MEDOCC Università degli Studi di Palermo C.I.R.P.I.E.T. Capitolo 4 Schede tecniche per ciascun parametro individuato (metodologia di rilievo, parametri ed unità di misura, strumentazione necessaria, tipologia di output) Pagina 0 MEDOCC Università degli Studi di Palermo C.I.R.P.I.E.T. 4.1 Metodi ed apparecchiature per la misura delle concentrazioni degli inquinanti in atmosfera Le concentrazioni degli inquinanti nell'atmosfera vengono usualmente espresse in microgrammi a metro cubo (mg/mc); per l'ossido di carbonio la concentrazione viene espressa in milligrammi a metro cubo (mg/mc). In alcuni casi le concentrazioni vengono espresse in parti per milione; la conversione delle due grandezze può essere effettuata mediante la relazione, valida alla temperatura di 25° ed alla pressione di 760 mm di mercurio: 3 µg/m = ppm A 106 /24500 in cui è stato indicato con A il peso molecolare dell'inquinante. Nel caso in si voglia esaminare il solo inquinamento da traffico, deve essere previsto il monitoraggio almeno del CO, degli NO2, dell'SO2, del benzene e delle polveri. La misura delle concentrazioni può essere effettuata mediante sistemi manuali e sistemi automatizzati. Nei primi il prelievo dei campioni, la misura e la registrazione dei risultati, o di qualsiasi combinazione di questi, viene effettuata manualmente. Nei secondi le operazioni indicate vengono effettuate automaticamente. I sistemi manuali hanno valore di metodologia di riferimento; i sistemi automatizzati vengono impiegati correntemente nel controllo della qualità dell'aria, in quanto adatti alla realizzazione di misurazioni continue, anche in postazioni remote, dalle quali i dati rilevati possono essere trasmessi via cavo (elettrico o a fibre ottiche), oppure via etere, ai punti centrali di controllo. Per l'esecuzione delle misurazioni, in manuale ed in automatico, possono in generale essere utilizzate tecnologie e procedure differenti; le modalità di esecuzione delle misurazioni, eseguite a fini ufficiali, sono state tuttavia standardizzate Pagina 0 MEDOCC Università degli Studi di Palermo C.I.R.P.I.E.T. a livello normativo. I principali riferimenti sono costituiti, in primo luogo, dal DPCM 28.03.1983 «Limiti massimi di accettabilità delle concentrazioni e di esposizione relativi ad inquinanti dell'aria nell'ambiente esterno», che contiene prescrizioni sui metodi analitici manuali applicabili per la misura delle concentrazioni delle particelle sospese, del biossido di zolfo, del biossido di azoto, del piombo, del monossido di carbonio, dell'ozono, degli idrocarburi totali, escluso il metano, e del fluoro. Vengono inoltre fornite indicazioni sulle caratteristiche dei sistemi automatici di misura del biossido di zolfo, del biossido di azoto, dell'ozono, dell'ossido di carbonio e degli idrocarburi non metanici. Nel successivo DPR 24.05.1988, n.203 «Attuazione delle direttive CEE numeri 80/779, 84/360 e 85/203 concernenti norme in materia di qualità dell'aria, relativamente a specifici agenti inquinanti, e di inquinamento prodotto dagli impianti industriali, ai sensi dell'art. 15 della Legge 183/87», relativamente ai metodi analitici manuali, sono state introdotte nuove procedure, sostitutive delle precedenti, per la determinazione delle concentrazioni di SO„ NO2, materiale particellare e piombo; è stata inoltre aggiunta una procedura per la determinazione dell'indice di fumo nero. Relativamente ai sistemi automatizzati, sono state fornite le specifiche degli analizzatori di biossido di azoto. Infine, mediante il Decreto del Ministro dell'Ambiente del 25.11.1994, «Aggiornamento delle norme tecniche in materia di limiti di concentrazione e di livelli di attenzione e di allarme per gli inquinanti atmosferici nelle aree urbane e disposizioni per la misura di alcuni inquinanti di cui al decreto ministeriale 15.04.1994», vengono specificati i metodi di misura delle concentrazioni in massa del materiale particolato di diametro aerodinamico inferiore a 10 mm (PM10) e del benzene. Si ritiene in questa fase di descrivere i principi chimico-fisici dei metodi di misura previsti dalle normative relativamente al materiale particolato ed al benzene, rimandando, per gli altri inquinanti considerati, alle normative stesse per approfondimenti. Tabella 1- Possibili caratteristiche e requisiti minimi della rete di monitoraggio atmosferico Parametro rilevato Esempio di apparecchiatura Biossido di zolfo Ossidi di azoto Spettroscopio fluorescenza UV chemioluminescenza Monossido di carbonio Polveri totali sospese Polveri frazione resp. (PM10) Idrocarburi totali Assorbimento a radazioni Gravimetrico Attenuazione dei raggi β Ozono Gascromatografia con rivelatore FID Assorbimento a radiazione UV Intervallo di misura consigliato 0 - 1310 µg/m3 NO 0 – 1230 µg/m3 NO2 e NOX 0 - 1880 µg/m3 0 – 100 mg/ m3 ---------------------0 – 2000 µg/m3 0 – 10 PPM 0 – 700 mg/ m3 Pagina 0 MEDOCC Università degli Studi di Palermo C.I.R.P.I.E.T. Le postazioni di rilevamento automatiche sono costituite da uno o più campionatori o analizzatori automatici, a seconda del numero di inquinanti da monitorare, racchiusi in un locale oppure in una capannina coibentata; la capannina è in genere realizzata in modo da poter essere trasportata, qualora si desideri spostare il punto di misura. La capannina deve essere dotata di alimentazione elettrica (si adotta in genere la tensione standard di rete), e di un sistema di climatizzazione. In genere le singole postazioni sono collegate fisicamente (mediante cavi elettrici oppure a fibre ottiche), o via radio, al posto centrale di elaborazione e controllo, a cui i dati rilevati, insieme ai parametri di controllo degli analizzatori, vengono trasmessi con continuità. Qualora il collegamento diretto con la centrale di controllo risulti difficile, oppure non sia necessario disporre dei dati in tempo reale, è possibile realizzare postazioni di rilevamento gestite integralmente da un computer locale, che effettua anche la registrazione dei dati su supporto magnetico; gli addetti alla manutenzione della postazione provvedono periodicamente a leggere il supporto magnetico in sito, oppure a trasportarlo per la lettura al centro di controllo. Il numero di postazioni di rilevamento deve essere scelto in funzione dei seguenti parametri: - caratteristiche topografiche e meteo-climatiche dell'area di studio; - densità, distribuzione ed intensità delle sorgenti di emissione; - densità e distribuzione della popolazione. Le postazioni di rilevamento vengono organizzate in reti, la cui estensione spaziale può essere molto diversa, a secondo dello scopo del monitoraggio. Allorché si ritiene sufficiente estendere il monitoraggio ad archi di tempo limitati, effettuando nel contempo misurazioni in numerosi punti, si preferisce ricorrere a laboratori mobili. Tali laboratori sono costituiti da furgoni leggeri, in genere di peso totale inferiore a 3,5 tonnellate, al cui interno vengono installati gli analizzatori ed i relativi sistemi di controllo ed acquisizione dati; sui veicoli viene inoltre installata la strumentazione per il monitoraggio dei parametri meteorologici. I veicoli debbono essere dotati di condizionatore d'aria e, nel caso in cui si debbano effettuare monitoraggi lontano dalla rete di distribuzione dell'energia elettrica, di appositi gruppi elettrogeni. Ogni cura deve essere posta affinché i campioni di aria prelevati non siano contaminati dai gas di scarico dei gruppi elettrogeni stessi. Pagina 0 MEDOCC Università degli Studi di Palermo C.I.R.P.I.E.T. Figura 1 - Centralina mobile di monitoraggio atmosferico Figura 2- Interno centralina mobile Pagina 0 MEDOCC Università degli Studi di Palermo C.I.R.P.I.E.T. 4.1.1 MATERIALE PARTICOLATO (PM10) Il particolato atmosferico in sospensione è raccolto su filtri a membrana micropori da 47mm di diametro, porosità 0,45 micron (condizionati in stufa termostatata per due ore a 80° C e 24 ore in essiccatore con gel di silice), aspirando aria alla portata di 20 l/m mediante campionatori sequenziali programmabili con contatore volumetrico e compensazione di portata (n.3 mod. ECOL / TECORA e n. 1 mod. AIR5000/5005 SEA). Sui filtri sono stati determinati: Particolato Totale Sospeso con il metodo gravimetrico mediante bilancia analitica METTLER M54 con sensibilità 0,01 mg. Metalli pesanti con la seguente metodica: filtri sottosti ad attacco acido in matracci da 25 cc con 2,5 cc di acido nitrico super puro al 65%, riscaldati fino all'ebollizione, chiusi con tappi smerigliati e raffreddati lentamente; dopo 24 h portati a volume a 20°C e determinati i metalli pesanti mediante assorbimento atomico, con fiamma alimentata da miscela aria-acetilene, con spettrofotometro A.A.PERKIN ELMER 5000 con correttore di fondo al deuterio. Le polveri sedimentabili totali sono raccolte con quattro deposimetri per la raccolta congiunta delle deposizioni secche ed umide, costituiti da treppiede di sostegno alto 1,80 m, imbuto sulla superficie del quale si depositano le polveri che tramite un raccordo in polietilene vengono convogliate in bottiglia di vetro della capacità di 10 lt. e dalla quale vengono prelevate, previo lavaggio dell'imbuto con cadenza quindicinale. Su questi campioni sono determinate le polveri sedimentabili totali secondo la metodica indicata dal gruppo di lavoro della Commissione Centrale Inquinamento Atmosferico del Ministero dell'Ambiente ed effettuata l'analisi delle precipitazioni seguendo le indicazioni riportate su "Metodologie e controlli di qualità per lo studio della chimica delle deposizioni atmosferiche in Italia" nell'ambito della rete RIDEP promossa dal Ministero dell'Ambiente e da CNR - Istituto Italiano di Idrobiologia. Le determinazioni, i metodi e la strumentazione utilizzata per l'analisi delle precipitazioni sono le seguenti: • • • • pH - Potenziometria con elettrodo di Ross Conducibilità - Conduttimetro Amel mod. 160 Alcalinità - Potenziometria con estrapolazione del punto equivalente tramite due punti di pH. N - NO3, N - NH4, P - PO, Cl, SO4 - Spettrofotometria di assorbimento molecolare a flusso continuo SMA Plus Tecnicon. Con un deposimentro MTX "WET and DRY" provvisto di due contenitori in polietilene con bocca dal diametro di 29 cm e apposito sensore che in caso di pioggia chiude il contenitore delle deposizioni secche ed apre quello delle deposizioni umide, si raccolgono in modo separato le deposioni secche ed umide. Pagina 0 MEDOCC Università degli Studi di Palermo C.I.R.P.I.E.T. 4.1.2 MONITORAGGIO DEL BENZENE La presenza di benzene nell'atmosfera è un problema particolarmente rilevante nelle aree urbane dove insistono densità abitative elevate e notevoli quantità di traffico veicolare. La quantità predominante di benzene (circa 85%) deriva dai gas di scarico dei veicoli mentre una percentuale minore (15%) proviene dalle emissioni evaporative. La dispersione del benzene in atmosfera è connessa a una serie di variabili di tipo meteorologico (variazioni stagionali e giornaliere), socio-economico (intensità e fluidità del traffico giornaliero e orario) e geografico (distribuzione degli assi stradali principali, morfologia del territorio, ecc.). L'entrata in vigore del DM n. 60 del 2/4/2002 (recepimento della Dir. 2000/69/CE) ha stabilito il valore limite per la protezione della salute umana di 5 µg/m3, valore da raggiungere entro il primo gennaio 2010. Il DM n. 60 prevede anche un margine di tolleranza di 5 µg/m3 (che riporta il valore limite a 10 µg/m3) fino al 31 dicembre 2005. Dal primo gennaio 2006, e successivamente ogni 12 mesi, il valore è ridotto secondo una percentuale costante per raggiungere lo 0% di tolleranza al primo gennaio 2010. Il rilevamento viene condotto con l'ausilio di strumentazione automatica in continuo, campionatori attivi e passivi, secondo programmazioni specifiche. Gli analizzatori automatici trasferiscono in continuo i dati di concentrazione rilevati ai Centri Operativi, che gestiscono le reti di monitoraggio, mentre gli altri sistemi di campionamento (attivi e passivi) prevedono l'assorbimento dell'aria ambiente su un supporto di carbone attivo, il successivo trattamento in laboratorio e l'analisi strumentale. Ciò comporta tempi di restituzione dei risultati più lunghi che, comunque, non creano problemi in quanto, secondo la normativa, le elaborazioni dai dati prevedono un tempo di mediazione annuale e non sono stabilite soglie sulle concentrazioni medie di breve periodo (orarie, giornaliere). Tabella 2 – Valore limite imposto da normativa Normativa Contenuto DM n. 60 del 2/04/2002 (recepimento della Direttiva 2000/69/CE) Valore limite annuale per la protezione della salute umana Valori di riferimento 5 µg/m3 (considerando il margine di tolleranza tale livello viene di fatto riportato