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CENTONOVANTACINQUESIMA STAGIONE
BALLETTO 2010 2011
16 GENNAIO 2011 ORE 16.00
BALLETTO DELL’OPERA DI STATO DI TURCHIA
LE MILLE E UNA NOTTE
4 FEBBRAIO 2011 ORE 11.00
5 FEBBRAIO 2011 ORE 20.30
6 FEBBRAIO 2011 ORE 16.00
COMPAGNIA FABULA SALTICA
PULCINELLA
6 MARZO 2011 ORE 16.00
COMPAÑIA MARIA SERRANO
FLAMEN TANGO
13 MARZO 2011 ORE 16.00
COMPAGNIA JUNIOR BDT
LORENZO IL MAGNIFICO
19 MARZO 2011 ORE 21.00
20 MARZO 2011 ORE 16.00
TEATRO STUDIO
COMPAGNIA ERSILIADANZA
BUTTERFLY
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STAGIONE DI BALLETTO 2011
Parte la quinta edizione della Stagione di Danza del Teatro Sociale di Rovigo,
con un percorso che cerca di dar conto, senza la pretesa di esaurirla,
dell’infinita varietà delle proposte che attraversano il mondo della danza. Con
un cartellone articolato, ma non per questo eterogeneo, con un variegato
ventaglio di cinque appuntamenti, attraversiamo la tradizione classica, con un
titolo inedito per i nostri teatri, per aprirci a nuove letture e nuovi percorsi con
la proposta dei lavori di alcuni giovani coreografi italiani e stranieri.
Anche quest’anno gli spettacoli coinvolgeranno il Teatro Sociale e il Teatro
Studio, due differenti spazi per tipologie diverse, pensati per offrire occasioni
di incontro con compagnie che approdano in gran parte per la prima volta nella
nostra città.
A “dare inizio alle danze” il 16 gennaio, al Teatro Sociale, è Le Mille e una Notte,
un balletto classico in due atti, creato nel 1979 a Baku dal coreografo Nugzar
Magalashvili per il balletto dell’Opera di Stato della Turchia. Il secondo
appuntamento è con la Compagnia Fabula Saltica, con il Pulcinella di Stravinsky
con tre repliche, di cui una dedicata alle scuole, inserita nel progetto di
coinvolgimento e sensibilizzazione del giovane pubblico. Pulcinella approda al
nostro teatro dopo essere stato presentato in anteprima al Teatro Goldoni di
Venezia, nell’ambito di una serata dedicata ai Balletti Russi ideata dalla
studiosa Roberta Reeder. In questa occasione, lo spettacolo si completa di una
nuova prima parte dal titolo Presto, Adagio, Presto, su musiche di Domenico
Gallo e Giovanni Battista Pergolesi.
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Gli appuntamenti al Teatro Sociale proseguono il 6 marzo con la compagnia di
Maria Serrano in Flamen Tango, una fusione di calore e colore, passione e
forza. Il 13 marzo i giovani, ma dalla forte intensità interpretativa, della
compagnia BdT presentano, in un lavoro a quattro mani, il nuovo spettacolo
Lorenzo il Magnifico. La stagione 2011 si conclude al Teatro Studio con Butterfly
della compagnia Ersiliadanza, una profonda riflessione sul tema dell’attesa
come male oscuro dell’animo attraverso una trasposizione contemporanea
della celebre opera di Puccini.
Non potevamo, a conclusione di questa breve presentazione della Stagione
2011, non condividere con voi, che in questi anni ci avete ricambiato con la
vostra presenza e partecipazione, il grande senso di sconforto e allo stesso
tempo di impotenza verso un momento in cui molte realtà culturali, rassegne e
festival, ormai radicate sul territorio nazionale, sono costrette a chiudere per
mancanza di fondi da una mannaia che taglia indistintamente tutti.
E’ con questa premessa che trova maggior senso il ringraziamento che voglio
esprimere agli Enti Pubblici e ai privati che, con coraggio, sostengono e
vogliono mantenere vivo un luogo importante per la cultura e l’identità del
nostro territorio, e concludere citando una frase di Elio Vittorini: “la cultura non
è professione di pochi ma è condizione di tutti”.
Claudio Ronda
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TEATRO SOCIALE DI ROVIGO
DOMENICA 16 GENNAIO 2011 ORE 16.00 TURNO C
LE MILLE E UNA NOTTE
BALLETTO IN DUE ATTI
DALL’OMONIMA RACCOLTA DI RACCONTI
LIBRETTO E COREOGRAFIA NUGZAR MAGALASHVILI
MAITRE DE BALLET MEDIA MAGALASHVILI
MUSICA FIKRET AMIROV
BALLETTO DELL’OPERA DI STATO DI TURCHIA
SHEHERAZADE ILGAZ ERDAG
NURIDA
ARZU KAYA
SHAHRIAR
DAVID KHOZASHVILI
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LE MILLE E UNA SEQUENZE
DELL’ORIENTE IMMAGINARIO
Le Mille e Una Notte sono, in origine, la traduzione in arabo di una raccolta
persiana, Hezar Efsane (I Mille Racconti), i cui motivi sono creati e sviluppati in
un arco di tempo che va dal X al XV secolo, su base stilistica iranica e indiana.
Frammenti di un manoscritto del X secolo confermano che, intorno al 947, gli
arabi conoscevano tali racconti, chiamati Le Mille Notti, o Le Mille e Una Notte.
In Occidente, fino a qualche decennio fa (molti, in effetti), suscitava ancora
“ondate di sogni” il solo titolo de Le Mille e Una Notte. Questo perché
l’approccio stilistico e l’intercettazione espressiva richiesti ed eccitati dalla
lettura de Le Mille e Una Notte, a partire dalla famosa traduzione di Antoine
Galland, circolata in Francia e poi in Europa dal 1704, rispondono ad un forte
bisogno organico del lettore occidentale: nutrire di suggestioni una “familiarità
con la materia etnica e fantastica del mito e della fiaba”.
La fortuna e la natura di narrazione episodica del volume, mentre spezzettano il
testo in altrettanti frammenti, si affidano a una folla di personaggi, animati da
forti contrasti d’ombra, specchio dell’umanità dell’Oriente musulmano
medievale. Ricchi o cenciosi, guizzanti di vitalità o rassegnati alla propria sorte,
appaiono i vari rappresentanti d’ogni categoria sociale: maghi, odalische,
sultani, paria, marinai, démoni, mercanti, storpi, guerrieri, geni, ladroni, visir,
eunuchi. Ciascuno di essi, in un intreccio di forme, colori, simbolismi e rimandi,
a cavallo dell’una o l’altra ondata di mode esotiche ricorrenti in Europa da un
secolo all’altro, verrà progressivamente precisandosi, incastonato tra gli spazi
variegati e le policromíe di una narrazione ammaliante. I personaggi (e con loro
il lettore), si perdono e si ritrovano, una notte dopo l’altra, fra “città di cristallo,
grandi distese verdi e turchine di mare, insolite genti, animali strani e misteriosi”.
Sono immortalati in un turbinìo di pantaloni alla turca, gioielli sfarzosi, gilet
ricamati, apparizioni, babbucce, pozioni, lampade magiche, veli, turbanti.
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Invero, in questa nostra parte del mondo, per almeno tre secoli, la genialità “ad
un tempo realistica e visionaria insita nel vecchio testo persiano”, ha avuto
larga parte nel nutrire l’immaginazione collettiva. Un vero scialo di elementi
letterari, cui avevano facile accesso la sartina e lo studente, la signora bene e
l’avventuriera, il colto e il profano. Tutti trovavano ne Le Mille e una notte il
veicolo ideale e il bastione di quell’orientalismo il cui universo, nel corso dei
secoli, è stato indagato ed esaltato in lungo e in largo da arti visive e
performative, tradizionali e non: pittura, fumetto, cinema, cartoon, illustrazione
editoriale, teatro d’opera, musical, e, non ultima, la danza.
Le Mille e Una Notte hanno infatti stimolato la fantasia di diversi coreografi, il
primo dei quali, Michail Fokine, pone un sigillo d’autore su Sheherazade,
balletto in un atto, sull’omonima suite sinfonica di Nikolai Rimski-Korsakov. Il
lavoro è presentato il 4 giugno 1910, all’Opéra di Parigi, nell’ambito della
seconda stagione dei Ballets Russes di Sergheij Diaghilev.
Affatto diverso, accomunato dalla sola fonte letteraria, è il balletto in due atti
Le Mille e Una Notte, creato nel 1979 a Baku. Dopo diversi riallestimenti, nel
2000, il coreografo Nugzar Magalashvili è incaricato dal Ministero della Cultura
di Turchia di preparare una nuova versione dello spettacolo per il Gran Balletto
Classico dell’Opera di Stato di Turchia.
