Anno 2 N.6 20.11.2010 Il primo magazine etico-estetico 4 PG Purple Campaign Passion 4 G Green Economy Scopri la Prima Campagna Nazionale dell’Altra Economia 1-3 Dicembre Puglia Festival dell’Innovazione Giovani Coscienze Creative di Altolia 2 Il primo magazine etico-estetico www.sobjective.it Cambiamento. O c’è dell’Altro? Wake up Everybody! E rano gli anni '75 e '85 quando queste frasi venivano cantate per la prima volta in nome di un cambiamento morale, sociale, politico. Ed eccoci qua. Anno 2010. Forse il vento della crisi e del degrado ambientale ha spalancato le finestre delle Camere globali lasciando entrare quelle note dolenti che, improvvisamente, ci pongono davanti a una scelta drastica e urgente: cambiare immediatamente rotta se non vogliamo mettere a rischio l'intera esistenza. E, così, tornano le stesse canzoni di una volta a cullare il malcontento generale, a infondere positività e speranza. Sembra l'inizio di una nuova era. L'era del cambiamento. Improvvisamente tutto diventa green, responsabile, solidale, sostenibile. Il sistema economico è sotto accusa e si rilancia con una campagna orientata al cambiamento. Finalmente! Però mi viene un dubbio: chi è che deve davvero cambiare? Noi? Le leggi? I sistemi economi e produttivi? Non sarò io a darti una risposta. Dovrai dartela tu stesso ma, prima, vorrei parlarti di Altro. Ascolta il messaggio vocale e rispondi sul nostro blog “We should tax what we burn not what we earn” Take our planet back Leggi il testo Al Gore, 2008 Sì, perché quando un sistema è in stallo a volte, la soluzione migliore, è saltarne fuori e costruirne un Altro. E così è stato. L'Altra Economia, quella a cui s'ispirano gli stessi che hanno causato i problemi di oggi, quella, opera da tanto tempo in tutti i settori e in modo innovativo e originale. Vuoi indossare un capo davvero unico? Vuoi tornare a sentire i veri sapori della frutta? Vuoi immergerti in una vacanza davvero speciale? Vuoi comprare un prodotto sapendo che i soldi andranno in maniera equa a chi lo ha realizzato? Vuoi lavorare a casa tua senza dover emigrare? Allora non devi cambiare e non devi aspettare nessun cambiamento. Devi solo orientarti. Volgere lo sguardo verso Altro. E, per farlo, devi sapere che quell'Altro esiste. Questo è un numero importante per Sobjective. Perché lancia un progetto ambizioso in cui crede e su cui esso stesso si fonda. Con la consapevolezza che la comunicazione sia un grande potere che, usato in modo responsabile ed etico, può orientare al bene comune, come insito in lui, ha deciso di mostrare che c'è dell'Altro. Perché se è vero che sei ciò che comunichi e comunichi attraverso i tuoi comportamenti, allora forse sono quest'ultimi che dovrai Orientare. Per decidere cosa fare o non fare. Per scegliere Chi “essere o non essere”. Carmen Fiore. 3 Brand New! www.sobjective.it La realtà dai suoi punti di vista. leggimi. Guardami. ascoltami. e poi rispondimi. seguimi su facebook, twitter e YouTube. Dai voce al tuo punto di vista, oppure mostramelo in un video. Partecipa ai nostri progetti. Questa è la vera comunicazione. Sobjective è il primo magazine in pdf che si legge, si ascolta, si guarda e interagisce con te. Clicca sulle icone che trovi negli articoli per ascoltare musica, guardare filmati dal Sobjective Channel, il nostro canale YouTube, leggere allegati e diversi punti di vista. ascolta la domanda del mese e rispondi con il tuo punto di vista direttamente sul blog o mandandoci filmati e file audio. Rispondi alla Rubrica di Gaia Altieri Rotondi sul sito. Sobjective è anche progetti interessanti e coinvolgenti. Sfida te stesso, potrai solo divertirti, vivere esperienze esclusive e, ovvio... ...vincere! Sommario SIDE A* 2 4 Purple Campaign 5 9 12 14 15 18 21 24 . // // entra nella Leggenda di vista Leggi, guarda o ascolta i vari punti di vista della stessa realtà www. / Clicca qui Siti, e-mail e clicca qui sono tutti linkati Ascolta file audio: canzoni discorsi, spot, ecc. Sobjective in persona ti parla Per il blog Punti di vista e tanto altro. Channel Sobjective Channel il nostro canale YouTube Clicca e leggi Leggi link di approfondimenti Guarda i video Editoriale Passion 4 G Green Economy Evento del Sud Festival dell’Innovazione Progetto di CSR Coscienze Creative Giovani Coscienze Creative di Altolia Ethic Design Good 50x70. De-Sign of Change Tribute Michael Jackson. King of L-O-V-E Musica dal Sud Progetto Migala Wo-Man. The Sexist Column La Tentazione Interviste al Tramezzino L’Uso di Droga Cittadini del mondo Alessia & Roberta a Sharm El Sheik *Ogni numero di Sobjective esce diviso in due parti. La realtà dai suoi punti di vista. Sobjective Anno 2 - n.6 - 11/2010 www.sobjective.it Registrazione Tribunale di Messina nr.: 13 del 6/10/2008 Direttore: Antonia Opipari Direzione: [email protected] Redazione: [email protected] Dal Sobjective Studio Lab: Roberta Restretti, Alessia Abrami. Collaboratrici e giornalista: Serena Calabrò, Alessandra Calapà, Clara Sturiale. Traduzioni: Isabella Bresci Montaggio Video: Carmen Fiore, Clara Sturiale Marketing&Comunicazione - Creatività e spazi pubblicitari: YPCC. Your Personal Communication Creator Creative Director: Carmen [email protected] Associazione Culturale Sobjective Sede Legale:Via E. L. Pellegrino N.23/C - 98123 Messina Ufficio operativo: Via Cavaleri N.8 - 20147 Milano Tel. 02 39621124 340 1540555 [email protected] - www.sobjective.it 4 4 Il primo magazine etico-estetico www.sobjective.it La Prima Campagna Nazionale dell’Altra Economia Sostenibile PG Purple Campaign Passion 4 G Green Economy Riposizionare. Organizzare. Orientare. Formare. Sviluppare il Sud attraverso la microeconomia. Ecco a voi la Purple Campaign. Un progetto costruito su più azioni mirate al trade, al consumer, agli operatori presenti e futuri del mercato e alle istituzioni. Per offrire un’immagine di alto impatto sull’Altra Economia, sostituirla a quella tradizionale attraverso linguaggi condivisi, risvegliare la coscienza sociale, fare dell’unione la forza del mercato attraverso una campagna sostenibile a basso costo, creare sviluppo al Sud attraverso la nascita o l’organizzazione di microeconomie locali, formare nuovi imprenditori green oriented capaci di sviluppare e autogestire imprese sociali e nuovi, innovativi progetti equosolidali ed ecosostenibili. . . . . . . . Clicca e guarda l’Ad Explain Video sulla Purple Campaign realizzato dalle ragazze del Sobjective Lab Studio lab MESSINA SUMMER CAMP 2010 Le novità della Purple Campaign? La Prima Campagna Nazionale Sull’Altra Economia Comunicazione integrata - advertising, eventi, media, ecc... Il Primo Show-Room dell’Altra Economia al Sud Italia Gestione delle vendite attraverso G.A.S. & E-commerce Coscienze Creative. Un progetto di Responsabilità Sociale metacomunicante Media e canali costruiti sui valori della Green Economy [email protected] www.sobjective.it/purplecampaign Formazione e creazione di nuovi posti di lavoro Donne e Imprenditorialità nell’Altra Economia Facebook Page Purple Campaign Un progetto ideato da Carmen Fiore a cura di Associazione - Magazine - Studiolab 5 www.sobjective.it Evento del Sud Creatività. Competitività. Le linee guida della Puglia per lo sviluppo dell’Impresa Sud. Bari 1-2-3- Dicembre 2010 Fiera del Levante Clicca e passeggia per i padiglioni dell’edizione 2008 Vivi l’evento. Diventa Protagonista della sua mission. Quando si parla d’innovazione o ricerca, siamo soliti pensare a luoghi lontani, dove lo Stato investe nel potenziale umano, nelle menti, nell’ottica di un progresso tecnologico-scientifico che entra nella realtà della vita quotidiana - anche attraverso le istituzioni pubbliche e private - per migliorarne e salvaguardarne la qualità e il rispetto. Sicuramente nei nostri pensieri non c’è il Sud Italia, da sempre tacciato di essere il luogo dell’immobilismo, dell’ignoranza e della mentalità mafiosa, da dove le menti brillanti scappano mentre quelle “furbe” si alleano alla criminalità e quelle deboli si piegano al sistema. Beh... come darvi torto se non con i fatti? Improvvisamente le lancette degli orologi tornano al passo con i tempi. Girano veloci messe in moto dall’energia solare, dai raggi che ruotano veloci nelle bici della mobilità sostenibile che incontra il turista responsabile che, con shopping bag biodegradabili, promuove all’estero gli originali e sani prodotti a km.0. No, non siamo finiti improvvisamente in un quadro futurista. Siamo in Puglia. Nel suo quadro reale e potenziale. Nel momento della sua massima espressione creativa. Dove l’Innovazione si trasforma in Competitività. Dove le giovani menti convergono per trasformare le loro idee in progetti. I loro progetti in imprese. Perché ci vogliono “Nuove idee per grandi imprese”. E proprio sulle giovani imprese innovative si concentra la scommessa della Puglia. Siamo al Festival dell’Innovazione. Alla sua seconda edizione, si prepara a mettere in mostra il grande lavoro sinergico messo in atto da enti di ricerca, università, istituzioni in rete per un’unica grande mission: lo sviluppo del territorio attraverso la costituzione d’imprese all’avanguardia, innovative e competitive. Aspettando di poterci intrufolare tra i percorsi del Festival, diamo una sbirciata all’edizione 2008 e ci facciamo raccontare dalla Dott.ssa Giuliana Trisorio Liuzzi, Presidente Arti, cos’è il Festival dell’Innovazione per la Puglia e per i suoi protagonisti: giovani, aziende, istituzioni. E anche per l’Italia intera. 