il mio frutteto 2011
MANUALE PER COLTIVARE CON SUCCESSO
di Loredano Lazzarini
In generale
Attrezzi
Scelta delle varietà
Messa a dimora
Innesto
Terreno
Allevamento e potatura
Nutrizione
Concimazione
Fruttiferi
Pomacee
Melo
Pero
Drupacee
Pesco e nettarino
Albicocco
Susino o prugno
Ciliegio
Vite
Olivo
Agrumi
Kiwi
Protezione
Bayer per
l’ambiente:
questa pubblicazione
è stampata
su carta riciclata
pag. 4
pag. 5
pag. 6
pag. 7
pag. 8
pag. 9
pag. 14
pag. 15
16
pag. 16
pag. 22
pag. 27
pag. 34
pag. 37
pag. 40
pag. 43
pag. 49
pag. 52
pag. 57
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La protezione delle piante
può essere effettuata con
prodotti tradizionali e/o con
prodotti di origine naturale;
la prima è stata indicata
come “Convenzionale” e la
seconda come “Agricoltura
biologica”
Disegni di Nicoletta Montanari
Ringraziamo i Vivai F.lli Zanzi di Ferrara e Stocker srl di Lana (BZ) per il
materiale fotografico fornitoci
Edizione marzo 2011.
® = marchio registrato
Copyright © 2011 by Bayer CropScience S.r.l Testi e foto: copyright © 2011 degli autori.
Il frutteto in giardino
Foto L. Lazzarini
Foto L. Lazzarini
Il Paradiso è raffigurato nellʼimmaginario collettivo come un immenso giardino con alberi da frutto
di ogni specie, in grado di offrire i
loro succulenti prodotti.
Bayer Garden ha realizzato il manuale Il mio
frutteto per tutti coloro che vogliono
che il loro giardino si trasformi in un
piccolo Paradiso con meli, peschi, ciliegi, albicocchi e altro.
Coltivare alberi da frutto non è semplice, ma le soddisfazioni sono grandi;
è un modo per riavvicinarsi alla natura
e rilassarsi in un luogo dove i ritmi sono
quelli lenti delle stagioni.
Le piante da frutto, come tutte le
piante, sono esseri viventi con caratteristiche e necessità proprie e nella loro
scelta dobbiamo tener conto delle
loro necessità: esposizione al sole,
tipo di terreno, media delle piogge e
temperature minime invernali.
Certo coltivare gli alberi da frutto è un
hobby complesso perché queste piante richiedono tante
attenzioni: vanno concimate, potate, diradate e curate
con agrofarmaci, ma alla fine ci allietano e ci inorgogliscono coi loro preziosi doni.
Foto S. Palella
Attrezzi
Foto Stoker
Per coltivare un piccolo frutteto familiare
è necessario disporre di un certo
numero di attrezzi, gli stessi necessari per lʼorto, ed altri specifici per
la potatura e per la raccolta. Eʼ consigliabile disporre anche di quelli che rendono meno faticoso il lavoro: un esempio, la motosega.
Gli attrezzi devono essere sempre di qualità e, per quanto possibile, leggeri. In genere quelli qualitativamente migliori durano
più a lungo e rendono più facile il lavoro. Provate
la differenza tra potare con forbici scadenti e di buona qualità!
Vediamo alcuni degli attrezzi indispensabili per il frutteto. Prima fra tutti la
vanga, per le più importanti operazioni di lavorazione del terreno. Per le
operazioni di potatura sono necessarie le forbici, che devono essere
leggere e con manici ergonomici;
vanno tenute sempre affilate. Poi
vi è il troncarami, grosse forbici
con i manici lunghi per tagliare i
rami di spessore più grosso.
Per potare occorre anche
un seghetto a lama ricurva e lo svettatoio,
un attrezzo manuale
o a motore per arrivare ai rami più
lontani. Per tagliare i rami più
grossi è molto utile la motosega. I
rami asportati vanno eliminati e a questo scopo può tornare utile un trituratore o cippatrice. Per legare i rami ai tutori vi è la legatrice, che
consente di farlo con la massima facilità.
Le piante da frutto sono attaccate da molti parassiti. Per
difenderle occorre disporre di una pompa che nebulizzi le soluzioni insetticide o fungicide. Le pompe
in genere contengono da 5 a 20 litri di soluzione
e dispongono di una lancia per la distribuzione.
Esistono anche dei modelli a motore.
Per raggiungere e raccogliere i frutti vi è il coglifrutta, un sacchetto applicato a una pertica.
Per tenere sempre irrigato il giardino, anche
quando si è in vacanza, vi sono le centraline
per irrigazione che lo fanno automaticamente,
come programmato.
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Una scelta ragionata è dʼobbligo prima di
mettere a dimora una pianta da frutto. Dobbiamo innanzitutto valutare bene il nostro
giardino e la sua esposizione e considerare
che le varietà da piantare sono destinate a rimanervi per decine di anni, aumentando progressivamente le loro dimensioni. Eʼ bene
decidere in anticipo la forma di allevamento
che vogliamo adottate e quale sarà la nostra
disponibilità di tempo durante tutto lʼanno; alcune piante, come il melo e la vite, hanno bisogno di cure continue, mentre il pesco è
molto meno esigente.
Nella scelta si può privilegiare lʼabbondanza
di frutti o la bellezza delle piante; a titolo di
esempio sono piante molto belle il melograno
e il nespolo mentre lʼalbicocco si apprezza
per la fioritura.
In fatto di varietà, ricordiamoci che quelle più
recenti, selezionate per ottenere una produzione abbondante, spesso sono delicate e richiedono molte cure. Quelle più vecchie
invece sono più rustiche e più resistenti alle malattie, hanno produzioni inferiori, ma i frutti sono molto saporiti.
Le piante da frutto si possono acquistare nei garden center, nei vivai e
anche nella grande distribuzione. Eʼ sempre consigliabile comprarle nei
centri/reparti specializzati avendo cura di scegliere piante con il cartellino
di identificazione della varietà, la foto del frutto e un minimo di guida colturale. Eʼ bene anche controllare che lʼinnesto sia ben cicatrizzato e sano.
Sulla scelta delle varietà più adatte alla zona può essere utile chiedere
consigli al rivenditore. Le piante da frutto sono poste in vendita in vaso oppure a radice nuda o in zolla.
Le piante si trapiantano preferibilmente ad inizio primavera o
in tardo autunno, quando le temperature sono abbastanza fresche; quelle in vaso in realtà sono adatte al trapianto in ogni
momento dellʼanno, esclusi i periodi di gelo o di grande caldo.
Prima di acquistarle è bene estrarle dal vaso per verificare
che le radici non siano arrotolate sul fondo del pane di terra o
fuoriescano dai fori del vaso stesso perché in questi casi lʼattecchimento sarà meno facile.
Le piante a radice nuda o in zolla sono quelle che hanno le radici coperte da torba o da terriccio e inserite in un sacchetto di
plastica o in una retina. Sono disponibili dal tardo autunno alla
primavera e vanno trapiantate subito dopo lʼacquisto. Bisogna
controllare che il pane di terra sia umido e che le radici non
abbiano tracce di muffa.
Foto L. Lazzarini
Foto L. Lazzarini
Foto Stoker
Foto Stoker
Scelta delle varietà
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Il pane di terra
non deve
presentare
radici arrotolate
Innesto ottimamente riuscito
Messa a dimora
La prima cosa da fare quando si
mettono a dimora le piante è preparare con un certo anticipo, qualche settimana, le buche: devono
essere piuttosto grandi, con un
diametro di 70-80 cm e una profondità di circa 60 cm; ci penserà
il tempo a rendere morbido il terreno ai lati della buca.
Per piantare gli esemplari in vaso
si procede nel modo seguente: si
depone sul fondo della buca la
ghiaia, sopra si mette del letame
maturo (se non lʼavete a disposizione va bene anche del compost
o del concime granulare a cessione programmata) e quindi del
terriccio di buona qualità miscelato a concime granulare. Si toglie
la pianta dal vaso e la si pone
sopra il terriccio cercando di stendere le radici e facendo attenzione a non rompere la zolla di
terra che avvolge le radici; tale
terra deve essere umida, ma non
fradicia, e nel contempo non particolarmente compatta. La buca va
poi riempita con la terra tolta inizialmente facendo attenzione che
il punto dʼinnesto rimanga sopra la
superficie del terreno.
La pianta va legata a un tutore infisso profondamente nel terreno; il
legaccio deve essere morbido: ve
ne sono di sintetici o di naturali in
fibra di cocco.
Per gli esemplari a radice nuda si
procede nel medesimo modo
avendo cura di bagnare le radici
prima della messa a dimora.
Le buche vanno
preparate in anticipo, anche un
mese prima, e
devono essere
abbastanza
ampie
Il pane di terra
non deve essere
rotto ma è opportuno liberare
le radici più superficiali
Sul fondo della
buca mettere del
concime e della
ghiaia e quindi la
pianta con l’intero pane di
terra distendendo le radici
esterne
Chiudere la
buca con il terriccio facendo
attenzione a non
coprire l’innesto
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Innesto
Foto L. Lazzarini
Lʼinnesto è una pratica agronomica antichissima per la moltiplicazione di piante, senza modificarne le caratteristiche. Eʼ noto, infatti,
che se si pianta un seme, ad esempio proveniente da una cultivar di
melo, la pianta che ne deriva ha caratteristiche diverse da quelle
della madre. Con lʼinnesto si stabilizzano le caratteristiche che ci interessano moltiplicandole anche allʼinfinito. Eʼ lʼunico modo per superare le barriere imposte dalle leggi della natura.
Lʼinnesto consiste nel saldare sullʼapparato radicale di una pianta,
detta portainnesto, una porzione di ramo, detta marza o nesto o gentile, o anche una gemma, detta scudetto, proveniente dalla cultivar
che ci interessa, purchè della stessa specie o di una specie affine.
Il portainnesto è in grado di regolare lo sviluppo della parte aerea riducendola (portainnesti nanizzanti) o rafforzandola, di influire sulla
precocità della produzione e anche sulla longevità della cultivar.
Sempre con la scelta del portainnesto si può adattare una cultivar a
un particolare tipo di terreno e alle diverse condizioni climatiche.
Anche la resistenza ai parassiti può essere indotta dai portainnesti.
Un portainnesto si dice “franco” quando nasce dal seme di una pianta coltivata mentre è definito "selvatico" se è una piantina nata spontaneamente: le piante che ne derivano sono vigorose. Spesso i portainnesti
provengono da talea e sono stati selezionati per disporre di piante con caratteristiche specifiche.
In commercio le piante da frutto vengono di regola vendute già innestate.
Se si vuole effettuare da soli lʼinnesto per ringiovanire una pianta vecchia
o per cambiare cultivar ci si dovrà attenere alle semplici regole dello
schema riportato sotto.
Innesto di vite
Innesto a gemma o a occhio
Si preleva una gemma da un ramo vigoroso di una cultivar e la si inserisce nel portainnesto su cui si fa una incisione a T, si sollevano i due lembi di corteccia, vi si inserisce lo
scudetto contenente la gemma e si lega il tutto con rafia; è consigliabile coprire con un
mastice apposito.
Innesto a marza
Si utilizzano 2-3 porzioni di rami di un anno, con 2-3 gemme. Si può procedere in diversi
modi. Per realizzare quello a spacco si taglia
INNESTO A CORONA verticalmente il ramo per alcuni centimetri (dopo
INNESTO A
SPACCO
averlo ben legato subito sotto) e vi si inseriscono le marze tagliate appuntite verso il
basso. Quello a corona invece prevede di fare
delle incisioni verticali sulla corteccia del portainnesto e inserirvi le marze tagliata a V. Eʼ fondamentale che marza e portainnesto vengano
perfettamente in contatto, quindi è necessaria
una legatura ben stretta ed è consigliabile coprire con un mastice apposito.
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Terreno
I terreni leggeri
sono granulosi al
tatto e non si riesce a compattarli
e a dargli una
forma.
I terreni di medio
impasto sono
soffici, difficilmente mantengono una forma
e trattengono
bene l’umidità
I terreni pesanti
sono quelli che,
quando sono
umidi, permettono di ottenere
una palla se
schiacciati fra le
mani
Le piante da frutto necessitano di un suolo profondo, permeabile, fertile,
senza umidità stagnante. Nei fruttiferi
il grosso delle radici non supera i 60
cm di profondità per cui è questo lo
strato di terreno cui siamo interessati.
Il fattore determinante di cui tener
conto per la riuscita della coltivazione è la qualità del terreno anche
se, più o meno, tutti i terreni agricoli
consentono buoni risultati, comunque migliorabili con opportuni accorgimenti.
Teoricamente sono tre le categorie di
terreno: leggeri, a medio impasto e
pesanti ma in natura il suolo è costituito da una miscela dei tre con percentuali molto variabili.
Brevemente diremo che:
- i terreni leggeri sono quelli sabbiosi
o ghiaiosi: lʼacqua viene assorbita e
eliminata nelle falde con grande facilità; si ha spesso perdita di sostanze
nutritive. Sono adatti per le piante da
frutto meno resistenti come pesco e
albicocco.
- i terreni di medio impasto sono ricchi di humus, fertili, facili da lavorare
e adatti a coltivare ogni tipo di
pianta. Assorbono bene lʼacqua.
- i terreni pesanti sono quelli argillosi, cioè formati da finissime
particelle – anche 1000 volte più
piccole della sabbia – che si
compattano fra di loro; in periodi
di siccità sono molto duri, spesso
screpolati; dopo una pioggia prolungata diventano collosi e impiegano anche giorni ad asciugare. Sono poco adatti per le piante da
frutto.
I terreni leggeri e pesanti possono essere migliorati con tecniche agronomiche incorporandovi annualmente il materiale organico di cui si dispone, oltre a terriccio da giardino e torba: per i primi è consigliabile
effettuare questa operazione a fine inverno-inizio primavera mentre
per quelli pesanti, in autunno-inverno.
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Allevamento e potatura
Foto L. Lazzarini
La potatura è unʼarte. Il potatore opera sulle piante
per allevarle mantenendo la chioma equilibrata secondo determinate regole, sin dal primo anno di vita.
Se le potature sono corrette e ben studiate la reazione positiva si vede in termini di vegetazione e di
fruttificazione. Su diverse specie, come melo e ciliegio, ha valore di accompagnamento e di attivazione
dello sforzo produttivo mentre altre, come la vite e il
kiwi, hanno bisogno di interventi energici. Ma non è
tutto: la necessità di interventi cambia non solo con la
specie, ma anche con le varietà, il sistema di allevamento, il tipo di terreno e la disponibilità di acqua.
Quando si acquista un esemplare di piante da frutto si
acquista un “astone” già innestato da 1 o 2 anni,
pronto per essere trapiantato, cui va impostata la
forma che si vuole ottenere quando la pianta sarà
adulta; dopo lʼimpianto la pianta va tagliata allʼaltezza
della prima ramificazione, detta anche impalcatura,
che si vuole ottenere; tale altezza va, a seconda della
forma desiderata ottenere, da 40 cm a un metro e
mezzo.
Normalmente le piante in commercio sono già provviste dei rami principali della prima impalcatura gia definiti: queste sono più
facili da gestire per lʼhobbista poiché basta mantenerne la forma.
Ogni trattato di frutticoltura descrive decine di forme di allevamento. In un
frutteto realizzato nellʼorto o in un piccolo appezzamento tre sono le forme
consigliabili, quelle appiattite, quelle a vaso e quelle a piramide.
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Le forme appiattite,
come la palmetta,
sono quelle in cui le
piante sono allevate
sostenute da pali e fili
orizzontali e sono indicate se vi è poco
spazio, infatti hanno
uno spessore di un
metro o poco più.
Sono adatte per molti
fruttiferi, fra cui melo,
pero, susino e cachi.
Lʼastone si pianta a
fine inverno, si cima a
unʼaltezza minima di
30 cm da terra e successivamente, in ge-
Pianta già impalcata pronta per il
trapianto e con
impostata la
forma a vaso
Palmetta a branche orizzontali
piegate a 90° rispetto al fusto e
legate a dei fili di
sostegno. L’angolazione con cui
fissare le branche
può essere anche
di 45°
Allevamento a
vaso; dal tronco
partono 3 o più
branche che
vengono disposte a forma di
cono rovesciato.
L’interno va lasciato privo di
rami per far passare la luce.
L’allevamento a
piramide (a destra) è quello in
cui la pianta
viene lasciata ramificare naturalmente. In alcuni
casi (sopra), per
evitare strutture
di sostegno, le
piante si lasciano
crescere liberamente ma si
piantano ravvicinate. Si tratta del
cosiddetto fusetto
nere nella primavera successiva, si scelgono tre branche vigorose che diventeranno la prima impalcatura di rami principali; di questi due possono
essere fissate ai fili sia orizzontali che obliqui e una, verticale, serve per
far proseguire il fusto. In seguito si dovranno creare ogni 50 cm nuove impalcature fino ad ottenere, in 5-6 anni, la forma definitiva di allevamento e
la pianta avrà un fusto verticale dal quale partiranno le branche. I rami di
diverse piante che si trovano sulla medesima fila possono anche intrecciarsi.
La forma a vaso è quella in cui le piante si allevano cercando di ottenere
una forma simile a quella naturale. Si procede come per le forme appiattite
ma si scelgono 3-5 branche che sono destinate a diventare i rami e si allevano in modo da formare un cono rovesciato; si possono anche fissare
con dei tutori. Eʼ adatta a specie di ridotta vigoria ma anche per melo, fico
e susino.
Eʼ facile da realizzare: per prima cosa si definisce lʼaltezza a cui far partire
lʼimpalcatura dei rami dal fusto, tagliandolo dopo il trapianto. Questa altezza può variare da 30 cm a oltre un metro.
Lʼallevamento a piramide, quello in cui lʼastone viene lasciato ramificare
naturalmente, ha i minori problemi di potatura e di governo. Eʼ adatto per
melo, pero e pesco.
Per potatura si intendono quelle pratiche atte a determinare la forma delle
piante e il loro modo di vegetare, di fiorire e di fruttificare. Si effettuano mediante tagli ai rami in periodi ben definiti e caratteristici di ogni specie.
Consente di massimizzare la resa produttiva e, nella frutticoltura industriale, è effettuata da agricoltori esperti, dei veri artisti con le forbici. In
giardino è tutto più semplice in quanto non vi è la necessità di ottenere
produzioni molto elevate, ma si vogliono produrre buoni frutti con piante
piacevoli da guardare, in pratica si cerca un utile compromesso.
Potare vuol dire tagliare determinati rami, tenere sotto controllo i succhioni, effettuare la spollonatura eliminando i germogli basali superflui e inPotatura
10
fine diradare i frutti.
La potatura può avvenire durante il riposo vegetativo ed è detta potatura secca oppure,
quando la pianta ha le foglie, potatura verde.