Senza modificare il libretto né la disposizione del testo musicale originali,
Magalashvili ha reso più attuale lo spettacolo dal punto di vista del linguaggio
coreografico, sempre adottando come base la tecnica classica. Accanto a
danze di gruppo maschili, di alta tecnica virtuosistica, sono le danze di gruppo
femminili, che utilizzano tecniche della danza tradizionale orientale. Duetti e
assoli, tecnicamente molto complessi e diversi tra loro, come imposto dalla
musica e dalla drammaturgia narrativa, esprimono le emozioni, gli stati d’animo
e i sentimenti dei protagonisti, stimolati dalla melodia o dal ritmo incalzante
della musica di Amirov, ricca di impressioni figurative.
Ermanno Romanelli
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LA VICENDA
L’amore del padishah Shahriar e della bella moglie Nurida è famoso in tutto il
sultanato, tuttavia le assenze dello sposo a causa di guerre o frequenti battute
di caccia fanno cadere la giovane moglie in uno stato di depressione. Per
alleviare la noia durante l’assenza del marito, partito con una squadra di altri
cacciatori, Nurida decide di organizzare una grandiosa festa con tutti gli schiavi
e le concubine dell’harem, che, ben presto, si trasforma in una vera e propria
orgia. Inaspettato, Shahriar ritorna al palazzo, dove l’orgia è al culmine,
trovando la consorte tra le braccia di altri. La rabbia e la gelosia lo accecano
e, in un impeto di furore, uccide Nurida. In un delirio in cui si mescolano amore,
rabbia, vergogna e rimorso, Shahriar parla con la sua coscienza e i suoi
sentimenti, che gli appaiono nelle vesti del boia e lo persuadono ad uccidere
ancora sia gli schiavi che qualsiasi altra amante egli avrà d’ora in poi.
Sheherazade, innamorata di lui, cerca di calmarlo. L’intelligente fanciulla, anche
per evitare la propria fine, cerca di convincerlo che non tutte le donne sono
malvagie e traditrici, raccontandogli una serie di fiabe, che dureranno per mille
e una notte, dove si narra che cosa sia il vero amore. A poco a poco,
Sheherazade riesce a coinvolgerlo.
Si susseguono i racconti: Sinbad il marinaio, la Lampada di Aladino, Ali Babà e
i Quaranta Ladroni. Shahriar capisce finalmente sia l’arguzia di Sheherazade,
che la superiorità dell’amore sul tarlo della vendetta. Sheherazade, salvando sé
stessa, riesce a salvare anche la vita degli schiavi. I due amanti vivono
finalmente felici e Shahriar chiede alla nuova moglie di poter partire per una
battuta di caccia. Salutato da Sheherazade, parte con gli altri cacciatori.
Rimasta sola, Sheherazade decide di dare una grande festa a palazzo, dove
convengono invitati da tutto il sultanato. Avendo avuto notizia dei preparativi
per la festa, Shahriar ritorna improvvisamente ma, questa volta, viene accolto
da Sheherazade, fedele e felice. La gioia dei due sposi viene celebrata in una
festosa cerimonia, dove rivivono i personaggi delle fiabe che hanno salvato
l’anima di Shahriar.
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BALLETTO CLASSICO DELL’OPERA DI STATO DI TURCHIA
La Compagnia è stata fondata nel 1992 su decisione del Ministero della Cultura
e della Direzione Centrale dei Teatri dell’Opera di Turchia, paese che sta
sostenendo molto attivamente e con grande impegno di risorse la diffusione
della cultura orientale, con particolare riguardo alla danza, alla musica e alla
lirica.
Infatti, nell’arco di pochi anni, accanto ai tradizionali teatri di Ankara e Istanbul,
sono stati aperti i teatri di Izmir, Mersin, Antalya e Samsun, tutti con propri
stabili corpi di ballo, orchestre, cori e solisti.
Considerando che tutti i teatri dipendono da un’unica Direzione Centrale, non
deve stupire il fatto che la Compagnia proposta sia formata dai migliori solisti
e ballerini, provenienti da teatri diversi. Né questo deve indurre a ritenere che
ne soffra l’unicità stilistica. Infatti, dal momento in cui venne presa la decisione
di sviluppare la danza in Turchia, la Direzione Centrale dei Teatri dell’Opera ha
affidato l’incarico di forgiare i quadri a consulenti tra i più quotati ed esperti,
provenienti dall’ex-Unione Sovietica. Si può quindi affermare che tutti i corpi di
ballo turchi sono di scuola rigorosamente russa.
Per quanto riguarda le tournée all’estero, vengono quindi selezionati i migliori
artisti, provenienti dai diversi teatri di Turchia, in modo che possano
rappresentare al meglio il volto culturale del Paese.
La Compagnia può contare su un cast di validissimi solisti, molti dei quali
premiati nei più prestigiosi concorsi internazionali di danza (Varna, Mosca,
Roma).
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NUGZAR MAGALASHVILI coreografo
La direzione artistica della Compagnia è affidata a Nugzar Magalashvili.
Diplomatosi con lode e speciale menzione nel 1973 presso l’Accademia del
Bolshoy di Mosca, è stato, fino al 1989, primo ballerino del Teatro dell’Opera
“Z. Paliashvili” di Tbilisi, in Georgia, dove ha danzato come Basilio in “Don
Quichotte”, Solor ne “La Bayadère”, Romeo in “Romeo e Giulietta”, Lucien in
“Paquita”, Shahriar ne “Le Mille e Una Notte”, Conrad ne “Il Corsaro”.
Successivamente, conseguita la laurea d’onore al Dipartimento di Coreografia
del Conservatorio di San Pietroburgo, ha allestito, presso il Teatro dell’Opera di
Tbilisi i seguenti balletti: “Il Lago dei Cigni”, “La Bella Addormentata”, “Lo
Schiaccianoci”, “Giselle”, “Arlequinade”, “Laurencia, o Fuente Ovejuña”. Dopo
aver insegnato coreografia e tecnica della danza all’Università di Ankara, dal
1996 collabora con il Balletto Classico dell’Opera di Stato di Turchia, dove ha
allestito “Don Quichotte”, “Romeo e Giulietta”, “Porgy and Bess”, “Carmen
Suite”, “Il Corsaro”, “La Fontana di Bahcisaray”, “Giselle”, “Le Mille e Una
Notte”, “La Signora delle Camelie”, “Sogno in una Notte di Mezza Estate”.
Maître de ballet e repétiteur principale, nonché aiuto coreografo, è Medea
Magalashvili, allieva del celebre Vakhtang Chabukiani ed ex-prima ballerina
del Teatro dell’Opera di Tbilisi, dove si è esibita, nel corso della sua carriera, nei
ruoli di Odette-Odile, Paquita, Medora, Nikia (“La Bayadère”), Carmen.
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TEATRO SOCIALE DI ROVIGO
VENERDÌ 4 FEBBRAIO 2011 ORE 11.00 TEATRORAGAZZI
SABATO 5 FEBBRAIO 2011 ORE 20.30 TURNO C
DOMENICA 6 FEBBRAIO 2011 ORE 16.00 TURNO C
PRESTO LENTO PRESTO
COREOGRAFIE CLAUDIO RONDA
MUSICHE DOMENICO GALLO E GIOVANNI BATTISTA PERGOLESI
LUCI ROBERTO LUNARI
SCENE GIULIO MAGNETTO
COSTUMI GIULIA ZUOLO
COMPAGNIA FABULA SALTICA
VITO ALFARANO, IUNIA BRICCA, MELANIA CHIONNA,
REINER DOMINGUEZ, EZIO DOMENICO FERRARO,
FEDERICA IACUZZI, DAVIDE VALROSSO
La compagnia Fabula Saltica ringrazia la professoressa Roberta Reeder
per la preziosa consulenza musicale
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UNA SUPPLICA DI PULCINELLA
DOCUMENTO INEDITO DEL SECOLO XVIII
PULCINELLA
BALLETTO IN UN ATTO PER PICCOLA ORCHESTRA E VOCI SOLISTE
COREOGRAFIE CLAUDIO RONDA
MUSICHE IGOR STRAVINSKY DA GIOVANNI BATTISTA PERGOLESI
LUCI ROBERTO LUNARI
SCENE GIULIO MAGNETTO
realizzate dal Laboratorio scenografico del Teatro Sociale di Rovigo
COSTUMI GIULIA ZUOLO
COMPAGNIA FABULA SALTICA
PULCINELLA ALEXANDRE BOURDAT, PIMPINELLA FEDERICA IACUZZI,
PRUDENZA MELANIA CHIONNA, ROSETTA VALENTINA SONCIN,
FURBO EZIO DOMENICO FERRARO, COVIELLO DAVIDE VALROSSO,
FLORINDO VITO ALFARANO
Produzione Associazione Balletto “città di Rovigo” realizzata con il contributo del Ministero per i Beni e
le Attività Culturali Regione del Veneto A.R.CODanza, in collaborazione con il Teatro Sociale di Rovigo e
Associazione Venezia Musica
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NELLA VENEZIA DI TIEPOLO
IL PULCINELLA DI CLAUDIO RONDA
Alla base di Pulcinella, balletto che è parte integrante, anche per le sue molte
versioni, del grande repertorio di danza del ‘900, c’è un insolito (per i nostri tempi)
quadrato di geni: Stravinsky, per le musiche rubate a; Picasso per scene e
costumi; Massine per la coreografia; Sergej Diaghilev per la commissione dai
Ballets Russes, il debutto (1920) all’Opéra di Parigi e la supervisione. Ma bisogna
precisare che, se Stravinsky si è notoriamente ispirato a Giovanni Battista
Pergolesi, quest’ultimo, a sua volta, ha saccheggiato, in totale adesione, i lavori
del quasi dimenticato autore veneziano Domenico Gallo (1730-1768).
