Anno 2 N.6 20.11.2010
Il primo magazine etico-estetico
4
PG
Purple Campaign
Passion 4 G
Green Economy
Scopri la Prima Campagna
Nazionale dell’Altra Economia
1-3 Dicembre Puglia
Festival dell’Innovazione
Giovani Coscienze Creative
di Altolia
2
Il primo magazine etico-estetico
www.sobjective.it
Cambiamento. O c’è dell’Altro?
Wake up Everybody!


E
rano gli anni '75 e '85 quando queste frasi venivano cantate per
la prima volta in nome di un cambiamento morale, sociale,
politico. Ed eccoci qua. Anno 2010. Forse il vento della crisi e del
degrado ambientale ha spalancato le finestre delle Camere globali
lasciando entrare quelle note dolenti che, improvvisamente, ci pongono davanti a una scelta drastica e urgente: cambiare immediatamente rotta se non vogliamo mettere a rischio l'intera esistenza. E,
così, tornano le stesse canzoni di una volta a cullare il malcontento
generale, a infondere positività e speranza. Sembra l'inizio di una
nuova era. L'era del cambiamento.
Improvvisamente tutto diventa green, responsabile, solidale, sostenibile. Il sistema economico è sotto accusa e si rilancia con una campagna orientata al cambiamento. Finalmente! Però mi viene un
dubbio: chi è che deve davvero cambiare? Noi? Le leggi? I sistemi
economi e produttivi? Non sarò io a darti una risposta. Dovrai dartela tu stesso ma, prima, vorrei parlarti di Altro.
Ascolta il messaggio
vocale e rispondi
sul nostro blog

“We should tax
what we burn
not what we earn”
Take our planet back


Leggi il testo
Al Gore, 2008
Sì, perché quando un sistema è in stallo a volte, la soluzione migliore,
è saltarne fuori e costruirne un Altro. E così è stato. L'Altra Economia,
quella a cui s'ispirano gli stessi che hanno causato i problemi di oggi,
quella, opera da tanto tempo in tutti i settori e in modo innovativo e
originale. Vuoi indossare un capo davvero unico? Vuoi tornare a
sentire i veri sapori della frutta? Vuoi immergerti in una vacanza
davvero speciale? Vuoi comprare un prodotto sapendo che i soldi
andranno in maniera equa a chi lo ha realizzato? Vuoi lavorare a
casa tua senza dover emigrare? Allora non devi cambiare e non devi
aspettare nessun cambiamento. Devi solo orientarti. Volgere lo
sguardo verso Altro. E, per farlo, devi sapere che quell'Altro esiste.
Questo è un numero importante per Sobjective. Perché lancia un
progetto ambizioso in cui crede e su cui esso stesso si fonda. Con la
consapevolezza che la comunicazione sia un grande potere che,
usato in modo responsabile ed etico, può orientare al bene comune,
come insito in lui, ha deciso di mostrare che c'è dell'Altro. Perché se
è vero che sei ciò che comunichi e comunichi attraverso i tuoi comportamenti, allora forse sono quest'ultimi che dovrai Orientare. Per
decidere cosa fare o non fare. Per scegliere Chi “essere o non essere”.
Carmen Fiore.
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La realtà dai suoi punti di vista.
leggimi. Guardami. ascoltami. e poi
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Questa è la vera comunicazione.
Sobjective è il primo magazine in pdf che
si legge, si ascolta, si guarda e interagisce con te.
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musica, guardare filmati dal Sobjective Channel, il
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di vista. ascolta la domanda del mese e rispondi con il
tuo punto di vista direttamente sul blog o mandandoci
filmati e file audio. Rispondi alla Rubrica di Gaia Altieri
Rotondi sul sito. Sobjective è anche progetti interessanti
e coinvolgenti. Sfida te stesso, potrai solo divertirti,
vivere esperienze esclusive e, ovvio...
...vincere!
Sommario
SIDE A*
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4 Purple Campaign
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15
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24
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entra nella
Leggenda
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Leggi, guarda o ascolta i
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stessa realtà
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approfondimenti
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Editoriale
Passion 4 G
Green Economy
Evento del Sud
Festival dell’Innovazione
Progetto di CSR Coscienze Creative
Giovani Coscienze Creative di Altolia
Ethic Design
Good 50x70. De-Sign of Change
Tribute
Michael Jackson. King of L-O-V-E
Musica dal Sud
Progetto Migala
Wo-Man. The Sexist Column
La Tentazione
Interviste al Tramezzino
L’Uso di Droga
Cittadini del mondo
Alessia & Roberta a Sharm El Sheik
*Ogni numero di Sobjective esce diviso in due parti.
La realtà dai suoi punti di vista.
Sobjective Anno 2 - n.6 - 11/2010 www.sobjective.it
Registrazione Tribunale di Messina nr.: 13 del 6/10/2008
Direttore: Antonia Opipari
Direzione: [email protected]
Redazione: [email protected]
Dal Sobjective Studio Lab: Roberta Restretti, Alessia Abrami.
Collaboratrici e giornalista: Serena Calabrò,
Alessandra Calapà, Clara Sturiale.
Traduzioni: Isabella Bresci
Montaggio Video: Carmen Fiore,
Clara Sturiale
Marketing&Comunicazione - Creatività e spazi pubblicitari:
YPCC. Your Personal Communication Creator
Creative Director: Carmen [email protected]
Associazione Culturale Sobjective
Sede Legale:Via E. L. Pellegrino N.23/C - 98123 Messina
Ufficio operativo: Via Cavaleri N.8 - 20147 Milano
Tel. 02 39621124
340 1540555
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Il primo magazine etico-estetico
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La Prima Campagna Nazionale dell’Altra Economia
Sostenibile
PG
Purple Campaign
Passion 4 G
Green Economy
Riposizionare. Organizzare. Orientare. Formare.
Sviluppare il Sud attraverso la microeconomia.
Ecco a voi la Purple Campaign.
Un progetto costruito su più azioni mirate al trade, al consumer,
agli operatori presenti e futuri del mercato e alle istituzioni. Per
offrire un’immagine di alto impatto sull’Altra Economia, sostituirla
a quella tradizionale attraverso linguaggi condivisi, risvegliare la
coscienza sociale, fare dell’unione la forza del mercato attraverso
una campagna sostenibile a basso costo, creare sviluppo al Sud
attraverso la nascita o l’organizzazione di microeconomie locali,
formare nuovi imprenditori green oriented capaci di sviluppare e
autogestire imprese sociali e nuovi, innovativi progetti equosolidali
ed ecosostenibili.
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Clicca e guarda l’Ad Explain
Video sulla Purple Campaign
realizzato dalle ragazze
del Sobjective Lab
Studio lab
MESSINA SUMMER CAMP 2010
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Le novità della Purple Campaign?
La Prima Campagna Nazionale Sull’Altra Economia
Comunicazione integrata - advertising, eventi, media, ecc...
Il Primo Show-Room dell’Altra Economia al Sud Italia
Gestione delle vendite attraverso G.A.S. & E-commerce
Coscienze Creative. Un progetto di Responsabilità Sociale
metacomunicante
Media e canali costruiti sui valori della Green Economy
[email protected]
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Formazione e creazione di nuovi posti di lavoro
Donne e Imprenditorialità nell’Altra Economia
Facebook Page Purple Campaign
Un progetto ideato da Carmen Fiore a cura di
Associazione - Magazine - Studiolab
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Evento del Sud
Creatività. Competitività.
Le linee guida della Puglia per lo sviluppo dell’Impresa Sud.
Bari 1-2-3- Dicembre 2010
Fiera del Levante
Clicca e passeggia
per i padiglioni
dell’edizione 2008