Nei primi 3-4 anni dʼimpianto la potatura serve
soprattutto per impostare la forma della pianta
mentre in seguito ha lo scopo di mantenerla,
regolandone lo sviluppo e di ottenere unʼequilibrata fruttificazione senza incorrere nel fenomeno dellʼalternanza. Ogni specie necessita di
succhioni
DIRADAMENTO
inseriti sulle branche e presenti in numero
eccessivo; anche i succhioni e i polloni
vanno soppressi.
I rami più grossi difficilmente vanno tagliati
se non per motivi di forma della pianta, di
rinnovamento e di risanamento mentre le
branche vanno accorciate periodicamente
per mantenere la pianta nelle dimensioni
volute o possibili nel giardino. Alcune settimane dopo la fioritura, se vi è stata una abbondante allegagione, occorre eliminare
alcuni frutti scegliendoli fra quelli malformati
e più piccoli. Più avanti si avrà una cascola
naturale e in seguito si dovrà fare un ulteriore diradamento che, ad esempio, nel
melo consiste nel lasciare al massimo un
frutto ogni 8-10 cm.
pollone
una potatura appropriata
ed è necessario conoscere quali rami fruttificheranno; nella parte dedicata
alle diverse piante sono riportate queste informazioni.
Normalmente con la potatura si eliminano o si accorciano dei rametti
Succhioni e polloni, cioè i rami
dritti verso l’alto,
vanno eliminati
I frutti vanno diradati: occorre
togliere quelli in
sovrappiù dopo
un’allegagione
abbondante e
dopo la cascola
Quando potare
Gennaio: meli, peri e kiwi
Febbraio: meli, peri, kiwi, albicocchi, susini
e viti
Marzo: peschi, viti e agrumi
Aprile: si interviene sulle piante dannegiate
dallʼinverno
Maggio: si eseguono operazioni correttive
sulle branche
Giugno: si effettua la “potatura verde”
Luglio/Set.: potatura “dopo raccolta” per eliminare i rami esauriti e le zone dʼombra
Ottobre: non effettuare potature
Novembre/Dicembre: meli, peri, albicocchi e
susini; è meglio rimandare a inizio anno
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TIPI DI GEMME
a fiore
a legno
a legno e a fiore
Come riconoscere le formazioni fruttifere?
Abbiamo tre tipi di gemme, a legno (da cui derivano rami), a fiore (dove si
formeranno i fiori e quindi i frutti) e miste; sono presenti su rami di diverso
tipo, variabili da specie a specie. I più comuni rami con gemme a fiore
sono i rami misti, i dardi, le lamburde, i brindelli e i “mazzetti di maggio”.
I rami misti sono rami con gemme a legno e a fiore, sono presenti sulla
quasi totalità dei fruttiferi e sono quelli più produttivi.
I brindelli sono rametti di 15-30 cm di lunghezza che producono, sulle pomacee, una gemma mista allʼapice e gemme a legno che danno origine a
2° taglio
Come potare
Le grosse branche vanno
potate tagliandole ad an50 cm.
golo retto con una sega,
1°
taglio
nella
senza provocare “scoscia3° taglio
parte inferiore
menti”, in altre parole lacerazioni della corteccia
nella parte inferiore. Si
procede eseguendo un taglio iniziale nella parte inferiore del ramo, a circa mezzo metro
dal punto dʼinserzione, quindi si esegue il taglio dalla parte superiore e infine si elimina il
moncherino vicino al tronco.
Le potature dei rami più piccoli, quelli con le gemme, consente di concentrare la forza
della pianta nel rinnovo della
chioma e nella produzione di
frutti. Il taglio deve essere
fatto poco sopra ad una
gemma e inclinato in senso
parallelo alla sua posizione.
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RAMO MISTO
LAMBURDA
LAMBURDA E DARDO
SU BORSA
ZAMPA DI GALLO
BORSA
BRINDILLO
drupacee
pomacee
pomacee
drupacee
foglie sullʼasse; sulle drupacee producono solo gemme a fiore.
I dardi sono gemme a legno appuntite che danno origine a un ramo cortissimo, di 1-2 cm, con una gemma a legno. Il secondo anno si allunga di un
altro paio di cm e il terzo da origine a una gemma a fiore e prende il nome
di lamburda. Sono caratteristici delle pomacee e possono produrre per
una decina dʼanni. Sempre sulle pomacee si trovano ingrossamenti allʼattacco delle gemme a fiore, le “borse”, molto corte e in grado di dare origine a dardi e a brindelli. Raggruppamenti di borse e di lamburde sono
detti “zampe di gallo”.
I mazzetti di maggio sono invece propri delle drupacee, sono tozzi e corti,
non superano i 6 cm di lunghezza. Come i dardi diventano produttivi dopo
2-3 anni. Vanno conservati perché possono produrre per molti anni, nel ciliegio anche 40.
Il problema dell’alternanza
Lʼalternanza consiste nel fatto che a unʼannata di “carica”, cioè di produzione abbondante, ne segue una di “scarica”, ossia con produzione scarsa. Con una potatura idonea
si riesce a contenere questo fenomeno in quanto si mantiene la pianta giovane; lasciandola a se stessa invecchierebbe più rapidamente.
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Nutrizione
Zona da
concimare
Foto L. Lazzarini
Le radici si trovano sotto la
chioma e nei
fruttiferi in genere arrivano a
circa 60 cm di
profondità. La
concimazione va
fatta in questa
zona, senza interessare i primi 30
cm intorno al
tronco
Foto G. Rampinini
Carenza di azoto
La nutrizione appropriata è fondamentale se si
vuole una pianta equilibrata e una fioritura abbondante.
In generale va detto che le piante devono trarre
dal terreno tutti gli elementi necessari per poter
vivere. Gli specialisti dividono questi elementi in
due categorie, i principali, che sono azoto (N), fosforo (P), potassio (K), calcio (Ca), magnesio
30
30
Zona da
(Mg) e zolfo (S) e quelli secondari, ma necessari
cm
cm
concimare
in piccole quantità, come ad esempio manganese, ferro, boro e rame. Sono tutti elementi presenti nel terreno ma per ottenere buoni risultati
bisogna integrare, in particolar modo quelli principali, con la concimazione perché siano sufficienti
ed equilibrati.
I concimi si dividono in organici ed inorganici. Differiscono nel modo in cui vengono incorporati. I fertilizzanti organici, cioè
quelli di origine naturale (letame, sangue di animali, foglie morte ecc.) necessitano di una lunga trasformazione da parte dei microrganismi del terreno e vengono resi disponibili molto lentamente. Quelli inorganici, quelli
chimici, sono invece immediatamente e totalmente utilizzabili per la pianta,
a meno che non si tratti di prodotti con particolari formulazioni a lento rilascio.
Ogni buon giardiniere li impiega entrambi, anche se procurarsi del letame
è oggi impresa ardua.
Azoto - Eʼ uno degli elementi indispensabili per la crescita degli esseri viventi in quanto componente fondamentale delle proteine. La concimazione
azotata aumenta lʼattività vegetativa procurando foglie più grandi e di colore verde intenso, aumenta il numero delle gemme a fiore, diminuisce la cascola, migliora la pezzatura dei frutti e infine
determina un aumento della produzione.
Lʼeccesso di azoto causa minore colorazione dei frutti, ritardo
nella maturazione, ridotta resistenza agli attacchi dei parassiti e
agli stress dovuti a cause ambientali.
Fosforo – Il suo ruolo per la crescita della pianta e per la produzione di fiori è quello di partecipare a molti processi vitali come la fotosin-
Clorosi ferrica
Le clorosi, dovute a carenza di ferro, si curano intervenendo
con un prodotto speciale a base di chelati di ferro.
Una delle cause della clorosi ferrica può essere una frequente
irrigazione con acqua dura (calcarea) che determina lʼaumento
del pH del substrato.
14
Foto L. Lazzarini
tesi e il metabolismo degli zuccheri. La sua carenza si evidenzia dapprima sulle foglie vecchie che diventano verde scuro e poi sulla crescita
che viene rallentata. Lʼeccesso di fosforo non causa danni particolari.
Potassio - Agisce indirettamente come regolatore del bilancio idrico e influenza favorevolmente la fotosintesi e alcune caratteristiche qualitative
dei frutti come colorazione e contenuto in zuccheri; riveste un ruolo positivo sulla fioritura. La pianta, con carenza di potassio, tende ad appassire. Lʼeccesso di potassio non causa danni particolari.
Ferro - Interviene nei processi di ossido-riduzione legati alla fotosintesi.
La carenza di ferro si manifesta spesso su terreni con pH superiori a 8 o
con elevato contenuto in calcare attivo: sulle foglie giovani si hanno caratteristiche clorosi, le nervature restano verdi e il lembo si decolora progressivamente fino a diventare bianco.
Manganese - Interviene nella fotosintesi e la sua carenza causa una riduzione della sintesi della clorofilla e si manifesta come una clorosi internervale delle foglie giovani che poi evolve con la formazione di macchie
necrotiche.
Concimazione
La concimazione delle piante da frutto si effettua con
Bayfolan® Multi Orti & Giardini. Eʼ un prodotto a cessione
programmata, per una nutrizione di circa 4 mesi, che permette la formazione di una riserva di elementi nutritivi nelle
vicinanze delle radici; nell'anno successivo all'impianto, facilita sia la crescita della pianta e, negli anni seguenti, soddisfa il fabbisogno di elementi nutritivi. In alternativa si può
utilizzare Bayfolan® PRO Universale ogni 2 3 mesi.
Concimazione d'impianto
All'impianto distribuire Bayfolan® Multi Orti & Giardini sul fondo
della buca e Bayfolan® PRO Universale mescolato con la terra di
riempimento della buca stessa.
Concimazione di copertura
Si impiega Bayfolan® Multi Orti & Giardini distribuendolo
su una superficie leggermente più grande di quella corrispondente alla proiezione al suolo della chioma della pianta,
badando di mantenersi ad almeno 30 cm dal tronco. Gli interventi con Bayfolan® Multi Orti & Giardini vanno dosati
secondo le esigenze della specie riportate più avanti. Durante la stagione successiva all'impianto normalmente non
sono necessarie concimazioni di copertura. Al secondo ed al
terzo anno concimare rispettivamente con metà e tre quarti dei
quantitativi consigliati per le piante in produzione. Le concimazioni di copertura risultano più efficaci se vengano interrate con una leggera lavorazione del terreno e devono essere seguite da un'irrigazione. Se il terreno é
tenuto a prato, non superare la dose unitaria di 50 g/m² effettuando la concimazione quando il prato non è in vegetazione o dopo il taglio e irrigare
abbondantemente; in alternativa utilizzare Bayfolan® PRO Universale.
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Carenza
di potassio
Foto L. Lazzarini
Malus spp.
Fam. Rosaceae
Melo
Pianta proveniente dalle regioni transcaucasiche e conosciuta fin dallʼantichità, la sua coltivazione si pensa
risalga allʼetà paleolitica. Il melo è citato nella Bibbia,
se ne fa menzione in testi greci del VI secolo a.C. e si
sa che i suoi frutti erano apprezzati dai romani. Oggi è
diffuso in moltissime aree del mondo. Il melo è un albero simbolico e rappresenta la conoscenza che conduce allʼimmortalità. Nel medioevo i cristiani consideravano il melo come lʼalbero il cui frutto è il peccato
originale.
Proprietà – La mela contiene zuccheri semplici, vitamine, acidi organici e tannini. Una mela sbucciata ha
solo 53 Kcalorie/100 g. Eʼ consigliata nelle diete perché contiene pectine che hanno un effetto saziante e
nel contempo protettivo sulle mucose. La mela è in
grado di dare un prezioso apporto di carotenoidi (20
μg/100 g). Contrariamente a quanto si crede la buccia
contiene una quantità trascurabile di nutrienti che invece si trovano abbondanti nella polpa.
Foto L.
Lazzar
ini
Le piante di melo
si prestano ad
essere decorative nei giardini
Botanica - Il melo è un albero vigoroso che può raggiungere i 10 m di altezza, con forma eretta, chioma
globosa e apparato radicale piuttosto superficiale. La corteccia del tronco
è liscia e le foglie, di forma ovale e appuntita, sono di color verde scuro
con il margine seghettato; i fiori, ermafroditi, sono composti da cinque petali di colore bianco rosato e sono riuniti in corimbi. Fiorisce in
aprile. Le gemme sono a legno e miste, portate
dai rami fruttiferi.
La sottospecie più conosciuta è il Malus communis pumila, da cui si sono ottenute gran parte delle
varietà di melo presenti sul nostro mercato.
Piantagione – Le piante (gli astoni innestati) vanno
messe a dimora in autunno o in primavera, distanziate di 3-4 metri lʼuna dallʼaltra; la migliore esposizione è in pieno sole.
Il fatto che i meli siano autosterili obbliga a piantare
almeno due varietà per ottenere una buona fruttificazione.
Il melo si può coltivare ovunque ma predilige i climi freschi e le zone montane tra i 600 e i 1000 metri; nel nostro paese si adatta in tutte le regioni. Non ha particolari
esigenze di terreno purché non sia troppo umido o argilloso. Teme la siccità, i ristagni dʼacqua, lʼeccesso di calcare ed è sensibile a temperature inferiori a -20°C.
Portainnesti – Il portainnesto attualmente più usato è
16
POTATURA
TRATTAMENTI
RACCOLTA
Dicembre-Marzo
Marzo-Agosto
Luglio-Ottobre
Foto L. Lazzarini
lʼM9, selezionato nel 1914 da una popolazione di “Paradiso Giallo di
Metz”. Induce scarsa vigoria e alta produttività. Lʼinnesto su franco conferisce grande sviluppo e rende la pianta molto longeva. Entra però in produzione più tardi.
Cure colturali
Irrigazione – Durante i periodi siccitosi, soprattutto dopo la fioritura, il melo
necessita di frequenti ma moderate irrigazioni, che favoriscono lʼingrossamento dei frutti; tali irrigazioni vanno sospese un mese prima della raccolta. Eʼ sempre consigliabile impiegare un impianto di irrigazione a
goccia.
Concimazione - Ogni anno, a partire dal 3° anno dʼimpianto, è consigliabile concimare con Bayfolan® Multi Orti & Giardini alla dose di 30 g/m²
prima della fioritura, un mese prima della raccolta e a fine inverno. Al momento dellʼimpianto si distribuisce Bayfolan® Multi Orti & Giardini alla
dose di 50 g per piante di 1 anno o di 100 g per piante di 2 anni, mescolandolo con la terra di riempimento della buca.
Potatura – I meli producono su dardi, lamburde, brindilli e rami misti di un
anno. La potatura va fatta durante il riposo vegetativo diradando e sfoltendo i rami vigorosi nella parte apicale. Occorre anche eliminare le lamburde che hanno fruttificato per alcuni anni. La potatura verde si effettua in
giugno e in agosto sulle piante con eccessivo vigore, per eliminare i succhioni.
17
Le grandi branche del melo
producono moltissimi frutti che
spesso hanno un
peso tale da
dover essere
sorrette da sostegni
Foto Vivai F.lli Zanzi
Varietà “Fuji
Zhen Aztec“
Diradamento – Quando si ha unʼelevata allegagione bisogna praticare un
primo diradamento tre settimane dopo la fioritura eliminando i frutti malformati; successivamente, in giugno, dopo la cascola, si interviene lasciando
1-2 frutti per lamburda.
Frutti – La mela è un falso frutto
detto “pomo”. Ha forma tondeggiante, più o meno allungata o
appiattita. Le dimensioni variano
secondo le varietà e il colore
può essere giallo, verde, rosso
cupo ecc. La polpa è bianca o giallina. La maggior parte delle varietà
sono autosterili. Lʼimpollinazione è entomofila.
Varietà – Sono migliaia le cultivar di melo; le più conosciute sono:
- Annurca, antica varietà campana con frutti medio-piccoli e schiacciati,
dal colore rosso vinaccia e dalla polpa croccante, profumata e asciutta. Si raccoglie a metà
ottobre.
- Delicious rosse (gruppo) – Frutti dal colore
rosso intenso brillante con polpa bianco crema
zuccherina e aromatica. Si raccoglie in settembre e matura dopo 15-20 giorni.
- Fuji – Cultivar giapponese con frutti mediogrossi di colore giallo aranciato striato di rosso;
polpa soda, croccante e dolce. Maturazione tardiva verso fine ottobre.
- Gala (gruppo) – Varietà neozelandese con
frutti di media pezzatura striati di rosso-arancio
su metà della superficie. Polpa soda, croccante
e sugosa. Si raccoglie a fine agosto.
- Golden delicious (gruppo) – Adattabile ai più
diversi ambienti, queste varietà hanno frutti
molto grossi di un bel colore giallo, a volte sfu-
18
Foto L. Lazzarini
La piccola varietà “Annurca“
Foto Vivai F.lli Zanzi
Foto L. Lazzarini
Un ramo carico
di frutti. Al centro varietà “Jeronime”
Foto Vivai F.lli Zanzi
mente acidulo. Si raccoglie a fine ottobre, matura
dopo un mese e può essere conservata fino allʼestate successiva.
- Imperatore (gruppo) – Varietà rinvenuta in
Ohio a metà del secolo scorso; ha frutti grandi
e leggermente schiacciati dal colore giallo verdastro estesamente ricoperto di rosso vivo;
molto profumata, ha la polpa farinosa. Si raccoglie in ottobre, matura a novembre e si può
conservare fino ad aprile.
- Renetta del Canada – Probabilmente di origine
francese, è caratterizzata da frutti di colore gialloverdastro più o meno rugginosi e dal sapore caratteristico. Raccolta tra fine settembre e metà ottobre.
19
Varietà “Gala
Annaglo“
Varietà “Gold
Pink“. Sotto varietà “Crimson
Crisp“, resistente
alla ticchiolatura
Foto Vivai F.lli Zanzi
Foto Vivai F.lli Zanzi
mato di rosso o con rugginosità; la polpa è succosa. Si raccoglie tra metà
settembre e inizio ottobre.
- Gold Pink – Nuova varietà italiana con frutti medio-grandi dalla caratteristica colorazione giallo-rosata e polpa succosa, di buon sapore che migliora se
conservata in
frigorifero.
- Granny Smith
– Vecchia varietà australiana
con frutti di colore verde e
polpa croccante
dal sapore
legger-
Foto Vivai F.lli Zanzi
- Stark delicious – Frutti dal colore rosso vivo e
dalla polpa profumata e succosa.
- Stayman (gruppo) – Varietà americana con frutti
medio grossi e asimmetrici, di colore verde giallastro striato di rosso; polpa molto succosa e poco
zuccherina. Si raccoglie tra fine settembre e metà
ottobre e matura a partire da novembre.
- Varietà resistenti alla ticchiolatura: la ticchiolatura
è un patogeno molto pericoloso che necessita di
continui trattamenti fungicidi. Alcune varietà sono
resistenti ai suoi attacchi per cui sono adatte allʼorto familiare; fra queste vanno ricordate Gold
Rush, Summerfree, Primiera e Crimson Crips.