Ed è proprio all’interno delle musiche di quest’ultimo che Ronda, per costruire
con coerenza e unità d’intenti la propria serata, ha elaborato una prima parte,
astratta, d’atmosfera, con chiari riferimenti al mondo del ‘700. Questa premessa
alla fluida narrazione del balletto, ha un filo logico nella riproposizione della
musica delle fonti, cui si sono ispirati Pergolesi prima e Stravinsky poi. “Ecco
spiegato il perché”, sottolinea Ronda, “di un anticipo al balletto. L’ho
immediatamente elaborato sulla danza, con i corpi, con la pura plasticità dei
danzatori: per trovare la libertà di spaziare in più direzioni”.
Ronda precisa inoltre che “fra imprevisti scherzosi o pseudodrammatici, intrighi,
amori e finta morte, questa commedia balletto sulle avventure di Pulcinella
mima, in realtà, le umane vicende, filtrate dalla smorfia della maschera,
costantemente contratta fra il riso e il pianto. Ciò rende Pulcinella insieme attore
e spettatore, più vero e umano di tutti in una società congelata da ignoranze e
incomprensioni. Questa sua immagine di irrequietezza, che fonde elemento
realistico popolare e artificio teatrale, parla a coloro per i quali la vita è gioco,
che si ostinano ad avere fantasie, ad usare parole come amore, poesia,
sentimento”.
Della scansione originale, il Pulcinella di Ronda conserva l’intreccio, derivato
dai canovacci della Commedia dell’Arte, e i personaggi dell’azione: Pulcinella,
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la sua amante Pimpinella, le giovani Rosetta e Prudenza, i rispettivi fidanzati
Coviello e Florindo, e l’amico Furbo. Unica variante è il luogo del racconto, da
Napoli trasferito a Venezia. La nuova cornice è supportata dalla copiosa
iconografia che, alla maschera napoletana, e alle sue corrosive valenze, ha
dedicato Gian Domenico Tiepolo, con il suo acuto e severo spirito di
osservazione della decadenza della Serenissima del suo tempo, e il suo
umorismo amaro, velato di malinconia. La scelta di questa nuova locazione è
motivata, per Ronda, “dalla risposta ad obblighi per la commissione ricevuta,
che ne hanno orientato la chiave di lettura, e dall’esigenza di trovare un’altra
strada per Pulcinella, rispetto a quella utilizzata dal gruppo di geni che ha
lavorato alla prima versione“. Ma, dice ancora il coreografo, “il
condizionamento iniziale si è rivelato una chiave di lettura efficace nel supporto
visivo di Tiepolo, pittore che ha fatto di Pulcinella un momento significativo della
propria arte con i grandi cicli di disegni e affreschi, a lui dedicati, realizzati nella
sua villa di Zianigo, e ora conservati a Cà Rezzonico“.
La cornice fornita da Tiepolo, se pur collocata alla fine del ‘700, si è subito
trasformata in un preciso referente, iconografico e storico, e ha concesso al
coreografo infiniti suggerimenti e suggestioni. Da qui, è nato un modo diverso di
leggere Pulcinella. “È stato emozionante”, ricorda Ronda, “vedere come, in
Tiepolo, il segno di Pulcinella scorra con totale naturalezza dentro Venezia.
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Come se questa maschera fosse parte integrante
di quel paesaggio, con un’appartenenza per
simbiosi all’identità stessa della città. Negli
affreschi Pulcinella innamorato, L’ altalena di
Pulcinella e La cavalcata dei Pulcinella, tra gli altri,
realizzati intorno al 1797, Tiepolo trasfigura il
tramonto di Venezia, da lui avvertito con chiarezza.
In quelle caricature, così vicine alle commedie di
Carlo Goldoni, emergono infatti in chiave grottesca
i guasti della società del tempo. Il lungo cappello,
la maschera e la casacca bianca di Pulcinella
simboleggiano la sincerità e l’immediatezza del
popolo veneziano, che contempla, fra ironia e
amarezza, la rovina della Serenissima. E nelle 104
carte del suo ciclo di disegni su Pulcinella, il
Divertimento per li Regazzi, Tiepolo rende lo
LA VICENDA
spettatore parte attiva nella scena, gli fornisce
costantemente
elementi
chea Napoli
lo obbligano
Il soggetto di Pulcinella è tratto
da un manoscritto
trovato
e datato a
interrogarsi,
a cercare
di capiredai
in tradizionali
che punto si
1700, contenente un gran numero
di commedie
interpretate
trovinapoletano.
l’azione descritta,
e dove
ci vuole
condurre
personaggi del teatro popolare
L'episodio
scelto
è quello
dei il
del racconto.
Lasciando però
aperte infinite
Quattro Pulcinella simili. Tuttesenso
le ragazze
sono innamorate
di Pulcinella.
Gli
soluzioni.
modo diMa
procedere
è sembrato
uomini sono molto gelosi e cercano
diQuesto
ammazzarlo.
il furbo mi
Pulcinella
è
significativo,
ed èindiventato
nel raccontare
stato sostituito da un altro che
finge di morire
sua vecemio
di fronte
ai colpi
Pulcinella
“.
avversari. Nel momento in cui gli
uomini pensano
di essersene liberati, tornano
alla ricerca delle loro fidanzate. Il vero Pulcinella riappare e organizza tutti i
Ermanno
Romanelli
matrimoni. Lui sposa Pimpinella con la benedizione del suo doppio
(Furbo).
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LA VICENDA
Il soggetto di Pulcinella è tratto da un manoscritto trovato a Napoli e datato
1700, contenente un gran numero di commedie interpretate dai tradizionali
personaggi del teatro popolare napoletano. L’episodio scelto è quello dei
Quattro Pulcinella simili. Tutte le ragazze sono innamorate di Pulcinella. Gli
uomini sono molto gelosi e cercano di ammazzarlo. Ma il furbo Pulcinella è
stato sostituito da un altro che finge di morire in sua vece di fronte ai colpi
avversari. Nel momento in cui gli uomini pensano di essersene liberati,
tornano alla ricerca delle loro fidanzate. Il vero Pulcinella riappare e organizza
tutti i matrimoni. Lui sposa Pimpinella con la benedizione del suo doppio
(Furbo).
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ASSOCIAZIONE BALLETTO CITTÀ DI ROVIGO
COMPAGNIA FABULA SALTICA
L’Associazione Balletto “città di Rovigo” è stata fondata nel 1986 da Claudio
Ronda, Donatella Altieri, Giuseppina Russo e Leila Troletti e opera nel settore
della produzione e diffusione di spettacoli di danza. Dalla sua nascita dà vita ad
una propria compagnia denominata Estballetto che nel 1990 con la direzione
artistica di Gheorghe Iancu (1990 -’96) cambia nome e diventa Fabula Saltica.