a 10 µg/m3 fino al 31 dicembre 2005 e successivamente ridotto gradualmente per raggiungere 5 µg/m3 il primo gennaio 2010) Pagina 0 MEDOCC Università degli Studi di Palermo C.I.R.P.I.E.T. 4.2 Le reti di monitoraggio in Italia Nel nostro Paese il sistema di monitoraggio della qualità dell'aria è strutturato su tre livelli fondamentali, secondo quanto stabilito dal decreto 20 maggio 1991 dei Ministri dell'Ambiente e della Sanità «Criteri per la raccolta dei dati inerenti la qualità dell'aria». L'allegato I del decreto citato fissa inoltre i criteri per la realizzazione dei sistemi per il rilevamento dei dati di qualità dell'aria. Le funzioni di livello nazionale sono svolte dal Ministero dell'Ambiente nell'ambito del Sistema Informativo Nazionale Ambientale (SINA). Tali funzioni consistono, oltre che nella raccolta e pubblicazione dei dati a livello nazionale, nella definizione dei livelli di pericolosità, nella determinazione delle modalità di misura, nella omologazione delle strumentazioni; la valutazione dei dati raccolti sotto il profilo igienico-sanitario è invece riservata al Ministero della Sanità. Le funzioni a livello regionale consistono nel coordinamento dei sistemi provinciali, anche ai fini della redazione e della verifica dei piani regionali per il risanamento della qualità dell'aria. Le funzioni a livello provinciale riguardano il funzionamento del sistema di rilevamento, l'attendibilità delle misure, il controllo e la prevenzione dell'inquinamento. I sistemi provinciali devono essere dotati di un centro operativo per la raccolta dei dati (COP, Centro Operativo Provinciale), al quale afferiscano tutte le postazioni ubicate sul territorio. In particolare le reti metropolitane operano nell'ambito del livello provinciale. Al centro provinciale è demandata le gestione tecnico-operativa delle reti pubbliche, la supervisione dei sistemi di rilevamento, la valutazione dei dati sotto il profilo igienico-sanitario. Secondo il decreto citato, le reti di monitoraggio devono consentire di valutare le concentrazioni di alcuni inquinanti primari e precursori di inquinanti secondari, in fase gassosa (CO, SO2 NO2, idrocarburi, volatili) ed in fase particellare (particolato sospeso, piombo ed altri metalli pesanti nel particolato sospeso), nonché di alcuni inquinanti secondari, in fase gassosa (NO2, O2, NO) ed in fase particellare (prodotti di trasformazione degli ossidi di azoto e dell'anidride solforosa). Per il rilievo degli inquinanti citati è richiesta la costituzione di un'idonea rete di monitoraggio. La misura di tutte le concentrazioni non è richiesta in ogni stazione, infatti, alcuni inquinanti, come l'ossido di carbonio, sono soggetti ad elevati gradienti spazio-temporali e necessitano, quindi, di misure puntuali; altri, come gli ossidi di azoto e di idrogeno, presentano concentrazioni più uniformi e possono, quindi, essere rilevati in un numero limitato di punti opportuni. Per gli inquinanti di origine fotochimica, come l'ozono ed il PAN (perossiaceti 1nitrato), la misura delle concentrazioni deve essere effettuata preferibilmente in aree periferiche, lontane da fonti dirette di inquinamento e poste sottovento rispetto al centro urbano: La rete di rilevamento urbana deve essere articolata su quattro livelli di stazioni: A) stazioni di base o di riferimento, finalizzate alla valutazione dei valori di fondo, da ubicare in aree non direttamente interessate dalle sorgenti di emissione urbana (parchi, aree pedonali); in queste stazioni debbono essere rilevati Pagina 0 MEDOCC Università degli Studi di Palermo C.I.R.P.I.E.T. tutti gli inquinanti primari e secondari indicati in precedenza; B) stazioni situate in zone ad elevata densità abitativa, finalizzate alla valutazione dei livelli di inquinamento che interessano la parte prevalente della popolazione; in queste stazioni deve essere effettuata la misura delle concentrazioni di alcuni inquinanti primari e secondari (almeno NO2, SO2, idrocarburi e materiale particellare, con caratterizzazione della massa e del contenuto in piombo); C) stazioni finalizzate al rilievo delle concentrazioni degli inquinanti direttamente prodotti, nelle condizioni peggiori, dal traffico stradale; queste stazioni vengono ubicate nelle strade a traffico elevato e con ridotta ventilazione; D) stazioni finalizzate al rilievo degli inquinanti fotochimici (NO2, O2, PAN), da ubicare nelle periferie o in aree suburbane, anche sulla base di indagini pilota effettuate nei mesi estivi, più favorevoli alla formazione dello smog fotochimico. In ogni caso, le postazioni di misura debbono essere ubicate ad una certa distanza (almeno due metri) da superfici assorbenti, quali edifici e cortine di vegetazione. Una regola cautelativa consiste nel disporre il punto di prelievo ad una distanza dagli ostacoli non inferiore ad 1,5 volte l'altezza degli stessi; la postazione non deve mai essere realizzata in luoghi confinati su due o più lati, quali i cortili delimitati da edifici o comunque in punti riparati. L'altezza dal suolo dei punti di prelievo deve essere compresa tra 4 e 6 metri. Parallelamente ai livelli di inquinamento occorre rilevare i parametri meteorologici, senza i quali non è possibile un'interpretazione fisica dei fenomeni osservati. I sistemi di misura dei parametri meteorologici debbono essere conformi alle prescrizioni della WMO. Nel Decreto citato si richiede il rilievo di tutti i parametri meteorologici di base nelle stazioni di tipo A; in queste stazioni si suggerisce di acquisire una migliore conoscenza dei bassi strati atmosferici mediante tecniche di telerilevamento (SODAR, RASS). Questi parametri debbono essere correlati, anche a fini previsionali, con il quadro meteorologico sinottico, quale risulta dalle reti meteorologiche specifiche. Nelle stazioni di tipo B e C è richiesta almeno la misura della velocità e della direzione del vento e nelle stazioni di tipo D la misura della radiazione solare. Il Decreto fissa, infine, le caratteristiche delle reti di monitoraggio dell'inquinamento industriale e le specifiche funzionali delle apparecchiature per i rilievi automatizzati e manuali, richiamandosi al rapporto ISTISAN 89/19 (1989); vengono infine definite le modalità di presentazione dei rilievi (sintesi mensili, stagionali, annuali). È tuttavia da rilevare che la costituzione di una rete di monitoraggio omogenea, estesa a tutto il territorio nazionale, non è stata ancora completata e ciò costituisce un notevole impedimento alla effettuazione degli studi di impatto. Pagina 0 MEDOCC Università degli Studi di Palermo C.I.R.P.I.E.T. 4.3 L'attività di monitoraggio ambientale in ambito regionale siciliano L'attività di monitoraggio e valutazione degli effetti prodotti dalla presenza antropica e dalle attività connesse condotta dalla Regione Siciliana non si limita alla partecipazione occasionale a progetti nazionali o comunitari, la cui durata è, tuttavia, limitata nel tempo. GLI ENTI COINVOLTI ARPA – REGIONE SICILIANA Provincia Regionale Provincia Regionale Provincia … Università Progetti di Ricerca Amministrazioni Comunali Enti di Formazione Corsi di Formazione Figura 3 - Possibili caratteristiche e requisiti minimi della rete di monitoraggio atmosferico L'Assessorato Territorio ed Ambiente, attraverso l'ARPA, affronta costantemente i temi del rilievo ambientale sull'intero territorio dell'isola, realizzando indagini, sistemi di monitoraggio, analisi e studi della qualità dell’ambiente nella totalità delle sue matrici finalizzati alla valutazione dello stato ambientale ed al controllo di compatibilità ed efficacia nel tempo dei piani di risanamento previsti, nell’ottica della sostenibilità dello sviluppo. L'attività dell'ARPA è inerente: • • • la rilevazione di fattori fisici, geologici, chimici e biologici; le analisi di laboratorio di rilievo ambientale e di prevenzione sanitaria della collettività; la vigilanza sul rispetto della normativa vigente e delle prescrizioni contenute nei provvedimenti autorizzatori rilasciati dalle Autorità competenti in campo ambientale, A tali attività istituzionali si aggiunge la produzione e lo scambio di conoscenze, attuando campagne informative che diffondano nel territorio regionale nuove realtà e soprattutto nuova coscienza e cultura ambientale. Pagina 0 MEDOCC Università degli Studi di Palermo C.I.R.P.I.E.T. Vastissimi sono gli ambiti entro i quali l'Agenzia - in un ottica di protezione ambientale intesa come risorsa - sviluppa la sua attività. Tra questi, il monitoraggio ambientale ed il rilevamento dei fattori fisici, geologici, chimici, biologici, di inquinamento acustico, dell'aria, delle acque e del suolo. La vigilanza ed il controllo sul rispetto della normativa vigente in campo ambientale nonché delle prescrizioni contenute nei provvedimenti di autorizzazione rilasciati dalle Autorità competenti. La costituzione di sistemi di contabilità ambientale ed attività tecniche connesse all'ambiente. L'esecuzione di analisi di laboratorio di rilievo ambientale e di prevenzione sanitaria della collettività. La produzione e lo scambio di conoscenza e innovazione. La pianificazione ambientale e la programmazione di interventi in materia. Gli ambiti specifici di attività dell’ARPA sono: ARIA: Qualità dell’aria: tale matrice viene indagata attraverso la gestione delle reti di monitoraggio e attraverso campagne di rilevamento; vengono quindi verificati gli episodi acuti di inquinamento nelle aree urbane, mettendo in atto progetti volti all’individuazione dei provvedimenti di riduzione delle fonti di emissione mobili e stazionarie. Le campagne di rilevamento riguarderanno il controllo degli inquinanti caratterizzati da elevata tossicità e cancerogenicità, quali: benzene, benzo a pirene, PM10, metalli pesanti. L’Agenzia fornirà inoltre il proprio supporto alla Regione per la elaborazione del Piano regionale di rilevamento della qualità dell’aria. Controllo delle emissioni: compete inoltre all’Agenzia l’attività di controllo tecnico delle emissioni in atmosfera provenienti da impianti industriali ai sensi del DPR 203/88. RISCHIO INDUSTRIALE: In atto la Regione Siciliana non ha ancora emanato alcuna normativa che definisca in ambito regionale la piena attuazione delle procedure previste dal D. Lgs. 334/99 ed i compiti e i ruoli dell’ARPA, tuttavia questa Agenzia ha già assicurato la propria collaborazione al Comitato Tecnico Regionale nell’attività istruttoria degli impianti soggetti a rapporto di sicurezza, ai sensi dell’art. 8 del D. lgs 334/99. L’attività di controllo posta in essere dall’ARPA Sicilia assume caratteristiche di massima priorità, garantendo interventi sistematici sia presso gli stabilimenti soggetti a rapporto di sicurezza (art. 8 D. Lgs. 334/99) che nel caso di stabilimenti in notifica (art. 6 D. Lgs 334/99). L’Agenzia partecipa inoltre alle attività relative alla redazione dello Studio di Sicurezza Integrato d’Area, all’interno della Commissione Istruttoria per le aree di Augusta, Priolo, Melilli. RIFIUTI E BONIFICHE DEI SITI CONTAMINATI: l’Agenzia, così come stabilito dall’art. 11 del D. Lgs. 22/97, ha tra le proprie competenze l’avvio e la definizione del catasto dei rifiuti . Tale obiettivo è in fase di realizzazione, mentre sono già in atto le attività di controllo degli impianti di smaltimento, trattamento e recupero rifiuti. In materia di bonifiche trova piena esecuzione il D.M. n. 471 del 29/10/99, avente ad oggetto l’attuazione, per gli aspetti tecnici (messa in sicurezza, caratterizzazione, piani di bonifica di siti inquinati) di quanto disposto dall’art. 17 del medesimo decreto legislativo. In relazione alle attività di bonifica dei siti di interesse nazionale, è stato emanato il D.M. 468 del 18.9.2001 “ProPagina 0 MEDOCC Università degli Studi di Palermo C.I.R.P.I.E.T. gramma Nazionale delle Bonifiche”, strumento che, ai sensi della L. n. 426 consente e disciplina l’accesso ai finanziamenti pubblici in materia di bonifiche, oltre che prevedere nuovi siti di interesse nazionale: nel caso della Regione Sicilia ciò che ha comportato l’individuazione anche del comune di Biancavilla, in aggiunta ai già noti comuni di Gela e Priolo. ACQUE : Acque interne – E’ previsto un programma pluriennale che vede l’ARPA Sicilia ed i suoi Dipartimenti provinciali impegnati in numerose attività relative al monitoraggio delle acque superficiali e sotterranee; in particolare tali attività coinvolgono la sede centrale nella implementazione nel sistema SIRA dei dati di monitoraggio dei corpi idrici significativi dal 1990, nella ricostruzione dello stato della qualità, sulla base della metodologia definita dal D. Lgs. 152.99 delle acque dei corpi idrici significativi a partire dal 1997; nella individuazione delle aree critiche per