1 Cantieri di Storia III Terzo incontro Sissco sulla storiografia contemporaneistica in Italia Bologna, 22-24 settembre 2005 L'esperienza di Cromohs e le prospettive delle riviste storiche online 1. La storia di Cromohs, che l'anno prossimo (2006) giungerà al decimo anno di presenza in rete, è essenzialmente la storia di una sperimentazione e l'espressione dell'esigenza di comprendere operativamente quanto e come lo sviluppo del web possa incidere concretamente nella prassi ordinaria della ricerca e della comunicazione in ambito storico. Dieci anni sono un periodo relativamente breve per una tradizionale rivista scientifica, ma assai lungo se misurato con il metro dell'innovazione tecnologica e dell'evoluzione del web, dove la nascita ed il declino rapido di iniziative anche di indubbia rilevanza – per ragioni spesso legate alle condizioni oggettive di sussistenza e alla disponibilità di risorse – è un dato frequente1. Il fatto che Cromohs abbia mantenuto, e consolidato in maniera rilevante rispetto ai primi tempi, la propria esistenza in rete, costituisce dunque, di per sé, un dato confortante, soprattutto se connesso al riconoscimento che a questa iniziativa è venuto da parte di iniziative di accertata importanza nel quadro della comunicazione scientifica di ambito storico e umanistico: l'indicizzazione dei lavori pubblicati su Cromohs da parte di ABC-CLIO (Historical Abstracts e America: History and Life)2 , la sua inclusione nella Directoy of Open Access Journal (DOAJ)3, alla cui inziativa Cromohs aderisce condividendo pienamente la filosofia editoriale dell'open access – su cui è stata avviata una 1 Vedi ad esempio, per un ambito che non investe specificamente il tema delle riviste elettroniche ma che incide in maniera rilevante sulle condizioni della comunicazione scientifica in rete, il tramonto di progetti volti alla costituzione di motori di ricerca ad area limitata (LASE) come quelli di Argos, Hippias e Noesis, che erano stati salutati dalla comunità umanistica del web, e da chi scrive in particolare, come esperienze di particolare interesse, e che adesso rinviano ad una triste Project Removal Notice, in cui si segnala la chiusura del progetto per mancanza di risorse ( vedi http://argos.evansville.edu/ ). 2 Vedi http://sb2.abc-clio.com:81/ 3 Vedi http://www.doaj.org/ 2 discussione che ci appare come l'inizio di possibili mutamenti, più radicali e generalizzati, nella logica e nella prassi della pubblicazione scientifica4 - , la partecipazione ad importanti programmi internazionali di cooperazione che investono la didattica in ambito storico e l'utilizzazione di risorse digitali come Cliohnet5, sono solo alcuni indicatori – a cui molti altri potrebbero aggiungersi – di un consolidamento del riconoscimento di qualità e di affidabilità scientifica che non può non costituire motivo di soddisfazione e di conferma di molte ipotesi di lavoro elaborate quando con Guido Abbattista, in tempi che ci appaiono ormai remoti, fu intrapresa questa esperienza. Esperienza che peraltro non avrebbe potuto avere un futuro se non avesse l'apporto costante, e rinnovato nel tempo, di molti giovani che collaborano, con passione ed entusiasmo, ad un'impresa collettiva che non conta su alcun contributo specifico da parte di organismi pubblici o privati, e fondamentalmente si basa sull'attività volontaria da parte di tutti coloro che a vario titolo ne sono coinvolti. 2. Sicuramente a questo risultato hanno concorso alcune premesse alle quali abbiamo cercato di mantenerci fedeli nel corso degli anni, ed in particolare la riproduzione sul web di connotati tradizionalmente propri delle riviste scientifiche tradizionali (responsabilità editoriale, comitato scientifico, sistema di peer-review, etc.). Il problema principale legato all'affermazione di una nuova rivista storica integralmente online è stato inteso sin dall'inizio, in altri termini, come un problema non di informatica applicata ma di contenuti di ricerca storica distribuiti in rete. Il web si presentava come un'occasione eccezionale per la comunicazione della ricerca, e nel livello scientifico dei contributi presentati nella rivista abbiamo inteso, ed intendiamo tuttora, consistesse la ‘qualità’ di una rivista come di ogni altra iniziativa scientifica in rete, all'interno di un discorso più generale sulla valutazione dei siti su cui è in corso un'ampia ed interessante discussione ma che rischia di sovrapporre aspetti di 4 Vedi tra l'altro, a questo proposito, il dibattito su Open archives e comunicazione scientifica (coord. da R. Minuti, G. Roncaglia e A. Zorzi), che si è svolto presso il Dipartimento di Studi storici e geografici dell'Università di Firenze, il 16 febbraio 2005. (http://www.storia.unifi.it/%5Fstorinforma/Ws/ws-editoria05.htm#Programma). 