il mio frutteto 2011 MANUALE PER COLTIVARE CON SUCCESSO di Loredano Lazzarini In generale Attrezzi Scelta delle varietà Messa a dimora Innesto Terreno Allevamento e potatura Nutrizione Concimazione Fruttiferi Pomacee Melo Pero Drupacee Pesco e nettarino Albicocco Susino o prugno Ciliegio Vite Olivo Agrumi Kiwi Protezione Bayer per l’ambiente: questa pubblicazione è stampata su carta riciclata pag. 4 pag. 5 pag. 6 pag. 7 pag. 8 pag. 9 pag. 14 pag. 15 16 pag. 16 pag. 22 pag. 27 pag. 34 pag. 37 pag. 40 pag. 43 pag. 49 pag. 52 pag. 57 59 La protezione delle piante può essere effettuata con prodotti tradizionali e/o con prodotti di origine naturale; la prima è stata indicata come “Convenzionale” e la seconda come “Agricoltura biologica” Disegni di Nicoletta Montanari Ringraziamo i Vivai F.lli Zanzi di Ferrara e Stocker srl di Lana (BZ) per il materiale fotografico fornitoci Edizione marzo 2011. ® = marchio registrato Copyright © 2011 by Bayer CropScience S.r.l Testi e foto: copyright © 2011 degli autori. Il frutteto in giardino Foto L. Lazzarini Foto L. Lazzarini Il Paradiso è raffigurato nellʼimmaginario collettivo come un immenso giardino con alberi da frutto di ogni specie, in grado di offrire i loro succulenti prodotti. Bayer Garden ha realizzato il manuale Il mio frutteto per tutti coloro che vogliono che il loro giardino si trasformi in un piccolo Paradiso con meli, peschi, ciliegi, albicocchi e altro. Coltivare alberi da frutto non è semplice, ma le soddisfazioni sono grandi; è un modo per riavvicinarsi alla natura e rilassarsi in un luogo dove i ritmi sono quelli lenti delle stagioni. Le piante da frutto, come tutte le piante, sono esseri viventi con caratteristiche e necessità proprie e nella loro scelta dobbiamo tener conto delle loro necessità: esposizione al sole, tipo di terreno, media delle piogge e temperature minime invernali. Certo coltivare gli alberi da frutto è un hobby complesso perché queste piante richiedono tante attenzioni: vanno concimate, potate, diradate e curate con agrofarmaci, ma alla fine ci allietano e ci inorgogliscono coi loro preziosi doni. Foto S. Palella Attrezzi Foto Stoker Per coltivare un piccolo frutteto familiare è necessario disporre di un certo numero di attrezzi, gli stessi necessari per lʼorto, ed altri specifici per la potatura e per la raccolta. Eʼ consigliabile disporre anche di quelli che rendono meno faticoso il lavoro: un esempio, la motosega. Gli attrezzi devono essere sempre di qualità e, per quanto possibile, leggeri. In genere quelli qualitativamente migliori durano più a lungo e rendono più facile il lavoro. Provate la differenza tra potare con forbici scadenti e di buona qualità! Vediamo alcuni degli attrezzi indispensabili per il frutteto. Prima fra tutti la vanga, per le più importanti operazioni di lavorazione del terreno. Per le operazioni di potatura sono necessarie le forbici, che devono essere leggere e con manici ergonomici; vanno tenute sempre affilate. Poi vi è il troncarami, grosse forbici con i manici lunghi per tagliare i rami di spessore più grosso. Per potare occorre anche un seghetto a lama ricurva e lo svettatoio, un attrezzo manuale o a motore per arrivare ai rami più lontani. Per tagliare i rami più grossi è molto utile la motosega. I rami asportati vanno eliminati e a questo scopo può tornare utile un trituratore o cippatrice. Per legare i rami ai tutori vi è la legatrice, che consente di farlo con la massima facilità. Le piante da frutto sono attaccate da molti parassiti. Per difenderle occorre disporre di una pompa che nebulizzi le soluzioni insetticide o fungicide. Le pompe in genere contengono da 5 a 20 litri di soluzione e dispongono di una lancia per la distribuzione. Esistono anche dei modelli a motore. Per raggiungere e raccogliere i frutti vi è il coglifrutta, un sacchetto applicato a una pertica. Per tenere sempre irrigato il giardino, anche quando si è in vacanza, vi sono le centraline per irrigazione che lo fanno automaticamente, come programmato. 4 Una scelta ragionata è dʼobbligo prima di mettere a dimora una pianta da frutto. Dobbiamo innanzitutto valutare bene il nostro giardino e la sua esposizione e considerare che le varietà da piantare sono destinate a rimanervi per decine di anni, aumentando progressivamente le loro dimensioni. Eʼ bene decidere in anticipo la forma di allevamento che vogliamo adottate e quale sarà la nostra disponibilità di tempo durante tutto lʼanno; alcune piante, come il melo e la vite, hanno bisogno di cure continue, mentre il pesco è molto meno esigente. Nella scelta si può privilegiare lʼabbondanza di frutti o la bellezza delle piante; a titolo di esempio sono piante molto belle il melograno e il nespolo mentre lʼalbicocco si apprezza per la fioritura. In fatto di varietà, ricordiamoci che quelle più recenti, selezionate per ottenere una produzione abbondante, spesso sono delicate e richiedono molte cure. Quelle più vecchie invece sono più rustiche e più resistenti alle malattie, hanno produzioni inferiori, ma i frutti sono molto saporiti. Le piante da frutto si possono acquistare nei garden center, nei vivai e anche nella grande distribuzione. Eʼ sempre consigliabile comprarle nei centri/reparti specializzati avendo cura di scegliere piante con il cartellino di identificazione della varietà, la foto del frutto e un minimo di guida colturale. Eʼ bene anche controllare che lʼinnesto sia ben cicatrizzato e sano. Sulla scelta delle varietà più adatte alla zona può essere utile chiedere consigli al rivenditore. Le piante da frutto sono poste in vendita in vaso oppure a radice nuda o in zolla. Le piante si trapiantano preferibilmente ad inizio primavera o in tardo autunno, quando le temperature sono abbastanza fresche; quelle in vaso in realtà sono adatte al trapianto in ogni momento dellʼanno, esclusi i periodi di gelo o di grande caldo. Prima di acquistarle è bene estrarle dal vaso per verificare che le radici non siano arrotolate sul fondo del pane di terra o fuoriescano dai fori del vaso stesso perché in questi casi lʼattecchimento sarà meno facile. Le piante a radice nuda o in zolla sono quelle che hanno le radici coperte da torba o da terriccio e inserite in un sacchetto di plastica o in una retina. Sono disponibili dal tardo autunno alla primavera e vanno trapiantate subito dopo lʼacquisto. Bisogna controllare che il pane di terra sia umido e che le radici non abbiano tracce di muffa. Foto L. Lazzarini Foto L. Lazzarini Foto Stoker Foto Stoker Scelta delle varietà 5 Il pane di terra non deve presentare radici arrotolate Innesto ottimamente riuscito Messa a dimora La prima cosa da fare quando si mettono a dimora le piante è preparare con un certo anticipo, qualche settimana, le buche: devono essere piuttosto grandi, con un diametro di 70-80 cm e una profondità di circa 60 cm; ci penserà il tempo a rendere morbido il terreno ai lati della buca. Per piantare gli esemplari in vaso si procede nel modo seguente: si depone sul fondo della buca la ghiaia, sopra si mette del letame maturo (se non lʼavete a disposizione va bene anche del compost o del concime granulare a cessione programmata) e quindi del terriccio di buona qualità miscelato a concime granulare. Si toglie la pianta dal vaso e la si pone sopra il terriccio cercando di stendere le radici e facendo attenzione a non rompere la zolla di terra che avvolge le radici; tale terra deve essere umida, ma non fradicia, e nel contempo non particolarmente compatta. La buca va poi riempita con la terra tolta inizialmente facendo attenzione che il punto dʼinnesto rimanga sopra la superficie del terreno. La pianta va legata a un tutore infisso profondamente nel terreno; il legaccio deve essere morbido: ve ne sono di sintetici o di naturali in fibra di cocco. Per gli esemplari a radice nuda si procede nel medesimo modo avendo cura di bagnare le radici prima della messa a dimora. Le buche vanno preparate in anticipo, anche un mese prima, e devono essere abbastanza ampie Il pane di terra non deve essere rotto ma è opportuno liberare le radici più superficiali Sul fondo della buca mettere del concime e della ghiaia e quindi la pianta con l’intero pane di terra distendendo le radici esterne Chiudere la buca con il terriccio facendo attenzione a non coprire l’innesto 6 Innesto Foto L. Lazzarini Lʼinnesto è una pratica agronomica antichissima per la moltiplicazione di piante, senza modificarne le caratteristiche. Eʼ noto, infatti, che se si pianta un seme, ad esempio proveniente da una cultivar di melo, la pianta che ne deriva ha caratteristiche diverse da quelle della madre. Con lʼinnesto si stabilizzano le caratteristiche che ci interessano moltiplicandole anche allʼinfinito. Eʼ lʼunico modo per superare le barriere imposte dalle leggi della natura. Lʼinnesto consiste nel saldare sullʼapparato radicale di una pianta, detta portainnesto, una porzione di ramo, detta marza o nesto o gentile, o anche una gemma, detta scudetto, proveniente dalla cultivar che ci interessa, purchè della stessa specie o di una specie affine. Il portainnesto è in grado di regolare lo sviluppo della parte aerea riducendola (portainnesti nanizzanti) o rafforzandola, di influire sulla precocità della produzione e anche sulla longevità della cultivar. Sempre con la scelta del portainnesto si può adattare una cultivar a un particolare tipo di terreno e alle diverse condizioni climatiche. Anche la resistenza ai parassiti può essere indotta dai portainnesti. Un portainnesto si dice “franco” quando nasce dal seme di una pianta coltivata mentre è definito "selvatico" se è una piantina nata spontaneamente: le piante che ne derivano sono vigorose. Spesso i portainnesti provengono da talea e sono stati selezionati per disporre di piante con caratteristiche specifiche. In commercio le piante da frutto vengono di regola vendute già innestate. Se si vuole effettuare da soli lʼinnesto per ringiovanire una pianta vecchia o per cambiare cultivar ci si dovrà attenere alle semplici regole dello schema riportato sotto. Innesto di vite Innesto a gemma o a occhio Si preleva una gemma da un ramo vigoroso di una cultivar e la si inserisce nel portainnesto su cui si fa una incisione a T, si sollevano i due lembi di corteccia, vi si inserisce lo scudetto contenente la gemma e si lega il tutto con rafia; è consigliabile coprire con un mastice apposito. Innesto a marza Si utilizzano 2-3 porzioni di rami di un anno, con 2-3 gemme. Si può procedere in diversi modi. Per realizzare quello a spacco si taglia INNESTO A CORONA verticalmente il ramo per alcuni centimetri (dopo INNESTO A SPACCO averlo ben legato subito sotto) e vi si inseriscono le marze tagliate appuntite verso il basso. Quello a corona invece prevede di fare delle incisioni verticali sulla corteccia del portainnesto e inserirvi le marze tagliata a V. Eʼ fondamentale che marza e portainnesto vengano perfettamente in contatto, quindi è necessaria una legatura ben stretta ed è consigliabile coprire con un mastice apposito. 7 Terreno I terreni leggeri sono granulosi al tatto e non si riesce a compattarli e a dargli una forma. I terreni di medio impasto sono soffici, difficilmente mantengono una forma e trattengono bene l’umidità I terreni pesanti sono quelli che, quando sono umidi, permettono di ottenere una palla se schiacciati fra le mani Le piante da frutto necessitano di un suolo profondo, permeabile, fertile, senza umidità stagnante. Nei fruttiferi il grosso delle radici non supera i 60 cm di profondità per cui è questo lo strato di terreno cui siamo interessati. Il fattore determinante di cui tener conto per la riuscita della coltivazione è la qualità del terreno anche se, più o meno, tutti i terreni agricoli consentono buoni risultati, comunque migliorabili con opportuni accorgimenti. Teoricamente sono tre le categorie di terreno: leggeri, a medio impasto e pesanti ma in natura il suolo è costituito da una miscela dei tre con percentuali molto variabili. Brevemente diremo che: - i terreni leggeri sono quelli sabbiosi o ghiaiosi: lʼacqua viene assorbita e eliminata nelle falde con grande facilità; si ha spesso perdita di sostanze nutritive. Sono adatti per le piante da frutto meno resistenti come pesco e albicocco. - i terreni di medio impasto sono ricchi di humus, fertili, facili da lavorare e adatti a coltivare ogni tipo di pianta. Assorbono bene lʼacqua. - i terreni pesanti sono quelli argillosi, cioè formati da finissime particelle – anche 1000 volte più piccole della sabbia – che si compattano fra di loro; in periodi di siccità sono molto duri, spesso screpolati; dopo una pioggia prolungata diventano collosi e impiegano anche giorni ad asciugare. Sono poco adatti per le piante da frutto. I terreni leggeri e pesanti possono essere migliorati con tecniche agronomiche incorporandovi annualmente il materiale organico di cui si dispone, oltre a terriccio da giardino e torba: per i primi è consigliabile effettuare questa operazione a fine inverno-inizio primavera mentre per quelli pesanti, in autunno-inverno. 8 Allevamento e potatura Foto L. Lazzarini La potatura è unʼarte. Il potatore opera sulle piante per allevarle mantenendo la chioma equilibrata secondo determinate regole, sin dal primo anno di vita. Se le potature sono corrette e ben studiate la reazione positiva si vede in termini di vegetazione e di fruttificazione. Su diverse specie, come melo e ciliegio, ha valore di accompagnamento e di attivazione dello sforzo produttivo mentre altre, come la vite e il kiwi, hanno bisogno di interventi energici. Ma non è tutto: la necessità di interventi cambia non solo con la specie, ma anche con le varietà, il sistema di allevamento, il tipo di terreno e la disponibilità di acqua. Quando si acquista un esemplare di piante da frutto si acquista un “astone” già innestato da 1 o 2 anni, pronto per essere trapiantato, cui va impostata la forma che si vuole ottenere quando la pianta sarà adulta; dopo lʼimpianto la pianta va tagliata allʼaltezza della prima ramificazione, detta anche impalcatura, che si vuole ottenere; tale altezza va, a seconda della forma desiderata ottenere, da 40 cm a un metro e mezzo. Normalmente le piante in commercio sono già provviste dei rami principali della prima impalcatura gia definiti: queste sono più facili da gestire per lʼhobbista poiché basta mantenerne la forma. Ogni trattato di frutticoltura descrive decine di forme di allevamento. In un frutteto realizzato nellʼorto o in un piccolo appezzamento tre sono le forme consigliabili, quelle appiattite, quelle a vaso e quelle a piramide. 