6 www.sobjective.it Evento del Sud Chi lo ha creato, perché, a chi è diretto e come è stato possibile? Benvenuti nel BACKSTAGE del Festival dell’Innovazione. Intervista alla Presidente ARTI Prof. Ing. Giuliana Trisorio Liuzzi Buon giorno, può spiegarci che cos'è l'ARTI, quali sono le sue linee guida e la sua mission? ARTI è una delle Agenzie Regionali della Regione Puglia. Un organismo tecnico operativo strumentale di recente creazione che è stato istituito nel 2005 e che mira alla crescita sostenibile della Regione Puglia, del suo territorio e alla riqualificazione del suo capitale umano attraverso la diffusione dell'innovazione e della tecnologia. Tali attività sono svolte in vario modo: mettendo in rete progetti che si occupano di scienza, ricerca e creatività; cercando di sviluppare scambi e rapporti; finalizzando reti ed eventi mirati alla realizzazione di nuove attività competitive e innovative in campo imprenditoriale. Su questo obiettivo sono modulate alcune attività specifiche che ARTI svolge seguendo le indicazioni della Strategia Regionale della Ricerca e dell'Innovazione che la Regione Puglia si è data per il 2007-2013. L' attività sostanziale dell'ARTI segue una serie di direttive specifiche che vanno dallo sviluppo di tutta la filiera della conoscenza, alla costruzione del sistema regionale delle innovazioni e della sua promozione; ciò significa non soltanto una mappatura dei soggetti interessati e delle attività che questi svolgono ma, anche e soprattutto, una valutazione tecnico-scientifica ex-ante ed ex-post di queste ultime e di tutti gli interventi che vengono messi in atto in quel meccanismo di rete di cui si parlava precedentemente. Il tutto per dare corso a un'azione finalizzata alla risoluzione del problema dell'occupazione, creando collegamenti concreti tra il sistema educazionale-formativo pugliese e le richieste dei sistemi produttivi, soprattutto sul versante dello sviluppo e dell’innovazione. In generale, questi sono i grandi temi che dovrebbero essere affrontati in tutto il Paese. E sono orgogliosa di dire che in Puglia li stiamo affrontando la creazione di un ambiente favorevole all'innovazione e alla Diffusione e potenziamento della cultura attraverso competitività. Cosa significa? Benché "innovazione" o "competitività" dell’innovazione, azioni specifiche di siano termini inflazionati a cui possono essere attribuiti diverse accezioni potenziamento dei soggetti e delle loro che generano confusione, a mio parere essi contengono significati ben precisi a cui corrispondono azioni determinate. La consapevolezza di cosa relazioni, strategie di filiere tecnologiche. significhi creare innovazione e competitività passa attraverso una Queste le 3 grandi aree su cui si muovono conoscenza profonda di tutti i settori e di tutti gli interlocutori regionali: dalla scuola al mondo produttivo, dalle istituzioni all’opinione pubblica. le azioni dell'ARTI. In cosa consistono, quindi, che il punto fondamentale dal quale partire per essere come s'inseriscono in una realtà come la Credo, realmente innovativi, sia quello di diffondere capillarmente una cultura Puglia e qual è il loro target? dell'informazione. Ed è quello che noi facciamo con la nostra attività: mettere in atto azioni che diffondano innovazione a vari livelli, diversificandosi per età e competenze. 7 Il primo magazine etico-estetico www.sobjective.it Evento del Sud Chi lo ha creato, perché, a chi è diretto e come è stato possibile? Benvenuti nel BACKSTAGE del Festival dell’Innovazione. Intervista alla Presidente ARTI Prof. Ing. Giuliana Trisorio Liuzzi Il Festival dell'Innovazione si colloca all'interno di un più ampio contenitore di azioni del progetto "Creare impresa e diffondere tecnologia a partire dalla ricerca - ILO2", più specificatamente azione "Rete Regionale per il Trasferimento di Conoscenza". Ci può spiegare di cosa si tratta? quindi, che intende affiancare il programma formativo tradizionale di ogni università o facoltà. In altre parole, diverse azioni che insieme concorrono a determinare un ambiente e un contesto favorevole all’innovazione. Il Festival si divide in aree tematiche e percorsi espositivi. Su che basi sono state decise le sue 4 aree tematiche? Il Festival, finanziato dalla Regione Puglia, è la seconda fase di questo grande progetto denominato ILO2 già attuato negli anni precedenti. Il progetto ILO è coordinato dall’ARTI, su incarico dell’Assessorato allo Sviluppo Economico della Regione Puglia e vede la partecipazione attiva di tutte le produttività pugliesi, delle Università e degli enti pubblici di ricerca; l’obiettivo è rafforzare la strategia di cooperazione bilaterale tra ricerca e impresa, nonché valorizzare i risultati della ricerca pubblica attraverso l’azione della Rete Regionale degli Uffici per il Trasferimento Tecnologico (denominati “ILO” - Industrial Liason Office). A tale scopo, sono state messe in atto una serie di azioni di sostegno e di accompagnamento nelle varie fasi di questo percorso. Il Festival dell’Innovazione è un progetto importante e alcuni risultati sono già tangibili: si sono create e consolidate molte spin-off e i risultati ottenuti sono visibili già dai primi dati degli storyboard e nelle graduatorie europee. Le quattro aree tematiche in cui si snoda il Festival - Innovention, Land, Imagination e InnovAbilia - sono state decise in base alla Strategia Regionale della Ricerca e dell'Innovazione della Regione Puglia. Mi riferisco, ad esempio, a tutte le attività rivolte al mondo giovanile e al peso che è stato dato alla creatività, alla realizzazione di “Principi Attivi” o all'importanza che è stata data ai diversamente abili o alle persone disagiate con il Festival InnovAbilia.Tutte queste quattro aree tengono conto, inoltre, delle più importanti filiere produttive regionali che coinvolgono i soggetti appartenenti ai distretti tecnologici e produttivi, nonché la filiera delle piccole medie imprese innovative già costituite. Occorre però fare un’ulteriore considerazione. La potenzialità della Regione Puglia è nella qualità del suo ambiente; ciò significa la necessità di dare importanza maggiore al settore ambientale che oggi, come dichiarato da economisti di fama internazionale, potrebbe diventare uno dei settori trainanti per il futuro. Il progetto ha avuto il cofinanziamento dell'Unione Area Innovention. Nasce dall'obiettivo di avvicinare i Europea attraverso la partecipazione a 2 bandi. In molte Regioni del Sud questa possibilità non è stata comunicata o è stata addirittura negata perdendo i soldi destinati a tali azioni - a tal proposito vorrei fare i complimenti per la trasparenza del sito - Può spiegare ai giovani professionisti che ci leggono come si accede a questi bandi e quali sono le condizioni contestuali per cui un'idea vincente diventa progetto, incontra e viene supportata dalle istituzioni, diventando realtà? giovani alla sperimentazione, alla ricerca e di scovare talenti da mettere in rete. Ma poi, c'è un futuro concreto per questi giovani in Puglia e nel nostro Paese? Questa sarà una responsabilità di chi governa. Solo attraverso una scelta mirata sarà possibile creare un futuro per i giovani. Al momento non sono in grado di dire quali possibilità ci saranno. Possiamo dire allora che questo presente può aiutare i giovani pugliesi a inserirsi in contesti internazionali dove invece queste possibilità sono una realtà? Uno dei compiti dell’ARTI è quello di diffondere le informazioni provenienti dall’Unione Europea, dalla Regione Puglia e da altri organismi nazionali, cercando di creare cultura e una conoscenza approfondita delle informazioni. A queste ultime i giovani accedono attraverso diverse modalità; ad esempio, attraverso le comunicazioni dirette dei centri di ricerca, programmi specifici a loro dedicati dalla Regione e, naturalmente, attraverso le nostre attività. In riferimento al progetto ILO2, per esempio, sono stati attivati diversi meccanismi. Abbiamo realizzato manifestazioni come la "Start Cup", che ha premiato idee innovative favorendo la nascita di nuove imprese; inoltre, abbiamo cercato – riuscendoci – di mettere in rete una serie di talenti regionali che si distinguono nei settori più disparati. Toccherà poi alla politica decidere se investire sulla formazione, sui giovani o sull'università: si tratta di fare una scelta di priorità, una scelta che sicuramente è difficile. Quindi alla fine per far diventare un'idea, un progetto Land. L'innovazione affonda le radici nel rispetto della realtà ci deve essere un contesto, anche politico, attivo? Principalmente tutto dipende dagli obiettivi della Strategia Regionale dell'Innovazione. In che modo un'idea diventa progetto? Potrei citare un esempio, traendo spunto proprio da alcune azioni del progetto ILO2. Una delle tante attività di accompagnamento è stata l'organizzazione di un pacchetto consistente di seminari, tenuti da esperti del trasferimento tecnologico su vari temi: attraverso questi seminari, che hanno coinvolto le università pugliesi, si è cercato di coinvolgere sia gli studenti universitari sia coloro i quali non erano direttamente interessati a una spin-off universitaria. Inoltre, in accordo con le università, sono stati attivati meccanismi per i quali questi seminari valgono come crediti nel percorso di formazione universitaria. Un livello ulteriore di formazione sul tema del trasferimento tecnologico, sua Terra e diventa Green. È questa, secondo lei, la chiave di lettura vincente per un riscatto economico e una presa di coscienza e d'identità del Sud? Sicuramente, ma non solo. Il Sud è un’area in cui il settore agricolo ha un’importanza fondamentale; a esso si aggiunge la presenza di una costa splendida e di un entroterra magnifico: qualità che sono sicuramente un plus per il settore del turismo, ma alle quali occorre affiancare altri elementi e fattori che possono ingenerare sviluppo. Imagination. Al Sud la creatività non manca. Intelligentemente la Puglia decide di appoggiarla, valorizzarla e promuoverla. Proprio oggi ho visto su XL 8 www.sobjective.it Evento del Sud Chi lo ha creato, perché, a chi è diretto e come è stato possibile? Benvenuti nel BACKSTAGE del Festival dell’Innovazione. Intervista alla Presidente ARTI Prof. Ing. Giuliana Trisorio Liuzzi di Repubblica il cd Puglia Sound con 15 tracce dei giovani talenti pugliesi. In che modo, secondo lei, la creatività può diventare ricchezza e occupazione? È un’ impresa: nel senso che dobbiamo puntare a trasformare la creatività in impresa. InnovAbilia. Oggi in Italia l'attenzione alla qualità della vita è passata in secondo piano. In che modo l'innovazione tecnologica può venire incontro alla crisi e ai bisogni degli italiani? L’innovazione tecnologica risolve e risponde a una richiesta precisa di tutela della salute che viene da tutta la popolazione. Andare incontro alla crisi significa trasformare la necessità di tutelare la salute in uno strumento. In che modo? Facendo impresa e creando metodologie che potranno dar luogo a realtà competitive. La competitività, naturalmente, non è solo aumento di produzione. Quest'area ospita i progetti dell'omonimo Festival, il primo che mette in mostra le innovazioni realizzate in Puglia a vantaggio delle persone diversamente abili. La Puglia è ricettiva e propositiva su questo fronte? Assolutamente sì. La nostra regione in questi anni ha dimostrato di essere ricettiva e sensibile su queste tematiche: basti pensare, al Festival InnovAbilia, che si è svolto lo scorso anno a Foggia, dedicato ai prodotti innovativi e alle misure di sostegno, esistenti in Regione e volti al miglioramento della qualità della vita dei disabili. Può darci qualche anticipazione sui progetti che vedremo nei percorsi espositivi del Festival e sui workshop? Si tratta di eventi che sono stati realizzati o saranno messi a punto dalle università e dai centri di ricerca pubblici e privati che