le quali procedere ad approfondimenti ed analisi tese alla valutazione di un eventuale individuazione di nuove aree sensibili o vulnerabili. Acque marine – Le problematiche di maggior rilievo concernenti le acque marine e l’ambiente marino-costiero regionale, emerse dall’attività fino ad ora svolta, sono riconducibili sinteticamente alla possibilità che si presentino fenomeni eutrofici in alcuni tratti costieri del territorio regionale, ai rischi di inquinamento da scarichi civili, ai problemi conseguenti alla presenza dei poli industriali costieri di Priolo-Siracusa, Gela, Milazzo, Termini Imprese, Porto Empedocle, all’erosione delle coste, al depauperamento delle risorse ittiche come conseguenza dell’attività di pesca e delle altre pressioni antropiche, alle attività di acquicoltura (ambiente marino e costiero) e alla loro sperimentazioni e impatti. In considerazione della rilevanza dello sviluppo costiero della nostra regione e del fatto che, nell’ottica dello sviluppo sostenibile ma anche della protezione delle nostre risorse naturalistiche come fattore di eccellenza, l’elemento marino costiero viene analizzato e curato con particolare attenzione, anche in collaborazione con altre Autorità ed Enti istituzionalmente coinvolti, quali il Ministero dell’Ambiente, l’Assessorato Regionale Territorio e Ambiente, il Comando Generale delle Capitanerie di Porto, attraverso la realizzazione di specifici Programmi di monitoraggio delle acque marino- costiere. AGENTI FISICI E RUMORE: La Legge Quadro sull’inquinamento acustico n. 447/95 del 26 ottobre 1995 ha stabilito i principi fondamentali in materia di tutela dell’ambiente esterno ed abitativo dall’inquinamento acustico; le strategie di azione atte a raggiungere i suddetti obiettivi si sviluppano secondo le finalità della norma su un doppio binario, vengono previste attività di “prevenzione ambientale” (classificazione acustica del territorio comunale, valutazioni di impatto acustico), ed attività di “protezione ambientale” (monitoraggio dei livelli di inquinamento acustico, piani di risanamento). L’Agenzia realizzerà, nel quadro delle competenze indicate all’art. 1 comma 1 punto d della legge n. 61 del 21 gennaio 1994 l’elaborazione di “linee guida per la classificazione acustica del territorio comunale”. Grazie a tale strumento potrà essere fornito alle amministrazioni comunali un metodo operativo per procedere alla classificazione del territorio in Pagina 0 MEDOCC Università degli Studi di Palermo C.I.R.P.I.E.T. aree acusticamente omogenee, dando così vita ad un elemento fondamentale del processo di conoscenza e trasformazione del territorio, delle situazioni fuori limite e quindi delle conseguenti azioni di risanamento acustico. A livello periferico i Dipartimenti Provinciali, (ex L.I.P.) sviluppano l’attività di controllo e di monitoraggio dei livelli sonori, prevalentemente su segnalazione degli Enti locali. Altra direzione di intervento è quella della predisposizione dei piani degli interventi di abbattimento e contenimento del rumore provocato da servizi pubblici di trasporto e delle relative infrastrutture. ELETTROMAGNETISMO: La pubblicazione della legge 22 febbraio 2001 n. 36 “Legge quadro sulla protezione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici” ha rappresentato il culmine dell’attività legislativa nazionale in materia di radiazioni non ionizzanti. Il lavoro dell’Agenzia sarà fortemente improntato sulle attività di censimento. Infatti andranno esaminati tutti gli impianti esistenti per specifiche nuove autorizzazioni all’esercizio e verrà creato e gestito il catasto delle sorgenti. Considerato l’attuale numero degli impianti e il loro incremento, l’attività di controllo sul territorio dovrà necessariamente aumentare, garantendo nel contempo il supporto tecnico ai Comuni per le azioni di risanamento e/o delocalizzazione degli impianti. SISTEMI DI GESTIONE AMBIENTALE: Nel 2001 l’ARPA Sicilia è entrata a far parte, nella qualità di Nodo regionale, della Rete nazionale EMAS/SGA per la diffusione dell’informazione sui temi della certificazione e della registrazione ambientale. Nell’ambito di tali attività è stato redatto un opuscolo informativo per la presentazione del neo-istituito Nodo regionale siciliano e per la diffusione delle logiche del Regolamento 761/2001, il cui obiettivo è quello di diffondere sul territorio regionale siciliano i requisiti ed i vantaggi derivanti dall’adozione del Regolamento 761/2001, in maniera tale da innescare un processo di penetrazione nel tessuto produttivo regionale delle logiche dei Sistemi di Gestione Ambientale. Sono state inoltre realizzate giornate informative presso i Punti Provinciali della Rete, nel corso delle quali è stato riscontrato un crescente interesse per i Sistemi di Gestione Ambientale. L’ARPA Sicilia, credendo fortemente nell’opportunità di porre in essere tali strumenti, intende far fronte alle emergenti richieste in materia continuando a promuovere la diffusione in Sicilia di tali logiche, fornendo inoltre adeguato supporto informativo alle organizzazioni che intendono procedere alla Registrazione EMAS. COMUNICAZIONE: l’ARPA Sicilia attua una costante trasmissione dei risultati dei propri progetti e delle ricerche effettuate, tramite convegni, riunioni, pubblicazioni, ed inoltre tramite il proprio sito Internet di recente attuazione. Pagina 0 MEDOCC Università degli Studi di Palermo C.I.R.P.I.E.T. 4.4 Il monitoraggio ambientale urbano Sulla base di quanto previsto dal rapporto ISTIAN 89/10 ISSN-0391-1675 “Progettazione e gestione di una rete di rilevamento per il controllo della qualità dell’aria”, gli obiettivi di una rete per il controllo della qualità dell’aria si possono riassumere: • verificare e documentare il rispetto ovvero il superamento dei valori limite fissati dalla vigente normativa e darne comunicazione all’autorità competente; • diffondere ai cittadini i valori dei livelli di inquinamento registrati giornalmente; • individuare la dinamica dell’inquinamento ed i periodi critici, nonché fornire elementi per trovare le cause che le determinano; • fornire uno strumento per migliorare la gestione del territorio per quanto concerne gli aspetti dell’inquinamento atmosferico. 4.5 Rete di Monitoraggio di Palermo La rete di monitoraggio ambientale è, a Palermo, gestita dall'AMIA. Essa è attualmente composta da: • • • • 18 punti di monitoraggio di cui 10 stazioni di monitoraggio ed 8 mini centraline; 89 apparecchiature di rilevamento di parametri chimici e fisici dell’aria; un centro di raccolta elaborazioni ed archiviazione, CRED (figura 5); due punti di diffusione delle informazioni al pubblico. Una delle 7 stazioni (Boccadifalco) non direttamente esposta alle sorgenti di emissione in quanto posizionata all’interno del parco del Presidio Ospedaliero Casa del Sole, svolge la funzione di cabina per la misura dei valori di fondo dell’inquinamento. 4.5.1 Le stazioni di rilevamento Ciascuna stazione di rilevamento è costituita da una doppia struttura scatolare in vetroresina con intercapedine coibentata con lastre di poliuretano espanso ed irrigidita da un telaio in acciaio. Le apparecchiature di rilevamento e quelle ausiliare per il funzionamento della cabina sono alloggiati in appositi rack. La cabina è dotata di un PC verso cui confluiscono tutte le informazioni sul funzionamento della stessa, delle apparecchiature e i dati rilevati dagli analizzatori. Tale PC, alimentato da un gruppo di continuità, garantisce il continuo collegamento con il CRED nonché la memorizzazione di tutti i dati raccolti fino a circa un mese. Pagina 0 MEDOCC Università degli Studi di Palermo C.I.R.P.I.E.T. 4.5.2 Acquisizione dei dati Il ciclo di monitoraggio ha una durata di 24 ore, l’ora di inizio del periodo di riferimento è fissata per le 7:00. Alle 7:30 si ha la fine della raccolta dati di funzionamento e inquinamento dalle cabine di monitoraggio; ha inizio inoltre il controllo dello stato delle apparecchiature e la stesura di un foglio di intervento giornaliero. I dati acquisiti dal CRED vengono validati e certificati in conformità a procedure apposite. Alle ore 9:00 si provvede a l’informare tramite fax l’amministrazione preposta (Assessorato Ambiente e Edilizia del Comune) e il pubblico riguardo ai valori medi dei principali parametri indicatori dell’inquinamento atmosferico (biossido di zolfo, biossido di azoto, monossido di carbonio, ozono, PM10); a parte verranno comunicati alle autorità un eventuale stato di attenzione o di allarme, che darà luogo all’entrata in vigore di provvedimenti entro le ore 6:00 del giorno successivo. Per la gestione dei dati provenienti dalle cabine di monitoraggio, il CRED si avvale del software “Eda C 2000” fornito dalla stessa ditta di provenienza delle centraline. Questo software sfrutta un database relazionale realizzato con Microsoft Access. E’ dotato di un’interfaccia semplice e intuitiva, e permette la visualizzazione dei dati in forma tabellare o grafica attraverso Microsoft Excel; i dati in rete si trovano dal 2001, immediatamente richiamabili, mentre in un archivio sono custoditi i dati dal 1996 al 2000. Stazione Castelnuovo La cabina è ubicata a piazza Castelnuovo, sul tratto di marciapiede alle spalle del “Palchetto della Musica”, tra via Dante e via Folengo. Parametri chimici rilevati: CO, SO2, NO, NO2, O3, PTS, PM10, THC, CH4, NMHC. Parametri fisici rilevati: rumore, pressione, temperatura, umidità relativa, radiazione solare, direzione e velocità del vento, quantità di pioggia. Tutte le cabine, nonché i servizi decentrati ed i punti di diffusione al pubblico, sono collegate tramite modem e linea telefonica commutata ISDN al CRED sito nella sede AMIA. Pagina 0 MEDOCC Università degli Studi di Palermo C.I.R.P.I.E.T. Figura 4 - Cabina di rilevamento AMIA (Piazza Castelnuovo) Figura 5 - Centro raccolta ed elaborazione dati Pagina 0 MEDOCC Università degli Studi di Palermo C.I.R.P.I.E.T. Figura 6 - Struttura di monitoraggio Pagina 0 MEDOCC Università degli Studi di Palermo C.I.R.P.I.E.T. Figura 7 - Posizione delle stazioni della rete di monitoraggio ambientale della città di Palermo Figura 8 – Interno di una cabina di monitoraggio Pagina 0 MEDOCC Università degli Studi di Palermo C.I.R.P.I.E.T. Figura 9 – Laboratorio chimico – Analisi con spettrofotometro ad assorbimento atomico Figura 10 – Laboratorio chimico – Preparazione campioni per analisi spettrofotometriche Pagina 0 MEDOCC Università degli Studi di Palermo C.I.R.P.I.E.T. Figura 11 – Laboratorio chimico – Analisi in gascromatografia Pagina 0 MEDOCC Università degli Studi di Palermo C.I.R.P.I.E.T. 4.6 Il monitoraggio meterologico I dati di base per la modellizzazione della diffusione di sostanze in atmosfera possono essere ricavati da reti di monitoraggio esistenti o ricorrendo ad indagini specificatamente mirate e studiate per un particolare sito. L'utilizzazione di parametri e grandezze meteorologiche ricavati dall'osservazione e misurazione diretta sul campo consente di apprezzare maggiormente gli effetti locali della diffusione, ovvero le capacità diffusive del sito in esame, recando l'ulteriore vantaggio di potere disporre di dati utilizzabili direttamente dai modelli di dispersione, senza ricorrere a modelli matematici intermedi. Questa condizione consente di simulare il fenomeno dispersivo con maggiore realismo, ma con costi nettamente maggiori rispetto alla soluzione in cui i dati vengono ricavati da reti di monitoraggio già esistenti. In Italia sono attualmente operanti diverse reti di rilevamento di dati meteoclimatici, utilizzate generalmente per scopi diversi e funzionanti quindi con criteri non omogenei. Tra queste le più importanti sono: la rete del Servizio Meteorologico dell'Aeronautica Militare, la rete dell'Ufficio Centrale di Ecologia Agraria del Ministero di Agricoltura e Foreste, quella del Servizio Idrografico del Ministero dei Lavori Pubblici. Esistono anche reti locali, realizzate a livello regionale, provinciale, metropolitano, nell'ambito di programmi per disinquinamento atmosferico, o approntate da Consorzi industriali o enti di ricerca. La rete del Servizio Meteorologico dell'Aeronautica Militare può considerarsi come la più completa a causa della continuità temporale dei rilevamenti e per la capillarità con cui sono distribuite le stazioni sul territorio nazionale. Nel caso in cui i dati disponibili siano insufficienti è necessario prevedere apposite campagne di rilevamento «in situ» dei parametri meteo-climatici. Il ricorso a tali campagne è indispensabile quando particolari condizioni climatiche od orografiche influenzino pesantemente il fenomeno diffusivo nella zona oggetto degli studi: ad esempio, la presenza di brezze può essere determinante nella dispersione