Vivi l’evento.
Diventa Protagonista
della sua mission.
Quando si parla d’innovazione o ricerca, siamo soliti pensare a
luoghi lontani, dove lo Stato investe nel potenziale umano, nelle
menti, nell’ottica di un progresso tecnologico-scientifico che
entra nella realtà della vita quotidiana - anche attraverso le
istituzioni pubbliche e private - per migliorarne e salvaguardarne
la qualità e il rispetto. Sicuramente nei nostri pensieri non c’è il
Sud Italia, da sempre tacciato di essere il luogo dell’immobilismo,
dell’ignoranza e della mentalità mafiosa, da dove le menti brillanti
scappano mentre quelle “furbe” si alleano alla criminalità e quelle
deboli si piegano al sistema. Beh... come darvi torto se non con i
fatti?
Improvvisamente le lancette degli orologi tornano al passo con i
tempi. Girano veloci messe in moto dall’energia solare, dai raggi
che ruotano veloci nelle bici della mobilità sostenibile che incontra il turista responsabile che, con shopping bag biodegradabili,
promuove all’estero gli originali e sani prodotti a km.0.
No, non siamo finiti improvvisamente in un quadro futurista.
Siamo in Puglia. Nel suo quadro reale e potenziale. Nel momento
della sua massima espressione creativa. Dove l’Innovazione si
trasforma in Competitività. Dove le giovani menti convergono per
trasformare le loro idee in progetti. I loro progetti in imprese.
Perché ci vogliono “Nuove idee per grandi imprese”. E proprio
sulle giovani imprese innovative si concentra la scommessa della
Puglia.
Siamo al Festival dell’Innovazione.
Alla sua seconda edizione, si prepara a mettere in mostra il
grande lavoro sinergico messo in atto da enti di ricerca, università, istituzioni in rete per un’unica grande mission: lo sviluppo del
territorio attraverso la costituzione d’imprese all’avanguardia,
innovative e competitive.
Aspettando di poterci intrufolare tra i percorsi del Festival, diamo
una sbirciata all’edizione 2008 e ci facciamo raccontare dalla
Dott.ssa Giuliana Trisorio Liuzzi, Presidente Arti, cos’è il Festival
dell’Innovazione per la Puglia e per i suoi protagonisti: giovani,
aziende, istituzioni. E anche per l’Italia intera.
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Evento del Sud
Chi lo ha creato, perché, a chi è diretto e
come è stato possibile?
Benvenuti nel BACKSTAGE del Festival dell’Innovazione.
Intervista alla Presidente ARTI Prof. Ing. Giuliana Trisorio Liuzzi
Buon giorno, può spiegarci che cos'è
l'ARTI, quali sono le sue linee guida
e la sua mission?
ARTI è una delle Agenzie Regionali della Regione Puglia. Un organismo
tecnico operativo strumentale di recente creazione che è stato istituito
nel 2005 e che mira alla crescita sostenibile della Regione Puglia, del suo
territorio e alla riqualificazione del suo capitale umano attraverso la
diffusione dell'innovazione e della tecnologia. Tali attività sono svolte in
vario modo: mettendo in rete progetti che si occupano di scienza, ricerca
e creatività; cercando di sviluppare scambi e rapporti; finalizzando reti ed
eventi mirati alla realizzazione di nuove attività competitive e innovative
in campo imprenditoriale. Su questo obiettivo sono modulate alcune
attività specifiche che ARTI svolge seguendo le indicazioni della Strategia
Regionale della Ricerca e dell'Innovazione che la Regione Puglia si è data
per il 2007-2013. L' attività sostanziale dell'ARTI segue una serie di direttive
specifiche che vanno dallo sviluppo di tutta la filiera della conoscenza, alla
costruzione del sistema regionale delle innovazioni e della sua promozione; ciò significa non soltanto una mappatura dei soggetti interessati e
delle attività che questi svolgono ma, anche e soprattutto, una valutazione tecnico-scientifica ex-ante ed ex-post di queste ultime e di tutti gli
interventi che vengono messi in atto in quel meccanismo di rete di cui si
parlava precedentemente. Il tutto per dare corso a un'azione finalizzata
alla risoluzione del problema dell'occupazione, creando collegamenti
concreti tra il sistema educazionale-formativo pugliese e le richieste dei
sistemi produttivi, soprattutto sul versante dello sviluppo e
dell’innovazione.
In generale, questi sono i grandi temi che dovrebbero essere affrontati in
tutto il Paese. E sono orgogliosa di dire che in Puglia li stiamo affrontando
la creazione di un ambiente favorevole all'innovazione e alla
Diffusione e potenziamento della cultura attraverso
competitività. Cosa significa? Benché "innovazione" o "competitività"
dell’innovazione, azioni specifiche di
siano termini inflazionati a cui possono essere attribuiti diverse accezioni
potenziamento dei soggetti e delle loro che generano confusione, a mio parere essi contengono significati ben
precisi a cui corrispondono azioni determinate. La consapevolezza di cosa
relazioni, strategie di filiere tecnologiche. significhi creare innovazione e competitività passa attraverso una
Queste le 3 grandi aree su cui si muovono conoscenza profonda di tutti i settori e di tutti gli interlocutori regionali:
dalla scuola al mondo produttivo, dalle istituzioni all’opinione pubblica.
le azioni dell'ARTI. In cosa consistono,
quindi, che il punto fondamentale dal quale partire per essere
come s'inseriscono in una realtà come la Credo,
realmente innovativi, sia quello di diffondere capillarmente una cultura
Puglia e qual è il loro target?
dell'informazione. Ed è quello che noi facciamo con la nostra attività:
mettere in atto azioni che diffondano innovazione a vari livelli, diversificandosi per età e competenze.
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Il primo magazine etico-estetico
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Evento del Sud
Chi lo ha creato, perché, a chi è diretto e
come è stato possibile?
Benvenuti nel BACKSTAGE del Festival dell’Innovazione.
Intervista alla Presidente ARTI Prof. Ing. Giuliana Trisorio Liuzzi
Il Festival dell'Innovazione si colloca all'interno di un
più ampio contenitore di azioni del progetto "Creare
impresa e diffondere tecnologia a partire dalla ricerca
- ILO2", più specificatamente azione "Rete Regionale
per il Trasferimento di Conoscenza". Ci può spiegare
di cosa si tratta?
quindi, che intende affiancare il programma formativo tradizionale
di ogni università o facoltà. In altre parole, diverse azioni che
insieme concorrono a determinare un ambiente e un contesto
favorevole all’innovazione.
Il Festival si divide in aree tematiche e percorsi espositivi.
Su che basi sono state decise le sue 4 aree tematiche?
Il Festival, finanziato dalla Regione Puglia, è la seconda fase di
questo grande progetto denominato ILO2 già attuato negli anni
precedenti. Il progetto ILO è coordinato dall’ARTI, su incarico
dell’Assessorato allo Sviluppo Economico della Regione Puglia e
vede la partecipazione attiva di tutte le produttività pugliesi, delle
Università e degli enti pubblici di ricerca; l’obiettivo è rafforzare la
strategia di cooperazione bilaterale tra ricerca e impresa, nonché
valorizzare i risultati della ricerca pubblica attraverso l’azione della
Rete Regionale degli Uffici per il Trasferimento Tecnologico
(denominati “ILO” - Industrial Liason Office). A tale scopo, sono
state messe in atto una serie di azioni di sostegno e di accompagnamento nelle varie fasi di questo percorso. Il Festival
dell’Innovazione è un progetto importante e alcuni risultati sono
già tangibili: si sono create e consolidate molte spin-off e i risultati
ottenuti sono visibili già dai primi dati degli storyboard e nelle
graduatorie europee.
Le quattro aree tematiche in cui si snoda il Festival - Innovention,
Land, Imagination e InnovAbilia - sono state decise in base alla
Strategia Regionale della Ricerca e dell'Innovazione della Regione
Puglia. Mi riferisco, ad esempio, a tutte le attività rivolte al mondo
giovanile e al peso che è stato dato alla creatività, alla realizzazione
di “Principi Attivi” o all'importanza che è stata data ai diversamente
abili o alle persone disagiate con il Festival InnovAbilia.Tutte
queste quattro aree tengono conto, inoltre, delle più importanti
filiere produttive regionali che coinvolgono i soggetti appartenenti
ai distretti tecnologici e produttivi, nonché la filiera delle piccole
medie imprese innovative già costituite. Occorre però fare
un’ulteriore considerazione. La potenzialità della Regione Puglia è
nella qualità del suo ambiente; ciò significa la necessità di dare
importanza maggiore al settore ambientale che oggi, come dichiarato da economisti di fama internazionale, potrebbe diventare
uno dei settori trainanti per il futuro.
Il progetto ha avuto il cofinanziamento dell'Unione
Area Innovention. Nasce dall'obiettivo di avvicinare i
Europea attraverso la partecipazione a 2 bandi. In molte
Regioni del Sud questa possibilità non è stata comunicata
o è stata addirittura negata perdendo i soldi destinati a
tali azioni - a tal proposito vorrei fare i complimenti
per la trasparenza del sito - Può spiegare ai giovani
professionisti che ci leggono come si accede a questi
bandi e quali sono le condizioni contestuali per cui un'idea
vincente diventa progetto, incontra e viene supportata
dalle istituzioni, diventando realtà?
giovani alla sperimentazione, alla ricerca e di scovare
talenti da mettere in rete. Ma poi, c'è un futuro concreto
per questi giovani in Puglia e nel nostro Paese?
Questa sarà una responsabilità di chi governa. Solo attraverso una
scelta mirata sarà possibile creare un futuro per i giovani.
Al momento non sono in grado di dire quali possibilità ci saranno.
Possiamo dire allora che questo presente può aiutare i
giovani pugliesi a inserirsi in contesti internazionali dove
invece queste possibilità sono una realtà?
Uno dei compiti dell’ARTI è quello di diffondere le informazioni
provenienti dall’Unione Europea, dalla Regione Puglia e da altri
organismi nazionali, cercando di creare cultura e una conoscenza
approfondita delle informazioni. A queste ultime i giovani accedono attraverso diverse modalità; ad esempio, attraverso le
comunicazioni dirette dei centri di ricerca, programmi specifici a
loro dedicati dalla Regione e, naturalmente, attraverso le nostre
attività.
In riferimento al progetto ILO2, per esempio, sono stati attivati
diversi meccanismi. Abbiamo realizzato manifestazioni come la
"Start Cup", che ha premiato idee innovative favorendo la nascita
di nuove imprese; inoltre, abbiamo cercato – riuscendoci – di
mettere in rete una serie di talenti regionali che si distinguono nei
settori più disparati. Toccherà poi alla politica decidere se investire
sulla formazione, sui giovani o sull'università: si tratta di fare una
scelta di priorità, una scelta che sicuramente è difficile.
Quindi alla fine per far diventare un'idea, un progetto
Land. L'innovazione affonda le radici nel rispetto della
realtà ci deve essere un contesto, anche politico, attivo?
Principalmente tutto dipende dagli obiettivi della Strategia
Regionale dell'Innovazione. In che modo un'idea diventa
progetto? Potrei citare un esempio, traendo spunto proprio da
alcune azioni del progetto ILO2. Una delle tante attività di accompagnamento è stata l'organizzazione di un pacchetto consistente
di seminari, tenuti da esperti del trasferimento tecnologico su vari
temi: attraverso questi seminari, che hanno coinvolto le università
pugliesi, si è cercato di coinvolgere sia gli studenti universitari sia
coloro i quali non erano direttamente interessati a
una spin-off universitaria. Inoltre, in accordo con le università,
sono stati attivati meccanismi per i quali questi seminari valgono
come crediti nel percorso di formazione universitaria. Un livello
ulteriore di formazione sul tema del trasferimento tecnologico,
sua Terra e diventa Green. È questa, secondo lei, la
chiave di lettura vincente per un riscatto economico e
una presa di coscienza e d'identità del Sud?
Sicuramente, ma non solo. Il Sud è un’area in cui il settore agricolo
ha un’importanza fondamentale; a esso si aggiunge la presenza
di una costa splendida e di un entroterra magnifico: qualità che
sono sicuramente un plus per il settore del turismo, ma alle quali
occorre affiancare altri elementi e fattori che possono ingenerare
sviluppo.
Imagination. Al Sud la creatività non manca.
Intelligentemente la Puglia decide di appoggiarla,
valorizzarla e promuoverla. Proprio oggi ho visto su XL
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Evento del Sud
Chi lo ha creato, perché, a chi è diretto e
come è stato possibile?
Benvenuti nel BACKSTAGE del Festival dell’Innovazione.
Intervista alla Presidente ARTI Prof. Ing. Giuliana Trisorio Liuzzi
di Repubblica il cd Puglia Sound con 15 tracce dei giovani
talenti pugliesi. In che modo, secondo lei, la creatività
può diventare ricchezza e occupazione?
È un’ impresa: nel senso che dobbiamo puntare a trasformare la
creatività in impresa.
InnovAbilia. Oggi in Italia l'attenzione alla qualità della
vita è passata in secondo piano. In che modo l'innovazione
tecnologica può venire incontro alla crisi e ai bisogni
degli italiani?
L’innovazione tecnologica risolve e risponde a una richiesta
precisa di tutela della salute che viene da tutta la popolazione.
Andare incontro alla crisi significa trasformare la necessità di
tutelare la salute in uno strumento. In che modo? Facendo
impresa e creando metodologie che potranno dar luogo a realtà
competitive. La competitività, naturalmente, non è solo aumento
di produzione.
Quest'area ospita i progetti dell'omonimo Festival, il primo che
mette in mostra le innovazioni realizzate in Puglia a vantaggio
delle persone diversamente abili. La Puglia è ricettiva e propositiva su questo fronte?
Assolutamente sì. La nostra regione in questi anni ha dimostrato
di essere ricettiva e sensibile su queste tematiche: basti pensare,
al Festival InnovAbilia, che si è svolto lo scorso anno a Foggia,
dedicato ai prodotti innovativi e alle misure di sostegno, esistenti
in Regione e volti al miglioramento della qualità della vita dei
disabili.
Può darci qualche anticipazione sui progetti che vedremo
nei percorsi espositivi del Festival e sui workshop?
Si tratta di eventi che sono stati realizzati o saranno messi a punto
dalle università e dai centri di ricerca pubblici e privati che
parteciperanno all'evento. All'interno di queste manifestazioni
saranno presenti una serie di brevetti, progetti e soluzioni innovative. Ci sarà un percorso che metterà in evidenza le idee innovative dei giovani e per quanto riguarda i workshop, il calendario è
ricco di nuove proposte e tante ricerche. Non voglio svelare di più
ma invitare i lettori a visitare il Festival per vivere l'innovazione
sulla propria pelle all'interno di un'esperienza unica e originale.
Tra i progetti ci saranno i vincitori del "Puglia Innovation
Contest". Come hanno risposto gli studenti delle scuole e
delle università? C'è ricettività rispetto a una manifestazione
di questo tipo? La ricettività è stata davvero molto elevata.
Può spiegarci cos'è la"Call for Ideas and Events"?
La "Call for Ideas and Events" è rivolta alle idee progettuali in fase
di realizzazione. L’obiettivo è quello di invitare i soggetti interessati
a presentare proposte di animazione del Festival, allo scopo di
dimostrare l’applicabilità e la replicabilità dei risultati delle attività
di ricerca realizzate nei laboratori pubblici e privati.
Il Festival dell'innovazione può essere visto come un'opportunità concreta per il futuro dei giovani pugliesi?
E per l'intero Sud?
Questo Festival apre una finestra verso un'alternativa e fa capire
cosa può scaturire dalla competizione e dall’innovazione. Credo
che il Festival sia importante sia perché pone l'attenzione sulla
discussione del potenziale della cultura dell'innovazione, sia
perché può essere occasione di discussione su ciò che l'Italia avrà
fatto in questo ambito. A ogni modo, la manifestazione sarà
sicuramente un'occasione di visibilità e valorizzazione per il Sud,
un evento che produrrà una partecipazione "inversa" rispetto al
solito: un flusso di persone che dal Nord si sposteranno al Sud per
parteciparvi o visitarlo.
A oggi o prossimamente, il Festival ha come obiettivo
la connessione con realtà internazionali che si muovono
nella stessa direzione?
Sicuramente sì. La connessione con realtà internazionali è un
obiettivo insito nel Festival. La manifestazione è stata infatti realizzata nell'ambito di un progetto che ha come partner università e
centri di ricerca pubblici presenti in regione e altri organismi che
hanno una presenza internazionale di tutto rispetto.
“Nuove idee per grandi imprese” recita il pay-off del
Festival. È davvero un'impresa così ardua fare innovazione
e ricerca al Sud? E in Italia? Qual è la strada giusta da seguire?
Questo è un argomento interessante di cui si potrebbe discorrere
per ore. È un'impresa certo, ma è ardua. Se si conoscono le azioni, i
valori e le strategie messe in atto tutto ciò è possibile. Ovviamente
ci vogliono risorse, che devono essere impiegate e destinate
all'educazione e formazione in senso lato. Ed è questa la via che
ARTI sta percorrendo con le sue attività.
Vuole aggiungere qualcosa che non le ho chiesto?
Vorrei concludere questa intervista sottolineando l'importanza
delle risorse umane, concetto che può avere molteplici significati:
l'educazione, la formazione ma anche il tema dell'occupazione: il
più grande problema dei nostri giorni, per risolvere il quale occorrerà mettere in atto un percorso virtuoso d'innovazione e competizione. Io credo, quindi, che il governo dovrà concentrarsi su
questa problematica e incentrare la priorità del suo intervento
sulla sua risoluzione.
Bari 1-2-3- Dicembre 2010
Fiera del Levante
www.festivalinnovazione.puglia.it
ARTI
Agenzia Regionale
per la Tecnologia e l'Innovazione
c/o Parco Tecnologico Tecnopolis
S.P. per Casamassima, Km 3
70010 Valenzano (Ba)
Tel. +39 080 4670576
e-mail: [email protected]
www.arti.puglia.it
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Manda un segnale positivo
se vuoi captare un cambiamento.
Testimonial
Ideato da
Carmen Fiore
con il Patrocinio di
Un progetto del free-magazine
Paolo Galassi
La realtà dai suoi punti di vista
A cura dell’ Associazione Culturale Sobjective
Dado Tedeschi
Franco Trentalance
Eraldo Turra
El V and
The Gardenhouse
Associazione Italiana Disturbi dell’Alimentazione e del Peso
In collaborazione con
Maria Rossi
www.coscienzecreative.sobjective.it - [email protected]
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Segnati dall'ALLUVIONE.
Pronti a lasciare il SEGNO.
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va
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Un progetto del free-magazine
La realtà dai suoi punti di vista
A cura dell’ Associazione Culturale Sobjective
con il Patrocinio di
Provincia di Messina
Associazione Italiana Disturbi dell’Alimentazione e del Peso
In collaborazione con
Testimonial
Maria Rossi
Dado Tedeschi
Franco Trentalance
Eraldo Turra
El V and
The Gardenhouse
ai ragazzi di
Tu
darai loro
Altolia.
ascolto?
A
Ideato da
Carmen Fiore
Paolo Galassi
Sobjective dà voce
ltolia. Forse a molti questo nome non dirà niente. A
qualcun altro invece suonerà familiare visto che nel
2009, tutta Italia ha conosciuto la frazione Sud della
provincia di Messina, a causa di una tremenda alluvione
che ha squarciato la terra e la vita degli abitanti della zona.
Neanch'io, messinese, ero mai stata in quello che ho scoperto
essere un piccolo presepe deturpato dal fango di quella terribile
vicenda ancora troppo recente perché i segni non siano tangibili
sul territorio e nei cuori degli abitanti. 600 in tutto, di cui una
trentina di giovani che, con energia e forza di volontà, si sono
rimboccati le maniche per superare l'accaduto e tornare alla
normalità. Una normalità difficile da immaginare per chi, abituato
alla città, non può minimamente pensare che tra le silenziose
scalinate e i piccoli, caratteristici vicoli del villaggio si custodisca
un moderno e accogliente punto di ritrovo e di riferimento con
tanto di sala giochi, bar, postazione internet e, per l'estate, un
grazioso giardino d'erba sintetica con tavolini, divanetti in vimini
e torce per la sera. Insomma, sfido chiunque a indovinare di cosa
sto parlando! Si tratta dell'oratorio della Chiesa di San Biagio,
cuore pulsante del paese. Incredibile, ti starai dicendo, eppure è
così e mai, come in questo posto, la Chiesa ha deciso di diventare
il punto d'incontro delle persone di ogni età, di essere vicina al
mondo dei giovani per essere vissuta a 360°, plasmandosi di
fronte alle esigenze dei suoi concittadini. Perché la vita è e deve
essere anche svago, gioia e divertimento. E proprio in quei
momenti ci si deve sentire vicino a Dio. Ed è proprio in quei
momenti e con un contesto favorevole, che germogliano le
giovani coscienze creative.
Nel
Nelposto
posto giusto
giusto con
con il
il progetto
progetto giusto
giusto
Un paese con una storia da raccontare. Un progetto che chiede di
comunicare. Questo c'è alla base dell'incontro tra Sobjective e
Altolia che, con la compartecipazione dell'Assessorato alle Politiche Giovanili della Provincia di Messina presieduto dall'On.
Daniela Bruno, ha estrapolato dal progetto nazionale Coscienze
Creative, un progetto su misura per i giovani del paese. E i ragazzi,
15 in tutto, si sono messi subito all'opera: attraverso un corso e un
workshop di scrittura creativa e di editoria multimediale si stanno
cimentando nella redazione di racconti brevi e, nella seconda fase
del corso, realizzeranno il N.0 di un format editoriale per il web. Il
tutto orientato sui 6 temi del progetto nazionale con una sezione
11
www.sobjective.it
i
van
Gio
ALT
speciale sul tema dell'alluvione e dell'impatto ambientale, che
darà la possibilità ai ragazzi di dare voce alle proprie emozioni e ai
propri ricordi, far conoscere all'Italia intera cos'è successo quella
notte e cos'è la vita dopo un evento di quel tipo, regalare un
pensiero al proprio caro disperso. A fine corso, i racconti daranno
vita al libro di Coscienze Creative.
LIA
Clicca per guardare
il primo video del
Progetto
Altolia Lab
Ci avviciniamo alla III lezione e una cosa è sicura: essere ragazzi in
un piccolo paese della Sicilia è, in fondo, come esserlo a Milano.
Stesse problematiche giovanili, stessi interessi, stessa timidezza
nell'esternare i propri pensieri, stessa voglia di trovare e affermare
la propria identità. In più ad Altolia, c'è la volontà di farsi sentire
ed è per questo che forse, qualcuno, già dalla prima esercitazione
in classe, ha scelto di parlare di quella tragica notte. E così,
improvvisamente, cala un rispettoso silenzio mentre uno di loro
inizia a leggere il suo racconto. A parlare è Dario, figlio di Bartolo
Sciliberto, l'uomo rimasto sepolto dalla frana dopo aver messo in
salvo alcune persone travolte dal fango. Tutto è rumore, buio e
poi un vuoto che ancora oggi fatica a colmare. La lettura emoziona tutti, portando anche Clara Sturiale, giornalista responsabile del progetto, a calarsi in quella realtà così tanto razionalizzata
dai tg e dalle polemiche da diventare sterile e allontanarci da una
triste e unica verità: persone, amici, fratelli, figlie, padri e madri
sono stati spazzati via una notte, da una valanga di fango. 6 paesi
sono stati travolti. Tante vite si sono spezzate.

