7 Onde elettromagnetiche Sperimentalmente si osserva che l’esitenza di una sorgente di campo elettromagnetico localizzata in una definita regione di spazio e attivata in un determinato istante di tempo, è rilevabile in un altro punto dello spazio solo dopo un intervallo di tempo finito e non nullo. Questo significa che se in un punto dello spazio ad un certo istante si verifica una perturbazione sulle sorgenti di campo, l’effetto risultante in altri punti dello spazio non è avvertito istantaneamente ma dopo un intervallo di tempo proporzionale alla distanza tra i due punti. Tale fenomeno di propagazione elettromagnetica, cioé l’evoluzione nello spazio e nel tempo del solo campo elettrico E e del solo campo magnetico B, può essere descritto teoricamente utilizzando le equazioni di Maxwell. In particolare, la propagazione delle onde elettromagnetiche è una caratteristica fondamentale che distingue i fenomeni elettrodinamici da quelli elettrostatici e magnetostatici. Infatti, in elettrostatica e magnetostatica è possibile utilizzare il concetto di campo per descrivere e calcolare l’azione a distanza ma istantanea tra le cariche e correnti elettriche. In elettrodinamica, invece, l’azione delle cariche e delle correnti elettriche genera campi che variano nello spazio e nel tempo i quali giustificano l’esistenza delle onde elettromagnetiche. La propagazione delle onde elettromagnetiche è governata da equazioni simili a quelle che descrivono la propagazione di un’onda acustica o di un’onda elastica trasversale, con la differenza che essa si propaga anche nel vuoto senza il supporto di alcun mezzo materiale. Infatti, dopo una serie di esperimenti focalizzati a dimostrare l’esistenza di un mezzo particolare detto etere, si dovette accettare il fatto che i fenomeni elettromagnetici si propagano come se esistesse un mezzo materiale anche se esso in realtà non esiste; ciò che si propaga è solamente il campo elettromagnetico. Si scoprı̀ inoltre che la velocità di propagazione dell’onda elettromagnetica nel vuoto è pari a quella della luce e ciò permise l’interpretazione unitaria di due fenomeni considerati distinti. Come è noto le soluzioni delle equazioni di Maxwell dipendono sia dalla natura del mezzo sia dalla distribuzione spaziale delle sorgenti. In presenza di sorgenti, il problema della propagazione delle onde elettromagnetiche è in generale un problema non omogeneo in quanto riconducibile alla risoluzione di una equazione differenziale alle derivate parziali in cui è presente il termine noto. Nel caso in cui non ci sono sorgenti, la propagazione elettromagnetica è un problema di tipo omogeneo in quanto l’equazione differenziale che ne deriva è priva del termine noto. In particolare, il problema omogeneo consente di valutare gli effetti del mezzo sulla propagazione dell’onda elettromagnetica. Inolte, tale problema consente di calcolare tutte le configurazioni di campo elettromagnetico soluzioni dell’equazione differenziale a prescindere dalla natura fisica delle sorgenti necessarie per il sostentamento di tali onde. Pertanto, da un punto di vista puramente matematico l’obiettivo della risoluzione del problema omogeneo è quello di ricavare un insieme 115 7.1. Propagazione delle onde elettromagnetiche 116 completo di soluzioni tramite le quali è possibile rappresentare qualunque soluzione che soddisfa delle assegnate condizioni al contorno. 7.1 Propagazione delle onde elettromagnetiche Si consideri una regione di spazio sede di un mezzo lineare, isotropo e non dispersivo. In queste ipotesi, le equazioni da considerare sono ∂B ∂t ∂D ∇×H=J+ + J0 ∂t ∇·D = ρ ∇×E=− (7.1a) (7.1b) (7.1c) ∇·B = 0 (7.1d) J = σE (7.1e) B = µH (7.1f) D = ϵE (7.1g) dove σ, µ e ϵ sono rispettivamente la conducibilità elettrica, la permeabilità magnetica e la permittività elettrica. Applicando l’operatore rotazionale ad ambo i membri della (7.1a) si ha ) ( ∂H ∇ × ∇ × E = ∇∇ · E − ∇2 E = −∇ × µ ∂t Se il mezzo è anche omogeneo, applicando il teorema dell’inversione dell’ordine delle derivate di ricava ∂ ∇∇ · E − ∇2 E = −µ (∇ × H) ∂t da cui, inserendo la (7.1b), si ottiene ( ) ∂D ∂J0 ∂ 2 J+ −µ ∇∇ · E − ∇ E = −µ ∂t ∂t ∂t Inserendo inoltre la (7.1g) nella (7.1c) si ottiene ∇·E = ρ ϵ che sostituita nell’equazione precedente fornisce ∇2 E − µσ ∂2E ∇ρ ∂J0 ∂E − µϵ 2 = +µ ∂t ∂t ϵ ∂t Nell’ulteriore ipotesi di assenza di cariche libere (ρ = 0) e di densità di corrente di eccitazione (J0 = 0) si ricava ∇2 E − µσ Ing. Luciano Mescia ∂E ∂2E − µϵ 2 = 0 ∂t ∂t (7.2) 7.1. Propagazione delle onde elettromagnetiche 117 la quale nel caso particolare di assenza di perdite di conduzione si trasforma nell’equazione di D’Alembert ∂2E ∇2 E − µϵ 2 = 0 (7.3) ∂t Partendo invece dalla (7.1b) e procedendo analogamente a quanto fatto in precedenza si ottiene ∂H ∂2H ∇2 H − µσ − µϵ 2 = −∇ × J0 ∂t ∂t che nell’ipotesi di assenza di una densità di corrente di eccitazione si trasforma in ∇2 H − µσ ∂H ∂2H − µϵ 2 = 0 ∂t ∂t (7.4) e per un mezzo senza perdite di conduzione si trasforma in ∇2 H − µϵ ∂2H =0 ∂t2 (7.5) Ognuna delle equazioni (7.2)–(7.5), che ha come argomento il campo vettoriale B o E, riassume tre equazioni differenziali delle tre componenti scalari del campo. Infatti, considerando il sistema di coordinate cartesiane si ha nel caso generale ∂ 2 Ej ∂ 2 Ej ∂ 2 Ej ∂ 2 Ej ∂Ej = 0 j = x, y, z + + − µϵ − µσ 2 2 2 2 ∂x ∂y ∂z ∂t ∂t ∂ 2 Bj ∂ 2 Bj ∂ 2 Bj ∂ 2 Bj ∂Bj = 0 j = x, y, z + + − µϵ − µσ 2 2 2 2 ∂x ∂y ∂z ∂t ∂t (7.6) (7.7) Di conseguenza, si ha un sistema di sei equazioni differenziali alle derivate parziali formalmente identiche ed indipendenti tra loro. Ciò significa che ciascuna componente del campo evolve nello spazio e nel tempo indipendentemente dall’evoluzione delle altre componenti. Nonostante tutto, i campi E e B sono direttamente collegati tra loro e l’esistenza di certe componenti di E implica l’esistenza di altre componenti di B. Infatti, le equazioni (7.6)–(7.7), che sono del secondo ordine, non sono equivalenti alle equazioni di Maxwell (7.1a)–(7.1d), che invece sono del primo ordine, in quanto ammettono soluzioni non solenoidali. Ciò deriva dal fatto che esse sono state ottenute applicando l’operatore rotazionale sulle equazioni di partenza. Tali soluzioni, dette spurie, possono però essere eliminate imponendo le condizioni sulla divergenza del campo elettromagnetico. Le più semplici soluzioni delle (7.6)–(7.7) sono quelle in cui i ampi E e B dipendono solo da una coordinata spaziale e la coordinata temporale. Supponendo ad esempio che il campo elettromagnetico sia costante sul piano (x, y) si ha in tutti i punti dello spazio e in ogni istante E = E (z, t) = Ex (z, t) x̂ + Ey (z, t) ŷ + Ez (z, t) ẑ B = B (z, t) = Bx (z, t) x̂ + By (z, t) ŷ + Bz (z, t) ẑ e Ing. Luciano Mescia ∂E ∂B ∂B ∂E = = = =0 ∂x ∂y ∂x ∂y 7.1. Propagazione delle onde elettromagnetiche 118 Di conseguenza le (7.6)–(7.7) diventano ∂ 2 Ej ∂ 2 Ej ∂Ej =0 − µϵ − µσ 2 2 ∂z ∂t ∂t ∂ 2 Bj ∂ 2 Bj ∂Bj − µϵ − µσ =0 2 2 ∂z ∂t ∂t j = x, y, z (7.8) j = x, y, z (7.9) Imponendo le condizioni sulla divergenza del campo elettromagnetico si ha ∂Ex ∂Ey ∂Ez + + =0 ∂x ∂y ∂z ∂Bx ∂By ∂Bz ∇·B = + + =0 ∂x ∂y ∂z ∇·E = da cui ∂Ez =0 ∂z ∂Bz =0 ∂z (7.10) (7.11) Dalle (7.10)–(7.11) se ne deduce che le componenti Ez e Bz , oltre ad essere costanti sul piano (x, y), sono anche costanti lungo la coordinata z. Nell’imporre la dipendenza solo da z e t ne deriva un’importante conseguenza delle equazioni di Maxwell. Infatti, osservando che x̂ ŷ ẑ x̂ ŷ ẑ ∂E 0 1 = ẑ × ∇ × E = 0 0 ∂/∂z = 0 ∂z Ex Ey Ez ∂Ex /∂z ∂Ey /∂z ∂Ez /∂z x̂ ŷ ẑ x̂ ŷ ẑ = ẑ × ∂H 0 ∂/∂z = 0 0 1 ∇×H= 0 ∂z Hx Hy Hz ∂Hx /∂z ∂Hy /∂z ∂Hz /∂z le equazioni di Maxwell (7.1a)–(7.1b) si trasformano come ∂E ∂H = −µ ∂z ∂t ∂H ∂E ẑ × =ϵ + σE ∂z ∂t ẑ × (7.12) (7.13) Distinguendo per ogni vettore di campo la componente trasversale Et , Ht da quella longitudinale Ez , Hz si ha E = Et + Ez ẑ H = Ht + Hz ẑ Ing. Luciano Mescia 7.1. Propagazione delle onde elettromagnetiche 119 e sostituendo in (7.12)–(7.13) si ricava ∂Ez ∂Ht ∂Hz ∂Et + ẑ × ẑ = −µ −µ ẑ ∂z ∂z ∂t ∂t ) ( ∂Ht ∂Hz ∂Et ∂Ez ẑ × + ẑ × ẑ =ϵ + σEt + ϵ + σEz ẑ ∂z ∂z ∂t ∂t ẑ × da cui ∂Et ∂Ht ∂Hz = −µ −µ ẑ ∂z ∂t ∂t ) ( ∂Ht ∂Et ∂Ez ẑ × =ϵ + σEt + ϵ + σEz ẑ ∂z ∂t ∂t ẑ × Osservando inoltre che i vettori a primo membro delle equazioni ricavate giacciono sul piano trasverso si ottiene in definitiva ∂Et ∂z ∂Ht ẑ × ∂z ∂Bz ∂t ∂Ez σ + Ez ∂t ϵ ẑ × ∂Ht ∂t ∂Et =ϵ + σEt ∂t = −µ (7.14) (7.15) =0 (7.16) =0 (7.17) A questo punto, per determinare le proprietà delle onde elettromagnetiche è opportuno