di un dato inquinante così come la persistenza di fenomeni di canalizzazione delle correnti di aria dovute a particolari condizioni orografiche. La necessità di ricorrere a campagne di rilevamento «ad hoc» è quindi maggiormente avvertita quando le condizioni locali influenzano fortemente la dispersione dell'inquinante, caso che si verifica praticamente sempre in ambito urbano: in questo frangente sarà quindi indispensabile provvedere alla predisposizione di rilievi diretti. In effetti l'utilizzazione dei dati rilevati da reti meteorologiche esistenti è corretta quando si voglia affrontare lo studio dei fenomeni meteo-climatici su scala sinottica e l'interazione di questi con le perturbazioni indotte da una infrastruttura di trasporto diffusa sul territorio oggetto dell'analisi; in zone molto contenute, quali sono i porti rispetto all'area urbanizzata, l'influenza dei fattori locali sulle capacità diffusive del sito deve essere valutata da osservazioni dirette, le quali non possono essere estrapolate da monitoraggi studiati per valutare i fenomeni climatici su scale maggiori. La varietà delle situazioni che possono presentarsi nel nostro territorio causano tipici fenomeni locali che giustificano ampiamente il ricorso ad indagini meteorologiche «ad hoc». Pagina 0 MEDOCC Università degli Studi di Palermo C.I.R.P.I.E.T. Per assicurare l'affidabilità delle misurazioni dirette è necessario che le campagne siano programmate adottando un opportuno numero di stazioni, fisse o mobili e prevedendo un arco temporale sufficientemente lungo e si eviti il rischio di incorrere in annate climaticamente anomale. A questo proposito alcuni autori suggeriscono di effettuare almeno quattro campagne meteorologiche consecutive, ovvero una per stagione, per un periodo di almeno quindici giorni ciascuna, ripetendo le rilevazioni in almeno due anni consecutivi. Sia i parametri che le modalità di rilevamento vengono indicati dall’Organizzazione Mondiale di Meteorologia WMO. I parametri meteo-climatici vengono analizzati contestualmente a quelli atmosferici finalizzati allo studio della diffusione degli inquinanti per l’organizzazione ed il miglioramento delle attività portuali. La normativa sulla qualità dell’aria prevede l’installazione di almeno due centraline di monitoraggio complete (aria, clima, rumore) di cui una nella zona più urbanizzata ed una nella zona rurale di riferimento. In questa sede, per quanto precisato nel paragrafo sulla qualità atmosferica, si sottolinea l’opportunità di acquisire dati meteoclimatici in aree prossime all’intorno portuale Una panoramica sui più comuni strumenti utilizzati per la misurazione delle principali grandezze fisiche meteo-climatiche é schematicamente riportata nella tabella seguente. Tabella 3 - Strumenti di misura delle principali grandezze fisiche meteo-climatiche. Temperatura (termometri) Umidità (igrometri) SENSORI DIRETTI Vento Pressione (anemomtri) (barometri) Radiazione solare (radiometri) Radiometri emisferici Piranometri Liquidi in vetro Psicrometri Ottici Ad aneroide Termocoppie filo caldo Ad elementi capacitivi Mercurio in vetro Pireliometri Diffusometri Termistori A resistenza A cappello A resistore Rifrattometro a microonde Sonici Nefelometro Cristalli liquidi Radiazione Lyman-alfa Cristalli di quarzo Sonici Tubo di Pitot Eliche Pirgeometri Pagina 0 MEDOCC Università degli Studi di Palermo C.I.R.P.I.E.T. SENSORI INDIRETTI A microonde Dial Lidar Radiometri Scintillazione Lidar Radar Radar Sciar Lidar Tabella 4 – Caratteristiche e requisiti minimi della rete di monitoraggio PARAMETRO RILEVATO Temperatura Umidità relativa Velocità del vento Direzione del vento Radiazione solare Pioggia Pressione atmosferica INTERVALLO ESEMPIO DI APPARECCHIATURA DI MISURA CONSIGLIATO Termocoppia o termoresistenza Trasduttore capacitativo o igrometri Anemometro a tre coppe (trasduttore magnetico) Banderuola con potenziometro Termopila o piranometri (I classe) Bascula oscillante -30 - +60 °C 0 – 100% 0 – 50 m/s 0 – 360° 0 – 1300 W/m2 ----- mm Trasduttori o semiconduttori ±0.3 hPa Pagina 0 MEDOCC Università degli Studi di Palermo C.I.R.P.I.E.T. 4.7 Il rumore portuale Il rumore è la propagazione in un mezzo elastico (aria, acqua...) di onde meccaniche originate dalla sorgente del rumore stesso. Le principali fonti di rumore che interessano da un punto di vista ambientale sono in ordine di importanza: • • • • il rumore da traffico (traffico veicolare, ferroviario e aeroportuale) il rumore da attività industriale e artigianale il rumore originato da attività musicali e ricreative il rumore generato da attività e fonti di rumore in ambiente abitativo L'attenzione posta ormai da tempo sulla minaccia alla salute dell'uomo e dell'ambiente proveniente dall’inquinamento acustico delle infrastrutture stradali, ferroviarie ed aeroportuali è stata alquanto più tardivamente rivolta alle infrastrutture portuali. L’interesse sul tema portuale, dal punto di vista acustico, è legato alla notevole diversificazione delle sorgenti di rumore presenti che generano lo specifico clima acustico del porto (attività operative, operazioni di approdo e di partenza dei natanti, movimentazione merci, operazioni cantieristiche, emissioni sonore da parte degli impianti di bordo, degli avvisatori acustici e dei sistemi di propulsione delle navi, ecc..) e da quelle indotte dalla presenza dello stesso (traffico veicolare, ferroviario, ecc...). Un ulteriore elemento di interesse per la valutazione dell’interazione tra porto e città è quello di calcolare il grado di interazione acustica tra le attività antropiche esistenti all’esterno ed all’esterno delle aree portuali al fine di valutare il contributo di ciascuna di esse sull’ambiente abitato. La letteratura sugli aspetti acustici nell’esercizio delle infrastrutture portuali è limitata, così come risulta carente il quadro normativo sia a livello italiano, sia a livello internazionale. Pagina 0 MEDOCC Università degli Studi di Palermo C.I.R.P.I.E.T. 4.7.1 TECNICHE DI CAMPIONAMENTO PER LA MISURA DEL RUMORE Nel campionamento spaziale occorre individuare nell'area di studio posizioni di rilevamento che siano rappresentative di zone acusticamente omogenee. Per l'individuazione di queste zone è necessario considerare criteri e parametri non solo di tipo acustico. Ma anche quelli di natura geografica, atti a caratterizzare la propagazione sonora, quelli descriventi l'antropizzazione del territorio, come ad esempio la densità abitativa o il rapporto tra superficie delle strade e superficie degli edifici, e quelli caratterizzanti le sorgenti sonore presenti o ipotizzate. Le molteplici tecniche di campionamento spaziale, pur nella loro diversificazione, possono essere ricondotte sostanzialmente alle quattro seguenti tipologie: - campionamento casuale; campionamento stratificato, solitamente in base alle categorie di destinazione d'uso del territorio; campionamento orientato verso il ricettore; campionamento orientato verso la sorgente. Nella prima tecnica di campionamento i siti di rilievo dovrebbero essere scelti in modo del tutto casuale. Più spesso sulla mappa dell'area di studio si sovrappone una griglia a maglie, solitamente rettilinee, e i siti per il rilievo vengono individuati o in corrispondenza dei nodi delle maglie o al centro di quest'ultime. Le dimensioni dei lati delle maglie, normalmente quadrate, variano da 100 m fino a 1 km e la loro scelta, molto spesso, è condizionata più da ragioni di economia delle risorse e di tempo che da considerazioni sull'effettiva variabilità spaziale del rumore. Questa procedura si allontana tanto più dal campionamento propriamente casuale quanto maggiori sono i vincoli nella scelta dei siti di misura, peraltro sempre esistenti. Ad esempio se un nodo della maglia si localizza in un luogo inaccessibile o impraticabile, come il centro di una strada o all'interno di un edificio, è necessario adattare in qualche modo a questo nodo il dato acustico rilevato in un punto accessibile vicino al nodo stesso. Mediante un campionamento realmente casuale si può determinare la percentuale di territorio che supera uno specifico livello sonoro, ma in questa forma il dato perde ovviamente ogni riferimento topografico. D'altronde un ragionevole numero di siti di misura non potrebbe condurre ad una mappa di rumore sufficientemente dettagliata in quanto le dimensioni delle maglie, come già detto, sono normalmente troppo estese rispetto alla variabilità spaziale dei livelli sonori, specie se si tratta di aree ad accentuata antropizzazione. Il campionamento spaziale basato sulla stratificazione consiste nel classificare «a priori» i rilevamenti secondo specifiche categorie, o strati, che siano correlati con il rumore. La scelta di tali categorie costituisce la fase più delicata, in quanto è necessario che la variabilità del rumore all'interno di ciascuna classe risulti significativamente inferiore a quella esistente tra le varie classi. Mediante questo raggruppamento, o stratificazione, in classi omogenee si cerca di ridurre la variabilità del rumore almeno all'interno di ciascuna classe. In genere la stratificazione è basata sulla destinazione d'uso del territorio e sulle zone urbanistiche (centro, periferia, ecc.), più raramente in relazione alla densità abitativa. I siti Pagina 0 MEDOCC Università degli Studi di Palermo C.I.R.P.I.E.T. di rilievo all'interno di ciascuna classe possono essere scelti casualmente o arbitrariamente, ma con quest'ultima modalità si registra spesso la tendenza a privilegiare la scelta di siti a maggiore rumorosità. Il campionamento stratificato richiede un numero minore di rilevamenti rispetto al campionamento casuale, ma la scelta delle variabili che definiscono le classi è assai delicata e può portare ad errori consistenti. Nel campionamento orientato verso il ricettore l'interesse non è più rivolto prevalentemente alla distribuzione spaziale dei livelli sonori, ma scopo principale è la valutazione dell'esposizione sonora di specifiche categorie di ricettori. Anche in questo caso il campione di ricettori può essere scelto casualmente o mediante stratificazione in classi definite in base alla densità di popolazione, all'estensione e alla tipologia dell'area, ecc. Nel campionamento orientato verso la sorgente, l'attenzione è posta sulla distribuzione spaziale di quest'ultima. I risultati conseguibili con tale modalità di campionamento non sono confrontabili con quelli relativi alle altre tre tipologie sopra esposte. 4.7.2 METODOLOGIE DI RILEVAMENTO INFRASTRUTTURE DI TRASPORTO DEL RUMORE DELLE La scelta delle tecniche più appropriate per il campionamento sia nel tempo sia nello spazio non può prescindere dalla inevitabile interazione tra questi due aspetti nella esecuzione pratica dei rilievi. Conseguentemente, di volta in volta, si dovrà scegliere la migliore combinazione possibile, compatibilmente con le condizioni di rilevamento. Le metodologie di rilevamento, inoltre, sono diverse in funzione della tipologia di sorgente sonora e gli obiettivi del rilevamento stesso. Quest'ultimi sono riconducibili sostanzialmente alle tre seguenti categorie: 1) monitoraggio dell'inquinamento acustico in un sito predefinito, con rilevamenti orientati alla sorgente e/o al ricettore, ad esempio per verificare il rispetto dei valori limite stabiliti dalla legislazione; 2) caratterizzazione acustica del territorio, ad esempio per determinare la situazione ante-operam o valutare la compatibilità con la zonizzazione acustica; 3) taratura e validazione di modelli numerici di previsione del rumore. In merito al rumore delle infrastrutture portuali occorre stabilire un tempo di misurazione TM non inferiore ad una settimana, durante il quale rilevare in continuo il livello L per ogni ora sull'intero arco delle 24 ore. Dai dati così acquisiti si determinano i livelli L,v diurni e notturni per ogni giorno della settimana e da quest'ultimi i corrispondenti valori medi settimanali. Il rilevamento deve essere eseguito in assenza di precipitazioni atmosferiche, di nebbia e/o neve, con velocità del vento non superiore a 5 m/s, posizionando il microfono, dotato di cuffia antivento e connesso a un fonometro conforme alla classe 1 o a un sistema di misura equivalente, ad una distanza di 1 m dalle facciate di edifici esposti ai livelli di rumore più elevati e ad una altezza da terra di 4 m. In assenza di edifici Pagina 0 MEDOCC Università degli Studi di Palermo C.I.R.P.I.E.T. il microfono deve essere posto in corrispondenza della posizione occupata dai ricettori sensibili. La superficie stradale, inoltre, dovrebbe essere asciutta e priva di discontinuità accidentali (ad esempio buche). Le suddette procedure, del tipo 1) poiché finalizzate alla verifica del rispetto