parteciperanno all'evento. All'interno di queste manifestazioni saranno presenti una serie di brevetti, progetti e soluzioni innovative. Ci sarà un percorso che metterà in evidenza le idee innovative dei giovani e per quanto riguarda i workshop, il calendario è ricco di nuove proposte e tante ricerche. Non voglio svelare di più ma invitare i lettori a visitare il Festival per vivere l'innovazione sulla propria pelle all'interno di un'esperienza unica e originale. Tra i progetti ci saranno i vincitori del "Puglia Innovation Contest". Come hanno risposto gli studenti delle scuole e delle università? C'è ricettività rispetto a una manifestazione di questo tipo? La ricettività è stata davvero molto elevata. Può spiegarci cos'è la"Call for Ideas and Events"? La "Call for Ideas and Events" è rivolta alle idee progettuali in fase di realizzazione. L’obiettivo è quello di invitare i soggetti interessati a presentare proposte di animazione del Festival, allo scopo di dimostrare l’applicabilità e la replicabilità dei risultati delle attività di ricerca realizzate nei laboratori pubblici e privati. Il Festival dell'innovazione può essere visto come un'opportunità concreta per il futuro dei giovani pugliesi? E per l'intero Sud? Questo Festival apre una finestra verso un'alternativa e fa capire cosa può scaturire dalla competizione e dall’innovazione. Credo che il Festival sia importante sia perché pone l'attenzione sulla discussione del potenziale della cultura dell'innovazione, sia perché può essere occasione di discussione su ciò che l'Italia avrà fatto in questo ambito. A ogni modo, la manifestazione sarà sicuramente un'occasione di visibilità e valorizzazione per il Sud, un evento che produrrà una partecipazione "inversa" rispetto al solito: un flusso di persone che dal Nord si sposteranno al Sud per parteciparvi o visitarlo. A oggi o prossimamente, il Festival ha come obiettivo la connessione con realtà internazionali che si muovono nella stessa direzione? Sicuramente sì. La connessione con realtà internazionali è un obiettivo insito nel Festival. La manifestazione è stata infatti realizzata nell'ambito di un progetto che ha come partner università e centri di ricerca pubblici presenti in regione e altri organismi che hanno una presenza internazionale di tutto rispetto. “Nuove idee per grandi imprese” recita il pay-off del Festival. È davvero un'impresa così ardua fare innovazione e ricerca al Sud? E in Italia? Qual è la strada giusta da seguire? Questo è un argomento interessante di cui si potrebbe discorrere per ore. È un'impresa certo, ma è ardua. Se si conoscono le azioni, i valori e le strategie messe in atto tutto ciò è possibile. Ovviamente ci vogliono risorse, che devono essere impiegate e destinate all'educazione e formazione in senso lato. Ed è questa la via che ARTI sta percorrendo con le sue attività. Vuole aggiungere qualcosa che non le ho chiesto? Vorrei concludere questa intervista sottolineando l'importanza delle risorse umane, concetto che può avere molteplici significati: l'educazione, la formazione ma anche il tema dell'occupazione: il più grande problema dei nostri giorni, per risolvere il quale occorrerà mettere in atto un percorso virtuoso d'innovazione e competizione. Io credo, quindi, che il governo dovrà concentrarsi su questa problematica e incentrare la priorità del suo intervento sulla sua risoluzione. Bari 1-2-3- Dicembre 2010 Fiera del Levante www.festivalinnovazione.puglia.it ARTI Agenzia Regionale per la Tecnologia e l'Innovazione c/o Parco Tecnologico Tecnopolis S.P. per Casamassima, Km 3 70010 Valenzano (Ba) Tel. +39 080 4670576 e-mail: [email protected] www.arti.puglia.it 9 www.sobjective.it Manda un segnale positivo se vuoi captare un cambiamento. Testimonial Ideato da Carmen Fiore con il Patrocinio di Un progetto del free-magazine Paolo Galassi La realtà dai suoi punti di vista A cura dell’ Associazione Culturale Sobjective Dado Tedeschi Franco Trentalance Eraldo Turra El V and The Gardenhouse Associazione Italiana Disturbi dell’Alimentazione e del Peso In collaborazione con Maria Rossi www.coscienzecreative.sobjective.it - [email protected] 10 www.sobjective.it Segnati dall'ALLUVIONE. Pronti a lasciare il SEGNO. ni va o i G A I L T AL Un progetto del free-magazine La realtà dai suoi punti di vista A cura dell’ Associazione Culturale Sobjective con il Patrocinio di Provincia di Messina Associazione Italiana Disturbi dell’Alimentazione e del Peso In collaborazione con Testimonial Maria Rossi Dado Tedeschi Franco Trentalance Eraldo Turra El V and The Gardenhouse ai ragazzi di Tu darai loro Altolia. ascolto? A Ideato da Carmen Fiore Paolo Galassi Sobjective dà voce ltolia. Forse a molti questo nome non dirà niente. A qualcun altro invece suonerà familiare visto che nel 2009, tutta Italia ha conosciuto la frazione Sud della provincia di Messina, a causa di una tremenda alluvione che ha squarciato la terra e la vita degli abitanti della zona. Neanch'io, messinese, ero mai stata in quello che ho scoperto essere un piccolo presepe deturpato dal fango di quella terribile vicenda ancora troppo recente perché i segni non siano tangibili sul territorio e nei cuori degli abitanti. 600 in tutto, di cui una trentina di giovani che, con energia e forza di volontà, si sono rimboccati le maniche per superare l'accaduto e tornare alla normalità. Una normalità difficile da immaginare per chi, abituato alla città, non può minimamente pensare che tra le silenziose scalinate e i piccoli, caratteristici vicoli del villaggio si custodisca un moderno e accogliente punto di ritrovo e di riferimento con tanto di sala giochi, bar, postazione internet e, per l'estate, un grazioso giardino d'erba sintetica con tavolini, divanetti in vimini e torce per la sera. Insomma, sfido chiunque a indovinare di cosa sto parlando! Si tratta dell'oratorio della Chiesa di San Biagio, cuore pulsante del paese. Incredibile, ti starai dicendo, eppure è così e mai, come in questo posto, la Chiesa ha deciso di diventare il punto d'incontro delle persone di ogni età, di essere vicina al mondo dei giovani per essere vissuta a 360°, plasmandosi di fronte alle esigenze dei suoi concittadini. Perché la vita è e deve essere anche svago, gioia e divertimento. E proprio in quei momenti ci si deve sentire vicino a Dio. Ed è proprio in quei momenti e con un contesto favorevole, che germogliano le giovani coscienze creative. Nel Nelposto posto giusto giusto con con il il progetto progetto giusto giusto Un paese con una storia da raccontare. Un progetto che chiede di comunicare. Questo c'è alla base dell'incontro tra Sobjective e Altolia che, con la compartecipazione dell'Assessorato alle Politiche Giovanili della Provincia di Messina presieduto dall'On. Daniela Bruno, ha estrapolato dal progetto nazionale Coscienze Creative, un progetto su misura per i giovani del paese. E i ragazzi, 15 in tutto, si sono messi subito all'opera: attraverso un corso e un workshop di scrittura creativa e di editoria multimediale si stanno cimentando nella redazione di racconti brevi e, nella seconda fase del corso, realizzeranno il N.0 di un format editoriale per il web. Il tutto orientato sui 6 temi del progetto nazionale con una sezione 11 www.sobjective.it i van Gio ALT speciale sul tema dell'alluvione e dell'impatto ambientale, che darà la possibilità ai ragazzi di dare voce alle proprie emozioni e ai propri ricordi, far conoscere all'Italia intera cos'è successo quella notte e cos'è la vita dopo un evento di quel tipo, regalare un pensiero al proprio caro disperso. A fine corso, i racconti daranno vita al libro di Coscienze Creative. LIA Clicca per guardare il primo video del Progetto Altolia Lab Ci avviciniamo alla III lezione e una cosa è sicura: essere ragazzi in un piccolo paese della Sicilia è, in fondo, come esserlo a Milano. Stesse problematiche giovanili, stessi interessi, stessa timidezza nell'esternare i propri pensieri, stessa voglia di trovare e affermare la propria identità. In più ad Altolia, c'è la volontà di farsi sentire ed è per questo che forse, qualcuno, già dalla prima esercitazione in classe, ha scelto di parlare di quella tragica notte. E così, improvvisamente, cala un rispettoso silenzio mentre uno di loro inizia a leggere il suo racconto. A parlare è Dario, figlio di Bartolo Sciliberto, l'uomo rimasto sepolto dalla frana dopo aver messo in salvo alcune persone travolte dal fango. Tutto è rumore, buio e poi un vuoto che ancora oggi fatica a colmare. La lettura emoziona tutti, portando anche Clara Sturiale, giornalista responsabile del progetto, a calarsi in quella realtà così tanto razionalizzata dai tg e dalle polemiche da diventare sterile e allontanarci da una triste e unica verità: persone, amici, fratelli, figlie, padri e madri sono stati spazzati via una notte, da una valanga di fango. 6 paesi sono stati travolti. Tante vite si sono spezzate. www.coscienzecreative.sobjective.it Seguici sul Sobjective Channel Playlist Altolia Entra a far parte del nostro gruppo su facebook Ma durante le due ore settimanali, l'analisi dei brief oltre ai momenti di riflessione, ha dato spazio ad allegria, risate e alle classiche battute degli adolescenti su temi come il sesso sicuro o l'abuso di alcol. A fare da moderatore, Padre Orazio, parroco di Altolia e mente artefice di una Chiesa vicina ai giovani, che parla la loro lingua e offre loro un motivo in più per sentirsi, nella casa del Signore, proprio come a casa propria. Le ore volano in fretta tra le mura colorate dell'oratorio, i pensieri e i sogni dei ragazzi invece volano alti nel cielo ormai colmo di tutte quelle stelline che dalle città è difficile scorgere. Un panorama stupendo, un'aria fresca e pulita, il calore delle luci delle cucine che richiamano i ragazzi per la cena. Quell'oratorio dove si tessono amicizie vere. Ecco perché, forse, i ragazzi di Altolia, dicono, è lì che vogliono vivere. Per un motivo che forse, noi, dalle nostre super accessoriate città non riusciremo mai a capire anche se, in fondo, ha un nome a noi tanto familiare. Casa. 12 www.sobjective.it Good 50x70 De-Sign of change Il poster è la sintesi estrema. Un'immagine, accompagnata da poche e significative parole, che ha il particolare dono di risvegliare le coscienze. È questo l'obiettivo principale del progetto di comunicazione sociale Good 50x70 realizzato dall'Associazione Culturale Good Design di Pasquale Volpe in collaborazione con Gabriella Morelli. Il concorso, giunto quest'anno alla sua quarta edizione, ancora una volta ha invitato designer e creativi di tutto il mondo a partecipare realizzando dei poster in base alle tematiche delineate dalle sette organizzazioni non governative