Esistono varietà di melo ornamentale che si possono coltivare anche in vaso, sul terrazzo. La fioritura è abbondante e i piccoli frutti maturano in
ottobre.
Raccolta – Le mele si raccolgono da giugno ad ottobre, secondo le varietà.
Piccole mele ornamentali.
Spesso sono
usate per l’impollinazione nei
frutteti familiari
Foto L. Lazzarini
Varietà “Primiera“, resistente alla
ticchiolatura
Conservazione – Le
mele vanno tenute al
fresco. Alcune varietà
invernali, per essere conservate, devono essere raccolte prima della maturazione fisiologica e messe in cantina.
Conservazione - Le mele, oltre che per il
consumo fresco, sono un ottimo ingrediente
per le torte e sono anche adatte per ricavare
succhi di frutta. Sono utilizzate dallʼindustria
per la produzione di marmellate, succhi, gelatine e per lʼessiccazione.
Avversità – Afidi, cocciniglie, carpocapsa,
cidia, tentredini, larve minatrici, ricamatori,
ragno rosso.
Ticchiolatura, mal bianco.
Curiosità - La mela-globo, su cui a volte campeggiava la vittoria alata, è
il simbolo del potere assoluto; ciò è dovuto alla rotondità del frutto che ha
ispirato il simbolo del globo terrestre e della sovranità.
La città di New York, che ha come simbolo una mela, è soprannominata
la “grande mela”.
Proverbio - “Mangia una mela al giorno per toglierti il medico di torno”
20
Parassiti
animali
Cocciniglie
Afidi
P rocl ai m C ombi
oppure S y l l i t F l o
Difesa
convenzionale
Agricoltura
biologica
Cancri rameali
Ticchiolatura
Patologie fungine
Agricoltura
biologica Pi ret ro Ac ti G reen
C o nf i d o r O i l
Difesa
convenzionale
N eem az a l
T/ S
C o n di do r
2 0 0 O -T E Q
Afidi
Fo l i c u r S E
Patologie
fungine
Z o lf o B a g n a bi le B a ye r
Carpocapsa
N eem az a l
T/ S
C o n di do r
2 0 0 O- T EQ
Afidi
Ticchiolatura
Oidio
S u c c es s
R e l dan 2 2
Carpocapsa
Ricamatori
Frutto dimensione
noce
M a g g i o - G i ug n o
Oidio
Ticchiolatura
S uc c e s s
R e ld a n 2 2
Carpocapsa
Ricamatori
Frutti sviluppati
Ticchiolatura
O li oc in
C o n f i do r O i l
Cocciniglie
Caduta foglie
O tt ob re - N ove mbre
Seguire attentamente le istruzioni riportate in etichetta
G iu gn o - S et te mb re
Cancri rameali
Solo oidio
Cu p r a v i t b l u W G
Ticchiolatura
Oidio
S u c c es s
Re l da n 2 2
Minatori
Fogliari
Carpocapsa
Ricamatori
Pre e post fioritura
Orecchiette di topo
mazzetti divaricati
Cocciniglie
Afidi
Minatori fogliari
A p r i l e - Ma g g i o
M a rz o - A pr il e
M E LO - ca le nd ar i o d ei t r at t am e nt i
Parassiti animali
21
Foto L. Lazzarini
Pyrus communis
Fam. Rosaceae
Pero
Pianta di cui non si conoscono esattamente le origini, che potrebbero essere asiatiche, della zona
del Mar Caspio. Alcuni distinguono P. communis
da P. pyrifolia considerando il primo di origine occidentale e il secondo cinese. Il pero è conosciuto fin
dallʼantichità ed è menzionato, assieme al melograno, da Omero, nellʼOdissea; Plinio ne ha elencate 40 specie. Nel XVI e XVII secolo i suoi frutti
furono molto apprezzati dai re di Francia.
Proprietà – La pera è ricca di vitamina C e di zuccheri naturali fra cui il levulosio ed è ideale per la
dieta avendo solo 65 calorie per 100 g. La vitamina
C aiuta ad ottenere una pelle levigata e giovane ed
aumenta le difese immunitarie contro le più comuni
infezioni. Le pere sono ricche di fibra e contribuiscono a limitare il livello di zucchero nel sangue,
aiutano il funzionamento dellʼapparato digerente e
a tenere a bada il colesterolo.
Le piante da
frutto sono molto
utili anche per
stabilizzare il terreno
Botanica - Il pero è un albero vigoroso, con forma
inizialmente conica e poi globosa; può superare,
se lasciato libero di crescere, i 15 m di altezza. La
corteccia del tronco è grigiastra e le foglie sono
glabre, ovali, con lunghi piccioli e di colore verde brillante nella pagina superiore, più chiare in quella inferiore. I fiori sono generalmente bianchi,
con cinque petali, riuniti in corimbi. La fioritura inizia a fine marzo e dura
una ventina di giorni.
Piantagione – Le piante (gli astoni innestati) vanno messe a dimora in au-
Grappolo di pere
in un giardino familiare del trentino
22
POTATURA
CIMATURA
DIRADAMENTO
RACCOLTA
Dicembre-Marzo
Giugno-Luglio
Giugno, se necessario
Luglio-Ottobre
Foto L. Lazzarini
tunno, distanziate di 3-4 metri lʼuna dallʼaltra.
Anche se certe varietà, come Conference, sono autofertili, la maggior
parte sono autosterili, per cui è necessario piantare almeno due varietà
per ottenere una buona fruttificazione.
Il pero è adatto a climi temperati e nel nostro paese si adatta bene in
tutte le regioni; le varietà più precoci preferiscono le zone più calde.
Non ha particolari esigenze di terreno anche se non ama quelli sabbiosi
e argillosi; teme la siccità e i ristagni dʼacqua. Innestato su cotogno è
molto sensibile ai terreni calcarei.
Portainnesti – Il portainnesto attualmente più usato è il Cotogno di cui
esistono diverse selezioni. Conferisce alla pianta sviluppo ridotto e una
precoce e abbondante fruttificazione, con frutti di ottima qualità. Si può
avere disaffinità con alcune varietà come William e Kaiser.
Sono disponibili anche piante su franco o su selezioni dello stesso e su
selvatico: questi soggetti danno alla pianta vigoria, grande sviluppo e
longevità ma ritardano lʼentrata in produzione e i frutti sono di qualità inferiore; resistono bene anche in caso di lunghi periodi di siccità per il
loro apparato radicale molto profondo. Non presentano disaffinità.
Cure colturali - Irrigazione – Durante i periodi siccitosi il pero necessita di
frequenti irrigazioni che non devono essere abbondanti, in particolare durante la crescita vegetativa e in post-raccoltà. Eʼ sempre consigliabile impiegare un impianto di irrigazione a goccia.
Concimazione - Ogni anno, a partire dal 3° anno dʼimpianto, è consigliabile concimare con Bayfolan Multi Orti & Giardini alla dose di 40 g/m²
prima della fioritura, un mese prima della raccolta e a fine inverno. Al momento dellʼimpianto si distribuisce Bayfolan Multi Orti & Giardini alla
dose di 50 g per piante di 1 anno o di 100 g per piante di 2
anni, mescolandolo con la terra di riempimento della buca.
Potatura – Diversi sono i rami fruttiferi (dardi, lamburde, brindilli e rami misti) e portano gemme a legno e miste. La potatura dei peri coltivati nei giardini va fatta rinnovando i rami
a frutto e le lamburde, diradando e sfoltendo i rami in soprannumero o la chioma fruttificante; in genere occorre
asportarne il 30-40%. Sulle varietà Abate Fetel e
Passa Crassana è anche necessario accorciare le
giovani branche molto ricche di gemme a fiore.
La potatura verde va effettuata in estate solo sulle
23
Peri e meli in
coltivazioni intensive sono
piantati molto
ravvicinati
piante più vigorose per arieggiare la chioma.
Diradamento - Per ottenere frutti belli, grossi
e abbondanti bisogna praticare il diradamento dopo la cascola di giugno, lasciandone solamente uno o due allʼesterno del
corimbo.
Foto Vivai F.lli Zanzi
Frutti – La pera è un falso frutto detto
pomo. Ha forma da tondeggiante a allungata secondo la varietà; il colore va dal
verde, al giallo, al rosso, al ruggine.
Lʼimpollinazione è entomofila.
Foto Vivai F.lli Zanzi
“William“, antica
cultivar molto
apprezzata e
adatta all’inscatolamento
Varietà – Fra le varietà più diffuse vanno ricordate:
Carmen – Varietà precoce con frutto di grossa pezzatura color giallo verde con macchie rosse, polpa succosa e aromatica.
Frutti molto serbevoli.
Coscia - Ha pezzatura medio-piccola, colore verde chiaro e sapore molto
dolce. Matura a fine luglio.
Santa Maria - varietà estiva diffusa nellʼItalia centro-meridionale, abbastanza succosa e con elevata produttività. Si consuma da metà luglio a
fine ottobre.
William e William Rossa - Frutti grossi, giallo-dorato punteggiati di rosso
la prima e rosso intenso la seconda. Polpa succosa, dolce e profumata.
Maturano in agosto.
Butirra Hardy - Frutti ovoidali di grosse dimensioni, rugosi, verde-bronzo.
Polpa bianca e dolce. Maturazione da fine agosto a metà settembre.
Conference - Frutti allungati di grosse dimensioni di un colore giallo-verdastro-arancio. Polpa profumata e succosa. Matura a ottobre; per conser-
Varietà “Carmen“, di recente
introduzione
24
Foto Vivai F.lli Zanzi
varla la raccolta va anticipata.
Abate Fetel – Eʼ caratterizzata dal lungo “collo” e
dalla buccia verde-giallastra. Polpa molto succosa e
gradevole, leggermente
acidula. Matura a inizio
settembre.
Decana del Comizio – Eʼ
una delle migliori varietà, caratterizzata da
frutti tozzi e molto
grossi, giallo-rossastri,
macchiati di bruno. Matura a fine ottobre ma, per
conservarla, va raccolta in settembre.
Kaiser - Frutto grosso e allungato con polpa
bianco-giallastra, succosa e zuccherina. Eʼ di color
ruggine su sottofondo giallo-bronzeo. Matura tra ottobre e novembre ma, per conservarla, va raccolta in
settembre.
Passa Crassana - Frutti ovoidali di grosse dimensioni, verde-giallognoli e rugginosi. Polpa dolce e
succosa. Maturazione da fine settembre a ottobre.
Esiste una varietà di pero nano a crescita molto
lenta, adatto alla coltivazione in vaso e sul terrazzo.
I frutti maturano in ottobre.
Raccolta – La raccolta va da giugno ad ottobre, secondo le varietà.
Conservazione – Le pere dopo la raccolta vanno
conservate al fresco. Alcune varietà invernali, per essere conservate, vanno raccolte in anticipo rispetto
alla maturazione: in cantina possono durare fino allʼinizio della primavera raggiungendo gradatamente la
maturazione fisiologica.
Avversità – Afidi, cocciniglie, carpocapsa, cidia, tentredini, psilla, larve minatrici, ricamatori e ragno
rosso.
Ticchiolatura, mal bianco e maculatura bruna.
Curiosità – Il legno del pero, che ha un bel colore bianco rosato,
la grana fine e notevole durezza, è usato in ebanisteria.
Proverbio – “Al contadino non far sapere quanto è buono il cacio
con le pere”
25
Varietà “Conference“, cultivar
inglese molto
diffusa in Europa
A sinistra, dall’alto in basso:
“Kaiser“,“William“ e “Abate
Fetel“
Parassiti
animali
Afidi
Tentredini
P ro c l a i m C o m b i
oppure S y ll i t F l o
Difesa
Agricoltura
biologica
Ticchiolatura
Cancri Rameali
O li oc i n
Decis Jet
+
Oliocin
Psilla
Psilla
Ticchiolatura
Maculatura
bruna
Carpocapsa
Patologie
fungine
C u p r a v i t B l u WG
F o l i cu r S E
Ticchiolatura
Maculatura
bruna
S u c c e ss
Re l d a n 2 2
Cocciniglie
Ticchiolatura
Maculatura
bruna
solo
cocciniglie
Olioci n
Carpocapsa
Cocciniglie
Carpocapsa
Maculatura
bruna
Pre-raccolta
Maculatura bruna
O li oc in
C on fi d or Oi l
Cocciniglie
Psilla
Caduta foglie
A gos to- Ott ob re O tt obre- No vem b.
Seguire attentamente le istruzioni riportate in etichetta
Cancri rameali Ticchiolatura
Ticchiolatura
Carpocapsa
Frutti sviluppati
Accrescimento
frutti
Allegagione
L u g li o- A g os t o
M a g g i o - G i u g n o G i u g n o - Lu g l i o
P iretro A c ti G reen
oppure N e e ma za l T / S
C on f id o r
C o n f id o r Oi l 2 00 O- T EQ
Afidi
Tendredini
Post fioritura
Mazzetti
divaricati
Cocciniglie
A pr i l e
M a rz o
P ERO - c al end ario dei t rat t am ent i
Patologie fungine
Agricoltura
biologica
Difesa
Parassiti animali
26
Pesco e nettarino
Foto L. Lazzarini
Il pesco è una pianta di origine cinese, dove è presente anche selvatica.
Alessandro Magno lʼha introdotta nel mondo greco dalla Persia (da qui il
nome di P. persica), e successivamente i romani, a partire dal 1° secolo,
lʼhanno diffusa in tutta Europa. Al genere Prunus appartengono, oltre alle
specie coltivate, diverse specie ornamentali.
Prunus sp. =
Persica sp. Fam. Rosaceae
Proprietà – La pesca
contiene zucchero (in
prevalenza saccarosio) e solo 28 calorie/100 grammi; è ricca
di vitamina A, B1, B2,
C e PP, di pectina e di
carotenoidi; contiene
sali minerali quali potassio, fosforo, magnesio, zolfo e ferro. Eʼ
depurativa, ha unʼimportante azione diuretica, è energetica,
leggermente lassativa
e sedativa. In cosmesi
il succo fresco è un eccellente tonico per la pelle, mentre la polpa è usata
per la preparazione di maschere rinfrescanti per il viso per la sua azione
idratante.
Foto Vivai F.lli Zanzi
Botanica - Il pesco è un albero da frutto di dimensioni medio-piccole, alto
in genere 4-5 m, ma può raggiungere anche gli 8 m. Ha corteccia brunocenerina, rami radi, divaricati, dapprima verdi e poi rossastri e apparato radicale superficiale.
Le foglie sono lanceolate, strette, seghettate
e con un corto picciolo.
I fiori, ermafroditi, sono
rosa, con cinque petali,
riuniti in gruppi di 3 o 4.
La fioritura, che precede la comparsa delle
foglie, inizia a fine
marzo. La maggior
parte dei fiori è autofertile.
27
Piantagione – La
messa a dimora si effettua in autunno con
Un pesco noce
alle porte di Milano
Pesco di varietà
“Maura“
astoni di due anni di innesto
POTATURA
SCELTA DEI GERMOGLI
che vanno distanziati di 5-6
metri lʼuno dallʼaltro se sono
innestati su franco o coltivati a
vaso. Se si allevano a palmetta le distanze possono
scendere anche a 3-4 metri.
Le piante di pesco, a causa
Marzo
Aprile-maggio
delle tossine che lasciano,
non possono essere piantate
per almeno 2 anni dove vi erano altri peschi.
Il pesco è adatto ai climi miti e nel nostro paese si adatta bene. Sono
piante che amano estati abbastanza calde ed inverni piuttosto freschi: per
fiorire necessitano di un certo periodo con temperature inferiori a 7°C. In
inverno il pesco resiste anche a temperature di –15°C. I freddi tardivi in
prossimità della fioritura provocano gravi danni e il vento, prima della maturazione, causa un distacco anticipato dei frutti.
Non ha particolari esigenze di terreno; ama quelli sciolti e profondi ma
teme quelli umidi e pesanti. Innestato su mandorlo resiste ai terreni calcarei.
Portainnesti – La riuscita di una coltivazione di pesco dipende dalla giusta scelta del portainnesto
rispetto al tipo di terreno.
Attualmente il più impiegato
è un ibrido di pesco x mandorlo (GF677) che induce
vigoria ma anche frutti più
piccoli rispetto al “Franco
Slavo” (P. silvestris), molto
utilizzato in passato ma ora
difficilmente reperibile.
Sono disponibili anche
piante su selezioni di
LA CURA DELLA PIANTA DURANTE IL PERIODO VEGETATIVO
franco “Montclar” indicate
Ad aprile alla base dei rami fruttiferi si lasciano solo 1-2 germogli
che serviranno l’anno successivo; gli altri vanno cimati a una foglia.
per terreni freschi. Altri porA maggio si diradano i frutti e si tolgono i rametti dorsali in ectainnesti sono derivati da
cesso. A giugno vanno cimati i germogli apicali più vigorosi 5 foglie
susino, ma sono poco
sopra l’ultimo frutto. In estate, dopo la raccolta, tagliare il ramo che
usati.
ha fruttificato al di sopra del germoglio allevato a primavera.
28
Cure colturali - Irrigazione
– Prima della raccolta, per
un mese, un mese e
mezzo, occorrono irrigazioni abbondanti ogni 10
giorni. Eʼ sempre consigliabile impiegare un impianto
di irrigazione a goccia.
Concimazione - Ogni anno
occorre concimare con
DIRADAMENTO
Maggio
RACCOLTA
POTATURA ESTIVA
Giugno-Agosto
Dopo la raccolta
Foto Vivai F.lli Zanzi
Foto Vivai F.lli Zanzi
Bayfolan Multi Orti & Giardini alla dose di 30 g/m² prima della fioritura,
a inizio estate e a fine inverno. In primavera è consigliabile effettuare
anche una concimazione azotata. Al momento dellʼimpianto si distribuisce
Bayfolan Multi Orti & Giardini alla dose di 100 g per piante di 2 anni,
mescolandolo con la terra di riempimento della buca.
Potatura – Il pesco produce su rami misti di un anno, brindilli e mazzetti di
maggio.
La potatura ha lo scopo di regolare la produzione e migliorare la qualità
dei frutti. In linea di massima va fatta energicamente diradando e sfoltendo
e, per mantenere in equilibrio vegetazione e produzione, deve essere
man mano maggiore col passare degli anni fino a eliminare anche il 50%
29
Diverse varietà di
pesco Royal.
Sotto da sinistra
in senso orario:
“Royal
Jim“,“Royal
Estate“,“Royal
Mayestic“ e
“Royal Time“
Foto Vivai F.lli Zanzi
dei rami a frutto quando la pianta è adulta. Bisogna sempre ricordare che il fiore e, quindi, il frutto si sviluppa soltanto su legno
dellʼanno precedente e che i rami misti vanno diradati e quelli
che hanno fruttificato vanno tolti.