degli standard acustici, sono difficilmente conciliabili con la necessità dì eseguire i rilevamenti in un numero consistente di posizioni di misura, indispensabile per procedere ad un'adeguata caratterizzazione acustica del territorio. E' da tenere presente, tuttavia, che il rumore dei mezzi di trasporto, pur essendo un fenomeno aleatorio con fluttuazioni di livello nel tempo assai variabili, può essere caratterizzato, entro predefiniti margini di accuratezza, impiegando adeguate tecniche di campionamento temporale e procedure di classificazione degli andamenti temporali dei livelli L'~,q in tipologie definibili su base statistica. In generale la metodologia di rilevamento più frequentemente impiegata per la caratterizzazione acustica del territorio (obiettivo 2) prevede le due seguenti tipologie di rilievi da eseguire in sincronia temporale: - - monitoraggio in continuo per almeno 24 ore del livello Lv, con risoluzione temporale di 1 s da eseguire in una o più posizioni opportunamente selezionate, al fine di caratterizzare il rumore immesso dalle singole sorgenti sonore e la sua evoluzione temporale; rilevamenti del livello L, v`q per intervalli temporali contenuti (da 10 a 15 minuti nell'arco orario, eventualmente da ripetere in ore diverse) in corrispondenza delle posizioni individuate dalla tecnica di campionamento spaziale prescelta. Dal confronto sincrono dei rilevamenti brevi con quelli estesi all'arco delle 24 ore è possibile, entro prefissati intervalli di accuratezza, estrapolare l'andamento temporale del livello L 1e nelle 24 ore per le posizioni ove sono stati eseguiti i rilevamenti brevi. I dati ottenuti sono utili anche per procedere alla taratura di modelli numerici di previsione del rumore per la specifica area di studio. Questi modelli, così tarati, si rivelano particolarmente vantaggiosi in quanto consentono di determinare il livello L,L,q in altre posizioni non interessate dal rilevamento diretto, aumentando conseguentemente il grado di dettaglio del campionamento spaziale. Si ottengono così i dati necessari per procedere alla mappatura acustica dell'area di studio, che può essere diversificata anche tra periodo diurno e notturno. Pagina 0 MEDOCC Università degli Studi di Palermo C.I.R.P.I.E.T. 4.7.3 STRUMENTAZIONE DI MISURA Il microfono Di tutte le grandezze caratterizzanti il suono nell’aria, la pressione acustica é la più facile da misurare. Il microfono é un trasduttore che rilascia ai suoi morsetti una tensione proporzionale alla pressione acustica. Le principali caratteristiche di un microfono sono la sua sensibilità e la direttività. La sensibilità si esprime, ad una frequenza data, in volt ai morsetti del microfono, per pascal di pressione acustica. Per misure di rumore a largo spettro, é indispensabile che la sensibilità del microfono sia indipendente dalla frequenza. La direttività di un microfono caratterizza il fatto che la sensibilità del microfono dipende dalla direzione d’arrivo delle onde sonore. Per le misure, si utilizzano microfoni da ½ di pollice a condensatore. La placca posteriore fissa e la membrana mobile (in nichel, di qualche micron di spessore) formano un condensatore. La pressione acustica mette la membrana in vibrazione e questa produce una variazione di capacità, che può essere misurata. I Fonometri Per la misura della pressione acustica, il microfono deve essere completato da un amplificatore seguito da un sistema di misura del valore efficace. L’insieme di misura é denominato fonometro. Figura 12 – Fonometri e loro utilizzo Il fonometro fornisce misure obiettive e riproducibili del livello di pressione sonora. Pagina 0 MEDOCC Università degli Studi di Palermo C.I.R.P.I.E.T. Esistono in commercio diversi sistemi che servono a misurare il suono ma, benché differenti nei dettagli, ciascun sistema è basato su un microfono, una unità di trattamento ed una unità di lettura dati. Due tipi di fonometri molto utilizzati sono: i computer portatili muniti di una carta di acquisizione ed i fonometri integratori di precisione. Questi due sistemi permettono di memorizzare l’evoluzione temporale del livello di rumore. I fonometri integratori presentano un ingombro minore e dispongono di un’autonomia elettrica superiore. Il portatile é più polivalente. Permette in più di avere immediatamente una rappresentazione grafica delle misure realizzate. Inoltre consente meglio di programmare le registrazioni nel corso di una misura sia seguendo un ciclo regolare sia a partire da una soglia di livello sonoro. Il microfono converte il segnale sonoro in un segnale elettrico equivalente. Esistono vari tipi di microfoni ma comunque quello più adatto è il microfono a condensatore che associa la precisione con la stabilità e 1’affidabilità. Il segnale elettrico in uscita dal microfono è dotato di un ampiezza ridotta e quindi deve essere amplificato tramite un preamplificatore sistemato subito dopo il microfono stesso. A questo punto, e cioè dopo essere stato amplificato, esso può intraprendere varie strade. Questo segnale può passare attraverso il circuito di ponderazione che non è altro che un circuito elettronico dove la sensibilità varia con la frequenza. Questo circuito è composto da quattro curve caratteristiche (curve di ponderazione) “A” , “B”, ”C” e “D”. La curva di ponderazione “A” è la curva che meglio approssima la sensazione sonora percepita dal nostro orecchio ed è quindi quella maggiormente usata. Le curve “B” e “C” vengono usate molto raramente in quanto non rispecchiano quello che il nostro orecchio percepisce. La curva di ponderazione “D” viene invece utilizzata solamente per le misurazioni acustiche negli intorni aeroportuali. Il fonometro comprende anche un blocco filtri, i quali permettono di suddividere un segnale sonoro in diverse bande. Essi possono essere di due tipi: a ottava o a terzi d’ottava, permettendo di dividere la banda di frequenze che va da 20 Hz a 20 KHz rispettivamente in ottava o in terzi di ottava. Questa funzione di divisione del segnale viene effettuata da filtri elettronici i quali lasciano passare solamente suoni con una determinata gamma di frequenze. Una banda di frequenza di un’ottava è compresa tra due frequenze delle quali la più alta è il doppio di quella più bassa e cioè un filtro di ottava con una frequenza centrale di 1 KHz lascia passare una gamma di frequenze comprese tra 707 Hz e 1414 Hz. Una banda di frequenza di un terzo di ottava è invece compresa tra due frequenze delle quali la più alta è 1,26 volte maggiore di quella più bassa. Il processo appena spiegato viene definito analisi in frequenza ed il grafico su cui vengono posti i valori risultanti viene chiamato spettrogramma. Dopo che il segnale è passato attraverso il circuito di ponderazione viene di nuovo amplificato per poi passare in un rettificatore il quale fornisce il valore RMS del segnale. Il valore RMS ha un certa importanza in quanto fornisce una indicazione dell’energia contenuta nel segnale sonoro. Infine il segnale viene Pagina 0 MEDOCC Università degli Studi di Palermo C.I.R.P.I.E.T. visualizzato su un display nel quale si potrà leggere il valore in dB (decibel). Il rivelatore è dotato di tre risposte caratteristiche a costanti di tempo: F (fast), S (slow) e I (impulse). Nel caso di segnali sonori composti da impulsi isolati o contenenti una alta concentrazione di rumori di tipo impattivo si usa la risposta I la quale ha una costante di tempo di 35 millisecondi ed è adeguata per le misure di rumori transitori. I dati misurati possono essere immagazzinati in una memoria contenuta nel fonometro per essere poi letti con calma oppure scaricati attraverso un cavo su un computer per successive elaborazioni. Prima di effettuare una misura, bisogna calibrare la catena (microfono + cavo + registratore). Può essere utilizzata a tal proposito una sorgente campione che emette 94 dB(A) a 1000 Hz. Questa sorgente viene montata direttamente sul microfono, il fonometro è dotato di una procedura di calibrazione. La durata di registrazione, il tipo di ponderazione, la gamma (20dB-100dB, 30dB-130dB, 40dB-140dB ) e la durata elementare della misura sono programmati. Pagina 0 MEDOCC Università degli Studi di Palermo C.I.R.P.I.E.T. 4.8 La zonizzazione acustica di un'area portuale L’attività legislativa in tema di inquinamento acustico in Italia ha inizio nel 1988, con l’istituzione del Ministero dell’Ambiente e il trasferimento delle relative competenze in materia. Il 9 dicembre 1988 viene presentato un disegno di legge, il n. 1457, recante le “Norme in materia di inquinamento acustico e di limitazione dei rumori” volto, soprattutto, al recepimento di nove direttive CEE, all’adozione di quello che sarà il successivo D.P.C.M. 1 marzo 1991, all’aggiornamento dei regolamenti comunali e alla potenza sonora degli spot televisivi; ma, per quanto concerne specificatamente le misure di gestione del rischio rumore, il relativo vuoto normativo si colma solo nel 1991 con l’emissione del noto D.P.C.M. 1 marzo 1991 grazie al quale si sanano, in via transitoria, le gravi condizioni di inquinamento acustico, già da allora riscontrabile nell’ambito dell’intero territorio nazionale ed in particolare nelle aree urbane. Tale decreto, motivato dall’urgenza, affronta per la prima volta il rumore in un'ottica complessiva, tamponando alcune delle lacune del nostro ordinamento, ma lasciandone aperte molte altre e sollevando peraltro questioni di competenza Pagina 0 MEDOCC Università degli Studi di Palermo C.I.R.P.I.E.T. istituzionale, che saranno risolte in modo drastico con sentenza della Corte Costituzionale, la quale dimezzerà gli effetti del documento. L'efficacia di questo decreto è però limitata dal carattere di provvisorietà ed urgenza del documento stesso, avente funzione transitoria “in attesa dell'approvazione di una legge quadro in materia di tutela dell'ambiente dall'inquinamento acustico”. Il 4 luglio 1991 la XIII commissione giunge ad un testo unificato di legge quadro, che sarà approvato nella sua sostanza solo nell’ottobre 1995, dando vita alla Legge Quadro n. 447/95. Alcune linee guida regionali e la Legge quadro prevedono l’attribuzione alle aree portuali della classe IV (zonizzazione acustica) pertanto, i limiti di riferimento possono essere desunti dalle tabelle seguenti. I parametri significativi da monitorare sono quindi i livelli equivalenti diurno e notturno LAeq,d ed LAeq,n. LAeq,d= livello equivalente diurno (ponderazione A) dB(A) LAeq,n= livello equivalente notturno (ponderazione A) dB(A) Classe IV – Aree di intensa attività umana: aree urbane …; le aree portuali; …. Valori limite di emissione: il valore massimo di rumore che può essere emesso da una sorgente sonora, misurato in prossimità della sorgente stessa; Valori limite di immissione: il valore massimo di rumore che può essere immesso da una o più sorgenti sonore nell'ambiente abitativo o nell'ambiente esterno, misurato in prossimità dei ricettori. Valori di qualità: i valori di rumore da conseguire nel breve, nel medio e nel lungo periodo con le tecnologie e le metodiche di risanamento disponibili, per realizzare gli obiettivi di tutela previsti dalla presente legge. Valori di attenzione: il valore di rumore che segnala la presenza di un potenziale rischio per la salute umana o per l'ambiente. Pagina 0 MEDOCC Università degli Studi di Palermo C.I.R.P.I.E.T. Tabella 5 – LAeq diurno e notturno N. A10 A11 Parametro Riferimento normativo Denominazione Valore di emissione (in prossimità della Rumore sorgente) LAeq diurno Valore di (6-22) immissione (in prossimità dei recettori) Valore di D.P.C.M. emissione (in 01/03/91, prossimità della Rumore sorgente) LAeq notturno Legge 26/10/95 n. Valore di (22-6) 447 e Decreti immissione (in di attuazione prossimità dei recettori) D.P.C.M. 01/03/91, Legge 26/10/95 n. 447 e Decreti di attuazione Valore ed unità dB(A) con valutazione di presenza di componenti impulsive e tonali. dB(A) con valutazione di presenza di componenti impulsive e tonali A titolo di esempio si riportano i valori limite, i valori di qualità ed i valori di attenzione previsti dalla normativa italiana vigente (D.P.C.M. 14/11/1997): Valori limite di emissione: il valore massimo di rumore che può essere emesso da una sorgente sonora, misurato in prossimità della sorgente stessa; Tabella 6 - Valori limite di emissione - Leq in dB(A) Tempi di riferimento Classe acustica Diurno (06.00 ¸ 22.00) Notturno (22.00 ¸ 06.00) I 45 35 II 50 40 III 55 45 IV 60 50 V 65 55 VI 65 65 Pagina 0 MEDOCC Università degli Studi di Palermo C.I.R.P.I.E.T. Valori limite di immissione: il valore massimo di rumore che può essere immesso da una o più sorgenti sonore nell'ambiente abitativo o nell'ambiente esterno, misurato in prossimità dei