partner: la necessità di garantire cure mediche agli immigrati, l’importanza di creare riserve marine per le balene in via d’estinzione, il diritto dei sieropositivi a viaggiare in ogni paese senza restrizioni, il calcio come elemento di aggregazione per l’Africa, la tutela delle tigri selvatiche, combattere la povertà attraverso il rispetto dei diritti umani e l’esortazione a prendere una posizione netta contro la criminalità organizzata. Per l'edizione 2010 sono arrivati 2357 poster da 81 paesi del mondo e, da una giuria di fama internazionale, ne sono stati selezionati 210 (30 per ogni tema) per entrare a far parte della mostra itinerante che parte da Milano per fare tappa nelle città di tutto il globo. Good utilizza linguaggi diversi per “catturare l'occhio” e dà un prezioso consiglio al suo pubblico, ovvero quello di cambiare prospettiva e “guardare ogni cosa con gli occhi del cuore”. È questo che significa il grosso cuore color magenta con gli occhialoni, marchio dell'associazione e key visual dello spot pubblicitario. I tre aspetti fondamentali del progetto sono: promuovere il valore della comunicazione sociale nella comunità dei creativi che, a loro volta, mettono il loro talento artistico al servizio di una sensibilizzazione che sia al contempo originale ed efficace, impedendo l'appiattimento di temi che solitamente sono difficili da affrontare. In secondo luogo, fornire alle associazioni non governative un archivio gratuito di strumenti di comunicazione. Infine, sensibilizzare il pubblico alle questioni sociali e ambientali in maniera innovativa, impattante, piacevole. Design significa dare significato alle cose e in questo caso, usato nel sociale, significa dare significato e valenza a parole come “so cosa sta succedendo e voglio che le cose cambino”, leitmotiv di tutti i poster che ogni anno si presentano al concorso. 13 Il primo magazine etico-estetico www.sobjective.it Guarda lo Spot Good 50x70 Equali ty Fai una passeggiata a Milano tra i poster di Good 50x70 Unite Good 50x70 De-Sign of change d to p lay traditionFreedom to travel d a b a m fro New Life ction However we care Responsability A e k Ta s he et er igg t ange h Sav c e v i posit Make a Parole come queste, accompagnate da immagini intense e ad Patron UNESCO FONDAZIONE PUBBLICITA' PROGRESSO SEGRETARIATO SOCIALE RAI Endorsements AGI ADI AIAP ICOGRADA Charities AMNESTY INTERNATIONAL AMREF GREENPEACE EMERGENCY LILA LIBERA WWF alto impatto comunicativo hanno risvegliato gli animi dei cittadini milanesi: dal 15 al 31 Ottobre Piazza Cordusio e Via Dante hanno ospitato la mostra di Good 50x70 per la sua prima uscita ufficiale. Il 14 Ottobre a Palazzo Marino gli organizzatori e il Presidente dell'Associazione Culturale Good Design hanno presentato la mostra in conferenza stampa. Sono intervenuti l'Assessore allo Sport e Tempo Libero Alan Rizzi, Riccardo Noury di Amnesty International Italia, Giuseppe Villarusso di Emergency, Dalia Gallico Presidente ADI, Daniela Piscitelli Presidente Aiap e Ilaria Ramoni Presidente di Libera Lombardia. Gli interventi si sono orientati tutti verso un unico concetto, ovvero l'unicità del progetto nel suo coniugare l'arte del design al nobile fine di raccontare temi globali con una comunicazione finalmente differente. Good è un esempio di come i giovani sappiano fare le cose e le fanno bene perché ci credono. A pronunciare queste parole l'ideatore del progetto e Presidente dell'omonima associazione culturale, Pasquale Volpe. Egli si rivolge a tutti quei giovani a cui ha offerto la possibilità di distinguersi in maniera nobile e costruttiva per la società e, dicendolo, probabilmente regala un pensiero anche a se stesso: lui, giovane caparbio e determinato, che ha fatto davvero qualcosa “bene e per il bene”. Come mai? Perché ci ha creduto. L'associazione culturale Good Design è da sempre una realtà indipendente e dinamica che punta sul ruolo sociale del design, costituita da un gruppo di giovani professionisti e volontari con percorsi professionali e di studio differenti ma con l'immensa voglia di mettere le proprie specificità e competenze al servizio di una causa comune. Good Design realizza mostre, progetti di comunicazione e workshop su temi sociali, anche in collaborazione con i principali istituti di design nazionali e internazionali, laboratori creativi di sensibilizzazione nelle scuole per bambini e adolescenti. Questo perché l'associazione ritiene fondamentale diffondere una cultura critica e consapevole, attraverso nuove forme di design responsabile e una comunicazione efficace e sostenibile. E sull'efficacia della comunicazione di Good, considerati l'enorme successo di Good 50x70 e la straordinaria crescita dell'associazione, non c'è alcun dubbio per cui non ci resta che rinnovare l'augurio: GOODluck! Roberta Restretti www.GOOD50X70.ORG www.facebook.com/good50x70 14 www.sobjective.it 36 onorificenze per attività filantropiche. 2 di queste rinominate in suo onore. no-profit sostenute tra il 39 associazioni 1984 e il 1992. più 60 di Dollari per il progetto “USA for di Africa” raccolti tramite la canzone Milioni “We are the World” scritta con Lionel Richie nel 1985. Dollari raccolti dalla Fondazione 100 diHeal the World, creata nel 1992 con più di Milioni lo scopo di “Guarire il Mondo e salvare i bambini”. Ha lavorato fino al 2000 per garantire il diritto alla vita dell’intera razza umana, lottare contro i pregiudizi, il razzismo, ogni forma d’odio e di violenza, denunciare e porre rimedio ai problemi della nostra Terra. Most Charities Supported By a 1 primato Pop Star del Guinness Book of World Record nel 2000 come popstar che ha sostenuto il maggior numero di enti benefici. grido della Terra violata. Voce dei senza voce. IL Peter Pan che ha fermato il suo tempo per spenderlo accanto ai bambini sperduti e ai bisognosi di questo pianeta chiedendosi sempre "What more can I give?" Una Persona più grande del suo personaggio Il discorso del Membro del Congresso USA, Sheila Jackson-Lee, alla consegna della Delibera n.600 che dichiara Michael Jackson una leggenda americana, un umanitario mondiale e un’icona della musica da onorare. - clicca sulle icone Michael Jackson ritira il Premio VH-1, Associazione che ha creato un premio in suo nome da assegnare alle Star che seguiranno il suo esempio d’impegno umanitario. MICHAEL JACK ON THE KING OF L-O-V-E 15 www.sobjective.it di Roberta Restretti Progetto Migala è nato nella primavera del 2008, da un’idea di Davide Roberto ed Emilio Quaglieri, rispettivamente percussionista/cantante e chitarrista del gruppo, studenti del corso Dams-musica presso l’Università di Tor Vergata in Roma. Il gruppo inizialmente aveva l’intento di riproporre la musica popolare salentina e del centro-sud Italia in un momento in cui, proprio nel Salento, veniva a mancare il 13 febbraio 2008 una delle figure storiche a riproporre la pizzica pizzica: Pino Zimba. A lui il gruppo voleva dedicare parte della propria musicalità. Il nome MIGALA è strettamente connesso al nome Pino Zimba, che risultava essere lo pseudonimo di Giuseppe Mighali. Il cognome Mighali, deriva come lo stesso Zimba affermava - dal termine griko salentino “Migala”, che indica un tipo di tarantola. Alla fine del 2008 il gruppo decide di cambiare il suo cammino di ricerca musicale grazie alla collaborazione di altri musicisti conosciuti nel Dams-Musica e nell’ambito musicale etnico e popolare di Roma: Emanuele Lituri (basso), Pasqualino Ubaldini (plettri), Mario Peperoni (violino) e Francesca Palombo (fisarmonica e voce). Con questa formazione, il gruppo intraprende un viaggio musicale che, partendo dalle tradizioni popolari del centro-sud Italia, arriva alle sonorità etniche della world music - musica balcanica, afro-mediterranea, irlandese, blues, ecc… - La loro è quindi una musica originale d’ispirazione popolare in cui sono presenti anche sonorità internazionali. Hanno autoprodotto e registrato autonomamente un cd di 5 tracce, di cui tre brani inediti e due rielaborazioni di musica popolare. Ora si stanno spostando verso sonorità più world music cercando di porre, anche un minimo, di quella componente più “in casa” della musica popolare. La nuova chiave di lettura della musica folk. Il primo magazine etico-estetico 16 www.sobjective.it La nuova chiave di lettura della musica folk. di Roberta Restretti alla liberalizzazione dei mercati. Quest'apertura delle frontiere alle merci non ha trovato un corrispettivo a livello umano, per cui mentre c'è stata una liberalizzazione del mercato ci sono stati dei regolamenti restrittivi sullo spostamento degli individui attuati dai paesi più ricchi e potenti nei confronti degli altri. Bisognerebbe ritornare ad un sistema “glocale” e di “glocalismo”. Certo non è facile. I “potenti” dovrebbero iniziare a prestar ascolto a molte ricerche in tema di glocalismo - si notino in tal senso gli studi del sociologo Zygmunt Bauman - sperando che queste non rimangano solo studi, parole o “cerotti momentanei” per questa economia mondializzata consumista. Pensiamo, quindi, che l’aspetto più interessante e umano del villaggio globale sia proprio la possibilità di creare incontri tra culture diverse. Ma questo può essere possibile ponendo al centro di un sistema sociale, economico e culturale, l’individuo e la comunità locale. Qual è stata la vostra formazione musicale e come questa ha influenzato i vostri obiettivi? Migala è un gruppo o un progetto? E qual è la sua essenza? Migala è un gruppo di sei persone che cercano di coniugare le loro diverse provenienze artistiche per un incontro tra stili, culture, musiche e influenze differenti. La nostra idea e dicitura “progetto” è volta proprio a considerare il nostro gruppo e stesso sound un “work in progress”. Dato che, appunto, cerchiamo di unire stilemi di musica popolare del centro-sud Italia con la musica etnica, la nostra è una ricerca continua e sperimentazione di sonorità che meglio si accostano. In questi mesi stiamo notando come il nostro sound stia diventando sempre più “world”. Spesso ci avvaliamo della collaborazione di danzatrici come Carla Stasi, Mina Mingarelli e Roberta Parravano, attori e attrici come Marta Baldassin e altri cantanti e musicisti amici come Domenico Celiberti, Laura Cuomo, Armando Vertorano, Moreno ed Andrea Grassi con i quali abbiamo collaborato per alcuni eventi artistici. Parlate di villaggio globale nella musica. In che modo intendete crearlo con la vostra musica? Il nostro modo di intendere il villaggio globale non coincide con il significato assunto da queste due parole: ovvero globalizzazione. L’attuale globalizzazione opera in maniera discutibile, in quanto, in essa si è soprattutto espressa