analizzare separatamente il mezzo senza perdite e quello con perdite 7.1.1 Mezzo senza perdite Per il mezzo senza perdite (σ = 0) si ha, dalle (7.16)–(7.18) ∂Ez =0 ∂t ∂Bz =0 ∂t (7.18) (7.19) e cioè che le componenti Ez e Bz sono costanti anche rispetto alla coordinata temporale. Di conseguenza, le componenti longitudinali del campo elettromagnetico sono costanti in tutto lo spazio e per ogni istante di tempo e quindi rappresentano soluzioni statiche che non interessano ai fini della propagazione elettromagnetica. In definitiva, la soluzione dell’equazione delle onde cercata ha, in ogni punto dello spazio e in ogni istante, un campo elettromagnetico (E, B) che giace sui piani perpendicolari alla direzione di propagazione dell’onda. In altre parole, le soluzioni vettoriali del problema sono trasverse rispetto alla direzione di propagazione. Ing. Luciano Mescia 7.1. Propagazione delle onde elettromagnetiche 120 In virtù del risultato ottenuto, il sistema (7.8)–(7.9) delle equazioni differenziali relative alle componenti del campo elettromagnetico si semplifica in ∂ 2 Ej 1 ∂ 2 Ej − = 0 j = x, y ∂z 2 c2 ∂t2 ∂ 2 Bj 1 ∂ 2 Bj − = 0 j = x, y ∂z 2 c2 ∂t2 (7.20) (7.21) √ dove c = 1/ µϵ è la velocità della luce nel mezzo preso in esame. L’equazione differenziale che individua il comportamento di ogni singola componente del campo elettromagnetico è un’equazione differenziale lineare del secondo ordine nella generica forma 1 ∂2f ∂2f − =0 (7.22) ∂z 2 c2 ∂t2 L’equazione (7.22) è detta equazione di D’Alember t o equazione unidemensionale delle onde. Per calcolare l’integrale generale della (7.22), si consideri una generica funzione f (ξ) tale che ξ = z ± ct La derivata prima di f (z, t) fatta rispetto al tempo è ∂f ∂ξ ∂f ∂f = = ±c ∂t ∂ξ ∂t ∂ξ da cui segue l’identità formale ∂ ∂ ≡ ±c ∂t ∂ξ Di conseguenza, la derivata seconda di f (z, t) fatta rispetto al tempo è ( ) ( ) ∂2f ∂ ∂f ∂ ∂f ∂2f = ±c = ±c ±c = c2 2 2 ∂t ∂t ∂ξ ∂ξ ∂ξ ∂ξ Inoltre, la derivata prima di f (z, t) fatta rispetto alla coordinata z è ∂f ∂f ∂ξ ∂f = = ∂z ∂ξ ∂z ∂ξ da cui segue l’identità formale ∂ ∂ ≡ ∂z ∂ξ Di conseguenza, la derivata seconda di f (x, t) fatta rispetto alla coordinata z è ( ) ∂2f ∂ ∂f ∂2f = = ∂z 2 ∂z ∂ξ ∂ξ 2 Sostituendo quindi quanto ottenuto a proposito della derivata seconda di f (z, t) fatta sia rispetto al tempo sia rispetto allo spazio nella (7.22), si osserva che essa è sempre verificata per ogni funzione f (x ± ct). Ing. Luciano Mescia 7.1. Propagazione delle onde elettromagnetiche 121 Considerando invece le relazioni ξ1 = z − ct ξ2 = z + ct si ricava ξ1 + ξ2 2 ξ2 − ξ1 t = t (ξ1 , ξ2 ) = 2c z = z (ξ1 , ξ2 ) = da cui si ottiene f (z, t) = f [z (ξ1 , ξ2 ) , t (ξ1 , ξ2 )] = g (ξ1 , ξ2 ) Ma ∂f ∂z ∂f ∂t 1 ∂f ∂g 1 ∂f = + = − ∂ξ1 ∂z ∂ξ1 ∂t ∂ξ1 2 ∂z 2c ∂t e ( ) ∂ ∂g ∂ 1 ∂f 1 ∂f ∂2g = = − ∂ξ1 ∂ξ2 ∂ξ2 ∂ξ1 ∂ξ2 2 ∂z 2c ∂t ( ) ( ) ∂ 1 ∂f 1 ∂f ∂z ∂ 1 ∂f 1 ∂f ∂t = − + − ∂z 2 ∂z 2c ∂t ∂ξ2 ∂t 2 ∂z 2c ∂t ∂ξ2 ( 2 ) ( ) 2 2 2 1 ∂ f 1 1 ∂ f 1 ∂ f 1 ∂ f = + − − 4 ∂z 2 c ∂z∂t 4 c ∂z∂t c2 ∂t2 ( ) 1 ∂2f 1 ∂2f = − 2 2 4 ∂z 2 c ∂t da cui, in virtù della (7.22), si ottiene ∂2g =0 ∂ξ1 ∂ξ2 (7.23) Di conseguenza, la (7.23) è una nuova forma dell’equazione delle onde la cui soluzione generale è g (ξ1 , ξ2 ) = f (z, t) = a1 f1 (ξ1 ) + a2 f1 (ξ2 ) = a1 f1 (z − ct) + a2 f2 (z + ct) (7.24) dove f1 e f2 sono funzioni arbitrarie mentre a1 e a2 sono costanti arbitrarie. Si ipotizzi che all’istante t = t1 la funzione f1 abbia l’andamento riportato in figura 7.1. Per ogni istante di tempo t2 > t1 si ha z − ct1 = z − ct1 + ct2 − ct2 = z + c(t2 − t1 ) − ct2 Ing. Luciano Mescia 7.1. Propagazione delle onde elettromagnetiche 122 f1(x-ct) t=t1 t=t2 x2 x1 x Figura 7.1: Evoluzione spazio-temporale della funzione f1 (x − ct). da cui si osserva che l’argomento di f1 è lo stesso in t1 e t2 purchè i rispettivi valori della coordinata x differiscano della quantita ∆x = c (t2 − t1 ). Infatti dovendo essere f1 (z1 − ct1 ) = f1 (z2 − ct2 ) di deve verificare che z1 − ct1 = (z1 + ∆z) − c (t1 + ∆t) e cioè ∆z = c∆t. Di conseguenza, all’istante t2 il grafico della funzione f1 ha la stessa forma di quello relativo all’istante t1 traslato della quantità ∆z = c (t2 − t1 ). In altre parole, i valori che f1 assume nei vari punti all’istante t1 si trasferiscono, durante l’intervallo di tempo ∆t, nel verso positivo dell’asse z con una velocità c = ∆z/∆t. Le stesse considerazioni possono farsi per la funzione f2 (z + ct) con la differenza che la traslazione avviene nel senso delle z decrescenti. Le equazioni (7.8)–(7.9) sono ovviamente indipendenti tra loro. Pertanto, potrebbe essere lecito immaginare un’onda elettromagnetica che abbia solo una componente del campo diversa da zero. In realtà, tale ipotesi non è possibile perchè è necessario considerare i vincoli imposti dalle equazioni di Maxwell. Infatti, proiettando le equazioni di Maxwell (7.1a)–(7.1b) sugli assi x e y si ha ∂Ey ∂Ez ∂Bx − =− ∂y ∂z ∂t ∂By ∂Ez ∂Ex (∇ × E) · ŷ = − + =− ∂x ∂z ∂t ∂By 1 ∂Ex ∂Bz − = 2 (∇ × B) · x̂ = ∂y ∂z c ∂t ∂Bz ∂Bx 1 ∂Ey (∇ × B) · ŷ = − + = 2 ∂x ∂z c ∂t (∇ × E) · x̂ = Ing. Luciano Mescia 7.1. Propagazione delle onde elettromagnetiche 123 da cui ∂Ey ∂Bx = (7.25a) ∂z ∂t ∂By ∂Ex =− (7.25b) ∂z ∂t ∂By 1 ∂Ex =− 2 (7.25c) ∂z c ∂t ∂Bx 1 ∂Ey = 2 (7.25d) ∂z c ∂t Dalle (7.25a)–(7.25d) si osserva che l’esistenza di una particolare componente del campo elettrico implica l’esistenza di una componente del campo magnetico. Sfruttando la linearità delle equazioni di Maxwell, si ha che la sovrapposizione di due onde piane che si propagano in una direzione da luogo ad una nuova onda piana che si propaga nella stessa direzione. Quindi, una qualunque onda piana che si propaga ad esempio lungo l’asse z, può essere intesa come la sovrapposizione di due onde piane, di cui la prima ha il campo elettrico diretto lungo x e il campo magnetico diretto lungo y, la seconda il campo elettrico diretto lungo y e il campo magnetico diretto lungo x. Considerando la prima onda piana, dovendo ciascuna componete del campo elettromagnetico soddisfare l’equazione di D’Alembert, si ha Ex (z, t) = f1 (z − ct) + f2 (z + ct) (7.26) By (z, t) = f3 (z − ct) + f4 (z + ct) (7.27) dove f1 , f2 , f3 , f4 sono funzioni arbitrarie. Osservando che ∂Ex ∂z ∂By ∂z ∂By ∂t ∂Ex ∂t ∂f1 ∂ (z − ct) ∂ (z − ct) ∂z ∂f3 ∂ (z − ct) = ∂ (z − ct) ∂z ∂f3 ∂ (z − ct) = ∂ (z − ct) ∂t ∂f1 ∂ (z − ct) = ∂ (z − ct) ∂t = ∂f2 ∂ (z + ct) ∂ (z + ct) ∂z ∂f4 ∂ (z + ct) + ∂ (z + ct) ∂z ∂f4 ∂ (z + ct) + ∂ (z + ct) ∂t ∂f2 ∂ (z + ct) + ∂ (z + ct) ∂t + ∂f1 ∂f2 + ∂ξ1 ∂ξ2 ∂f3 ∂f4 = + ∂ξ1 ∂ξ2 ∂f3 ∂f4 = −c +c ∂ξ1 ∂ξ2 ∂f1 ∂f2 = −c +c ∂ξ1 ∂ξ2 = e sostituendo quanto ottenuto nella (7.25b)–(7.25c), si ricava ∂f1 ∂f2 ∂f3 ∂f4 + =c −c ∂ξ1 ∂ξ2 ∂ξ1 ∂ξ2 ∂f3 ∂f4 1 ∂f1 1 ∂f2 + = − ∂ξ1 ∂ξ2 c ∂ξ1 c ∂ξ2 da cui ∂f3 1 ∂f1 = ∂ξ1 c ∂ξ1 ∂f4 1 ∂f2 =− ∂ξ2 c ∂ξ2 Ing. Luciano Mescia 7.1. Propagazione delle onde elettromagnetiche 124 e quindi 1 f3 = f1 + A c 1 f4 = − f2 + B c Le costanti di integrazione A e B indicano che può essere presente un campo diverso da z. Esso però non fa parte parte del moto dell’onda e di conseguenza le due costanti di integrazioni possono essere poste uguali a zero. Sostituendo quanto ottenuto nelle (7.26)–(7.27) si ottiene in definitiva Ex (z, t) = f1 (z − ct) + f2 (z + ct) 1 1 By (z, t) = f1 (z − ct) − f2 (z + ct) c c (7.28) (7.29) Ragionando in modo analogo per la seconda onda piana avente Ey e Bx si ottiene Ey (z, t) = F1 (z − ct) + F2 (z + ct) 1 1 Bx (z, t) = − F1 (z − ct) + F2 (z + ct) c c (7.30) (7.31) dove F1 , F2 , F3 , F4 sono funzioni arbitrarie. Le (7.28)–(7.29) e (7.30)–(7.31) rappresentano l’onda piana più generale che si propaga lungo l’asse z. In particolare, si può osservare che essa è costituita da un onda progressiva (le funzioni con argomento z − ct) e da un onda regressiva (le funzioni con argomento z + ct). Considerando la sola onda progressiva le sue componenti di campo sono Ex (z, t) = f1 (z − ct) (7.32a) Ey (z, t) = F1 (z − ct) 1 Bx (z, t) = − F1 (z − ct) c 1 By (z, t) = f1 (z − ct) c (7.32b) (7.32c) (7.32d) e considerando il prodotto scalare 1 1 E · B = Ex Bx + Ey By = − f1 F1 + f1 F1 = 0 c c si verifica che i campi E e B sono ortogonali tra loro e alla direzione di propagazione dell’onda. Considerando invece il prodotto vettoriale x̂ ŷ ẑ ) 1( 2 E×B = Ex Ey 0 = (Ex By − Ey Bx ) ẑ = f1 + F12 ẑ c Bx By 0 = Ing. Luciano Mescia ) ( ) 1( 2 Ex + E2y ẑ = c B2x + B2y ẑ c 7.1. Propagazione delle onde elettromagnetiche 125 Si vede quindi che i vettori E, B e ẑ formano una terna destrorsa. In particolare, noti E, B, la direzione e verso di propagazione dell’onda sono determinati seguendo la regola del cavatappi. Si osservi inoltre che √ ( √ √ ) (7.33) |E| = E2x + E2y = c2 B2x + B2y = c B2x + B2y = c|B| Per l’onda regressiva le componenti del campo sono Ex (z, t) = f2 (z − ct) (7.34a) Ey (z, t) = F2 (z − ct) 1 Bx (z, t) = F2 (z − ct) c 1 By (z, t) = − f2 (z − ct) c (7.34b) (7.34c) (7.34d) per le quali valgono le stesse osservazioni fatte a proposito dell’onda progressiva. In definitiva per un’onda caratterizzata da un campo elettromagnetico i cui vettori dipendono solo da una coordinata spaziale e dal tempo, valgono le seguenti proprietà • le componenti del campo elettromagnetico giacciono sul piano perpendicolare alla direzione di propagazione; • il campo elettrico E e il campo magnetico B sono perpendicolari tra loro e alla direzione di propagazione dell’onda; • il E, il B e il vettore che individua l’asse di propagazione formano una terna destrorsa. 