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Ma durante le due ore settimanali, l'analisi dei brief oltre ai
momenti di riflessione, ha dato spazio ad allegria, risate e alle
classiche battute degli adolescenti su temi come il sesso sicuro o
l'abuso di alcol. A fare da moderatore, Padre Orazio, parroco di
Altolia e mente artefice di una Chiesa vicina ai giovani, che parla
la loro lingua e offre loro un motivo in più per sentirsi, nella casa
del Signore, proprio come a casa propria.
Le ore volano in fretta tra le mura colorate dell'oratorio, i pensieri
e i sogni dei ragazzi invece volano alti nel cielo ormai colmo di
tutte quelle stelline che dalle città è difficile scorgere. Un panorama stupendo, un'aria fresca e pulita, il calore delle luci delle
cucine che richiamano i ragazzi per la cena. Quell'oratorio dove si
tessono amicizie vere. Ecco perché, forse, i ragazzi di Altolia,
dicono, è lì che vogliono vivere. Per un motivo che forse, noi, dalle
nostre super accessoriate città non riusciremo mai a capire anche
se, in fondo, ha un nome a noi tanto familiare. Casa.
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Good 50x70
De-Sign of change
Il poster è la sintesi estrema. Un'immagine, accompagnata da
poche e significative parole, che ha il particolare dono di risvegliare le coscienze.
È questo l'obiettivo principale del progetto di comunicazione
sociale Good 50x70 realizzato dall'Associazione Culturale Good
Design di Pasquale Volpe in collaborazione con Gabriella Morelli.
Il concorso, giunto quest'anno alla sua quarta edizione, ancora
una volta ha invitato designer e creativi di tutto il mondo a
partecipare realizzando dei poster in base alle tematiche delineate dalle sette organizzazioni non governative partner: la
necessità di garantire cure mediche agli immigrati, l’importanza
di creare riserve marine per le balene in via d’estinzione, il diritto
dei sieropositivi a viaggiare in ogni paese senza restrizioni, il
calcio come elemento di aggregazione per l’Africa, la tutela delle
tigri selvatiche, combattere la povertà attraverso il rispetto dei
diritti umani e l’esortazione a prendere una posizione netta
contro la criminalità organizzata. Per l'edizione 2010 sono arrivati
2357 poster da 81 paesi del mondo e, da una giuria di fama
internazionale, ne sono stati selezionati 210 (30 per ogni tema)
per entrare a far parte della mostra itinerante che parte da Milano
per fare tappa nelle città di tutto il globo.
Good utilizza linguaggi diversi per “catturare l'occhio” e dà un
prezioso consiglio al suo pubblico, ovvero quello di cambiare
prospettiva e “guardare ogni cosa con gli occhi del cuore”. È
questo che significa il grosso cuore color magenta con gli occhialoni, marchio dell'associazione e key visual dello spot pubblicitario. I tre aspetti fondamentali del progetto sono: promuovere il
valore della comunicazione sociale nella comunità dei creativi
che, a loro volta, mettono il loro talento artistico al servizio di una
sensibilizzazione che sia al contempo originale ed efficace, impedendo l'appiattimento di temi che solitamente sono difficili da
affrontare. In secondo luogo, fornire alle associazioni non governative un archivio gratuito di strumenti di comunicazione. Infine,
sensibilizzare il pubblico alle questioni sociali e ambientali in
maniera innovativa, impattante, piacevole.
Design significa dare significato alle cose e in questo caso, usato
nel sociale, significa dare significato e valenza a parole come “so
cosa sta succedendo e voglio che le cose cambino”, leitmotiv di
tutti i poster che ogni anno si presentano al concorso.
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Il primo magazine etico-estetico
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