un'accezione economica. In questo senso, la globalizzazione ha spersonalizzato parecchie culture locali e ha creato una sorta di omologazione culturale, legata Veniamo da formazioni musicali diverse: c'è chi ha studiato al conservatorio, chi privatamente, chi ha frequentato il Dams e, soprattutto, ognuno di noi è passato attraverso generi molto diversi: rock, jazz, blues, latin, musica etnica, world, musica classica, punk, popolare, klezmer ecc… Credo che la formazione diversificata e l’apertura musicale a 360° abbia influenzato la musica del Progetto Migala, soprattutto negli arrangiamenti che risentono dell'influsso di tutti. Credete che proporre musica popolare possa risultare poco innovativo e convincente, oppure siete convinti che generi come blues e musiche afromediterranee si sposino bene con i ritmi folkloristici? Perché connettere le musiche del centro-sud italia e quelle etniche della world music? Non pensiamo che la proposta musicale popolare sia poco convincente in Italia, soprattutto in questo momento storico in cui sta rinascendo interesse verso le musiche tradizionali e verso gli usi, costumi e tradizioni regionali di tutta la penisola. Si notino, in tal caso, sia i grandi Festival musicali estivi legati al folk revival - Notte della Taranta, Kaulonia, ecc… - sia i vari viaggi e stage culturali presso località ove le comunità rivivono in maniera intatta la propria tradizione a contatto con il quotidiano, o ricorrenze periodiche - feste tradizionali, feste religiose, ecc… Sono queste a porre le basi per l'innovazione. Storicamente il genere musicale popolare ha avuto in Italia un suo “revival” già negli anni 60/70 con le storiche nascite a Roma del Circolo Gianni Bosio nel 1972. E Scuola Progetto Migala all’interno del folk revival vuole porre un ponte musicale tra la musica popolare e la musica etnica. Perché? Il perché è proprio da ritrovarsi in quello che sono le stesse radici storico culturali italiane. La nostra penisola è stata terra di grandi dominazioni e passaggi di popoli: Greci, Turchi, Spagnoli, popolazioni provenienti dall’Europa, 17 www.sobjective.it dall’est, dall’Africa, ecc… Pensiamo che, nel corso delle epoche, la cultura popolare italiana regionale abbia risentito particolarmente l’influsso di queste culture. Come non notare una certa somiglianza tra i canti a distesa - con sola voce - del sud Italia, con molti canti andalusi flamenco o stile musicale e canto arabo? Per non parlare dell’apporto culturale degli zingari nella musica popolare regionale meridionale. Il blues? Eugenio Bennato - storico musicista e cantautore d’ispirazione popolare - ama definire la musica popolare del sud Italia il nostro blues. Come non pensare che la funzione di un canto di una tabacchina nel salento sia simile a quella di chi lavorava nei campi di cotone nel Mississipi? Ovvero sentire meno, tramite il canto, la fatica nei campi. Oltre a queste comparazioni storico culturali, siamo attenti nel contempo al piano estetico e alla musica. Musica divenuta fusione di stili: si può facilmente notare, ascoltando Pizzingara, come si passi dallo stile balcanico a una pizzica-pizzica e tarantella al bouzoki, dove la parte ritmica non è solo sostenuta dal tamburello ma anche da cajon e congas; o un brano come il conosciuto Antidotum Tarantulae e Tarantella del 1600 dove è stata inserita una giga di Bach e una giga Irlandese, sostenuta da una ritmica con tammorra e tamburi del Rwanda. Non ci sono stati ragionamenti fatti a tavolino, ma abbiamo seguito piuttosto quello che l'istinto e il cuore ci hanno condotto a fare. Negli arrangiamenti fondamentale è stato il ruolo di Pasqualino Ubaldini che ha portato pezzi e idee originali. Vi autoproducete. È una vostra scelta? E se sì perché? Che posizione intendete occupare nel mercato musicale e discografico? Per ora, l’autoproduzione è dettata dalla necessità, ma risulta anche una scelta per non essere vittime dell'industria discografica che purtroppo non si basa sulla qualità ma sulla quantità. Siamo interessati a una produzione discografica di etichette indipendenti operanti nel settore musicale etnico, world music o folk, questo perché si riuscirebbe per lo meno a garantire la qualità artistica del nostro prodotto musicale che nel settore del mercato musicale “commerciale” risulterebbe penalizzato. Inoltre, ci stiamo muovendo anche per la vendita tramite Internet, con i brani in formato digitale mp3. Come vi siete fatti conoscere al pubblico? Dove vi siete esibiti? Abbiamo avuto dei passaggi radiofonici: Lo stato interessante di EcoRadio ed Emergente in Quantaradio.it. A oggi, abbiamo suonato nei locali più importanti di Roma e abbiamo presenziato a vari Festival: MarteLive - 7° posto di Roberta Restretti alle finali centro Italia- Roma - Roma Tarantella Festival 2010 con la direzione artistica di Mimmo Epifani; Arte Cultura Eventi a Milo - Sicilia - con la direzione artistica di Franco Battiato); Festival Di Voci e Di Suoni 2010 in Caprarola; Festival Popoli di Salento; Musica al Castello in Sardegna e Murata Street Sound Festival ad Arce. Il vostro progetto ha anche una connotazione sociale? Qual è? La nostra fusione di stili coincide con la voglia di comunicare uno sguardo alle svariate culture e quindi di non avere paura verso ciò che non è da considerarsi “diverso” dato che questo, storicamente e culturalmente, lo si può ritrovare nella nostra musica popolare, in un’architettura di una chiesa del sud, nell’arte italiana, ecc… La nostra connotazione sociale ha a che fare col voler smuovere le coscienze critiche. Il fatto stesso di cantare in più lingue e dialetti centro meridionali italiani, rappresenta un coinvolgimento non solo dal lato artistico, ma anche da quello mentale e umano. Cantare testi appartenenti a culture come quella rom - la prima parte di Pizzingara è un estratto di Opa Tsupa, un pezzo tradizionale rom macedone - ha un preciso valore sociale che vuole valorizzare culture non in linea con quella dominante, anzi spesso ghettizzate. L'apertura verso la musica di altri paesi e culture è un tentativo di andare oltre se stessi, oltre il proprio bagaglio culturale e anche oltre i propri pregiudizi sociali, nel tentativo di creare un ponte verso il fuori, verso l'altro, verso chi è diverso da noi, con tutte le contraddizioni e difficoltà che questo comporta. L’Italia, in questi ultimi decenni, ha visto l'arrivo di persone di varie etnie che scappano dalla propria terra in cerca di un posto migliore. L’arte, la cultura, la musica dovrebbero educare tutti, italiani e non, a questo nuovo incontro culturale, senza paure ma con la voglia di unire le diversità viste come ricchezza e non limite. Non dimentichiamoci che visioni lungimiranti di un Italia ed Europa unita, laica, aconfessionale e in cui poter esprimere fratellanza e integrazione razziale erano nel Medioevo lo spirito guida dell’operato di Federico II di Svevia, lo stupor mundi. Oggi più che mai, bisognerebbe riacquisire questo spirito d’operato. Guardali in concerto www.myspace.com/progettomigala www.youtube.com/user/ProgettoMigala 18 www.sobjective.it CARO LETTORE, QUALI SONO - leggeresti nella classica rubrica Io, però, non mi sento di usare un'effusione affettiva adesso che, siamo realisti, io non sono cara a voi e voi non lo siete a me. Almeno in questo momento. Sarà perché sono una donna, ma “preferisco conoscervi meglio prima”. E poi vorrei evitare che i lettori uomini scappino di fronte a parole sdolcinate mentre, le donne, al posto di essere felici di aver trovato un'amica, sfoderino la loro GLI ARGOMENTI SU CUI UOMINI E DONNE NON SI TROVERANNO MAI D’ACCORDO? DOVE I PUNTI DI VISTA SONO SEMPLICEMENTE DIVERSI? E SOPRATTUTTO, PERCHé? odiandomi. E così perderei anche loro. gelosia E sì. Perché mentre gli uomini quando sono gelosi se la prendono con la partner affermando che lei faccia il lavoro più antico del mondo, le donne se la prendono con l'altra dicendo che è quest'ultima a farlo. Insomma, qualunque sia il caso, sembra che ci sia sempre una meretrice di troppo. E così, poveri uomini, è tutta colpa delle donne e povere donne ferite, è colpa delle donne cattive! Lui ha risposto così: Angelo Bertrand Ruggiero Avrei tanto da dire sulla causa prima di una società maschilista, ma molte persone si sentirebbero offese per questo. E la cosa interessante e al contempo triste è che sono maggiormente le donne a difendere i valori causa di tale dislivello sociale e culturale. 29 Ottobre alle ore 0.19 · Mi piace Riflessione: sarà colpa di una società inconsciamente maschilista, ma a me pare che tra i due sessi ci sia nel bene o nel male un punto d'incontro. Parliamone. Anzi, parlatene. Uomini e Donne aspetto dunque i vostri punti di vista e mi raccomando... sinceri!!! Chissà che confrontandoli non si scopra che… Lei ha risposto così: Masetti Daniela Io con gli uomini, mi trovo bene, nel senso dell'amicizia, non sono in competizione, con la donna, ti vedono più come preda, l'importante essere chiari fin da subito. Loro sono più razionali, noi donne più emozionali. Dalle mie esperienze di vita, comunque ho avuto più delusioni da parte delle donne. Questa cosa non mi va giù, xchè la donna dovrebbe essere complice proprio xchè siamo donne. Invece scattano delle dinamiche di gelosia di competizione, di falsità che mi lasciano basita. Sono innamorata di una donna, lei non mi ha mai deluso, questo mi basta. Ora xrò sono molto più diffidente nei confronti delle donne, dato che da loro ho avuto dei comportamenti così ignobili che mi guardo bene prima di dire che è mia amica. Di amiche vere non ne conto molte, tre sicuramente, sanno capire la mia anima. Questo può bastare. Circa 3 settimane fa · Mi piace SCRIVI A WO-MAN: [email protected] oppure clicca qui sotto e sul gruppo di facebook! 