La tradizione non si è persa del tutto, ma i divertimenti non sono certo più
gli stessi.
Clarissa Lopez
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La cultura materiale: l'alimentazione dei
Romani
I
Romani
dividevano
la
loro
alimentazione
in
tre
pasti
quotidiani:
ientaculum, vesperna (ma questa venne successivamente sostituita dal
prandium), cena. Il giorno di un romano iniziava dallo ientaculum,
equivalente della colazione oggi. Molto frugale, composto di acqua, un po' di
pane con formaggio, frutta secca e miele. Il prandium era il secondo pasto
della giornata, leggermente più generoso. Molto veloce, si consumava
intorno a mezzogiorno. Spesso era composto da pesce, verdure, frutta
accompagnato da vino con acqua. La cena era l'ultimo pasto della giornata
ed era il più importante dei pasti.
L'alimentazione romana comprendeva: pesce: molluschi e crostacei; carne:
carne di maiale, zamponi, salsicce affumicate e...lumache! Frutta: mele,
uva, fichi secchi, castagne arrosto; dolci: miele e cassata.
Ritrovamenti di cucine a Pompei(forse di una bottega o di una "rosticceria"
dell'epoca)
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Il triclinio
È chiamata così, nella casa romana, la sala da pranzo: essa trae il nome
dall'uso di tre letti detti appunto tricliniarî, sui quali i convitati si sdraiavano
a tre per letto, e che venivano situati su tre lati della mensa, lasciando
libero il quarto per il servizio.L'usanza s'introdusse nelle case dei ricchi
romani e italici col lusso invadente, in parte derivato dall'oriente ellenistico.
V'erano talora più triclinî, che mutavano secondo le stagioni. Caratteristica
del triclinio è l'avere ingresso largo, talora chiudibile solo con tende, in vista
del giardino e del porticus.
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Affresco ritrovato in una villa di Pompei raffigurante un triclinio.
Sofia Motta
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La cultura materiale: le terme
I cittadini romani terminavano il lavoro nelle prime ore del pomeriggio e si
recavano alle terme. L'orario di apertura andava dal mattino al tramonto.
Esigenze di pudore spinsero a riservare la mattina alle donne e il pomeriggio
agli uomini. Ma col tempo questa separazione tra i sessi fu sempre meno
rispettata: donne e uomini si mescolavano normalmente negli stessi spazi.
Lavarsi era un'abitudine poco diffusa. I Romani frequentavano le terme
infatti sia per lavarsi sia per concedersi un po' di relax. I vari ambienti
decorati con mosaici e abbelliti da statue e da sculture dovevano risultare
gradevoli e invitare a rilassarsi.
Alice Petta
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