Guarda lo
Spot Good 50x70
Equali
ty
Fai una passeggiata
a Milano tra i poster
di Good 50x70
Unite
Good 50x70
De-Sign of change
d to p
lay
traditionFreedom to travel
d
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b
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New Life
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A
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Ta
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t
ange
h
Sav
c
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v
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posit
Make a
Parole come queste, accompagnate da immagini intense e ad
Patron
UNESCO
FONDAZIONE PUBBLICITA' PROGRESSO
SEGRETARIATO SOCIALE RAI
Endorsements
AGI
ADI
AIAP
ICOGRADA
Charities
AMNESTY INTERNATIONAL
AMREF
GREENPEACE
EMERGENCY
LILA
LIBERA
WWF
alto impatto comunicativo hanno risvegliato gli animi dei cittadini milanesi: dal 15 al 31 Ottobre Piazza Cordusio e Via Dante
hanno ospitato la mostra di Good 50x70 per la sua prima uscita
ufficiale. Il 14 Ottobre a Palazzo Marino gli organizzatori e il
Presidente dell'Associazione Culturale Good Design hanno
presentato la mostra in conferenza stampa. Sono intervenuti
l'Assessore allo Sport e Tempo Libero Alan Rizzi, Riccardo Noury di
Amnesty International Italia, Giuseppe Villarusso di Emergency,
Dalia Gallico Presidente ADI, Daniela Piscitelli Presidente Aiap e
Ilaria Ramoni Presidente di Libera Lombardia. Gli interventi si
sono orientati tutti verso un unico concetto, ovvero l'unicità del
progetto nel suo coniugare l'arte del design al nobile fine di
raccontare temi globali con una comunicazione finalmente
differente.
Good è un esempio di come i giovani sappiano fare le cose e le
fanno bene perché ci credono. A pronunciare queste parole
l'ideatore del progetto e Presidente dell'omonima associazione
culturale, Pasquale Volpe. Egli si rivolge a tutti quei giovani a cui
ha offerto la possibilità di distinguersi in maniera nobile e costruttiva per la società e, dicendolo, probabilmente regala un pensiero
anche a se stesso: lui, giovane caparbio e determinato, che ha
fatto davvero qualcosa “bene e per il bene”. Come mai? Perché ci
ha creduto. L'associazione culturale Good Design è da sempre una
realtà indipendente e dinamica che punta sul ruolo sociale del
design, costituita da un gruppo di giovani professionisti e volontari con percorsi professionali e di studio differenti ma con
l'immensa voglia di mettere le proprie specificità e competenze al
servizio di una causa comune. Good Design realizza mostre,
progetti di comunicazione e workshop su temi sociali, anche in
collaborazione con i principali istituti di design nazionali e internazionali, laboratori creativi di sensibilizzazione nelle scuole per
bambini e adolescenti. Questo perché l'associazione ritiene
fondamentale diffondere una cultura critica e consapevole,
attraverso nuove forme di design responsabile e una comunicazione efficace e sostenibile.
E sull'efficacia della comunicazione di Good, considerati l'enorme
successo di Good 50x70 e la straordinaria crescita
dell'associazione, non c'è alcun dubbio per cui non ci resta che
rinnovare l'augurio: GOODluck!
Roberta Restretti
www.GOOD50X70.ORG
www.facebook.com/good50x70
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36 onorificenze per attività filantropiche.
2 di queste rinominate in suo onore.
no-profit sostenute tra il
39 associazioni
1984 e il 1992.
più 60 di Dollari per il progetto “USA for
di
Africa” raccolti tramite la canzone
 Milioni

“We are the World” scritta con
Lionel Richie nel 1985.
Dollari raccolti dalla Fondazione
100 diHeal
the World, creata nel 1992 con
più
di
Milioni lo scopo di “Guarire il Mondo e salvare
i bambini”. Ha lavorato fino al 2000 per
garantire il diritto alla vita dell’intera
razza umana, lottare contro i pregiudizi,
il razzismo, ogni forma d’odio e di violenza,
denunciare e porre rimedio ai problemi
della nostra Terra.
Most Charities Supported By a
1 primato
Pop Star del Guinness Book of World
Record nel 2000 come popstar che ha
sostenuto il maggior numero di enti benefici.
grido della Terra violata. Voce dei senza voce. IL Peter Pan che ha fermato il suo
tempo per spenderlo accanto ai bambini sperduti e ai bisognosi di questo pianeta
chiedendosi sempre "What more can I give?"


Una Persona più grande del suo personaggio


Il discorso del Membro del Congresso
USA, Sheila Jackson-Lee, alla consegna
della Delibera n.600 che dichiara
Michael Jackson una leggenda americana,
un umanitario mondiale e un’icona della
musica da onorare.
- clicca sulle icone

 