19 www.sobjective.it Wo-Man. The Sexist Column Ciao a tutti vi scrivo direttamente dalla pagina e dal gruppo di Facebook dedicata alla Rubrica Wo-Man da dove Roberta Restretti, la nostra inviata virtuale, ha lanciato questa discussione: Roberta Restretti La Tentazione "Lo scopo della vita, se ne ha uno, consiste semplicemente nella ricerca continua delle tentazioni", così diceva Oscar Wilde. Hai mai pensato che, in realtà, non sei tu a cercare le tentazioni, ma sono le tentazioni stesse che ti vengono incontro, spesso senza darti la possibilità di sfuggirle o semplicemente di controllarle? Devastanti, sensuali, intriganti, inquietanti, pericolose. La tua esistenza ti mette continuamente alla prova, cerchi a tutti i costi di fare la cosa giusta ma... la tentazione è sempre troppo forte? O sei tu a essere debole? Tutto ha avuto inizio con una tentazione: Adamo ed Eva nel giardino dell'Eden che scelgono di cogliere la famosa “mela del peccato” solo perché un affascinante e astuto serpente con fare seduttivo ha reso ghiotto un divieto. È così che siamo stati condannati tutti per sempre, non soltanto a essere uomini e donne terreni ma soprattutto a essere sempre in balia delle tentazioni. Sempre davanti a un bivio: resistere o cedere? Sempre con lo stesso terribile interrogativo: l'unico modo per liberarsi di una tentazione, è davvero concedersi a essa? La tentazione è ovunque. Sei mai stato tentato di fare qualcosa di illecito per fare carriera? Ti sei mai trovato davanti a un oggetto del desiderio troppo invitante, ossessionato dal suo pensiero? Ti è mai capitato di essere tu stesso una tentazione, e avere esercitato un enorme potere su una persona? “Guarda, ma non toccare”. Secondo te, è possibile? circa 3 settimane fa · Mi piace · Commenta · Annulla aggiornamenti x Ecco per da voi: Elena Figlioli Le tentazioni sono infinite, ci sono quelle di fronte alle quali è solo un bene cedere perchè fa bene allo spirito, fondamentale è però non fale mai del male a nessuno 28 Ottobre alle ore 21.40 · Mi piace Sobjective Freepress nemmeno a se stessi però... 29 Ottobre alle ore 0.46 · Mi piace Isabeau Bresci Le tentazioni servono a 'testarci', a farci cadere in esse per fare esperienze che altrimenti non faremmo, a crescere. A volte sono utili altre volte disastrose, bisogna essere saggi nel saper prevedere le conseguenze del nostro 'cedimento'. Certo è più facile 'resistere' alle tentazioni quando si ha un 'binario' etico dentro di noi che non ci permette di deragliare in situazioni negative per noi e per gli altri. La Vita ci mette alla prova, e non è per il nostro male, ma per il nostro bene (come per gli esami a scuola) sta a noi passare l'esame, qualunque cosa questo possa voler dire. 29 Ottobre alle ore 0.46 · Mi piace Stefania Nascimbeni Rispondo così alla tua domanda sulle tentazioni... RIFLESSI D’AUTRICE: Tentazioni e taglie scomode! stefanianascimbeni.blogspot.com Secondo quello che ho scritto le tentazioni non esistono... ma diciamo che potrebbe essere, volendole dare un nome, il dharma. Per restare in tema mistico-filosofico: la verità ultima, l'essere così come si è, in modo da incarnare il proprio destino! 29 Ottobre alle ore 10.03 · Mi piace Ombretta Lanza Ben detto cara autrice del cuore! Sono senz'altro per seguire le "tentazioni" considerate come opportunità che la vita ti sottopone man mano, ma ritengo importantissimo essere consapevoli che assecondare nuove opportunità significhi scegliere e attuare un cambiamento alla propria "rotta" che potrebbe riverberarsi anche con collateral effects...dobbiamo sapere che saremo pronti e capaci di affrontare anche questi.... 29 Ottobre alle ore 14.13 · Mi piace Angelo Bertrand Ruggiero Le premesse sono sbagliate, la mitologia lasciamola lì dov'è. 29 Ottobre alle ore 0.19 · Mi piace Angelo Bertrand Ruggiero "the only way to get rid of a temptation is to yield to it" diceva Wilde, e sono abbastanza d'accordo, nel rispetto della libertà e del diritto altrui. 29 Ottobre alle ore 0.22 · Mi piace Sobjective Freepress Ma quindi per te, per il tuo modo di essere e per la categoria "uomo" che in modo del tutto personale rappresenti, qual è la vera tentazione? 29 Ottobre alle ore 0.45 · Mi piace Angelo Bertrand Ruggiero Ma ne esistono infinite, non si può affibbiare il nome di tentazione a una sola di quelle che rispondono al significato di tentazione. 29 Ottobre alle ore 0.57 · Mi piace Roberta Restretti Però potresti dire a quale tentazione cedi e a quale, invece, riesci a resistere...è vero che di tentazioni ce ne sono tante ma non a tutte ci concediamo... 29 Ottobre alle ore 10.54 · Mi piace Angelo Bertrand Ruggiero Ok, diciamo che non riesco a passare una giornata senza cioccolato o Nutella; a mare non riesco a non fare il bagno e a non nuotare... Al momento, a parte i "vizi", non mi viene in mente nient'altro. 29 Ottobre alle ore 14.07 · Mi piace La Tentazione 20 www.sobjective.it Per alimentare la discussione abbiamo dato qualche stimolo... Sobjective Freepress Sembra che la Tentazione sia in primis legata all'idea di Dio e delle sue leggi... La tentazione ha le sembianze di una Donna - legata all'idea di peccato - ed è legata all'idea di Potere. Soffrire restistendo ai piaceri e mantenendosi umili: questa la via giusta... due film i cui protagonisti e le trame sono diametralmente opposti ne sono un bell'esempio. Ma voi che ne pensate? Roberta Restretti non soddisfatte abbiamo postato qualche immagine... e su questa foto che mi dite? Istinti tentatori e leggi divine nell’Avvocato del Diavolo. La tentazione di Gesù in Jesus. Volete dare un’occhiata? Cliccate sui video. circa 3 settimane fa · Mi piace Sobjective Freepress classico e antiquato stereotipo del peccato che muove tante campagne pubblicitarie e tanti sensi di colpa... mela, donna, richiami sessuali... basta! Ma qual è oggi il vero frutto proibito? 29 Ottobre alle ore 11.46 · Mi piace Angelo Bertrand Ruggiero Più che altro è l'etica che ti impongono, o meglio ti impongono di credere che l'etica e la morale (moderna) derivino dal "frutto proibito" (di cui averlo colto rappresenta la ricerca della verità invece della cieca e ignorante sottomissione al comando "divino"). Il peccato, in questo senso, diventa allora soltanto una voce in un lungo elenco di cose sgradite a un individuo o gruppo di individui; ma il peccato, in realtà, cos'è? Il peccato è solo un'invenzione: è peccato cedere alle tentazioni della gola? Perché? Non si fa del male a nessuno. È peccato fare sesso? Perché? Se si è adulti e consenzienti non si danneggia, ancora, nessuno. E così via per una marea di cose arbitrariamente proibite senza nessun perché, né un senso logico. È "peccato", invece, se vogliamo proprio usare questo termine, danneggiare gli altri nel raggiungimento o soddisfazione dei proprio piaceri, obiettivi o tentazioni. 29 Ottobre alle ore 14.19 · Mi piace Isabeau Bresci Il frutto proibito ormai è l'Etica che nessuno più si azzarda a integrare in sè 29 Ottobre alle ore 10.03 · Mi piace Sobjective Freepress ... e posto qualche domanda a cui hanno risposto solo le donne: Sei mai stato tentato di mandare al diavolo qualcuno? Chi, come e perchè? Su su rispondete ragazzi, siamo curiosissime! 02 Novembre alle ore 15.45 · Mi piace Serena Calabrò Bella domanda! Credo che la tentazione di mandare a quel paese una o più persone appartenga un po' a tutti, poi sta a te cedervi o meno. Per quanto mi riguarda sono dell'opinione che, sembra una frase fatta ma non lo è, la migliore risposta sia quella che non si dà. Cedere a questa tentazione secondo il mio parere equivale a scendere a compromessi facendo il gioco altrui. Meglio mantenere le distanze e sviluppare personalmente i propri pensieri a proposito. A volte si può mandare al diavolo qualcuno semplicemente evitando di cogliere eventuali provocazioni, con un atteggiamento disinteressato. Che forse è la cosa peggiore. Lasciamo scaldare gli animi altrui. Se lo fai, finisci per perdere qualsiasi tipo di soddisfazione, che ottieni soltanto mantenendo sempre la tua integrità agli occhi degli altri e di te stesso. 2 Novembre alle ore 22.51 · Mi piace Francesca Vanoli mandare al diavolo tutti quelli che se ne fregano delle sorti del loro paese, del loro futuro, del mondo perché hanno da pensare a come essere fighi...che pigliano tutto quello che gli arriva perchè non c’è altro che la moda e se lo fanno mettere in .... che non amano la cultura, che non hanno passioni, che insultano se tu sei diverso. 5 Novembre alle ore 19.29 · Mi piace E infine... il commento della Super Partis Roberta Restretti Donne: numerose e appassionate. Uomini: latitanti. È stata questa la differenza più evidente emersa tra i pareri in merito al tema della Tentazione. Forse i cari maschietti si sono sentiti intimiditi, forse l'argomento li ha troppo “punti nel vivo”, forse l'elenco delle tentazioni a cui non sanno resistere è troppo lungo da essere contenuto in un commento, o forse un social network non è il contesto ideale per togliere scheletri da i loro armadi. Né uomini né donne hanno avuto davvero il coraggio di esporsi fino in fondo, ammettendo quali sono le tentazioni a cui cedono. Perché ce ne sono per forza. Molta filosofia, poca realtà. Il comodo alibi “le tentazioni non esistono” non è stato molto convincente. In ogni caso tutti concordi sul fatto che, nel caso in cui le tentazioni esistano davvero, sempre meglio essere peccatori facendo in modo di non calpestare l'erba del vicino. 21 I n Italia lo spaccio e l'uso di droghe - sia leggere che pesanti - è illegale e sanzionabile. Una sostanza psicotropa dichiarata illegale è inserita in una tabella apposita in cui non vi è distinzione tra droghe leggere e pesanti. Esistono tantissimi tipi di droga con effetti e rischi diversi: droghe stimolanti (crack- cocaina-anfetamine); sedative (eroina); allucinogene (funghetti-cannabis). C'è molta confusione e poca conoscenza delle varie differenze e dei vari rischi. Ecco, cos'è che voi considerate “droga”? Andrea La droga è una dannosa e cattiva abitudine. Io so che esistono droghe leggere, droghe pesanti, medicinali che sono anche definiti droghe mediche. Posto che non ne faccio uso e non mi interessa sapere le distinzioni più dettagliate, una differenziazione che mi viene in mente è quella appunto che hai fatto tu, che non tiene conto della composizione, quella, insomma, che si sente in tv. Cos’è droga? Che ne so: cocaina, lsd, ecstasy, eroina. Paola La distinzione tra droghe leggere e droghe pesanti è necessaria e fondamentale per tutta una serie di ragioni: effetti, danni, ecc... e per stabilire una serie di cose. Non si possono riunire le droghe sotto un unico gruppo indistinto. Inoltre penso che le differenze elencate prima da te le conoscano un pò tutti, confusione non so se ce ne sia e per quanto riguarda i rischi, magari non nello specifico, ma tutti lo sanno che la droga fa male. Chi ne fa uso non s’interessa dei rischi in maniera dettagliata. La droga è droga, difficile anche definirla. Un veleno forse, una sostanza dannosa, qualcosa che ti dà piacere e che prendi per stare meglio, per divertirti, per non pensare. Quando i piaceri diventano dipendenze www.sobjective.it La parola “tossicodipendenza” è spesso utilizzata in maniera generica e inappropriata. Nel nostro tempo ormai il consumo di sostanze assume diversi stili - uso occasionale e/o abituale; abuso occasionale e/o abituale, il poli-consumo e la dipendenza. Voi conoscete la differenza? Davide L'uso occasionale è quello di chi ogni tanto vuole provare ma non se è da solo e comunque non tutti i giorni. Magari quando è in compagnia, a