7.1.2 Mezzo con perdite Per il mezzo con perdite (σ ̸= 0) la soluzione della (7.18) è Ez = Ez0 exp{(−t/τ )} dove Ez0 è la componente longitudinale per t = 0 e τ = σ/ϵ è il tempo di rilassamento. Se la conducibilità elettrica assume valori finiti la componente longitudinale del campo elettrico E tende a zero per t → ∞. Di conseguenza, a differenza del mezzo con perdite, si ha che solo la componente longitudinale del campo magnetico assume valore costante in tutto lo spazio e in ogni istante di tempo. Per questo tipo di problema elettromagnetico le equazioni da risolvere sono ∂ 2 Ej ∂ 2 Ej ∂Ej − µϵ − µσ = 0 j = x, y 2 2 ∂z ∂t ∂t ∂ 2 Bj ∂Bj ∂ 2 Bj − µϵ − µσ = 0 j = x, y 2 2 ∂z ∂t ∂t Ing. Luciano Mescia (7.35) (7.36) 7.1. Propagazione delle onde elettromagnetiche 126 Applicando il metodo della separazione delle variabili, una soluzione particolare della (7.35) è esprimibile come Ej = Z(z)T(t) (7.37) Sostituendo si ha d2 Z d2 T dT = ϵµZ + σµZ dz 2 dt2 dt e dividendo ambo i membri per ZT si ottiene T 1 d2 Z 1 d2 T 1 dT = ϵµ + σµ 2 2 Z dz T dt T dt (7.38) Essendo il primo membro una funzione solo di z e il secondo membro una funzione solo di t l’ugualianza è verificata solo se entrambi i membri sono uguali ad una costante −k 2 . Di conseguenza, la (7.38) può essere divisa nelle due equazioni differenziali 1 d2 Z = −k 2 Z dz 2 1 d2 T 1 dT ϵµ + σµ = −k 2 2 T dt T dt La soluzione della (7.39) è Z(z) = Aejkz + Be−jkz (7.39) (7.40) (7.41) dove A e B sono costanti complesse. Per risolvere la (7.40), si consideri una soluzione del tipo T(t) = Ce−pt (7.42) Sostituendo (7.42) in (7.40) si ricava l’equazione caratteristica che lega p alla costante k2 k2 σ =0 (7.43) p2 − p + ϵ µϵ Pertanto, la soluzione della (7.35) è Ex = E1x ejkz−pt + E2x e−jkz−pt Ey = E1y ejkz−pt + E2y e−jkz−pt da cui Et = E1t ejkz−pt + E2t e−jkz−pt (7.44) con E1t e E2t costanti complesse. Procedendo in modo analogo per l’equazione (7.36) si ottiene invece Ht = H1t ejkz−pt + H2t e−jkz−pt (7.45) Sostituendo (7.44)–(7.45) in (7.14) si ricava ( ) ẑ × jkE1t ejkz−pt − jkE2t e−jkz−pt = µp H1t ejkz−pt + µp H2t e−jkz−pt Ing. Luciano Mescia 7.2. Onde elettromagnetiche in regime sinusoidale da cui 127 (jkẑ × E1t − µp H1t ) ejkz−pt − (jkẑ × E2t + µp H2t ) e−jkz−pt = 0 e affinchè questa ugualianza sia soddisfatta per ogni z e t è necessario che i coefficienti di entrambe le funzioni esponenziali siano nulli jk ẑ × E1t µp jk H2t = − ẑ × E2t µp H1t = (7.46) (7.47) da cui si ricava immediatamente jk ẑ · E1t × E1t = 0 µp jk E2t · H2t = − ẑ · E2t × E2t = 0 µp E1t · H1t = (7.48) (7.49) cioè le componenti trasversali del campo elettromagnetico associato alle onde progressive e regressive sono ortogonali tra loro. Si osservi che nel caso in cui σ = 0 (mezzo senza perdite) si ha p = jck e di conseguenza Et = E1t ejk(z−ct) + E2t e−jk(z+ct) Ht = H1t ejk(z−ct) + H2t e−jk(z+ct) che è in accordo con quanto ricavato in precedenza a proposito dei mezzi senza perdite. 7.2 Onde elettromagnetiche in regime sinusoidale Nell’ipotesi che il campo elettromagnetico sia di tipo sinusoidale è preferibile riformulare il problema elettromagnetico della propagazione delle onde nel dominio della frequenza. In particolare, utilizzando le regole di corrispondenza tra le operazioni relative ai campi n ↔ (jω)n A, e sinusoidali e quelle dei rispettivi fasori, in particolare la regola ∂ n A/∂t l’equazione (7.2) diventa ∇2 E − jωµσE + ω 2 µϵE = 0 e cioé ∇2 E + ω 2 µϵc E = 0 (7.50) e in modo analogo la (7.4) diventa ∇2 H + ω 2 µϵc H = 0 (7.51) ( σ) (7.52) ϵc = ϵ′ − j ϵ′′ + ω è la permittività complessa. Le equazioni (7.50)–(7.51) sono dette rispettivamente equazioni di Helmholtz vettoriali per il campo elettrico e il campo magnetico. Esse raccolgono dove Ing. Luciano Mescia 7.2. Onde elettromagnetiche in regime sinusoidale 128 in un’unica equazione le tre equazioni di Helmholtz scalari scritte per le componenti dei vettori del campo elettromagnetico. Posto k 2 = ω 2 µϵc e considerando l’equazione (7.50), e in particolare quella per le componenti scalari ∇2 Ej + k 2 Ej = 0 j = x, y, z (7.53) vediamo se essa ammette soluzioni particolari ricavabili con il metodo della separazione delle variabili. A tale scopo, considerando una soluzione del tipo Ej = X(x)Y (y)Z(z) (7.54) e sostituendola nella (7.50) si ricava YZ d2 Y d2 Z d2 X + XZ + XY + k 2 XY Z = 0 dx2 dy 2 dz 2 Supponendo XY Z ̸= 0 e dividendo ambo i membri per tale termine si ottiene 1 d2 X 1 d2 Y 1 d2 Z + + = −k 2 2 2 X dx Y dy Z dz 2 Si osservi che il secondo membro è una costante, mentre il primo membro è costituito da tre addendi ognuno dei quali è funzione di una sola coordinata. Di conseguenza, affinchè l’equazione sia soddisfatta è necessario che ogni addendo sia costante e cioé 1 d2 X = −kx2 X dx2 1 d2 Y = −ky2 Y dy 2 1 d2 Z = −kz2 Z dz 2 dove kx , ky , kz sono tre costanti complesse, dette di separazione, scelte in modo tale che sia soddisfatta la relazione kx2 + ky2 + kz2 = k 2 (7.55) dove k è il numero d’onda. Le equazioni ottenute sono equazioni differenziali ordinarie di tipo armonico aventi i seguenti integrali generali X = A1 e−jkx x + A2 ejkx x Y = B1 e−jky y + B2 ejky y Z = C1 e−jkz z + C2 ejkz z Le funzioni complesse trovate sono rappresentative del campo vero e proprio. Considerando ad esempio la funzione X(t), il passaggio nel dominio del tempo da luogo alla funzione {( ) } e = Re A1 e−jkx x + A2 ejkx x ejωt = A1 cos (ωt − kx x) + A2 cos (ωt + kx x) X Ing. Luciano Mescia 7.2. Onde elettromagnetiche in regime sinusoidale 129 Di conseguenza, i primi addendi di ogni funzione X, Y e Z corrispondono a soluzioni che si propagano nel verso positivo del relativo asse coordinato, i secondi addendi a soluzioni che si propagano nel verso negativo del relativo asse coordinato. Nell’ulteriore ipotesi di assenza di ostacoli, essendo assenti le onde riflesse, si possono considerare solo le soluzioni che corrispondono alla propagazione nel verso positivo di tutti e tre gli assi coordinati. In questo caso, la soluzione complessiva relativa alla generica componente del campo elettrico è data dal prodotto delle tre soluzioni trovate e quindi Ej (x, y, z) = A1 A2 A3 e−jkx x e−jky y e−jkz z = E0j e−j(kx x+kz z+kz z) dove E0j = A1 A2 A3 è una costante arbitraria. In definitiva, esprimendo il risultato ottenuto in forma vettoriale si ottiene che una soluzione particolare dell’equazione di Helmholtz vettoriale può essere espressa nella forma E = E0 e−j(kx x+ky y+kz z) (7.56) dove E0 = Ex x̂+Ey ŷ+Ez ẑ è un vettore costante. Introducendo inoltre il vettore d’onda k k = kx x̂ + ky ŷ + kz ẑ (7.57) e il vettore posizione r = xx̂ + yŷ + zẑ (7.58) è possibile esprimere la (7.56) nella forma più compatta E = E0 e−jk · r (7.59) Il vettore E0 non è completamente arbitrario in quanto deve soddisfare anche l’equazione di Maxwell della divergenza. In particolare, essendo assenti le sorgenti di campo elettromagnetico si avrà ( ) ∇ · E = e−jk · r ∇ · E0 + E0 · ∇ e−jk · r = −jk · E0 e−jk · r = 0 da cui k · E0 = k · E = 0 e cioé kx Ex + ky Ey + kz Ez = 0 (7.60) Di conseguenza, cosiderando le equazioni (7.55) e (7.60), se che solo due delle componenti del vettore E0 sono indipendenti. Per determinare l’espressione del campo magnetico si può invece partire dall’equazione di Maxwell ∇ × E = −jωµH e ricavare H=− ( ) ] jk × E e−jk · r ∇×E 1 [ −jk · r 0 =− e ∇ × E0 + ∇ e−jk · r × E0 = jωµ jωµ jωµ Ing. Luciano Mescia 7.2. Onde elettromagnetiche in regime sinusoidale 130 e quindi k×E ωµ H= (7.61) Nel caso in cui k = k k̂ (onda piana uniforme) la (7.61) può essere scritta come √ √ ω µϵc ϵc k H= k̂ × E = k̂ × E = k̂ × E ωµ ωµ µ e cioé