5 Vedi http://www.clioh.net/ . In collaborazione con il progetto Cliohnet è stato avviato lo sviluppo di una collana digitale di testi e documenti sulla storia dell'identità europea nell'ambito della biblioteca digitale Eliohs (http://www.eliohs.unifi.it/collane.php?collana=2). Eliohs, originariamente parte del progetto Cromohs, ha assunto successivamente una configurazione autonoma. 3 funzionalità complessiva, di organizzazione informatica, di gestione – indubbiamente importanti soprattutto in termini di catalogazione dei siti - ad aspetti più intrinsecamente pertinenti la ricerca e per i quali solo le variabili esigenze degli studiosi possono avere valore. E' esperienza corrente che siti che presentano caratteristiche molto deboli dal primo punto di vista, e che non meritano pertanto giudizi positivi in termini di valutazione complessiva – spesso recuperati banalmente attraverso motori generalisti e non repertori selezionati - , possano presentare materiali, documenti, contributi di grande importanza per chi svolge una ricerca su un tema specifico. Cromohs ha cercato di soddisfare entrambe queste esigenze, con un'attenzione fondamentale rivolta tuttavia, come si accennava, alla selezione qualitativa dei materiali pubblicati, cercando in questo di dare risposta all'esigenza diffusa soprattutto in ambito di ricerca universitaria e scientifica umanistica, di ricomporre in rete circuiti di affidabilità e di ordine sostanzialmente legati a criteri che provengono da una tradizione metodologica che non intendiamo dimenticare. Proprio la similitudine con la struttura e la forma tradizionalmente proprie delle riviste accademiche è stata intesa sin dall'inizio come una linea operativa che non solo avrebbe garantito una qualità oggettiva alla rivista, ma avrebbe anche contribuito a ridurre in maniera significativa, sin dall'inizio, quella diffidenza nei confronti della comunicazione in rete che soprattutto da parte della generazione meno giovane di studiosi si presentava alcuni anni fa come un ostacolo non trascurabile per un'affermazione sicura di una modalità di comunicazione scientifica così diversa rispetto all'ambito dell'editoria cartacea. Espressione particolarmente delicata di questa diversità era ad esempio la labilità del quadro legislativo che regolava, e che sostanzialmente tuttora caratterizza dal punto di vista applicativo, pur nelle significative innovazioni introdotte recentemente a questo proposito, le pubblicazioni online6. Sicuramente, da questo punto di vista, il fatto che la Firenze University Press, in quanto editore di Cromohs, garantisca il deposito legale dei testi pubblicati dalla rivista su un server della Biblioteca Nazionale 6 Vedi C. Spagnolo, "Riviste elettroniche e portali italiani di storia contemporanea", in A. Criscione, S. Noiret, C. Spagnolo, S. Vitali, a cura di, La storia a(l) tempo di internet. Indagine sui siti italiani di storia contemporanea, Bologna, Patron, 2004, p. 165, n.9, in cui, con riferimento alla legge 106 del 15 aprile 2004 (G.U, n.98, 17 aprile 2004) si sottolineano gli "enormi margini di aleatorietà" che caratterizzano l'applicazione della legge stessa, per la quale manca tuttora un decreto attuativo, ed il fatto che "il deposito è di scarsa utilità se non si prevedono forme di consultazione […], di indicizzazione, riordinamento, catalogazione, ecc.". 4 Centrale di Firenze7, ha offerto un livello di affidabilità che si è tradotto immediatamente in un consolidamento del livello qualitativo della rivista. 