9 Le forme appiattite, come la palmetta, sono quelle in cui le piante sono allevate sostenute da pali e fili orizzontali e sono indicate se vi è poco spazio, infatti hanno uno spessore di un metro o poco più. Sono adatte per molti fruttiferi, fra cui melo, pero, susino e cachi. Lʼastone si pianta a fine inverno, si cima a unʼaltezza minima di 30 cm da terra e successivamente, in ge- Pianta già impalcata pronta per il trapianto e con impostata la forma a vaso Palmetta a branche orizzontali piegate a 90° rispetto al fusto e legate a dei fili di sostegno. L’angolazione con cui fissare le branche può essere anche di 45° Allevamento a vaso; dal tronco partono 3 o più branche che vengono disposte a forma di cono rovesciato. L’interno va lasciato privo di rami per far passare la luce. L’allevamento a piramide (a destra) è quello in cui la pianta viene lasciata ramificare naturalmente. In alcuni casi (sopra), per evitare strutture di sostegno, le piante si lasciano crescere liberamente ma si piantano ravvicinate. Si tratta del cosiddetto fusetto nere nella primavera successiva, si scelgono tre branche vigorose che diventeranno la prima impalcatura di rami principali; di questi due possono essere fissate ai fili sia orizzontali che obliqui e una, verticale, serve per far proseguire il fusto. In seguito si dovranno creare ogni 50 cm nuove impalcature fino ad ottenere, in 5-6 anni, la forma definitiva di allevamento e la pianta avrà un fusto verticale dal quale partiranno le branche. I rami di diverse piante che si trovano sulla medesima fila possono anche intrecciarsi. La forma a vaso è quella in cui le piante si allevano cercando di ottenere una forma simile a quella naturale. Si procede come per le forme appiattite ma si scelgono 3-5 branche che sono destinate a diventare i rami e si allevano in modo da formare un cono rovesciato; si possono anche fissare con dei tutori. Eʼ adatta a specie di ridotta vigoria ma anche per melo, fico e susino. Eʼ facile da realizzare: per prima cosa si definisce lʼaltezza a cui far partire lʼimpalcatura dei rami dal fusto, tagliandolo dopo il trapianto. Questa altezza può variare da 30 cm a oltre un metro. Lʼallevamento a piramide, quello in cui lʼastone viene lasciato ramificare naturalmente, ha i minori problemi di potatura e di governo. Eʼ adatto per melo, pero e pesco. Per potatura si intendono quelle pratiche atte a determinare la forma delle piante e il loro modo di vegetare, di fiorire e di fruttificare. Si effettuano mediante tagli ai rami in periodi ben definiti e caratteristici di ogni specie. Consente di massimizzare la resa produttiva e, nella frutticoltura industriale, è effettuata da agricoltori esperti, dei veri artisti con le forbici. In giardino è tutto più semplice in quanto non vi è la necessità di ottenere produzioni molto elevate, ma si vogliono produrre buoni frutti con piante piacevoli da guardare, in pratica si cerca un utile compromesso. Potare vuol dire tagliare determinati rami, tenere sotto controllo i succhioni, effettuare la spollonatura eliminando i germogli basali superflui e inPotatura 10 fine diradare i frutti. La potatura può avvenire durante il riposo vegetativo ed è detta potatura secca oppure, quando la pianta ha le foglie, potatura verde. Nei primi 3-4 anni dʼimpianto la potatura serve soprattutto per impostare la forma della pianta mentre in seguito ha lo scopo di mantenerla, regolandone lo sviluppo e di ottenere unʼequilibrata fruttificazione senza incorrere nel fenomeno dellʼalternanza. Ogni specie necessita di succhioni DIRADAMENTO inseriti sulle branche e presenti in numero eccessivo; anche i succhioni e i polloni vanno soppressi. I rami più grossi difficilmente vanno tagliati se non per motivi di forma della pianta, di rinnovamento e di risanamento mentre le branche vanno accorciate periodicamente per mantenere la pianta nelle dimensioni volute o possibili nel giardino. Alcune settimane dopo la fioritura, se vi è stata una abbondante allegagione, occorre eliminare alcuni frutti scegliendoli fra quelli malformati e più piccoli. Più avanti si avrà una cascola naturale e in seguito si dovrà fare un ulteriore diradamento che, ad esempio, nel melo consiste nel lasciare al massimo un frutto ogni 8-10 cm. pollone una potatura appropriata ed è necessario conoscere quali rami fruttificheranno; nella parte dedicata alle diverse piante sono riportate queste informazioni. Normalmente con la potatura si eliminano o si accorciano dei rametti Succhioni e polloni, cioè i rami dritti verso l’alto, vanno eliminati I frutti vanno diradati: occorre togliere quelli in sovrappiù dopo un’allegagione abbondante e dopo la cascola Quando potare Gennaio: meli, peri e kiwi Febbraio: meli, peri, kiwi, albicocchi, susini e viti Marzo: peschi, viti e agrumi Aprile: si interviene sulle piante dannegiate dallʼinverno Maggio: si eseguono operazioni correttive sulle branche Giugno: si effettua la “potatura verde” Luglio/Set.: potatura “dopo raccolta” per eliminare i rami esauriti e le zone dʼombra Ottobre: non effettuare potature Novembre/Dicembre: meli, peri, albicocchi e susini; è meglio rimandare a inizio anno 11 TIPI DI GEMME a fiore a legno a legno e a fiore Come riconoscere le formazioni fruttifere? Abbiamo tre tipi di gemme, a legno (da cui derivano rami), a fiore (dove si formeranno i fiori e quindi i frutti) e miste; sono presenti su rami di diverso tipo, variabili da specie a specie. I più comuni rami con gemme a fiore sono i rami misti, i dardi, le lamburde, i brindelli e i “mazzetti di maggio”. I rami misti sono rami con gemme a legno e a fiore, sono presenti sulla quasi totalità dei fruttiferi e sono quelli più produttivi. I brindelli sono rametti di 15-30 cm di lunghezza che producono, sulle pomacee, una gemma mista allʼapice e gemme a legno che danno origine a 2° taglio Come potare Le grosse branche vanno potate tagliandole ad an50 cm. golo retto con una sega, 1° taglio nella senza provocare “scoscia3° taglio parte inferiore menti”, in altre parole lacerazioni della corteccia nella parte inferiore. Si procede eseguendo un taglio iniziale nella parte inferiore del ramo, a circa mezzo metro dal punto dʼinserzione, quindi si esegue il taglio dalla parte superiore e infine si elimina il moncherino vicino al tronco. Le potature dei rami più piccoli, quelli con le gemme, consente di concentrare la forza della pianta nel rinnovo della chioma e nella produzione di frutti. Il taglio deve essere fatto poco sopra ad una gemma e inclinato in senso parallelo alla sua posizione. 12 RAMO MISTO LAMBURDA LAMBURDA E DARDO SU BORSA ZAMPA DI GALLO BORSA BRINDILLO drupacee pomacee pomacee drupacee foglie sullʼasse; sulle drupacee producono solo gemme a fiore. I dardi sono gemme a legno appuntite che danno origine a un ramo cortissimo, di 1-2 cm, con una gemma a legno. Il secondo anno si allunga di un altro paio di cm e il terzo da origine a una gemma a fiore e prende il nome di lamburda. Sono caratteristici delle pomacee e possono produrre per una decina dʼanni. Sempre sulle pomacee si trovano ingrossamenti allʼattacco delle gemme a fiore, le “borse”, molto corte e in grado di dare origine a dardi e a brindelli. Raggruppamenti di borse e di lamburde sono detti “zampe di gallo”. I mazzetti di maggio sono invece propri delle drupacee, sono tozzi e corti, non superano i 6 cm di lunghezza. Come i dardi diventano produttivi dopo 2-3 anni. Vanno conservati perché possono produrre per molti anni, nel ciliegio anche 40. Il problema dell’alternanza Lʼalternanza consiste nel fatto che a unʼannata di “carica”, cioè di produzione abbondante, ne segue una di “scarica”, ossia con produzione scarsa. Con una potatura idonea si riesce a contenere questo fenomeno in quanto si mantiene la pianta giovane; lasciandola a se stessa invecchierebbe più rapidamente. 13 Nutrizione Zona da concimare Foto L. Lazzarini Le radici si trovano sotto la chioma e nei fruttiferi in genere arrivano a circa 60 cm di profondità. La concimazione va fatta in questa zona, senza interessare i primi 30 cm intorno al tronco Foto G. Rampinini Carenza di azoto La nutrizione appropriata è fondamentale se si vuole una pianta equilibrata e una fioritura abbondante. In generale va detto che le piante devono trarre dal terreno tutti gli elementi necessari per poter vivere. Gli specialisti dividono questi elementi in due categorie, i principali, che sono azoto (N), fosforo (P), potassio (K), calcio (Ca), magnesio 30 30 Zona da (Mg) e zolfo (S) e quelli secondari, ma necessari cm cm concimare in piccole quantità, come ad esempio manganese, ferro, boro e rame. Sono tutti elementi presenti nel terreno ma per ottenere buoni risultati bisogna integrare, in particolar modo quelli principali, con la concimazione perché siano sufficienti ed equilibrati. I concimi si dividono in organici ed inorganici. Differiscono nel modo in cui vengono incorporati. I fertilizzanti organici, cioè quelli di origine naturale (letame, sangue di animali, foglie morte ecc.) necessitano di una lunga trasformazione da parte dei microrganismi del terreno e vengono resi disponibili molto lentamente. Quelli inorganici, quelli chimici, sono invece immediatamente e totalmente utilizzabili per la pianta, a meno che non si tratti di prodotti con particolari formulazioni a lento rilascio. Ogni buon giardiniere li impiega entrambi, anche se procurarsi del letame è oggi impresa ardua. Azoto - Eʼ uno degli elementi indispensabili per la crescita degli esseri viventi in quanto componente fondamentale delle proteine. La concimazione azotata aumenta lʼattività vegetativa procurando foglie più grandi e di colore verde intenso, aumenta il numero delle gemme a fiore, diminuisce la cascola, migliora la pezzatura dei frutti e infine determina un aumento della produzione. Lʼeccesso di azoto causa minore colorazione dei frutti, ritardo nella maturazione, ridotta resistenza agli attacchi dei parassiti e agli stress dovuti a cause ambientali. Fosforo – Il suo ruolo per la crescita della pianta e per la produzione di fiori è quello di partecipare a molti processi vitali come la fotosin- Clorosi ferrica Le clorosi, dovute a carenza di ferro, si curano intervenendo con un prodotto speciale a base di chelati di ferro. Una delle cause della clorosi ferrica può essere una frequente irrigazione con acqua dura (calcarea) che determina lʼaumento del pH del substrato. 14 Foto L. Lazzarini tesi e il metabolismo degli zuccheri. La sua carenza si evidenzia dapprima sulle foglie vecchie che diventano verde scuro e poi sulla crescita che viene rallentata. Lʼeccesso di fosforo non causa danni particolari. Potassio - Agisce indirettamente come regolatore del bilancio idrico e influenza favorevolmente la fotosintesi e alcune caratteristiche qualitative dei frutti come colorazione e contenuto in zuccheri; riveste un ruolo positivo sulla fioritura. La pianta, con carenza di potassio, tende ad appassire. Lʼeccesso di potassio non causa danni particolari. Ferro - Interviene nei processi di ossido-riduzione legati alla fotosintesi. La carenza di ferro si manifesta spesso su terreni con pH superiori a 8 o con elevato contenuto in calcare attivo: sulle foglie giovani si hanno caratteristiche clorosi, le nervature restano verdi e il lembo si decolora progressivamente fino a diventare bianco. Manganese - Interviene nella fotosintesi e la sua carenza causa una riduzione della sintesi della clorofilla e si manifesta come una clorosi internervale delle foglie giovani che poi evolve con la formazione di macchie necrotiche. Concimazione La concimazione delle piante da frutto si effettua con Bayfolan® Multi Orti & Giardini. Eʼ un prodotto a cessione programmata, per una nutrizione di circa 4 mesi, che permette la formazione di una riserva di elementi nutritivi nelle vicinanze delle radici; nell'anno successivo all'impianto, facilita sia la crescita della pianta e, negli anni seguenti, soddisfa il fabbisogno di elementi nutritivi. In alternativa si può utilizzare Bayfolan® PRO Universale ogni 2 3 mesi. Concimazione d'impianto All'impianto distribuire Bayfolan® Multi Orti & Giardini sul fondo della buca e Bayfolan® PRO Universale mescolato con la terra di riempimento della buca stessa. Concimazione di copertura Si impiega Bayfolan® Multi Orti & Giardini distribuendolo su una superficie leggermente più grande di quella corrispondente alla proiezione al suolo della chioma della pianta, badando di mantenersi ad almeno 30 cm dal tronco. Gli interventi con Bayfolan® Multi Orti & Giardini vanno dosati secondo le esigenze della specie riportate più avanti. Durante la stagione successiva all'impianto normalmente non sono necessarie concimazioni di copertura. Al secondo ed al terzo anno concimare rispettivamente con metà e tre quarti dei quantitativi consigliati per le piante in produzione. Le concimazioni di copertura risultano più efficaci se vengano interrate con una leggera lavorazione del terreno e devono essere seguite da un'irrigazione. Se il terreno é tenuto a prato, non superare la dose unitaria di 50 g/m² effettuando la concimazione quando il prato non è in vegetazione o dopo il taglio e irrigare abbondantemente; in alternativa utilizzare Bayfolan® PRO Universale. 15 Carenza di potassio Foto L. Lazzarini Malus spp. Fam. Rosaceae Melo Pianta proveniente dalle regioni transcaucasiche e conosciuta fin dallʼantichità, la sua coltivazione si pensa risalga allʼetà paleolitica. Il melo è citato nella Bibbia, se ne fa menzione in testi greci del VI secolo a.C. e si sa che i suoi frutti erano apprezzati dai romani. Oggi è diffuso in moltissime aree del mondo. Il melo è un albero simbolico e rappresenta la conoscenza che conduce allʼimmortalità. Nel medioevo i cristiani consideravano il melo come lʼalbero il cui frutto è il peccato originale. Proprietà – La mela contiene zuccheri semplici, vitamine, acidi organici e tannini. Una mela sbucciata ha solo 53 Kcalorie/100 g. Eʼ consigliata nelle diete perché contiene pectine che hanno un effetto saziante e nel contempo protettivo sulle mucose. La mela è in grado di dare un prezioso apporto di carotenoidi (20 μg/100 g). Contrariamente a quanto si crede la buccia contiene una quantità trascurabile di nutrienti che invece si trovano abbondanti nella polpa. Foto L. Lazzar ini Le piante di melo si prestano ad essere decorative nei giardini Botanica - Il melo è un albero vigoroso che può raggiungere i 10 m di altezza, con forma eretta, chioma globosa e apparato radicale piuttosto superficiale. La corteccia del tronco è liscia e le foglie, di forma ovale e appuntita, sono di color verde scuro con il margine seghettato; i fiori, ermafroditi, sono composti da cinque petali di colore bianco rosato e sono riuniti in corimbi. Fiorisce in aprile. Le gemme sono a legno e miste, portate dai rami fruttiferi. La sottospecie più conosciuta è il Malus communis pumila, da cui si sono ottenute gran parte delle varietà di melo presenti sul nostro mercato. Piantagione – Le piante (gli astoni innestati) vanno messe a dimora in autunno o in primavera, distanziate di 3-4 metri lʼuna dallʼaltra; la migliore esposizione è in pieno sole. Il fatto che i meli siano autosterili obbliga a piantare almeno due varietà per ottenere una buona fruttificazione. Il melo si può coltivare ovunque ma predilige i climi freschi e le zone montane tra i 600 e i 1000 metri; nel nostro paese si adatta in tutte le regioni. Non ha particolari esigenze di terreno purché non sia troppo umido o argilloso. Teme la siccità, i ristagni dʼacqua, lʼeccesso di calcare ed è sensibile a temperature inferiori a -20°C. Portainnesti – Il portainnesto attualmente più usato è 16 POTATURA TRATTAMENTI RACCOLTA Dicembre-Marzo Marzo-Agosto Luglio-Ottobre Foto L. Lazzarini lʼM9, selezionato nel 1914 da una popolazione di “Paradiso Giallo di Metz”. Induce scarsa vigoria e alta produttività. Lʼinnesto su franco conferisce grande sviluppo e rende la pianta molto longeva. Entra però in produzione più tardi. Cure colturali Irrigazione – Durante i periodi siccitosi, soprattutto dopo la fioritura, il melo necessita di frequenti ma moderate irrigazioni, che favoriscono lʼingrossamento dei frutti; tali irrigazioni vanno sospese un mese prima della raccolta. Eʼ sempre consigliabile impiegare un impianto di irrigazione a goccia. Concimazione - Ogni anno, a partire dal 3° anno dʼimpianto, è consigliabile concimare con Bayfolan® Multi Orti & Giardini alla dose di 30 g/m² prima della fioritura, un mese prima della raccolta e a fine inverno. Al momento dellʼimpianto si distribuisce Bayfolan® Multi Orti & Giardini alla dose di 50 g per piante di 1 anno o di 100 g per piante di 2 anni, mescolandolo con la terra di riempimento della buca. Potatura – I meli producono su dardi, lamburde, brindilli e rami misti di un anno. La potatura va fatta durante il riposo vegetativo diradando e sfoltendo i rami vigorosi nella parte apicale. Occorre anche eliminare le lamburde che hanno fruttificato per alcuni anni. La potatura verde si effettua in giugno e in agosto sulle piante con eccessivo vigore, per eliminare i succhioni. 17 Le grandi branche del melo producono moltissimi frutti che spesso hanno un peso tale da dover essere sorrette da sostegni Foto Vivai F.lli Zanzi Varietà “Fuji Zhen Aztec“ Diradamento – Quando si ha unʼelevata allegagione bisogna praticare un primo diradamento tre settimane dopo la fioritura eliminando i frutti malformati; successivamente, in giugno, dopo la cascola, si interviene lasciando 1-2 frutti per lamburda. Frutti – La mela è un falso frutto detto “pomo”. Ha forma tondeggiante, più o meno allungata o appiattita. Le dimensioni variano secondo le varietà e il colore può essere giallo, verde, rosso cupo ecc. La polpa è bianca o giallina. La maggior parte delle varietà sono autosterili. Lʼimpollinazione è entomofila. Varietà – Sono migliaia le cultivar di melo; le più conosciute sono: - Annurca, antica varietà campana con frutti medio-piccoli e schiacciati, dal colore rosso vinaccia e dalla polpa croccante, profumata e asciutta. Si raccoglie a metà ottobre. - Delicious rosse (gruppo) – Frutti dal colore rosso intenso brillante con polpa bianco crema zuccherina e aromatica. Si raccoglie in settembre e matura dopo 15-20 giorni. - Fuji – Cultivar giapponese con frutti mediogrossi di colore giallo aranciato striato di rosso; polpa soda, croccante e dolce. Maturazione tardiva verso fine ottobre. - Gala (gruppo) – Varietà neozelandese con frutti di media pezzatura striati di rosso-arancio su metà della superficie. Polpa soda, croccante e sugosa. Si raccoglie a fine agosto. - Golden delicious (gruppo) – Adattabile ai più diversi ambienti, queste varietà hanno frutti molto grossi di un bel colore giallo, a volte sfu- 18 Foto L. Lazzarini La piccola varietà “Annurca“ Foto Vivai F.lli Zanzi Foto L. Lazzarini Un ramo carico di frutti. Al centro varietà “Jeronime” Foto Vivai F.lli Zanzi mente acidulo. Si raccoglie a fine ottobre, matura dopo un mese e può essere conservata fino allʼestate successiva. - Imperatore (gruppo) – Varietà rinvenuta in Ohio a metà del secolo scorso; ha frutti grandi e leggermente schiacciati dal colore giallo verdastro estesamente ricoperto di rosso vivo; molto profumata, ha la polpa farinosa. Si raccoglie in ottobre, matura a novembre e si può conservare fino ad aprile. - Renetta del Canada – Probabilmente di origine francese, è caratterizzata da frutti di colore gialloverdastro più o meno rugginosi e dal sapore caratteristico. Raccolta tra fine settembre e metà ottobre. 