H= 1 k̂ × E η (7.62) dove è stata definita l’impedenza caratteristica del mezzo tramite la relazione √ η= µ ϵc (7.63) che nel vuoto µ = µ0 = e ϵc = ϵ0 vale circa 377 Ω. Moltiplicando vettorialmente ambo i membri della (7.63) per k̂ si ricava √ √ ω µϵc ϵc k 1 k̂ × H = k̂ × k̂ × E = k̂ × k̂ × E = k̂ × k̂ × E = k̂ × k̂ × E ωµ ωµ µ η da cui η= k̂ × E × k̂ H × k̂ (7.64) cioè l’impedenza d’onda vista dal campo elttromagnetico nella direzione definita da k̂ è il rapporto tra il componente del campo elettrico e magnetico appartenenti al piano ortogonale a k̂. Si osservi che un campo descritto dalle equazioni (7.59) e (7.61) non soddisfa in generale le condizioni di Sommerfeld. Infatti, all’infinito né il campo elettrico né il campo magnetico si annullano e pertanto si può affermare che un’onda piana non soddisfa il teorema di unicità. In ogni caso, anche se tali soluzioni prese singolarmente non sono fisicamente realizzabili, possono nel loro insieme essere utilizzate come ‘base’ per esprimere campi soddisfacenti condizioni fisiche rigorose. Dalla (7.61) si ha anche k · (k × E) =0 k·H = ωµ e k × (k × E) (k · E) k − (k · k) E −k 2 E k×H= = = = −ωϵc E (7.65) ωµ ωµ ωµ cioè E=− Ing. Luciano Mescia k×H ωϵc (7.66) 7.2. Onde elettromagnetiche in regime sinusoidale 131 e nel caso di onde piane uniformi E = −η k̂ × H (7.67) Riassumendo, il campo elettromagnetico definito dalle (7.59) e (7.61) è una soluzione particolare dell’equazione di Helmholtz solo se sono soddisfatte le seguenti condizioni: k · k = k2 (7.68) k·E = 0 (7.69) k·H = 0 (7.70) cioé i campi E e H sono rappresentati da vettori perpendicolari tra loro ed entrambi sono perpendicolari alla direzione individuata dal vettore di propagazione k. Onde elettromagnetiche aventi queste caratteristiche sono dette onde trasverse o TEM lungo la direzione del vettore k. Considerando l’espressione del vettore di Poynting, per questo tipo di onda si avrà ( )∗ 1 1 1 1 ∗ S= E×H = E× k×E = E × (k∗ × E∗ ) 2 2 ωµ 2ωµ∗ Si consideri la proprietà del doppio prodotto vettoriale A × (B × C) = B × (A × C) + C × (B × A) = B (A · C) − C (A · B) che applicata al caso E × (k∗ × E∗ ) fornisce la relazione E × (k∗ × E∗ ) = k∗ × (E × E∗ ) + E∗ × (k∗ × E) Applicando nuovamente la proprietà vettoriale a E∗ × (k∗ × E) si ottiene E∗ × (k∗ × E) = k∗ (E · E∗ ) − E (E∗ · k∗ ) = k∗ |E|2 − E (E · k)∗ ed essendo dalla (7.70) k · E = 0 segue E∗ × (k∗ × E) = k∗ |E|2 Di conseguenza, sostituendo quanto ottenuto, si ricava E × (k∗ × E∗ ) = k∗ × (E∗ × E) + k∗ |E|2 e perciò il vettore di Poynting vale S= ] 1 [ ∗ 2 ∗ ∗ k × (E × E ) + k |E| 2ωµ∗ Osservando che il campo elettrico E è un vettore complesso, esso può essere scritto come E = Er + jEi , dove Er e Ei sono rispettivamente la parte reale e immaginaria. Di conseguenza si ha E × E∗ = (Er + jEi ) × (Er − jEi ) = Er × Er + Ei × Ei − jEr × Ei + jEi × Er = j (Ei × Er − Er × Ei ) = j Im{E × E∗ } Ing. Luciano Mescia 7.2. Onde elettromagnetiche in regime sinusoidale e perciò S= 132 ] 1 [ ∗ 2 ∗ ∗ jk × Im{E × E } + k |E| 2ωµ∗ Considerando inoltre che ∗ E × E∗ = (E0 × E∗0 ) e−j(k−k ) · r ∗ |E|2 = |E |2 e−j(k−k ) · r 0 si ottiene in definitiva S= ] 1 [ ∗ ∗ 2 ∗ ∗ jk × Im{E × E } + k |E | e−j(k−k ) · r 0 0 0 ∗ 2ωµ da cui si ricava facilmente l’espressione nel dominio del tempo } ⟨ ⟩ 1 { 1 [ ] 2 ∗ ∗ ∗ −j(k−k∗ ) · r e = Re S jk × Im{E × E } + k |E | e 0 0 0 2 ωµ∗ (7.71) (7.72) 7.2.1 Proprietà di propagazione delle onde piane Allo scopo di classificare le onde piane è utile partire dalla condizione di separabilità (7.55) k · k = k 2 = kx2 + ky2 + kz2 = ω 2 µϵc In particolare, separando la parte reale e immaginaria delle componenti di k kx = βx − jαx ky = βy − jαy kz = βz − jαz e definendo il vettore di fase α e il vettore di attenuazione β come β = βx x̂ + βy ŷ + βz ẑ α = αx x̂ + αy ŷ + αz ẑ il vettore d’onda si può scrivere come k = β − jα e di conseguenza [ ( σ )] k · k = (β − jα) · (β − jα) = |β|2 − |α|2 − 2jα · β = ω 2 µϵc = ω 2 µ ϵ′ − j ϵ′′ + ω da cui separando le parti reale e immaginaria si ricava { 2 |β| − |α|2 = ω 2 µϵ(′ 2α · β Ing. Luciano Mescia = ω 2 µ ϵ′′ + σ) ω (7.73) 7.2. Onde elettromagnetiche in regime sinusoidale e esplicitando la (7.71) si ricava per il vettore di Poynting ] 1 [ 2 ∗ S= j (β + jα) × Im{E × E } + (β + jα) |E | e−2α · r 0 0 0 2ωµ∗ 133 (7.74) o nel dominio del tempo e per materiali non ferromagnetici ] ⟨ ⟩ e−2α · r [ e = −α × Im{E0 × E∗0 } + β|E0 |2 S 2ωµ (7.75) Nel caso di un mezzo non dispersivo e passivo ϵ′ , ϵ′′ , µ e σ sono numeri reali positivi o nulli. Di conseguenza, dalla prima ugualianza della (7.73) risulta |β| ≥ |α|. me tre dalla seconda se ne deduce che i vettori β e α formano un angolo acuto. Sostituendo la (7.73) nella (7.59) si ha E = E0 e−j(β−jα) · r = E0 e−α · r e−jβ · r e la corrispondente funzione vettoriale delle coordinate spaziali e temporali è e t) = E0 e−α · r cos (ωt − β · r) E(r, Da quest’ultima relazione si deduce che, a meno di un fattore di attenuazione nello e varia periodicamente nel tempo. Inoltre, esiste una precisa relazione tra le spazio, E variazioni spaziali e temporali in quanto la funzione coseno ha un argomento di tipo spazio-temporale. Tale agomento individua la fase del campo elettrico ϕ = ωt − β · r Fissato l’istante di tempo t e considerati due punti P1 e P2 , caratterizzati dai vettori r1 e r2 , essi apparterranno al luogo dei punti in cui la fase è costante se ϕ1 = ϕ2 e dunque ωt − β · r1 = ωt − β · r2 da cui β · (r1 − r2 ) = 0 Di conseguenza il vettore r1 − r2 deve essere ortogonale a β e perciò deve appartenere al piano ortogonale a β. Se ne deduce quindi che l’insieme dei piani equifase è individuato dall’equazione β · r = costante La direzione del vettore β è detta direzione di propagazione. Dalla relazione che esprime la fase si ricava inoltre dϕ = ∂ϕ ∂ϕ dt + dr = ωdt − d (β · r) = ωdt − β · dr ∂t ∂r da cui, ponendo r = rr̂ e perciò dr = drr̂, si ottiene dϕ = ωdt − (β · r̂) dr Ing. Luciano Mescia 7.2. Onde elettromagnetiche in regime sinusoidale 134 Per seguire l’evoluzione nel tempo dei luoghi dei punti in cui il fattore cos (ωt − β · r) è costante, l’argomento deve essere tale che dϕ = 0 e quindi ωdt − (β · r̂) dr = 0 da cui può essere ricavata una grandezza avente le dimensioni di una velocità, dr/dt vf (r) = ω ω dr = = dt β · r̂ |β| cos θ (7.76) detta velocità di fase nella direzione di r̂. Questa grandezza non deve essere intesa nel senso ordinario della cinematica in quanto dipende dall’angolo θ formato tra i vettori β e r. Infatti, vf è inversamente proporzionale a cos θ, mentre il componente di una velocità vettoriale cinematica sarebbe stato direttamente proporzionale a cos θ. Pertanto, la velocità di fase può essere interpretata come la velocità con cui un osservatore, posto in un punto P dello spazio e che guarda nella direzione di ar , vede allontanarsi o avvicinarsi l’intersezione tra il generico piano equifase e la retta avente come direzione ar . Non è quindi la velocità con cui si muove un punto materiale e non è neanche la velocità di trasporto dell’energia associata all’onda. Di conseguenza essa non deve necessariamente soddisfare il postulato fondamentale della teoria della relatività ristretta in cui si fissa un limite invalicabile alla velocità in natura. Il fattore exp{−α · r} rappresenta invece un’attenuazione che si verifica in ogni direzione non perpendicolare al vettore α. Di conseguenza, il luogo dei punti in cui il campo è costante è rappresentato dall’equazione α · r = costante che individua un insieme di piani, detti piani equiampiezza, perpendicolari del vettore α. Si osservi che in generale le superfici equifase ed equiampiezza non coincidono. Di conseguenza, per una classificazione delle onde piane conviene distinguere il caso senza perdite da quello con perdite. 