Michael Jackson ritira il Premio
VH-1, Associazione che ha creato
un premio in suo nome da assegnare
alle Star che seguiranno il suo
esempio d’impegno umanitario.
MICHAEL
JACK ON
THE KING
OF
L-O-V-E
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di Roberta Restretti
Progetto Migala è nato nella primavera del 2008,
da un’idea di Davide Roberto ed Emilio Quaglieri,
rispettivamente percussionista/cantante e chitarrista del gruppo, studenti del corso Dams-musica
presso l’Università di Tor Vergata in Roma.
Il gruppo inizialmente aveva l’intento di
riproporre la musica popolare salentina e del
centro-sud Italia in un momento in cui, proprio
nel Salento, veniva a mancare il 13 febbraio 2008
una delle figure storiche a riproporre la pizzica
pizzica: Pino Zimba. A lui il gruppo voleva dedicare parte della propria musicalità. Il nome
MIGALA è strettamente connesso al nome Pino
Zimba, che risultava essere lo pseudonimo di
Giuseppe Mighali. Il cognome Mighali, deriva come lo stesso Zimba affermava - dal termine
griko salentino “Migala”, che indica un tipo di
tarantola. Alla fine del 2008 il gruppo decide di
cambiare il suo cammino di ricerca musicale
grazie alla collaborazione di altri musicisti
conosciuti nel Dams-Musica e nell’ambito musicale etnico e popolare di Roma: Emanuele Lituri
(basso), Pasqualino Ubaldini (plettri), Mario
Peperoni (violino) e Francesca Palombo
(fisarmonica e voce).
Con questa formazione, il gruppo intraprende un
viaggio musicale che, partendo dalle tradizioni
popolari del centro-sud Italia, arriva alle sonorità
etniche della world music - musica balcanica,
afro-mediterranea, irlandese, blues, ecc… - La
loro è quindi una musica originale d’ispirazione
popolare in cui sono presenti anche sonorità
internazionali. Hanno autoprodotto e registrato
autonomamente un cd di 5 tracce, di cui tre
brani inediti e due rielaborazioni di musica
popolare. Ora si stanno spostando verso sonorità
più world music cercando di porre, anche un
minimo, di quella componente più “in casa” della
musica popolare.
La nuova chiave
di lettura della
musica folk.
Il primo magazine etico-estetico
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La nuova chiave di lettura
della musica folk.
di Roberta Restretti
alla liberalizzazione dei mercati. Quest'apertura delle
frontiere alle merci non ha trovato un corrispettivo a livello
umano, per cui mentre c'è stata una liberalizzazione del
mercato ci sono stati dei regolamenti restrittivi sullo
spostamento degli individui attuati dai paesi più ricchi e
potenti nei confronti degli altri. Bisognerebbe ritornare ad
un sistema “glocale” e di “glocalismo”. Certo non è facile. I
“potenti” dovrebbero iniziare a prestar ascolto a molte
ricerche in tema di glocalismo - si notino in tal senso gli
studi del sociologo Zygmunt Bauman - sperando che
queste non rimangano solo studi, parole o “cerotti
momentanei” per questa economia mondializzata
consumista. Pensiamo, quindi, che l’aspetto più interessante e umano del villaggio globale sia proprio la possibilità di creare incontri tra culture diverse. Ma questo può
essere possibile ponendo al centro di un sistema sociale,
economico e culturale, l’individuo e la comunità locale.
Qual è stata la vostra formazione musicale e come
questa ha influenzato i vostri obiettivi?
Migala è un gruppo o un progetto? E qual è la sua
essenza?
Migala è un gruppo di sei persone che cercano di coniugare le loro diverse provenienze artistiche per un incontro
tra stili, culture, musiche e influenze differenti. La nostra
idea e dicitura “progetto” è volta proprio a considerare il
nostro gruppo e stesso sound un “work in progress”. Dato
che, appunto, cerchiamo di unire stilemi di musica popolare del centro-sud Italia con la musica etnica, la nostra è
una ricerca continua e sperimentazione di sonorità che
meglio si accostano. In questi mesi stiamo notando come il
nostro sound stia diventando sempre più “world”. Spesso ci
avvaliamo della collaborazione di danzatrici come Carla
Stasi, Mina Mingarelli e Roberta Parravano, attori e attrici
come Marta Baldassin e altri cantanti e musicisti amici
come Domenico Celiberti, Laura Cuomo, Armando
Vertorano, Moreno ed Andrea Grassi con i quali abbiamo
collaborato per alcuni eventi artistici.
Parlate di villaggio globale nella musica. In che
modo intendete crearlo con la vostra musica?
Il nostro modo di intendere il villaggio globale non coincide con il significato assunto da queste due parole:
ovvero globalizzazione. L’attuale globalizzazione opera in
maniera discutibile, in quanto, in essa si è soprattutto
espressa un'accezione economica. In questo senso, la
globalizzazione ha spersonalizzato parecchie culture locali
e ha creato una sorta di omologazione culturale, legata
Veniamo da formazioni musicali diverse: c'è chi ha studiato
al conservatorio, chi privatamente, chi ha frequentato il
Dams e, soprattutto, ognuno di noi è passato attraverso
generi molto diversi: rock, jazz, blues, latin, musica etnica,
world, musica classica, punk, popolare, klezmer ecc…
Credo che la formazione diversificata e l’apertura musicale
a 360° abbia influenzato la musica del Progetto Migala,
soprattutto negli arrangiamenti che risentono dell'influsso
di tutti.
Credete che proporre musica popolare possa risultare poco innovativo e convincente, oppure siete
convinti che generi come blues e musiche afromediterranee si sposino bene con i ritmi folkloristici? Perché connettere le musiche del centro-sud
italia e quelle etniche della world music?
Non pensiamo che la proposta musicale popolare sia poco
convincente in Italia, soprattutto in questo momento
storico in cui sta rinascendo interesse verso le musiche
tradizionali e verso gli usi, costumi e tradizioni regionali di
tutta la penisola. Si notino, in tal caso, sia i grandi Festival
musicali estivi legati al folk revival - Notte della Taranta,
Kaulonia, ecc… - sia i vari viaggi e stage culturali presso
località ove le comunità rivivono in maniera intatta la
propria tradizione a contatto con il quotidiano, o ricorrenze periodiche - feste tradizionali, feste religiose, ecc… Sono queste a porre le basi per l'innovazione. Storicamente il genere musicale popolare ha avuto in Italia un
suo “revival” già negli anni 60/70 con le storiche nascite a
Roma del Circolo Gianni Bosio nel 1972. E Scuola Progetto
Migala all’interno del folk revival vuole porre un ponte
musicale tra la musica popolare e la musica etnica. Perché?
Il perché è proprio da ritrovarsi in quello che sono le stesse
radici storico culturali italiane. La nostra penisola è stata
terra di grandi dominazioni e passaggi di popoli: Greci,
Turchi, Spagnoli, popolazioni provenienti dall’Europa,
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dall’est, dall’Africa, ecc… Pensiamo che, nel corso delle
epoche, la cultura popolare italiana regionale abbia risentito particolarmente l’influsso di queste culture. Come non
notare una certa somiglianza tra i canti a distesa - con sola
voce - del sud Italia, con molti canti andalusi flamenco o
stile musicale e canto arabo? Per non parlare dell’apporto
culturale degli zingari nella musica popolare regionale
meridionale. Il blues? Eugenio Bennato - storico musicista
e cantautore d’ispirazione popolare - ama definire la
musica popolare del sud Italia il nostro blues. Come non
pensare che la funzione di un canto di una tabacchina nel
salento sia simile a quella di chi lavorava nei campi di
cotone nel Mississipi? Ovvero sentire meno, tramite il
canto, la fatica nei campi.
Oltre a queste comparazioni storico culturali, siamo attenti
nel contempo al piano estetico e alla musica. Musica
divenuta fusione di stili: si può facilmente notare,
ascoltando Pizzingara, come si passi dallo stile balcanico a
una pizzica-pizzica e tarantella al bouzoki, dove la parte
ritmica non è solo sostenuta dal tamburello ma anche da
cajon e congas; o un brano come il conosciuto Antidotum
Tarantulae e Tarantella del 1600 dove è stata inserita una
giga di Bach e una giga Irlandese, sostenuta da una ritmica
con tammorra e tamburi del Rwanda. Non ci sono stati
ragionamenti fatti a tavolino, ma abbiamo seguito piuttosto quello che l'istinto e il cuore ci hanno condotto a fare.
Negli arrangiamenti fondamentale è stato il ruolo di
Pasqualino Ubaldini che ha portato pezzi e idee originali.
Vi autoproducete. È una vostra scelta? E se sì
perché? Che posizione intendete occupare nel
mercato musicale e discografico?
Per ora, l’autoproduzione è dettata dalla necessità, ma
risulta anche una scelta per non essere vittime
dell'industria discografica che purtroppo non si basa sulla
qualità ma sulla quantità. Siamo interessati a una produzione discografica di etichette indipendenti operanti nel
settore musicale etnico, world music o folk, questo perché
si riuscirebbe per lo meno a garantire la qualità artistica
del nostro prodotto musicale che nel settore del mercato
musicale “commerciale” risulterebbe penalizzato. Inoltre, ci
stiamo muovendo anche per la vendita tramite Internet,
con i brani in formato digitale mp3.
Come vi siete fatti conoscere al pubblico? Dove vi
siete esibiti?
Abbiamo avuto dei passaggi radiofonici: Lo stato interessante di EcoRadio ed Emergente in Quantaradio.it. A oggi,
abbiamo suonato nei locali più importanti di Roma e
abbiamo presenziato a vari Festival: MarteLive - 7° posto
di Roberta Restretti
alle finali centro Italia- Roma - Roma Tarantella Festival
2010 con la direzione artistica di Mimmo Epifani; Arte
Cultura Eventi a Milo - Sicilia - con la direzione artistica di
Franco Battiato); Festival Di Voci e Di Suoni 2010 in Caprarola; Festival Popoli di Salento; Musica al Castello in Sardegna e Murata Street Sound Festival ad Arce.
Il vostro progetto ha anche una connotazione
sociale? Qual è?
La nostra fusione di stili coincide con la voglia di comunicare uno sguardo alle svariate culture e quindi di non
avere paura verso ciò che non è da considerarsi “diverso”
dato che questo, storicamente e culturalmente, lo si può
ritrovare nella nostra musica popolare, in un’architettura di
una chiesa del sud, nell’arte italiana, ecc…
La nostra connotazione sociale ha a che fare col voler
smuovere le coscienze critiche. Il fatto stesso di cantare in
più lingue e dialetti centro meridionali italiani, rappresenta
un coinvolgimento non solo dal lato artistico, ma anche da
quello mentale e umano.
Cantare testi appartenenti a culture come quella rom - la
prima parte di Pizzingara è un estratto di Opa Tsupa, un
pezzo tradizionale rom macedone - ha un preciso valore
sociale che vuole valorizzare culture non in linea con
quella dominante, anzi spesso ghettizzate. L'apertura verso
la musica di altri paesi e culture è un tentativo di andare
oltre se stessi, oltre il proprio bagaglio culturale e anche
oltre i propri pregiudizi sociali, nel tentativo di creare un
ponte verso il fuori, verso l'altro, verso chi è diverso da noi,
con tutte le contraddizioni e difficoltà che questo comporta.
L’Italia, in questi ultimi decenni, ha visto l'arrivo di persone
di varie etnie che scappano dalla propria terra in cerca di
un posto migliore. L’arte, la cultura, la musica dovrebbero
educare tutti, italiani e non, a questo nuovo incontro
culturale, senza paure ma con la voglia di unire le diversità
viste come ricchezza e non limite. Non dimentichiamoci
che visioni lungimiranti di un Italia ed Europa unita, laica,
aconfessionale e in cui poter esprimere fratellanza e
integrazione razziale erano nel Medioevo lo spirito guida
dell’operato di Federico II di Svevia, lo stupor mundi. Oggi
più che mai, bisognerebbe riacquisire questo spirito
d’operato.
Guardali in
concerto