una serata. Mentre quello abituale è proprio di chi se la compra abitualmente e se la fa per conto suo quando più gli va. Che sia cocaina, erba o pasticca. Certo le pasticche è difficile che uno se le faccia a lavoro o a casa, diciamo che come pratica appartiene più a un contesto di festa o di discoteca. Andrea L'abuso è quando uno ha degli effetti collaterali come cambiamenti nel comportamento o di umore e, nel peggiore dei casi, quando proprio finisce all'ospedale. Il policonsumo suppongo sia quando si usano più droghe diverse, per esempio ti fai di coca e poi ti fai una canna. La dipendenza dalle droghe, invece, è quando non riesci a fare a meno di prendere una sostanza di cui sei assuefatto e senza la quale stai male e scleri. Da droga a droga le reazioni dell’astinenza cambiano. Che ne so, se smetti la cocaina sei nervoso, insofferente, mentre con l'eroina stai male proprio fisicamente. Secondo voi qual'è l'immagine attuale del tossicodipendente? È possibile che sia cambiata rispetto al passato? Andrea Il tossicodipendente nell’immaginario è da sempre quello che si “spada”, che si fa di eroina, che si buca. Quello che si fa di strisce nel suo ufficio o in Interviste al tramezzino Sabato sera. Ore 20. C omincia l'happy hour, uno dei momenti più attesi dai giovani milanesi, momento di relax e di svago dopo un'intensa settimana di lavoro. L'atmosfera è calda: luci basse, tavoli che aspettano di essere imbanditi per l'aperitivo, cocktail colorati. Prima che la folla “attacchi” affamata il buffet andiamo a fare le nostre domande a chi, gentile, ha voluto sottrarre un pò di tempo al proprio sabato sera di divertimento, dando la propria opinione in merito a un tema importante come quello della droga. Certi argomenti “infiammano gli animi” indipendentemente dal posto in cui ci si trova, e dobbiamo ammettere che il feedback ricevuto è stato più che positivo. Interviste al Tramezzino è un’azione del progetto Vuoi partecipare? www.coscienzecreative.sobjective.it 22 Interviste al tramezzino Quando i piaceri diventano dipendenze www.sobjective.it discoteca non viene chiamato tossicodipendente ma semplicemente uno che sniffa, quello che si fa di canne dalla mattina alla sera semplicemente “cannato”. Andrea Secondo me, no. Perchè a questo punto anche chi fuma sigarette: fanno male e creano dipendenza, ma non è che a uno che fuma lo chiamo drogato, o di uno che beve dei cocktail in discoteca - anche questi fanno male - io dico che è alcolizzato. Dipende sempre di cosa stiamo parlando. Che tipo di droga, se leggera o pesante, quanto e come la prendi. Ed è proprio qui che le varie differenze tra le droghe sono fondamentali. Ci sono persone che si fanno tanto ma conducono una vita normale, sono affermati anche a livello professionale. Sì forse dipendono, ma nessuno li va a chiamare drogati. Bisogna stare attenti con le parole. Il fenomeno del consumo delle droghe ha iniziato a interessare un numero sempre maggiore di giovani adulti. Secondo voi è possibile che sia perché non si conosce la pericolosità delle sostanze stupefacenti? È ormai così accettata a livello sociale che la si considera quasi normale e perciò non si vede il rischio? Davide Ognuno dovrebbe essere così intelligente da capire da solo che la droga fa male senza bisogno di continuare a seguire gli altri, se poi lo fai perché devi seguire il tuo gruppo allora sei veramente scemo, una persona senza identità. La pericolosità delle sostanze la conoscono tutti e non credo si pensi in assoluto che sia normale, purtroppo ultimamente viene considerata “figa” e si decide di assumersi il rischio di poter stare male o di assuefarsi perchè così si è alla moda, si sta al passo con il proprio contesto e non si viene emarginati. Se per esempio vai in discoteca con i tuoi colleghi di lavoro e loro ti portano in bagno per tirare una striscia tu ci devi andare se vuoi che poi in ufficio ti considerino “dei loro” e continuino a invitarti a uscire le prossime volte. È così che funziona purtroppo, è sbagliato ma è così. Ma non nascondiamoci dietro la caz...ta che non si sanno i rischi, che è normale. La droga non sarà mai normale. Le droghe vengono assunte perché danno un'iniziale e breve fase di benessere. Secondo voi, come si può provare piacere sapendo che ci si sta facendo del male? Davide Non saprei. Per dire una cosa del genere bisognerebbe provare. Una cosa è sicura: io so benissimo che la droga fa male, crea danni allucinanti e non mi sognerei mai di provarla per avere piacere perché ragiono ed è la ragione stessa che non mi farebbe provare piacere a prescindere. Chi prova piacere nel drogarsi non usa il cervello, non fa determinati tipi di ragionamento, ossia “mi sto facendo del male.” Andrea Il punto è che nel momento in cui uno decide di assumere qualunque tipo di droga che sia erba, fumo, coca o cose più pesanti non pensa al male ma solo al bene, nel senso che il motivo principale è sempre “farsi del bene” e si rimuove il fatto che si stanno apportando dei danni alla propria persona. Il piacere lo si prova eccome, sia perché quella sostanza contiene elementi che ti danno benessere sia perché mentalmente sei nella condizione e nella “convinzione” che ti sentirai bene, che proverai cose che normalmente non provi. L' LSD non dà dipendenza fisica né assuefazione, ma genera una fortissima tolleranza, infatti per sentirne gli effetti bisogna assumerla in quantità maggiori rispetto alle altre sostanze. Si è "drogati" anche se non “si dipende”, malgrado l'uso sia comunque frequente o assiduo e rechi danni? Davide Un drogato è un drogato. Abituale o meno, se uno assume sostanze stupefacenti è comunque un drogato. Poi che significa che l'LSD non dà dipendenza fisica? Quindi chi si cala 20 pasticche a sera in discoteca? Anche se non è dipendente sempre drogato, tossico è, perché si fa di Lsd che è una droga pesante. Se uno continua ad assumere sostanze stupefacenti, anche se per le loro caratteristiche intrinseche non danno dipendenza fisica, è un drogato. Essere drogati o meno non dipende dalla dipendenza in se stessa, ma dalla frequenza. This is Cocaine. Clicca e guarda il video “shock” dei Club Dogo. Mai visto un punto di vista interno così... realistico su Milano, la “società” e la cocaina. E tu, che ne pensi? Un tempo l'utilizzo di una droga era come se identificasse la classe di appartenenza di un individuo, per esempio la cocaina aveva un prezzo notevole e veniva acquistata da classi sociali più abbienti, l'eroina era un tipo di droga prevalentemente utilizzata da persone di classi sociali più basse perché veniva considerata poco elegante e pratica, caratteristica degli ambienti più degradati. È ancora così nella società di oggi, o esiste una sorta di “democrazia delle droghe”? Andrea A monte c'è una cosa diversa: si tratta più di gusti che di differenza sociale. Oggi a seconda di quello che preferisci ti fai. Preferisci il crack? Ti fai di crack e puoi essere straricco, preferisci la cocaina? Ti fai di cocaina e magari sei della più bassa classe operaia che ci sia in giro. Oggi le droghe, purtroppo, vengono Vuoi saperne di più sulle Droghe? www.oltreilmuro.it Il primo magazine etico-estetico 23 www.sobjective.it Per molti “farsi uno spinello” non equivale a drogarsi. Qual'è il vostro punto di vista? Quando i piaceri diventano dipendenze vendute a prezzi stracciati e tutti se le possono permettere. Nel peggiore dei casi, i “poveri investono” i pochi soldi che hanno così. Forse una volta era più difficile accedere a certi tipi di droga e di conseguenza c’erano delle differenziazioni di classe, ma comunque è sempre tutta una questione di prezzi e di possibilità. Forse al giorno d'oggi ci sono più possibilità e prezzi più bassi. Davide Sotto l'aspetto della legge sì, sotto l'aspetto personale no. Perchè lo spinello spesso viene usato in medicina, la marijuana è usata per curare i tumori all'occhio: diminuisce la pressione del tumore sulla cornea. Anche qui, stesso discorso: se te ne fai cento al giorno sei un drogato, è sempre un discorso di frequenza e quantità. Poi è anche vero che una canna fa molto meno male di una sigaretta. Quindi mi verrebbe da domandare “allora perché non chiamano drogati anche quelli che fumano accanitamente pacchetti interi di sigarette al giorno?” Andrea No, non equivale a drogarsi perché è una droga leggera. Conosco non poche persone che una volta nella vita si sono fatte una canna e allora io che dico? Quello una volta si è drogato? No, dico che quello una volta si è fatto una canna. Per quanto banale la distinzione tra droghe leggere e pesanti è fondamentale da fare ed esiste. È inutile che ci prendiamo in giro, se mi faccio una striscia o una “pera” non è la stessa cosa e non fa lo stesso male di una canna di erba o di fumo. A livello chimico, per quello che le sostanze stupefacenti hanno al loro interno e per gli effetti che ti danno. Il popper, per esempio, è definita una droga leggera che “ti manda in fumo il cervello” però la vendono e la usano come stimolatore sessuale. Nessuno si sogna di dire che chi si fa di popper è un drogato. Una buona fetta di opinione pubblica è convinta che legalizzare le droghe leggere possa essere un primo ed efficace tentativo per risolvere il problema della tossicodipendenza. Questo pensiero resta valido anche pensando che i nostri figli un giorno potrebbero accendersi uno spinello così come scartano una caramella? Davide Io non sono a favore della legalizzazione delle droghe, assolutamente. E a prescindere dal fatto importante che non vorrei mai che i miei figli vivessero in un mondo in cui entri in un tabacchino e acquisti fumo o erba come caramelle, il punto principale è che ce ne sta già in giro abbastanza senza bisogno della legalizzazione. Ormai nessuno sta più a preoccuparsi della legalità. Si “cannano” e amen. Andrea Non vorrei essere banale ma io sono per la legalizzazione delle droghe leggere. È necessario legalizzare e al tempo stesso regolarizzare. Una volta che si possono comprare regolarmente certe sostanze magari l'uso e l'acquisto diminuiscono. Preferisco pensare a mio figlio che va in un tabacchino, se proprio vuole provare l'ebbrezza di farsi una canna, piuttosto che saperlo andare in giro in brutte zone e in brutti quartieri di notte come fosse un barbone. Anche le sigarette fanno male, eppure si comprano. Sta sempre alla coscienza di ognuno e di ogni genitore che vuole salvaguardare il figlio. E lo deve fare comunque, che sia tabacco o erba. Nelle comunità mediche e scientifiche alcune scuole di pensiero oggi parlano di una predisposizione genetica e biochimica alla dipendenza delle droghe. Quindi è un ulteriore alibi per colui che ne fa uso che dirà "Non