Fin dagli inizi dell’attività fondamentale è la collaborazione con il Teatro Sociale
di Rovigo per la produzione di spettacoli di danza con nuove commissioni a
coreografi e compositori italiani e stranieri, con l’ideazione di un’annuale
Stagione di danza e con la Regione Veneto per l’attività formativa, con
l’istituzione di corsi di perfezionamento. Negli anni la ricerca di una propria
identità stilistica ed artistica ha favorito l’incontro con diversi coreografi
(Gheorghe Iancu, Robert North, Bob Cohan, Fabrizio Monteverde, Nicolas
Musin, Isamel Ivo…), compositori (Marco Tutino, Giorgio Gaslini, Claudio
Ambrosini, Howard Blake, Giovanni Sollima, Matteo D’Amico, Edoardo Bennato,
Carlo Pedini, Paolo Zambelli...) attori e musicisti (Giulia Lazzarini, Enrico Rava,
Tony Scott, Felice Casciano, Luigi Marangoni...) danzatori (Gheorghe Iancu,
Alessandro Molin, Alessandra Cementano, Cirylle de la Barre, Monique
Loudières, Luciana Svignano, Ismael Ivo…..), registi e scenografi (Luisa
Spinatelli, Gabbris Ferrari, Fabrizio Plessi, Ivan Stefanutti, Rinaldo Rinaldi…)
che con il loro lavoro e la loro esperienza hanno contribuito alla creazione di un
repertorio attento alla contemporaneità e alla valorizzazione di una compagnia
versatile ed adattabile a diversi stili ed esigenze. Nel corso degli oltre 20 anni
di attività la compagnia ha realizzato più di 30 produzioni e ha rappresentato i
propri spettacoli in importanti festival italiani e stranieri. Fabula Saltica è
composta da giovani danzatori, per la maggior parte di formazione accademica,
in grado di alternarsi in differenti produzioni che oscillano tra astrattezza e
narratività teatrale. La capacità di utilizzare diverse tecniche, stili e di adattarsi
a differenti modalità espressive, permette ai coreografi che collaborano con la
compagnia di mettere in risalto di volta in volta le potenzialità versatili del
gruppo e dei singoli interpreti. Dal 1996 l‘Associazione è residente presso il
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Teatro Sociale di Rovigo, è sostenuta dal Ministero per i Beni e le Attività
Culturali, dalla Regione Veneto tramite A.R.CODanza e dalla Provincia di Rovigo.
Direzione artistica Claudio Ronda.
CLAUDIO RONDA coreografo
Studia a Parma e a Londra al Pinapple Center. Frequenta la Scuola di Balletto
diretta da Cosi e Stefanescu a Reggio Emilia. Si perfeziona con Massini e Pantazi
dell’Opera di Bucarest. Fonda con Troletti e Russo l’Associazione Balletto “città
di Rovigo” e la compagnia Estballetto. Lavora con i coreografi Massini, Pantazi,
Moricone, Messina, Borni, Parmentier, de Hart, Rigano, Comini, Iancu, Richtarch,
Petrillo, North, Cohan. Crea per Estballetto, Siciliènne. Dal 1991 è responsabile
della compagnia Fabula Saltica. Per le Stagioni Liriche del Teatro Sociale di
Rovigo crea le coreografie delle opere Mare Nostro, Andrea Chénier, Traviata,
Madama Butterfly, Una favola per caso, Aida. Collabora come assistente alla
regia nelle opere Norma, Madama Butterfly, Trovatore, Peter Sclemihl, Aida,
Falstaff, Rigoletto, Nabucco, Tosca, Carmen. Si occupa della regia di opere e
balletti per bambini: Costruiamo una città, L’histoire du soldat, Lo scoiattolo in
gamba, Il Teatro dei suoni. Danza in Mascherata, Aura e Riccardo III; idea il
soggetto per il balletto Ragazzi Selvaggi, balla in Pandora Librante, Sprint,
Pictures, In mezzo…la terra. Crea per Fabula Saltica Lieder Dances, Il sogno
di…, Together, Il Pranzo, Pinocchio Burattino senza fili, Barbablù, Ballades.
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COREOGRAFIE
MARIA SERRANO
ANTONIO PARTIDA FERNANDEZ
ROMINA GODOY
MILTON HOMANN
MUSICA
JUAN CARLO BERLANGA
JOSÉ MARIA GAGO CAMARENO
LUIS CARUANA
COMPAÑIA MARIA SERRANO
MARIA SERRANO, JONATHAN SANCHEZ,
MILTON HOMANN, ROMINA GODOY
MUSICISTI
MIGUEL SOTELO CHITARRA
DAVID BERMUDEZ PIANO E PERCUSSIONI
JOSÉ RAMIREZ VOCE E PERCUSSIONI
MACARENA RODRIGUEZ CANTEO
OLEG NEHLS BANDONEON
TOM AUFFAHRT BASSO E PERCUSSIONI
IDEAZIONE E STORYBOARD
SIEGFRIED KÖGEL
Produzione Compañia Maria Serrano
Tournée organizzata da Live Arts Management srl
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TEATRO SOCIALE DI ROVIGO
DOMENICA 6 MARZO 2011 ORE 16.00 TURNO C
FLAMEN TANGO
IL FLAMENCO INCONTRA IL TANGO: PASSIONE, POTERE E SENSUALITÀ
UN VIAGGIO ECCITANTE ATTRAVERSO IL LABIRINTO DELLE EMOZIONI
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DAL VECCHIO AL NUOVO MONDO
UNA FUSIONE DI FORZA E PASSIONE
Flamenco e Tango argentino? Sì, grazie, se di mezzo ci sono tecnica, calore e
colore, saldati con pasión, fuerza y sensualidad. Si che l’incontro dei due bailes
si compia per fusione, ma nel rispetto delle peculiari purezze.
Il flamenco è “l’espressione viva di uno stile di vita che i gitani da secoli
strenuamente difendono, con una condivisione quasi tribale d’intense emozioni
e libertà di espressione”. La vocazione mediterranea alla passione, all’amore
che sconfina nella morte, fanno del flamenco un’esplosione sensuale di ritmi e
colori, da cui è impossibile non essere travolti, per la sintesi fra canto, musica
e ballo. La magia irresistibile del taconear, i colpi di tacco sul palcoscenico, i
movimenti sinuosi delle braccia alzate al cielo ad impugnare immaginarie
banderillas, gli sguardi fieri tra l’uomo e la donna, che non cercano l’abbraccio,
ma il confronto-scontro, equivalgono, più che al racconto di una storia,
all’interpretazione di stati d’animo. Lo sguardo del danzatore o della danzatrice
è in sintonia con il sentimento che si rappresenta, e le contrazioni del volto e i
gesti che entrambi producono devono avere il tempo della musica, in sintonia
con l’evolversi degli umori. Perché i danzatori di flamenco sono innanzi tutto
attori: prima ancora che saper ballare, devono saper rappresentare stati
d’animo e sentimenti, recitare in maniera credibile la gioia di vivere e i drammi
della vita stessa.
Dall’altra parte dell’Oceano, il tango: “ballo, musica, canzone e poesia“, è un
fenomeno complesso per le tante figure e variazioni che lo compongono, e la
genesi così ricca ed avvincente. Il tango è nato tra gente poverissima, nella
miseria e l’emarginazione di emigrati d’ogni parte d’Europa. Quando è uscito dal
ghetto ha suscitato scandalo, eppure è diventato uno dei balli più eleganti e
praticati nel mondo, con un successo dovuto alla sua forza interna e alla
musica, suggestiva e struggente, che lo identifica al primo ascolto. Il ritmo che
lo compone, di derivazione negra, nasce dall’habanera cubana, portata dagli
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schiavi africani in America Latina nel 1700. Dall’habanera nacque la milonga,
un canto malinconico e triste che raccontava difficoltà della vita e pene
d’amore. Oggi il ritmo del tango, pur tra le tante particolarità che distinguono i
diversi generi e le scuole, conserva ancora due caratteristiche particolari: è
fortemente cadenzato ed ha una melodia non uniforme. Ciò comporta
un’accelerazione e una decelerazione dei passi, in armonia con la musica, e
spiega perché il tango si è prestato a tante interpretazioni personali.
Apparentemente lontani e diversi, i due bailes possono ora coniugarsi e dare
vita ad una realtà nuova, nella quale i passi temperamentosi e rapidissimi del
flamenco si trasformano, soavemente, nei movimenti fluidi e contundenti del
tango. Motore dell’intera operazione è María Serrano, un “fenomeno vulcanico,
la cui arte è sostenuta da un magico artificio”. La Serrano non corrisponde
affatto alla tipica danzatrice di flamenco, perché da sempre ha scelto di
muoversi oltre i confini della tradizione di Siviglia, e anzi di crearne una sua
propria, in una evoluzione costante. Una scelta che si evidenzia sin
dall’accompagnamento musicale da lei prescelto: flamenco-jazz, latin-jazz,
cuban-jazz e altri ritmi.
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María Serrano e Jonathan Sanchez, spagnoli, con i bailarines argentini Milton
Homann e Romina Godoy, realizzano un intenso viaggio in un labirinto carico di
suggestioni. A loro si accompagnano sette músicos di flamenco e tango, per
canto, percussioni, chitarra, piano, bajo e bandoneon. Con tutti loro, la
sensualità del tango si traduce in malinconica riflessione quando la Serrano
appare in scena nelle personalissime scansioni del suo flamenco. Allora ogni
gesto delle sue mani si converte in espressione di arte purissima, ogni
movimento dei fianchi è la rotazione della Terra, ognuno dei suoi piccoli e
scattanti passi è una frazione del Tempo, che racchiude il Mondo in un sacro
perimetro, carico di emozioni indicibili.