www.myspace.com/progettomigala
www.youtube.com/user/ProgettoMigala
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CARO LETTORE,
QUALI SONO
- leggeresti nella classica rubrica Io, però, non mi sento di usare
un'effusione affettiva adesso che,
siamo realisti, io non sono cara a voi
e voi non lo siete a me. Almeno in
questo momento. Sarà perché sono
una donna, ma “preferisco conoscervi
meglio prima”.
E poi vorrei evitare che i lettori uomini
scappino di fronte a parole sdolcinate
mentre, le donne, al posto di essere felici di
aver trovato un'amica, sfoderino la loro
GLI ARGOMENTI
SU CUI UOMINI
E DONNE
NON SI TROVERANNO
MAI D’ACCORDO?
DOVE I PUNTI DI VISTA SONO
SEMPLICEMENTE DIVERSI?
E SOPRATTUTTO,
PERCHé?
odiandomi.
E così perderei anche loro.
gelosia
E sì. Perché mentre gli uomini quando sono gelosi
se la prendono con la partner affermando che lei
faccia il lavoro più antico del mondo, le donne se
la prendono con l'altra dicendo che è quest'ultima
a farlo.
Insomma, qualunque sia il caso, sembra che ci sia
sempre una meretrice di troppo.
E così, poveri uomini, è tutta colpa delle donne e
povere donne ferite, è colpa delle donne cattive!
Lui ha risposto così:
Angelo Bertrand Ruggiero Avrei tanto
da dire sulla causa prima di una società
maschilista, ma molte persone si
sentirebbero offese per questo. E la cosa
interessante e al contempo triste è che
sono maggiormente le donne a difendere
i valori causa di tale dislivello sociale e
culturale.
29 Ottobre alle ore 0.19 · Mi piace
Riflessione: sarà colpa di una società inconsciamente
maschilista, ma a me pare che tra i due sessi ci sia nel bene
o nel male un punto d'incontro. Parliamone. Anzi, parlatene.
Uomini e Donne aspetto dunque i vostri punti di vista e mi
raccomando... sinceri!!!
Chissà che confrontandoli non si scopra che…
Lei ha risposto così:
Masetti Daniela Io con gli uomini, mi trovo bene, nel senso
dell'amicizia, non sono in competizione, con la donna, ti
vedono più come preda, l'importante essere chiari fin da
subito. Loro sono più razionali, noi donne più emozionali.
Dalle mie esperienze di vita, comunque ho avuto più
delusioni da parte delle donne. Questa cosa non mi va giù,
xchè la donna dovrebbe essere complice proprio xchè siamo
donne. Invece scattano delle dinamiche di gelosia di
competizione, di falsità che mi lasciano basita.
Sono innamorata di una donna, lei non mi ha mai deluso,
questo mi basta. Ora xrò sono molto più diffidente nei
confronti delle donne, dato che da loro ho avuto dei
comportamenti così ignobili che mi guardo bene prima
di dire che è mia amica. Di amiche vere non ne conto
molte, tre sicuramente, sanno capire la mia anima.
Questo può bastare.
Circa 3 settimane fa · Mi piace
SCRIVI A WO-MAN:
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Wo-Man. The Sexist Column Ciao a tutti vi scrivo direttamente dalla pagina e dal gruppo di Facebook
dedicata alla Rubrica Wo-Man da dove Roberta Restretti, la nostra inviata virtuale, ha lanciato questa discussione:
Roberta Restretti
La Tentazione
"Lo scopo della vita, se ne ha uno, consiste semplicemente nella ricerca continua delle tentazioni", così diceva
Oscar Wilde. Hai mai pensato che, in realtà, non sei tu a cercare le tentazioni, ma sono le tentazioni stesse
che ti vengono incontro, spesso senza darti la possibilità di sfuggirle o semplicemente di controllarle?
Devastanti, sensuali, intriganti, inquietanti, pericolose. La tua esistenza ti mette continuamente alla
prova, cerchi a tutti i costi di fare la cosa giusta ma... la tentazione è sempre troppo forte? O sei tu a essere
debole? Tutto ha avuto inizio con una tentazione: Adamo ed Eva nel giardino dell'Eden che scelgono di cogliere
la famosa “mela del peccato” solo perché un affascinante e astuto serpente con fare seduttivo ha reso ghiotto
un divieto. È così che siamo stati condannati tutti per sempre, non soltanto a essere uomini e donne terreni
ma soprattutto a essere sempre in balia delle tentazioni. Sempre davanti a un bivio: resistere o cedere?
Sempre con lo stesso terribile interrogativo: l'unico modo per liberarsi di una tentazione, è davvero concedersi
a essa? La tentazione è ovunque. Sei mai stato tentato di fare qualcosa di illecito per fare carriera? Ti sei mai
trovato davanti a un oggetto del desiderio troppo invitante, ossessionato dal suo pensiero? Ti è mai capitato
di essere tu stesso una tentazione, e avere esercitato un enorme potere su una persona?
“Guarda, ma non toccare”. Secondo te, è possibile?
circa 3 settimane fa · Mi piace · Commenta · Annulla aggiornamenti
x
Ecco per da voi:
Elena Figlioli Le tentazioni sono infinite, ci sono quelle di
fronte alle quali è solo un bene cedere perchè fa bene allo
spirito, fondamentale è però non fale mai del male a nessuno
28 Ottobre alle ore 21.40 · Mi piace
Sobjective Freepress nemmeno a se stessi però...
29 Ottobre alle ore 0.46 · Mi piace
Isabeau Bresci Le tentazioni servono a 'testarci', a farci
cadere in esse per fare esperienze che altrimenti non
faremmo, a crescere. A volte sono utili altre volte
disastrose, bisogna essere saggi nel saper prevedere le
conseguenze del nostro 'cedimento'. Certo è più facile
'resistere' alle tentazioni quando si ha un 'binario' etico
dentro di noi che non ci permette di deragliare in situazioni
negative per noi e per gli altri. La Vita ci mette alla prova,
e non è per il nostro male, ma per il nostro bene (come
per gli esami a scuola) sta a noi passare l'esame,
qualunque cosa questo possa voler dire.
29 Ottobre alle ore 0.46 · Mi piace
Stefania Nascimbeni Rispondo così alla tua domanda
sulle tentazioni...
RIFLESSI D’AUTRICE: Tentazioni e taglie scomode!
stefanianascimbeni.blogspot.com
Secondo quello che ho scritto le tentazioni non esistono...
ma diciamo che potrebbe essere, volendole dare un nome,
il dharma. Per restare in tema mistico-filosofico: la verità
ultima, l'essere così come si è, in modo da incarnare il
proprio destino!
29 Ottobre alle ore 10.03 · Mi piace
Ombretta Lanza Ben detto cara autrice del cuore!
Sono senz'altro per seguire le "tentazioni" considerate come
opportunità che la vita ti sottopone man mano, ma ritengo
importantissimo essere consapevoli che assecondare nuove
opportunità significhi scegliere e attuare un cambiamento
alla propria "rotta" che potrebbe riverberarsi anche con
collateral effects...dobbiamo sapere che saremo pronti e
capaci di affrontare anche questi....
29 Ottobre alle ore 14.13 · Mi piace
Angelo Bertrand Ruggiero Le premesse
sono sbagliate, la mitologia lasciamola
lì dov'è.
29 Ottobre alle ore 0.19 · Mi piace
Angelo Bertrand Ruggiero "the only way to
get rid of a temptation is to yield to it" diceva
Wilde, e sono abbastanza d'accordo, nel
rispetto della libertà e del diritto altrui.
29 Ottobre alle ore 0.22 · Mi piace
Sobjective Freepress Ma quindi per te, per
il tuo modo di essere e per la categoria
"uomo" che in modo del tutto personale
rappresenti, qual è la vera tentazione?
29 Ottobre alle ore 0.45 · Mi piace
Angelo Bertrand Ruggiero Ma ne esistono
infinite, non si può affibbiare il nome di
tentazione a una sola di quelle che rispondono
al significato di tentazione.
29 Ottobre alle ore 0.57 · Mi piace
Roberta Restretti Però potresti dire a quale
tentazione cedi e a quale, invece, riesci a
resistere...è vero che di tentazioni ce ne sono
tante ma non a tutte ci concediamo...
29 Ottobre alle ore 10.54 · Mi piace
Angelo Bertrand Ruggiero Ok, diciamo
che non riesco a passare una giornata senza
cioccolato o Nutella; a mare non riesco a non
fare il bagno e a non nuotare... Al momento,
a parte i "vizi", non mi viene in mente nient'altro.
29 Ottobre alle ore 14.07 · Mi piace
La Tentazione
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Per alimentare la discussione abbiamo dato qualche stimolo...
Sobjective Freepress
Sembra che la Tentazione sia in primis legata all'idea di Dio e delle sue leggi... La tentazione ha le sembianze
di una Donna - legata all'idea di peccato - ed è legata all'idea di Potere. Soffrire restistendo ai piaceri e
mantenendosi umili: questa la via giusta... due film i cui protagonisti e le trame sono diametralmente opposti
ne sono un bell'esempio. Ma voi che ne pensate?
Roberta Restretti
non soddisfatte abbiamo postato
qualche immagine... e su questa
foto che mi dite?