19 Varietà “Gala Annaglo“ Varietà “Gold Pink“. Sotto varietà “Crimson Crisp“, resistente alla ticchiolatura Foto Vivai F.lli Zanzi Foto Vivai F.lli Zanzi mato di rosso o con rugginosità; la polpa è succosa. Si raccoglie tra metà settembre e inizio ottobre. - Gold Pink – Nuova varietà italiana con frutti medio-grandi dalla caratteristica colorazione giallo-rosata e polpa succosa, di buon sapore che migliora se conservata in frigorifero. - Granny Smith – Vecchia varietà australiana con frutti di colore verde e polpa croccante dal sapore legger- Foto Vivai F.lli Zanzi - Stark delicious – Frutti dal colore rosso vivo e dalla polpa profumata e succosa. - Stayman (gruppo) – Varietà americana con frutti medio grossi e asimmetrici, di colore verde giallastro striato di rosso; polpa molto succosa e poco zuccherina. Si raccoglie tra fine settembre e metà ottobre e matura a partire da novembre. - Varietà resistenti alla ticchiolatura: la ticchiolatura è un patogeno molto pericoloso che necessita di continui trattamenti fungicidi. Alcune varietà sono resistenti ai suoi attacchi per cui sono adatte allʼorto familiare; fra queste vanno ricordate Gold Rush, Summerfree, Primiera e Crimson Crips. Esistono varietà di melo ornamentale che si possono coltivare anche in vaso, sul terrazzo. La fioritura è abbondante e i piccoli frutti maturano in ottobre. Raccolta – Le mele si raccolgono da giugno ad ottobre, secondo le varietà. Piccole mele ornamentali. Spesso sono usate per l’impollinazione nei frutteti familiari Foto L. Lazzarini Varietà “Primiera“, resistente alla ticchiolatura Conservazione – Le mele vanno tenute al fresco. Alcune varietà invernali, per essere conservate, devono essere raccolte prima della maturazione fisiologica e messe in cantina. Conservazione - Le mele, oltre che per il consumo fresco, sono un ottimo ingrediente per le torte e sono anche adatte per ricavare succhi di frutta. Sono utilizzate dallʼindustria per la produzione di marmellate, succhi, gelatine e per lʼessiccazione. Avversità – Afidi, cocciniglie, carpocapsa, cidia, tentredini, larve minatrici, ricamatori, ragno rosso. Ticchiolatura, mal bianco. Curiosità - La mela-globo, su cui a volte campeggiava la vittoria alata, è il simbolo del potere assoluto; ciò è dovuto alla rotondità del frutto che ha ispirato il simbolo del globo terrestre e della sovranità. La città di New York, che ha come simbolo una mela, è soprannominata la “grande mela”. Proverbio - “Mangia una mela al giorno per toglierti il medico di torno” 20 Parassiti animali Cocciniglie Afidi P rocl ai m C ombi oppure S y l l i t F l o Difesa convenzionale Agricoltura biologica Cancri rameali Ticchiolatura Patologie fungine Agricoltura biologica Pi ret ro Ac ti G reen C o nf i d o r O i l Difesa convenzionale N eem az a l T/ S C o n di do r 2 0 0 O -T E Q Afidi Fo l i c u r S E Patologie fungine Z o lf o B a g n a bi le B a ye r Carpocapsa N eem az a l T/ S C o n di do r 2 0 0 O- T EQ Afidi Ticchiolatura Oidio S u c c es s R e l dan 2 2 Carpocapsa Ricamatori Frutto dimensione noce M a g g i o - G i ug n o Oidio Ticchiolatura S uc c e s s R e ld a n 2 2 Carpocapsa Ricamatori Frutti sviluppati Ticchiolatura O li oc in C o n f i do r O i l Cocciniglie Caduta foglie O tt ob re - N ove mbre Seguire attentamente le istruzioni riportate in etichetta G iu gn o - S et te mb re Cancri rameali Solo oidio Cu p r a v i t b l u W G Ticchiolatura Oidio S u c c es s Re l da n 2 2 Minatori Fogliari Carpocapsa Ricamatori Pre e post fioritura Orecchiette di topo mazzetti divaricati Cocciniglie Afidi Minatori fogliari A p r i l e - Ma g g i o M a rz o - A pr il e M E LO - ca le nd ar i o d ei t r at t am e nt i Parassiti animali 21 Foto L. Lazzarini Pyrus communis Fam. Rosaceae Pero Pianta di cui non si conoscono esattamente le origini, che potrebbero essere asiatiche, della zona del Mar Caspio. Alcuni distinguono P. communis da P. pyrifolia considerando il primo di origine occidentale e il secondo cinese. Il pero è conosciuto fin dallʼantichità ed è menzionato, assieme al melograno, da Omero, nellʼOdissea; Plinio ne ha elencate 40 specie. Nel XVI e XVII secolo i suoi frutti furono molto apprezzati dai re di Francia. Proprietà – La pera è ricca di vitamina C e di zuccheri naturali fra cui il levulosio ed è ideale per la dieta avendo solo 65 calorie per 100 g. La vitamina C aiuta ad ottenere una pelle levigata e giovane ed aumenta le difese immunitarie contro le più comuni infezioni. Le pere sono ricche di fibra e contribuiscono a limitare il livello di zucchero nel sangue, aiutano il funzionamento dellʼapparato digerente e a tenere a bada il colesterolo. Le piante da frutto sono molto utili anche per stabilizzare il terreno Botanica - Il pero è un albero vigoroso, con forma inizialmente conica e poi globosa; può superare, se lasciato libero di crescere, i 15 m di altezza. La corteccia del tronco è grigiastra e le foglie sono glabre, ovali, con lunghi piccioli e di colore verde brillante nella pagina superiore, più chiare in quella inferiore. I fiori sono generalmente bianchi, con cinque petali, riuniti in corimbi. La fioritura inizia a fine marzo e dura una ventina di giorni. Piantagione – Le piante (gli astoni innestati) vanno messe a dimora in au- Grappolo di pere in un giardino familiare del trentino 22 POTATURA CIMATURA DIRADAMENTO RACCOLTA Dicembre-Marzo Giugno-Luglio Giugno, se necessario Luglio-Ottobre Foto L. Lazzarini tunno, distanziate di 3-4 metri lʼuna dallʼaltra. Anche se certe varietà, come Conference, sono autofertili, la maggior parte sono autosterili, per cui è necessario piantare almeno due varietà per ottenere una buona fruttificazione. Il pero è adatto a climi temperati e nel nostro paese si adatta bene in tutte le regioni; le varietà più precoci preferiscono le zone più calde. Non ha particolari esigenze di terreno anche se non ama quelli sabbiosi e argillosi; teme la siccità e i ristagni dʼacqua. Innestato su cotogno è molto sensibile ai terreni calcarei. Portainnesti – Il portainnesto attualmente più usato è il Cotogno di cui esistono diverse selezioni. Conferisce alla pianta sviluppo ridotto e una precoce e abbondante fruttificazione, con frutti di ottima qualità. Si può avere disaffinità con alcune varietà come William e Kaiser. Sono disponibili anche piante su franco o su selezioni dello stesso e su selvatico: questi soggetti danno alla pianta vigoria, grande sviluppo e longevità ma ritardano lʼentrata in produzione e i frutti sono di qualità inferiore; resistono bene anche in caso di lunghi periodi di siccità per il loro apparato radicale molto profondo. Non presentano disaffinità. Cure colturali - Irrigazione – Durante i periodi siccitosi il pero necessita di frequenti irrigazioni che non devono essere abbondanti, in particolare durante la crescita vegetativa e in post-raccoltà. Eʼ sempre consigliabile impiegare un impianto di irrigazione a goccia. Concimazione - Ogni anno, a partire dal 3° anno dʼimpianto, è consigliabile concimare con Bayfolan Multi Orti & Giardini alla dose di 40 g/m² prima della fioritura, un mese prima della raccolta e a fine inverno. Al momento dellʼimpianto si distribuisce Bayfolan Multi Orti & Giardini alla dose di 50 g per piante di 1 anno o di 100 g per piante di 2 anni, mescolandolo con la terra di riempimento della buca. Potatura – Diversi sono i rami fruttiferi (dardi, lamburde, brindilli e rami misti) e portano gemme a legno e miste. La potatura dei peri coltivati nei giardini va fatta rinnovando i rami a frutto e le lamburde, diradando e sfoltendo i rami in soprannumero o la chioma fruttificante; in genere occorre asportarne il 30-40%. Sulle varietà Abate Fetel e Passa Crassana è anche necessario accorciare le giovani branche molto ricche di gemme a fiore. La potatura verde va effettuata in estate solo sulle 23 Peri e meli in coltivazioni intensive sono piantati molto ravvicinati piante più vigorose per arieggiare la chioma. Diradamento - Per ottenere frutti belli, grossi e abbondanti bisogna praticare il diradamento dopo la cascola di giugno, lasciandone solamente uno o due allʼesterno del corimbo. Foto Vivai F.lli Zanzi Frutti – La pera è un falso frutto detto pomo. Ha forma da tondeggiante a allungata secondo la varietà; il colore va dal verde, al giallo, al rosso, al ruggine. Lʼimpollinazione è entomofila. Foto Vivai F.lli Zanzi “William“, antica cultivar molto apprezzata e adatta all’inscatolamento Varietà – Fra le varietà più diffuse vanno ricordate: Carmen – Varietà precoce con frutto di grossa pezzatura color giallo verde con macchie rosse, polpa succosa e aromatica. Frutti molto serbevoli. Coscia - Ha pezzatura medio-piccola, colore verde chiaro e sapore molto dolce. Matura a fine luglio. Santa Maria - varietà estiva diffusa nellʼItalia centro-meridionale, abbastanza succosa e con elevata produttività. Si consuma da metà luglio a fine ottobre. William e William Rossa - Frutti grossi, giallo-dorato punteggiati di rosso la prima e rosso intenso la seconda. Polpa succosa, dolce e profumata. Maturano in agosto. Butirra Hardy - Frutti ovoidali di grosse dimensioni, rugosi, verde-bronzo. Polpa bianca e dolce. Maturazione da fine agosto a metà settembre. Conference - Frutti allungati di grosse dimensioni di un colore giallo-verdastro-arancio. Polpa profumata e succosa. Matura a ottobre; per conser- Varietà “Carmen“, di recente introduzione 24 Foto Vivai F.lli Zanzi varla la raccolta va anticipata. Abate Fetel – Eʼ caratterizzata dal lungo “collo” e dalla buccia verde-giallastra. Polpa molto succosa e gradevole, leggermente acidula. Matura a inizio settembre. Decana del Comizio – Eʼ una delle migliori varietà, caratterizzata da frutti tozzi e molto grossi, giallo-rossastri, macchiati di bruno. Matura a fine ottobre ma, per conservarla, va raccolta in settembre. Kaiser - Frutto grosso e allungato con polpa bianco-giallastra, succosa e zuccherina. Eʼ di color ruggine su sottofondo giallo-bronzeo. Matura tra ottobre e novembre ma, per conservarla, va raccolta in settembre. Passa Crassana - Frutti ovoidali di grosse dimensioni, verde-giallognoli e rugginosi. Polpa dolce e succosa. Maturazione da fine settembre a ottobre. Esiste una varietà di pero nano a crescita molto lenta, adatto alla coltivazione in vaso e sul terrazzo. I frutti maturano in ottobre. Raccolta – La raccolta va da giugno ad ottobre, secondo le varietà. Conservazione – Le pere dopo la raccolta vanno conservate al fresco. Alcune varietà invernali, per essere conservate, vanno raccolte in anticipo rispetto alla maturazione: in cantina possono durare fino allʼinizio della primavera raggiungendo gradatamente la maturazione fisiologica. Avversità – Afidi, cocciniglie, carpocapsa, cidia, tentredini, psilla, larve minatrici, ricamatori e ragno rosso. Ticchiolatura, mal bianco e maculatura bruna. Curiosità – Il legno del pero, che ha un bel colore bianco rosato, la grana fine e notevole durezza, è usato in ebanisteria. Proverbio – “Al contadino non far sapere quanto è buono il cacio con le pere” 25 Varietà “Conference“, cultivar inglese molto diffusa in Europa A sinistra, dall’alto in basso: “Kaiser“,“William“ e “Abate Fetel“ Parassiti animali Afidi Tentredini P ro c l a i m C o m b i oppure S y ll i t F l o Difesa Agricoltura biologica Ticchiolatura Cancri Rameali O li oc i n Decis Jet + Oliocin Psilla Psilla Ticchiolatura Maculatura bruna Carpocapsa Patologie fungine C u p r a v i t B l u WG F o l i cu r S E Ticchiolatura Maculatura bruna S u c c e ss Re l d a n 2 2 Cocciniglie Ticchiolatura Maculatura bruna solo cocciniglie Olioci n Carpocapsa Cocciniglie Carpocapsa Maculatura bruna Pre-raccolta Maculatura bruna O li oc in C on fi d or Oi l Cocciniglie Psilla Caduta foglie A gos to- Ott ob re O tt obre- No vem b. Seguire attentamente le istruzioni riportate in etichetta Cancri rameali Ticchiolatura Ticchiolatura Carpocapsa Frutti sviluppati Accrescimento frutti Allegagione L u g li o- A g os t o M a g g i o - G i u g n o G i u g n o - Lu g l i o P iretro A c ti G reen oppure N e e ma za l T / S C on f id o r C o n f id o r Oi l 2 00 O- T EQ Afidi Tendredini Post fioritura Mazzetti divaricati Cocciniglie A pr i l e M a rz o P ERO - c al end ario dei t rat t am ent i Patologie fungine Agricoltura biologica Difesa Parassiti animali 26 Pesco e nettarino Foto L. Lazzarini Il pesco è una pianta di origine cinese, dove è presente anche selvatica. Alessandro Magno lʼha introdotta nel mondo greco dalla Persia (da qui il nome di P. persica), e successivamente i romani, a partire dal 1° secolo, lʼhanno diffusa in tutta Europa. Al genere Prunus appartengono, oltre alle specie coltivate, diverse specie ornamentali. Prunus sp. = Persica sp. Fam. Rosaceae Proprietà – La pesca contiene zucchero (in prevalenza saccarosio) e solo 28 calorie/100 grammi; è ricca di vitamina A, B1, B2, C e PP, di pectina e di carotenoidi; contiene sali minerali quali potassio, fosforo, magnesio, zolfo e ferro. Eʼ depurativa, ha unʼimportante azione diuretica, è energetica, leggermente lassativa e sedativa. In cosmesi il succo fresco è un eccellente tonico per la pelle, mentre la polpa è usata per la preparazione di maschere rinfrescanti per il viso per la sua azione idratante. Foto Vivai F.lli Zanzi Botanica - Il pesco è un albero da frutto di dimensioni medio-piccole, alto in genere 4-5 m, ma può raggiungere anche gli 8 m. Ha corteccia brunocenerina, rami radi, divaricati, dapprima verdi e poi rossastri e apparato radicale superficiale. Le foglie sono lanceolate, strette, seghettate e con un corto picciolo. I fiori, ermafroditi, sono rosa, con cinque petali, riuniti in gruppi di 3 o 4. La fioritura, che precede la comparsa delle foglie, inizia a fine marzo. La maggior parte dei fiori è autofertile. 27 Piantagione – La messa a dimora si effettua in autunno con Un pesco noce alle porte di Milano Pesco di varietà “Maura“ astoni di due anni di innesto POTATURA SCELTA DEI GERMOGLI che vanno distanziati di 5-6 metri lʼuno dallʼaltro se sono innestati su franco o coltivati a vaso. Se si allevano a palmetta le distanze possono scendere anche a 3-4 metri. Le piante di pesco, a causa Marzo Aprile-maggio delle tossine che lasciano, non possono essere piantate per almeno 2 anni dove vi erano altri peschi. Il pesco è adatto ai climi miti e nel nostro paese si adatta bene. Sono piante che amano estati abbastanza calde ed inverni piuttosto freschi: per fiorire necessitano di un certo periodo con temperature inferiori a 7°C. In inverno il pesco resiste anche a temperature di –15°C. I freddi tardivi in prossimità della fioritura provocano gravi danni e il vento, prima della maturazione, causa un distacco anticipato dei frutti. Non ha particolari esigenze di terreno; ama quelli sciolti e profondi ma teme quelli umidi e pesanti. Innestato su mandorlo resiste ai terreni calcarei. Portainnesti – La riuscita di una coltivazione di pesco dipende dalla giusta scelta del portainnesto rispetto al tipo di terreno. Attualmente il più impiegato è un ibrido di pesco x mandorlo (GF677) che induce vigoria ma anche frutti più piccoli rispetto al “Franco Slavo” (P. silvestris), molto utilizzato in passato ma ora difficilmente reperibile. Sono disponibili anche piante su selezioni di LA CURA DELLA PIANTA DURANTE IL PERIODO VEGETATIVO franco “Montclar” indicate Ad aprile alla base dei rami fruttiferi si lasciano solo 1-2 germogli che serviranno l’anno successivo; gli altri vanno cimati a una foglia. per terreni freschi. Altri porA maggio si diradano i frutti e si tolgono i rametti dorsali in ectainnesti sono derivati da cesso. A giugno vanno cimati i germogli apicali più vigorosi 5 foglie susino, ma sono poco sopra l’ultimo frutto. In estate, dopo la raccolta, tagliare il ramo che usati. ha fruttificato al di sopra del germoglio allevato a primavera. 