7.2.2 Onde piane in mezzi omogenei, isotropi e senza perdite In questo caso si ha σ = 0, ϵ′′ = 0, ϵ′ = ϵ e perciò la (7.73) diventa { |β|2 − |α|2 = ω 2 µϵ 2α · β =0 (7.77) Onde piane uniformi. La seconda della (7.77) è verificata quando α = 0, cioè non c’è attenuazione. Di conseguenza, l’ampiezza dell’onda è costante in tutti i punti dello spazio e quindi qualunque piano è un piano equiampiezza. In questo caso l’onda si dice piana uniforme e per convenzione si pone che i piani equiampiezza coincidono con i piani equifase. Essendo α = 0, si ricava 2π √ |β| = β = ω µϵ = λ Ing. Luciano Mescia 7.2. Onde elettromagnetiche in regime sinusoidale 135 dove λ è la lunghezza d’onda dell’onda elettromagnetica piana che si propaga nel mezzo in questione. Essendo inoltre k = k k̂ = β = βaβ = 2π aβ λ risulta che il numero d’onda k = 2π/λ rappresenta il modulo del vettore d’onda k, e la direzione di k coincide con la direzione del vettore di fase β. Inolte, la velocità di fase è vf = ω 1 =√ √ ω µϵ cos θ µϵ cos θ da cui si ricava che la velocià di fase nella direzione del vettore di propagazione β è 1 vf β = √ = c µϵ cioè per le onde piane uninformi la velocità di fase è uguale alla velocità della luce nel mezzo in esame chee non può superare la velocità della luce nel vuoto c ≈ 3 · 108 m/s. Considerando invece il vettore di Poynting espresso dalla (7.74) si ha S= ] 1 [ ∗ 2 ∗ ∗ jβ k̂ × Im{E × E } + β k̂|E | 0 0 0 2ωµ∗ (7.78) e osservando dalla (7.69) che k̂ · E0 = 0 si ha { } { ( ) ( )} k̂ × Im{E0 × E∗0 } = Im k̂ × (E0 × E∗0 ) = Im E0 k̂ · E∗0 − E∗0 k̂ · E0 { ( )∗ ( )} = Im E0 k̂ · E0 − E∗0 k̂ · E0 =0 Pertanto, sostituendo quanto ottenuto nella (7.78) si ottiene in definitiva S= β∗ |E0 |2 2 k̂|E | = k̂ 0 2ωµ∗ 2η ∗ (7.79) cioé il vettore di Poynting ha sola parte reale e perciò la potenza trasportata dall’onda è solo attiva. Onde piane evanescenti. L’altra possibilità per i mezzi senza perdite che soddisfa la seconda della (7.77) è α⊥β. In questo caso, l’onda piana è non unniforme è in particolare l’onda è detta evanescente. I piani equiampiezza e quelli equifase sono ortogonali tra loro ed inoltre l’onda è attenuata lungo la direzione perpendicolare a quella di propagazione. Dalla prima della (7.77)si ottiene invece √ ( ) √ |α| 2 2 2 |β| = ω µϵ + |α| = ω µϵ + >k ω Ing. Luciano Mescia 7.2. Onde elettromagnetiche in regime sinusoidale 136 da cui risulta che la velocità di fase nella direzione del vettore di propagazione β è vfβ = 1 ( ω =√ |β| µϵ + |α| ω )2 < c Dalla relazione ottenuta si osserva che la velocità di fase vfβ dipende dalla frequenza angolare ω. Inoltre, intorno alla direzione di β può essere costruito un cono tale che per direzioni che cadono al suo interno la velocità di fase è minore di c (onda lenta), e che per direzioni che cadono al suo esterno la velocità di fase è maggiore di c (onda veloce). Considerando che per questo tipo di onde i vettori α e β sono ortogonali tra loro, è possibile esprimere il vettore di Poynting in termini delle sue componenti Sα e Sβ lungo le direzioni di tali vettori S = Sα α̂ + Sβ β̂ con ] 1 [ 2 2 Sα = α̂ · S = j α̂ · (β × A) − α̂ · (α × A) + α̂ · β|E | + j α̂ · α|E | e−2jα · r 0 0 2ωµ∗ ] 1 [ 2 =j α̂ · (β × A) + α̂ · α|E | e−2jα · r 0 2ωµ∗ e ] 1 [ 2 2 j β̂ · (β × A) − β̂ · (α × A) + β̂ · β|E | + j β̂ · α|E | Sβ = β̂ · S = e−2jα · r 0 0 2ωµ∗ ] 1 [ 2 β̂ · β|E | − β̂ · (α × A) e−2jα · r = 0 2ωµ∗ con A = Im{E0 × E∗0 }. Si osservi che lungo la direzione del vettore α non si ha trasporto di potenza attiva in quanto Sα è immaginario, mentre lungo la direzione del vettore β si ha il solo trasporto di potenza attiva in quanto Sβ è reale. 7.2.3 Onde piane in mezzi omogenei, isotropi e con perdite In questo caso la (7.73) diventa { 2 |β| − |α|2 2α · β = ω 2 µϵ(′ = ω 2 µ ϵ′′ + σ) ω (7.80) e dalla seconda equazione si vede α e β devono essere sempre non nulli e non possono mai essere perpendicolari. Onde piane uniformi. In questo caso, α e β sono paralleli e quindi k = β k̂ − jαk̂ = (β − jα) k̂ Ing. Luciano Mescia (7.81) 7.2. Onde elettromagnetiche in regime sinusoidale 137 e perciò l’onda piana è uniforme e si attenua lungo la direzione di propagazione. Inoltre, esistono piani equiampiezza che sono paralleli ai piani equifase. Per il vettore di Poynting si ha invece (β − jα)∗ e−2α · r |E0 |2 e−2α · r 2 S= |E | k̂ = k̂ (7.82) 0 2ωµ∗ 2η ∗ Dalla (7.81) si ottiene ( )( ) k 2 = (β − jα)2 = β 2 − α2 − 2jαβ = ω 2 µϵc = ω 2 µ′ − jµ′′ ϵ′c − jϵ′′c = A − jA dove ( ) A = ω 2 µ′ ϵ′c − µ′′ ϵ′′c ( ) B = ω 2 µ′′ ϵ′c + µ′ ϵ′′c Ugualiando parte reale e immaginaria di ambo i membri, si ricava il sistema di equazioni { β 2 − α2 = A 2αβ = B Eliminando α e ponendo β 2 = t si ottiene l’equazione 4t2 − 4tA − B 2 = 0 √ A2 + B 2 t1,2 = 2 Osservando che la propagazione del campo elettromagnetico si ha quando β è un numero reale, è necessario considerare solo la soluzione positiva (quella con il segno ’+’) e perciò √√ A2 + B 2 + A β= 2 che ha come soluzioni A± da cui si ricava α =β −a= 2 e quindi Ma Ing. Luciano Mescia 2 A+ √ √ A2 + B 2 A2 + B 2 − A −A= 2 2 √√ A2 + B 2 − A α= 2 ( ) ( ′2 ) ′′2 A2 + B 2 = ω 4 ϵ′2 µ + µ′′2 c + ϵc 7.2. Onde elettromagnetiche in regime sinusoidale e perciò si ricava in definitiva v [√ u ( u1 √ t ′ ′ β = ω µ ϵc 1+ 2 v [√ u ( u1 √ t ′ ′ α = ω µ ϵc 1+ 2 ϵ′′2 c ϵ′2 c ϵ′′2 c ϵ′2 c )( )( µ′′2 1 + ′2 µ µ′′2 1 + ′2 µ ) ) )] ( µ′′ ϵ′′c + 1− ′ ′ µ ϵc ( )] µ′′ ϵ′′c − 1− ′ ′ µ ϵc Nel caso particolare di mezzi non magnetici (µ′′ = 0 e µ′ = µ0 ) si ha invece v √ u ( ′′ )2 u ′ ω uϵ ϵ σ β = t r 1 + r′ + + 1 c0 2 ϵr ωϵ0 ϵ′r v √ u ( ′′ )2 u ω u ϵ′r ϵr σ α= t 1+ ′ + − 1 c0 2 ϵr ωϵ0 ϵ′r 138 (7.83) (7.84) (7.85) (7.86) √ dove c0 = 1/ µ0 ϵ0 è la velocità della luce nel vuoto, ϵ′r = ϵ′ /ϵ0 e ϵ′′r = ϵ′′ /ϵ0 sono rispettivamente la parte reale e immaginaria della permittività elettrica relativa. Passando nel dominio del tempo si ha E = E0 e−αk̂ · r e−jβ k̂ · r (7.87) da cui è possibile calcolare la velocità di fase vfβ e la profondità di penetrazione δ tramite le relazioni ω (7.88) vfβ = β 1 δ= (7.89) α e cioé c0 vfβ = v √ u ( ′′ )2 u ′ ϵ σ u ϵr 1 + r′ + + 1 t 2 ϵr ωϵ0 ϵ′r δ= c0 v √ u ( ′′ )2 u ′ ϵr σ u ϵr ωt 1+ ′ + − 1 2 ϵr ωϵ0 ϵ′r (7.90) (7.91) Da un punto di vista fisico, la profondità di penetrazione è strettamente legata alla parte di potenza che il campo elettromagnetico cede al mezzo materiale durante la sua propagazione. Infatti, osservando dalla (7.87) che l’attenuazione è tenuta in conto dal termine Ing. Luciano Mescia 7.2. Onde elettromagnetiche in regime sinusoidale 139 { } exp −αk̂ · r , si vede che essa indica la distanza a cui corrisponde una attenuazione di circa il 37% del campo elettrico rispetto ai valori all’interfaccia. Inoltre, dalla (7.91) è evidente la dipendenza della profondità di penetrazione dalle caratteristiche elettriche del mezzo (σ, ϵ′r , ϵ′′r ) e dalla frequenza dell’onda elettromagnetica. Dalla (7.90) si deduce invece che il campo elettromagnetico, oltre ad attenuarsi, riduce la propria velocità di propagazione. Infatti, la lunghezza d’onda è sempre inferiore a λ0 e dipende sia dalle proprietà del campo elettromagnetico sia dalle caratteristiche elettriche del mezzo. L’esame delle (7.85), (7.86), (7.90) e (7.91) mostra che il comportamento di α, β, vfβ e δ dipende dalla grandezza tra parentesi tonde. ϵ′′r σ + ≫1 ′ ϵr ωϵ0 ϵ′ Questo è il caso dei metalli (σ molto grande) per i quali si ha σ/ωϵ0 ϵ′ ≫ ϵ′′ /ϵ′ e perciò Buon conduttore: ϵ′′r σ σ + ≈ ϵ′r ωϵ0 ϵ′r ωϵ0 ϵ′r Di conseguenza le relazioni (7.85), (7.86), (7.90) e (7.91) si semplificano notevolmente e risultano √ ωµσ α≈β≈ (7.92) 2 √ 2 δ≈ (7.93) ωµσ √ 2ω vfβ ≈ (7.94) µσ da cui si osserva che l’attenuazione cresce con la frequenza, e la velocità di fase aumenta con la frequenza e decresce all’aumentare di σ. In questo caso il campo elettrico e magnetico dell’onda piana sono legati fra loro dalla relazione √ k (1 − j) α σ H= k̂ × E = k̂ × E = (1 − j) k̂ × E ωµ ωµ 2ωµ da cui si ricava che l’impedenza d’onda è data dalla relazione √ 1 σ = (1 − j) η 2ωµ Buon dielettrico: Posto ϵ′′r σ + ≪1 ′ ϵr ωϵ0 ϵ′r ϵ′′r σ + ′ ϵr ωϵ0 ϵ′r è possibile scrivere con buona approssimazione √ R2 1 + R2 ≈ 1 + 2 R= Ing. Luciano Mescia 7.2. Onde elettromagnetiche in regime sinusoidale 140 da cui risulta √ ( √ ) ( ( ) ) ω µ0 ϵ0 ϵ′r ϵ′′r ω ϵ′r R2 ωR √ ′ σ ω σ ′′ √ α≈ 1+ −1 ≈ ϵr ≈ + ≈ ϵr + c0 2 2 2c0 2 ϵ′r ωϵ0 ϵ′r ωϵ0 2c0 ϵ′r (7.95) e quindi √ 2c0 ϵ′r ) δ≈ ( (7.96) σ ′′ ω ϵr + ωϵ0 Per la costante di propagazione si ha invece √ ( √ ( [ ) ( ′′ )2 ] ) 2 √ R2 R ϵ σ ω ϵ′r ω 1 r 1+ ≈ ω µ0 ϵ0 ϵ′r 1 + + β≈ +1 ≈ ϵ′r 1 + c0 2 2 c0 4 8 ϵ′r ωϵ0 ϵ′r √ ≈ ω µ0 ϵ0 ϵ′r (7.97) da cui è facile calcolare la velocità di fase vfβ [ ( )2 ] c0 c0 σ 1 ϵ′′r [ ≈ ( ′′ )2 ] ≈ √ ′ 1 − 8 ϵ′ + ωϵ ϵ′ ϵr √ 0 r r 1 ϵ σ r ϵ′r 1 + + ′ ′ 8 ϵr ωϵ0 ϵr Nel caso in cui il dielttrico è senza perdite (ϵ′′r = 0 e ϵ0 ϵ′r = ϵ) si ha √ σ µ0 α≈ 2 ϵ [ ] 1 ( σ )2 √ β ≈ ω µ0 ϵ 1 + 2 2ωϵ √ 2 ϵ δ≈ σ µ0 [ ] c0 1 ( σ )2 vfβ ≈ √ 1− 2 2ωϵ ϵ′r (7.98) (7.99) (7.100) (7.101) (7.102) Nel caso di un dielettrico con perdite e in assenza di perdite di conduzione σ = 0 si ha invece √ β ≈ ω µ0 ϵ0 ϵ′r (7.103) √ ω µ0 ϵ0 ϵ′r ϵ′′r ϵ′′r α≈ = β (7.104) 2 ϵ′r 2ϵ′r [ ] ( ) c0 1 ϵ′′r 2 1− vfβ ≈ √ (7.105) 2 ϵ′r ϵ′r da cui Ing. Luciano Mescia ) ) ( ( tan δ ϵ′′r k = β − jα ≈ β 1 − j ′ ≈ β 1 − j 2ϵr 2 (7.106) 7.3. Riflessione e rifrazione di onde piane 141 Tabella 7.1: Caratteristiche dei materiali dielettrici solidi al variare della frequenza. 