Ermanno Romanelli
LA VICENDA
Disillusi dalla situazione nel loro
paese, due danzatori argentini
decidono di emigrare in Spagna
per cercare un nuovo futuro.
Vivere dell’arte della danza
è divenuto impossibile
in Argentina.
In Andalusia, il paese da cui
una volta erano venute le loro
famiglie, iniziano a cercare le
proprio radici ed incontrano il
flamenco. Un viaggio
affascinante attraverso il
labirinto delle emozioni ha inizio.
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COMPAÑIA MARIA SERRANO
Maria Serrano fonda la compagnia che porta il suo nome nel 2000 in occasione
della Biennale dell’Arte del Flamenco a Siviglia, ma il suo lavoro di interprete
nasce negli anni ’90. Sivigliana puro sangue studia con i più importanti
insegnanti di flamenco, Manolo Marin, José Galvan, Los Gitanillos de Bronce
e Juan Manuel Farruco. Viene subito ingaggiata da famose compagnie come
Meme Menjivar, Carmen e Carmelilla Montoia, Javier Baron e Antonio “El Pipa”
con le quali si esibisce in tutto il mondo. Nel 1993 viene scelta come interprete
principale dal produttore austriaco André Héller per la sua nuova produzione
“Magneten”. Il successo è immediato e, in una tournée durata sei mesi, Maria
Serrano conquista il pubblico della Germania, Austria e Svizzera, che la
soprannominerà “La regina Vodoo del flamenco”. Molte le produzioni allestite
con la sua compagnia come “Flamen Tango”, “Ritmo Flamenco y cubano”,
“Entre Flamencos”, “Passion de Flamenco” ecc... Con questi spettacoli gira
tutto il mondo da Taiwan alla Danimarca, dall’Ungheria al Messico.
Direzione artistica Maria Serrano.
“Flamen Tango” è il nome del progetto di danza di enorme successo della
grandiosa ballerina di Flamenco andalusa Maria Serrano e della sua
compagnia. Lo spettacolo è stato presentato in Spagna, Germania, Austria,
Svizzera, Paesi Bassi, Portogallo, Taiwan, Canada, Danimarca, Romania,
Ungheria e a Roma. Gli eventi più importanti sono stati al Budapest Spring
Festival, al World Tango Summit di Siviglia così come l’AVO Session Jazzfestival
a Basilea (Svizzera), dove lo spettacolo è stato registrato dalla Swiss Television.
I due stili di danza e musica, famosi per la loro sensualità, potere e passione
incontrano ed emergono durante la serata in qualcosa di nuovo ed eccitante.
La Compañia Maria Serrano presenta Flamenco and Tango da molti angoli
differenti: moderni e tradizionali, puri e fusi insieme. Maria Serrano e il suo
partner Jonathan Sanchez incontrano la coppia Argentina di tango Milton
Homann e Romina Godoy. Dall’incontro dei danzatori, i partners cambiano e la
“storia di danza” tra Flamenco e Tango, sensualità e potere, malinconia e
felicità inizia.
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TEATRO SOCIALE DI ROVIGO
DOMENICA 13 MARZO 2011 ORE 16.00 TURNO C
LORENZO IL MAGNIFICO
CANZONA A BACCO
“QUANT’È BELLA GIOVINEZZA
CHE SI FUGGE TUTTAVIA...”
COREOGRAFIA ARIANNA BENEDETTI
MUSICHE ORIGINALI FEDERICO BIGONZETTI E AUTORI VARI
COSTUMI ARIANNA BENEDETTI
“...CHI VUOL ESSER LIETO SIA...”
COREOGRAFIE ARIANNA BENEDETTI E EUGENIO SCIGLIANO
MUSICHE ANTONIO DE CAPEZON
“...DEL DOMAN NON V’È CERTEZZA”
COREOGRAFIA EUGENIO SCIGLIANO
MUSICHE AUTORI VARI
COSTUMI EUGENIO SCIGLIANO
realizzati dalla Sartoria Taylor’s & co.
CREAZIONE LUCI ANDREA NARESE
COMPAGNIA JUNIOR BDT
MARTINA BANFI, FRANCESCA CERATI, ALESSIA DI PIETRO, ROBERTO DOVERI,
SIRO GUGLIELMI, CHARLOTTE LAZZARI, CECILIA LIGABUE, VINCENZO MINERVINI,
ANDREA MOCCIARDINI, FRANCESCO PANIZZA, SARA PENNELLA,
FRANCESCO PORCELLUZZI, SABRINA RAINERO, MATTIA SARACINO,
ROBERTO TEDESCO, LEANDER VEIZI, CHIARA VISCIDO
nuova produzione dicembre 2010
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La Compagnia Junior BdT (formazione di tirocinio professionale della Scuola
del Balletto di Toscana) ha ottenuto il Premio della Critica ‘Danza & Danza 2010’
quale migliore realtà emergente della danza italiana
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DALLA RELIGIONE PAGANA
ALLA DANZA CONTEMPORANEA
In una felice contaminazione creativa, realizzata a quattro mani, due coreografi
contemporanei, Arianna Benedetti e Eugenio Scigliano, si confrontano con il più
famoso tra i canti carnascialeschi di Lorenzo de’ Medici, detto il Magnifico
(1449-1492). Insieme a questo, fronteggiano uno dei più antichi luoghi
dell’iconografia della danza: il carro trionfale del dio pagano Bacco. Immagine
questa che, dalla mitologia greco-romana, percorre l’Umanesimo, il
Rinascimento e la cultura barocca, fino al ‘700, con varie tracce sino ai nostri
giorni.
Nei versi del Magnifico, il dio è accompagnato da Arianna, figlia di Minosse e
della ninfa Pasifae, rapita dall’eroe Teseo, e da lui abbandonata sull’isola di
Nasso; qui è recuperata, alla vita e all’amore, appunto da Bacco. Intorno a loro,
si muovono satiri e baccanti (anche queste figure omnipresenti
nell’immaginario di danza di sempre), e altri personaggi legati al culto del dio,
come il vecchio ed ebbro Sileno, e il Re Mida.
Il canto del signore mediceo, dove si condensano gli insegnamenti di cultura
classica ricevuti dall’autore, è compenetrato da una leggera ma sensuale
connotazione epicurea, che invita a cogliere l’attimo fuggente, nella transitoria
precarietà dell’esistenza. Tale sentire, e la lucida consapevolezza che lo nutre
come cognitio rerum, si diffondono nel ‘400 in conseguenza della riscoperta
della letteratura e della filosofia antiche, viste in contrapposizione all’ascetismo
medioevale.
Singolare ma intimamente assonante come interpretazione della quartina del
Magnifico, è l’ultima produzione dello Junior BdT. Basti ricordare che “Quant’è
bella giovinezza…” era, a suo tempo sontuosamente inserita in contesti di canti
e balli, citati a più riprese nel testo stesso: “Or da Bacco riscaldati/Ballon salton
tuttavia.”; “Ora, insieme mescolate/Suonon, canton tuttavia…”, “Viva Bacco
e viva Amore!/Ciascun suoni, balli e canti!”.
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Oggi il contrappasso storico affida alle cadenze della scena di danza
contemporanea, rese concitate e irrequiete da altre consapevolezze, un
messaggio ancora universale e attuale; e la levità dei versi si scioglie in una
serie di fughe contro il tempo, astratte e dinamiche, ma altrettanto folgoranti.
Interpreti ideali di una “bella giovinezza,/Che si fugge tuttavia”, sono i giovani
danzatori (età fra i sedici e i diciotto anni), del Junior BdT. La formazione
toscana è il prodotto di una scuola di danza privata, che forgia i propri elementi
ad una rigorosa professionalità. La linea culturale che plasma il lavoro del
gruppo è quella del primato della coreografia e della danza pura, ideologia che
si concretizza, sul piano pratico, nella ricerca di una pluralità di linguaggi
espressivi, sempre declinati con esiti di alto profilo. Così che si cambia aria ad
ogni pagina: dal neo-classico al contemporaneo, dal modern jazz all’hip-hop.
Può sembrare eccessivo richiedere a danzatori sotto i vent’anni di misurarsi
con un repertorio eterogeneo, che li costringe a modificare continuamente
codice, atmosfera, ispirazione. Ma ciò che convince in questi ragazzi sono
proprio la curiosità vorace, la puntualità rigorosa, la disponibilità a tutto campo,
la solidità delle capacità tecniche, l’intensità dell’interpretazione. Fattori difficili
da riscontrare contemporaneamente a questa età.