28 Cure colturali - Irrigazione – Prima della raccolta, per un mese, un mese e mezzo, occorrono irrigazioni abbondanti ogni 10 giorni. Eʼ sempre consigliabile impiegare un impianto di irrigazione a goccia. Concimazione - Ogni anno occorre concimare con DIRADAMENTO Maggio RACCOLTA POTATURA ESTIVA Giugno-Agosto Dopo la raccolta Foto Vivai F.lli Zanzi Foto Vivai F.lli Zanzi Bayfolan Multi Orti & Giardini alla dose di 30 g/m² prima della fioritura, a inizio estate e a fine inverno. In primavera è consigliabile effettuare anche una concimazione azotata. Al momento dellʼimpianto si distribuisce Bayfolan Multi Orti & Giardini alla dose di 100 g per piante di 2 anni, mescolandolo con la terra di riempimento della buca. Potatura – Il pesco produce su rami misti di un anno, brindilli e mazzetti di maggio. La potatura ha lo scopo di regolare la produzione e migliorare la qualità dei frutti. In linea di massima va fatta energicamente diradando e sfoltendo e, per mantenere in equilibrio vegetazione e produzione, deve essere man mano maggiore col passare degli anni fino a eliminare anche il 50% 29 Diverse varietà di pesco Royal. Sotto da sinistra in senso orario: “Royal Jim“,“Royal Estate“,“Royal Mayestic“ e “Royal Time“ Foto Vivai F.lli Zanzi dei rami a frutto quando la pianta è adulta. Bisogna sempre ricordare che il fiore e, quindi, il frutto si sviluppa soltanto su legno dellʼanno precedente e che i rami misti vanno diradati e quelli che hanno fruttificato vanno tolti. La potatura verde va effettuata in aprile lasciando solo 1-2 germogli alla base dei rami fioriferi; in maggio si effettua il diradamento dei germogli dorsali; in giugno vengono cimati anche i germogli apicali, se vigorosi, e in estate, dopo la raccolta, si tolgono i rami che hanno fruttificato sopra i germogli basali. Diradamento - Per ottenere frutti belli e grossi è utile praticare il diradamento che va eseguito 4-6 settimane dopo la fioritura. Foto Vivai F.lli Zanzi Pesche di varietà “Royal Pride” Foto Vivai F.lli Zanzi Foto Vivai F.lli Zanzi Nettarine “NB Royal Queen” e al centro “Big Top NG” Frutti – La pesca è un frutto carnoso, detto drupa, dalla forma tendenzialmente tondeggiante, solcato longitudinalmente. Ricordiamo: - la comune pesca, con frutti dalla buccia rivestita da una fitta peluria. La polpa è bianca o gialla e si può staccare dal nocciolo o rimanervi aderente; - la pesca noce o nettarina, che produce frutti glabri e lucenti con caratteri- 30 stiche della polpa del tutto simili alle precedenti; - la percoca o pesca cotogna ha polpa gialla e soda ed è adatta alla cottura e alla conservazione in scatola, sia in pezzi che come confetture. Le pesche maturano da fine maggio, le più precoci nelle aree del sud, fino a settembre per quelle più tardive. La maturazione è scalare e può durare un paio di settimane. Foto Vivai F.lli Zanzi Varietà – La facilità con cui si riescono ad ottenere nuove cultivar di pesco fa si che ne siano disponibili un gran numero e che sia difficile orientarsi in esse. Le cultivar di pesco vengono distinte in cultivar da consumo fresco, nettarine e percoche, in varietà a polpa gialla o bianca e infine in base allʼepoca di maturazione. - pesche precocissime: maturano in giugno; la prima a maturare è la “Tasti Red” a polpa gialla e la “Amanda” a polpa bianca. Hanno frutti di media grossezza, con buccia rossa e qualità organolettiche buone. - pesche di media maturazione: maturano in luglio; fra quelle a polpa gialla vi sono “Redhaven”, la più diffusa al mondo, e “Flavorcrest”. A polpa bianca ricordiamo “Maria Bianca”, “Francy” e “Maura”. Consigliabili le nuove generazioni del gruppo “Royal” con frutti dolci, grossi e consistenti. - pesche tardive: maturano in settembre; fra quelle a polpa gialla “Fairtime”, “Red Fall”, “Tardibelle” e “Red Star”. A polpa bianca ricordiamo “Douceur” e la “Gladys” con frutti grandi. - nettarine: hanno un calendario simile a quello delle pesche normali e 31 Pesca di varietà “Royal Summer” Nettarine “Big Bang” Foto Vivai F.lli Zanzi sono quasi tutte a polpa gialla. Matura in giugno “Big Bang”, in luglio “Big Top”, in agosto “Venus” e “Orion” e in settembre le “Fair”. Fra le poche a polpa bianca ricordo “Magique” (luglio), “Silver Star” e “Royal Queen” (Agosto). - percoche: un tempo impiegate quasi esclusivamente per uso industriale, ora alcune varietà vengono apprezzate anche dal pubblico per il consumo fresco (“Carson”, “Androse” e “Baby Gold 9”). Maturano, secondo le cultivar, tra inizio luglio e fine agosto. - platicarpa: sono le nuove pesche e nettarine schiacciate di origine orientale, caratterizzate da sapore e aroma eccellenti. Ricordiamo le “Ufo” e “Sweet Cap”. Foto Vivai F.lli Zanzi Raccolta – Le pesche si raccolgono da giugno a settembre, quando sono mature. Vanno prese con il palmo della mano e staccate delicatamente per non danneggiarle. Conservazione – Le pesche precoci e quelle a polpa bianca si conservano pochi giorni. Le altre possono essere conservate in frigorifero anche per un mese, se raccolte ancora dure. Sono anche adatte ad essere essiccate o per marmellate. Avversità Afidi, cocciniglie, cydia, anarsia, tignola, mosca della frutta, ricamatori, tripidi e ragnetto rosso. Bolla del pesco, oidio, monilia. Seccume delle foglie: malattia batterica causa di macchie brune sulle foglie di cui può causarne la totale caduta. Si può curare concimando abbondantemente. Nettarine “Nectamagie” e, in alto, “Late Fair” Curiosità – Il nocciolo di pesco contiene un solo seme, detto mandorla, con elevato contenuto di amigdalina, un glucoside cianogenetico caratteristico di alcune drupacee. Il sapore è amaro ed è velenoso anche se mangiato in quantità modeste. 32 Parassiti animali Afidi Agricoltura biologica Difesa convenzionale Patologie fungine Agricoltura biologica oppure Bolla Cocciniglie Cidia Mal bianco Monilia Piena fioritura M a rz o No Mal bianco Anarsia C u pr a v i t B l u W G ProclaPim rocCla oim mbiCo mSbyillit Flo Bolla O li oc i n C o n fi d o r Oi l Difesa convenzionale Bottoni rosa Ingrossamento gemme Afidi Cocciniglie M a r zo F eb br ai o oppure Patologie fungine Cancri rameali Mal bianco Monilia Mal bianco Monilia No Mal bianco P roc l a im C om b i Cancri rameali Bolla Solo cocciniglie C on f id or O il Cocciniglie Caduta foglie N ove mb re C u p ra v i t B l u W G Solo Mal bianco Bolla Ol io c in S u c ce ss P roc l ai m Com b i Mal bianco S u c ce s s R el dan 2 2 Cocciniglie Anarsia Cidia Accrescimento frutti Cidia Anarsia G i ug n o - A g o s t o Seguire attentamente le istruzioni riportate in etichetta A p ri le - Gi u g n o Z ol fo B a g n a bi l e B a y e r F o l i cu r S E Mal bianco N ee m aza l T/S oppure P iret ro A c t iGree n C o n fi d or 2 0 0 O -T E Q Afidi Scamiciatura A pr i l e Accrescimento frutti frutti sviluppati P e s c o - c a l e n d a r i o d e i t r a t ta me n t i Parassiti animali 33 Foto L. Lazzarini Prunus armeniaca Fam. Rosaceae Un esemplare di albicocco in un giardino di città Albicocco Lʼalbicocco è di origine asiatica e la sua presenza è nota da almeno 4000 anni. Fu introdotto dai romani intorno al 60 a. C. ma la sua diffusione e coltivazione in Europa è molto più recente. Proprietà - Lʼalbicocca è ricca delle vitamine B, C, PP e di carotenoidi, precursori della vitamina A, vitamina che protegge le superfici dellʼorganismo, interne ed esterne. 200 g di albicocche forniscono il fabbisogno giornaliero di vitamina A di un adulto. La sua carenza può portare ad alterazioni dellʼocchio e della vista con diminuzione del “visus” e può causare anche una facile rottura delle unghie, capelli fragili e opachi e caduta delle ciglia. Lʼalbicocca, ricca anche di fosforo, ferro, calcio, potassio e magnesio, è un alimento irrinunciabile per chi è anemico, spossato e depresso. Il frutto fresco è astringente, essiccato lassativo. Botanica - Lʼalbicocco è un albero di dimensioni medie, alto in coltivazione circa 4 m, ma libero può raggiungere anche i 12 m. Ha rami sottili e le foglie sono cuoriformi e lisce, con bordo seghettato; il picciolo è violaceo. I fiori compaiono a fine febbraio-inizio marzo e sono singoli, di colore da bianco a rosato, con cinque petali; fioriscono normalmente riuniti in gruppi di 2 o 3. La maggior parte delle varietà sono autocompatibili e lʼimpollinazione è entomofila. Piantagione – La messa a dimora si effettua dallʼautunno fino a marzo con astoni di un anno di innesto che vanno distanziati di 3-4,5 metri lʼuno dallʼaltro, se sono coltivati a vaso o a forma libera, con le branche ad almeno un metro da terra. Se si allevano a palmetta la distanza può scendere a 3 metri. Lʼalbicocco vuole un clima temperato-caldo e nel nostro paese si adatta bene ovunque ma predilige le zone più calde. Per fiorire necessita di un certo periodo con temperature inferiori a 7°C. Intensi freddi invernali possono causare danni mentre i freddi tardivi risultano dannosi sulla fioritura. Durante la fioritura il vento impedisce il volo dei pronubi e riduce lʼimpollinazione mentre in prossimità della maturazione determina un distacco anticipato dei frutti. Lʼalbicocco è sensibile alle brinate tardive. Non ha particolari esigenze di terreno; preferisce quelli sciolti e profondi ma teme quelli umidi. Su terreni siccitosi e pietrosi meglio se innestato su franco. Portainnesti – Lʼalbicocco viene innestato normalmente su mirabolano (P. cerasifera) con selezione 29C che ha unʼottima affinità e conferisce alla 34 POTATURA RACCOLTA Dicembre-Marzo Luglio-Ottobre pianta vigore, rapido sviluppo, fruttificazione precoce e portamento espanso. Se innestato su pesco si ottiene precocità e grossezza dei frutti. Foto Vivai F.lli Zanzi Cure colturali - Irrigazione – Deve essere frequente e regolare. Prima della raccolta, per un mese, è bene ridurre le irrigazioni. Eʼ sempre bene impiegare un impianto di irrigazione a goccia. Concimazione - Ogni anno è consigliabile concimare con Bayfolan Multi Orti & Giardini alla dose di 30 g/m² dopo lʼallegagione e durante lʼaccrescimento dei frutti e di 50 g/m² a fine inverno; a fine estate inizio autunno è utile intervenire per mantenere la pianta al massimo dellʼefficienza produttiva. Al momento dellʼimpianto si distribuisce Bayfolan Multi Orti & Giardini alla dose di 50 g per piante di 1 anno, mescolandolo con la terra di riempimento della buca. Potatura – Da giovane lʼalbicocco produce sui rami misti di un anno, da adulto sui mazzetti di maggio e sui brindilli. La potatura, dal 4° anno, si effettua sulle piante giovani e vigorose 3-4 settimane dopo la raccolta. A fine inverno si pratica su quelle vecchie e deboli con tagli atti a mantenere un giusto equilibrio tra vegetazione e produzione. In linea di massima va fatta energicamente diradando e sfoltendo e deve essere man mano maggiore con tagli di ritorno su rami di 2-3 anni al di sopra di un ramo misto di medio vigore. Vanno accorciate anche tutte le cime e i rami fruttiferi con troppe gemme. Diradamento - Per ottenere frutti belli e grossi è utile praticare il diradamento alla fase dellʼindurimento del nocciolo, ripetendolo, se necessario. Col diradamento corretto, unitamente a una giusta potatura, si può evitare lʼalternanza di produzione. Frutti – Lʼalbicocco produce frutti carnosi, detti drupe, di forma ovoidale, solcati longitudinalmente, con la buccia vellutata di un colore che varia, dal giallo chiaro allʼarancio intenso, secondo le varietà. La polpa è tenera e succosa. I frutti maturano tra giugno e luglio. Varietà – La prima varietà a maturare, nella terza decade di maggio, è “Ninfa”, pianta poco vigorosa ma espansa e produttiva. Il frutto è giallo chiaro sfumato di rosso e ha qualità gusta- 35 Varietà “Ninfa”; matura a fine maggio Foto Vivai F.lli Zanzi tive medie. A metà giugno è la volta di “Bella dʼImola”, pianta vigorosa, assurgente e produttiva con frutti abbastanza grossi e con buone qualità gustative. “Portici”, una varietà napoletana che matura a fine giugno, ha frutti medio grossi di buon sapore e molto aromatici; pianta con vigoria media, assurgente e molto produttiva. Ricordiamo ancora “Boreale”, rustica, vigorosa, medio-precoce, produttiva e “Bergeron”, una cultivar francese di bellʼaspetto, tardiva, con frutti dalla buccia chiara e polpa medio fine, poco soda. Albicocche di varietà “Portici”, aromatiche e succose Raccolta – I frutti maturano tra giugno e luglio e vanno raccolti maturi, quando il colore vira verso il rosso o lʼarancio nella parte esposta al sole. Conservazione – I frutti freschi si conservano per pochi giorni; possono essere anche essiccati e surgelati per usarli, ad esempio, per fare torte. Con le albicocche si fanno anche marmellate e succhi. Avversità - afidi, cocciniglie (causa dei frutti butterati di rosso), tignola. Corineo, monilia, mal bianco. Vaiolatura delle drupacee: è causata da un virus diffuso dagli afidi: fiori e foglie avvizziscono e cadono. Varietà “Bella d’Imola” Curiosità - I romani chiamavano lʼalbicocco il “pesco dellʼArmenia” perché la ritenevano una pianta originaria di quelle terre. 36 Prunus domestica, P. salicina e P. simoni Il P. domestica, capostipite delle principali varietà attuali, è una pianta coltiFam. Rosaceae vata in Europa fin dallʼanno 1000. Nei nostri boschi è presente allo stato selvatico un suo antenato, il prugnolo, pianta spontanea e spinosa. A seconda dellʼarea di origine, le varie specie esistenti vengono raggruppate in 3 categorie: le specie euroasiatiche, a loro volta suddivise in: - susini europei (P. domestica) a cui appartengono le cultivar europee; - susini siriaci (P. insititia) con i gruppi delle Damaschine; - mirabolani (P. cerasifera), spontanei in Asia Minore e usati come portainnesto per lʼalbicocco. Vi sono poi i susini cino-giapponesi (P. salicina e P. simoni) e gli americani (P. americana). Proprietà - Contengono zuccheri, vitamina A, B e C in discreta concentrazione, ferro, calcio, fosforo, magnesio, potassio, sodio e manganese. La susina è un frutto dalle molteplici caratteristiche: è energetico, Abbondante frutstimolante, diuretico, disintossicante e decongestionante epatico. Eʼ un ottificazione di un timo alimento per bambini e per chi pratica dello sport. Ha buone proprietà susino in Liguria, lassative, grazie alla presenza della difenil-isatina, una sostanza che non lontano dal svolge una funzione stimolante a livello intestinale. Il frutto secco esalta ulmare teriormente le proprietà lassative. Rispetto al frutto fresco, le prugne essiccate hanno una superiore apporto calorico e una maggiore concentrazione di zuccheri e sali minerali ma contengono meno vitamine. Le foglie del susino, usate in decotto, hanno proprietà diuretiche, lassative, febbrifughe e vermifughe. Botanica - I susini sono in genere piante rustiche, robuste, facili da coltivare, che non si ammalano facilmente e che, in pochi anni, danno buoni raccolti. Sono piante di medie dimensioni, raggiungono i 5-10 m dʼaltezza, con tronchi dalla corteccia scura e rami di colore grigiastro. I fiori, autofertili, sono uniti a 2, hanno 5 petali bianchi e si aprono prima della comparsa delle foglie; queste sono ovali a margini seghettati. Si può affermare che le varietà coltivate sono il risultato di incroci e selezioni innestati poi su varietà selvatiche. Piantagione – Il comportamento delle piante di susino varia molto secondo le varietà: va da assurgente a molto espanso. Le forme di allevamento sono analoghe a quelle delle altre drupacee ma le varietà assurgenti non sono adatte a forme a vaso mentre quelle espanse mal sopportano la piramide. La messa a dimora si effettua dallʼautunno fino a marzo con astoni di un anno di innesto distanziati di 4-5 metri lʼuno dallʼalFoto L. Lazzarini Susino o Prugno 37 Varietà “October Sun”; a destra Grossa di Felisio (Empress) Portainnesti – Il susino viene normalmente innestato su mirabolano da seme oppure su cloni selezionati dello stesso come il 29C, adatto anche per le varietà vigorose coltivate in terreni fertili. Cure colturali – Irrigazione: essenziale a partire dalla fioritura fino allo stadio di accrescimento del frutto, senza eccedere per evitare cattiva allegagione, cascola in pre-raccolta e spaccatura dei frutti. Concimazione: ogni anno, a partire dal 3° anno dʼimpianto, è consigliabile concimare con Bayfolan Multi Orti & Giardini alla dose di 20 g/m² prima della fioritura, un mese prima della raccolta e a fine inverno. Al momento dellʼimpianto si distribuisce Bayfolan Multi Orti & Giardini alla dose di 50 g per piante di 1 anno, mescolandolo con la terra di riempimento della buca. Il susino è abbastanza sensibile alle carenze di azoto. Diradamento: limitatamente agli anni con produzioni elevate si può rendere necessario il diradamento dei frutti, lasciandone sui rami uno ogni 10-15 cm e diradando quelli sui dardi. Potatura: il susino produce su mazzetti di maggio e rami misti di 1-8 anni. Durante il riposo vegetativo necessita di una potatura adeguata alla vigoFoto Vivai F.lli Zanzi Foto Vivai F.lli Zanzi Foto Vivai F.lli Zanzi Varietà “Black Amber” tro; distanze maggiori servono se sono coltivati a vaso o a forma libera. Il susino predilige il clima temperato; in genere quelli europei si adattano più facilmente grazie alla fioritura tardiva mentre quelli cino-giapponesi, a fioritura più