3. Al di là del consolidamento, del riconoscimento, e dei programmi di sviluppo che investiranno nel prossimo futuro tanto la struttura informatica della rivista quanto la sua articolazione redazionale, l'esperienza di un decennio circa di attività consente anche di riflettere, con una consapevolezza maggiore rispetto agli inizi, sui problemi specifici, di metodo e di contenuto, propri delle riviste elettroniche. In uno dei più interessanti contributi apparsi recentemente sul tema delle riviste storiche elettroniche in Italia, Carlo Spagnolo – che a Cromohs dedica una particolare attenzione e giudizi lusinghieri8 - pone opportunamente l'accento sul fatto che tanto la questione del deposito legale, quanto quella della periodicità, che Cromohs ha cercato di risolvere inaugurando una pratica che si è rivelata efficace9, pongono problemi complessi e non immediatamente risolvibili con l'emulazione di forme proprie delle pubblicazioni cartacee10. E' un'osservazione importante, che rinvia direttamente ad un problema più generale, che non può essere troppo agevolmente eluso. Il problema è traducibile, alla radice, in un interrogativo: che cos'è una rivista elettronica? Il termine ‘rivista’ rinvia, tradizionalmente, da un lato alla periodicità di raccolte di contributi di ricerca, dall'altro alla dimensione dei contributi stessi (saggi, note, recensioni) non assimilabili dal punto di vista quantitativo ad un volume, e vincolati pertanto a criteri di ordinamento bibliografico distinti da quelli propri del libro. L'emulazione in rete di contenitori di contributi di ricerca analoghi alle riviste, nella forma in cui risultano consolidati da una tradizione culturale plurisecolare, non può nascondere il fatto che, nel web, queste caratteristiche non sono sollecitate o determinate dalla natura del mezzo di comunicazione, ma sono in qualche modo imposte dalla volontà di mantenere criteri di 7 Per i termini dell'accordo tra Firenze University Press (FUP) e Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, relativo al deposito volontario delle riviste elettroniche vedi http://epress.unifi.it/CMpro-v-p-274.html. 8 Vedi C. Spagnolo, "Riviste elettroniche e portali italiani di storia contemporanea" cit. 9 La nozione di periodicità introdotta da Cromohs, per rispondere alle esigenze della registrazione legale della testata e salvare al tempo stesso il carattere peculiare di aggiornamento continuo proprio di una rivista elettronica, prevede che il numero si "apra" il primo gennaio di ogni anno e si "chiuda" alla conclusione di ogni anno solare. 10 Vedi C. Spagnolo, "Riviste elettroniche e portali italiani di storia contemporanea" cit., p.181. 5 distinzione che vengono dal passato, dalla realtà tipografica, e che non hanno molto senso nella realtà della comunicazione digitale. L'inclusione all'interno di una ‘rivista’ digitale di contributi di estensione pari a quella di un libro non trova alcuna difficoltà – di fatto, con Cromohs abbiamo sperimentato questa possibilità, con la pubblicazione ad esempio di intere raccolte di atti di convegni –, così come l'inclusione di apparati complessi, l'articolazione interna in sezioni che possono assumere spessore molto più ampio di quello concepibile in una rivista tradizionale, o l’inserimento di intere biblioteche di documenti connessi ai temi affrontati dalla rivista, sono tutte possibilità che non solo una rivista elettronica consente, ma che in certo modo la natura stessa del mezzo telematico sollecita. Lo stesso vale per la nozione di periodicità, che solo esigenze legate ad una registrazione legale ancora vincolata ai termini della legge sulla stampa dell'8 febbraio 1948 ( e non del tutto superate dalla più recente normativa in materia di editoria elettronica11) hanno indotto a definire con una formulazione che consentisse la registrazione. Ma è indubbio che la nozione tradizionale di periodicità applicata alle riviste elettroniche non ha molto senso, sia dal punto di vista dell'organizzazione interna della rivista, sia dal punto di vista della necessità di stabilire una collocazione temporale per i documenti pubblicati, per la quale la sola indicazione della data di immissione del documento in rete e dei possibili successivi aggiornamenti – ed il recupero dell'informazione sulla base di modalità di ricerca che utilizzino un campo relativo alla datazione – sostituisce e rende anzi più precisa la soddisfazione di questa esigenza; un aspetto di cui la normativa sulla registrazione legale dei periodici elettronici dovrebbe tenere adeguatamente conto. Ed ancora, una rivista online si presta ad essere luogo privilegiato di discussione, di dibattito, ambito di produzione di materiali di lavoro che non necessariamente debbono avere i caratteri della ricerca conclusa bensì possono mantenere quelli propri del lavoro in progress, al quale possono partecipare più attori, seguendo tempi e cadenze molto diverse rispetto alla periodicità propria di una rivista cartacea, e mantenendo la possibilità di un aggiornamento continuo del lavoro e dell’inserimento di documenti nuovi. 