ricettori. Tabella 7 - Valori limite assoluti di immissione - Leq in dB(A) Tempi di riferimento Classe acustica Diurno (06.00 ¸ 22.00) Notturno (22.00 ¸ 06.00) I 50 40 II 55 45 III 60 50 IV 65 55 V 70 60 VI 70 70 Valori di qualità: i valori di rumore da conseguire nel breve, nel medio e nel lungo periodo con le tecnologie e le metodiche di risanamento disponibili, per realizzare gli obiettivi di tutela previsti dalla presente legge. Tabella 8 - Valori di qualità - Leq in dB(A) Tempi di riferimento Classe acustica Diurno (06.00 ¸ 22.00) Notturno (22.00 ¸ 06.00) I 47 37 II 52 42 II 57 47 IV 62 52 V 67 57 VI 70 70 Valori di attenzione: il valore di rumore che segnala la presenza di un potenziale rischio per la salute umana o per l'ambiente. Pagina 0 MEDOCC Università degli Studi di Palermo C.I.R.P.I.E.T. 4.9 Elettromagnetismo Un campo elettromagnetico è la propagazione nello spazio di campi elettrici e di campi magnetici variabili nel tempo. Ogni qual volta si verifica una variazione di campo elettrico o di campo magnetico si genera nello spazio un campo elettromagnetico che si propaga a partire dalla sorgente. Lo spettro elettromagnetico di un campo elettromagnetico è l'insieme di tutte le radiazioni con frequenza diversa, ognuna delle quali è generata da un campo elettromagnetico ad una determinata frequenza. In base alla frequenza le radiazioni generate da un campo elettromagnetico si distinguono in: Radiazioni ionizzanti dette IR (Ionizing Radiation) con frequenze maggiori di 300 GHz (raggi ultravioletti, raggi X e raggi gamma) che, per la loro elevata energia sono in grado di rompere i legami molecolari delle cellule e possono indurre mutazioni genetiche. Radiazioni non ionizzanti dette NIR (Non Ionizing Radiation) generate da un campo elettromagnetico con frequenza compresa tra 0 e 300 GHz (pari a 3 x 1011 Hz). Queste radiazioni non sono in grado di rompere direttamente i legami molecolari delle cellule perché non possiedono energia sufficiente e producono principalmente effetti termici. All'interno delle radiazioni non ionizzanti si distinguono per importanza applicativa i seguenti intervalli di frequenza: Frequenze estremamente basse (ELF - Extra Low Frequency) pari a 50-60 Hz. La principale sorgente è costituita dagli elettrodotti, che trasportano energia elettrica dalle centrali elettriche di produzione agli utilizzatori; possono provocare effetti derivanti dalle correnti che i campi elettrico e magnetico producono sul delicato funzionamento cellulare del nostro organismo. Gli effetti noti sono di due tipi: di conduzione con movimentazione di cariche libere (gli ioni) e di spostamento con polarizzazione delle cariche fisse (con effetti soprattutto sulle molecole proteiche); La movimentazione delle cariche elettriche può produrre calore (effetti termici delle radiazioni) ma soprattutto può andare ad interferire sui delicati meccanismi replicativi della cellula (effetti non termici). Radiofrequenze (RF - Radio Frequency) comprese tra 300 KHz e 300 MHz. Le principali sorgenti sono costituite dagli impianti di ricetrasmissione radio/TV; Radiofrequenze (le note LF - MF - HF - VHF - UHF), che vanno dai 100 kHz ai 300 GHz: sommano agli effetti delle frequenze molto basse un notevole sviluppo di calore (soprattutto nelle vicinanze della sorgente emittente). Microonde con frequenze comprese tra 300 MHz e 300 GHz. Le principali sorgenti di microonde sono costituite dagli impianti di telefonia cellulare e dai ponti radio. Microonde, in cui gli effetti termici sono più marcati; frequenze dell’infrarosso, della luce visibile e parte dell’ultravioletto (UVA e in parte UVB in cui si colloca la soglia di ionizzazione), che hanno effetti soprattutto sull’epidermide. Pagina 0 MEDOCC Università degli Studi di Palermo C.I.R.P.I.E.T. Raggi x e raggi γ, detti anche “radiazioni ionizzanti” per la capacità d’interferire con la materia organica, creando ioni che vanno ad innescare processi chimici incontrollabili all’interno delle cellule. La principale discriminazione effettuata è quindi tra: - radiazioni ionizzanti (IR= ionizing radiations), indiscutibilmente nocive; radiazioni non ionizzanti (NIR = not ionizing radiations); a loro volta le NIR potranno produrre effetti termici ed effetti non termici. Le grandezze fisiche di interesse sono il campo elettrico (l’unità di misura è V/m), il campo magnetico (l’unità di misura è A/m) oppure l’induzione elettromagnetica, cioè la capacità dei campi magnetici di creare, in determinate condizioni, una corrente elettrica in un circuito (l’unità di misura è T = Tesla). Figura 13 – Intervalli di frequenza dei campi elettromagnetici delle radiazioni Pagina 0 MEDOCC Università degli Studi di Palermo C.I.R.P.I.E.T. Tabella 9 N. Parametro Riferimento normativo Denominazione Valore ed unità Act n. 36/2001 (general act on protection from A12 electric, magnetic and electromagnetic fields) ; D.M. (Environment Elettromagnetismo Ministry Decree) n. 381/98 as regards to HF ; D.P.C.M. A13 (Government President Decree) 23/4/92 about ELF. Act n. 36/2001 (general act on protection from A14 electric, magnetic and electromagnetic fields) ; D.M. (Environment Elettromagnetismo Ministry Decree) n. 381/98 as regards to HF ; D.P.C.M. A15 (Government President Decree) 23/4/92 about ELF. Act n. 36/2001 (general act on protection from A16 electric, magnetic and electromagnetic fields) ; D.M. (Environment Elettromagnetismo Ministry Decree) n. 381/98 as regards to HF ; D.P.C.M. A17 (Government President Decree) 23/4/92 about ELF. Valore esposizione 24h (V/m) Valori limite di campi elettrici (V/m), ELF radiations Valore per esposizione 1-5 h (V/m) Valore esposizione 24h (µT) Campo magnetico ELF radiations Valore per esposizione 1-5 h (µT) Tempo esposizione Valori limite di 4 h (V/m) campi elettrici (V/m), Valore per HF esposizione 1-5 h (V/m) In Italia la normativa in vigore è rappresentata dalla legge 36/2001 (Legge quadro sulla protezione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici) per quanto riguarda gli aspetti generali; dal D.M. Ambiente n° 381/98 per quanto riguarda la definizione dei valori limite di campo elettrico e magnetico ad alta frequenza; dal D.P.C.M. 23/04/92 per le basse frequenze. Pagina 0 MEDOCC Università degli Studi di Palermo C.I.R.P.I.E.T. 4.9.1 D.P.C.M. 23/04/92 Lo strumento normativo cui si fa riferimento per i campi a bassa frequenza è costituito dal D.P.C.M. 23/04/92 avente titolo: "Limiti massimi di esposizione ai campi elettrico e magnetico generati alla frequenza industriale nominale (50 Hz) negli ambienti abitativi e nell’ambiente esterno". Si tratta di un decreto che fissa limiti di esposizione per la popolazione e le distanze di rispetto dei fabbricati dagli elettrodotti: Tabella 10 - Limiti di esposizione (art. 4 D.P.C.M. 23/04/92): tempo di esposizione (h) 24 1÷5 campo elettrico (V/m) induzione magnetica (µT) 5000 100 10000 1000 Distanze di rispetto elettrodotti (art. 5 D.P.C.M. 23/04/92): • • • linee da 380 KV > 28 m. linee da 220 KV > 18 m. linee da 150 KV > 10 m. Si tratta di disposizioni molto generiche in quanto, ad esempio, misurando il campo elettrico a 10 m da un elettrodotto di portata 150 KV, questo risulterà rientrante nei limiti fissati mentre l’induzione magnetica sarà nettamente inferiore (1,5 µT contro i 100 fissati) col rischio di vanificare la distanza di rispetto individuata. Con il Decreto Ministeriale 381/98, la legge 236/2001, il DPCM 23/4/92 sono stati definiti i parametri ed i valori limite di campi elettrici e campi magnetici in funzione dei tempi di esposizione e della frequenza. Si riportano in tabella i valori limite definiti dalla normativa italiana. Tabella 11 – (D.M. 381/98) Tempo di esposizione (h) 4 4 4 >4 Frequenza f Electrical field Magnetic field (MHz) limits limits (V/m) (A/m) 0.1 – 3 60 0.2 3 – 3000 20 0.05 3000 – 40 0.1 300000 0.1 – 300000 6 0.016 Power density Of equivalent wave (W/m2) 1 4 0.1 Pagina 0 MEDOCC Università degli Studi di Palermo C.I.R.P.I.E.T. 4.9.2 STRUMENTAZIONE, CRITERI E METODOLOGIE DI MISURA Strumentazione per basse frequenze Uno degli strumenti utilizzati in fase sperimentale per misurare campi elettromagnetici a bassa frequenza è un MASHEK ESM 100. Figura 14 – Misuratore di campo E/H 3D ESM-100 I dati tecnici relativi a tale apparecchio sono riportati di seguito. 1 nT – 200 µT per il campo magnetico 0.1 V/m – 20kV/m per il campo elettrico Selezione campo di misura: automatico (Autorange) Risoluzione: 1 nT per il campo magnetico 100 mV/m per il campo elettrico Una caratteristica interessante dello strumento è la presenza di 4 filtri in banda passante più il filtro ‘all’, che permette di misurare i campi elettromagnetici compresi in tutto il range di frequenza dell’apparecchio ; ogni filtro serve a misurare un particolare campo di frequenza. Campo di misura : Pagina 0 MEDOCC Università degli Studi di Palermo C.I.R.P.I.E.T. Campo di frequenza: Filtro ‘all’ 5 Hz - 400 kHz Filtro ‘high’ 2 kHz - 400 kHz Filtro ‘low’ 5 Hz – 2 kHz Filtro ‘50’ 50 Hz Filtro ‘16’ 16.7 Hz Campi di rappresentazione: 0 nT – 200 µT per il campo magnetico (Filtro ‘50’ e ‘16’) 0.0 V/m – 20 kV/m per il campo elettrico (Filtro ‘50’ e ‘16’) Precisione: Sistema di misura: 10 nT – 200 µT per il campo magnetico (Filtro ‘high’ e ‘low’) 1.0 V/m – 20 kV/m per il campo elettrico (Filtro ‘high’ e ‘low’) Filtro ‘50’ e ‘16’ ± 2% Filtro ‘all’, ‘high’ e ‘low’ ± 5% Campo H: bobine, isotropico Campo E: piastre, isotropico, potenziale flottante o compensato Valore 1D: Misura valore effettivo (True RMS) Display LCD retroilluminato Campo H ed E contemporaneamente in modalità 3D “ “ “ separatamente in modalità 1D Campo H: Hx Campo E: Ex Valore 3D: Campo H: Indicazione: H x2 + H y2 + H z2 Campo E: E x2 + E y2 + E z2 Memoria: Intervallo di misura: Tempo: 1h, 8h, 24h, 48h, 168h, misura singola 2s, 16s, 48s, 96s, 336s, misura singola 1800 campionamenti Accumulatori: Ni-MH 6V/1.2 Ah Temperatura di funzionamento: 0 °C – 40 °C Dimensioni: Apparecchio: 160*83*35 mm Sensore: 210*56*56 mm Peso: Apparecchio: 400 g Sensore: 130 g Pagina 0 MEDOCC Università degli Studi di Palermo C.I.R.P.I.E.T. 4.9.3 STRUMENTAZIONE PER ALTE FREQUENZE Per la misurazione dei campi elettromagnetici ad alta frequenza si mostra a titolo di esempio un Wavetek Wandel Goltermann Italia modello EMR 30 (fig. 2) Figura 15 – Strumentazione per misure di campi elettromagnetici ad alta frequenza Anche in questo caso si riportano di seguito i dati tecnici salienti. Range di frequenza: Range di misura: 30 kHz – 3GHz Campo elettrico Potenza irradiata 1 – 800 V/m 0.0027 – 1700 W/m2 4.9.4 MISURA DELLE DISTANZE Per misurare le distanze tra i punti di interesse sperimentale e le sorgenti si è utilizzato un Leica Disto Classic. Questo è uno strumento a scansione laser, provvisto di puntatore laser; le principali caratteristiche tecniche sono elencate di seguito: Lunghezza d’onda emessa: 620 – 690 nm Classe di appartenenza: class II laser product Divergenza raggio: 0.16*0.6 mrad Durata impulso: 15*10-9 s Potenza media irradiata: 0.95 mW con incertezza sulla misura di ± 5 % Potenza max irradiata per impulso: 8 mW Precisione di misura tipica: ± 3 mm Pagina 0 MEDOCC Università degli Studi di Palermo C.I.R.P.I.E.T. Precisione di misura max: ± 5 mm Minima unità visualizzata: 1 mm Portata: 0.3 m – 100 m Tempo necessario ad una misura: 0.5 – 4 s (in dipendenza delle condizioni atmosferiche) Diametro del punto laser 6 30 60 mm 10 50 100 m Alla distanza di NOTE: - Il produttore dichiara che l’apparecchio è capace di funzionare, senza inficiare la precisione delle misure, in ambienti in cui sono presenti radiazioni elettromagnetiche e cariche elettrostatiche, senza peraltro causare disturbi ad altri apparecchi. - La precisione di misura corrisponde alla norma ISO/R 1938-1971 con un livello di affidabilità statistica pari al 95 % (corrispondente all’intervallo -2σ ÷ +2σ della distribuzione di frequenza gaussiana). - La precisione tipica di misura si riferisce alle condizioni medie di misura entro la portata dell’apparecchio. - L’errore massimo si riferisce a condizioni di misura sfavorevoli come superfici molto riflettenti, funzionamento ai limiti del campo di temperatura, luce ambiente molto intensa, condizioni atmosferiche che determinano la presenza di una forte rifrazione. 