precoce, non sono adatti alle aree con inverni freddi e brinate tardive. I susini si sviluppano rigogliosi in terreni di medio impasto e profondi mentre soffrono in quelli asciutti e poco profondi. Si adattano anche a quelli argillosi, ben drenati, e resistono allʼeccesso di calcare. POTATURA VERDE DIRADAMENTO RACCOLTA Maggio-Luglio Maggio-Giugno Luglio-Settembre 38 Foto Vivai F.lli Zanzi ria della pianta con eliminazione di rami soprannumerari e rinnovo o accorciamento dei dardi fruttiferi. Con eccesso di vegetazione, in estate, è necessario intervenire anche con la potatura verde. Frutti – I frutti sono delle drupe pruinose di un colore che va dal verde al giallo al rosso al violaceo, dalla forma oblungo-ovoidale molto variabile secondo le varietà. Le cultivar giapponesi maturano tra metà giugno e fine di ottobre, mentre quelle europee da fine luglio a settembre. Il sapore dei frutti è lievemente acidulo, per la presenza di acido malico. Varietà – Fra i susini europei ricordiamo: - “Grossa di Felisio”, detta anche “Empress”, una pianta mediamente vigorosa, auto incompatibile, con frutti grossi color viola scuro, molto zuccherini; - “Sugar Top” ha vigoria medio-elevata ed è autofertile. Il frutto, di media pezzatura e colore violaceo, è aromatico, molto dolce e gustoso; - “Regina Claudia”, antiche varietà molto apprezzate per le qualità gustative. Le varietà cino-giapponesi possono essere gialle, rosse o nere. Fra le gialle ci sono “Golden Plumza”, vigorosa, produttiva, auto incompatibile, con frutti grossi di ottimo sapore e “T.C. Sun”, mediamente vigorosa, parzialmente auto-incompatibile, con frutti grossi di ottima qualità gustativa. Fra le rosse, auto-incompatibili, segnaliamo “Fortune”, di media vigoria, con frutti grossi dal sapore medio e “October Sun”, vigorosa, con frutti succosi di ottimo sapore. Nere sono “Angeleno”, molto vigorosa e produttiva e “Black Amber”, pianta di media vigoria, auto-incompatibile, con frutti grossi di buon sapore. Varietà gialla cino-giapponese “Golden Plumza” Raccolta - Le prugne vanno raccolte man mano che maturano e si staccano facilmente dal ramo, prima che diventino troppo molli, possibilmente avendo cura di non asportare la pruina che le avvolge. Conservazione - Si prestano per preparare ottime marmellate e gelatine e possono essere essiccate. Avversità Afidi, cidia. Batteriosi Curiosità – In Cina le ragazze da marito contano le prugne mature rimaste sullʼalbero per calcolare quando arriverà uno sposo anche per loro. 39 Prunus avium e Prunus cerasus Fam. Rosaceae Ciliegio Il ciliegio è una pianta di origine asiatica, diffusa in Europa fin dai tempi antichi, considerato in grado di guarire le malattie. Il fiore da noi è simbolo di educazione e di cortesia, in Giappone della grazia, della modestia e dellʼintegrità morale e in Cina della fragilità e della bellezza femminile. Proprietà – Le ciliegie sono dissetanti, ricche di flavonoidi (utili contro i radicali liberi), di fibre, di vitamine A e C e di calcio e fosforo. Sono adatte nelle diete in quanto hanno un indice di sazietà mediamente elevato. I gambi delle ciliegie hanno proprietà diuretiche, depurative, drenanti e rinfrescanti e vengono utilizzati per decotti, tisane e sciroppi. Foto Vivai F.lli Zanzi Foto Vivai F.lli Zanzi Botanica - Il ciliegio si può classificare in due specie diverse: il ciliegio a frutto dolce (P. avium) e il ciliegio a frutto acido (P. cerasus) di cui trattiamo nel box. Il ciliegio dolce è suddiviso in due gruppi: le duracine o duroni con i frutti dalla polpa dura e le tenerine, per la polpa molle e succosa. Le duracine sono piante maestose che possono superare gli 8 m sia di altezza che di Ciliegie di varietà “Skeena” e, a destra, “Satin”, entrambe molto resistenti alla spaccatura diametro, mentre le tenerine hanno dimensioni più contenute e una crescita più lenta. I fiori sono bianchi, con 5 petali leggermente sovrapposti e riuniti in mazzetti di 6-10 elementi; compaiono prima delle foglie, grandi e ovali. La fioritura si ha in marzo-aprile. Piantagione – Il ciliegio si pianta, come astoni di 1 anno di innesto, in ge- Ciliegio acido (P. cerasus) - Le ciliegie acide, conosciute come amarene, visciole e marasche sono poco diffuse perché si prestano quasi esclusivamente ad essere impiegate nellʼindustria o usate in cucina per la preparazione di succhi e confetture. Le amarene sono piante di scarso sviluppo con rami pendenti e foglie piccole, i frutti sono di color rosso intenso con polpa chiara. Le visciole hanno i rami dritti, foglie molto grandi e frutti rosso brillante, dal sapore dolciastro; sono utilizzate anche per il consumo fresco. Le marasche sono piante di taglia piccola e piccole sono anche le foglie e i frutti. La maggior parte delle varietà di ciliegio acido sono autofertili. Il ciliegio acido va piantato ad una distanza minima di 3-5 m dalle altre piante. 40 CIMATURA RACCOLTA POTATURA Primavera-Estate Fine maggio-Luglio Dopo la raccolta nere dallʼautunno a marzo, distanziandolo di almeno 5-7 m dalle altre piante perché bisogna tener conto del suo grande sviluppo e che resterà produttivo anche per 100 anni. Eʼ una pianta caratteristica delle zone a clima temperato che tollera molto bene la siccità e il freddo, non il caldo estivo e le piogge intense durante la fioritura. Nel nord Italia sono consigliabili le varietà duracine mentre nel sud le tenerine. Per quanto riguarda il terreno sono consigliati quelli sciolti e profondi mentre sono da evitare quelli argillosi. Mal sopporta i ristagni dʼacqua. Portainnesti – I portainnesti più usati sono il franco, il megaleppo e la sua selezione “SL64”. Il franco da notevole vigore e sviluppo alla pianta; preferisce terreni sciolti, profondi e drenanti. Il megaleppo (P. mahaleb) conferisce sviluppo ridotto e si adatta anche a terreni ciotolosi e calcarei, frequenti in collina. Il vigore è inferiore al franco ma la produttività è superiore. LʼSL64 è da preferirsi per la vigoria inferiore al franco. Non è adatto ai terreni asfittici e pesanti. Nuovi ibridi sono stati introdotti per impianti nani: “Gisela” 5 e 6, “PHLC” e “Ma x Ma 14”. Foto Vivai F.lli Zanzi Foto Vivai F.lli Zanzi Cure colturali Irrigazione: in caso di mancanza di piogge, soprattutto nel periodo che precede e segue la raccolta, occorre irrigare moderatamente. Concimazione: si effettua a inizio e a fine primavera impiegando Bayfolan Multi Orti & Giardini alla dose di 30 g/m² dopo lʼallegagione, 20 g/m² a inizio estate e 30 g/m² a fine inverno. Al momento dellʼimpianto si distribuisce Bayfolan Multi Orti & Giardini alla dose di 50 g per piante di 1 anno, 41 Ciliegie di varietà “Early Lory Earlise” e a destra “Ferrovia” mescolandolo con la terra di riempimento della buca. Il ciliegio è abbastanza sensibile alle carenze di azoto; è consigliabile distribuire ogni 2 anni del letame. Potatura: il ciliegio è una pianta che produce sui mazzetti di maggio e sui rami misti. Va potata il meno possibile, in particolare in autunno e in inverno, per evitare abbondante formazione di gomma. Durante il periodo vegetativo, subito dopo la raccolta dei frutti, se necessario si possono effettuare i tagli di ritorno dei succhioni. Per ridurre lo sviluppo vegetativo, quando la pianta cresce troppo, e migliorare lʼinduzione a fiore si accorciano o si cimano i getti laterali. Frutti – I frutti sono piccoli, globosi, sorretti da un lungo peduncolo; hanno un colore che va dal rosso vivo al quasi nero, secondo le varietà. La produzione inizia verso il 7°-8° anno. Le varietà di ciliegio sono autosterili per cui la produttività è legata alla fecondazione incrociata. Foto Vivai F.lli Zanzi Varietà – “Ferrovia”, pianta di vigoria elevata, portamento assurgente con produttività medio-alta. Il frutto è di grossa pezzatura, con buccia rosso brillante, e buona qualità gustativa. “Kordia”, di media vigoria con produttività medio-elevata e costante. I frutti, con buon sapore, sono di pezzatura medio-elevata. “Samba”, di produttività media; ciliegie con polpa croccante e succosa, di buon sapore. Fra le ultime a maturare vi è “Lapins”, con vigoria medio-elevata, produttiva, autocompatibile. Ha frutti medio-grandi con buccia rosso scuro brillante, succosi e con buone caratteristiche gustative; “Regina” con frutti di buona qualità. Ottimo il comportamento vegeto-produttivo su portinnesti nanizzanti e “Skeena”, varietà autofertile con alberi mediamente vigorosi, a portamento intermedio; frutti di pezzatura elevata e buon sapore. Ciliegie di varietà “Samba” Raccolta – Le ciliegie maturano tra il 20 maggio e il 20 luglio, secondo le varietà. La prima è la “Early Lory” e lʼultima è la “Late Lory”. Conservazione - Le ciliegie non possono essere conservate fresche se non per pochi giorni. Sono ideali per essere candite, conservate sotto spirito o per farne marmellate. Avversità Afidi, cocciniglie, “mosca delle ciliegie”. Corineo, ruggine, monilia. Curiosità - Il ciliegio ha un legno duro di colore giallo-rossiccio o rosso-bruno con varie venature, simile al mogano; è utilizzato per stipetti e mobili, ma anche da tornitori ed ebanisti. I bachi che si possono trovare nelle ciliege vengono chiamati “giovannini” perché tradizionalmente si riteneva che il 24 giugno, S. Giovanni, fosse il termine ultimo per gustare questi frutti. 42 Vitis vinifera Fam. Ampelidacee Vite Foto L. Lazzarini La Vitis vinifera è conosciuta come vite europea ma non è noto esattamente lʼareale di provenienza. Le origini della vite sono antecedenti alla comparsa dellʼuomo sulla terra tanto che nei travertini dellʼItalia centrale sono stati ritrovati vinaccioli di viti selvatiche risalenti al quaternario. Nella prima metà del 3° millennio a.C. la vite veniva già coltivata come dimostrano alcune scritture sumeriche di quellʼepoca. Semi risalenti allʼetà del bronzo sono stati rinvenuti un poʼ ovunque nellʼItalia settentrionale. Virgilio descrive le “Labrusca”, cioè le viti selvatiche, come piante che vivevano sulle rocce. I ritrovamenti di vinaccioli di V. vinifera sativa, la specie che comprende le viti oggi coltivate, la fanno risalire allʼetà del ferro. Si ritiene che la vinificazione sia iniziata per opera degli etruschi con la V. vinifera silvestris a partire dal VII secolo a.C. ed esistono raffigurazioni in tal senso sui vasi. A Roma e nel Lazio, invece, la viticoltura si diffuse più tardi. Proprietà – Lʼuva si impiega per il consumo fresco o per la produzione di vino. Serve anche per ottenere succhi, distillati come le grappe e può essere seccata. Il decotto di foglie viene usato come astringente. Botanica - La V. vinifera comprende due sottospecie, la V. vinifera silvestris (viti selvatiche) e la V. vinifera sativa (viti coltivate). La vite ha fusto, detto anche ceppo, esile e contorto a portamento rampicante per cui si adatta facilmente ai diversi tipi di coltivazione. I rami sono detti tralci quando sono lignificati e pampini quando sono erbacei. I tralci sono costituiti da nodi e internodi. Le foglie della vite sono semplici e alterne. La vite possiede dei viticci, detti anche cirri, organi erbacei che durante lʼestate si avvolgono a sostegni, come ad esempio dei fili, per poi lignificare in autunno. La vite produce infiorescenze con un numero di fiori molto variabile, anche 100. I fiori hanno 5 petali. La forma dei grappoli varia a seconda della varietà. La vite viene allevata per produrre uva da tavola oppure da vino. Piantagione – Lʼimpianto andrebbe fatto in autunno e comunque entro marzo, mettendo a dimora le barbatelle innestate di 2 anni. Le piantine vanno protette da possibili gelate coprendole con della terra o della plastica. Premesso che la vite è una specie incapace di stare in piedi da sola, viene allevata in moltissimi modi fra cui lʼalberello, la spalliera, il cordone speronato e la pergola che hanno tutti lo scopo di sorreggerla, ottenere la 43 Un piccolo vigneto familiare. Per proteggerlo dalla grandine occorre coprire i filari con reti ALLEVAMENTO ALLEVAMENTO Primo anno Giugno-Luglio RACCOLTA Agosto-Ottobre maggiore esposizione alla luce, aumentare lʼarieggiamento ai grappoli e facilitare la potatura e la raccolta. La vite si adatta a moltissimi climi purché posta in pieno sole, essendo una pianta tipicamente eliofila: la radiazione solare è un fattore determinante per lʼepoca di maturazione dellʼuva e il suo grado zuccherino. Per quanto riguarda le temperature si hanno danni con -15°C in inverno e i -5°C in caso di brinate tardive, motivo per cui le viti non possono essere coltivate a oltre 1000 m di altezza. La vite predilige i terreni di medio impasto con pH tra 6,5 e 7,5 mentre sarebbero da evitare quelli sabbiosi e argillosi. I terreni sassosi sono indicati per le uve da tavola che ne traggono beneficio e danno grappoli con acini grossi e croccanti. Sistemi di allevamento e potatura - Lʼalberello è un sistema di allevamento adatto alle zone calde; ha un tronco alto da 20 cm a un metro, in genere senza tutore dopo i primi anni SISTEMA CORDONE dʼimpianto, da cui partono 2-4 branche SPERONATO con alcuni speroncini che vengono rinnovati tutti gli anni. Si piantano al centro di un quadrato di 1,2-2 m di lato. I grappoli dʼuva sono quasi a livello del terreno. Il sistema a spalliera, denominato anche sistema Guyot, SISTEMA GUYOT di cui esistono diverse varianti, è una struttura sorretta da fili tesi tra dei pali: sui pali si fissa il tronco, un ceppo alto circa 80-100 cm, da cui si alleva un tralcio a frutto e uno sperone. Il primo si taglia a 6-12 gemme, si fissa sul filo e sarà lʼunico tral- 44 Foto L. Lazzarini cio uvifero che dalla primavera darà origine ai Sistema di allegrappoli; il secondo si pota a 2 gemme che davamento ad alberello in una ranno origine al tralcio fruttifero e allo sperone zona ventosa. Le per dellʼanno successivo. Le viti si piantano a piante sono prouna distanza di 1,3-1,8 m una dallʼaltra. tette da muretti Il sistema Sylvoz è adatto ai terreni fertili. Il di pietra ceppo si fa arrivare a 180 cm di altezza e si piega per formare un cordone orizzontale permanente lungo 2-3 metri che si fissa al filo centrale dellʼimpalcatura. Su di esso sono presenti 6-8 tralci uviferi con 10-12 gemme; questi tralci vanno piegati verso il basso e legati al filo inferiore. Sulle curvature degli speroni si formano dei gerSISTEMA SYLVOZ mogli che si legano al filo superiore e servono per lʼanno successivo. Le viti vanno piantate a 2-3 metri di distanza le une dalle altre. Nella potatura di produzione si elimina il ramo ad archetto che ha fruttificato e si alleva un tralcio nato sulla curvatura. Il cordone speronato è un sistema a cordone permanente e si presenta particolarmente semplice da mantenere e, dal 4° anno, non necessita più di legature. Il fusto si fa arrivare a 70 e 110 cm di altezza e si piega per formare un cordone orizzontale permanente lungo 1,2-1,5 m che si fissa al filo inferiore dellʼimpalcatura. Su di esso sono presenti speroni fruttiferi ogni 25-30 cm; il secondo e il terzo filo servono per legare la vegetazione dellʼanno. Con la potatura di produzione si eliminano gli speroni e i relativi tralci che hanno prodotto mentre il tralcio che si è formato alla base dello sperone si pota a 2-3 gemme. La distanza sulla fila va da 1,5 a 2,5 m tra pianta e pianta. La pergola, di cui esistono varianti in ogni regione dʼItalia, è formata da due strutture di sostegno, una verticale e una orizzontale o obliqua, posta a 1-2 m da terra; su questʼultima si tendono i fili alla distanza di mezzo metro lʼuno dallʼaltro. Sui fili alti, lungo il filare, vengono legati cordoni permanenti e la nuova vegetazione mentre i capi fruttiferi, da sostituire ogni anno, vanno distesi sul tetto. La vite produce sui rami dellʼanno, in pratica sui tralci nati da gemme miste dellʼanno precedente. SISTEMA A PERGOLA Portainnesti – La vite si moltiplica bene per talea ma, a causa della fillossera, dalla fine del XIX secolo viene innestata su piede americano. Fra i portainnesti si distinguono “Kober 5BB”, ottimo per terreni fertili, “420A” per zone asciutte di collina, “140 Ruggeri” e “1103 Paulsen” per terreni siccitosi e calcarei. Cure colturali - Il terreno va tenuto libero con periodiche lavorazioni, nellʼinterfila ma diserbato lungo il filare. Irrigazione: la pianta di vite richiede irrigazioni solo nel 45 Foto Vivai F.lli Zanzi caso di grave siccità. Frequenti piogge possono favorire malattie fungine come la peronospora in primavera e la botrite nel periodo che precede la raccolta. Concimazione: la concimazione è di fondamentale importanza nella coltura della vite; si effettua a partire dalla ripresa vegetativa impiegando Bayfolan Multi oppure Bayfolan Multi Orti & Giardini alla dose di 3-4 kg per 100 m² per le uve da vino e 6-7 kg per 100 m² per le uve da tavola; dopo lʼapplicazione