La potatura verde va effettuata in aprile lasciando solo 1-2 germogli alla base dei rami fioriferi; in maggio si effettua il diradamento dei germogli dorsali; in giugno vengono cimati anche i
germogli apicali, se vigorosi, e in estate, dopo la raccolta, si tolgono
i rami che hanno fruttificato sopra i germogli basali.
Diradamento - Per ottenere frutti belli e grossi è utile praticare il diradamento che va eseguito 4-6 settimane dopo la fioritura.
Foto Vivai F.lli Zanzi
Pesche di varietà “Royal
Pride”
Foto Vivai F.lli Zanzi
Foto Vivai F.lli Zanzi
Nettarine “NB
Royal Queen” e
al centro “Big
Top NG”
Frutti – La pesca è un frutto carnoso, detto drupa, dalla forma tendenzialmente tondeggiante, solcato longitudinalmente. Ricordiamo:
- la comune pesca, con frutti dalla buccia rivestita da una fitta peluria. La
polpa è bianca o gialla e si può staccare dal nocciolo o rimanervi aderente;
- la pesca noce o nettarina, che produce frutti glabri e lucenti con caratteri-
30
stiche della polpa del tutto simili alle precedenti;
- la percoca o pesca cotogna ha polpa gialla e soda ed è adatta alla cottura e alla conservazione in scatola, sia in pezzi che come confetture.
Le pesche maturano da fine maggio, le più precoci nelle aree del sud, fino
a settembre per quelle più tardive. La maturazione è scalare e può durare
un paio di settimane.
Foto Vivai F.lli Zanzi
Varietà – La facilità con cui si riescono ad ottenere nuove
cultivar di pesco fa si che ne siano disponibili un
gran numero e che sia difficile orientarsi in
esse.
Le cultivar di pesco vengono distinte in
cultivar da consumo fresco, nettarine e
percoche, in varietà a polpa gialla o
bianca e infine in base allʼepoca di
maturazione.
- pesche precocissime: maturano
in giugno; la prima a maturare è la
“Tasti Red” a polpa gialla e la
“Amanda” a polpa bianca. Hanno
frutti di media grossezza, con buccia rossa e qualità organolettiche
buone.
- pesche di media maturazione: maturano in luglio; fra quelle a polpa
gialla vi sono “Redhaven”, la più diffusa
al mondo, e “Flavorcrest”. A polpa bianca
ricordiamo “Maria Bianca”, “Francy” e “Maura”.
Consigliabili le nuove generazioni del gruppo
“Royal” con frutti dolci, grossi e consistenti.
- pesche tardive: maturano in settembre; fra quelle a polpa gialla “Fairtime”, “Red Fall”, “Tardibelle” e “Red Star”. A polpa bianca ricordiamo
“Douceur” e la “Gladys” con frutti grandi.
- nettarine: hanno un calendario simile a quello delle pesche normali e
31
Pesca di varietà
“Royal Summer”
Nettarine “Big
Bang”
Foto Vivai F.lli Zanzi
sono quasi tutte a polpa gialla. Matura in
giugno “Big Bang”, in luglio “Big Top”, in
agosto “Venus” e “Orion” e in settembre le
“Fair”. Fra le poche a polpa bianca ricordo
“Magique” (luglio), “Silver Star” e “Royal
Queen” (Agosto).
- percoche: un tempo impiegate quasi
esclusivamente per uso industriale, ora
alcune varietà vengono apprezzate anche
dal pubblico per il consumo fresco (“Carson”, “Androse” e “Baby Gold 9”). Maturano, secondo le cultivar, tra inizio luglio e
fine agosto.
- platicarpa: sono le nuove pesche e nettarine schiacciate di origine orientale, caratterizzate da sapore e aroma eccellenti.
Ricordiamo le “Ufo” e “Sweet Cap”.
Foto Vivai F.lli Zanzi
Raccolta – Le pesche si raccolgono da
giugno a settembre, quando sono mature.
Vanno prese con il palmo della mano e
staccate delicatamente per non danneggiarle.
Conservazione – Le pesche precoci e
quelle a polpa bianca si conservano pochi
giorni. Le altre possono essere conservate in frigorifero anche per un mese, se
raccolte ancora dure. Sono anche adatte
ad essere essiccate o per marmellate.
Avversità
Afidi, cocciniglie, cydia, anarsia, tignola,
mosca della frutta, ricamatori, tripidi e ragnetto rosso.
Bolla del pesco, oidio, monilia.
Seccume delle foglie: malattia batterica
causa di macchie brune sulle foglie di cui
può causarne la totale caduta. Si può curare concimando abbondantemente.
Nettarine “Nectamagie” e, in
alto, “Late Fair”
Curiosità – Il nocciolo di pesco contiene un solo seme, detto mandorla, con elevato contenuto di amigdalina, un glucoside cianogenetico caratteristico di alcune drupacee. Il sapore è amaro ed è
velenoso anche se mangiato in quantità modeste.
32
Parassiti
animali
Afidi
Agricoltura
biologica
Difesa
convenzionale
Patologie fungine
Agricoltura
biologica
oppure
Bolla
Cocciniglie
Cidia
Mal bianco
Monilia
Piena fioritura
M a rz o
No Mal bianco
Anarsia
C u pr a v i t B l u W G
ProclaPim
rocCla
oim
mbiCo mSbyillit Flo
Bolla
O li oc i n
C o n fi d o r Oi l
Difesa
convenzionale
Bottoni rosa
Ingrossamento
gemme
Afidi
Cocciniglie
M a r zo
F eb br ai o
oppure
Patologie
fungine
Cancri rameali
Mal bianco
Monilia
Mal bianco
Monilia
No Mal bianco
P roc l a im
C om b i
Cancri rameali
Bolla
Solo cocciniglie
C on f id or O il
Cocciniglie
Caduta foglie
N ove mb re
C u p ra v i t B l u W G
Solo Mal bianco
Bolla
Ol io c in
S u c ce ss
P roc l ai m Com b i
Mal bianco
S u c ce s s
R el dan 2 2
Cocciniglie
Anarsia
Cidia
Accrescimento
frutti
Cidia
Anarsia
G i ug n o - A g o s t o
Seguire attentamente le istruzioni riportate in etichetta
A p ri le - Gi u g n o
Z ol fo B a g n a bi l e B a y e r
F o l i cu r S E
Mal bianco
N ee m aza l T/S oppure
P iret ro A c t iGree n
C o n fi d or
2 0 0 O -T E Q
Afidi
Scamiciatura
A pr i l e
Accrescimento frutti
frutti sviluppati
P e s c o - c a l e n d a r i o d e i t r a t ta me n t i
Parassiti animali
33
Foto L. Lazzarini
Prunus
armeniaca
Fam. Rosaceae
Un esemplare di
albicocco in un
giardino di città
Albicocco
Lʼalbicocco è di origine asiatica e la sua presenza è nota da almeno 4000 anni. Fu introdotto dai romani intorno al 60 a. C. ma la sua
diffusione e coltivazione in Europa è molto più
recente.
Proprietà - Lʼalbicocca è ricca delle vitamine
B, C, PP e di carotenoidi, precursori della vitamina A, vitamina che protegge le superfici dellʼorganismo, interne ed esterne. 200 g di
albicocche forniscono il fabbisogno giornaliero di vitamina A di un adulto. La sua carenza può portare ad alterazioni dellʼocchio e
della vista con diminuzione del “visus” e può
causare anche una facile rottura delle unghie,
capelli fragili e opachi e caduta delle ciglia.
Lʼalbicocca, ricca anche di fosforo, ferro, calcio, potassio e magnesio, è un alimento irrinunciabile per chi è anemico, spossato e
depresso. Il frutto fresco è astringente, essiccato lassativo.
Botanica - Lʼalbicocco è un albero di dimensioni medie, alto in coltivazione circa 4 m, ma
libero può raggiungere anche i 12 m. Ha rami sottili e le foglie sono cuoriformi e lisce, con bordo seghettato; il picciolo è violaceo. I fiori compaiono
a fine febbraio-inizio marzo e sono singoli, di colore da bianco a rosato,
con cinque petali; fioriscono normalmente riuniti in gruppi di 2 o 3. La maggior parte delle varietà sono autocompatibili e lʼimpollinazione è entomofila.
Piantagione – La messa a dimora si effettua dallʼautunno fino a marzo
con astoni di un anno di innesto che vanno distanziati di 3-4,5 metri lʼuno
dallʼaltro, se sono coltivati a vaso o a forma libera, con le branche ad almeno un metro da terra. Se si allevano a palmetta la distanza può scendere a 3 metri.
Lʼalbicocco vuole un clima temperato-caldo e nel nostro paese si adatta
bene ovunque ma predilige le zone più calde. Per fiorire necessita di un
certo periodo con temperature inferiori a 7°C. Intensi freddi invernali possono causare danni mentre i freddi tardivi risultano dannosi sulla fioritura.
Durante la fioritura il vento impedisce il volo dei pronubi e riduce lʼimpollinazione mentre in prossimità della maturazione determina un distacco anticipato dei frutti. Lʼalbicocco è sensibile alle brinate tardive.
Non ha particolari esigenze di terreno; preferisce quelli sciolti e profondi
ma teme quelli umidi. Su terreni siccitosi e pietrosi meglio se innestato su
franco.
Portainnesti – Lʼalbicocco viene innestato normalmente su mirabolano (P.
cerasifera) con selezione 29C che ha unʼottima affinità e conferisce alla
34
POTATURA
RACCOLTA
Dicembre-Marzo
Luglio-Ottobre
pianta vigore, rapido sviluppo, fruttificazione precoce e portamento
espanso. Se innestato su pesco si ottiene precocità e grossezza dei frutti.
Foto Vivai F.lli Zanzi
Cure colturali - Irrigazione – Deve essere frequente e regolare. Prima
della raccolta, per un mese, è bene ridurre le irrigazioni. Eʼ sempre bene
impiegare un impianto di irrigazione a goccia.
Concimazione - Ogni anno è consigliabile concimare con Bayfolan Multi
Orti & Giardini alla dose di 30 g/m² dopo lʼallegagione e durante lʼaccrescimento dei frutti e di 50 g/m² a fine inverno; a fine estate inizio autunno è
utile intervenire per mantenere la pianta al massimo dellʼefficienza produttiva. Al momento dellʼimpianto si distribuisce Bayfolan Multi Orti & Giardini alla dose di 50 g per piante di 1 anno, mescolandolo con la terra di
riempimento della buca.
Potatura – Da giovane lʼalbicocco produce sui rami misti di un anno, da
adulto sui mazzetti di maggio e sui brindilli. La potatura, dal 4° anno, si effettua sulle piante giovani e vigorose 3-4 settimane dopo la raccolta. A fine
inverno si pratica su quelle vecchie e deboli con tagli atti a mantenere un
giusto equilibrio tra vegetazione e produzione. In linea di massima va fatta
energicamente diradando e sfoltendo e deve essere man mano maggiore con tagli di ritorno su
rami di 2-3 anni al di sopra di un ramo misto di
medio vigore. Vanno accorciate anche tutte le
cime e i rami fruttiferi con troppe gemme.
Diradamento - Per ottenere frutti belli e grossi è
utile praticare il diradamento alla fase dellʼindurimento del nocciolo, ripetendolo, se necessario.
Col diradamento corretto, unitamente a una giusta potatura, si può evitare lʼalternanza di produzione.
Frutti – Lʼalbicocco produce frutti carnosi, detti
drupe, di forma ovoidale, solcati longitudinalmente, con la buccia vellutata di un colore che
varia, dal giallo chiaro allʼarancio intenso, secondo le varietà. La polpa è tenera e succosa. I
frutti maturano tra giugno e luglio.
Varietà – La prima varietà a maturare, nella
terza decade di maggio, è “Ninfa”, pianta poco
vigorosa ma espansa e produttiva. Il frutto è
giallo chiaro sfumato di rosso e ha qualità gusta-
35
Varietà “Ninfa”;
matura a fine
maggio
Foto Vivai F.lli Zanzi
tive medie. A metà giugno è la volta
di “Bella dʼImola”, pianta vigorosa,
assurgente e produttiva con frutti abbastanza grossi e con buone qualità
gustative.
“Portici”, una varietà napoletana che
matura a fine giugno, ha frutti medio
grossi di buon sapore e molto aromatici; pianta con vigoria media, assurgente e molto produttiva.
Ricordiamo ancora “Boreale”, rustica, vigorosa, medio-precoce, produttiva e “Bergeron”, una cultivar
francese di bellʼaspetto, tardiva, con
frutti dalla buccia chiara e polpa
medio fine, poco soda.
Albicocche di
varietà “Portici”,
aromatiche e
succose
Raccolta – I frutti maturano tra giugno e luglio e vanno raccolti maturi,
quando il colore vira verso il rosso o
lʼarancio nella parte esposta al sole.
Conservazione – I frutti freschi si conservano per pochi giorni; possono
essere anche essiccati e surgelati per usarli, ad esempio, per fare torte.
Con le albicocche si fanno anche marmellate e succhi.
Avversità - afidi, cocciniglie (causa dei frutti butterati di rosso), tignola.
Corineo, monilia, mal bianco.
Vaiolatura delle drupacee: è causata da un virus diffuso dagli afidi: fiori e
foglie avvizziscono e cadono.
Varietà “Bella
d’Imola”
Curiosità - I romani chiamavano lʼalbicocco il “pesco dellʼArmenia” perché la ritenevano
una pianta originaria di quelle terre.
36
Prunus
domestica,
P. salicina
e
P. simoni
Il P. domestica, capostipite delle principali varietà attuali, è una pianta coltiFam. Rosaceae
vata in Europa fin dallʼanno 1000. Nei nostri boschi è presente allo stato
selvatico un suo antenato, il prugnolo, pianta spontanea e spinosa.
A seconda dellʼarea di origine, le varie specie esistenti vengono raggruppate in 3 categorie: le specie euroasiatiche, a loro volta suddivise in:
- susini europei (P. domestica) a cui
appartengono le cultivar europee;
- susini siriaci (P. insititia) con i gruppi
delle Damaschine;
- mirabolani (P. cerasifera), spontanei
in Asia Minore e usati come portainnesto per lʼalbicocco.
Vi sono poi i susini cino-giapponesi
(P. salicina e P. simoni) e gli americani (P. americana).
Proprietà - Contengono zuccheri, vitamina A, B e C in discreta concentrazione, ferro, calcio, fosforo,
magnesio, potassio, sodio e manganese. La susina è un frutto dalle molteplici caratteristiche: è energetico,
Abbondante frutstimolante, diuretico, disintossicante e decongestionante epatico. Eʼ un ottificazione di un
timo alimento per bambini e per chi pratica dello sport. Ha buone proprietà
susino in Liguria,
lassative, grazie alla presenza della difenil-isatina, una sostanza che
non lontano dal
svolge una funzione stimolante a livello intestinale. Il frutto secco esalta ulmare
teriormente le proprietà lassative. Rispetto al frutto fresco, le prugne essiccate hanno una superiore apporto calorico e una maggiore concentrazione di zuccheri e sali minerali ma contengono meno vitamine.
Le foglie del susino, usate in decotto, hanno proprietà diuretiche, lassative, febbrifughe e vermifughe.
Botanica - I susini sono in genere piante rustiche, robuste, facili da coltivare, che non si ammalano facilmente e che, in pochi anni, danno buoni
raccolti. Sono piante di medie dimensioni, raggiungono i 5-10 m dʼaltezza,
con tronchi dalla corteccia scura e rami di colore grigiastro. I fiori, autofertili, sono uniti a 2, hanno 5 petali bianchi e si aprono prima della comparsa
delle foglie; queste sono ovali a margini seghettati.
Si può affermare che le varietà coltivate sono il risultato di incroci e selezioni innestati poi su varietà selvatiche.
Piantagione – Il comportamento delle piante di susino varia molto secondo le varietà: va da assurgente a molto espanso. Le forme di allevamento sono analoghe a quelle delle altre drupacee ma le varietà
assurgenti non sono adatte a forme a vaso mentre quelle espanse mal
sopportano la piramide. La messa a dimora si effettua dallʼautunno fino a
marzo con astoni di un anno di innesto distanziati di 4-5 metri lʼuno dallʼalFoto L. Lazzarini
Susino o Prugno
37
Varietà “October
Sun”; a destra
Grossa di Felisio
(Empress)
Portainnesti – Il susino viene normalmente innestato su mirabolano da
seme oppure su cloni selezionati dello stesso come il 29C, adatto anche
per le varietà vigorose coltivate in terreni fertili.
Cure colturali – Irrigazione: essenziale a partire dalla fioritura fino allo
stadio di accrescimento del frutto, senza eccedere per evitare cattiva allegagione, cascola in pre-raccolta e spaccatura dei frutti.
Concimazione: ogni anno, a partire dal 3° anno dʼimpianto, è consigliabile
concimare con Bayfolan Multi Orti & Giardini alla dose di 20 g/m² prima
della fioritura, un mese prima della raccolta e a fine inverno. Al momento
dellʼimpianto si distribuisce Bayfolan
Multi Orti & Giardini alla dose di 50
g per piante di 1
anno, mescolandolo
con la terra di riempimento della buca.
Il susino è abbastanza sensibile alle
carenze di azoto.
Diradamento: limitatamente agli anni
con produzioni elevate si può rendere necessario il diradamento dei frutti, lasciandone sui
rami uno ogni 10-15 cm e diradando quelli sui dardi.
Potatura: il susino produce su mazzetti di maggio e rami misti di 1-8 anni.
Durante il riposo vegetativo necessita di una potatura adeguata alla vigoFoto Vivai F.lli Zanzi
Foto Vivai F.lli Zanzi
Foto Vivai F.lli Zanzi
Varietà “Black
Amber”
tro; distanze maggiori servono se sono coltivati a
vaso o a forma libera.
Il susino predilige il clima temperato; in genere
quelli europei si adattano più facilmente grazie
alla fioritura tardiva mentre quelli cino-giapponesi, a fioritura più precoce, non sono adatti alle
aree con inverni freddi e brinate tardive.
I susini si sviluppano rigogliosi in terreni di medio
impasto e profondi mentre soffrono in quelli asciutti
e poco profondi. Si adattano anche a quelli argillosi,
ben drenati, e resistono allʼeccesso di calcare.
POTATURA VERDE
DIRADAMENTO
RACCOLTA
Maggio-Luglio
Maggio-Giugno
Luglio-Settembre
38
Foto Vivai F.lli Zanzi
ria della pianta con eliminazione
di rami soprannumerari e rinnovo
o accorciamento dei dardi fruttiferi. Con eccesso di vegetazione,
in estate, è necessario intervenire anche con la potatura verde.
Frutti – I frutti sono delle drupe
pruinose di un colore che va dal
verde al giallo al rosso al violaceo, dalla forma oblungo-ovoidale molto variabile secondo le
varietà. Le cultivar giapponesi maturano tra metà giugno e
fine di ottobre, mentre quelle europee da fine luglio a settembre. Il sapore dei frutti è lievemente acidulo, per la presenza di
acido malico.
