PAPILLOMA INVERTITO DEI SENI PARANASALI
Il Papilloma Invertito dei seni paranasali (detto anche Papilloma Schneideriano o
Papilloma Transizionale) è un tumore benigno che origina dalla parete laterale del
naso e si estende ai seni paranasali.
VISIONE ENDOSCOPICA
La causa è ancora sconosciuta ma diversi sono i fattori che ne facilitano
l’insorgenza (allergia, fumo, inquinamento, infezioni da papilloma virus ecc…).
Colpisce soprattutto gli adulti tra i 50 e i 70 anni, con una netta prevalenza del
sesso maschile rispetto a quello femminile.
I sintomi principali sono rappresentati dall’ostruzione nasale (prevalentemente
monolaterale), dalla rinorrea (secrezione nasale) e dall’epistassi (sangue dal
naso).
Questo tumore si caratterizza per la monolateralità dell’insorgenza (tende a
colpire una sola fossa nasale, a differenza dei polipi di natura allergica che sono
in genere bilaterali), per la spiccata tendenza alla recidiva dopo trattamento
chirurgico, per l’elevata aggressività locale nei confronti delle strutture adiacenti
(tende a infiltrare la lamina cribrosa, che separa le fosse nasali dal cervello, e la
lamina papiracea, che le separa dall’occhio) nonché per la tendenza a
degenerare in tumore maligno (carcinoma squamoso).
L’esame endoscopico delle fosse nasali evidenzia una neoformazione polipoide di
aspetto rossastro e consistenza dura, carnosa, a differenza dei polipi infiammatori
o allergici, che. al contrario, assumono un aspetto bianco-translucido e una
consistenza più elastica.
La TAC, eseguita con mezzo di contrasto, è un’indagine necessaria e
indispensabile, che, in caso di papilloma invertito, evidenzierà una neoformazione
monolaterale, interessante quindi una sola fossa nasale, contestualmente a uno o
più seni paranasali dello stesso lato, e permetterà di valutare l’eventuale erosione
del tessuto osseo circostante nonché l’estensione intracranica o intraorbitaria della
neoformazione.
TAC
La Risonanza Magnetica Nucleare, sempre eseguita con mezzo di contrasto, è
complementare alla TAC, nel senso che non la sostituisce ma la completa,
fornendo ulteriori informazioni, preziose e indispensabili a fini sia diagnosti che
prognostici (nella RMN il papilloma invertito assume un caratteristico
caratteristico aspetto cerebri forme, con impregnazione contrastografica
disomogenea).
RMN
La biopsia della lesione può risultare utile ma non sempre è dirimente, in quanto
possono aversi spesso dei “falsi negativi”.
La terapia del Papilloma Invertito è chirurgica e prevede una rimozione ampia
e radicale della neoformazione contestualmente al sub-periostio delle strutture
dalle quali il Papilloma origina e con le quali eventualmente viene in contatto,
infiltrandole e/o usurandole.
Questa metodica, non prevista nella normale chirurgia dei polipi nasali, permette
di ridurre notevolmente le recidive e di controllare bene il paziente nel follow-up
post-operatorio.
Questo tipo di radicalità s’impone in quanto il Papilloma Invertito tende a
recidivare soprattutto nei casi di non completa rimozione, e spesso recidiva
direttamente come tumore maligno (carcinoma) con spiccate caratteristiche di
aggressività.
Non è raro trovare il tumore maligno già all’interno del Papilloma all’analisi
istologica definitiva, dopo l’asportazione (9-10% dei casi).
L’approccio chirurgico può essere sia endoscopico (ESS – acronimo per
Endoscopic Sinus Surgery), oggi sempre più diffuso con il raffinarsi delle
tecniche chirurgiche e della strumentazione dedicata, che combinato a un
approccio trans-mascellare, mediante un’incisione sub-labiale, soprattutto se il
tumore si estende verso la parete laterale del seno mascellare.
E’ corretto eseguire uno o più esami istologici estemporanei durante
l’asportazione, per confermare, da un lato, la presenza del papilloma e, dall’altro,
per escludere o meno l’eventuale interessamento delle strutture che vengono a
contatto con lo stesso.
E’ sempre più raro, oggi, dover ricorrere a tecniche di approccio più invasivo, ma
chiaramente tutto dipende dall’estensione e dal grado d’invasione del tumore.
Dopo l’asportazione chirurgica si applica un protocollo di controlli a distanza che
prevede l’esame endoscopico sistematico della cavità nasale associato a TAC e
Risonanza Magnetica, data la possibilità di recidive anche dopo anni.
In caso di recidiva si sarà così in grado di reintervenire precocemente, con un
intervento di revisione endoscopica sicuramente poco invasivo e in grado portare a
guarigione il paziente.