11 Vedi ancora C. Spagnolo, "Riviste elettroniche e portali italiani di storia contemporanea" cit, p.163 e n. 6. 6 In altri termini, ciò che è consentito da web, e che risulta complicato, se non impraticabile per una rivista tradizionalmente intesa, è talmente ampio da rendere quasi inopportuna l'utilizzazione del termine ‘rivista elettronica’ se non per riviste che abbiano già un'esistenza cartacea e che presentino una parallela versione online. Siti di interesse storico, che pure non si propongono come riviste, possono in altri termini offrire al loro interno molte, se non tutte, le caratteristiche di contenitori di letteratura scientifica che sono propri di una rivista. Forse sarebbe opportuna una diversa denominazione, più conforme alle caratteristiche peculiari del web, ma tutta la realtà dell'editoria digitale testimonia di quanto sia difficile trovare denominatori nuovi ed efficaci – corrispondenti alla diversa natura del documento digitale - ed evitare il ricorso alla terminologia propria dell'universo cartaceo. E d'altra parte la genericità disarmante del termine ‘sito’ non risolve l'esigenza di una terminologia più specifica, che agevoli tanto la classificazione quanto la ricerca dei contenuti. 4. Ponendoci nella posizione di chi usa la rete per esigenze di studio e ricerca, è indubbio che il poter ritrovare nel web quella stessa dimensione di contenitore di letteratura scientifica proprio delle riviste tradizionali è quanto viene immediatamente colto come il principale aspetto positivo e di maggiore utilità delle riviste elettroniche, e può essere visto come la ragione principale della loro espansione sul versante complessivo della ricerca storica e umanistica12. La rilevanza di iniziative consorziate di particolare ampiezza ed efficacia, come quella ormai consolidata di Revues.org13 costituisce un'espressione tangibile di quanto possa essere importante, per l'ambito complessivo delle scienze umane, la disponibilità in rete dei risultati della ricerca corrente e delle informazioni relative alle attività correlate. Il dibattito sul ruolo delle riviste accademiche e sulle nuove modalità di produzione di letteratura scientifica è già considerevolmente esteso, proponendo uno scenario che è lecito prevedere in espansione anche in Italia, nonostante ritardi significativi rispetto alle aspettative originarie. Ancora relativamente scarse sono le iniziative di riviste elettroniche di interesse storico che nel contesto italiano possano essere accreditate di 12 Per una riflessione recente sui nuovi problemi della comunicazione scientifica legati allo sviluppo delle riviste elettroniche vedi G. Boismenu, G. Beaudry, Le nouveau monde numérique. Le cas des revues universitaires, Paris, La Découverte, 2002. 13 Vedi www.revues.org . 7 sicura qualità scientifica, ma proprio in tempi molto recenti segnali interessanti di un'accelerazione in questa direzione sono sicuramente registrabili14. Sono segnali importanti, che documentano anche un dato nuovo, ossia un'esigenza di intervento e di partecipazione che tende a superare i confini di una comunicazione scientifica legata alla tradizione del ‘contributo’; esigenza che si estende ad un ambito più vasto di studiosi, soprattutto giovani che provengono dal mondo universitario e che hanno legittimo desiderio di far sentire la propria voce in forme diverse rispetto alla preparazione del saggio o della nota critica destinati alle sedi tradizionali della comunicazione scientifica accademica, ma che trovino pur sempre una collocazione adeguata in un contesto selezionato e riconosciuto di ‘addetti ai lavori’. Si è parlato spesso, e si parla tuttora, dell'opportunità che il web offre di giungere immediatamente all'intero mondo di coloro che sono connessi alla rete, superando tutti i complessi passaggi intermedi propri della produzione e della diffusione di documentazione a stampa; ma si è talvolta dimenticato che lo scopo principale per chi mira ad una comunicazione autentica non è l'annegamento del proprio contributo nel mare indistinto del web, ma la sua collocazione in contesti riconoscibili che consentano una ricezione efficace da parte di chi sia direttamente interessato ai temi che si intende discutere e che sia in grado di apprezzarli. Non è un caso che anche per una rivista come Cromohs, che ha inteso affermarsi con i connotati tipici della rivista universitaria, la sezione delle recensioni costituisca il settore più espansivo, verso il quale le richieste di pubblicazione, da parte soprattutto di giovani, sono più forti. 