1 MHz Materiale ϵr Teflon 2 Polietilene 2.25 Polistirene 2.51 Quarzo 3.85 ÷ 4.2 Mica 4.5 ÷ 7.5 Allumina 9.8 Teflon con fi2.56 bre di vetro Zaffiro – GaAs – Si – 100 MHz tan δ ϵr −4 1 GHz tan δ 10 GHz tan δ tan δ 2 2.25 2.51 3.82 ÷ 4.2 4.5 ÷ 7.5 – 2.56 2 × 10 1 ÷ 3 × 10−4 3 × 10−4 2 × 10−4 2 ÷ 4 × 10−4 – – 2 2.25 2.5 3.8 ÷ 4.2 4.5 ÷ 7.5 – 2.56 2 × 10 2 ÷ 4 × 10−4 4 × 10−4 1 × 10−4 2 ÷ 4 × 10−4 – 9 × 10−4 2 2.25 2.45 3.8 ÷ 4.2 4.5 ÷ 7.5 9.8 2.56 2 × 10−4 2 ÷ 4 × 10−4 5 × 10−4 1 ÷ 5 × 10−4 2 ÷ 4 × 10−4 4 × 10−5 1.8 × 10−4 – – – – – – – – – – – – – – – 9.4 ÷ 11.6 12.3 11.7 1 × 10−4 1.6 × 10−3 5 × 10−3 S n x −4 ϵr 2 × 10 1 ÷ 3 × 10−4 2 × 10−4 2 × 10−4 2 ÷ 4 × 10−4 10−4 5 × 10−4 ε1,µ 1,σ1 −4 ϵr ε2,µ 2,σ2 kr kt θr θt θi z ki Figura 7.2: Riflessione e rifrazione di onde piane. dove tan δ è la tangente di perdita dielettrica. In Tabella 7.1 sono riportati i valori delle proprietà dielettriche di alcuni solidi in funzione della frequenza. Si osservi che i materiali non polari come teflon, polietilene e polistirene hanno una permittività relativa molto bassa e costante con la frequenza nonché un tan δ molto basso che cresce lentemente con la frequenza. 7.3 Riflessione e rifrazione di onde piane Si considerino due mezzi lineari, omogenei, isotropi, dissipativi e di estensione infinita separati da una superficie piana S (vedi Fig. 7.2). Si indichi come mezzo 1, caratterizzato dai parametri ϵ1 , µ1 , σ1 , quello che occupa il semispazio a sinistra di S e come mezzo 2, caratterizzato dai parametri ϵ2 , µ2 , σ2 , quello che occupa il semispazio a destra di S. Sia inoltre n̂ il versore normale a S diretto dal mezzo 2 al mezzo 1. All’interno Ing. Luciano Mescia 7.3. Riflessione e rifrazione di onde piane 142 del mezzo 1 viaggia un’onda piana uniforme di tipo sinusoidale caratterizzata dal campo elettromagnetico (Ei , Hi ) che si propaga nella direzione k̂i verso il mezzo 2. In piano che contiene la normale all’interfaccia n̂ e la direzione di propagazione dell’onda incidente k̂i è detto piano di incidenza. Si consideri ora un sistema di riferimento cartesiano (Oxyz) tale che il piano x − z coincida con il piano di incidenza, il piano x − y coincida √ con la superficie S e che l’origine O sia posta su S. Si indichi con k1 = ω µ1 ϵc1 la √ costante di propagazione nel mezzo 1 e con k2 = ω µ2 ϵc2 la costante di propagazione nel mezzo 2. Visto che i due mezzi sono caratterizzati da differenti impedenze d’onda, in corrispondenza di S c’è una discontinuità di impedenza. Di conseguenza, l’onda incidente che incontra l’interfaccia S è in parte riflessa nel mezzo 1 e in parte trasmessa all’interno del mezzo 2. Tale fenomeno è fisicamente interpretabile considerando che il campo incidente induce in prossimità di S un movimento oscillatorio di cariche libere e legate, il quale genera a sua volta un campo elettromagnetico irradiato secondario sia in avanti che all’indietro. Si indichi con (Er , Hr ) il campo elettromagnetico riflesso e con (Et , Ht ) il campo elettromagnetico trasmesso e si ipotizzi che sia l’onda riflessa sia quella trasmessa siano piane uniformi. In queste ipotesi si avrà che nel mezzo 1 sarà presente il campo Hi = k1 k̂i × E0 e−jk1 k̂i · r ωµ1 Er = E1 e−jk1 k̂r · r Hr = k1 k̂r × E1 e−jk1 k̂r · r ωµ1 Ei = E0 e−jk1 k̂i · r e nel mezzo 2 il campo Et = E2 e−jk2 k̂t · r Ht = k2 k̂t × E2 e−jk2 k̂t · r ωµ2 dove E0 , E1 , E2 sono le rispettive ampiezze complesse dei campi elettrici incidente, riflesso e trasmesso, tutte indipendenti dalla posizione. L’ampiezza E0 è legata alla sorgente responsabile dell’onda elettromagnetica e perciò si presume che sia nota, le ampiezza E1 , E2 sono invece da determinare applicando le condizioni al contorno per il campo elettrico e il campo magnetico sulla superficie S. Ipotizzando che su S non sia presente nessuna densità di corrente superficiale, si dovrà imporre che il componente tangente del campo elettrico e del campo magnetico deve essere continuo sulla superficie S. In particolare, indicando con rs il raggio vettore centrato nell’origine che individua un generico punto sulla superficie S, con n̂ · rs = 0 la superficie S, e osservando che n̂ = −ẑ si ha che ( ) −ẑ × E e−jk1 k̂i · rs + E e−jk1 k̂r · rs = −ẑ × E e−jk2 k̂t · rs (7.107) 0 1 2 ( ) k2 k1 ẑ × k̂i × E0 e−jk1 k̂i · rs + k̂r × E1 e−jk1 k̂r · rs = − ẑ × E2 e−jk2 k̂t · rs (7.108) − ωµ1 ωµ2 Poiché E0 , E1 , E2 non dipendono da rs , al variare di r su S le (7.107)–(7.108) sono sempre soddisfatte solo se gli argomenti delle funzioni esponenziali sono uguali e cioé k1 k̂i · rs = k1 k̂r · rs = k2 k̂t · rs Ing. Luciano Mescia (7.109) 7.3. Riflessione e rifrazione di onde piane 143 Considerando che ẑ × (ẑ × rs ) = ẑ (ẑ · r̂s ) − r̂s (ẑ · ẑ) = ẑ (ẑ · r̂s ) − r̂s si ha r̂s = ẑ (ẑ · r̂s ) − ẑ × (ẑ × rs ) ed essendo sulla superficie S vale la relazione ẑ · r̂s = 0 si ricava r̂s = −ẑ × (ẑ × rs ) Sostituendo quanto ottenuto nella (7.109) si ottiene k1 k̂i · ẑ × (ẑ × rs ) = k1 k̂r · ẑ × (ẑ × rs ) = k2 k̂t · ẑ × (ẑ × rs ) Si consideri ora la seguente proprietà (A × B) · (C × D) = (A · C) (B · D) − (A · D) (B · C) = A · [C (B · D) − D (B · C)] da cui ponendo A = k̂i , B = ẑ, C = ẑ e D = rs si ricava ( ) k̂i · ẑ × (ẑ × rs ) = k̂i × ẑ · (ẑ × rs ) e ponendo prima A = k̂r e poi A = k̂t si ottiene ( ) k̂r · ẑ × (ẑ × rs ) = k̂r × ẑ · (ẑ × rs ) ( ) k̂t · ẑ × (ẑ × rs ) = k̂t × ẑ · (ẑ × rs ) Sostituendo quanto ottenuto nella (7.109) si ha ( ) k1 k̂i × ẑ − k2 k̂t × ẑ · (ẑ × r̂s ) = 0 ( ) k̂i × ẑ − k̂r × ẑ · (ẑ × r̂s ) = 0 ed essendo ẑ×rs non nullo perchè rs è sul piano perpendicolare a ẑ, si ricava in definitiva k1 k̂i × ẑ = k2 k̂t × ẑ (7.110) k̂i × ẑ = k̂r × ẑ (7.111) Dalle (7.110)–(7.111) si deduce che ẑ, k̂i , k̂r , k̂t sono complanari e perciò i piani equifase dell’onda riflessa e trasmessa sono perpendicolari al piano di incidenza. Pertanto, per i mezzi lineari, omogenei e isotropi i vettori k̂i , k̂r , k̂t appartengono al piano di incidenza. Detti θi , θr e θt gli angoli di incidenza, di riflessione e di trasmissione, dalla (7.111) si ricava che sin θi = sin (π − θr ) = sin θr (7.112) Ing. Luciano Mescia 7.3. Riflessione e rifrazione di onde piane 144 cioé la legge di riflessione in cui l’angolo di incidenza, è uguale all’angolo di riflessione. Dalla (7.110) si ricava invece k1 sin θi = k2 sin θt (7.113) che esprime la legge di Snell o della rifrazione. Considerando che √ k1 µ1 ϵ1 sin θt = sin θi = sin θi k2 µ2 ϵ2 si vede che si ottengono soluzioni reali per l’angolo di trasmissione solo se è verificata la relazione √ µ 1 ϵ1 sin θi ≤ 1 (7.114) µ 2 ϵ2 Considerando le componenti tangenziali dei tre vettori d’onda ki , kr e kt (componenti lungo l’asse x), si osserva che la legge di Snell impone che esse siano uguali tra loro kix = krx = ktx Avendo ricavato le condizioni che devono soddisfare ẑ, k̂i , k̂r , k̂t , il calcolo delle ampiezze E1 e E2 è più agevole. Infatti, considerando che gli argomenti delle funzioni esponenziali sono uguali, le (7.107)–(7.108) si semplificano in ẑ × (E0 + E1 ) = ẑ × E2 ( ) k1 k2 ẑ × k̂i × E0 + k̂r × E1 = ẑ × E2 ωµ1 ωµ2 (7.115) (7.116) Si osservi che l’onda incidente ha in generale una polarizzazione qualsiasi e perciò la direzione di E0 è arbitraria e giace sul piano perpendicolare a k̂i . Un onda avente tali caratteristiche può comunque essere sempre descritta come sovrapposizione di due onde polarizzate ortogonalmente tra loro di cui una è normale al piano di incidenza e l’altra giace sul piano di incidenza. Se il campo elettrico è perpendicolare al piano di incidenza si parla di polarizzazione perpendicolare o trasverso elettrica (TE). Se invece il campo elettrico è parallelo al piano di incidenza si parla di polarizzazione parallela o trasverso magnetica (TM). 