4.9.4 CRITERI E METODOLOGIE DI MISURA I metodi utilizzati per effettuare misure di inquinamento elettromagnetico variano molto a seconda delle finalità delle misure e dell’ente che effettua le misure stesse. Infatti, ad esempio, le Agenzie Regionali per la Protezione Ambientale eseguono misure su richiesta dei cittadini le cui abitazioni sono vicine alle stazioni radio base per telefonia cellulare o agli elettrodotti; in tal caso è chiaro che i punti di misura saranno scelti dall’operatore sulla base della propria esperienza e della minima distanza dalla sorgente inquinante. Il panorama dei criteri di misura si presenta quindi frazionato, anche perché non esiste uno standard internazionale che fissi tali criteri. Esistono comunque alcune prescrizioni che dovrebbero essere seguite da tutti gli operatori per garantire una buona attendibilità delle misure. Innanzitutto, in una campagna di misure, queste devono essere effettuate all’interno della stessa fascia oraria dato che i valori variano anche sensibilmente tra le ore diurne e quelle notturne. Le ore di massima esposizione, e dunque quelle in cui dovrebbero concentrarsi i rilevamenti, coincidono con i periodi di massima Pagina 0 MEDOCC Università degli Studi di Palermo C.I.R.P.I.E.T. attività umana, quindi al mattino tra le 9 e le 13, di pomeriggio tra le 16 e le 19, di sera dalle 20 alle 22. Questo è dovuto a due ordini di motivi: in primo luogo, in tali orari vi è il massimo consumo di energia elettrica tramite gli apparecchi utilizzatori , siano essi domestici o industriali; inoltre le stazioni radio base funzionano ad un livello di potenza superiore che negli altri orari, a causa del maggiore utilizzo di telefoni cellulari nella cella di ciascuna antenna. Gli strumenti devono essere posizionati ad altezza d’uomo (di solito 1.80 m) dal suolo su un treppiedi non metallico (di solito realizzato in legno); bisogna tenere una distanza, tipicamente pari a 1 m, dai corpi conduttori (tra cui il corpo dell’operatore) e dalle pareti delle abitazioni. Altre disposizioni sono fissate in Italia, per le misure ad alta frequenza, dal D.M. 381/98. Il valore di campo elettrico, magnetico e densità di potenza di interesse non è quello istantaneo, ma quello mediato su un tempo di 6 minuti; devono quindi essere effettuati rilevamenti successivi di 6 minuti ciascuno, farne le medie (a questo calcolo provvedono automaticamente gli strumenti) e indicare il valore massimo tra questi valori medi. Esiste poi una metodologia di misura più complessa, messa a punto grazie alla collaborazione scientifica con il Dipartimento di Elettronica del Politecnico di Torino. Se ne riportano di seguito in sintesi i passaggi principali. Per valutare il livello di fondo del campo elettromagnetico si analizza inizialmente la distribuzione spettrale del campo tramite misurazioni in banda stretta in alcuni punti campione, da cui emerge il contributo al livello di fondo dato dai segnali radiotelevisivi e dalle stazioni radio base. Si individuano poi il numero e la tipologia delle sorgenti irradianti presenti sul territorio; si scelgono i punti di misura sovrapponendo una griglia a passo costante sulla carta topografica del sito, ottenendo così un sistema di coordinate cartesiane che definiscono univocamente i punti di misura. Le misure vanno effettuate nei punti di intersezione della griglia, il cui passo dipende dall’ampiezza della zona da investigare: maggiore è l’estensione, maggiore dovrà essere il passo; a titolo indicativo, per una cittadina di piccole dimensioni i nodi della griglia potranno essere distanziati di 50 m. In vari punti la griglia va però infittita, ad esempio quando il valore del campo elettrico supera 1 V/m oppure nelle vie con forti gradienti di campo. Queste misure in banda larga possono essere integrate da altre in banda stretta in alcuni siti di interesse, ad esempio dove si riscontrano superamenti di limiti di legge: in tal modo, grazie all’analisi in frequenza, si può risalire alla sorgente che ha prodotto il superamento dei limiti. Una volta effettuate tutte le misure, si procede alla costruzione di una mappa di inquinamento elettromagnetico che rappresenti i vari livelli di campo con diverse gradazioni di colore, anche al fine di una immediata comprensione da parte non addetti ai lavori. Si possono infine effettuare analisi statistiche dei risultati, volte non solo a calcolare media e varianza della popolazione di misure, ma anche ad individuare le sorgenti che contribuiscono significativamente ad elevare i valori. La determinazione della radioattività è effettuata sui campioni del PTS, delle Pagina 0 MEDOCC Università degli Studi di Palermo C.I.R.P.I.E.T. deposizioni totali e deposizioni umide e secche, con le seguenti trecniche di misura: Conteggio beta totale su PTS: sistema di misura a microporcessore SEA 373C, sonda con rivelatore Geyger Muller SEA T301, sorgente di taratura Sr-90, efficienza 36%, tempo di misura 1500 s, Minima Concentrazione di Attività Rilevabile (MCR) (11-20)m Bq/m3 nb = Rateo di conteggio fondo e = Efficienza t = Durata della misura del campione tb = Durata della misura del fondo V = Volume normalizzato di aria aspirata su filtro. Spettrometria gamma su PTS e deposizione umida e secca: sistema di misura per spettrometria gamma EG&G, rivelatore coassiale HPGe ORTEC con efficienza relativa pari al 28% a 1.33 MeV (Co-60), sorgente di taratura ENEA - SF 1179 (data riferimento 1.1.96 12:00) realizzata con fitro singolo in fibra di vetro tracciato con una miscela di radionuclidi gamma emettitori, tempo medio di misura 64000 s M.C.R. (Minima Concentrazione di Attività Rilevabile): Be-7 =>3 Pb-212 =>7.5 Pb-214 =>6.4 Cs-137 =>3 K-40 =>2.3 . 10-2 m Bq/m3 . . . . 10-3 -3 10 10-3 10-3 m m m m Bq/m3 Bq/m3 Bq/m3 Bq/m3 Pagina 0 MEDOCC Università degli Studi di Palermo C.I.R.P.I.E.T. 4.10 Il monitoraggio delle acque Il monitoraggio va svolto su due gruppi di parametri: uno il cui rilevamento è obbligatorio, l’altro relativo alle specifiche sostanze pericolose che le attività presenti nel bacino emettono nell’ambiente1. L’elenco dei parametri obbligatori contiene un set ristretto di “macrodescrittori”, utilizzati per la classificazione (in particolare per la determinazione dello stato ecologico), più altri parametri che servono a dare informazioni di supporto sulle principali caratteristiche del corpo idrico, sulle sue variazioni nel tempo e nello spazio, nonché utili per la valutazione dei carichi trasportati (rientrano fra questi la portata, il pH, la durezza, la temperatura, ecc..). I macrodescrittori, servono a dare una misura abbastanza precisa e sufficientemente stabile, non soggetta a forti fluttuazioni casuali, del carico derivante dalla presenza antropica e dalle attività presenti. I 7 macrodescrittori sono: ossigeno (% di saturazione); COD; BOD5; azoto ammoniacale; azoto nitrico; fosforo totale; Escherichia coli. I macrodescrittori vengono valutati in modo integrato attraverso l’applicazione di un punteggio ottenuto in base al valore del 75° percentile per ogni parametro. In particolare per il mare lo stato di trofia è determinato attraverso l’implementazione di un indice (l’indice Trix), sperimentato nel corso degli ultimi anni nei mari italiani. Tale indice si traduce in un punteggio attraverso l’applicazione di una formula contenente i valori delle concentrazioni di alcuni parametri fisici e chimici misurati nelle acque. 4.10.1 ACQUE MARINE COSTIERE Indicatori di qualità e analisi da effettuare. Per la classificazione della qualità delle acque marine costiere vanno eseguite determinazioni sulla matrice acqua. Ad integrazione delle analisi sulle acque, vanno effettuate analisi e saggi biologici sui sedimenti e sul biota. I risultati di tali indagini avranno la funzione di completare i dati derivanti dalle analisi sulle acque e di concorrere alla definizione dello stato chimico rappresentando, al contempo, una base conoscitiva che concorra a definire i valori delle classi di qualità chimica ed ecologica delle acque. Il monitoraggio del biota e dei sedimenti deve essere effettuato per rilevare specifiche fonti di contaminazione e per indicazioni sui livelli di "compromissione" del tratto di costa considerato. L’autorità competente, ove necessario, integra i parametri riportati nelle specifiche tabelle possono essere integrati, con indagini "addizionali" ovvero provvede a sostituirli con altri che risultino essere più significativi rispetto alle specifiche realtà territoriali, in funzione delle caratteristiche del bacino afferente e/o dei diversi usi della fascia costiera, così da mirare attentamente le analisi ambientali. L’eventuale incremento della concentrazione degli inquinanti tra una analisi e le successive deve comportare l’approfondimento delle iniziative di controllo su1 le principali delle quali sono indicate nella citata tabella 1 dell’allegato1. Pagina 0 MEDOCC Università degli Studi di Palermo C.I.R.P.I.E.T. gli apporti (insediamenti costieri civili e produttivi, bacini idrografici affluenti). La frequenza dei campionamenti delle acque, dei sedimenti e del biota, può essere variata qualora le Autorità competenti lo ritengano necessario. Per temperatura, salinità e ossigeno disciolto dovrà essere fornito il profilo verticale su tutta la colonna d’acqua. 4.10.2 BIOTA Per quanto riguarda il biota sono considerate prioritarie le analisi di accumulo dei metalli e dei contaminanti organici, in bivalvi delle famiglie Mytilidae (Mytilus galloprovincialis) od Ostreoidea (Ostrea edulis, Crassostrea gigas). Ove non reperibili quelle suindicate, potranno essere considerate specie appartenenti alle famiglie: Tellinoidea (Donax trunculus) e Veneroidea (Tapes decussatus, Tapes philippinarum). Sono considerate addizionali: 1) le indagini sulle biocenosi di maggior pregio ambientale (praterie di fanerogame, coralligeno, etc) presenti nell'area indagata, al fine di una più completa definizione dello stato ecologico. Tali indagini infatti rappresentano una "memoria biologica" dell’area in studio, fornendo informazioni integrate sugli effetti indotti dai diversi impatti antropici. 2) opportuni saggi biologici a breve o lungo termine, su specie selezionate appartenenti a diversi gruppi tassonomici, privilegiando le specie autoctone o quelle per le quali esistano dei protocolli standardizzati. 4.10.3 SEDIMENTI Per quanto riguarda i sedimenti sono considerate prioritarie le analisi dei parametri indicati nella tabella precedente. Qualora le autorità ritengano necessaria un’analisi più approfondita volta a evidenziare gli effetti tossici a breve o a lungo termine, ovvero ritengano opportuno integrare il dato chimico nella valutazione della qualità del sedimento, si potranno effettuare dei saggi biologici sui sedimenti. 4.10.4 CAMPIONAMENTO Il campionamento costituisce la prima fase di ogni procedimento di analisi e la sua corretta esecuzione è fondamentale per lo sviluppo dell’intero processo. Infatti si tratta di una fase piuttosto complessa e delicata in quanto condizionante i risultati di tutte le operazioni successive. Bisogna, inoltre, considerare la necessità di ottenere campioni il più possibile rappresentativi delle reali condizioni qualiquantitative che si intendono determinare e, pertanto, è importante che il campionamento venga effettuato da personale qualificato ed opportunamente addestrato. Pagina 0 MEDOCC Università degli Studi di Palermo C.I.R.P.I.E.T. Sonde multiparametriche e disco Secchi Considerando che l’attività di monitoraggio si svolge in ambiente costiero, caratterizzato da una variabilità dei parametri chimico-fisici, per lo svolgimento delle attività di misura sono ritenuti idonei sia strumenti a flusso libero sia strumenti a flusso controllato. In ogni caso le sonde multiparametriche devono essere dotate di un sistema di acquisizione dati in continuo I sensori dovrebbero rispondere alle caratteristiche riportate qui sotto: Tabella 12 SENSORI RANGE Conducibilità Temperatura Pressione pH 0-7 S/m -2 + 35°C variabile 0-14 unità di pH 0-50 ppm Ossigeno disciolto Clorofilla “a” ACCURATEZZA RISOLUZIONE 0,005 S/m 0,005°C 0,25% 0,01 unità di pH 0,001 S/m 0,0005°C 0,04 % 0,001 unità di pH 0,1 ppm 0,01 ppm 0,01 µg/L ALTRE CARATTERISTICHE Compensazione di temperatura Compensazione di temperatura e torbidità, completo di Standard Solido Secondario per ricalibrazione Autorange su 4 ordini di grandezza Si raccomanda di: • Utilizzare sensori calibrati con alta precisione che vanno tenuti sotto osservazione per almeno 6 mesi dalla data di fabbricazione. • Calibrare gli strumenti almeno una volta l’anno. È opportuno effettuare di routine i controlli del valore di ossigeno e salinità da sonda con analisi in laboratorio rispettivamente con il metodo Winkler e con un salinometro a conferma del dato rilevato con la sonda. Il sensore della clorofilla dovrebbe essere tarato periodicamente con valori di clorofilla ottenuti per via spettrofluorimetrica su colture di fitoplancton. • Calibrare i sensori prima di ogni crociera; il sensore di clorofilla, viceversa, può essere tarato ogni 6 mesi. • Calare la sonda con velocità di 1 m/s, per campionamenti su “alto fondale”; per campionamenti