Varietà – Fra i susini europei ricordiamo:
- “Grossa di Felisio”, detta anche “Empress”, una pianta mediamente vigorosa, auto incompatibile, con frutti grossi color viola scuro, molto zuccherini;
- “Sugar Top” ha vigoria medio-elevata ed è autofertile. Il frutto, di media
pezzatura e colore violaceo, è aromatico, molto dolce e gustoso;
- “Regina Claudia”, antiche varietà molto apprezzate per le qualità gustative.
Le varietà cino-giapponesi possono essere gialle, rosse o nere. Fra le
gialle ci sono “Golden Plumza”, vigorosa, produttiva, auto incompatibile,
con frutti grossi di ottimo sapore e “T.C. Sun”, mediamente vigorosa, parzialmente auto-incompatibile, con frutti grossi di ottima qualità gustativa.
Fra le rosse, auto-incompatibili, segnaliamo “Fortune”, di media vigoria,
con frutti grossi dal sapore medio e “October Sun”, vigorosa, con frutti succosi di ottimo sapore. Nere sono “Angeleno”, molto vigorosa e produttiva e
“Black Amber”, pianta di media vigoria, auto-incompatibile, con frutti grossi
di buon sapore.
Varietà gialla
cino-giapponese
“Golden Plumza”
Raccolta - Le prugne vanno raccolte man mano che maturano e si staccano facilmente dal ramo, prima che diventino troppo molli, possibilmente
avendo cura di non asportare la pruina che le avvolge.
Conservazione - Si prestano per preparare ottime marmellate e gelatine e
possono essere essiccate.
Avversità
Afidi, cidia. Batteriosi
Curiosità – In Cina le ragazze da marito contano le prugne mature rimaste sullʼalbero
per calcolare quando arriverà uno sposo anche per loro.
39
Prunus avium e
Prunus cerasus
Fam. Rosaceae
Ciliegio
Il ciliegio è una pianta di origine asiatica, diffusa in Europa fin dai tempi antichi, considerato in grado di guarire le malattie. Il fiore da noi è simbolo di
educazione e di cortesia, in Giappone della grazia, della modestia e dellʼintegrità morale e in Cina della fragilità e della bellezza femminile.
Proprietà – Le ciliegie sono dissetanti, ricche di flavonoidi (utili contro i radicali liberi), di fibre, di vitamine A e C e di calcio e fosforo. Sono adatte
nelle diete in quanto hanno un indice di sazietà mediamente elevato. I
gambi delle ciliegie hanno proprietà diuretiche, depurative, drenanti e rinfrescanti e vengono utilizzati per decotti, tisane e sciroppi.
Foto Vivai F.lli Zanzi
Foto Vivai F.lli Zanzi
Botanica - Il ciliegio si può classificare in due specie diverse: il ciliegio a
frutto dolce (P. avium) e il ciliegio a frutto acido (P. cerasus) di cui trattiamo
nel box.
Il ciliegio dolce è suddiviso in due gruppi: le duracine o duroni con i frutti
dalla polpa dura e le tenerine, per la polpa molle e succosa. Le duracine
sono piante maestose che possono superare gli 8 m sia di altezza che di
Ciliegie di varietà
“Skeena” e, a
destra, “Satin”,
entrambe molto
resistenti alla
spaccatura
diametro, mentre le tenerine hanno dimensioni più contenute e una crescita più lenta. I fiori sono bianchi, con 5 petali leggermente sovrapposti e
riuniti in mazzetti di 6-10 elementi; compaiono prima delle foglie, grandi e
ovali. La fioritura si ha in marzo-aprile.
Piantagione – Il ciliegio si pianta, come astoni di 1 anno di innesto, in ge-
Ciliegio acido (P. cerasus) - Le ciliegie acide, conosciute come amarene, visciole e
marasche sono poco diffuse perché si prestano quasi esclusivamente ad essere impiegate nellʼindustria o usate in cucina per la preparazione di succhi e confetture. Le amarene sono piante di scarso sviluppo con rami pendenti e foglie piccole, i frutti sono di
color rosso intenso con polpa chiara. Le visciole hanno i rami dritti, foglie molto grandi e
frutti rosso brillante, dal sapore dolciastro; sono utilizzate anche per il consumo fresco.
Le marasche sono piante di taglia piccola e piccole sono anche le foglie e i frutti. La
maggior parte delle varietà di ciliegio acido sono autofertili.
Il ciliegio acido va piantato ad una distanza minima di 3-5 m dalle altre piante.
40
CIMATURA
RACCOLTA
POTATURA
Primavera-Estate
Fine maggio-Luglio
Dopo la raccolta
nere dallʼautunno a marzo, distanziandolo di almeno 5-7 m dalle altre
piante perché bisogna tener conto del suo grande sviluppo e che resterà
produttivo anche per 100 anni.
Eʼ una pianta caratteristica delle zone a clima temperato che tollera molto
bene la siccità e il freddo, non il caldo estivo e le piogge intense durante la
fioritura. Nel nord Italia sono consigliabili le varietà duracine mentre nel
sud le tenerine.
Per quanto riguarda il terreno sono consigliati quelli sciolti e profondi mentre sono da evitare quelli argillosi. Mal sopporta i ristagni dʼacqua.
Portainnesti – I portainnesti più usati sono il franco, il megaleppo e la sua
selezione “SL64”. Il franco da notevole vigore e sviluppo alla pianta; preferisce terreni sciolti, profondi e drenanti. Il megaleppo (P. mahaleb) conferisce sviluppo ridotto e si adatta anche a terreni ciotolosi e calcarei,
frequenti in collina. Il vigore è inferiore al franco ma la produttività è superiore. LʼSL64 è da preferirsi per la vigoria inferiore al franco. Non è adatto
ai terreni asfittici e pesanti. Nuovi ibridi sono stati introdotti per impianti
nani: “Gisela” 5 e 6, “PHLC” e “Ma x Ma 14”.
Foto Vivai F.lli Zanzi
Foto Vivai F.lli Zanzi
Cure colturali
Irrigazione: in caso di mancanza di piogge, soprattutto nel periodo che
precede e segue la raccolta, occorre irrigare moderatamente.
Concimazione: si effettua a inizio e a fine primavera impiegando Bayfolan
Multi Orti & Giardini alla dose di 30 g/m² dopo lʼallegagione, 20 g/m² a
inizio estate e 30 g/m² a fine inverno. Al momento dellʼimpianto si distribuisce Bayfolan Multi Orti & Giardini alla dose di 50 g per piante di 1 anno,
41
Ciliegie di varietà
“Early Lory Earlise” e a destra
“Ferrovia”
mescolandolo con la terra di riempimento della buca.
Il ciliegio è abbastanza sensibile alle carenze di azoto; è consigliabile distribuire ogni 2 anni del letame.
Potatura: il ciliegio è una pianta che produce sui mazzetti di maggio e sui
rami misti. Va potata il meno possibile, in particolare in autunno e in inverno, per evitare abbondante formazione di gomma. Durante il periodo
vegetativo, subito dopo la raccolta dei frutti, se necessario si possono effettuare i tagli di ritorno dei succhioni. Per ridurre lo sviluppo vegetativo,
quando la pianta cresce troppo, e migliorare lʼinduzione a fiore si accorciano o si cimano i getti laterali.
Frutti – I frutti sono piccoli, globosi, sorretti da un lungo peduncolo; hanno
un colore che va dal rosso vivo al quasi nero, secondo le varietà. La produzione inizia verso il 7°-8° anno. Le varietà di ciliegio sono autosterili per
cui la produttività è legata alla fecondazione incrociata.
Foto Vivai F.lli Zanzi
Varietà – “Ferrovia”, pianta di vigoria elevata, portamento assurgente con
produttività medio-alta. Il frutto è di grossa pezzatura, con buccia rosso
brillante, e buona qualità gustativa. “Kordia”, di media vigoria con produttività medio-elevata e costante. I frutti, con buon sapore, sono di pezzatura
medio-elevata. “Samba”, di produttività media; ciliegie con polpa croccante
e succosa, di buon sapore. Fra le ultime a maturare vi è “Lapins”, con vigoria medio-elevata, produttiva, autocompatibile.
Ha frutti medio-grandi con buccia rosso scuro
brillante, succosi e con buone caratteristiche gustative; “Regina” con frutti di buona qualità. Ottimo il comportamento vegeto-produttivo su
portinnesti nanizzanti e “Skeena”, varietà autofertile con alberi mediamente vigorosi, a portamento intermedio; frutti di pezzatura elevata e
buon sapore.
Ciliegie di varietà
“Samba”
Raccolta – Le ciliegie maturano tra il 20 maggio
e il 20 luglio, secondo le varietà. La prima è la “Early Lory” e lʼultima è la
“Late Lory”.
Conservazione - Le ciliegie non possono essere conservate fresche se
non per pochi giorni. Sono ideali per essere candite, conservate sotto spirito o per farne marmellate.
Avversità
Afidi, cocciniglie, “mosca delle ciliegie”.
Corineo, ruggine, monilia.
Curiosità - Il ciliegio ha un legno duro di colore giallo-rossiccio o rosso-bruno con varie
venature, simile al mogano; è utilizzato per stipetti e mobili, ma anche da tornitori ed ebanisti.
I bachi che si possono trovare nelle ciliege vengono chiamati “giovannini” perché tradizionalmente si riteneva che il 24 giugno, S. Giovanni, fosse il termine ultimo per gustare
questi frutti.
42
Vitis vinifera
Fam. Ampelidacee
Vite
Foto L. Lazzarini
La Vitis vinifera è conosciuta
come vite europea ma non è
noto esattamente lʼareale di provenienza. Le origini della vite
sono antecedenti alla comparsa
dellʼuomo sulla terra tanto che
nei travertini dellʼItalia centrale
sono stati ritrovati vinaccioli di viti
selvatiche risalenti al quaternario.
Nella prima metà del 3° millennio
a.C. la vite veniva già coltivata
come dimostrano alcune scritture
sumeriche di quellʼepoca. Semi
risalenti allʼetà del bronzo sono
stati rinvenuti un poʼ ovunque
nellʼItalia settentrionale. Virgilio descrive le “Labrusca”, cioè le viti selvatiche, come piante che vivevano sulle rocce. I ritrovamenti di vinaccioli di V.
vinifera sativa, la specie che comprende le viti oggi coltivate, la fanno risalire allʼetà del ferro. Si ritiene che la vinificazione sia iniziata per opera
degli etruschi con la V. vinifera silvestris a partire dal VII secolo a.C. ed
esistono raffigurazioni in tal senso sui vasi. A Roma e nel Lazio, invece, la
viticoltura si diffuse più tardi.
Proprietà – Lʼuva si impiega per il consumo fresco o per la produzione di
vino. Serve anche per ottenere succhi, distillati come le grappe e può essere seccata.
Il decotto di foglie viene usato come astringente.
Botanica - La V. vinifera comprende due sottospecie, la V. vinifera silvestris (viti selvatiche) e la V. vinifera sativa (viti coltivate).
La vite ha fusto, detto anche ceppo, esile e contorto a portamento rampicante per cui si adatta facilmente ai diversi tipi di coltivazione. I rami sono
detti tralci quando sono lignificati e pampini quando sono erbacei. I tralci
sono costituiti da nodi e internodi.
Le foglie della vite sono semplici e alterne. La vite possiede dei viticci,
detti anche cirri, organi erbacei che durante lʼestate si avvolgono a sostegni, come ad esempio dei fili, per poi lignificare in autunno.
La vite produce infiorescenze con un numero di fiori molto variabile, anche
100. I fiori hanno 5 petali. La forma dei grappoli varia a seconda della varietà.
La vite viene allevata per produrre uva da tavola oppure da vino.
Piantagione – Lʼimpianto andrebbe fatto in autunno e comunque entro
marzo, mettendo a dimora le barbatelle innestate di 2 anni. Le piantine
vanno protette da possibili gelate coprendole con della terra o della plastica. Premesso che la vite è una specie incapace di stare in piedi da sola,
viene allevata in moltissimi modi fra cui lʼalberello, la spalliera, il cordone
speronato e la pergola che hanno tutti lo scopo di sorreggerla, ottenere la
43
Un piccolo vigneto familiare.
Per proteggerlo
dalla grandine
occorre coprire i
filari con reti
ALLEVAMENTO
ALLEVAMENTO
Primo anno
Giugno-Luglio
RACCOLTA
Agosto-Ottobre
maggiore esposizione alla luce, aumentare lʼarieggiamento ai grappoli e
facilitare la potatura e la raccolta.
La vite si adatta a moltissimi climi purché posta in pieno sole, essendo una
pianta tipicamente eliofila: la radiazione solare è un fattore determinante
per lʼepoca di maturazione dellʼuva e il suo grado zuccherino. Per quanto
riguarda le temperature si hanno danni con -15°C in inverno e i -5°C in
caso di brinate tardive, motivo per cui le viti non possono essere coltivate
a oltre 1000 m di altezza.
La vite predilige i terreni di medio impasto con pH tra 6,5 e 7,5 mentre sarebbero da evitare quelli sabbiosi e argillosi. I terreni sassosi sono indicati
per le uve da tavola che ne traggono beneficio e danno grappoli con acini
grossi e croccanti.
Sistemi di allevamento e potatura - Lʼalberello è un sistema di allevamento adatto alle zone calde; ha un tronco alto da 20 cm a un metro, in
genere senza tutore dopo i primi anni
SISTEMA CORDONE
dʼimpianto, da cui partono 2-4 branche
SPERONATO
con alcuni speroncini che vengono rinnovati tutti gli anni. Si piantano al centro di
un quadrato di 1,2-2 m di lato. I grappoli
dʼuva sono quasi a livello del terreno.
Il sistema a spalliera, denominato anche
sistema Guyot,
SISTEMA GUYOT
di cui esistono
diverse varianti,
è una struttura
sorretta da fili
tesi tra dei pali:
sui pali si fissa il
tronco, un
ceppo alto circa
80-100 cm, da
cui si alleva un
tralcio a frutto e
uno sperone. Il
primo si taglia a
6-12 gemme, si
fissa sul filo e
sarà lʼunico tral-
44
Foto L. Lazzarini
cio uvifero che dalla primavera darà origine ai
Sistema di allegrappoli; il secondo si pota a 2 gemme che davamento ad alberello in una
ranno origine al tralcio fruttifero e allo sperone
zona ventosa. Le
per dellʼanno successivo. Le viti si piantano a
piante sono prouna distanza di 1,3-1,8 m una dallʼaltra.
tette da muretti
Il sistema Sylvoz è adatto ai terreni fertili. Il
di pietra
ceppo si fa arrivare a 180 cm di altezza e si
piega per formare un cordone orizzontale permanente lungo 2-3 metri che si fissa al filo centrale dellʼimpalcatura. Su di esso sono presenti
6-8 tralci uviferi con 10-12 gemme; questi tralci
vanno piegati verso il basso e legati al filo inferiore. Sulle curvature degli
speroni si formano dei gerSISTEMA SYLVOZ
mogli che si legano al filo superiore e servono per lʼanno successivo. Le viti vanno
piantate a 2-3 metri di distanza le une dalle altre. Nella
potatura di produzione si elimina il ramo ad archetto che
ha fruttificato e si alleva un tralcio nato sulla curvatura.
Il cordone speronato è un sistema a cordone permanente e si presenta particolarmente semplice da mantenere e, dal 4° anno, non necessita più di legature. Il
fusto si fa arrivare a 70 e 110 cm di altezza e si piega
per formare un cordone orizzontale permanente lungo
1,2-1,5 m che si fissa al filo inferiore dellʼimpalcatura.
Su di esso sono presenti speroni fruttiferi ogni 25-30
cm; il secondo e il terzo filo servono per legare la vegetazione dellʼanno. Con la potatura di produzione si eliminano gli speroni e i relativi tralci che hanno prodotto
mentre il tralcio che si è formato alla base dello sperone
si pota a 2-3 gemme. La distanza sulla fila va da 1,5 a
2,5 m tra pianta e pianta. La pergola, di cui esistono varianti in ogni regione dʼItalia, è formata da due strutture di sostegno, una
verticale e una orizzontale o obliqua, posta a 1-2 m da terra; su questʼultima si tendono i fili alla distanza di mezzo metro lʼuno dallʼaltro. Sui fili alti,
lungo il filare, vengono legati cordoni permanenti e la nuova vegetazione
mentre i capi fruttiferi, da sostituire ogni anno, vanno distesi sul tetto.
La vite produce sui rami dellʼanno, in pratica sui tralci
nati da gemme miste dellʼanno precedente.
SISTEMA A PERGOLA
Portainnesti – La vite si moltiplica bene per talea ma, a
causa della fillossera, dalla fine del XIX secolo viene innestata su piede americano. Fra i portainnesti si distinguono “Kober 5BB”, ottimo per terreni fertili, “420A” per
zone asciutte di collina, “140 Ruggeri” e “1103 Paulsen”
per terreni siccitosi e calcarei.
Cure colturali - Il terreno va tenuto libero con periodiche lavorazioni, nellʼinterfila ma diserbato lungo il filare.
Irrigazione: la pianta di vite richiede irrigazioni solo nel
45
Foto Vivai F.lli Zanzi
caso di grave siccità. Frequenti piogge possono favorire malattie fungine
come la peronospora in primavera e la botrite nel periodo che precede la
raccolta.
Concimazione: la concimazione è di fondamentale importanza nella coltura della vite; si effettua a partire dalla ripresa vegetativa impiegando
Bayfolan Multi oppure Bayfolan Multi Orti & Giardini alla dose di 3-4 kg
per 100 m² per le uve da vino e 6-7 kg per 100 m² per le uve da tavola;
dopo lʼapplicazione interrare leggermente il concime ed effettuare una leggera irrigazione. Questo trattamento nutre la pianta in modo equilibrato
per 4 mesi. In alternativa utilizzare Bayfolan Pro Universale ogni 2-3
mesi. Al trapianto i medesimi prodotti si utilizzano alla dose di 100-150 g
per buca ma è sempre consigliabile usare anche del letame. Utile è il sovescio di leguminose.
Cimatura: operazione di eliminazione degli apici che serve a migliorare
lʼafflusso degli zuccheri verso i grappoli; si effettua a fine giugno per favorire la crescita di femminelle o entro agosto, allʼinvaiatura, asportando gli
apici in modo più soft, cercando di lasciare più foglie possibile.
Frutti - Il frutto della vite è lʼacino,
una bacca costituita dalla buccia,
dalla polpa e da un endocarpo che
contiene i semi. Il grappolo, formato
dagli acini, ha forma, dimensione e
colore variabile a seconda della varietà.