7.3.1 Polarizzazione TE Nel caso di polarizzazione TE il campo elettrico dell’onda incidente è diretto lungo la direzione y mentre il campo magnetico è diretto come indicato in Fig.7.3. Per le onde riflesse e trasmessa si ha che i rispespettivi campi elettrici sono sempre diretti lungo la direzione y, mentre i campi magnetici sono orientati come mostrato in Fig. 7.3. In questo caso particolare, si ha E0 = E0⊥ ŷ, E1 = E1⊥ ŷ, E2 = E2⊥ ŷ e perciò sono verificate le condizioni ẑ · E0 = ẑ · E1 = ẑ · E2 = 0 Ing. Luciano Mescia 7.3. Riflessione e rifrazione di onde piane ε1,µ 1,σ1 kr S n x 145 ε2,µ 2,σ2 H1 E1 E2 k t H2 θt θr θi y z ki E0 H0 Figura 7.3: Riflessione e rifrazione per la polarizzazione TE. Moltiplicando vettorialmente a sinistra ambo i membri della (7.115) per ẑ si ricava ẑ × (ẑ × E0 ) + ẑ × (ẑ × E1 ) = ẑ × (ẑ × E2 ) da cui ẑ (ẑ · E0 ) − E0 (ẑ · ẑ) + ẑ (ẑ · E1 ) − E1 (ẑ · ẑ) = ẑ (ẑ · E2 ) − E2 (ẑ · ẑ) e cioè −E1 + E2 = E0 Dalla (7.116) si ricava invece ( ) ( )] ( )] k1 [ k2 [ k̂i (ẑ · E0 ) − E0 ẑ · k̂i + k̂r (ẑ · E1 ) − E1 ẑ · k̂r = k̂t (ẑ · E2 ) − E2 ẑ · k̂t ωµ1 ωµ2 e osservando che ẑ · k̂i = cos θi ẑ · k̂r = cos (π − θr ) = − cos θr ẑ · k̂t = cos θt le ampiezze complesse incognite si ricavano risolvendo il seguente sistema di equazioni −E1⊥ + E2⊥ = E0⊥ (7.117) k µ E1⊥ cos θr + 2 1 cos θt E2⊥ = E0⊥ cos θi k1 µ 2 Ing. Luciano Mescia 7.3. Riflessione e rifrazione di onde piane 146 la cui risoluzione consente di ricavare E1⊥ e E2⊥ in funzione di E0⊥ k1 µ2 cos θi − k2 µ1 cos θt E0⊥ k1 µ2 cos θi + k2 µ1 cos θt 2k1 µ2 cos θi = E0⊥ k1 µ2 cos θi + k2 µ1 cos θt E1⊥ = (7.118) E2⊥ (7.119) A questo punto è possibile definire i coefficienti di Fresnel di riflessione, ρE T E , e di E trasmissione, tT E , per il campo elettrico e per la polarizzazione TE come E1⊥ k1 µ2 cos θi − k2 µ1 cos θt = E0⊥ k1 µ2 cos θi + k2 µ1 cos θt E 2k1 µ2 cos θi △ 2⊥ = = E0⊥ k1 µ2 cos θi + k2 µ1 cos θt △ ρE TE = (7.120) tE TE (7.121) o equivalentemente in termini delle impedenze caratteristiche dei due mezzi η2 cos θi − η1 cos θt η2 cos θi + η1 cos θt 2η2 cos θi = η2 cos θi + η1 cos θt ρE TE = (7.122) tE TE (7.123) Si osservi che in generale ρT E e tT E sono dei numeri complessi in quanto i vettori d’onda nei due mezzi sono dei numeri complessi. Inoltre, è valida la relazione E ρE T E = tT E − 1 Considerando la (7.113) si ricava invece √ √ µ1 ϵc1 k1 µ1 µ2 ϵc1 µ 1 η2 sin θt = sin θi = √ sin θi = sin θi = sin θi k2 µ2 ϵc2 µ2 µ1 ϵc2 µ 2 η1 √ da cui cos θt = k2 1 − 12 sin2 θi = k2 √ 1− µ21 η22 1 sin2 θi = 2 2 k2 µ2 η1 √ k22 − k12 sin2 θi Pertanto, sostituendo quanto ottenuto nelle relazioni dei coefficienti di Fresnel si ricavano delle relazioni in cui è presente solo la dipendenza dall’angolo di incidenza √ k1 µ2 cos θi − µ1 k22 − k12 sin2 θi √ ρE (7.124) TE = k1 µ2 cos θi + µ1 k22 − k12 sin2 θi tE TE = Ing. Luciano Mescia 2k1 µ2 cos θi √ k1 µ2 cos θi + µ1 k22 − k12 sin2 θi (7.125) 7.3. Riflessione e rifrazione di onde piane 147 o anche ρE TE = η2 cos θi − η2 cos θi + tE TE = √ √ η12 − η22 sin2 θi η12 − (7.126) η22 sin2 θi 2η2 cos θi √ η2 cos θi + η12 − η22 sin2 θi (7.127) Per il campo magnetico si ha invece k1 E0⊥ k̂i × ŷ ωµ1 k1 E1⊥ k̂i × ŷ H1 = H1∥ â1 = ωµ1 k2 H2 = H2∥ â2 = E2⊥ k̂i × ŷ ωµ2 H0 = H0∥ â0 = da cui si ricava k1 E0⊥ ωµ1 k1 = E1⊥ ωµ1 k2 = E2⊥ ωµ2 H0∥ = H1∥ H2∥ Pertanto è possibile definire analoghi coefficienti di riflessione e trasmissione per il campo magnetico H1∥ E1⊥ = ρE = TE H0∥ E0⊥ k2 µ1 E 2k2 µ1 cos θi k2 µ1 E2⊥ △ H2∥ = = tT E = = H0∥ k1 µ2 E0⊥ k1 µ2 k1 µ2 cos θi + k2 µ1 cos θt △ ρH TE = (7.128) tH TE (7.129) 7.3.2 Polarizzazione TM Nel caso di polarizzazione TM il campo magnetico dell’onda incidente è diretto lungo la direzione y mentre il campo elettrico è diretto come indicato in Fig.7.4. Per le onde riflesse e trasmessa si ha che i rispespettivi campi magnetici sono sempre diretti lungo la direzione y, H0 = H0⊥ ŷ, H1 = E1⊥ ŷ, H2 = E2⊥ ŷ, mentre i campi elettrici sono orientati come mostrato in Fig. 7.4. In questo caso particolare, sono verificate le condizioni ẑ · H0 = ẑ · H1 = ẑ · H2 = 0 Ing. Luciano Mescia 7.3. Riflessione e rifrazione di onde piane ε1,µ 1,σ1 kr S n x H1 148 ε2,µ 2,σ2 E2 kt E1 θr θi E0 θt H2 y z ki H0 Figura 7.4: Riflessione e rifrazione per la polarizzazione TM. Esprimendo il campo elettrico in funzione del campo magnetico si ha ωµ1 E0 = − k̂i × H0 k1 ωµ1 E1 = − k̂r × H1 k1 ωµ2 k̂t × H2 E2 = − k2 e perciò le condizioni di continuità da considerare sono ( ) ωµ ωµ1 2 ẑ × k̂i × H0 + k̂r × H1 = ẑ × H2 k1 k2 ẑ × (H0 + H1 ) = ẑ × H2 (7.130) (7.131) Moltiplicando vettorialmente ambo i membri della (7.131) per ẑ si ha ẑ (ẑ · H0 ) − H0 (ẑ · ẑ) + ẑ (ẑ · H1 ) − H1 (ẑ · ẑ) = ẑ (ẑ · H2 ) − H2 (ẑ · ẑ) e cioé −H1 + H2 = H0 Dalla (7.130) si ricava invece ( ) ( )] ωµ [ ( )] ωµ1 [ 2 k̂i (ẑ · H0 ) − H0 ẑ · k̂i + k̂r (ẑ · H1 ) − H1 ẑ · k̂r = k̂t (ẑ · H2 ) − H2 ẑ · k̂t k1 k2 Essendo ancora valide le relazioni ẑ · k̂i = cos θi ẑ · k̂r = cos (π − θr ) = − cos θr ẑ · k̂t = cos θt Ing. Luciano Mescia 7.3. Riflessione e rifrazione di onde piane 149 le ampiezze complesse incognite si ricavano risolvendo il seguente sistema di equazioni −H1⊥ + H2⊥ = H0⊥ (7.132) k µ H1⊥ cos θr + 1 2 cos θt H2⊥ = H0⊥ cos θi k2 µ 1 la cui risoluzione consente di ricavare H1⊥ e H2⊥ in funzione di H0⊥ k2 µ1 cos θi − k1 µ2 cos θt H0⊥ k2 µ1 cos θi + k1 µ2 cos θt 2k2 µ1 cos θi = H0⊥ k2 µ1 cos θi + k1 µ2 cos θt H1⊥ = (7.133) H2⊥ (7.134) H In questo caso i coefficienti di Fresnel di riflessione, ρH T M , e di trasmissione, tT M , per il campo magnetico e per la polarizzazione TM sono definiti come H1⊥ k2 µ1 cos θi − k1 µ2 cos θt = H0⊥ k2 µ1 cos θi + k1 µ2 cos θt 2k2 µ1 cos θi △ H2⊥ = = H0⊥ k2 µ1 cos θi + k1 µ2 cos θt △ ρH TM = (7.135) tH TM (7.136) o equivalentemente in termini delle impedenze caratteristiche dei due mezzi η1 cos θi − η2 cos θt η1 cos θi + η2 cos θt 2η1 cos θi = η1 cos θi + η2 cos θt ρH TM = (7.137) tH TM (7.138) Si osservi che anche in questo caso vale la relazione H ρH T M = tT M − 1 Le relazioni dei coefficienti di Fresnel in cui è presente solo la dipendenza dall’angolo di incidenza sono invece date da √ k1 µ2 cos θi − µ2 k12 − k22 sin2 θi √ ρH (7.139) TM = k1 µ2 cos θi + µ2 k12 − k22 sin2 θi tH TM = 2k2 µ1 cos θi √ k2 µ1 cos θi + µ2 k12 − k22 sin2 θi o anche ρH TM = η1 cos θi − η1 cos θi + tH TM = Ing. Luciano Mescia √ √ η22 − η12 sin2 θi (7.140) (7.141) η22 − η12 sin2 θi 2η1 cos θi √ η1 cos θi + η22 − η12 sin2 θi (7.142) 7.4. Interfaccia tra due mezzi dielettrici perfetti 150 Considerando invece le relazioni che esprimono il campo elettrico in funzione del campo magnetico si ha Esprimendo il campo elettrico in funzione del campo magnetico si ha ωµ1 H0⊥ k̂i × ŷ k1 ωµ1 H1⊥ k̂r × ŷ E1∥ a1 = − k1 ωµ2 E2∥ a2 = − H2⊥ k̂t × ŷ k2 E0∥ a0 = − da cui ωµ1 H0⊥ k1 ωµ1 H1⊥ =− k1 ωµ2 =− H2⊥ k2 E0∥ = − E1∥ E2∥ Di conseguenza è possibile definire analoghi coefficienti di riflessione e trasmissione per il campo elettrico E1∥ H1⊥ = ρH = TM E0∥ H0⊥ k1 µ 2 H 2k1 µ2 cos θi k1 µ2 E2⊥ △ E2∥ = = t = = E0∥ k2 µ1 E0⊥ k2 µ 1 T M k2 µ1 cos θi + k1 µ2 cos θt △ ρE TM = (7.143) tE TM (7.144) 7.4 Interfaccia tra due mezzi dielettrici perfetti Si ipotizzi che i due mezzi siano dei dielettrici perfetti, tali che σ1 = σ2 = 0, senza perdite dielettriche e non ferromagnetici, cioé tali che µ1 = µ2 = µ. In questi casi si ha k12 = ω 2 µϵ1 e k22 = ω 2 µϵ2 √ √ ϵ1 sin θi = ϵ2 sin θt Definendo l’indice di rifrazione come √ si ha n= µϵ c0 = µ0 ϵ0 vf k = ωµ √ µϵ n = µ c0 µ da cui k= Ing. Luciano Mescia ω n c0 (7.145) (7.146) 7.4. Interfaccia tra due mezzi dielettrici perfetti 151 o anche c0 µ (7.147) n Sostituendo quanto ottenuto nella (7.113) si ricava la legge di Snell per i dielettrici η= n1 sin θi = n2 sinθt da cui (7.148) vf sin θt n1 = = 1 sin θi n2 vf2 Si osservi che se n2 > n1 si ha sin θt < sin θi e cioè ad ogni angolo di incidenza corrisponde un angolo di rifrazione reale θt < θi . Pertanto, quando l’onda elettromagnetica transita da un mezzo meno denso ad uno più denso la direzione di propagazione nel mezzo più denso si avvicina alla direzione della normale alla superficie di separazione. Se invece n2 < n1 si ha sin θt > sin θi e perciò θt > θi . Di conseguenza, quando l’onda elettromagnetica transita da un mezzo più denso ad uno meno denso la direzione di propagazione nel mezzo più denso si allontana dalla direzione della normale alla superficie di separazione. Tale allontanamento non potendo superare θt = π/2 implica che n1 sin θi ≤ 1 n2 da cui se ne deduce che affinchè sia presente il fenomeno della rifrazione l’angolo d’incidenza non deve superare un valore limite. 