5. Anche nella possibilità di dare più efficacemente ascolto ad una domanda di partecipazione più estesa rispetto alle possibilità concesse dalla tradizionale pubblicazione a stampa, le riviste elettroniche rivestono dunque un ruolo importante. Più difficile risulta sostenere che nello sviluppo delle riviste elettroniche siano da cogliere segnali rilevanti non solo di come si muova la ricerca in termini di oggetti e di contenuti, e di ampliamento degli interlocutori, ma anche di un'evoluzione nelle modalità di costruzione, di organizzazione e di presentazione dei risultati della ricerca. 14 Alle testate recensite da C. Spagnolo nella puntuale indagine citata, si possono aggiungere il recentissimo avvio di Storicamente, del Dipartimento di discipline storiche dell'Università di Bologna (http://www.storicamente.org/index.htm) , e di Balbisei, del Dipartimento di Storia moderna e contemporanea dell'Università di Genova (http://www.balbisei.unige.it/). 8 Quanto lo ‘stile’ del web15 possa incidere anche sul versante della costruzione del discorso storico credo sia un tema ancora molto suscettibile di verifica, di osservazione e di riflessione. La testimonianza che proviene dall'esperienza di Cromohs è che ancora i caratteri tradizionalmente propri della scrittura saggistica (dal contributo originale di ricerca, alla nota critica, alla scheda bibliografica) sono ritenuti validi, e che forme diverse di strutturazione del discorso – con la presenza più estesa dell'ipermedialità, per esempio - non manifestano significativamente la loro incidenza. Dobbiamo considerarlo un limite, un segno del ritardo della pratica di scrittura degli storici di fronte alle opportunità offerte dal web? Non credo, e penso che a questo proposito si possa correre il rischio di pensare all'incontro tra sviluppo della tecnologia telematica e orientamenti della produzione scientifica, anche in ambito umanistico, cadendo nell'inganno proprio dell'ansia dell'adeguamento tecnologico, che non ci consente di vedere con chiarezza il primato degli attori, di chi usa la rete e la ritiene strumento essenziale per la ricerca e lo studio. Di fatto se la rete, e le riviste elettroniche in particolare, sono intese essenzialmente come strumento di comunicazione di forme di discorso storico che tendono a conservare aspetti consolidati del mestiere (il riferimento ai documenti, le forme delle citazioni, l'identificazione chiara dell'autorità di chi scrive e della sua responsabilità, le note) questo dovrebbe essere inteso più un merito che un limite – limite che andrebbe piuttosto visto nella loro perdita di rilevanza - , e l'indice del fatto che una tradizione plurisecolare di pratica storiografica può essere intesa come conforme, e non facilmente sostituibile o relegabile al settore antiquario, anche di fronte allo sviluppo della tecnologia della comunicazione telematica. Molto probabilmente mutamenti interverranno anche da questo punto di vista, senza tuttavia che sia necessario pensare ai tempi del mutamento in termini imposti dallo sviluppo della tecnologia, e lasciando sempre il primato della decisione e della scelta a chi concretamente produce storiografia, e che usa la rete per studiare e comunicare, considerando come requisiti essenziali i caratteri consolidati e condivisi del proprio mestiere. In questo processo, che è complessivamente un ‘cantiere’, e che sarà indubbiamente segnato dalla crescita oltre che da una possibile modificazione dei codici di riferimento 15 Vedi F. Carlini, Lo stile del Web. Parole e immagini nella comunicazione di rete, Torino Einaudi, 1999. 9 della comunicazione telematica che credo non sia consentito ritenere come stabili e definitivamente acquisiti, anche Cromohs continuerà ad essere presente con il proprio contributo di documentazione e di esperienza, così come è stato sin dalla ideazione, al tempo pionieristica, di questa iniziativa.