Foto Vivai F.lli Zanzi
Uve da tavola di
varietà “Italia” e
“Garganica”
Foto Vivai F.lli Zanzi
Foto Vivai F.lli Zanzi
Uve bianche da
vino: da sinistra
Chardonnay,
Riesling e Pinot
bianco
46
Varietà - Sono centinaia le varietà di
uve da vino coltivate in Italia. Fra le
bianche ricordiamo Albana, Moscato,
Pinot, Prosecco, Riesling, Tocai,
Trebbiano e la Vernaccia; fra le rosse
Barbera, Cabernet sauvignon, Dolcetto, Lambrusco, Marzemino, Melot,
Nebbiolo, Pinot e Sangiovese.
Foto Vivai F.lli Zanzi
Foto Vivai F.lli Zanzi
Foto Vivai F.lli Zanzi
Anche le uve da tavola sono moltissime, le principali sono lʼ”Italia”, ottenuta dal prof. Pirovano nel 1911; ha grappoli bellissimi, acini grossi, gustosi e croccanti e ottima conservabilità, la “Regina”, dalle origini
antichissime, color giallo dorato, con acini grossi, dolce e ottima al gusto e
la “Red Globe”, una varietà che si presenta con grappoli grandi, lʼacino è
grosso, ha forma sferica e colore rosato. Il sapore è dolce. Eʼ molto
resistente e si conserva facilmente. Meritano di essere ricordate anche il
“Pizzutello Bianco” con acini medio-grandi, di colore giallo-verdastro o
giallo-dorato, dolce e molto gradevole e la “Baresana” o “Imperatore”,
unʼottima cultivar di origine antichissima con acini molto grossi, di colore
giallo dorato chiaro e polpa piuttosto croccante e succosa.
Non vanno dimenticate le uve apirene, cioè senza semi, bianche e rosse.
Raccolta – Lʼuva va raccolta quando gli acini sono maturi, tagliando il
grappolo al peduncolo oppure lasciandogli 10-20 cm di tralcio. Si usano le
normali forbici oppure le forbici ad anello.
Conservazione – Lʼuva deperisce facilmente dopo la raccolta e va conservata in frigorifero dove può durare anche 7-8 settimane. Per anticipare
o ritardare la raccolta delle uve da tavola si coprono i filari con un telo di
plastica.
Avversità
Oidio, botrite, peronospora.
Tignola dellʼuva, tignoletta dellʼuva, cicaline, tripidi, ragno rosso e giallo.
Curiosità - Tra il 1858 e il 1862 arrivò in Europa dal Nord America la
fillossera della vite (Viteus vitifolii), un afide radicicolo che in pochissimi
anni si diffuse in tutto il vecchio continente distruggendo tutti i vitigni
europei. La diffusione in Italia, a partire da Como e da Milano nel
1879, fece strage di vigneti dalle Alpi alla Sicilia. A fine ʻ800 il problema fu gravissimo e venne brillantemente risolto con un metodo
agronomico: innestando le viti europee su piede di vite americana le
cui radici non sono sensibili alle punture del parassita.
47
Uve rosse da
vino: da sinistra
Pinot nero, Merlot e Cabernet
Sauvignon
Parassiti
animali
Patologie fungine
Parassiti
animali
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Tignola
Agricoltura
biologica
Difesa
convenzionale
Agricoltura
biologica
Difesa
convenzionale
Agricoltura
biologica
Oidio
Foglie
distese
Germogliamento
Patologie
fungine
A p r i l e -M a g g i o
A p ri l e
Oidio
Peronospora
Peronospora
o g n i 7 -1 0 g i o r n i
o gn i 7 gi o r n i
o g ni 1 0 - 1 4 g i o r ni
Peronospora
S e t t- O t to b r e
Lu glio- A g ost o
Pi ret ro A c tiG reen
M e l o d y C o m p a ct
o gn i 7 g i o r n i
F o l i c ur S E
Oidio
oppure
C up r a v i t B l u W G
R 6 B o rdeau x
oppure
Tignola
Peronospora
S u cc e s s
Pre-fioritura
accrescim. acini
M a gg i o - G i u g n o G i u g n o - L u g l i o
Z ol fo B a g n a bi l e B a ye r
Grappoli
visibili
M a g gi o
Pre-chiusura
grappolo
M a gg i o
Grappoli
separati
Seguire attentamente le istruzioni riportate in etichetta
Pre-chiusura
invaiatura
Vit e - c al end ario dei t rat t am ent i
Maturazione
Olivo
Foto L. Lazzarini
Lʼolivo ha una storia antichissima: fu la prima pianta
ad essere selezionata dallʼuomo. Secondo la leggenda, dopo il diluvio universale, una colomba portò
sullʼArca a Noè un rametto dʼolivo come segno di
pace.
Originario della regione sud caucasica, è certo che lʼolivo si coltiva da almeno 7000 anni; è giunto nellʼarea
mediterranea per opera dei fenici. Minosse, re di
Creta, e successivamente i re di Micene, svilupparono
la produzione di olio che, diventato una merce molto
pregiata, esportarono a caro prezzo in Italia meridionale, in Sicilia e in Sardegna. In queste zone, intorno
al 1500 a.C., con lʼolio arrivò anche lʼolivo ma la vera
diffusione di questa pianta si ebbe solo a partire, più o
meno, dallʼepoca della fondazione di Roma, quando
mercanti fenici e greci, oltre a vendere lʼolio a Etruschi
ed Italici, iniziarono a insegnare le tecniche di coltivazione dellʼolivo e di estrazione dellʼolio.
Le piante secolari sono grandi e con fusto contorto che può avere una circonferenza anche di 6 m. Fra questi il più famoso è quello di Getsemani
sul Monte degli Ulivi a Gerusalemme che si ritiene abbia 3000 anni; più
longevo potrebbe essere lʼolivo “della Strega” che vive a Magliano di Grosseto, in Toscana, che si ritiene abbia ben 3500 anni.
Lʼulivo ha dato un contributo importantissimo al nostro benessere e al nostro raffinato modo di vita: fin dallʼantichità ci ha fornito luce, legno, calore
e lubrificanti e si è prestato come alimento, condimento, per medicamenti
e profumi.
Olea europaea
Fam. oleaceae
Proprietà – Le olive delle varietà coltivate contengono un 18-24% di olio
che viene estratto con la molitura. Lʼolio dʼoliva, povero di grassi saturi, è
uno dei prodotti più antichi e importanti della nostra coltura ed è fondamentale nella dieta mediterranea. Ha proprietà febbrifughe, astringenti e
antinfiammatorie. Si impiega anche per conservare diversi cibi come ad
esempio il tonno.
Botanica - Lʼolivo è una pianta sempreverde a crescita molto lenta che
può raggiungere dimensioni molto rilevanti e può avere una vita più che
millenaria grazie alla sua capacità di rigenerare dalla ceppaia lʼapparato
epigeo e ipogeo danneggiato.
Il fusto è formato da un legno duro, pesante e molto profumato, con la
corteccia di colore grigio liscia nei primi anni e poi nodosa, scura.
Lʼapparato radicale è superficiale, la chioma ha forma conica ed irregolare. Le piccole foglie sono lanceolate, coriacee con la pagina inferiore grigio-argentea e quella superiore di colore verde. I fiori sono piccoli e
abbondantissimi, biancastri, con 4 petali, riuniti in minuscoli grappoli di 1015 fiori che formano unʼinfiorescenza detta “mignola”.
Lo sviluppo delle infiorescenze ha inizio in aprile ma la fioritura vera e pro-
49
Una pianta di
olivo è molto decorativa in ogni
giardino
SPOLLONATURA
DIRADAMENTO
POTATURA
Primavera-Estate
Fine Maggio-Luglio
Dopo la raccolta
pria si ha tra fine maggio e lʼinizio di giugno. Lʼimpollinazione è anemofila.
Alternanza - In olivicoltura un fattore molto importante è lʼalternanza di
produzione, cioè il fatto che un anno le piante producono molto e il successivo molto poco. Le cause sono molteplici e legate fra loro; innanzitutto
la predisposizione della cultivar, poi le condizioni climatiche, potature sbagliate, concimazione inadatta, attacchi parassitari, in particolare della
mosca dellʼolivo e, non ultimo, il ritardo nella raccolta dei frutti. Per superare questo problema è consigliabile intervenire con la potatura, anche
straordinaria, irrigare e concimare durante lʼanno, effettuare unʼefficace
lotta antiparassitaria e anticipare la raccolta.
Piantagione – Si effettua in marzo, subito prima della ripresa vegetativa,
dopo una lavorazione profonda del terreno; si mettono a dimora gli astoni
innestati o anche i polloni provvisti di radici. Ogni pianta necessita di 30-40
m² di spazio. I primi frutti si possono avere già dopo tre anni.
Lʼolivo predilige un clima temperato-caldo con ridotte precipitazioni ma
elevata illuminazione; mal sopporta lʼeccessiva siccità, i ristagni idrici nella
zona interessata dalle radici e lunghi abbassamenti di temperatura in inverno.
Si adatta a ogni tipo di terreno, anche calcareo, ma preferisce quelli sciolti
o di medio impasto.
Portainnesti – Un tempo si utilizzava come portainnesto lʼolivo selvatico
mentre oggi si utilizzano cultivar rustiche e vigorose, gli olivastri, ottenuti
da semi di piante coltivate o da talea.
Cure colturali
Irrigazione: per lʼolivo lʼirrigazione non è indispensabile ma è consigliabile
soprattutto nei primi anni dʼimpianto e nel periodo estivo; carenze di acqua
possono ridurre le produzioni.
Concimazione: si effettua durante la fase vegetativa impiegando Bayfolan Multi oppure Bayfolan Multi Orti & Giardini alla dose di 2-2,5 kg/pianta in produzione. Questo
trattamento nutre la pianta in modo equilibrato per 4 mesi.
In alternativa utilizzare Bayfolan Pro Universale ogni 2-3
mesi. Al trapianto i medesimi prodotti si utilizzano alla dose
di 10-30 g per buca da 30 cm per arrivare ai 40-80 g per
buche da 60 cm. Eʼ sempre consigliabile usare anche del
letame.
Potatura:
la potatura si deve effettuare a fine inverno, prima
ELIMINAZIONE
che
la
pianta
entri in vegetazione. Lʼolivo produce sui raDEI RAMI ESAURITI
metti a frutto di un anno lunghi da 25 a 50 cm che vanno
50
Foto Vivai F.lli Zanzi
scelti e conservati; vanno eliminati invece il maggior
numero di rametti a legno, quelli a direzione verticale
e quelli secchi o danneggiati. La potatura deve mantenere il massimo equilibrio fra chioma e rami e deve
fare in modo che questi ultimi possano godere dei benefici del sole.
Frutti – I frutti, le olive, sono drupe carnose di forma
ovoidale, con un seme, il nocciolo, duro e legnoso.
Lʼoliva è lʼunico frutto dal quale si estrae un olio, infatti
la polpa, o mesocarpo, ne contiene il 25-30%.
Varietà – Normalmente le cultivar sono classificate, in
relazione alla destinazione del frutto, in varietà da mensa e varietà da olio,
tenendo comunque presente che tutte le cultivar possono essere utilizzate
per entrambi gli impieghi.
- Varietà da mensa – Fra queste ricordiamo lʼ”Ascolana tenera”, coltivata
in tutta Italia, pianta vigorosa dalla drupa grossa e polposa, la “Dolce di
Cerignola”, presente in Puglia, mediamente vigorosa e con frutti grossi e
la “Nocellara etnea”, siciliana, vigorosa, con frutto grosso e maturazione
tardiva.
- Varietà da olio - Annoveriamo, fra le tante, la “Frantoio”, diffusa in Toscana con frutto grosso, polposo e ricco di olio, la “Leccino”, presente
nellʼItalia centrale, con frutti grossi e carnosi, da cui si ricava un olio di
buona qualità e la “Coratina”, presente in Puglia con frutto grosso, e produzione elevata ma alterna.
Olive pronte per
la raccolta
Raccolta – Le olive non hanno un periodo di raccolta ben precisa sia per
le differenze tra cultivar e cultivar, sia perché molte varietà sono a maturazione scalare; in genere si effettua a ottobre per il consumo fresco e tra
metà ottobre e gennaio per produrre olio.
Le olive da olio si raccolgono quando i frutti sono maturi mentre quelle da
tavola sia prima che dopo lʼinvaiatura, in funzione delle lavorazioni che
verranno effettuate in seguito, per poter essere consumate.
Le olive dovrebbero essere raccolte precocemente, ma mature, perché
hanno sapore più gradevole, acidità più bassa e resa in olio migliore.
Conservazione. Le olive da mensa, per poter essere consumate, necessitano di alcuni trattamenti, la deamarizzazione e il lavaggio. Lʼolio, per essere conservato correttamente, deve essere preservato dalla luce, dal
calore e dallʼossigeno dellʼaria.
Avversità
Mosca dellʼolivo, tignola, cocciniglie. Occhio di pavone.
Curiosità - Il Monte Testaccio, a Roma, in prossimità del Tevere, alto 36 metri e con una
superficie di ben 22.000 m², ebbe origine durante i primi secoli dellʼImpero Romano per il
fatto che vi venivano ammucchiate le anfore rotte utilizzate per portare a Roma lʼolio
dalla penisola iberica, allora il maggior produttore.
Lʼolivo è sempre stato simbolo di castità e nel medioevo veniva usato nelle chiese per alimentare le fiammelle votive mentre più tardi, intorno al 1500, si pensava che questa pianta,
per produrre abbondanti frutti, dovesse essere piantata e coltivata da donne vergini.
51
Agrumi
(arancio, limone, mandarino)
La culla degli agrumi è lʼAsia e ci sono notizie scritte sugli agrumi che risalgono al
2200 a.C. La patria di tutti i Citrus è lʼIndia e
lʼEstremo Oriente e il cedro fu il primo a
giungere in Europa per opera di Alessandro
Magno. In Italia, portati dai crociati, sono
giunti nellʼXI secolo arancio amaro e limone. Si deve ai portoghesi lʼarrivo dellʼarancio dolce che fu introdotto
dallʼIndonesia nel 1520, mentre bisogna attendere il XIX secolo per il mandarino.
Foto L. Lazzarini
Citrus sp.
Fam. Rutaceae
Pianta di clementino spinoso.
I frutti sono detti
anche mandaranci
Proprietà – Gli agrumi sono ricchi di vitamine dei gruppi C e P. Il fabbisogno giornaliero di vitamina C è di 60 mg che sale a
100 per chi fuma, perché il fumo elimina
questa vitamina più rapidamente e fa aumentare la produzione di radicali
liberi. Unʼarancia contiene da 25 a 80 mg di vitamina C ogni 100 g e può
essere utile questo apporto quando si usano antibiotici nella cura delle affezioni di stagione.
ARANCIO
Foto L. Lazzarini
Botanica - Gli agrumi sono piante coltivate
appartenenti a diversi generi, di cui i principali sono Citrus, Fortunella e Poncirus. Ci
soffermeremo solo al primo, il Citrus, cui
appartengono, fra lʼaltro, arancio (C. sinensis), limone (C. limon), mandarino (C. retiI petali dei fiori
), mandarancio (C. clementina),
culata
degli agrumi
mandarino tangerine (C. tangerina) e
hanno l’interno
di color bianco e pompelmo (C. paradisi). Sono piante seml’esterno violetto
preverdi. Limone e arancio possono raggiungere anche i 9 m di altezza; molto più
piccoli i mandarini. Le foglie sono lanceolate o ellittiche, intere, coriacee,
articolate sul picciolo e persistono sulla pianta oltre 2 anni. Il loro colore
varia dal verde scuro delle più vecchie al verde giallastro per quelle giovani.
Le piante da seme e quelle selvatiche hanno grosse spine accanto alle foglie, mentre quelle coltivate di solito le
perdono. I fiori, detti zagare, sono ermaPOTATURA
RACCOLTA
froditi, hanno per lo più 5 petali, grandezza variabile da 1 a 5 cm di diametro
e colore bianco. In alcune specie i boccioli sono variamente colorati. Cʼè una
certa attitudine alla rifiorenza.
Gennaio-Marzo
Novembre-Aprile
52
Piantagione – Eʼ consigliabile piantare
in autunno piantine di 2-3 anni di innesto con il loro “pane” di terra. Le piante
POTATURA
RACCOLTA
Gennaio-Marzo
Ottobre-Febbraio
Gennaio-Marzo
Ottobre-Aprile
LIMONE
coltivate in vaso possono essere trapiantate anche in primavera, se si ha
poi la possibilità di irrigare. Lo spazio richiesto da ogni pianta è di circa 15-25
m².
Per gli agrumi il clima deve essere mite
con temperature comprese tra i 13 e i
30°C. Non sopportano temperature che
scendano sotto i 2-3 gradi se non per
brevissimi periodi. Anche venti forti e
persistenti provocano danni, soprattutto
nelle zone costiere, come il disseccamento delle foglie e dei giovani germogli. Una curiosità sono i limoni del Lago
di Garda che vivono ai quasi 46° di latitudine nord, alle pendici delle Alpi.
Il terreno per gli agrumi deve essere
sciolto o di medio impasto, profondo,
ben drenato e dotato di sostanza organica. Non sopportano quelli troppo argillosi o calcarei.
MANDARINO
POTATURA
RACCOLTA
Foto L. Lazzarini
Foto L. Lazzarini
Foto L. Lazzarini
Portainnesti – Quelli più utilizzati in Italia sono lʼarancio amaro (C. aurantium), che permette di ottenere piante con vigore medio-alto, con buona
resistenza al gelo ed è adatto per terreni sciolti, sabbioso-limosi e moderatamente argillosi e il limone volkameriano (C. volkameriana), per terreni sciolti
o sabbiosi, che permette di ottenere grandi frutti in abbondanza ma di qualità modesta. Altri portainnesti sono il Citrange (C. sinensis x Porcirus trifoliata) che non da problemi di terreno, tollera moderate gelate e consente
una produzione abbondante e di qualità e il Citrus macrophilla (un limone),
introdotto da alcuni anni, induce una rapida ed abbondante produzione oltre
che ai limoni, a clementini, mandarini e mandarino-simili. Per le piante coltivate in vaso, i migliori risultati si ottengono con lʼarancio trifoliato.
53
Sotto, da sinistra, arancio
biondo, arancio
pigmentato
“sanguinello” e
limone “Mayer”
Arancio
“Valencia”
Foto L. Lazzarini
Foto L. Lazzarini
Foto L. Lazzarini
Da sinistra, frutto
di limone “Lunario” vaniglia, di limone a foglia
variegata e polpa
rossa e mandarino
Cure colturali
Irrigazione: gli agrumi necessitano di irrigazione, in particolar modo nel periodo estivo, ma sono esigenti nei confronti della qualità dellʼacqua che
non deve avere un elevato contenuto di boro, sodio, e soprattutto di cloro,
elemento presente nelle acque potabili.