interrare leggermente il concime ed effettuare una leggera irrigazione. Questo trattamento nutre la pianta in modo equilibrato per 4 mesi. In alternativa utilizzare Bayfolan Pro Universale ogni 2-3 mesi. Al trapianto i medesimi prodotti si utilizzano alla dose di 100-150 g per buca ma è sempre consigliabile usare anche del letame. Utile è il sovescio di leguminose. Cimatura: operazione di eliminazione degli apici che serve a migliorare lʼafflusso degli zuccheri verso i grappoli; si effettua a fine giugno per favorire la crescita di femminelle o entro agosto, allʼinvaiatura, asportando gli apici in modo più soft, cercando di lasciare più foglie possibile. Frutti - Il frutto della vite è lʼacino, una bacca costituita dalla buccia, dalla polpa e da un endocarpo che contiene i semi. Il grappolo, formato dagli acini, ha forma, dimensione e colore variabile a seconda della varietà. Foto Vivai F.lli Zanzi Uve da tavola di varietà “Italia” e “Garganica” Foto Vivai F.lli Zanzi Foto Vivai F.lli Zanzi Uve bianche da vino: da sinistra Chardonnay, Riesling e Pinot bianco 46 Varietà - Sono centinaia le varietà di uve da vino coltivate in Italia. Fra le bianche ricordiamo Albana, Moscato, Pinot, Prosecco, Riesling, Tocai, Trebbiano e la Vernaccia; fra le rosse Barbera, Cabernet sauvignon, Dolcetto, Lambrusco, Marzemino, Melot, Nebbiolo, Pinot e Sangiovese. Foto Vivai F.lli Zanzi Foto Vivai F.lli Zanzi Foto Vivai F.lli Zanzi Anche le uve da tavola sono moltissime, le principali sono lʼ”Italia”, ottenuta dal prof. Pirovano nel 1911; ha grappoli bellissimi, acini grossi, gustosi e croccanti e ottima conservabilità, la “Regina”, dalle origini antichissime, color giallo dorato, con acini grossi, dolce e ottima al gusto e la “Red Globe”, una varietà che si presenta con grappoli grandi, lʼacino è grosso, ha forma sferica e colore rosato. Il sapore è dolce. Eʼ molto resistente e si conserva facilmente. Meritano di essere ricordate anche il “Pizzutello Bianco” con acini medio-grandi, di colore giallo-verdastro o giallo-dorato, dolce e molto gradevole e la “Baresana” o “Imperatore”, unʼottima cultivar di origine antichissima con acini molto grossi, di colore giallo dorato chiaro e polpa piuttosto croccante e succosa. Non vanno dimenticate le uve apirene, cioè senza semi, bianche e rosse. Raccolta – Lʼuva va raccolta quando gli acini sono maturi, tagliando il grappolo al peduncolo oppure lasciandogli 10-20 cm di tralcio. Si usano le normali forbici oppure le forbici ad anello. Conservazione – Lʼuva deperisce facilmente dopo la raccolta e va conservata in frigorifero dove può durare anche 7-8 settimane. Per anticipare o ritardare la raccolta delle uve da tavola si coprono i filari con un telo di plastica. Avversità Oidio, botrite, peronospora. Tignola dellʼuva, tignoletta dellʼuva, cicaline, tripidi, ragno rosso e giallo. Curiosità - Tra il 1858 e il 1862 arrivò in Europa dal Nord America la fillossera della vite (Viteus vitifolii), un afide radicicolo che in pochissimi anni si diffuse in tutto il vecchio continente distruggendo tutti i vitigni europei. La diffusione in Italia, a partire da Como e da Milano nel 1879, fece strage di vigneti dalle Alpi alla Sicilia. A fine ʻ800 il problema fu gravissimo e venne brillantemente risolto con un metodo agronomico: innestando le viti europee su piede di vite americana le cui radici non sono sensibili alle punture del parassita. 47 Uve rosse da vino: da sinistra Pinot nero, Merlot e Cabernet Sauvignon Parassiti animali Patologie fungine Parassiti animali 48 Tignola Agricoltura biologica Difesa convenzionale Agricoltura biologica Difesa convenzionale Agricoltura biologica Oidio Foglie distese Germogliamento Patologie fungine A p r i l e -M a g g i o A p ri l e Oidio Peronospora Peronospora o g n i 7 -1 0 g i o r n i o gn i 7 gi o r n i o g ni 1 0 - 1 4 g i o r ni Peronospora S e t t- O t to b r e Lu glio- A g ost o Pi ret ro A c tiG reen M e l o d y C o m p a ct o gn i 7 g i o r n i F o l i c ur S E Oidio oppure C up r a v i t B l u W G R 6 B o rdeau x oppure Tignola Peronospora S u cc e s s Pre-fioritura accrescim. acini M a gg i o - G i u g n o G i u g n o - L u g l i o Z ol fo B a g n a bi l e B a ye r Grappoli visibili M a g gi o Pre-chiusura grappolo M a gg i o Grappoli separati Seguire attentamente le istruzioni riportate in etichetta Pre-chiusura invaiatura Vit e - c al end ario dei t rat t am ent i Maturazione Olivo Foto L. Lazzarini Lʼolivo ha una storia antichissima: fu la prima pianta ad essere selezionata dallʼuomo. Secondo la leggenda, dopo il diluvio universale, una colomba portò sullʼArca a Noè un rametto dʼolivo come segno di pace. Originario della regione sud caucasica, è certo che lʼolivo si coltiva da almeno 7000 anni; è giunto nellʼarea mediterranea per opera dei fenici. Minosse, re di Creta, e successivamente i re di Micene, svilupparono la produzione di olio che, diventato una merce molto pregiata, esportarono a caro prezzo in Italia meridionale, in Sicilia e in Sardegna. In queste zone, intorno al 1500 a.C., con lʼolio arrivò anche lʼolivo ma la vera diffusione di questa pianta si ebbe solo a partire, più o meno, dallʼepoca della fondazione di Roma, quando mercanti fenici e greci, oltre a vendere lʼolio a Etruschi ed Italici, iniziarono a insegnare le tecniche di coltivazione dellʼolivo e di estrazione dellʼolio. Le piante secolari sono grandi e con fusto contorto che può avere una circonferenza anche di 6 m. Fra questi il più famoso è quello di Getsemani sul Monte degli Ulivi a Gerusalemme che si ritiene abbia 3000 anni; più longevo potrebbe essere lʼolivo “della Strega” che vive a Magliano di Grosseto, in Toscana, che si ritiene abbia ben 3500 anni. Lʼulivo ha dato un contributo importantissimo al nostro benessere e al nostro raffinato modo di vita: fin dallʼantichità ci ha fornito luce, legno, calore e lubrificanti e si è prestato come alimento, condimento, per medicamenti e profumi. Olea europaea Fam. oleaceae Proprietà – Le olive delle varietà coltivate contengono un 18-24% di olio che viene estratto con la molitura. Lʼolio dʼoliva, povero di grassi saturi, è uno dei prodotti più antichi e importanti della nostra coltura ed è fondamentale nella dieta mediterranea. Ha proprietà febbrifughe, astringenti e antinfiammatorie. Si impiega anche per conservare diversi cibi come ad esempio il tonno. Botanica - Lʼolivo è una pianta sempreverde a crescita molto lenta che può raggiungere dimensioni molto rilevanti e può avere una vita più che millenaria grazie alla sua capacità di rigenerare dalla ceppaia lʼapparato epigeo e ipogeo danneggiato. Il fusto è formato da un legno duro, pesante e molto profumato, con la corteccia di colore grigio liscia nei primi anni e poi nodosa, scura. Lʼapparato radicale è superficiale, la chioma ha forma conica ed irregolare. Le piccole foglie sono lanceolate, coriacee con la pagina inferiore grigio-argentea e quella superiore di colore verde. I fiori sono piccoli e abbondantissimi, biancastri, con 4 petali, riuniti in minuscoli grappoli di 1015 fiori che formano unʼinfiorescenza detta “mignola”. Lo sviluppo delle infiorescenze ha inizio in aprile ma la fioritura vera e pro- 49 Una pianta di olivo è molto decorativa in ogni giardino SPOLLONATURA DIRADAMENTO POTATURA Primavera-Estate Fine Maggio-Luglio Dopo la raccolta pria si ha tra fine maggio e lʼinizio di giugno. Lʼimpollinazione è anemofila. Alternanza - In olivicoltura un fattore molto importante è lʼalternanza di produzione, cioè il fatto che un anno le piante producono molto e il successivo molto poco. Le cause sono molteplici e legate fra loro; innanzitutto la predisposizione della cultivar, poi le condizioni climatiche, potature sbagliate, concimazione inadatta, attacchi parassitari, in particolare della mosca dellʼolivo e, non ultimo, il ritardo nella raccolta dei frutti. Per superare questo problema è consigliabile intervenire con la potatura, anche straordinaria, irrigare e concimare durante lʼanno, effettuare unʼefficace lotta antiparassitaria e anticipare la raccolta. Piantagione – Si effettua in marzo, subito prima della ripresa vegetativa, dopo una lavorazione profonda del terreno; si mettono a dimora gli astoni innestati o anche i polloni provvisti di radici. Ogni pianta necessita di 30-40 m² di spazio. I primi frutti si possono avere già dopo tre anni. Lʼolivo predilige un clima temperato-caldo con ridotte precipitazioni ma elevata illuminazione; mal sopporta lʼeccessiva siccità, i ristagni idrici nella zona interessata dalle radici e lunghi abbassamenti di temperatura in inverno. Si adatta a ogni tipo di terreno, anche calcareo, ma preferisce quelli sciolti o di medio impasto. Portainnesti – Un tempo si utilizzava come portainnesto lʼolivo selvatico mentre oggi si utilizzano cultivar rustiche e vigorose, gli olivastri, ottenuti da semi di piante coltivate o da talea. Cure colturali Irrigazione: per lʼolivo lʼirrigazione non è indispensabile ma è consigliabile soprattutto nei primi anni dʼimpianto e nel periodo estivo; carenze di acqua possono ridurre le produzioni. Concimazione: si effettua durante la fase vegetativa impiegando Bayfolan Multi oppure Bayfolan Multi Orti & Giardini alla dose di 2-2,5 kg/pianta in produzione. Questo trattamento nutre la pianta in modo equilibrato per 4 mesi. In alternativa utilizzare Bayfolan Pro Universale ogni 2-3 mesi. Al trapianto i medesimi prodotti si utilizzano alla dose di 10-30 g per buca da 30 cm per arrivare ai 40-80 g per buche da 60 cm. Eʼ sempre consigliabile usare anche del letame. Potatura: la potatura si deve effettuare a fine inverno, prima ELIMINAZIONE che la pianta entri in vegetazione. Lʼolivo produce sui raDEI RAMI ESAURITI metti a frutto di un anno lunghi da 25 a 50 cm che vanno 50 Foto Vivai F.lli Zanzi scelti e conservati; vanno eliminati invece il maggior numero di rametti a legno, quelli a direzione verticale e quelli secchi o danneggiati. La potatura deve mantenere il massimo equilibrio fra chioma e rami e deve fare in modo che questi ultimi possano godere dei benefici del sole. Frutti – I frutti, le olive, sono drupe carnose di forma ovoidale, con un seme, il nocciolo, duro e legnoso. Lʼoliva è lʼunico frutto dal quale si estrae un olio, infatti la polpa, o mesocarpo, ne contiene il 25-30%. Varietà – Normalmente le cultivar sono classificate, in relazione alla destinazione del frutto, in varietà da mensa e varietà da olio, tenendo comunque presente che tutte le cultivar possono essere utilizzate per entrambi gli impieghi. - Varietà da mensa – Fra queste ricordiamo lʼ”Ascolana tenera”, coltivata in tutta Italia, pianta vigorosa dalla drupa grossa e polposa, la “Dolce di Cerignola”, presente in Puglia, mediamente vigorosa e con frutti grossi e la “Nocellara etnea”, siciliana, vigorosa, con frutto grosso e maturazione tardiva. - Varietà da olio - Annoveriamo, fra le tante, la “Frantoio”, diffusa in Toscana con frutto grosso, polposo e ricco di olio, la “Leccino”, presente nellʼItalia centrale, con frutti grossi e carnosi, da cui si ricava un olio di buona qualità e la “Coratina”, presente in Puglia con frutto grosso, e produzione elevata ma alterna. Olive pronte per la raccolta Raccolta – Le olive non hanno un periodo di raccolta ben precisa sia per le differenze tra cultivar e cultivar, sia perché molte varietà sono a maturazione scalare; in genere si effettua a ottobre per il consumo fresco e tra metà ottobre e gennaio per produrre olio. Le olive da olio si raccolgono quando i frutti sono maturi mentre quelle da tavola sia prima che dopo lʼinvaiatura, in funzione delle lavorazioni che verranno effettuate in seguito, per poter essere consumate. Le olive dovrebbero essere raccolte precocemente, ma mature, perché hanno sapore più gradevole, acidità più bassa e resa in olio migliore. Conservazione. Le olive da mensa, per poter essere consumate, necessitano di alcuni trattamenti, la deamarizzazione e il lavaggio. Lʼolio, per essere conservato correttamente, deve essere preservato dalla luce, dal calore e dallʼossigeno dellʼaria. Avversità Mosca dellʼolivo, tignola, cocciniglie. Occhio di pavone. Curiosità - Il Monte Testaccio, a Roma, in prossimità del Tevere, alto 36 metri e con una superficie di ben 22.000 m², ebbe origine durante i primi secoli dellʼImpero Romano per il fatto che vi venivano ammucchiate le anfore rotte utilizzate per portare a Roma lʼolio dalla penisola iberica, allora il maggior produttore. Lʼolivo è sempre stato simbolo di castità e nel medioevo veniva usato nelle chiese per alimentare le fiammelle votive mentre più tardi, intorno al 1500, si pensava che questa pianta, per produrre abbondanti frutti, dovesse essere piantata e coltivata da donne vergini. 51 Agrumi (arancio, limone, mandarino) La culla degli agrumi è lʼAsia e ci sono notizie scritte sugli agrumi che risalgono al 2200 a.C. La patria di tutti i Citrus è lʼIndia e lʼEstremo Oriente e il cedro fu il primo a giungere in Europa per opera di Alessandro Magno. In Italia, portati dai crociati, sono giunti nellʼXI secolo arancio amaro e limone. Si deve ai portoghesi lʼarrivo dellʼarancio dolce che fu introdotto dallʼIndonesia nel 1520, mentre bisogna attendere il XIX secolo per il mandarino. Foto L. Lazzarini Citrus sp. Fam. Rutaceae Pianta di clementino spinoso. I frutti sono detti anche mandaranci Proprietà – Gli agrumi sono ricchi di vitamine dei gruppi C e P. Il fabbisogno giornaliero di vitamina C è di 60 mg che sale a 100 per chi fuma, perché il fumo elimina questa vitamina più rapidamente e fa aumentare la produzione di radicali liberi. Unʼarancia contiene da 25 a 80 mg di vitamina C ogni 100 g e può essere utile questo apporto quando si usano antibiotici nella cura delle affezioni di stagione. ARANCIO Foto L. Lazzarini Botanica - Gli agrumi sono piante coltivate appartenenti a diversi generi, di cui i principali sono Citrus, Fortunella e Poncirus. Ci soffermeremo solo al primo, il Citrus, cui appartengono, fra lʼaltro, arancio (C. sinensis), limone (C. limon), mandarino (C. retiI petali dei fiori ), mandarancio (C. clementina), culata degli agrumi mandarino tangerine (C. tangerina) e hanno l’interno di color bianco e pompelmo (C. paradisi). Sono piante seml’esterno violetto preverdi. Limone e arancio possono raggiungere anche i 9 m di altezza; molto più piccoli i mandarini. Le foglie sono lanceolate o ellittiche, intere, coriacee, articolate sul picciolo e persistono sulla pianta oltre 2 anni. Il loro colore varia dal verde scuro delle più vecchie al verde giallastro per quelle giovani. Le piante da seme e quelle selvatiche hanno grosse spine accanto alle foglie, mentre quelle coltivate di solito le perdono. I fiori, detti zagare, sono ermaPOTATURA RACCOLTA froditi, hanno per lo più 5 petali, grandezza variabile da 1 a 5 cm di diametro e colore bianco. In alcune specie i boccioli sono variamente colorati. Cʼè una certa attitudine alla rifiorenza. Gennaio-Marzo Novembre-Aprile 52 Piantagione – Eʼ consigliabile piantare in autunno piantine di 2-3 anni di innesto con il loro “pane” di terra. Le piante POTATURA RACCOLTA Gennaio-Marzo Ottobre-Febbraio Gennaio-Marzo Ottobre-Aprile LIMONE coltivate in vaso possono essere trapiantate anche in primavera, se si ha poi la possibilità di irrigare. Lo spazio richiesto da ogni pianta è di circa 15-25 m². Per gli agrumi il clima deve essere mite con temperature comprese tra i 13 e i 30°C. Non sopportano temperature che scendano sotto i 2-3 gradi se non per brevissimi periodi. Anche venti forti e persistenti provocano danni, soprattutto nelle zone costiere, come il disseccamento delle foglie e dei giovani germogli. Una curiosità sono i limoni del Lago di Garda che vivono ai quasi 46° di latitudine nord, alle pendici delle Alpi. Il terreno per gli agrumi deve essere sciolto o di medio impasto, profondo, ben drenato e dotato di sostanza organica. Non sopportano quelli troppo argillosi o calcarei. MANDARINO POTATURA RACCOLTA Foto L. Lazzarini Foto L. Lazzarini Foto L. Lazzarini Portainnesti – Quelli più utilizzati in Italia sono lʼarancio amaro (C. aurantium), che permette di ottenere piante con vigore medio-alto, con buona resistenza al gelo ed è adatto per terreni sciolti, sabbioso-limosi e moderatamente argillosi e il limone volkameriano (C. volkameriana), per terreni sciolti o sabbiosi, che permette di ottenere grandi frutti in abbondanza ma di qualità modesta. Altri portainnesti sono il Citrange (C. sinensis x Porcirus trifoliata) che non da problemi di terreno, tollera moderate gelate e consente una produzione abbondante e di qualità e il Citrus macrophilla (un limone), introdotto da alcuni anni, induce una rapida ed abbondante produzione oltre che ai limoni, a clementini, mandarini e mandarino-simili. Per le piante coltivate in vaso, i migliori risultati si ottengono con lʼarancio trifoliato. 