Istinti tentatori e leggi divine
nell’Avvocato del Diavolo.
La tentazione di Gesù
in Jesus.
Volete dare un’occhiata?
Cliccate sui video.
circa 3 settimane fa · Mi piace
Sobjective Freepress classico e antiquato stereotipo del
peccato che muove tante campagne pubblicitarie e tanti
sensi di colpa... mela, donna, richiami sessuali... basta!
Ma qual è oggi il vero frutto proibito?
29 Ottobre alle ore 11.46 · Mi piace
Angelo Bertrand Ruggiero Più che altro è
l'etica che ti impongono, o meglio ti
impongono di credere che l'etica e la morale
(moderna) derivino dal "frutto proibito" (di
cui averlo colto rappresenta la ricerca della
verità invece della cieca e ignorante
sottomissione al comando "divino"). Il
peccato, in questo senso, diventa allora
soltanto una voce in un lungo elenco di cose
sgradite a un individuo o gruppo di individui;
ma il peccato, in realtà, cos'è? Il peccato è
solo un'invenzione: è peccato cedere alle
tentazioni della gola? Perché? Non si fa del
male a nessuno. È peccato fare sesso?
Perché? Se si è adulti e consenzienti non si
danneggia, ancora, nessuno. E così via per
una marea di cose arbitrariamente proibite
senza nessun perché, né un senso logico. È
"peccato", invece, se vogliamo proprio usare
questo termine, danneggiare gli altri nel
raggiungimento o soddisfazione dei proprio
piaceri, obiettivi o tentazioni.
29 Ottobre alle ore 14.19 · Mi piace
Isabeau Bresci Il frutto proibito ormai è l'Etica che
nessuno più si azzarda a integrare in sè
29 Ottobre alle ore 10.03 · Mi piace
Sobjective Freepress
... e posto qualche domanda a cui hanno risposto solo
le donne: Sei mai stato tentato di mandare al diavolo
qualcuno? Chi, come e perchè? Su su rispondete
ragazzi, siamo curiosissime!
02 Novembre alle ore 15.45 · Mi piace
Serena Calabrò Bella domanda! Credo che la tentazione
di mandare a quel paese una o più persone appartenga un
po' a tutti, poi sta a te cedervi o meno. Per quanto mi
riguarda sono dell'opinione che, sembra una frase fatta
ma non lo è, la migliore risposta sia quella che non si dà.
Cedere a questa tentazione secondo il mio parere equivale
a scendere a compromessi facendo il gioco altrui. Meglio
mantenere le distanze e sviluppare personalmente i propri
pensieri a proposito. A volte si può mandare al diavolo
qualcuno semplicemente evitando di cogliere eventuali
provocazioni, con un atteggiamento disinteressato. Che
forse è la cosa peggiore. Lasciamo scaldare gli animi altrui.
Se lo fai, finisci per perdere qualsiasi tipo di soddisfazione,
che ottieni soltanto mantenendo sempre la tua integrità
agli occhi degli altri e di te stesso.
2 Novembre alle ore 22.51 · Mi piace
Francesca Vanoli mandare al diavolo tutti quelli
che se ne fregano delle sorti del loro paese, del
loro futuro, del mondo perché hanno da pensare
a come essere fighi...che pigliano tutto quello che
gli arriva perchè non c’è altro che la moda e se lo
fanno mettere in .... che non amano la cultura,
che non hanno passioni, che insultano se tu
sei diverso.
5 Novembre alle ore 19.29 · Mi piace
E infine... il commento della
Super Partis
Roberta Restretti
Donne: numerose e appassionate. Uomini: latitanti. È stata questa la differenza più evidente emersa tra i
pareri in merito al tema della Tentazione. Forse i cari maschietti si sono sentiti intimiditi, forse l'argomento li
ha troppo “punti nel vivo”, forse l'elenco delle tentazioni a cui non sanno resistere è troppo lungo da essere
contenuto in un commento, o forse un social network non è il contesto ideale per togliere scheletri da i loro
armadi. Né uomini né donne hanno avuto davvero il coraggio di esporsi fino in fondo, ammettendo quali
sono le tentazioni a cui cedono. Perché ce ne sono per forza. Molta filosofia, poca realtà. Il comodo alibi “le
tentazioni non esistono” non è stato molto convincente.
In ogni caso tutti concordi sul fatto che, nel caso in cui le tentazioni esistano davvero, sempre meglio essere
peccatori facendo in modo di non calpestare l'erba del vicino.
21
I
n Italia lo spaccio e l'uso di droghe - sia leggere che pesanti - è illegale e
sanzionabile. Una sostanza psicotropa dichiarata illegale è inserita in
una tabella apposita in cui non vi è distinzione tra droghe leggere e
pesanti. Esistono tantissimi tipi di droga con effetti e rischi diversi:
droghe stimolanti (crack- cocaina-anfetamine); sedative (eroina);
allucinogene (funghetti-cannabis). C'è molta confusione e poca
conoscenza delle varie differenze e dei vari rischi.
Ecco, cos'è che voi considerate “droga”?
Andrea La droga è una dannosa e cattiva abitudine.
Io so che esistono droghe leggere, droghe pesanti, medicinali che sono
anche definiti droghe mediche. Posto che non ne faccio uso e non mi
interessa sapere le distinzioni più dettagliate, una differenziazione che mi
viene in mente è quella appunto che hai fatto tu, che non tiene conto
della composizione, quella, insomma, che si sente in tv. Cos’è droga?
Che ne so: cocaina, lsd, ecstasy, eroina.
Paola La distinzione tra droghe leggere e droghe pesanti è necessaria e
fondamentale per tutta una serie di ragioni: effetti, danni, ecc... e per
stabilire una serie di cose. Non si possono riunire le droghe sotto un unico
gruppo indistinto. Inoltre penso che le differenze elencate prima da te le
conoscano un pò tutti, confusione non so se ce ne sia e per quanto
riguarda i rischi, magari non nello specifico, ma tutti lo sanno che la droga
fa male. Chi ne fa uso non s’interessa dei rischi in maniera dettagliata. La
droga è droga, difficile anche definirla. Un veleno forse, una sostanza
dannosa, qualcosa che ti dà piacere e che prendi per stare meglio, per
divertirti, per non pensare.
Quando i piaceri diventano dipendenze
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La parola “tossicodipendenza” è spesso utilizzata in maniera generica e
inappropriata. Nel nostro tempo ormai il consumo di sostanze assume
diversi stili - uso occasionale e/o abituale; abuso occasionale e/o abituale,
il poli-consumo e la dipendenza. Voi conoscete la differenza?
Davide L'uso occasionale è quello di chi ogni tanto vuole provare ma non
se è da solo e comunque non tutti i giorni. Magari quando è in compagnia, a
una serata. Mentre quello abituale è proprio di chi se la compra abitualmente
e se la fa per conto suo quando più gli va. Che sia cocaina, erba o pasticca. Certo
le pasticche è difficile che uno se le faccia a lavoro o a casa, diciamo che come
pratica appartiene più a un contesto di festa o di discoteca.
Andrea L'abuso è quando uno ha degli effetti collaterali come cambiamenti
nel comportamento o di umore e, nel peggiore dei casi, quando proprio
finisce all'ospedale. Il policonsumo suppongo sia quando si usano più droghe
diverse, per esempio ti fai di coca e poi ti fai una canna. La dipendenza dalle
droghe, invece, è quando non riesci a fare a meno di prendere una sostanza
di cui sei assuefatto e senza la quale stai male e scleri. Da droga a droga le
reazioni dell’astinenza cambiano. Che ne so, se smetti la cocaina sei nervoso,
insofferente, mentre con l'eroina stai male proprio fisicamente.
Secondo voi qual'è l'immagine attuale del tossicodipendente?
È possibile che sia cambiata rispetto al passato?
Andrea Il tossicodipendente nell’immaginario è da sempre quello che si “spada”,
che si fa di eroina, che si buca. Quello che si fa di strisce nel suo ufficio o in
Interviste al tramezzino
Sabato sera. Ore 20.
C
omincia l'happy hour, uno dei momenti più
attesi dai giovani milanesi, momento di relax e
di svago dopo un'intensa settimana di lavoro.
L'atmosfera è calda: luci basse, tavoli che aspettano
di essere imbanditi per l'aperitivo, cocktail colorati.
Prima che la folla “attacchi” affamata il buffet andiamo
a fare le nostre domande a chi, gentile, ha voluto
sottrarre un pò di tempo al proprio sabato sera di
divertimento, dando la propria opinione in merito a
un tema importante come quello della droga. Certi
argomenti “infiammano gli animi” indipendentemente
dal posto in cui ci si trova, e dobbiamo ammettere
che il feedback ricevuto è stato più che positivo.
Interviste al Tramezzino
è un’azione del progetto
Vuoi partecipare?
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Interviste al tramezzino
Quando i piaceri diventano dipendenze
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discoteca non viene chiamato tossicodipendente ma semplicemente uno che
sniffa, quello che si fa di canne dalla mattina alla sera semplicemente “cannato”.
Andrea Secondo me, no. Perchè a questo punto anche chi fuma
sigarette: fanno male e creano dipendenza, ma non è che a uno
che fuma lo chiamo drogato, o di uno che beve dei cocktail in
discoteca - anche questi fanno male - io dico che è alcolizzato.
Dipende sempre di cosa stiamo parlando. Che tipo di droga, se
leggera o pesante, quanto e come la prendi. Ed è proprio qui che
le varie differenze tra le droghe sono fondamentali. Ci sono
persone che si fanno tanto ma conducono una vita normale, sono
affermati anche a livello professionale. Sì forse dipendono, ma
nessuno li va a chiamare drogati. Bisogna stare attenti con le parole.
Il fenomeno del consumo delle droghe ha iniziato a interessare
un numero sempre maggiore di giovani adulti.
Secondo voi è possibile che sia perché non si conosce
la pericolosità delle sostanze stupefacenti? È ormai
così accettata a livello sociale che la si considera
quasi normale e perciò non si vede il rischio?
Davide Ognuno dovrebbe essere così intelligente da capire da
solo che la droga fa male senza bisogno di continuare a seguire
gli altri, se poi lo fai perché devi seguire il tuo gruppo allora sei
veramente scemo, una persona senza identità. La pericolosità
delle sostanze la conoscono tutti e non credo si pensi in
assoluto che sia normale, purtroppo ultimamente viene
considerata “figa” e si decide di assumersi il rischio di poter
stare male o di assuefarsi perchè così si è alla moda, si sta al
passo con il proprio contesto e non si viene emarginati. Se per
esempio vai in discoteca con i tuoi colleghi di lavoro e loro ti
portano in bagno per tirare una striscia tu ci devi andare se vuoi
che poi in ufficio ti considerino “dei loro” e continuino a invitarti
a uscire le prossime volte. È così che funziona purtroppo, è
sbagliato ma è così. Ma non nascondiamoci dietro la caz...ta che
non si sanno i rischi, che è normale. La droga non sarà mai normale.
Le droghe vengono assunte perché danno un'iniziale e breve fase di benessere.
Secondo voi, come si può provare piacere sapendo che ci si sta
facendo del male?
Davide Non saprei. Per dire una cosa del genere bisognerebbe provare. Una cosa è
sicura: io so benissimo che la droga fa male, crea danni allucinanti e non mi sognerei
mai di provarla per avere piacere perché ragiono ed è la ragione stessa che non mi
farebbe provare piacere a prescindere. Chi prova piacere nel drogarsi non usa il
cervello, non fa determinati tipi di ragionamento, ossia “mi sto facendo del male.”
Andrea Il punto è che nel momento in cui uno decide di assumere qualunque tipo
di droga che sia erba, fumo, coca o cose più pesanti non pensa al male ma solo al
bene, nel senso che il motivo principale è sempre “farsi del bene” e si rimuove il
fatto che si stanno apportando dei danni alla propria persona. Il piacere lo si prova
eccome, sia perché quella sostanza contiene elementi che ti danno benessere sia
perché mentalmente sei nella condizione e nella “convinzione” che ti sentirai bene,
che proverai cose che normalmente non provi.
L' LSD non dà dipendenza fisica né assuefazione, ma genera una fortissima
tolleranza, infatti per sentirne gli effetti bisogna assumerla in quantità maggiori
rispetto alle altre sostanze. Si è "drogati" anche se non “si dipende”,
malgrado l'uso sia comunque frequente o assiduo e rechi danni?
Davide Un drogato è un drogato. Abituale o meno, se uno assume sostanze
stupefacenti è comunque un drogato. Poi che significa che l'LSD non dà dipendenza
fisica? Quindi chi si cala 20 pasticche a sera in discoteca? Anche se non è dipendente
sempre drogato, tossico è, perché si fa di Lsd che è una droga pesante. Se uno
continua ad assumere sostanze stupefacenti, anche se per le loro caratteristiche
intrinseche non danno dipendenza fisica, è un drogato. Essere drogati o meno non
dipende dalla dipendenza in se stessa, ma dalla frequenza.
This is Cocaine.
Clicca e guarda
il video “shock”
dei Club Dogo.
Mai visto un punto
di vista interno così...
realistico su Milano,
la “società” e la cocaina.
E tu, che ne pensi?