Ermanno Romanelli
A Cristina Bozzolini, si sa, piacciono le sfide. Tutta la sua carriera e la sua vita
- per altro strettamente connesse in una indissolubile simbiosi esistenziale sono state caratterizzate da una inarrestabile audacia creativa e propositiva
che, come un’onda d’urto poderosa, ha innescato movimenti irreversibili nel
sistema-danza italiano. Inutile ripercorrere le tappe, ormai finite nei libri di storia
della danza: oltre agli anni belli del nascente Corpo di Ballo del Maggio
Musicale Fiorentino, basta citare solo i nomi del Centro Studi Danza, del
Collettivo Danza Contemporanea, del Balletto di Toscana, della Scuola del
Balletto di Toscana, del Nuovo Balletto di Roma e, oggi, di Aterballetto. Non
solo tappe in progressione - importanti, prestigiose. Ma piuttosto progetti,
spesso e volentieri in contemporanea e osmotica evoluzione, quasi che l’uno
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serva a nutrire, stimolare e a calibrare l’altro (e lei stessa). Nel corso del tempo
c’è stata in lei infatti sempre chiara l’idea che didattica, formazione e scena
dovessero coesistere in un unico universo, nel quale l’esperienza artistica fosse
per tutti, dagli allievi ai professionisti, anche un’esperienza di vita. Così, fin dagli
anni ‘80, accanto agli spettacoli di fine anno del Centro Studi (che avevano, è
bene ricordarlo, vere e proprie drammaturgie, spesso ideate insieme agli stessi
allievi), è fiorita l’esigenza di offrire ai ragazzi più grandi e più probabilmente
avviati alla professione l’occasione di apprendere, accanto al training
quotidiano, il ‘mestiere’ della scena: ovvero la produzione, realizzazione e
andata in scena di uno spettacolo ‘vero’, appositamente concepito con tutti i
crismi della professionalità, forgiato sulle loro potenzialità artistiche e per
questo utile alla maturazione di talenti in fieri.
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Già all’inizio degli anni ‘80 la formazione JuniorDanza, composta dai migliori
allievi del CSD e con coreografie ad hoc di giovani coreografi italiani – ricordo
Simona Bucci e Orazio Messina- si impose sulla scena nazionale per la totale
e innovativa concezione artistica e formativa: non a caso, se ne accorse subito
anche la RAI Tv che l’ospitò in alcune trasmissioni. In quegli stessi anni stavano
nascendo esperienze simili in Europa (come il Nederland Deans Theater 2, ad
esempio), ma giova ricordare che nell’Italia del periodo, pressocchè priva di
una produzione coreografica indipendente, l’esperienza era audacemente
pionieristica. Però fruttuosa, per i giovani danzatori (visto che da quel gruppo
uscirono molti professionisti) e per i coreografi, destinati a importanti carriere.
Così quando nel 2002 ha fatto per la prima volta la sua uscita il Balletto di
Toscana Junior, se ne sono intesi subito gli intenti. Come dicevo prima, la nuova
avventura culturale, artistica e didattica ha saputo nutrirsi dell’imprescindibile
ventennale esperienza del Balletto di Toscana e da quella ha immediatamente
tradotto gli standard tecnici, artistici ed estetici in una nuova distillata entità
artistica. Infatti, sebbene i ragazzi che fanno parte dell’ensemble del BDTJr
siano allievi dell’ultimo biennio di perfezionamento professionale in danza
classica e danza contemporanea della Scuola del BdT e la loro età oscilli tra i
sedici e i venti anni, il lavoro nel BdtJr li mette direttamente a confronto con un
variegato ventaglio di situazioni artistiche, professionali e umane analoghe a
quelle che la professione destinerà loro, tramite progetti coreografici affidati a
maestri della coreografia italiana del calibro di Bigonzetti e Monteverde, o a
nuovi autori dalla spiccata, riconoscibile e talvolta radicale visione artistica da Eugenio Scigliano a Francesco Nappa a Cristina Rizzo e poi Arianna
Benedetti, Michele Merola e Eugenio Buratti.
In breve, se la compagnia di giovanissimi impegnati dal neoclassico alla danza
concettuale ha saputo baldanzosamente vincere questo complicato cimento e
nel suo costante turn over è di fatto ormai diventata un naturale vivaio per molte
importanti compagnie italiane e europee, anche la sua proposta produttiva è
diventata una vivace palestra dove testare nuovi coreografi, continuando a
rivelare e far maturare, come già in passato, talenti creativi della nuova
generazione. Da qui in breve, il progetto culturale BdT Junior si è
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immediatamente imposto all’attenzione di operatori e critici, entrando
direttamente nei cartelloni delle stagioni di danza più importanti, partecipando
ad eventi a fianco di ètoiles di fama mondiale, rappresentando la danza italiana
giovane in manifestazioni e festival internazionali. Ma sia questi importanti
successi che il premio come Artisti Emergenti dato quest’anno dai critici della
rivista di settore Danza & Danza o il significativo riconoscimento ottenuto dalle
istituzioni regionali per il contributo culturale dato alla danza in Toscana, per il
BdTJr e Cristina Bozzolini non sono altro che stimoli morali a andare oltre. A
proseguire il cammino intrapreso e, perchè no?, magari esplorare nuove vie e
segnare nuovi traguardi del fare danza italiano. Del resto è esattemente quello
che è sempre successo, con Cristina Bozzolini, da tanti anni a questa parte.
Silvia Poletti
Era forse il lontano 1490 quando Lorenzo de’ Medici scriveva il “Trionfo di Bacco
e Arianna”. La famosa “canzone a ballo” o “canzona a Bacco” che
accompagnava uno dei cosiddetti “trionfi”. I carri mascherati inventati dal
Magnifico che sfilavano a Firenze durante il carnevale con musiche, balli e
canti. Canto carnascialesco fra i più noti, questo componimento era ispirato al
carpe diem (cogli l’attimo) oraziano in un inno alla bellezza e alla gioia
contrapposti al fuggire della giovinezza e alla precarietà del futuro, suggellati
da un malinconico e pensoso “memento”. “Memento” che pure non negava lo
spirito carnevalesco riflesso nella facile cantabilità del verso ottonario e nella
celeberrima ripresa a rima baciata:
“Quant’è bella giovinezza,
che si fugge tuttavia!
Chi vuol esser lieto, sia:
di doman non c’è certezza”.
Niente di meglio dunque che rifarsi a questa aulica tradizione per riscoprire le
radici del pensiero rinascimentale e al tempo stesso riconsegnare alla danza 34
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in questo caso contemporanea - il compito di esprimere il senso profondo e
attuale della ripresa di questa “canzona” e del suo ritornello, diventato
espressione proverbiale ed equivalente per noi al carpe diem di Orazio.
Arianna Benedetti ed Eugenio Scigliano, che firmano il presente debutto
coreografico, danno ‘corpo e anima’ alla ripresa del “Trionfo” di Lorenzo grazie
ai meravigliosi ragazzi dello Junior Balletto di Toscana, “Premio Danza&Danza
2010”. Un gruppo di diciassette elementi che ben simboleggiano l’invidiabile
bellezza, l’inarrestabile fluire del tempo e della giovinezza, l’incertezza del
domani e l’instabilità del futuro. Temi quest’ultimi di scottante attualità in una
società che sembra scordare il disagio esistenziale delle giovani generazioni,
lasciate sole nel difficile passaggio all’età adulta.
Il lavoro procede per quadri richiamandosi ai singoli versi della ripresa
laurenziana e se Arianna traduce nel linguaggio del corpo “Quant’è bella
giovinezza/ che si fugge tuttavia!” e collabora con Eugenio per “Chi vuol esser
lieto, sia”, la chiusa finale “di doman non c’è certezza” è tutta di Scigliano. Le
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musiche di Autori vari comprendono quelle appositamente composte da
Federico Bigonzetti, e una composizione cinquecentesca dello spagnolo
Antonio De Capezon, i costumi sono di Arianna ed Eugenio e le luci di Andrea
Narese.La prima parte si apre con un ‘tocco rinascimentale’ con tre coppie che
richiamano, nella lentezza del movimento, l’eleganza del gesto della società
cortigiana. Un delicato leitmotiv che torna ‘a dare respiro’ al fraseggio
disarticolato, frenetico, parossistico, robotizzato, con cui Arianna - anche nella
scena che mima il gioco del basket - intende rappresentare la condizione dei
giovani di oggi e la loro difficoltà ad accettare la giovinezza che fugge. Un
atteggiamento che riflette l’incapacità ad affrontare la vita senza un sostegno.
Sostegno che la coreografa rende visivamente con una sedia a cui un ragazzo
resta caparbiamente abbarbicato.