53 Sotto, da sinistra, arancio biondo, arancio pigmentato “sanguinello” e limone “Mayer” Arancio “Valencia” Foto L. Lazzarini Foto L. Lazzarini Foto L. Lazzarini Da sinistra, frutto di limone “Lunario” vaniglia, di limone a foglia variegata e polpa rossa e mandarino Cure colturali Irrigazione: gli agrumi necessitano di irrigazione, in particolar modo nel periodo estivo, ma sono esigenti nei confronti della qualità dellʼacqua che non deve avere un elevato contenuto di boro, sodio, e soprattutto di cloro, elemento presente nelle acque potabili. Concimazione: la concimazione è indispensabile; si effettua a fine inverno, alla ripresa vegetativa, impiegando Bayfolan® Multi oppure Bayfolan® Multi Orti e Giardini alla dose di 200-800 g per pianta, secondo lʼetà, fino a 4 anni. Dal 5° anno la dose è di 2-3 kg per pianta. In alternativa si può utilizzare Bayfolan® Pro Universale ogni 2-3 mesi. Al trapianto i medesimi prodotti si utilizzano alla dose di 100-150 g per buca. Per evitare lʼinsorgenza della clorosi ferrica, causa degli ingiallimenti fogliari nella fase di ripresa vegetativa o se il suolo è calcareo, si distribuisce a fine inverno Bolikel® microgranuli, prodotto a base di ferro chelato, alla dose di 70-100 g/pianta effettuando 2-4 trattamenti, uno ogni 10-15 giorni. Diradamento: su mandarino, nelle annate di elevata allegagione, è necessario effettuare il diradamento dei frutti, anche per evitare lʼalternanza. Potatura: producono sui rami misti di 1-2 anni, sui dardi e sui brindilli. La forma di allevamento più comune è quella naturale anche se è possibile la spalliera e la pergola; nei primi 4 anni gli interventi cesori devono essere limitati al minimo per ottenere una struttura della pianta equilibrata e armoniosa. La potatura di produzione si effettua dopo la raccolta e prima della fioritura tenendo conto che la fruttificazione avviene sui rami dellʼanno precedente. Bisogna limitarsi ad alleggerire la chioma eliminando i rami secchi, quelli curvi verso il basso e i succhioni, che partono dalla parte basale delle branche più grosse; gli altri vanno solo spuntati. Su mandarino e clementino occorre diradare i rametti. Su arancio la potatura può essere pluriennale mentre per mandarino e limone dovrebbe essere annuale, anche per evitare lʼalternanza di produzione. Frutti – La fioritura si ha da febbraio-marzo allʼestate, mentre la matura- 54 Foto L. Lazzarini Foto L. Lazzarini zione dei frutti va dallʼautunno alla primavera dellʼanno successivo. Il frutto normalmente è una bacca di forma rotonda oppure ovata, detta esperidio, caratterizzato da una buccia spessa con la parte esterna vivacemente colorata. La polpa è formata da cellule ingrossate a “botticella”, piene di un succo acquoso più o meno acidulo e colorato, racchiuse, coi semi, negli spicchi dellʼendocarpo. Questi variano da 5 a 12. Varietà – Arancio: fra le precoci, tutte “bionde” con frutti di discreta qualità, ricordiamo la “Navelina”, la prima a maturare e la “Washington Navel” caratterizzata da frutti grossi. Le arance “pigmentate” cominciano a maturare a metà dicembre e sono la “Moro” con frutto medio e polpa succosa di colore rosso scuro e il “Tarocco” con frutto grosso dal sapore molto gradevole, di cui esiste ormai un range ragguardevole di cultivar che maturano fino ai primi di giugno (cv. Messina NL C 2014). A marzo matura la bionda “Ovale”, una varietà con frutti grossi e succosi. Ad aprile abbiamo la “Valencia Late” che è anche lʼultima e ha polpa succosa e leggermente acidula. Limone: il più comune è il “Femminello” di cui esistono numerosi cloni. Inizia a fiorire a marzo ed è rifiorente fino a settembre; la fruttificazione, abbondante, è scalare e praticamente i frutti sono presenti tutto lʼanno. Altra varietà è “Interdonato” con frutto grosso, poco succoso ma precoce. Mandarino: diffusissima è la varietà “Mandarino di Palermo o di Paternò” detta anche “Avana”, da cui è stata ottenuta anche una selezione apirena. Matura proprio per Natale. I frutti, dalle pregevoli caratteristiche organolettiche, hanno buccia di color giallo avana, diametro di 5/6 cm e, se lasciati sullʼalbero, perdono rapidamente il turgore. Eʼ una varietà soggetta ad alternanza di produzione. Il “Tardivo di Ciaculli” è una mutazione gemmaria Foto L. Lazzarini Curiosità - Come spremere al massimo un frutto? Si schiaccia leggermente prima di spremerlo. Per conservare un limone già tagliato si può appoggiare la parte esposta su un piattino cosparso di sale e mettere il tutto in frigo. 55 A sinistra, mandarino “Tardivo di Ciaculli” e a destra esemplare di limone in vaso di Avana, con frutto molto simile, ma più piccolo; matura a fine febbraiomarzo. Altra varietà è il “Satsuma Miho” molto rustica e precoce: il frutto va consumato già in ottobre, quando la buccia è ancora verde. Clementine o Mandarancio: ibrido di mandarino e arancio amaro, matura già alla fine di Ottobre. I frutti arancioni hanno polpa dolce, ricca di succo (oggi sono molte le varietà apirene). Numerose le varietà, le più note sono “Monreal”, “Di Nules” e “Oroval”. Tangerine: ibrido fra mandarino e arancio, di aspetto molto bello, che si raccoglie in febbraio-marzo. Il sapore dei frutti è inferiore alle aspettative. Mapo: sono ibridi tra mandarino e pompelmo. Il frutto è piriforme, di colore aranciato molto chiaro. Matura a metà ottobre e ha sapore gradevole. Raccolta – Gli agrumi si raccolgono quando i frutti sono maturi in quanto, esclusi i limoni, non possono completare la maturazione dopo la raccolta. Eʼ consigliabile staccarli dallʼalbero quando non sono più umidi per la rugiada notturna. Conservazione - Vengono consumati prevalentemente freschi. Sono impiegati per succhi di frutta, marmellate e per preparare canditi e anche nelle cioccolate. Foto L. Lazzarini Avversità Cocciniglie, minatrice serpentina, afidi, mosca. Fitoftora, antracnosi. Agrumi in vaso a ornamento del giardino di una antica villa Coltivazione in vaso Gli agrumi si prestano molto bene ad essere coltivati in vaso tanto che, nelle zone con inverni rigidi, si allevano proprio in vaso per poterli porre al riparo, in serra fredda, durante i mesi più freddi. Gli agrumi vanno posizionati in luoghi molto luminosi, con almeno 4-6 ore di sole diretto al giorno e privi di vento. In estate è consigliabile ombreggiarli leggermente durante le ore più calde della giornata. Il vaso deve essere capiente e il drenaggio perfetto. Sul fondo è necessario uno strato di perlite e il terriccio deve essere sciolto. La concimazione si effettua al rinvaso con Baycote® Agrumi alla dose di 3,5-7 g/litro di terriccio, mescolandolo con esso. Sui vasi si distribuisce alla dose di 10-20 g per vaso di diametro 50 cm. Baycote® Agrumi nutre le piante in modo equilibrato per 6 mesi. In alternativa si può impiegare il concime liquido Bayfolan® Agrumi alla dose di un tappo in 4 litri dʼacqua ogni settimana in primavera e due volte al mese nelle altre stagioni. 56 Actinidia chinensis Fam. Actinidiaceae Kiwi Foto Vivai F.lli Zanzi LʼActinidia chinensis, comunemente detta kiwi, è una pianta originaria della Cina. Considereta in Europa una curiosità botanica nel XIX secolo, vi si è diffusa a partire da metà del XX secolo. Oggi lʼItalia è il maggior produttore di kiwi. Proprietà – Il kiwi ha un elevato contenuto di vitamina C, circa 85 mg per 100 g di polpa. Eʼ ricco di potassio, fosforo e magnesio e svolge unʼazione dissetante, rinfrescante, diuretica e depurativa e favorisce le difese naturali dellʼorganismo. Eʼ consigliato in molte diete in quanto la pectina in esso contenuta crea senso di sazietà. Su molte persone i frutti hanno un certo effetto lassativo. Botanica - Eʼ una pianta rampicante, che raggiunge i 10 metri di altezza. Le foglie sono cuoriformi da giovani per diventare tondeggianti allʼinizio della fioritura. I fiori sono color bianco-crema; quelli maschili e quelli femminili non si trovano sulla stessa pianta (è dioica). La fioritura avviene tra giugno ed agosto. Abbondanza di frutti su una pianta di kiwi Foto Vivai F.lli Zanzi Piantagione – Essendo una specie dioica, occorre piantare un maschio ogni 6-8 femmine. Per lʼimpianto si usano barbatelle radicate e occorre disporre di una struttura di sostegno del tutto simile a quella usata per le viti. Lʼepoca dʼimpianto migliore è novembre. Eʼ una pianta rustica, adatta al clima temperato e si adatta sia al caldo che al freddo; ama le zone soleggiate. Necessita del freddo invernale, ma teme le gelate, specie se tardive. Sono da evitare zone con forte ventosità. Lʼactinidia è esigente in fatto di terreno: vuole terreni freschi, profondi e ricchi di sostanza organica. Ottimi quelli argillosi. Cure colturali - Eʼ consigliabile lʼinerbimento sotto le piante. Irrigazione: richiede sufficiente umidità; nel contempo non sopporta i ristagni idrici: occorre un terreno ben drenato. Concimazione: la concimazione è indispensabile per il kiwi; si effettua a fine inverno impiegando Bayfolan® Multi oppure Bayfolan® Multi Orti e Giardini alla dose di 100 g per m². Un secondo trattamento con una dose di 60 g va fatto nel periodo della fioritura. In alternativa si può utilizzare Bayfolan® Pro Universale ogni 2-3 IMPIANTO DIRADAMENTO mesi. Al trapianto i medesimi prodotti si utilizzano alla dose di 100150 g per buca. Per evitare lʼinsorgenza della clorosi ferrica si distribuisce a fine inverno Bolikel® microgranuli, prodotto a base di ferro chelato, alla dose di 70-100 Novembre-Marzo Luglio g/pianta effettuando 2-4 tratta- 57 Fiori del kiwi RACCOLTA Novembre menti, uno ogni 10-15 giorni. Potatura: produce sulle prime gemme dei rami dellʼanno. La potatura è simile a quella della vite. Le branche che hanno fruttificato vanno eliminate e si selezionano nuovi tralci con una quindicina di gemme. Diradamento: sul kiwi è una pratica fondamentale e si effettua in due tempi: durante la prima fase di sviluppo dei frutticini lasciando il solo peduncolo centrale e durante lʼaccrescimento eliminando i frutti deformati. Frutti – I frutti sono ovali e ricoperti da una peluria marrone. Allʼinterno vi è un asse centrale più o meno fibroso, la “columella”, con piccoli semi scuri. Lʼimpollinazione è entomofila. Varietà – Le cv impiegate sono varie, “Abbot”, “Allison”, “Bruno” (adatta anche come portainnesto), “Katuscia”, ma di tutte le varietà selezionate la più usata è la “Hayward”, ottenuta nel 1920 da Mr. Hayward Wright. Questa varietà ha elevato vigore e fiorisce a metà maggio. La polpa del frutto è di colore verde. La varietà più precoce è la “Summer kiwi” che matura a metà settembre ma ha frutti piccoli. Recentemente è stata introdotta una varietà a polpa gialla, la “Soreli”, molto dolce e delicata. Foto Vivai F.lli Zanzi Schema di allevamento a spalliera di una pianta di kiwi Kiwi di varietà “Soreli” a polpa gialla Foto L. Lazzarini Il gatto è il peggior nemico delle giovani piante di kiwi Raccolta – La raccolta si effettua a fine ottobre, primi di novembre, quando i frutti sono maturi ma può essere anticipata per raccoglierli acerbi e conservati a lungo. Conservazione – Raccolti maturi si conservano 3-5 giorni a temperatura ambiente. Essendo un frutto climaterico, può essere conservato a lungo in frigorifero, in particolare se raccolto acerbo. Un segreto per farli maturare in casa è quello di metterli fuori dal frigorifero in un sacchetto con alcune mele. Avversità - I gatti sono i peggiori nemici delle giovani actinidie dato che, graffiando e rosicchiando il fusto, le danneggiano anche gravemente. Il kiwi è molto resistente ai parassiti tanto che in linea di massima non occorre fare trattamenti antiparassitari. In casi particolari si possono verificare attacchi di cocciniglie, Metcalfa pruinosa, acari e muffa grigia. Curiosità - Agli inizi del XX secolo alcuni cloni di actinidia furono portati in Nuova Zelanda dove furono selezionati per opera di un certo Hayward. Qui presero il nome di “Kiwi fruit”, ossia frutto del kiwi. Essendo il kiwi lʼuccello simbolo della Nuova Zelanda si contrabbandava il frutto come tipico neozelandese. 58 Protezione dai parassiti Le piante da frutto vengono colpite da molte avversità che possono provocare gravi danni e compromettere la produzione. Per avere piante sane è necessario controllarle di frequente, facendo molta attenzione alla comparsa dei patogeni e dei loro sintomi. In alcuni casi è consigliabile effettuare trattamenti preventivi contro quei parassiti e quelle patologie quasi sempre presenti come, ad esempio, la ticchiolatura sul melo e la peronospora sulla vite: cercare di prevenire è sempre meglio che combattere. Descriviamo ora brevemente i principali patogeni che attaccano i fruttiferi e suggeriamo il loro controllo con i metodi convenzionali oppure, dove possibile, con prodotti “Natria”, consentiti in agricoltura biologica. Agrofarmaci autorizzati dal Ministero della Salute. Seguire attentamente le istruzioni. Le informazioni hanno carattere informativo e lʼutilizzatore è tenuto quindi a leggere ed ad attenersi scrupolosamente a quanto riportato sulle etichette dei prodotti. Bayer CropScience S.r.l. declina ogni responsabilità per lʼuso improprio dei prodotti. Foto R. Angelini Parassiti animali Foto R. Angelini —————————————- Foto R. Angelini Afidi (Pomacee, drupacee e agrumi) Colonie di insetti verdi o bruni, detti volgarmente pidocchi, si insediano specialmente sui germogli e sulle foglie. Sottraggono nutritivi alla pianta, deformano gli organi vegetali e determinano lʼimbrunimento delle foglie con le loro escrezioni zuccherine, dette melata. Protezione Convenzionale - Su pomacee trattare in prefioritura (fase di “orecchiette di topo”) con Confidor® Oil (270 ml/10 litri dʼacqua). Su drupacee trattare in prefioritura con Confidor® Oil (250 ml/10 litri dʼacqua). Il trattamento in prefioritura con Confidor® Oil è efficace anche contro le cocciniglie. In alternativa, in post-fioritura di pomacee e drupacee, alla comparsa degli afidi, trattare con Confidor® 200 O-TEQ® (5 ml/10 litri dʼacqua) oppure con Confidor® 200 SL (5 ml/10 litri dʼacqua), efficaci anche su larve minatrici. Sugli agrumi intervenire alla comparsa degli afidi con Confidor® 200 OTEQ® (5 ml/10 litri dʼacqua). Un trattamento è sufficiente per tutta la stagione. Agricoltura biologica - Intervenire alla comparsa dei primi afidi con Neemazal T/S (20-30 ml/10 litri dʼacqua) oppure con Piretro ActiGreen (14-16 ml/10 litri dʼacqua) ripetendo il trattamento dopo 7 giorni. 59 Afidi su pomacee e drupacee (a destra). A sinistra, colonia di afidi. Foto R. Angelini Foto R. Angelini Foto R. Angelini Foto R. Angelini Foto G. Rampinini Foto R. Angelini Cocciniglie (Pomacee, drupacee, olivo e agrumi) Su pomacee e drupacee le cocciniglie sono caratterizzate da scudetti tondeggianti o allungati, di colore grigiastro, attaccati ai rami e alle foglie; sui frutti determinano macchioline rosso vivo. Lʼolivo è attaccato dalla “cocciniglia mezzograno di pepe” che si insedia sui rametti e sulla pagina inferiore delle foglie; ha forma di mezzo grano di pepe con una carenatura dorsale. Causa abbondante fumaggine. Gli agrumi sono colpiti da numerose specie di cocciniglie (sia lanugiCocciniglie su nose che con scudetto) che vi possono provomela. Sotto, danni care gravi danni. Sono attaccati rami, foglie e dovuti ad attacchi frutti e provocano sottrazione di linfa, disseccadi cocciniglie mento dei rametti, cascola dei frutti e abbondante fumaggine. Protezione Convenzionale - Su pomacee e drupacee trattare dalla completa caduta delle foglie ai mazzetti divaricati/bottoni rosa con Confidor® Oil (250-270 ml/10 litri dʼacqua); durante la fase vegetativa trattare con Reldan® 22 (20-25 m/10 litri dʼacqua l). Su olivo impiegare a fine febbraio Oliocin® (100150 ml/10 litri dʼacqua) + Decis® Jet (5-8 ml/10 litri dʼacqua). Se necessario ripetere il trattamento in agosto con una dose più bassa di Oliocin®. Sugli agrumi per il contenimento di questi insetti è molto utile ricorrere a una potatura che favorisca lʼirraggiamento diretto del sole nella chioma; si interviene in inverno con Oliocin® (150-200 ml/10 litri dʼacqua) + Reldan® 22 (25 ml/10 litri dʼacqua) oppure in estate con il solo Reldan® 22. Agricoltura biologica – Su pomacee, drupacee e olivo trattare a fine inverno con Oliocin® (300 ml/10 litri dʼacqua). Sugli agrumi si interviene a fine inverno con Oliocin® (150-200 ml/10 litri dʼacqua), ripetendo lʼapplicazione dopo 7 giorni, oppure in estate con Piretro ActiGreen (15 ml/10 litri dʼacqua ogni 7 giorni). 