Concimazione: la concimazione è indispensabile; si effettua a fine inverno,
alla ripresa vegetativa, impiegando Bayfolan® Multi oppure Bayfolan®
Multi Orti e Giardini alla dose di 200-800 g per pianta, secondo lʼetà, fino
a 4 anni. Dal 5° anno la dose è di 2-3 kg per pianta. In alternativa si può
utilizzare Bayfolan® Pro Universale ogni 2-3 mesi. Al trapianto i medesimi prodotti si utilizzano alla dose di 100-150 g per buca.
Per evitare lʼinsorgenza della clorosi ferrica, causa degli ingiallimenti fogliari nella fase di ripresa vegetativa o se il suolo è calcareo, si distribuisce
a fine inverno Bolikel® microgranuli, prodotto a base di ferro chelato, alla
dose di 70-100 g/pianta effettuando 2-4 trattamenti, uno ogni 10-15 giorni.
Diradamento: su mandarino, nelle annate di elevata allegagione, è necessario effettuare il diradamento dei frutti,
anche per evitare lʼalternanza.
Potatura: producono sui rami misti di 1-2 anni, sui dardi
e sui brindilli. La forma di allevamento più comune è
quella naturale anche se è possibile la spalliera e la pergola; nei primi 4 anni gli interventi cesori devono essere
limitati al minimo per ottenere una struttura della pianta
equilibrata e armoniosa. La potatura di produzione si effettua
dopo la raccolta e prima della fioritura tenendo conto che la fruttificazione avviene sui rami dellʼanno precedente. Bisogna limitarsi ad alleggerire la chioma eliminando i rami secchi, quelli curvi verso il basso e i
succhioni, che partono dalla parte basale delle branche più grosse; gli altri
vanno solo spuntati. Su mandarino e clementino occorre diradare i rametti.
Su arancio la potatura può essere pluriennale mentre per mandarino e limone dovrebbe essere annuale, anche per evitare lʼalternanza di produzione.
Frutti – La fioritura si ha da febbraio-marzo allʼestate, mentre la matura-
54
Foto L. Lazzarini
Foto L. Lazzarini
zione dei frutti va dallʼautunno alla primavera dellʼanno successivo.
Il frutto normalmente è una bacca di forma rotonda oppure ovata, detta
esperidio, caratterizzato da una buccia spessa con la parte esterna vivacemente colorata. La polpa è formata da cellule ingrossate a “botticella”,
piene di un succo acquoso più o meno acidulo e colorato, racchiuse, coi
semi, negli spicchi dellʼendocarpo. Questi variano da 5 a 12.
Varietà – Arancio: fra le precoci, tutte “bionde” con frutti di discreta qualità,
ricordiamo la “Navelina”, la prima a maturare e la “Washington Navel” caratterizzata da frutti grossi. Le arance “pigmentate” cominciano a maturare
a metà dicembre e sono la “Moro” con frutto medio e polpa succosa di colore rosso scuro e il “Tarocco” con frutto grosso dal sapore molto gradevole, di cui esiste ormai un range ragguardevole di cultivar che maturano
fino ai primi di giugno (cv. Messina NL C 2014). A marzo matura la bionda
“Ovale”, una varietà con frutti grossi e succosi. Ad aprile abbiamo la “Valencia Late” che è anche lʼultima e ha polpa succosa e leggermente acidula.
Limone: il più comune è il “Femminello” di cui esistono numerosi cloni. Inizia a fiorire a marzo ed è rifiorente fino a settembre; la fruttificazione, abbondante, è scalare e praticamente i frutti sono presenti tutto lʼanno. Altra
varietà è “Interdonato” con frutto grosso, poco succoso ma precoce.
Mandarino: diffusissima è la varietà “Mandarino di Palermo o di Paternò”
detta anche “Avana”, da cui è stata ottenuta anche una selezione apirena.
Matura proprio per Natale. I frutti, dalle pregevoli caratteristiche organolettiche, hanno buccia di color giallo avana, diametro di 5/6 cm e, se lasciati
sullʼalbero, perdono rapidamente il turgore. Eʼ una varietà soggetta ad alternanza di produzione. Il “Tardivo di Ciaculli” è una mutazione gemmaria
Foto L. Lazzarini
Curiosità - Come spremere al massimo un frutto? Si schiaccia leggermente prima di spremerlo.
Per conservare un limone già tagliato si può appoggiare la
parte esposta su un piattino cosparso di sale e mettere il
tutto in frigo.
55
A sinistra, mandarino “Tardivo
di Ciaculli” e a
destra esemplare
di limone in vaso
di Avana, con frutto molto simile, ma più piccolo; matura a fine febbraiomarzo. Altra varietà è il “Satsuma Miho” molto rustica e precoce: il frutto va
consumato già in ottobre, quando la buccia è ancora verde.
Clementine o Mandarancio: ibrido di mandarino e arancio amaro, matura
già alla fine di Ottobre. I frutti arancioni hanno polpa dolce, ricca di succo
(oggi sono molte le varietà apirene). Numerose le varietà, le più note sono
“Monreal”, “Di Nules” e “Oroval”.
Tangerine: ibrido fra mandarino e arancio, di aspetto molto bello, che si
raccoglie in febbraio-marzo. Il sapore dei frutti è inferiore alle aspettative.
Mapo: sono ibridi tra mandarino e pompelmo. Il frutto è piriforme, di colore
aranciato molto chiaro. Matura a metà ottobre e ha sapore gradevole.
Raccolta – Gli agrumi si raccolgono quando i frutti sono maturi in quanto,
esclusi i limoni, non possono completare la maturazione dopo la raccolta.
Eʼ consigliabile staccarli dallʼalbero quando non sono più umidi per la rugiada notturna.
Conservazione - Vengono consumati prevalentemente freschi. Sono impiegati per succhi di frutta, marmellate e per preparare canditi e anche
nelle cioccolate.
Foto L. Lazzarini
Avversità
Cocciniglie, minatrice serpentina, afidi, mosca.
Fitoftora, antracnosi.
Agrumi in vaso a
ornamento del
giardino di una
antica villa
Coltivazione in vaso
Gli agrumi si prestano molto
bene ad essere coltivati in vaso
tanto che, nelle zone con inverni
rigidi, si allevano proprio in vaso
per poterli porre al riparo, in
serra fredda, durante i mesi più
freddi. Gli agrumi vanno posizionati in luoghi molto luminosi, con
almeno 4-6 ore di sole diretto al
giorno e privi di vento. In estate è
consigliabile ombreggiarli leggermente durante le ore più calde
della giornata.
Il vaso deve essere capiente e il
drenaggio perfetto. Sul fondo è
necessario uno strato di perlite e il terriccio deve essere sciolto.
La concimazione si effettua al rinvaso con Baycote® Agrumi alla
dose di 3,5-7 g/litro di terriccio, mescolandolo con esso. Sui vasi si distribuisce alla dose di 10-20 g per vaso di diametro 50 cm. Baycote®
Agrumi nutre le piante in modo equilibrato per 6 mesi. In alternativa
si può impiegare il concime liquido Bayfolan® Agrumi alla dose di un
tappo in 4 litri dʼacqua ogni settimana in primavera e due volte al
mese nelle altre stagioni.
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Actinidia chinensis
Fam. Actinidiaceae
Kiwi
Foto Vivai F.lli Zanzi
LʼActinidia chinensis, comunemente detta kiwi,
è una pianta originaria della Cina. Considereta
in Europa una curiosità botanica nel XIX secolo,
vi si è diffusa a partire da metà del XX secolo.
Oggi lʼItalia è il maggior produttore di kiwi.
Proprietà – Il kiwi ha un elevato contenuto di
vitamina C, circa 85 mg per 100 g di polpa. Eʼ
ricco di potassio, fosforo e magnesio e svolge
unʼazione dissetante, rinfrescante, diuretica e
depurativa e favorisce le difese naturali dellʼorganismo. Eʼ consigliato in molte diete in quanto
la pectina in esso contenuta crea senso di sazietà. Su molte persone i frutti hanno un certo effetto lassativo.
Botanica - Eʼ una pianta rampicante, che raggiunge i 10 metri di altezza.
Le foglie sono cuoriformi da giovani per diventare tondeggianti allʼinizio
della fioritura. I fiori sono color bianco-crema; quelli maschili e quelli femminili non si trovano sulla stessa pianta (è dioica). La fioritura avviene tra
giugno ed agosto.
Abbondanza di
frutti su una
pianta di kiwi
Foto Vivai F.lli Zanzi
Piantagione – Essendo una specie dioica, occorre piantare un maschio
ogni 6-8 femmine. Per lʼimpianto si usano barbatelle radicate e occorre disporre di una struttura di sostegno del tutto simile a quella
usata per le viti. Lʼepoca dʼimpianto migliore è novembre.
Eʼ una pianta rustica, adatta al clima temperato e si adatta sia al
caldo che al freddo; ama le zone soleggiate. Necessita del freddo
invernale, ma teme le gelate, specie se tardive. Sono da evitare
zone con forte ventosità. Lʼactinidia è esigente in fatto di terreno:
vuole terreni freschi, profondi e ricchi di sostanza organica. Ottimi
quelli argillosi.
Cure colturali - Eʼ consigliabile lʼinerbimento sotto le piante.
Irrigazione: richiede sufficiente umidità; nel contempo non sopporta i ristagni idrici: occorre un terreno ben drenato.
Concimazione: la concimazione è indispensabile per il kiwi; si effettua a
fine inverno impiegando Bayfolan® Multi oppure Bayfolan® Multi Orti e
Giardini alla dose di 100 g per m². Un secondo trattamento con una dose
di 60 g va fatto nel periodo della fioritura. In alternativa si può utilizzare
Bayfolan® Pro Universale ogni 2-3
IMPIANTO
DIRADAMENTO
mesi. Al trapianto i medesimi prodotti si utilizzano alla dose di 100150 g per buca. Per evitare
lʼinsorgenza della clorosi ferrica si
distribuisce a fine inverno Bolikel®
microgranuli, prodotto a base di
ferro chelato, alla dose di 70-100
Novembre-Marzo
Luglio
g/pianta effettuando 2-4 tratta-
57
Fiori del kiwi
RACCOLTA
Novembre
menti, uno ogni 10-15 giorni.
Potatura: produce sulle prime gemme dei rami dellʼanno.
La potatura è simile a quella della vite. Le branche che
hanno fruttificato vanno eliminate e si selezionano nuovi
tralci con una quindicina di gemme.
Diradamento: sul kiwi è una pratica fondamentale e si effettua in due tempi: durante la prima fase di sviluppo dei
frutticini lasciando il solo peduncolo centrale e durante lʼaccrescimento eliminando i frutti deformati.
Frutti – I frutti sono ovali e ricoperti da una peluria marrone. Allʼinterno vi è un asse centrale più o meno fibroso, la “columella”,
con piccoli semi scuri. Lʼimpollinazione è entomofila.
Varietà – Le cv impiegate sono varie, “Abbot”, “Allison”, “Bruno” (adatta
anche come portainnesto), “Katuscia”, ma di tutte le varietà selezionate la più usata è la
“Hayward”, ottenuta nel 1920 da
Mr. Hayward Wright. Questa varietà ha elevato vigore e fiorisce
a metà maggio. La polpa del
frutto è di colore verde. La varietà più precoce è la “Summer
kiwi” che matura a metà settembre ma ha frutti piccoli. Recentemente è stata introdotta una
varietà a polpa gialla, la “Soreli”,
molto dolce e delicata.
Foto Vivai F.lli Zanzi
Schema di allevamento a spalliera di una
pianta di kiwi
Kiwi di varietà
“Soreli” a polpa
gialla
Foto L. Lazzarini
Il gatto è il peggior nemico delle
giovani piante di
kiwi
Raccolta – La raccolta si effettua a fine ottobre, primi di novembre,
quando i frutti sono maturi ma può essere anticipata per raccoglierli acerbi
e conservati a lungo.
Conservazione – Raccolti maturi si conservano 3-5 giorni a temperatura
ambiente. Essendo un frutto climaterico, può essere conservato a lungo
in frigorifero, in particolare se raccolto acerbo. Un segreto per farli maturare in casa è quello di metterli fuori dal frigorifero in un sacchetto con alcune mele.
Avversità - I gatti sono i peggiori nemici delle giovani actinidie dato che,
graffiando e rosicchiando il fusto, le danneggiano anche gravemente.
Il kiwi è molto resistente ai parassiti tanto che in linea di massima non occorre fare trattamenti antiparassitari.
In casi particolari si possono verificare attacchi di cocciniglie, Metcalfa
pruinosa, acari e muffa grigia.
Curiosità - Agli inizi del XX secolo alcuni cloni di actinidia furono
portati in Nuova Zelanda dove furono selezionati per opera di un
certo Hayward. Qui presero il nome di “Kiwi fruit”, ossia frutto del
kiwi. Essendo il kiwi lʼuccello simbolo della Nuova Zelanda si contrabbandava il frutto come tipico neozelandese.
58
Protezione dai parassiti
Le piante da frutto vengono colpite da molte avversità che possono
provocare gravi danni e compromettere la produzione. Per avere
piante sane è necessario controllarle di frequente, facendo molta attenzione alla comparsa dei patogeni e dei loro sintomi. In alcuni casi
è consigliabile effettuare trattamenti preventivi contro quei parassiti e
quelle patologie quasi sempre presenti come, ad esempio, la ticchiolatura sul melo e la peronospora sulla vite: cercare di prevenire è
sempre meglio che combattere.
Descriviamo ora brevemente i principali patogeni che attaccano i fruttiferi e suggeriamo il loro controllo con i metodi convenzionali oppure,
dove possibile, con prodotti “Natria”, consentiti in agricoltura biologica.
Agrofarmaci autorizzati
dal Ministero della Salute. Seguire attentamente le istruzioni. Le
informazioni hanno carattere informativo e
lʼutilizzatore è tenuto
quindi a leggere ed ad
attenersi scrupolosamente a quanto riportato sulle etichette dei
prodotti.
Bayer CropScience
S.r.l. declina ogni responsabilità per lʼuso
improprio dei prodotti.
Foto R. Angelini
Parassiti animali
Foto R. Angelini
—————————————-
Foto R. Angelini
Afidi (Pomacee, drupacee e agrumi)
Colonie di insetti verdi o bruni, detti volgarmente
pidocchi, si insediano specialmente sui germogli
e sulle foglie. Sottraggono nutritivi alla pianta, deformano gli organi vegetali e determinano lʼimbrunimento delle foglie con le loro escrezioni
zuccherine, dette melata.
Protezione
Convenzionale - Su pomacee trattare in prefioritura (fase di
“orecchiette di topo”) con
Confidor® Oil (270
ml/10 litri dʼacqua).
Su drupacee trattare in prefioritura con Confidor®
Oil (250 ml/10 litri dʼacqua).
Il trattamento in prefioritura con Confidor® Oil è
efficace anche contro le cocciniglie.
In alternativa, in post-fioritura di pomacee e drupacee, alla comparsa degli afidi, trattare con Confidor® 200 O-TEQ® (5
ml/10 litri dʼacqua) oppure con Confidor® 200 SL (5 ml/10 litri dʼacqua), efficaci anche su larve minatrici.
Sugli agrumi intervenire alla comparsa degli afidi con Confidor® 200 OTEQ® (5 ml/10 litri dʼacqua). Un trattamento è sufficiente per tutta la stagione.
Agricoltura biologica - Intervenire alla comparsa dei primi afidi
con Neemazal T/S (20-30 ml/10 litri dʼacqua) oppure con Piretro ActiGreen (14-16 ml/10 litri dʼacqua) ripetendo il trattamento dopo 7 giorni.
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Afidi su pomacee e drupacee
(a destra).
A sinistra, colonia di afidi.
Foto R. Angelini
Foto R. Angelini
Foto R. Angelini
Foto R. Angelini
Foto G. Rampinini
Foto R. Angelini
Cocciniglie (Pomacee, drupacee, olivo e agrumi)
Su pomacee e drupacee le cocciniglie sono caratterizzate da scudetti tondeggianti o allungati, di
colore grigiastro, attaccati ai rami e alle foglie; sui
frutti determinano macchioline rosso vivo. Lʼolivo
è attaccato dalla “cocciniglia mezzograno di pepe”
che si insedia sui rametti e sulla pagina inferiore delle foglie; ha
forma di mezzo grano
di pepe con una carenatura dorsale. Causa
abbondante fumaggine.
Gli agrumi sono colpiti
da numerose specie di
cocciniglie (sia lanugiCocciniglie su
nose che con scudetto) che vi possono provomela. Sotto, danni care gravi danni. Sono attaccati rami, foglie e
dovuti ad attacchi
frutti e provocano sottrazione di linfa, disseccadi cocciniglie
mento dei rametti, cascola dei frutti e
abbondante fumaggine.
Protezione
Convenzionale - Su
pomacee e drupacee trattare dalla completa caduta delle foglie ai mazzetti divaricati/bottoni rosa
con Confidor® Oil (250-270 ml/10 litri dʼacqua);
durante la fase vegetativa trattare con Reldan®
22 (20-25 m/10 litri dʼacqua l).
Su olivo impiegare a fine febbraio Oliocin® (100150 ml/10 litri dʼacqua) + Decis® Jet (5-8 ml/10
litri dʼacqua). Se necessario ripetere il trattamento in agosto con una dose più bassa di Oliocin®.
Sugli agrumi per il contenimento di questi insetti
è molto utile ricorrere a una potatura che favorisca lʼirraggiamento diretto del sole nella chioma;
si interviene in inverno con Oliocin® (150-200
ml/10 litri dʼacqua) + Reldan® 22 (25 ml/10 litri
dʼacqua) oppure in estate con il solo Reldan® 22.
Agricoltura biologica – Su pomacee,
drupacee e olivo trattare a fine inverno con Oliocin® (300 ml/10 litri
dʼacqua). Sugli agrumi si interviene a fine inverno con Oliocin® (150-200 ml/10 litri dʼacqua),
ripetendo lʼapplicazione dopo 7 giorni, oppure in
estate con Piretro ActiGreen (15 ml/10 litri dʼacqua ogni 7 giorni).
60
Foto R. Angelini
Foto R. Angelini
Danni da carpocapsa (a sinistra)
e cidia (a destra)
Cicaline (Vite)
Con questo nome sono indicate specie diverse di omotteri
che causano alterazioni fogliari e possono trasmettere pericolose malattie. Normalmente vivono sulla pagina inferiore
delle foglie.
Protezione
Convenzionale - Trattare nelle ore più fresche della giornata
con Reldan® 22 (15 ml/10 litri dʼacqua).
Foto L. Lazzarini
Foto R. Angelini
Larve minatrici (Pomacee e agrumi)
Sulle pomacee sono visibili sulla pagina inferiore delle foglie mine a macchia dʼolio oppure ovali ed allungate dovute ad attacchi di cemiostoma e litocollete; sulla pagina superiore si evidenziano punteggiature biancastre.
Sono anche possibili mine a spirale. Gli agrumi sono colpiti dalla “minatrice serpentina” che attacca principalmente le foglie degli apici vegetativi
dove le larve scavano gallerie provocando gravi danni. In presenza di forti
infestazioni le foglie disseccano e cadono.