Ecco allora che le figurazioni contemporanee si fanno più incalzanti come
incalzante è il ritmo con cui le coppie si alternano a scene corali maschili e poi
femminili, per mischiarsi da ultimo in uno sfrenato giovanilismo a cui si
contrappone la seconda parte. In “Chi vuol esser lieto, sia” realizzata ‘a quattro
mani’, la musica di Antonio De Capezon accentua il senso di languidezza e
armonia con la presenza di un ottetto femminile pieno di grazia con cui Arianna
ed Eugenio sembrano dare ‘ascolto’ ad una antica saggezza troppo spesso
dimenticata.La certezza dell’incertezza nel caos del linguaggio del corpo
diventa invece emblema per Scigliano del significato dell’ultimo verso della
ripresa della “canzona a Bacco” dove il coreografo, per sottolineare che del
“doman non c’è certezza”, contrappone il singolo al gruppo, la solitudine alla
moltitudine, la violenza alla dolcezza, mentre i danzatori geminano duetti,
terzetti, quartetti, ottetti, nello stile falsamente dégagé di Eugenio. Uno stile solo
apparentemente trascurato che ritorna nella scena delle ginocchiere con i
protagonisti costretti a muoversi in un modo inusuale e instabile sugli arti
inferiori ma da cui però si rialzano per guardare al domani. Quel domani che, se
pure incerto, è l’unico che abbiamo e a cui dobbiamo andare incontro con
fiduciosa speranza come le otto giovani coppie che alla fine si riformano.
Gabriella Gori
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COMPAGNIA GIOVANILE JUNIOR BALLETTO DI TOSCANA
Fondata e diretta da Cristina Bozzolini, costituisce la struttura produttiva di
tirocinio professionale della Scuola del Balletto di Toscana, oggi uno dei più
qualificati enti di alta formazione per danzatori classici e contemporanei, a
livello europeo.
Riconosciuta e parzialmente sostenuta dalla Regione Toscana e dal Comune
di Firenze, operativa fin dal 2005, rappresenta una qualificata occasione di
debutto sulle scene, con modalità rigorosamente professionali, sia artistiche
che tecniche ed organizzative, per un selezionato organico, mediamente di
16/18 elementi, giovani danzatori, tra i 16 e i 21 anni, di promettente talento,
espressione dei livelli qualitativi dei Corsi superiori di formazione professionale
del Dipartimento Danza classica e del Dipartimento Danza modern-jazz e
contemporanea della Scuola del BdT, a conferma delle eccellenti capacità
formative di quella che è una delle migliori e più innovative Scuole italiane di
danza, fondata nei primi anni ’70, con un “palmarés” di oltre 80 propri ex allievi,
professionisti in carriera, in importanti Corpi di Ballo, Compagnie e Gruppi di
danza in Italia e in Europa.
Con chiarezza propositiva il programma artistico richiama la linea culturale,
impressa nella cronaca e nella storia della danza italiana per un quindicennio
(1985 - 2000), dalla mitica formazione del Balletto di Toscana, sempre guidata da
Cristina Bozzolini, con l’affermazione del primato della coreografia e della danza
pura, articolata per linee trasversali in una pluralità di linguaggi espressivi, dal
neo-classico al contemporaneo, al modern-jazz e all’hip-hop, sempre
valorizzata dalla creatività sia di Autori di grande prestigio, nazionale ed
internazionale, che emergenti di sicuro talento.
Il repertorio della Compagnia, con Silvia Chirico, in qualità di ‘maître de ballet’
e assistente alle coreografie, accanto a creazioni di Maestri della coreografia
italiana, quali Mauro Bigonzetti e Fabrizio Monteverde, vede la presenza di
opere di Autori di sicuro talento, quali Eugenio Scigliano, Walter Matteini,
Antonio Colandrea, Cristina Rizzo, Eugenio Buratti, Michele Merola, Alessandro
Bigonzetti ed Arianna Benedetti coreografa residente, docente e coordinatrice
del Dipartimento modern della Scuola.
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Intensa si sviluppa la programmazione di spettacoli della Compagnia, a partire
da uno speciale rapporto di ‘residenza’ al Teatro di Rifredi di Firenze (sede della
storica Compagnia teatrale ‘Pupi e Fresedde’ diretta da Giancarlo Mordini ed
Angelo Savelli), vetrina costante delle nuove produzioni della Compagnia,
invitata poi da importanti Teatri e Festivals in molteplici regioni italiane, con una
qualificata collaborazione co-produttiva in particolare con la Fondazione ‘I
Teatri’ di Reggio Emilia, oltre ad una presenza sulle scene toscane, nelle
programmazioni della Fondazione Toscana Spettacolo.
Infine, dalla stagione 2007/2008 si intensifica il rapporto con la Fondazione
Nazionale della Danza e la Compagnia Aterballetto di Reggio Emilia, della quale
Cristina Bozzolini viene nominata Direttore artistico dal febbraio 2008, in solidale
attività con Mauro Bigonzetti che ne resta coreografo principale, imprimendone
da subito un nuovo sviluppo quale Compagnia di bandiera della danza italiana.
Nel gennaio 2008, su commissione della Fondazione ‘I Teatri’ di Reggio Emilia,
debutta al Teatro Ariosto il trittico ‘Sulle tracce di Diaghilev’ composto dalle
creazioni ‘Jeux’ di Eugenio Scigliano su musica di Debussy, ‘Lo spettro della
rosa’ di Fabrizio Monteverde, su musica di Weber e ‘La sagra della primavera’
di Cristina Rizzo, su musica di Stravinsky, che ottiene, anche nelle successive
programmazioni in importanti teatri in numerose città italiane, un generale
successo di critica e di pubblico, consacrando un ruolo di eccellenza della
formazione toscana nel panorama delle produzioni italiane di danza d’arte.
Per la stagione 2009/2010, in co-produzione con Arteven, circuito teatrale
pubblico del Veneto, va in scena un breve duetto maschile, di fulminante
energia, titolato ‘Il filo di Arianna’ ed ispirato al mito di Teseo e il Minotauro,
creato da Arianna Benedetti, su musica per batteria elettronica, realizzata e
suonata dal vivo da Federico Bigonzetti, giovane musicista e puro figlio d’arte,
che ottiene, fin dalle prime repliche, calorose ovazioni, in particolare il 13
gennaio al Teatro dell’Opera di Saint-Etienne in Francia, dove la Compagnia è
invitata in una prestigiosa rassegna di giovani Compagnie europee, insieme al
Nederlands Dans II, le Ballet Junior de Genéve, le Jeune Ballet de Quebec, la
Compania Nacional de Danza II.
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Infine, sempre nella stessa stagione, si prepara una qualificata ‘new entry’ nel
palmares degli Autori dello Junior BdT, con la creazione di una nuova
coreografia di Francesco Nappa, già brillante solista e primo ballerino nelle
Compagnie di Montecarlo e del Nederlands Danse Theatre, poliedrico artista
di emergente talento che firma anche musiche, scene e costumi di questo
nuovo balletto, in debutto, nella tarda primavera, al Teatro della Fonderia di
Reggio Emilia.
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COREOGRAFIA E REGIA
LAURA CORRADI
MUSICHE
GIACOMO PUCCINI
MUSICHE ORIGINALI
ENRICO TERRAGNOLI, FABIO BASILE
ASSISTENTE ALLA COREOGRAFIA
MIDORI WATANABE
CREATO CON
COMPAGNIA ERSILIADANZA
CARLOTTA PLEBS, MIDORI WATANABE, CRISTINA SURACE,
ROBERTO COSTA AUGUSTO, GIUSEPPE LA REGINA
TESTI
LAURA CORRADI, CARLOTTA PLEBS
DISEGNO LUCI E ALLESTIMENTO SCENICO
ALBERTA FINOCCHIARO
COSTUMI
TRANSIT PAR-SUCH
prodotto in collaborazione con
Fondazione Teatro Comunale di Modena e Estate Teatrale Veronese
e con il sostegno di Ministero per i beni e le attività culturali
dipartimento dello spettacolo, Regione del Veneto - Arco,
Provincia di Verona
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TEATRO STUDIO DI ROVIGO - VIALE OROBONI, 14
SABATO 19 MARZO 2011 ORE 21.00 TURNO C
DOMENICA 20 MARZO 2011 ORE 16.00 TURNO C
BUTTERFLY
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SOGNI E ALI SPEZZATE
DI UNA DONNA-FARFALLA
Per chi soggiace al sublime gioco/giogo del melodramma, è sempre
romanticamente intensa e commovente la figura di Madama Butterfly, cesellata
da Giacomo Puccini nell’opera omonima. La data di nascita della Tragedia
giapponese in tre atti, dal romanzo omonimo di John L.Long e David Belasco,
è il 17 febbraio 1904, al Teatro alla Scala di Milano; qui l’accoglie un fiasco
clamoroso. Una serie di modifiche (quattro) alla partitura, e un secondo debutto,
trionfale, questo, a Brescia, l’anno seguente, consegnano il lavoro alla Storia
della Musica e all’immortalità. Tanto da farne un referente primario per ogni
penchant orientalista nella musica del ‘900. Ma intanto la figura del protagonista
del dramma, il tenente Pinkerton, il navigato occidentale che spezza il cuore
della geisha bambina, agli occhi dei contemporanei si è spostata dai tiepidi
confini del pro o versus il puccinismo, ed ha aperto finestre e punti di vista su
alcuni punti forti, e bollenti, del dibattito culturale. I riferimenti impliciti al
testo/opera vanno dal colonialismo alla conoscenza/rispetto/integrazione
dell’altro al turismo sessuale. La quindicenne Cio-Cio-San, caduta in miseria, è
infatti venduta da un sensale a un americano sconosciuto, che per cento yen
l’ottiene in sposa. Non è un matrimonio, è una compra-vendita; e la ragazza,
ribattezzata dall’uomo con un nome americano, Butterfly, viene abbandonata di
lì a un mese dall’uomo, che continua i suoi viaggi d’affari.