è colpa mia", oppure bisogna metterci un po' di cervello e consapevolezza? Andrea Bisogna sempre usare la testa in ogni cosa, che sia droga, Interviste al tramezzino cibo o qualsiasi altra cosa. Io non credo minimamente che ci possa essere una predisposizione genetica alla dipendenza dalle droghe. La droga è un comportamento, non un carattere ereditario. Conosco tanta gente che fa uso di sostanze e ha dei genitori modello, così come conosco persone che non si sono mai fatte pur avendo alle spalle contesti familiari che avevano a che fare con le droghe, proprio per la convinzione di non fare una cosa sbagliata che ha rovinato persone care. Si tratta sempre di comportamenti che ognuno decide di mettere in atto di propria testa e volontà, non perché qualcuno gli ha trasmesso qualche gene. Tra i personaggi del mondo dello spettacolo ce ne sono tanti che fanno uso di sostanze stupefacenti. Il mese scorso la famosa attrice e cantante Lindsay Lohan è risultata positiva al test della droga e condannata a entrare nell'ennesima comunità di recupero. Qual è la vostra opinione sulle comunità di recupero? Davide Le comunità di recupero non sono per niente efficaci. La gente che si fa recuperare dovrebbe pensare di smettere di drogarsi senza essere indottrinata da gente che fondamentalmente non fa un ca...o dalla mattina alla sera. Andrea Le comunità di recupero possono essere utili per chi vuole provare a uscirne davvero. L'aiuto degli psicologici è quello più importante, perché si occupano di tutto quel percorso interiore che è l'aspetto fondamentale di chi deve recuperare. Poi è importante che lui creda nel lavoro che farà su di sé, deve esserne assolutamente convinto e avere la volontà di fare il possibile per uscirne e tornare a una vita normale. Se sono gli altri a spingerlo, la buona riuscita sarà più difficile. Vi ricordate l'ultima campagna sociale contro la droga? Andrea e Davide No nessuna. La comunicazione sociale serve a ben poco, nel senso che non sarà qualche campagna di sensibilizzazione a risolvere il problema o a impedire alle persone di cominciare a farsi. Sono tutti palliativi, per carità nobilissimi, ma diciamoci la verità: qualche immagine insieme a qualche parola messa in croce può mai convincere un tossico a smettere? Le famiglie devono essere vigili su quello che succede sotto i loro occhi e impedire certe cose. In primis, controllando posti e compagnie che un figlio frequenta. 24 www.sobjective.it Studio lab MESSINA SUMMER CAMP 2010 Shar Avevamo ormai il cervello totalmente saturo, la stanchezza era diventata la nostra ombra, recepire informazioni - anche le più banali - era diventata un’impresa titanica. Due anni di studio matto e disperato fuori sede, sotterrate dalla neve, ci aveva condotte sulla via dell’esaurimento! Finché, un bel giorno d’aprile, abbiamo prenotato il nostro regalo di laurea. Destinazione Domina Coral Bay, uno dei villaggi turistici più chic di Sharm El Sheikh (Egitto). Dopo aver preso i canonici accordi con l’agenzia di viaggi ci siamo dette: “Fatto, pattemu!”. Però, tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare… non ancora quello di Sharm, ma il mare di libri da studiare per arrivare al tanto agognato titolo di dottoresse. m El S heik di Alessia Abrami e Roberta Restretti. Vuoi guardare la galleria fotografica con l’intero Reportage di Sharm El Sheik? Clicca sulle foto ed entrerai nell’album di Cittadini del Mondo su Facebook. Per guardare i Video, cliccaci sopra ed entrerai nella playlist del Sobjective Channel dedicata alla rubrica dei vostri viaggi! 25 luglio 2010, ore 5 del mattino: la PARTENZA. Una partenza intelligente prevede che chi si deve alzare presto, la sera prima si addormenti altrettanto presto. Noi, che siamo molto impavide e poco intelligenti, la sera prima abbiamo avuto la geniale idea di andarcene a un concerto. Insomma, abbiamo fatto le ore piccole e siamo arrivate a Sharm già con le occhiaie. Ma la stanchezza dei nostri occhi non era tale da impedirci di ammirare lo splendido panorama che si scorgeva dal balconcino della nostra camera. Primo giorno. Come due sirenette in fondo al mar… Rosso, con eleganza e leggiadria ci tuffiamo in acqua. Ecco un esempio… Purtroppo non abbiamo considerato il fatto che il cloro della piscina poco si addice a due ragazze belle e sofisticate come noi, sempre impeccabili nella cura del corpo. Infatti la nostra pedicure ne ha risentito parecchio. La giornata prosegue con le attività ludiche dell’animazione del villaggio. Acquagym, balli di gruppo, step e aereobica, pilates, il gioco aperitivo: non appena giunge alle nostre orecchie il motivetto d'apertura - indiscussa colonna sonora della settimana - instancabili, partiamo all'attacco! Per mandarci i tuoi reportage di viaggio scrivi a: cittadinidel [email protected] 25 www.sobjective.it b io la Stud A SIN MES 010 P2 AM C MER SUM heik Per la prima serata, il giro nella città di Sharm è d’obbligo. Ci siamo calate perfettamente nella parte delle turiste desiderose di conoscere il posto, assaporarne l'atmosfera e far parte anche solo per un momento della cultura, iniziando da uno dei suoi aspetti fondamentali: la religione islamica, con la visita alla moschea principale. lS E rm Sha A spasso per le vie colorate e rumorose del centro città, incontriamo un olezzoso e annoiato abitante del deserto: il cammello. Per finire, non possiamo non spipazzare il celeberrimo narghilè, uno strumento con cui fumare tabacco fruttato e che noi abbiamo maneggiato con la stessa disinvoltura di un flautista! Secondo giorno. Ci avevano avvertite sin dal nostro viaggio in aereo: “A Sharm quasi tutti hanno problemi di stomaco, perciò state attenti col cibo e bevete solo acqua in bottiglia chiusa!”. E noi diligentemente abbiamo seguito il consiglio da subito. Eravamo così tanto contente di essere riuscite a sfuggire al pericolo, nonostante la nostra misera dieta… ignare del fatto che alla dissenteria neanche due eroine come noi potevano sfuggirvi! Il bagno inizia a divenire un luogo d’appuntamento fisso della giornata, insieme alle attività ludiche in piscina e alle escursioni fuori porta. E a rendere il nostro soggiorno ancora più “artistico” ci hanno pensato anche gli addetti alle pulizie che, al nostro ritorno in stanza alla fine di ogni giornata, ci fanno trovare il copriletto sistemato a mo’ di caramella. Terzo giorno. Impossibile visitare l’Egitto senza fare un giro nel complesso monumentale simbolo del Paese: le Piramidi e la Sfinge. Ma partire all’una di notte per affrontare un viaggio di 7 ore in pullman, in mezzo al deserto del Sinai e con l’aria condizionata a 20 gradi (fuori ce ne sono in media 40 anche di notte) non ha di certo alleviato la nostra stanchezza e giovato al nostro stomaco in subbuglio! Detto questo, non chiedetevi perché piuttosto avremmo desiderato demolire una delle sette meraviglie del mondo! L'itinerario di questa escursione prevede due tappe altrettanto importanti, quella al Museo del Papiro e quella al Museo Egizio. Anche qui il confine tra la curiosità e la sofferenza è molto labile, ma un pensiero piacevole e rassicurante ci accompagna: il pranzo al ristorante con vista sul Nilo. E dopo esserci “riempite” le pance, arriva il momento di salire sul pullman, accompagnato dall’amara consapevolezza che ciò significa affrontare nuovamente 7 scomodissime ore di viaggio con l’aria condizionata a 20 gradi. 26 Il primo magazine etico-estetico www.sobjective.it 0 201 AMP C R ME SUM INA S S ME b io la Stud Quinto giorno. Dopo 24 ore di riposo nel villaggio - se di k i he riposo si può parlare - affrontiamo un nuovo l S viaggio che non ci saremmo mai aspettate essere così E esilarante: il parco marino di Ras Mohamed. rm a ShArmate e ornate anche stavolta del nostro ineccepibile look vacanziero, elegante e alla moda, arriviamo in luogo magico fatto di paesaggi affascinanti e quasi mistici. Presto, però, da “animali da passerella” ci trasformiamo in “mostri da spiaggia”, pronte per fare un po’ di snorkeling. Un’ora intensa fra le acque della barriera corallina, accompagnate da una guida veloce ed esperta che non esita a porgere la sua mano verso di noi, timide e impacciate esploratrici del mare: l'unica cosa che ci è riuscita veramente bene è stata prenderci a colpi di pinne in faccia. Qualcuno ha rischiato di affondare per la stanchezza, qualcun altro ha guadagnato qualche graffio in pancia; ma la disgrazia era che, qualsiasi cosa ci succedesse, era meglio farcela con le proprie forze perché la guardia costiera del posto non era poi così rassicurante…! Come non lo era nemmeno la location riservata al pranzo. Siamo state ospiti dei beduini, sotto la loro tenda, entusiaste di assaggiare le loro gustosissime pietanze in mezzo al deserto. Cosa mai può importare se sotto la tenda beduina tavoli, sedie e posate sono bandite? D'altronde, bisogna calarsi completamente nell'atmosfera africana. // // Ma i veri protagonisti della giornata non siamo state noi, bensì Mohammed, Aladino e Tito, rispettivamente l'autista dell'autobus che ci ha accompagnate al parco, l'addetto alle riprese, e la guida. Il primo, nel bel mezzo di una corsa sfrenata tra le dune, si ferma in pieno deserto per farci ballare, mentre il secondo e il terzo aprono le danze e fanno letteralmente scatenare tutto il gruppo. Un vero successo! Ultimi giorni. Tutto sommato la nostra vacanza è stata all'insegna del relax. Nessun bagordo, a letto sempre prima di mezzanotte, il massimo che ci siamo concesse è stato un annacquato cocktail sulla spiaggia. Solo l'ultima sera siamo uscite dalla routine partecipando ai “giochi senza frontiere” del Domina Coral Bay, affrontando prove pericolose a bordo piscina come la staffetta sui gommoni, il mortal combact con caschetto e cotton fioc gigante e il pediluvio, tirando fuori tutto l'ardore possibile di fronte a degli agguerritissimi avversari russi. Risultato: siamo tornate in stanza sconfitte e bagnate, ma sempre molto glamour. E altrettanto glamour siamo atterrate il giorno seguente all’aeroporto di Catania, forse con qualche chilo in meno ma con un sorriso in più! ! z Ciau 27 Il primo magazine etico-estetico www.sobjective.it Tutto un Altro punto di vista sull’ Altra Economia. Clicca e guarda l’Ad Explain Video sulla Purple Campaign realizzato dalle ragazze del Sobjective Lab Studio lab MESSINA SUMMER CAMP 2010 Contattaci. [email protected] www.sobjective.it/purplecampaign Facebook Page Purple Campaign 4 La Prima Campagna Nazionale dell’Altra Economia Sostenibile Associazione - Magazine - Studiolab Via E. L. Pellegrino N.23/C 98123 Messina Via Cavaleri N.8 20147 Milano Tel. 02 39621124 Cell. 340 1540555 PG Purple Campaign Passion 4 G Green Economy