Un tempo l'utilizzo di una droga era come se identificasse la
classe di appartenenza di un individuo, per esempio la cocaina
aveva un prezzo notevole e veniva acquistata da classi sociali
più abbienti, l'eroina era un tipo di droga prevalentemente
utilizzata da persone di classi sociali più basse perché veniva
considerata poco elegante e pratica, caratteristica degli
ambienti più degradati. È ancora così nella società di oggi,
o esiste una sorta di “democrazia delle droghe”?
Andrea A monte c'è una cosa diversa: si tratta più di gusti che di
differenza sociale. Oggi a seconda di quello che preferisci ti fai.
Preferisci il crack? Ti fai di crack e puoi essere straricco, preferisci
la cocaina? Ti fai di cocaina e magari sei della più bassa classe
operaia che ci sia in giro. Oggi le droghe, purtroppo, vengono
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Il primo magazine etico-estetico
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Per molti “farsi uno spinello” non equivale a drogarsi.
Qual'è il vostro punto di vista?
Quando i piaceri diventano dipendenze
vendute a prezzi stracciati e tutti se le possono permettere. Nel
peggiore dei casi, i “poveri investono” i pochi soldi che hanno
così. Forse una volta era più difficile accedere a certi tipi di droga
e di conseguenza c’erano delle differenziazioni di classe, ma
comunque è sempre tutta una questione di prezzi e di possibilità.
Forse al giorno d'oggi ci sono più possibilità e prezzi più bassi.
Davide Sotto l'aspetto della legge sì, sotto l'aspetto personale no.
Perchè lo spinello spesso viene usato in medicina, la marijuana è
usata per curare i tumori all'occhio: diminuisce la pressione del
tumore sulla cornea. Anche qui, stesso discorso: se te ne fai
cento al giorno sei un drogato, è sempre un discorso di
frequenza e quantità. Poi è anche vero che una canna fa molto
meno male di una sigaretta. Quindi mi verrebbe da domandare
“allora perché non chiamano drogati anche quelli che fumano
accanitamente pacchetti interi di sigarette al giorno?”
Andrea No, non equivale a drogarsi perché è una droga leggera.
Conosco non poche persone che una volta nella vita si sono fatte
una canna e allora io che dico? Quello una volta si è drogato?
No, dico che quello una volta si è fatto una canna. Per quanto
banale la distinzione tra droghe leggere e pesanti è fondamentale
da fare ed esiste. È inutile che ci prendiamo in giro, se mi faccio
una striscia o una “pera” non è la stessa cosa e non fa lo stesso
male di una canna di erba o di fumo. A livello chimico, per quello
che le sostanze stupefacenti hanno al loro interno e per gli effetti
che ti danno. Il popper, per esempio, è definita una droga leggera
che “ti manda in fumo il cervello” però la vendono e la usano
come stimolatore sessuale. Nessuno si sogna di dire che chi si fa
di popper è un drogato.
Una buona fetta di opinione pubblica è convinta che legalizzare le
droghe leggere possa essere un primo ed efficace tentativo per
risolvere il problema della tossicodipendenza. Questo pensiero
resta valido anche pensando che i nostri figli un giorno
potrebbero accendersi uno spinello così come scartano
una caramella?
Davide Io non sono a favore della legalizzazione delle droghe,
assolutamente. E a prescindere dal fatto importante che non vorrei
mai che i miei figli vivessero in un mondo in cui entri in un
tabacchino e acquisti fumo o erba come caramelle, il punto
principale è che ce ne sta già in giro abbastanza senza bisogno
della legalizzazione. Ormai nessuno sta più a preoccuparsi della
legalità. Si “cannano” e amen.
Andrea Non vorrei essere banale ma io sono per la legalizzazione
delle droghe leggere. È necessario legalizzare e al tempo stesso
regolarizzare. Una volta che si possono comprare regolarmente
certe sostanze magari l'uso e l'acquisto diminuiscono. Preferisco
pensare a mio figlio che va in un tabacchino, se proprio vuole
provare l'ebbrezza di farsi una canna, piuttosto che saperlo andare
in giro in brutte zone e in brutti quartieri di notte come fosse un
barbone. Anche le sigarette fanno male, eppure si comprano. Sta
sempre alla coscienza di ognuno e di ogni genitore che vuole
salvaguardare il figlio. E lo deve fare comunque, che sia tabacco o erba.
Nelle comunità mediche e scientifiche alcune scuole di pensiero
oggi parlano di una predisposizione genetica e biochimica alla
dipendenza delle droghe. Quindi è un ulteriore alibi per colui che
ne fa uso che dirà "Non è colpa mia", oppure bisogna metterci
un po' di cervello e consapevolezza?
Andrea Bisogna sempre usare la testa in ogni cosa, che sia droga,
Interviste al tramezzino
cibo o qualsiasi altra cosa. Io non credo minimamente che ci possa essere una
predisposizione genetica alla dipendenza dalle droghe. La droga è un
comportamento, non un carattere ereditario. Conosco tanta gente che fa uso di
sostanze e ha dei genitori modello, così come conosco persone che non si sono
mai fatte pur avendo alle spalle contesti familiari che avevano a che fare con le
droghe, proprio per la convinzione di non fare una cosa sbagliata che ha rovinato
persone care. Si tratta sempre di comportamenti che ognuno decide di mettere in
atto di propria testa e volontà, non perché qualcuno gli ha trasmesso qualche gene.
Tra i personaggi del mondo dello spettacolo ce ne sono tanti che fanno uso
di sostanze stupefacenti. Il mese scorso la famosa attrice e cantante Lindsay
Lohan è risultata positiva al test della droga e condannata a entrare
nell'ennesima comunità di recupero. Qual è la vostra opinione sulle
comunità di recupero?
Davide Le comunità di recupero non sono per niente efficaci. La gente che si fa
recuperare dovrebbe pensare di smettere di drogarsi senza essere indottrinata
da gente che fondamentalmente non fa un ca...o dalla mattina alla sera.
Andrea Le comunità di recupero possono essere utili per chi vuole provare a
uscirne davvero. L'aiuto degli psicologici è quello più importante, perché si
occupano di tutto quel percorso interiore che è l'aspetto fondamentale di chi deve
recuperare. Poi è importante che lui creda nel lavoro che farà su di sé, deve esserne
assolutamente convinto e avere la volontà di fare il possibile per uscirne e tornare a
una vita normale. Se sono gli altri a spingerlo, la buona riuscita sarà più difficile.
Vi ricordate l'ultima campagna sociale contro la droga?
Andrea e Davide No nessuna. La comunicazione sociale serve a ben poco, nel senso
che non sarà qualche campagna di sensibilizzazione a risolvere il problema o a
impedire alle persone di cominciare a farsi. Sono tutti palliativi, per carità nobilissimi,
ma diciamoci la verità: qualche immagine insieme a qualche parola messa in croce
può mai convincere un tossico a smettere? Le famiglie devono essere vigili su quello
che succede sotto i loro occhi e impedire certe cose. In primis, controllando posti e
compagnie che un figlio frequenta.
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Studio lab
MESSINA SUMMER CAMP 2010
Shar
Avevamo ormai il cervello totalmente saturo, la stanchezza
era diventata la nostra ombra, recepire informazioni - anche le
più banali - era diventata un’impresa titanica.
Due anni di studio matto e disperato fuori sede, sotterrate dalla
neve, ci aveva condotte sulla via dell’esaurimento! Finché, un
bel giorno d’aprile, abbiamo prenotato il nostro regalo di laurea.
Destinazione Domina Coral Bay, uno dei villaggi turistici più chic
di Sharm El Sheikh (Egitto). Dopo aver preso i canonici accordi
con l’agenzia di viaggi ci siamo dette: “Fatto, pattemu!”. Però, tra
il dire e il fare c’è di mezzo il mare… non ancora quello di Sharm,
ma il mare di libri da studiare per arrivare al tanto agognato
titolo di dottoresse.
m El S
heik
di Alessia Abrami
e Roberta Restretti.
Vuoi guardare la galleria fotografica
con l’intero Reportage di Sharm El
Sheik? Clicca sulle foto ed entrerai
nell’album di Cittadini del Mondo
su Facebook.
Per guardare i Video, cliccaci sopra ed
entrerai nella playlist del
Sobjective Channel dedicata alla
rubrica dei vostri viaggi!
25 luglio 2010, ore 5 del mattino: la PARTENZA.
Una partenza intelligente prevede che chi si deve alzare
presto, la sera prima si addormenti altrettanto presto. Noi,
che siamo molto impavide e poco intelligenti, la sera
prima abbiamo avuto la geniale idea di andarcene a un
concerto. Insomma, abbiamo fatto le ore piccole e siamo
arrivate a Sharm già con le occhiaie. Ma la stanchezza dei
nostri occhi non era tale da impedirci di ammirare lo
splendido panorama che si scorgeva dal balconcino
della nostra camera.

Primo giorno.
Come due sirenette in fondo al mar… Rosso,
con eleganza e leggiadria ci tuffiamo in acqua.
Ecco un esempio…
Purtroppo non abbiamo considerato il fatto che il cloro della
piscina poco si addice a due ragazze belle e sofisticate come
noi, sempre impeccabili nella cura del corpo.
Infatti la nostra pedicure ne ha risentito parecchio.
La giornata prosegue con le attività ludiche dell’animazione
del villaggio. Acquagym, balli di gruppo, step e aereobica,
pilates, il gioco aperitivo: non appena giunge alle nostre
orecchie il motivetto d'apertura - indiscussa colonna
sonora della settimana - instancabili, partiamo all'attacco!
Per mandarci i tuoi reportage di viaggio scrivi a:
cittadinidel [email protected]
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Stud
A
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MER
SUM
heik
Per la prima serata, il giro nella città di
Sharm è d’obbligo. Ci siamo calate
perfettamente nella parte delle turiste
desiderose di conoscere il posto, assaporarne l'atmosfera
e far parte anche solo per un momento della cultura,
iniziando da uno dei suoi aspetti fondamentali:
la religione islamica, con la visita alla moschea principale.
lS
E
rm
Sha
A spasso per le vie colorate e
rumorose del centro città,
incontriamo un olezzoso e
annoiato abitante del deserto:
il cammello.
Per finire, non possiamo non spipazzare il
celeberrimo narghilè, uno strumento con cui
fumare tabacco fruttato e che noi abbiamo
maneggiato con la stessa disinvoltura di
un flautista!
Secondo giorno.
Ci avevano avvertite sin dal nostro viaggio in aereo: “A Sharm quasi tutti hanno
problemi di stomaco, perciò state attenti col cibo e bevete solo acqua in bottiglia
chiusa!”. E noi diligentemente abbiamo seguito il consiglio da subito. Eravamo
così tanto contente di essere riuscite a sfuggire al pericolo,
nonostante la nostra misera dieta… ignare del fatto che alla
dissenteria neanche due eroine come noi potevano sfuggirvi!
Il bagno inizia a divenire un luogo d’appuntamento fisso della
giornata, insieme alle attività ludiche in piscina e alle escursioni
fuori porta.
E a rendere il nostro soggiorno ancora più “artistico” ci hanno
pensato anche gli addetti alle pulizie che, al nostro ritorno in
stanza alla fine di ogni giornata, ci fanno trovare il copriletto sistemato a mo’ di caramella.
Terzo giorno.
Impossibile visitare l’Egitto senza fare un giro nel
complesso monumentale simbolo del Paese: le Piramidi e
la Sfinge. Ma partire all’una di notte per affrontare un
viaggio di 7 ore in pullman, in mezzo al deserto del Sinai e
con l’aria condizionata a 20 gradi (fuori ce ne sono in
media 40 anche di notte) non ha di certo alleviato la nostra
stanchezza e giovato al nostro stomaco in subbuglio!
Detto questo, non chiedetevi perché
piuttosto avremmo desiderato demolire
una delle sette meraviglie del mondo!
L'itinerario di questa escursione prevede
due tappe altrettanto importanti, quella al
Museo del Papiro e quella al Museo Egizio.
Anche qui il confine tra la curiosità e la
sofferenza è molto labile, ma un pensiero
piacevole e rassicurante ci accompagna: il pranzo al ristorante con vista sul Nilo.
E dopo esserci “riempite” le pance, arriva il momento di salire sul pullman,
accompagnato dall’amara consapevolezza che ciò significa affrontare nuovamente 7 scomodissime ore di viaggio con l’aria
condizionata a 20 gradi.
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Il primo magazine etico-estetico
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Quinto giorno.
Dopo 24 ore di riposo nel villaggio - se di
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he riposo si può parlare - affrontiamo un nuovo
l S viaggio che non ci saremmo mai aspettate essere così
E
esilarante: il parco marino di Ras Mohamed.
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ShArmate
e ornate anche stavolta del nostro ineccepibile
look vacanziero, elegante e alla moda, arriviamo in luogo
magico fatto di paesaggi affascinanti e quasi mistici.
Presto, però, da “animali da
passerella” ci trasformiamo
in “mostri da spiaggia”, pronte
per fare un po’ di snorkeling.
Un’ora intensa fra le acque della barriera corallina,
accompagnate da una guida veloce ed esperta che non
esita a porgere la sua mano verso di noi, timide e impacciate
esploratrici del mare: l'unica cosa che ci è riuscita veramente
bene è stata prenderci a colpi di pinne in faccia. Qualcuno
ha rischiato di affondare per la stanchezza, qualcun altro
ha guadagnato qualche graffio in pancia; ma la disgrazia
era che, qualsiasi cosa ci succedesse, era meglio farcela
con le proprie forze perché la guardia costiera del posto
non era poi così rassicurante…!
Come non lo era nemmeno la location riservata al pranzo. Siamo
state ospiti dei beduini, sotto la loro tenda, entusiaste di assaggiare le loro
gustosissime pietanze in mezzo al deserto. Cosa mai può importare se sotto la
tenda beduina tavoli, sedie e posate sono bandite? D'altronde, bisogna calarsi
completamente nell'atmosfera africana.
// //

Ma i veri protagonisti della giornata non siamo state noi, bensì Mohammed,
Aladino e Tito, rispettivamente l'autista dell'autobus che ci ha accompagnate al parco,
l'addetto alle riprese, e la guida. Il primo, nel bel mezzo di una corsa sfrenata tra le
dune, si ferma in pieno deserto per farci ballare, mentre il secondo e il terzo aprono
le danze e fanno letteralmente scatenare tutto il gruppo. Un vero successo!
Ultimi giorni. Tutto sommato la nostra vacanza è stata
all'insegna del relax. Nessun bagordo, a letto sempre
prima di mezzanotte, il massimo che ci siamo concesse è
stato un annacquato cocktail sulla spiaggia. Solo l'ultima sera siamo uscite
dalla routine partecipando ai “giochi senza frontiere” del Domina Coral Bay,
affrontando prove pericolose a bordo piscina come la staffetta sui gommoni,
il mortal combact con caschetto e cotton fioc gigante e il pediluvio, tirando
fuori tutto l'ardore possibile di
fronte a degli agguerritissimi
avversari russi. Risultato:
siamo tornate in stanza
sconfitte e bagnate,
ma sempre molto glamour.
E altrettanto glamour siamo atterrate il giorno seguente all’aeroporto di Catania,
forse con qualche chilo in meno ma con un sorriso in più!
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Tutto un
Altro punto di vista
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Video sulla Purple Campaign
realizzato dalle ragazze
del Sobjective Lab
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MESSINA SUMMER CAMP 2010
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