Nella violenza della tragedia, l’ormai sbiadito esotismo d’antan cede il posto al
racconto del dolore di una donna sfruttata che, in un’altalena di realtà e
illusione, slancio e ricerca di tenerezza, fiducia e disperazione, sogno,
indifferenza e cinismo, è infine spinta al suicidio. Madama Butterfly, ci insegna
Cesare Garboli, è esattamente questo: “l’anatomia di un suicidio; il suicidio
avviene dopo una lunga catena di rimozioni, diversioni, dilazioni con le quali
una geisha dall’aria innocente e dalla consapevolezza estrema fa
continuamente finta di non vedere e di non capire”.
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La rivisitazione, nella chiave della danza contemporanea, della figura di
Madama Butterfly, a distanza di anni (1988) dalla pur bella e sensibile versione
dell’indimenticato Paolo Bortoluzzi, in linea con una visione tradizionale e
malinconica dell’affaire, si affida oggi a Laura Corradi. La coreografa veronese,
formatasi a Parigi con alcuni dei maggiori esponenti della coreografia
d’avanguardia francese, fra gli anni Ottanta e Novanta, e in Germania con Pina
Bausch, in questo allestimento firma regia e coreografia, mentre la creazione
dello spettacolo è con Carlotta Plebs, Midori Watanabe (anche assistente alla
coreografia), Cristina Surace, Roberto Costa Augusto e Giuseppe La Regina.
Con gli strumenti propri della danza, Laura Corradi racconta la storia
dolceamara di Butterfly, scava nel personaggio, nella sua vicenda e in un
desiderio cullato a lungo nell’immaginario. Alla musica pucciniana si
aggiungono nuove composizioni, che aiutano a compiere una trasposizione
contemporanea del dramma. Lo spettacolo che ne nasce punta direttamente
sul senso dell’attesa, capace di svuotare il presente di ogni significato: è
l’attesa amorosa della protagonista, insieme ad altre forme di attesa, delle quali
la coreografa approfondisce gli aspetti umani e filosofici.
Ermanno Romanelli
BUTTERFLY
Mi interessa molto confrontarmi con una trasposizione contemporanea di
Butterfly, attraverso un linguaggio forte ed energico ma anche leggero come
può essere quello della danza. L ‘intervento di due compositori che affiancano
la propria opera alla meravigliosa musica di Puccini, sottolineerà la
collocazione attuale e la contemporaneità della tematica.
Mi interessa dare forza a Butterfly, dare un senso maggiore alla sua attesa, più
consapevolezza, circondandola di personaggi che condividono con lei una
simile anche se diversa condizione di attesa. Forse perchè l’isolamento di
Butterfly è determinante nello svolgimento e nella conclusione della sua lunga
attesa, la storia amara di un desiderio cullato a lungo nell’immaginario ma che
non trova apertura finale.
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Tutto il suo aspettare brucia il presente e lo rende insignificante, tutta
l’attenzione e la tensione sono spostate in avanti, spasmodicamente
concentrate sull’evento che si attende, il fine di ogni azione o pensiero
collocato in un futuro impreciso.
Laura Corradi
Da “Frammenti di un discorso amoroso”:
ATTESA - tumulto d’angoscia suscitato dall’attesa dell’essere
amato in seguito a piccolissimi ritardi (appuntamenti, telefonate,
lettere, ritorni)…
“Sono innamorato? - Si, poiché sto aspettando”. L’altro,
invece non aspetta mai. Talvolta, ho voglia di giocare a
quello che non aspetta; cerco allora di tenermi
occupato, di arrivare in ritardo; ma a questo gioco, io
perdo sempre: qualunque cosa io faccia, mi
ritrovo sempre sfaccendato, esatto, o per meglio
dire in anticipo. La fatale identità dell’innamorato
non è altro che: io sono quello che aspetta.
...Dipendo da una persona che impiega del tempo
a darsi - come se si trattasse di far scemare il mio
desiderio, d’infiacchire il mio bisogno. Fare
aspettare: prerogativa costante di qualsiasi
potere, “passatempo millenario dell’umanità”...
Un cavaliere era innamorato di una
nobildonna. Lei gli disse: “Sarò vostra solo
quando voi avrete passato cento notti ad
aspettarmi seduto su una sedia, nel mio
giardino, sotto la mia finestra.” Ma alla
novantanovesima notte, il cavaliere si alzò,
prese la sua sedia sotto il braccio e se n’andò...
Roland Barthes
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ERSILIADANZA DI LAURA CORRADI
Laura Corradi si trasferisce in Francia a Parigi dove vive per cinque anni
formandosi con alcuni dei maggiori esponenti della coreografia d’avanguardia
francese degli anni ’80 e ’90 e con Carolyn Carlson. Frequenta come “guest”
(professionista ospite) la Folkwang Hochshule di Essen Werden (università
della danza) in Germania sotto la direzione artistica di Pina Bausch.
Dopo diverse esperienze come danzatrice all’estero, al suo rientro in Italia
fonda Ersiliadanza, la compagnia di cui è coreografa e direttrice artistica; lavora
inoltre come coreografa indipendente. I suoi titoli sono stati presentati e
coprodotti dai maggiori teatri e festival in Italia (Festival Oriente e Occidente di
Rovereto, Romaeuropa Festival, Spoleto Festival, Estate Teatrale Veronese, La
Versiliana, Torinodanza, Vignale Danza ecc.), oltre che invitati in Francia,
Spagna, Olanda, Canada, Unione Sovietica, Uruguay e Argentina.
Nell’estate del 2007 è stata chiamata a curare la regia dell’opera lirica
“Butterfly” di Giacomo Puccini per il festival Pergine Spettacolo Aperto (Tn),
produttore e promotore dell’evento.
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Organigramma
Sindaco di Rovigo
Fausto Merchiori
Assessore alla Cultura e Spettacolo
Riccardo Rizzo
Direttore Artistico
Stefano Romani
Dirigente Settore Cultura
Andrea Pirani
Direttore di Produzione-Funzionario Settore Spettacolo
Angela Baruchello
Funzionario Amministrativo
Laura Cuozzo
Funzionario Contabile
Lucia Toffanin
Ufficio Stampa
Paola Gasperotto
Promozione e Immagine
Milena Dolcetto
Segreteria organizzativa
Roberta Ponzetto, Simone Dentello
Biglietteria
Sandra Andreotti, Paola Gallo
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Staff tecnico del Teatro Sociale di Rovigo
Direttore tecnico di palcoscenico
Roberto Lunari
Capo elettricista
Gianluca Quaglio
Capo macchinista
Matteo Fasano
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PRESENTAZIONE DELLA STAGIONE DI BALLETTO
VENERDÌ 14 GENNAIO 2011 ORE 18.00 ACCADEMIA DEI CONCORDI, SALA OLIVA
A CURA DELL’ASSOCIAZIONE AMICI DEL TEATRO SOCIALE DI ROVIGO
RELATORE ERMANNO ROMANELLI
Stagione di balletto a cura di
Claudio Ronda
realizzata da
con il contributo di
Comune di
Rovigo
Libretto a cura dell’Ufficio Promozione Immagine del Teatro Sociale di Rovigo
© Foto: Pulcinella Nicola Boschetti - Flamen Tango Beatrix Molnar - Lorenzo Il Magnifico Alessandro Botticelli - Butterfly Antonella Anti
Realizzazione grafica: FANCY GRAFICA - Rovigo
Stampa: Europrint - Rovigo
In stampa gennaio 2011
Il Teatro Sociale di Rovigo è a disposizione degli aventi diritto
per le fonti iconografiche che non è stato possibile individuare