7.4.1 Formule di Fresnel per polarizzazione TE Sostituendo la (7.146) nelle (7.122)–(7.123) si ricavano le formule di Fresnel per la polarizzazione TE per i mezzi dielettrici perfetti n1 cos θi − n2 cos θt n1 cos θi + n2 cos θt 2n1 cos θi = n1 cos θi + n2 cos θt 2n2 cos θi = n1 cos θi + n2 cos θt H ρE T E = ρT E = (7.149) tE TE (7.150) tH TE Considerando inoltre che sin θt = √ si ricava cos θt = Ing. Luciano Mescia 1− n1 k1 sin θi = sin θi k2 n2 k12 1 sin2 θi = 2 n2 k2 √ n22 − n21 sin2 θi (7.151) 7.4. Interfaccia tra due mezzi dielettrici perfetti 152 Pertanto, sostituendo quanto ottenuto nelle relazioni dei coefficienti di Fresnel si ricavano delle relazioni in cui è presente solo la dipendenza dall’angolo di incidenza √ n1 cos θi − n22 − n21 sin2 θi √ (7.152) ρE = TE n1 cos θi + n22 − n21 sin2 θi tE TE = 2n1 cos θi √ n1 cos θi + n22 − n21 sin2 θi (7.153) Le relazioni dei coefficienti di Frenel per la polarizzazione TE possono essere manipolate ulteriormente considerando che k1 sin θt = k2 sin θi e cioé ρE TE sin θt cos θi − cos θt sin θt cos θi − sin θi cos θt sin θi = = sin θt sin θt cos θi + sin θi cos θt cos θi + cos θt sin θi da cui ρE TE = sin (θt − θi ) sin (θt + θi ) (7.154) Per il coefficiente di trasmissione si ha invece tE TE 2 sin θt cos θi 2 sin θt cos θi sin θi = = sin θt sin θt cos θi + sin θi cos θt cos θi + cos θt sin θi da cui tE TE = sin (θt + θi ) + sin (θt − θi ) sin (θt + θi ) (7.155) Dalla (7.154) si osserva che per θi ≤ π/2 il coefficiente di riflessione non si annulla mai. Di conseguenza, per la polarizzazione TE esiste sempre on’onda riflessa qualunque sia l’angolo di incidenza. Inoltre, sempre dalla (7.154) si deduce che per n1 < n2 , essendo θt < θi e quindi θt − θi < 0, il campo elettrico riflesso è sempre in opposizione di fase con il campo elettrico incidente. Ing. Luciano Mescia 7.4. Interfaccia tra due mezzi dielettrici perfetti 153 7.4.2 Formule di Fresnel per polarizzazione TM Sostituendo la (7.146) nelle (7.135)–(7.136) si ricavano le formule di Fresnel per la polarizzazione TM per i mezzi dielettrici perfetti n2 cos θi − n1 cos θt n2 cos θi + n1 cos θt 2n2 cos θi = n2 cos θi + n1 cos θt 2n1 cos θi = n2 cos θi + n1 cos θt E ρH T M = ρT M = (7.156) tH TM (7.157) tE TM (7.158) oppure ρH TM = n2 cos θi − √ √ n2 cos θi + tH TM = Considerando che n21 − n22 sin2 θi (7.159) n21 − n22 sin2 θi 2n2 cos θi √ n2 cos θi + n21 − n22 sin2 θi (7.160) k1 sin θt = k2 sin θi è possibile esprimere i coefficienti di Fresnel in funzione dei soli angoli di incidenza e rifrazione. In particolare, si ha ρH TM sin θt cos θt sin θi cos θi − sin θt cos θt sin (2θi ) − sin (2θt ) sin θi = = = sin θt sin θi cos θi + sin θt cos θt sin (2θi ) + sin (2θt ) cos θi + cos θt sin θi cos θi − Considerando le formule di prostaferesi A+B A−B cos 2 2 A+B A−B sin A − sin B = 2 cos sin 2 2 sin A + sin B = 2 sin da cui A−B tan sin A − sin B 2 = A+B sin A + sin B tan 2 e ponendo A = 2θi e B = 2θt si ricava quindi ρM TM = Ing. Luciano Mescia tan (θi − θt ) tan (θi + θt ) (7.161) 7.4. Interfaccia tra due mezzi dielettrici perfetti 154 Per il coefficiente di trasmissione si ha invece tH TM = 2 cos θi sin θi 2 cos θi = sin θt cos θi sin θi + sin θt cos θt cos θi + cos θt sin θi da cui tH TM = sin θi cos θi sin (θi + θt ) cos (θi − θt ) (7.162) Dalla (7.161) si vede che per θi + θt = π/2 si ha ρH T M = 0 e quindi H1⊥ = 0 e E1∥ = 0. Di conseguenza, nel caso di polarizzazione TM esiste un particolare angolo di incidenza θB in corrispondenza del quale non esiste campo elettromagnetico riflesso. Tale angolo prende il nome di angolo di Brewster. Essendo in questo caso θt = π/2 − θB si ha dalla legge di Snell n1 sin θB = n2 sin (π/2 − θB ) = n2 cos θB da cui ( θB = arctan n2 n1 ) (7.163) L’angolo di Brewster è anche detto angolo di polarizzazione. Infatti, se un’onda elettromagnetica piana composta da entrambe le polarizzazioni incide su una suprficie non magnetica con un angolo pari all’angolo di Brewster, la componente polarizzata parallelamente viene completamente trasmessa nel secondo mezzo e solo la componente polarizzata perpendicolarmente è riflessa dalla supeerficie di separazione. Se n2 > n1 si ha θt < θi e peciò θi −θt < π/2. Di conseguenza, essendo tan (θi − θt ) > 0 si avrà che il numeratore della (7.161) è sempre maggiore di zero. Riguardo il denominatore si ha invece che all’aumentare di θi anche θt aumenta pur rimanendo θt < θi . In particolare, θi + θt < π/2 se θi < θB e θi + θt > π/2 se θi > θB . Di conseguenza, si ha tan (θi − θt ) > 0 se θi < θB tan (θi + θt ) tan (θi − θt ) < 0 se θi > θB tan (θi + θt ) da cui se ne deduce H1⊥ in fase con H0⊥ se θi < θB H1⊥ in opposizione di fase con H0⊥ se θi > θB Dalla (7.162) si vede invece che il campo maggneetico trasmesso è sempre in fase con il campo magnetico incidente. Ing. Luciano Mescia 7.4. Interfaccia tra due mezzi dielettrici perfetti 155 7.4.3 Densità si potenza riflessa e trasmessa Considerando che l’onda incidente, riflessa e trasmessa sono onde piane uniformi e che √ √ il mezzo non ha perdite (k1 = ω µ1 ϵ1 , k2 = ω µ2 ϵ2 ) si ha che il vettore di Poynting complesso per ogni onda è k1 |E0 |2 k̂i 2ωµ1 k1 |E1 |2 Sr = k̂r 2ωµ1 k2 |E0 |2 St = k̂t 2ωµ2 Si = da cui si ricava la potenza incidente per unità di superficie S k |E |2 k1 |E0 |2 1 0 cos θi Pi = |Si · n̂| = k̂i · n̂ = 2ωµ1 2ωµ1 k |E |2 k1 |E1 |2 1 1 Pr = |Sr · n̂| = cos θi k̂r · n̂ = 2ωµ1 2ωµ1 k |E |2 k2 |E0 |2 2 2 Pt = |St · n̂| = cos θt k̂t · n̂ = 2ωµ2 2ωµ2 In virtù del principio di conservazione dell’energia dovrà essere verificata la relazione Pi = Pr + Pt e cioé k1 |E0 |2 k1 |E1 |2 k2 |E2 |2 cos θi = cos θr + cos θt 2µ1 2µ1 2µ2 Detto R il coefficiente di riflessione e T il coefficiente di trasmisisone definiti come Pr Pi Pt T = Pi R= si ricava dalle relazioni precedenti R= |E1 |2 |E0 |2 k2 µ1 cos θt |E2 |2 T = k1 µ2 cos θi |E0 |2 o equivalentemente per il coefficiente di trasmissione √ k22 − k12 sin2 θi |E2 |2 µ1 T = k1 µ2 cos θi |E0 |2 Ing. Luciano Mescia (7.164) (7.165) (7.166) 7.4. Interfaccia tra due mezzi dielettrici perfetti 156 Si osservi che è sempre verificata la relazione R+T =1 (7.167) Polarizzazione TE . Quando il campo elettrico dell’onda incidente è perpendicolare al piano di incidenza è possibile utilizzare la (7.122) per esprimere il rapporto E1 /E0 ed ottenere quindi E1⊥ 2 E 2 k1 µ2 cos θi − k2 µ1 cos θt 2 = ρT E = R⊥ = (7.168) k1 µ2 cos θi + k2 µ1 cos θt E0⊥ e la (7.123) per esprimere il rapporto E2 /E0 2 k2 µ1 cos θt E 2 k2 µ1 cos θt 2k1 µ2 cos θi T⊥ = tT E = k1 µ2 cos θi k1 µ2 cos θi k1 µ2 cos θi + k2 µ1 cos θt (7.169) da cui è immediato verificare che R⊥ + T⊥ = 1 (7.170) Polarizzazione TM . Per la polarizzazione parallela è importante ricordare la relazione che lega il campo elettrico al campo magnetico. In particolare, ricordando che |H0⊥ |2 = 2 |k1 |2 E0∥ 2 2 ω µ1 |H1⊥ |2 = 2 |k1 |2 E1∥ 2 2 ω µ1 |H2⊥ |2 = 2 |k2 |2 E2∥ 2 2 ω µ2 si ricava E1∥ 2 |H1⊥ |2 |E1 |2 = = E0∥ 2 |E0 |2 |H0⊥ |2 E2∥ 2 |E2 |2 |k1 |2 µ22 |H2⊥ |2 = = E0∥ 2 |E0 |2 |k2 |2 µ21 |H0⊥ |2 Di conseguenza, utilizzando le (7.135)–(7.136) i coefficienti di riflessione e trasmissione possono essere scritti come H1⊥ 2 H 2 k2 µ1 cos θi − k1 µ2 cos θt 2 R∥ = = ρT M = (7.171) H0⊥ k2 µ1 cos θi + k1 µ2 cos θt e 2 2k2 µ1 cos θi k1 µ2 cos θt H 2 k1 µ2 cos θt T∥ = tT M = k2 µ1 cos θi k2 µ1 cos θi k2 µ1 cos θi + k1 µ2 cos θt (7.172) da cui è immediato verificare che R∥ + T∥ = 1 Ing. Luciano Mescia (7.173) 7.4. Interfaccia tra due mezzi dielettrici perfetti 157 Si osservi che per incidenza normale (θi = θt = 0) i casi di campo elettrico incidente perpendicolare e parallelo al piano di incidenza sono indistinguibili e tali che k1 µ2 − k2 µ1 2 R = R⊥ = R∥ = (7.174) k1 µ 2 + k2 µ 1 2 2 T = T⊥ = T∥ = k1 k2 µ1 µ2 (7.175) k1 µ 2 + k2 µ 1 Polarizzazione in direzione arbitraria. Si consideri il caso generale in cui il campo elettrico incidente è polarizzato in direzione arbitraria sul piano ortogonale alla direzione di propagazione ma formante un angolo αi con il piano di incidenza. In questo caso, il campo elettrico incidente può essere pensato come la sovrapposizione di due campi polarizzati in direzioni ortogonali lungo la direzione normale e parallela ( ) Ei = E0⊥ + E0∥ e−jk1 k̂i · r dove |E0⊥ | = |E0 | sin αi E0∥ = |E0 | cos αi Di conseguenza si ha Pi = 2 ) k1 ( k1 |E0 |2 cos θi = |E0⊥ |2 + E0∥ cos θi = Pi⊥ + Pi∥ 2ωµ1 2ωµ1 dove k1 k1 |E0⊥ |2 cos θi = |E0 |2 sin2 αi cos θi = Pi cos2 αi 2ωµ1 2ωµ1 2 k1 k1 |E0 |2 cos2 αi cos θi = Pi sin2 αi Pi∥ = E0∥ cos θi = 2ωµ1 2ωµ1 Pi⊥ = Analogamente per la potenza riflessa e trasmessa si ha k1 |E1⊥ |2 cos θi 2ωµ1 2 k1 = E1∥ cos θi 2ωµ1 Pr⊥ = Pr∥ e k2 |E2⊥ |2 cos θt 2ωµ2 2 k2 Pt∥ = E2∥ cos θt 2ωµ2 Pt⊥ = Ing. Luciano Mescia (7.176) (7.177) 7.5. Riflessione interna totale 158 Considerando la relazione del coefficiente di riflessione si ha invece R= Pr⊥ + Pr∥ Pr∥ Pr Pr⊥ Pr∥ Pr⊥ cos2 αi = = + = sin2 αi + Pi Pi Pi Pi Pi⊥ Pi∥ da cui R = R⊥ sin2 αi + R∥ cos2 αi (7.178) Procedendo in modo analogo per il coefficiente di trasmissione si ha T = Pt⊥ + Pt∥ Pt∥ Pt Pt⊥ Pt∥ Pt⊥ = = + = cos2 αi sin2 αi + Pi Pi Pi Pi Pi⊥ Pi∥ da cui T = T⊥ sin2 αi + T∥ cos2 αi 7.5 Riflessione interna totale Ing. Luciano Mescia (7.179)