61
Foto R. Angelini
Carpocapsa e Cidia (Pomacee e drupacee)
Sono lepidotteri molto comuni le cui larve, di colore rosato, sono molto
dannose. I frutti presentano un foro di penetrazione con fuoriuscita di rosura e allʼinterno si trova una galleria, scavata dalla larva, che ne raggiunge il centro.
Protezione
Convenzionale - Non appena si nota la presenza degli adulti o delle prime
larvette trattare con Reldan® 22 (20 ml/10 litri dʼacqua).
Agricoltura biologica – Trattare con Success® (10 ml/10 litri
dʼacqua) avendo cura di effettuare il trattamento in presenza
degli adulti e quindi ripeterlo dopo una settimana.
Questi trattamenti sono efficaci anche contro i lepidotteri ricamatori.
Danni dovuti ad
attacchi di cicaline
Danni dovuti a
larve di minatrici
Foto Cortese
Foto Bayer CropScience
Protezione
Convenzionale - Su pomacee trattare alla comparsa delle prime larvette in
post-fioritura con Confidor® 200 O-TEQ® (5 ml/10 litri dʼacqua) oppure con
Confidor® 200 SL (5 ml/10 litri dʼacqua); sugli agrumi entrambi a 7,5 ml/10
litri dʼacqua da metà a fine giugno.
Agricoltura biologica – Su pomacee trattare alla comparsa delle
prime larvette in post-fioritura con Success® (8 ml/10 litri dʼacqua) ripetendo il trattamento ogni 7-10 giorni. Sugli agrumi trattare con Neemazal T/S (20-30 ml/10 litri dʼacqua) da metà a fine giugno.
Mosca su agrumi
e ciliegie e danni
su olive
Foto R. Angelini
Un attacco di
psilla può danneggiare gravemente
il pero
Mosca (Drupacee, olivo e agrumi)
I frutti delle drupacee che a maturità risultano molli spesso sono mangiati
allʼinterno dalla larva biancastra della mosca mediterranea della frutta.
Sullʼolivo è lʼinsetto più pericoloso. Crea sulle olive una ferita caratteristica
a forma triangolare dove depone le uova da cui si sviluppano le larve. Le
olive attaccate cadono oppure danno un olio di pessima qualità. Generalmente lʼattacco si verifica a partire da agosto. I frutti degli agrumi attaccati
presentano una macchia giallastra e inconsistente al tatto e successivamente marciscono.
Protezione
Convenzionale - Trattare con Decis® Jet (su 5-8 ml/10 litri dʼacqua) alla
comparsa dellʻadulto e ripetere il trattamento dopo 7-10 giorni; su olivo si
può impiegare anche Confidor® 200 O-TEQ® (5-6,25 ml/10 litri dʼacqua).
Psilla (Pomacee)
I germogli del pero, raramente del melo, vengono colonizzati da insetti molto piccoli dalla forma caratteristica, di colore giallo o bruno
verdastro, che producono abbondante melata. Uova di colore arancio sono visibili anche sui rami o sulla pagina inferiore delle foglie.
Protezione
Convenzionale - Trattare preventivamente alla caduta delle foglie con
Confidor® Oil (250-270 ml/10 litri dʼacqua). In seguito, a maggio, al viraggio del colore del frutto, intervenire con Decis® Jet (5-8 ml/10 litri
dʼacqua) possibilmente miscelandola con Oliocin® (150 ml/10 litri dʼacqua).
Agricoltura biologica – Prima della presenza di melata, intervenire con
Piretro ActiGreen (14-16 ml/10 litri dʼacqua) oppure Neemazal T/S (20-30 ml), ripetendo il trattamento dopo 7
giorni.
62
Foto R. Angelini
Foto R. Angelini
Ricamatori o tortricidi (Pomacee e drupacee)
Piccoli lepidotteri tortricidi le cui larve causano caratteristiche erosioni superficiali sulle foglie e sui frutti.
Protezione
Convenzionale - Non appena si nota la presenza delle prime larvette trattare con Reldan® 22 (20 ml/10 litri dʼacqua) e quindi ripetere il trattamento
a intervalli di una settimana.
Agricoltura biologica – Utilizzare Success® (10 ml/10 litri dʼacqua) ripetendo il trattamento settimanalmente.
Foto R. Angelini
Tentredini (Pomacee)
I frutticini presentano un foro e anche delle mine ben visibili. Allʼinterno è presente una larva giallastra con capo
bruno.
Protezione
Convenzionale - Trattare preventivamente, prima della
comparsa dei boccioli fiorali, con Confidor® Oil (250-270
ml/10 litri dʼacqua) oppure, dopo la fioritura, con
Confidor® 200 O-TEQ® (5 ml/10 litri dʼacqua).
Agricoltura biologica – Trattare ai primi sintomi dellʼinfezione con Piretro ActiGreen (14-16 ml/10 litri
dʼacqua) ripetendo il trattamento ogni 7 giorni.
Larva e crisalide
di ricamatore su
foglia. A sinistra
tipico danno da
ricamatori.
Foto R. Angelini
Tignole (Vite e olivo)
Sulla vite, larve rosso cupo col capo nero danneggiano i bottoni fiorali e gli
acini creando nidi con fili sericei e perforando e svuotando gli acini. Sullʼolivo, la prima generazione penetra nelle foglie e le erode nella pagina inferiore formando una mina a C; la seconda entra nei boccioli fiorali e li
distrugge; la
terza entra nelle
olive e attacca il
nocciolo. La
larva è color grigio-nocciola.
Protezione
Convenzionale Trattare la vite
con Reldan® 22
(10-15 ml/10 litri
dʼacqua) e lʼolivo
63
Frutti attaccati
da larve di tentredini.
Sotto, larve di tignola su vite e
particolari degli
adulti
con Decis® Jet (7-8 ml/10 litri dʼacqua).
Agricoltura biologica – Trattare la vite alla comparsa dei primi adulti con Success® (4-8 ml/10 litri
dʼacqua) ripetendo il trattamento a distanza di 7-10
giorni. Questo trattamento è efficace anche contro i tripidi. In
alternativa si può impiegare il Piretro ActiGreen (14-16 ml/10
litri dʼacqua). Sullʼolivo si interviene con Neemazal T/S (20-30
ml/10 litri dʼacqua).
Tripidi (Drupacee e vite)
Insetti molto piccoli e poco visibili che danneggiano i fiori e i frutticini provocando deformazioni e lesioni superficiali.
Protezione
Convenzionale - Su pesco utilizzare Reldan® 22 (35 ml/10 litri dʼacqua).
Agricoltura biologica – Trattare con Success ® (8-10 ml/10 litri
dʼacqua su vite e 8-12 su drupacee) e quindi ripetere il trattamento a intervalli di 3-7 giorni sulla vite e 7-10 sulle drupacee.
Foto R. Angelini
Foto R. Angelini
Attacco di tignola su olivo
Attacco di tripidi,
lesioni su pesca
e, a destra,
danno su getto
di vite.
Sotto, ragno
rosso e danno su
una lamburda
Formica
Ragno rosso (Pomacee, drupacee e vite)
Sulla pagina inferiore delle foglie si possono vedere, con una lente, dei piccoli parassiti rossastri
o giallastri, a volte con sottili ragnatele. In inverno è possibile notare sulle gemme delle piccolissime uova rosse.
Protezione
Convenzionale - Trattare in vegetaziobe con un
acaricida specifico.
Agricoltura biologica – Trattare in inverno con Oliocin® (300-350 ml/10
litri dʼacqua)
Formiche
Nei frutteti domestici, in presenza di afidi e cocciniglie, vi è una
forte presenza di formiche, attratte dalla melata prodotta da questi
parassiti, di cui sono ghiotte.
Protezione
Trattare alla base dei tronchi con un insetticida Bayer specifico
per formiche.
64
Patologie fungine
Foto R. Angelini
Foto R. Angelini
Foto R. Angelini
Foto R. Angelini
Mal bianco o oidio (Pomacee,
drupacee e vite)
Le foglie apicali delle pomacee e
delle drupacee si presentano accartocciate e coperte da una polvere
biancastra; i fiori sono atrofizzati e i
petali vengono ricoperti da unʼefflorescenza biancastra. I frutti restano
piccoli e deformi e presentano una
diffusa rugginosità sulla buccia.
Sulla vite si hanno macchie biancastre sulla pagina superiore delle foglie ma lʼattacco non è sempre ben
evidente. Sugli acini si forma una
patina biancastra e polverulenta e
quindi si spaccano.
Protezione
Convenzionale - Trattare con Folicur® SE su pomacee (23-29 ml/10
litri dʼacqua), a partire dalla fioritura; su drupacee (29-43 ml/10 litri
dʼacqua) a partire dalla piena fioritura e su vite (23 ml/10 litri dʼacqua) a partire dalla post-fioritura,
ogni 10-14 giorni. In alternativa
Proclaim® Combi (15- 20 g/10 litri
dʼacqua su drupacee).
Agricoltura biologica – Su tutti i fruttiferi impiegare ai primi sintomi di infezione Zolfo Bagnabile Bayer (15-30 g/10 litri dʼacqua) ogni 7-14 giorni. Su vite a 15-30 g ogni 7 giorni.
Eʼ consigliabile alternare Folicur SE® a Zolfo Bagnabile Bayer.
65
Attacchi di mal
bianco su melo,
pesco, su frutti
di nettarine e su
vite
Peronospora (Vite)
Sulla pagina superiore delle foglie si evidenziano macchie traslucide mentre su quella inferiore troviamo una muffa biancastra. I tessuti interessati
seccano. Sul grappolo, con attacchi precoci, si ha una deformazione e una
colorazione brunastra e, con forte umidità, anche la formazione di una
muffa biancastra. Negli attacchi tardivi non si ha formazione di muffa e gli
acini prima prendono un colore violaceo e poi disseccano.
Protezione
Convenzionale - Trattare con Melody® Compact (30-35 g/10 litri dʼacqua)
da quando i tralci sono lunghi 10 cm, ripetendo il trattamento ogni 7-10
giorni. Nel caso di infestazioni elevate trattare subito con R6® Bordeaux
(25-40 g/10 litri dʼacqua) e in seguito con Melody® Compact.
Agricoltura biologica – Impiegare preventivamente Cupravit® Blu WG
(20-30 g/10 litri dʼacqua) ripetendo il trattamento ogni 7-10
giorni. La dose va elevata a 25-40 g in presenza di forti infezioni e tempo molto piovoso.
Ticchiolatura (Pomacee)
Sulle foglie si formano macchie vellutate e brune; sui frutti si riscontrano
macchie simili che poi suberificano e ne provocano la deformazione. Eʼ la
più grave avversità del melo.
Protezione
Convenzionale - Trattare con Proclaim® Combi (25-30 g/10 litri dʼacqua)
oppure con Syllit Flo (8-10 ml/10 litri sʼacqua) a partire dalla prefioritura
(stadio orecchiette di topo) e quindi effettuare trattamenti con cadenza
quindicinale con Folicur® SE (23-29 ml/10 litri dʼacqua).
Agricoltura biologica – Distribuire ogni 15 giorni Cupravit® Blu
WG (45 g/10 litri dʼacqua per trattamenti autunno invernali e
20-25 per quelli primaverili estivi).
Foto R. Angelini
Foto R. Angelini
Attacco di ticchiolatura: da sinistra, primi
sintomi su foglia,
danno su frutticini e frutti gravemente
danneggiati
Foto R. Angelini
Foto R. Angelini
Sulla vite la peronospora causa
gravissimi danni
66
Foto R. Angelini
Foto R. Angelini
Maculatura bruna (Pero)
Si presenta come macchie necrotiche, tondeggianti, di estensione variabile, in corrispondenza delle quali la polpa marcisce. Le prime manifestazioni compaiono in aprile sulle foglie e, dallʼallegagione sui
frutticini.
Protezione
Convenzionale - Impiegare Folicur® SE (29-43 ml/10 litri dʼacqua) a
partire da inizio fioritura fino ad accrescimento frutti, trattando ogni 68 giorni.
Moniliosi (Drupacee)
Si presenta come una macchia tondeggiante di marciume, coperta da
colonie fungine color nocciola, disposte in circoli concentrici.
Protezione
Convenzionale - Trattare con Folicur® SE (29-43 ml/10 litri dʼacqua),
1-2 trattamenti a cavallo dalla piena
fioritura e altrettanti in pre-raccolta.
In alternativa usare Proclaim®
Combi (20-25 g/10 litri dʼacqua).
Agricoltura biologica –
Intervenire con
Cupravit® Blu WG (5060 g/10 litri dʼacqua).
A sinistra, attacco di monilia
su nettarine
Sotto, foglie di
pesco deformate
da un attacco di
bolla
Foto L. Lazzarini
Bolla del pesco (Drupacee)
Sugli apici le foglie si deformano divenendo bollose,
carnose e colorate di rosso. I frutticini mummificano e
vengono ricoperti di una muffa biancastra.
Protezione
Convenzionale – Eseguire 2 trattamenti con (25-30
g/10 litri dʼacqua), uno alla caduta delle foglie e uno a
fine inverno. Durante il periodo vegetativo impiegare
Proclaim® Combi alla scamiciatura (post-fioritura) e
durante lʼaccrescimento del frutto. In alternativa con il
medesimo calendario si può usare Syllit Flo (10-20
ml/10 litri dʼacqua).
Agricoltura biologica – Per i trattamenti invernali può essere
utilizzato Cupravit® Blu WG (50-60 g/10 litri dʼacqua).
Caratteristica
macchia dovuta
a maculatura
bruna su Abate.
Foto R. Angelini
Ruggine (Drupacee)
Compare in estate e i danni sono limitati alle foglie dove sulla pagina inferiore si sviluppano le caratteristiche efflorescenze color ruggine. In annate molto piovose compare più precocemente e colpisce anche i frutti.
Protezione
Convenzionale – Intervenire alla comparsa dei primi sintomi con Folicur®
SE (29 ml/10 litri dʼacqua).
67
Pustole dovute a
ruggine su foglia
di susino
Foto R. Angelini
Corineo (Drupacee)
I sintomi su foglie e frutti si presentano come piccole macchie rosso-violacee circondate da un alone clorotico.
Protezione
Convenzionale – Trattare preventivamente
con Syllit Flo (15-20
ml/10 litri dʼacqua).
Agricoltura
biologica –
Trattare con
Cupravit® Blu WG (5060 g/10 litri dʼacqua) in
trattamenti autunno invernali.
A destra, attacco
di corineo su
pesco e albicocca
Danni da fitoftora
su agrumi
Foto R. Angelini
Foto R. Angelini
Tacca necrotica
da cancro rameale su pesco
Cancri rameali (Drupacee)
Si presentano tacche depresse intorno alle
gemme e alle ramificazioni, fessurazioni della
corteccia e disseccamento delle parti terminali
dei rametti.
Protezione
Convenzionale – Trattare con Proclaim® Combi
(25-30 g/10 litri dʼacqua) in inverno, prima del risveglio vegetativo.
Agricoltura biologica – Impiegare
Cupravit® Blu WG (50-60 g/10 litri
dʼacqua) in trattamenti a fine inverno.
Fitoftora o gommosi parassitaria (Agrumi)
Interessa la parte bassa del fusto e delle grosse branche producendo una
necrosi della corteccia che, sopra il suolo, si fende e lascia fuoriuscire
gomma. Le parti colpite sotto il suolo marciscono e le piante attaccate si
indeboliscono progressivamente e infine seccano.
Protezione
Convenzionale – Trattare mensilmente con Swan® (20-30 g/10 litri dʼacqua) a partire
dalla fioritura. In
caso di gravi attacchi integrare
con pennellature nella zona
infetta del
legno. In alternativa R6® Bordeaux (50 g/10
litri dʼacqua).
68
Antracnosi (Agrumi)
Eʼ caratterizzata dal disseccarsi di piccoli rami, foglie, gemme e fiori mentre allʼinizio dellʼattacco si presenta normale.
Protezione
Convenzionale – Effettuare irrorazioni con R6® Bordeaux (50 g/10 litri
dʼacqua).
Agricoltura biologica – Trattare con Cupravit® Blu WG (25-30
g/10 litri dʼacqua).
Foto R. Angelini
Botrytis o muffa grigia (Vite)
Colpisce i tralci e i grappoli e si manifesta dapprima con macchie
necrotiche e poi si sviluppa come una caratteristica muffa grigia
che, specialmente in corrispondenza della maturazione, arriva a
colpire e coprire tutto il grappolo provocandone la caduta. Le foglie vengono colpite di rado. Si diffonde in presenza di un elevato grado di umidità atmosferica.
Protezione
Convenzionale – Alla comparsa dei sintomi intervenire con antibotritici specifici.
Occhio di pavone (Olivo)
Sulla pagina superiore delle foglie si sviluppano delle macchie tondeggianti che raggiungono il centimetro di diametro; hanno colore grigio-rossastro con bordo scuro e alone giallastro. Provoca una grave
defogliazione invernale.
Protezione
Convenzionale – Effettuare un trattamento in ottobre e uno a fine inverno con Syllit® Flo (10-15
g/10 litri dʼacqua).
Agricoltura biologica – Trattare a fine
inverno e a ottobre con Cupravit® Blu
WG (25-35 g/10 litri dʼacqua) ripetendo il trattamento dopo 7-14 giorni, secondo le
condizioni climatiche.
69
Acini colpiti da
botrite.
Sotto, macchie
su foglie di olivo
dovute a occhio
di pavone
Protezione dalle erbe infestanti
Foto R. Angelini
Foto R. Angelini
In giardino spesso il terreno sotto le piante da frutto viene tenuto inerbito
per cui si praticano le stesse cure necessarie per il prato. Alla base dei
tronchi o lungo le file, come ad esempio sulla vite, è consigliabile tenere
pulito il terreno in quanto le erbe infestanti, se si sviluppano troppo, entrano in competizione con le piante e le danneggiano sottraendo loro elementi nutritivi e acqua. Le infestanti generalmente vengono tolte a mano
oppure utilizzando la zappa che, avendo il manico lungo, è facile e rapida
da maneggiare. Questa operazione va fatta preferibilmente in giornate
calde e asciutte. Una pratica utile per diminuire la presenza di infestanti è
il diserbo che si effettua distribuendo sul terreno il diserbante granulare
Bluecontact® alla dose di 50-150 g/10 m² e irrigare. Intervenire in preemergenza delle infestanti e prima della ripresa vegetativa delle colture.
In presenza di infestanti applicare Rasikal® Quick alla dose di 5-10 ml/10
m2 da diluire in 3 litri dʼacqua
Foto R. Angelini
Foto R. Angelini
Foto L. Lazzarini
Alcune erbe infestanti dei fruttiferi, in senso
orario: Setaria viridis (a destra),
Veronica persica,
Sorghum halepense, Stellaria
media e Raphanus spp.
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