60 Foto R. Angelini Foto R. Angelini Danni da carpocapsa (a sinistra) e cidia (a destra) Cicaline (Vite) Con questo nome sono indicate specie diverse di omotteri che causano alterazioni fogliari e possono trasmettere pericolose malattie. Normalmente vivono sulla pagina inferiore delle foglie. Protezione Convenzionale - Trattare nelle ore più fresche della giornata con Reldan® 22 (15 ml/10 litri dʼacqua). Foto L. Lazzarini Foto R. Angelini Larve minatrici (Pomacee e agrumi) Sulle pomacee sono visibili sulla pagina inferiore delle foglie mine a macchia dʼolio oppure ovali ed allungate dovute ad attacchi di cemiostoma e litocollete; sulla pagina superiore si evidenziano punteggiature biancastre. Sono anche possibili mine a spirale. Gli agrumi sono colpiti dalla “minatrice serpentina” che attacca principalmente le foglie degli apici vegetativi dove le larve scavano gallerie provocando gravi danni. In presenza di forti infestazioni le foglie disseccano e cadono. 61 Foto R. Angelini Carpocapsa e Cidia (Pomacee e drupacee) Sono lepidotteri molto comuni le cui larve, di colore rosato, sono molto dannose. I frutti presentano un foro di penetrazione con fuoriuscita di rosura e allʼinterno si trova una galleria, scavata dalla larva, che ne raggiunge il centro. Protezione Convenzionale - Non appena si nota la presenza degli adulti o delle prime larvette trattare con Reldan® 22 (20 ml/10 litri dʼacqua). Agricoltura biologica – Trattare con Success® (10 ml/10 litri dʼacqua) avendo cura di effettuare il trattamento in presenza degli adulti e quindi ripeterlo dopo una settimana. Questi trattamenti sono efficaci anche contro i lepidotteri ricamatori. Danni dovuti ad attacchi di cicaline Danni dovuti a larve di minatrici Foto Cortese Foto Bayer CropScience Protezione Convenzionale - Su pomacee trattare alla comparsa delle prime larvette in post-fioritura con Confidor® 200 O-TEQ® (5 ml/10 litri dʼacqua) oppure con Confidor® 200 SL (5 ml/10 litri dʼacqua); sugli agrumi entrambi a 7,5 ml/10 litri dʼacqua da metà a fine giugno. Agricoltura biologica – Su pomacee trattare alla comparsa delle prime larvette in post-fioritura con Success® (8 ml/10 litri dʼacqua) ripetendo il trattamento ogni 7-10 giorni. Sugli agrumi trattare con Neemazal T/S (20-30 ml/10 litri dʼacqua) da metà a fine giugno. Mosca su agrumi e ciliegie e danni su olive Foto R. Angelini Un attacco di psilla può danneggiare gravemente il pero Mosca (Drupacee, olivo e agrumi) I frutti delle drupacee che a maturità risultano molli spesso sono mangiati allʼinterno dalla larva biancastra della mosca mediterranea della frutta. Sullʼolivo è lʼinsetto più pericoloso. Crea sulle olive una ferita caratteristica a forma triangolare dove depone le uova da cui si sviluppano le larve. Le olive attaccate cadono oppure danno un olio di pessima qualità. Generalmente lʼattacco si verifica a partire da agosto. I frutti degli agrumi attaccati presentano una macchia giallastra e inconsistente al tatto e successivamente marciscono. Protezione Convenzionale - Trattare con Decis® Jet (su 5-8 ml/10 litri dʼacqua) alla comparsa dellʻadulto e ripetere il trattamento dopo 7-10 giorni; su olivo si può impiegare anche Confidor® 200 O-TEQ® (5-6,25 ml/10 litri dʼacqua). Psilla (Pomacee) I germogli del pero, raramente del melo, vengono colonizzati da insetti molto piccoli dalla forma caratteristica, di colore giallo o bruno verdastro, che producono abbondante melata. Uova di colore arancio sono visibili anche sui rami o sulla pagina inferiore delle foglie. Protezione Convenzionale - Trattare preventivamente alla caduta delle foglie con Confidor® Oil (250-270 ml/10 litri dʼacqua). In seguito, a maggio, al viraggio del colore del frutto, intervenire con Decis® Jet (5-8 ml/10 litri dʼacqua) possibilmente miscelandola con Oliocin® (150 ml/10 litri dʼacqua). Agricoltura biologica – Prima della presenza di melata, intervenire con Piretro ActiGreen (14-16 ml/10 litri dʼacqua) oppure Neemazal T/S (20-30 ml), ripetendo il trattamento dopo 7 giorni. 62 Foto R. Angelini Foto R. Angelini Ricamatori o tortricidi (Pomacee e drupacee) Piccoli lepidotteri tortricidi le cui larve causano caratteristiche erosioni superficiali sulle foglie e sui frutti. Protezione Convenzionale - Non appena si nota la presenza delle prime larvette trattare con Reldan® 22 (20 ml/10 litri dʼacqua) e quindi ripetere il trattamento a intervalli di una settimana. Agricoltura biologica – Utilizzare Success® (10 ml/10 litri dʼacqua) ripetendo il trattamento settimanalmente. Foto R. Angelini Tentredini (Pomacee) I frutticini presentano un foro e anche delle mine ben visibili. Allʼinterno è presente una larva giallastra con capo bruno. Protezione Convenzionale - Trattare preventivamente, prima della comparsa dei boccioli fiorali, con Confidor® Oil (250-270 ml/10 litri dʼacqua) oppure, dopo la fioritura, con Confidor® 200 O-TEQ® (5 ml/10 litri dʼacqua). Agricoltura biologica – Trattare ai primi sintomi dellʼinfezione con Piretro ActiGreen (14-16 ml/10 litri dʼacqua) ripetendo il trattamento ogni 7 giorni. Larva e crisalide di ricamatore su foglia. A sinistra tipico danno da ricamatori. Foto R. Angelini Tignole (Vite e olivo) Sulla vite, larve rosso cupo col capo nero danneggiano i bottoni fiorali e gli acini creando nidi con fili sericei e perforando e svuotando gli acini. Sullʼolivo, la prima generazione penetra nelle foglie e le erode nella pagina inferiore formando una mina a C; la seconda entra nei boccioli fiorali e li distrugge; la terza entra nelle olive e attacca il nocciolo. La larva è color grigio-nocciola. Protezione Convenzionale Trattare la vite con Reldan® 22 (10-15 ml/10 litri dʼacqua) e lʼolivo 63 Frutti attaccati da larve di tentredini. Sotto, larve di tignola su vite e particolari degli adulti con Decis® Jet (7-8 ml/10 litri dʼacqua). Agricoltura biologica – Trattare la vite alla comparsa dei primi adulti con Success® (4-8 ml/10 litri dʼacqua) ripetendo il trattamento a distanza di 7-10 giorni. Questo trattamento è efficace anche contro i tripidi. In alternativa si può impiegare il Piretro ActiGreen (14-16 ml/10 litri dʼacqua). Sullʼolivo si interviene con Neemazal T/S (20-30 ml/10 litri dʼacqua). Tripidi (Drupacee e vite) Insetti molto piccoli e poco visibili che danneggiano i fiori e i frutticini provocando deformazioni e lesioni superficiali. Protezione Convenzionale - Su pesco utilizzare Reldan® 22 (35 ml/10 litri dʼacqua). Agricoltura biologica – Trattare con Success ® (8-10 ml/10 litri dʼacqua su vite e 8-12 su drupacee) e quindi ripetere il trattamento a intervalli di 3-7 giorni sulla vite e 7-10 sulle drupacee. Foto R. Angelini Foto R. Angelini Attacco di tignola su olivo Attacco di tripidi, lesioni su pesca e, a destra, danno su getto di vite. Sotto, ragno rosso e danno su una lamburda Formica Ragno rosso (Pomacee, drupacee e vite) Sulla pagina inferiore delle foglie si possono vedere, con una lente, dei piccoli parassiti rossastri o giallastri, a volte con sottili ragnatele. In inverno è possibile notare sulle gemme delle piccolissime uova rosse. Protezione Convenzionale - Trattare in vegetaziobe con un acaricida specifico. Agricoltura biologica – Trattare in inverno con Oliocin® (300-350 ml/10 litri dʼacqua) Formiche Nei frutteti domestici, in presenza di afidi e cocciniglie, vi è una forte presenza di formiche, attratte dalla melata prodotta da questi parassiti, di cui sono ghiotte. Protezione Trattare alla base dei tronchi con un insetticida Bayer specifico per formiche. 64 Patologie fungine Foto R. Angelini Foto R. Angelini Foto R. Angelini Foto R. Angelini Mal bianco o oidio (Pomacee, drupacee e vite) Le foglie apicali delle pomacee e delle drupacee si presentano accartocciate e coperte da una polvere biancastra; i fiori sono atrofizzati e i petali vengono ricoperti da unʼefflorescenza biancastra. I frutti restano piccoli e deformi e presentano una diffusa rugginosità sulla buccia. Sulla vite si hanno macchie biancastre sulla pagina superiore delle foglie ma lʼattacco non è sempre ben evidente. Sugli acini si forma una patina biancastra e polverulenta e quindi si spaccano. Protezione Convenzionale - Trattare con Folicur® SE su pomacee (23-29 ml/10 litri dʼacqua), a partire dalla fioritura; su drupacee (29-43 ml/10 litri dʼacqua) a partire dalla piena fioritura e su vite (23 ml/10 litri dʼacqua) a partire dalla post-fioritura, ogni 10-14 giorni. In alternativa Proclaim® Combi (15- 20 g/10 litri dʼacqua su drupacee). Agricoltura biologica – Su tutti i fruttiferi impiegare ai primi sintomi di infezione Zolfo Bagnabile Bayer (15-30 g/10 litri dʼacqua) ogni 7-14 giorni. Su vite a 15-30 g ogni 7 giorni. Eʼ consigliabile alternare Folicur SE® a Zolfo Bagnabile Bayer. 65 Attacchi di mal bianco su melo, pesco, su frutti di nettarine e su vite Peronospora (Vite) Sulla pagina superiore delle foglie si evidenziano macchie traslucide mentre su quella inferiore troviamo una muffa biancastra. I tessuti interessati seccano. Sul grappolo, con attacchi precoci, si ha una deformazione e una colorazione brunastra e, con forte umidità, anche la formazione di una muffa biancastra. Negli attacchi tardivi non si ha formazione di muffa e gli acini prima prendono un colore violaceo e poi disseccano. Protezione Convenzionale - Trattare con Melody® Compact (30-35 g/10 litri dʼacqua) da quando i tralci sono lunghi 10 cm, ripetendo il trattamento ogni 7-10 giorni. Nel caso di infestazioni elevate trattare subito con R6® Bordeaux (25-40 g/10 litri dʼacqua) e in seguito con Melody® Compact. Agricoltura biologica – Impiegare preventivamente Cupravit® Blu WG (20-30 g/10 litri dʼacqua) ripetendo il trattamento ogni 7-10 giorni. La dose va elevata a 25-40 g in presenza di forti infezioni e tempo molto piovoso. Ticchiolatura (Pomacee) Sulle foglie si formano macchie vellutate e brune; sui frutti si riscontrano macchie simili che poi suberificano e ne provocano la deformazione. Eʼ la più grave avversità del melo. Protezione Convenzionale - Trattare con Proclaim® Combi (25-30 g/10 litri dʼacqua) oppure con Syllit Flo (8-10 ml/10 litri sʼacqua) a partire dalla prefioritura (stadio orecchiette di topo) e quindi effettuare trattamenti con cadenza quindicinale con Folicur® SE (23-29 ml/10 litri dʼacqua). Agricoltura biologica – Distribuire ogni 15 giorni Cupravit® Blu WG (45 g/10 litri dʼacqua per trattamenti autunno invernali e 20-25 per quelli primaverili estivi). Foto R. Angelini Foto R. Angelini Attacco di ticchiolatura: da sinistra, primi sintomi su foglia, danno su frutticini e frutti gravemente danneggiati Foto R. Angelini Foto R. Angelini Sulla vite la peronospora causa gravissimi danni 66 Foto R. Angelini Foto R. Angelini Maculatura bruna (Pero) Si presenta come macchie necrotiche, tondeggianti, di estensione variabile, in corrispondenza delle quali la polpa marcisce. Le prime manifestazioni compaiono in aprile sulle foglie e, dallʼallegagione sui frutticini. Protezione Convenzionale - Impiegare Folicur® SE (29-43 ml/10 litri dʼacqua) a partire da inizio fioritura fino ad accrescimento frutti, trattando ogni 68 giorni. Moniliosi (Drupacee) Si presenta come una macchia tondeggiante di marciume, coperta da colonie fungine color nocciola, disposte in circoli concentrici. Protezione Convenzionale - Trattare con Folicur® SE (29-43 ml/10 litri dʼacqua), 1-2 trattamenti a cavallo dalla piena fioritura e altrettanti in pre-raccolta. In alternativa usare Proclaim® Combi (20-25 g/10 litri dʼacqua). Agricoltura biologica – Intervenire con Cupravit® Blu WG (5060 g/10 litri dʼacqua). A sinistra, attacco di monilia su nettarine Sotto, foglie di pesco deformate da un attacco di bolla Foto L. Lazzarini Bolla del pesco (Drupacee) Sugli apici le foglie si deformano divenendo bollose, carnose e colorate di rosso. I frutticini mummificano e vengono ricoperti di una muffa biancastra. Protezione Convenzionale – Eseguire 2 trattamenti con (25-30 g/10 litri dʼacqua), uno alla caduta delle foglie e uno a fine inverno. Durante il periodo vegetativo impiegare Proclaim® Combi alla scamiciatura (post-fioritura) e durante lʼaccrescimento del frutto. In alternativa con il medesimo calendario si può usare Syllit Flo (10-20 ml/10 litri dʼacqua). Agricoltura biologica – Per i trattamenti invernali può essere utilizzato Cupravit® Blu WG (50-60 g/10 litri dʼacqua). Caratteristica macchia dovuta a maculatura bruna su Abate. Foto R. Angelini Ruggine (Drupacee) Compare in estate e i danni sono limitati alle foglie dove sulla pagina inferiore si sviluppano le caratteristiche efflorescenze color ruggine. In annate molto piovose compare più precocemente e colpisce anche i frutti. Protezione Convenzionale – Intervenire alla comparsa dei primi sintomi con Folicur® SE (29 ml/10 litri dʼacqua). 67 Pustole dovute a ruggine su foglia di susino Foto R. Angelini Corineo (Drupacee) I sintomi su foglie e frutti si presentano come piccole macchie rosso-violacee circondate da un alone clorotico. Protezione Convenzionale – Trattare preventivamente con Syllit Flo (15-20 ml/10 litri dʼacqua). Agricoltura biologica – Trattare con Cupravit® Blu WG (5060 g/10 litri dʼacqua) in trattamenti autunno invernali. A destra, attacco di corineo su pesco e albicocca Danni da fitoftora su agrumi Foto R. Angelini Foto R. Angelini Tacca necrotica da cancro rameale su pesco Cancri rameali (Drupacee) Si presentano tacche depresse intorno alle gemme e alle ramificazioni, fessurazioni della corteccia e disseccamento delle parti terminali dei rametti. Protezione Convenzionale – Trattare con Proclaim® Combi (25-30 g/10 litri dʼacqua) in inverno, prima del risveglio vegetativo. Agricoltura biologica – Impiegare Cupravit® Blu WG (50-60 g/10 litri dʼacqua) in trattamenti a fine inverno. Fitoftora o gommosi parassitaria (Agrumi) Interessa la parte bassa del fusto e delle grosse branche producendo una necrosi della corteccia che, sopra il suolo, si fende e lascia fuoriuscire gomma. Le parti colpite sotto il suolo marciscono e le piante attaccate si indeboliscono progressivamente e infine seccano. Protezione Convenzionale – Trattare mensilmente con Swan® (20-30 g/10 litri dʼacqua) a partire dalla fioritura. In caso di gravi attacchi integrare con pennellature nella zona infetta del legno. In alternativa R6® Bordeaux (50 g/10 litri dʼacqua). 68 Antracnosi (Agrumi) Eʼ caratterizzata dal disseccarsi di piccoli rami, foglie, gemme e fiori mentre allʼinizio dellʼattacco si presenta normale. Protezione Convenzionale – Effettuare irrorazioni con R6® Bordeaux (50 g/10 litri dʼacqua). Agricoltura biologica – Trattare con Cupravit® Blu WG (25-30 g/10 litri dʼacqua). Foto R. Angelini Botrytis o muffa grigia (Vite) Colpisce i tralci e i grappoli e si manifesta dapprima con macchie necrotiche e poi si sviluppa come una caratteristica muffa grigia che, specialmente in corrispondenza della maturazione, arriva a colpire e coprire tutto il grappolo provocandone la caduta. Le foglie vengono colpite di rado. Si diffonde in presenza di un elevato grado di umidità atmosferica. Protezione Convenzionale – Alla comparsa dei sintomi intervenire con antibotritici specifici. Occhio di pavone (Olivo) Sulla pagina superiore delle foglie si sviluppano delle macchie tondeggianti che raggiungono il centimetro di diametro; hanno colore grigio-rossastro con bordo scuro e alone giallastro. Provoca una grave defogliazione invernale. Protezione Convenzionale – Effettuare un trattamento in ottobre e uno a fine inverno con Syllit® Flo (10-15 g/10 litri dʼacqua). Agricoltura biologica – Trattare a fine inverno e a ottobre con Cupravit® Blu WG (25-35 g/10 litri dʼacqua) ripetendo il trattamento dopo 7-14 giorni, secondo le condizioni climatiche. 69 Acini colpiti da botrite. Sotto, macchie su foglie di olivo dovute a occhio di pavone Protezione dalle erbe infestanti Foto R. Angelini Foto R. Angelini In giardino spesso il terreno sotto le piante da frutto viene tenuto inerbito per cui si praticano le stesse cure necessarie per il prato. Alla base dei tronchi o lungo le file, come ad esempio sulla vite, è consigliabile tenere pulito il terreno in quanto le erbe infestanti, se si sviluppano troppo, entrano in competizione con le piante e le danneggiano sottraendo loro elementi nutritivi e acqua. Le infestanti generalmente vengono tolte a mano oppure utilizzando la zappa che, avendo il manico lungo, è facile e rapida da maneggiare. Questa operazione va fatta preferibilmente in giornate calde e asciutte. Una pratica utile per diminuire la presenza di infestanti è il diserbo che si effettua distribuendo sul terreno il diserbante granulare Bluecontact® alla dose di 50-150 g/10 m² e irrigare. Intervenire in preemergenza delle infestanti e prima della ripresa vegetativa delle colture. In presenza di infestanti applicare Rasikal® Quick alla dose di 5-10 ml/10 m2 da diluire in 3 litri dʼacqua Foto R. Angelini Foto R. Angelini Foto L. Lazzarini Alcune erbe infestanti dei fruttiferi, in senso orario: Setaria viridis (a destra), Veronica persica, Sorghum halepense, Stellaria media e Raphanus spp. 70