in “basso fondale”, ed in particolare in situazioni di accentuata stratificazione termica, tale velocità può essere ridotta a circa 50 cm/s. Infatti, per “l’alto fondale” velocità inferiori a 1m/s massimizzano gli errori di misura dovuti allo “shed wakes”, in quanto il movimento verticale indotto da barca/cavo/verricello assume una importanza percentuale maggiore tanto più lento è il movimento della sonda. Per il “basso fondale”, viceversa, velocità più elevate di quella consigliata potrebbero comportare una errata stima del valore di ossigeno disciolto. L’acquisizione dei dati dovrà essere Pagina 0 MEDOCC Università degli Studi di Palermo C.I.R.P.I.E.T. • fatta in continuo o, comunque, ad intervalli spaziali compatibili con le caratteristiche del sensore di profondità. L’acquisizione dovrà iniziare dai 50 cm dalla superficie dell’acqua e terminare a circa 50 cm dal fondo Le misure di clorofilla, oltre che dalla temperatura, sono notevolmente influenzate dalla torbidità. Si consiglia l’utilizzo di un turbidimetro integrato sul sensore di clorofilla, al fine di compensare la lettura del valore della clorofilla, e ottenere il valore della torbidità. Il disco del Secchi, detto del “marinaio”, è un disco di 30 cm di diametro e 0,5 cm di spessore e viene quasi sempre autofabbricato con plastica bianco-latte (pvc, moplen, plexiglas, perspex ecc.). Il centro è fissato in vari modi da una parte alla cima di una sagola metrata con segni ben visibili, dall’altra a un peso per zavorra. Le misure con disco Secchi si fanno con mare sufficientemente calmo, calando il disco in acqua dal bordo dove non batte il sole, al riparo dalla radiazione diretta. Viene calato lentamente fino a che non scompare alla vista. Si legge la misura, segnata sulla sagola metrata dal pelo dell’acqua, facendo una media a occhio tra i cavi e le creste delle onde. Si ripete l’operazione facendolo ricomparire e scomparire alcune volte per ottenere una buona stima della profondità di scomparsa. Per le misure della trasparenza è opportuno, vista l’empiricità del metodo stesso, far eseguire le misurazioni sempre allo stesso operatore. Pagina 0 MEDOCC Università degli Studi di Palermo C.I.R.P.I.E.T. Figura 16 – Sonda multiparametrica Pagina 0 MEDOCC Università degli Studi di Palermo C.I.R.P.I.E.T. Figura 17 – Disco secchi Pagina 0 MEDOCC Università degli Studi di Palermo C.I.R.P.I.E.T. Correntometri Per una migliore comprensione dei fenomeni idrodinamici all'interno di un porto è necessario sottoporre a monitoraggio il regime delle correnti, attraverso il corretto posizionamento di correntometri, su due quote (superficiale e fondo), che registrino in continuo i dati di intensità, direzione e temperatura delle masse d'acqua; i correntometri dovrebbero rimanere in opera per almeno un anno. Le caratteristiche tecniche del correntometro dovrebbero essere le seguenti: - Acquisizione dati in continuo su memoria interna, scaricabili su PC; Accuratezza di 1 cm/sec nella misurazione dell’intensità di corrente; Accuratezza di 1° nella misurazione della direzione della corrente. Pagina 0 MEDOCC Università degli Studi di Palermo C.I.R.P.I.E.T. Figura 18 - Correntometro Pagina 0 MEDOCC Università degli Studi di Palermo C.I.R.P.I.E.T. Campionatori per acque - analisi chimiche Per raccogliere i campioni di acqua a diversa profondità e non solo alla superficie di un corpo idrico, lo strumento campionatore deve essere dotato di un sistema di apertura e chiusura attivabile alla profondità. Il modello base di questo tipo di strumento è la classica bottiglia Niskin. Si tratta di uno strumento cilindrico dotato di due aperture, una superiore e una inferiore, e di un meccanismo che gli permette di rimanere aperto durante la calata in acqua. La bottiglia, legata a un cavo di diametro variabile (5÷8 cm), viene calata aperta; una volta raggiunta la profondità richiesta, la sua chiusura viene effettuata tramite l’invio, lungo il cavo, di un messaggero (costituito da un cilindro metallico) che urta l’estremo superiore di un meccanismo il quale sganciandosi provoca la chiusura della bottiglia. Il prelievo dei campioni, per l’analisi dei vari parametri, va effettuato direttamente dalla bottiglia Niskin nel più breve tempo possibile; il recipiente di conservazione deve essere sciacquato almeno due volte con l’acqua della bottiglia di campionamento. Pagina 0 MEDOCC Università degli Studi di Palermo C.I.R.P.I.E.T. Figura 19 – Bottiglia Niskin Pagina 0 MEDOCC Università degli Studi di Palermo C.I.R.P.I.E.T. Campionatori per acque - analisi batteriologiche Sempre nella matrice acquosa è importante monitorare la componente microbiologica (Coliformi fecali, Coliformi totali, Streptococchi fecali e Salmonelle), che consente la valutazione dell'inquinamento di origine cloacale e terrigena, nonché dei rischi per la salute pubblica dovuti alla presenza di patogeni pericolosi. Il prelievo dei campioni per l’esame microbiologico deve essere effettuato con recipienti puliti e la sterilità è funzione delle determinazioni che devono essere effettuate e del tipo di acqua che si deve analizzare. Poiché il rischio di contaminazione del campione diminuisce quanto più sono inquinate le acque da controllare, il prelievo di campioni per la caratterizzazione e/o il controllo delle acque reflue è meno problematico anche se, in questo caso, è necessario osservare norme igieniche di sicurezza a tutela della salute dell’operatore. Per i prelievi da effettuare per immersione della bottiglia, si devono usare bottiglie sterili incartate prima della sterilizzazione e al momento dell’immersione la bottiglia deve essere afferrata con una pinza o con altro idoneo sistema che permetta l’apertura del tappo a comando per mezzo di dispositivi adatti. All’atto del prelievo, la bottiglia sterile deve essere aperta avendo cura di non toccare la parte interna del tappo che andrà a contatto con il campione prelevato, né l’interno del collo della bottiglia; subito dopo il prelievo si deve provvedere all’immediata chiusura della stessa. Nell’eseguire i prelievi si deve sempre avere cura di non riempire completamente la bottiglia al fine di consentire una efficace agitazione del campione al momento dell’analisi in laboratorio. Tutti i campioni di acqua, indipendentemente dalla loro natura, devono essere esaminati nel minore tempo possibile. Il trasporto deve avvenire in modo che i campioni siano mantenuti al riparo dalla luce e ad una temperatura compresa fra +4° e +10°C. Pagina 0 MEDOCC Università degli Studi di Palermo C.I.R.P.I.E.T. 4.11 Analisi di laboratorio Per le analisi di laboratorio vengono di norma utilizzate le metodiche standardizzate da APAT-IRSA/CNR (2003) – Metodi analitici per le acque e ICRAM (2001) – Metodologie analitiche di riferimento del programma di monitoraggio per il controllo dell’ambiente marino costiero (triennio 2001-2003). 4.11.1 ANALISI CHIMICHE Azoto e fosforo totale Per quanto attiene alla conservazione dei campioni dopo il prelievo, si può adoperare uno dei tre metodi di seguito indicati, che assicurano buoni risultati: - - - Conservare i campioni, al momento del prelievo, nei contenitori di reazione chiusi ermeticamente. L’analisi può essere effettuata anche dopo un lungo periodo di tempo. Infatti, a seguito della reazione di ossidazione, i nitrati ed i fosfati prodotti rimangono costanti. Inoculare, subito dopo il prelievo, 5 cm3 di reattivo ossidante e chiudere ermeticamente i contenitori dei campioni. In queste condizioni i campioni sono stabili per almeno 48 ore. Se entro questo tempo si procede alla reazione di ossidazione, i nitrati ed i fosfati prodotti rimangono costanti anche per 2÷3 mesi. Congelare rapidamente i campioni in bottiglia di polietilene, ovviamente senza procedere alla filtrazione. Per concentrazione di azoto o fosforo totale in un campione d’acqua si intende la somma delle moli dell’elemento in questione presenti sotto forma di specie organiche ed inorganiche, disciolte e particellate. La procedura analitica prevede che ambedue gli elementi vengano dosati dopo ossidazione e idrolisi della maggior parte dei composti inizialmente presenti nel campione in una stessa miscela di reazione, con la produzione, rispettivamente, di nitrato e ortofosfato. Pagina 0 MEDOCC Università degli Studi di Palermo C.I.R.P.I.E.T. 4.10.2 ANALISI BATTERIOLOGICHE Tra il momento del prelievo e l’esecuzione delle analisi microbiologiche, i tempi massimi consigliati per l’esame di acque dolci superficiali, acque marine e acque di scarico vanno da un minimo di 6-8 ore, con l’obbligo di non superare un periodo medio di 24 ore. Esistono due metodi per la determinazione dei parametri microbiologici: - la tecnica del numero più probabile o dei tubi multipli (MPN); - il metodo della filtrazione su membrana (MF) Metodo MPN La tecnica dell’MPN è particolarmente consigliabile per l’analisi di acque con particolato in sospensione. Questa tecnica può essere impiegata come alternativa a quella delle membrane filtranti nei casi in cui si analizzino campioni di acqua che superino il valore di 1 unità nefelometrica di torbidità (NTU). I volumi di acqua che possono essere esaminati con questa tecnica sono ridotti in considerazione delle difficoltà tecniche di preparazione e distribuzione di aliquote elevate del campione di acqua da esaminare. Il metodo dei tubi multipli fornisce una stima statistica della densità batterica del campione analizzato. Si basa infatti sulla combinazione dei tubi positivi e negativi ottenuti inoculando aliquote del campione in terreno colturale liquido. La precisione del risultato dipende dal numero dei tubi di terreno colturale liquido insemenzati con l’acqua in esame. Infatti, a meno che non venga esaminato un gran numero di aliquote di acqua, la precisione del risultato è piuttosto bassa. Il risultato si ottiene calcolando il valore dell’indice MPN in base alla formula di Thomas: Metodo MF La metodica della filtrazione su membrana si adatta a tutti i tipi di acqua, tranne che a quelle particolarmente torbide. Consente di ottenere risultati in tempi più brevi rispetto a quelli richiesti con il metodo del numero più probabile (MPN); inoltre permette di esaminare anche grandi volumi di acqua di buona qualità. Presenta diversi vantaggi consentendo di rilevare direttamente (per conta diretta) il numero di microrganismi presenti nel campione esaminato, contando le colonie sviluppate su una membrana, semplificando le procedure di laboratorio e Pagina 0 MEDOCC Università degli Studi di Palermo C.I.R.P.I.E.T. abbreviando i tempi operativi anche in funzione dei tempi di incubazione. La procedura della filtrazione su membrana permette di contare i microrganismi che, presenti in un campione di acqua, sulla superficie della membrana, posta su terreno di coltura agarizzato, hanno prodotto colonie. Poiché non è possibile determinare se una colonia individuale sia formata da una o più cellule batteriche, il numero di colonie ottenuto si riporta come “Unità Formante Colonia” (UFC), valore poi riferito, generalmente, a 100 mL del campione analizzato. Si accetta, pertanto, che una cellula batterica produca una colonia e che la conta riporti direttamente il numero di batteri presente. L’accuratezza del risultato dipende dal numero di colonie contate. È necessario, infatti, che il numero delle colonie sia compreso in limiti leggibili. Un numero di colonie della membrana compreso generalmente tra 20 e 80 e non superiore a 200 fornisce un risultato accettabile e statisticamente accurato. Il numero di microrganismi presenti nel campione esaminato si ottiene dalla equazione: UFC/100 mL = N° delle colonie contate/100 mL di campione filtrato Figura 20 – Analisi batteriologiche: piastra con colonie batteriche Un parametro derivato dall'indagine microbiologica è l'Indice di Qualità Biologico (IQB), che evidenzia la presenza di batteri provenienti da scarichi civili (coliformi fecali o streptococchi fecali) nelle acque di balneazione. E' espresso in % di campioni esenti da Coliformi fecali sul totale dei campioni. Pagina 0 MEDOCC Università degli Studi di Palermo C.I.R.P.I.E.T. 4.10.3 PARAMETRI MICROBIOLOGICI Per il monitoraggio delle comunità bentoniche portuali è quindi di primaria importanza il corretto posizionamento (spaziale e verticale) delle stazioni di campionamento, che vanno ubicate in modo tale da raccogliere informazioni sui vari aspetti presenti all’interno del porto, ma anche all’esterno, e in un sito di controllo non influenzato dall’ambiente portuale. In ogni stazione vanno previste almeno 3 repliche. Il punto di campionamento viene di norma preso con il GPS. Substrato duro Il prelievo viene condotto, sui substrati duri, in immersione con ARA da biologi subacquei: una volta sulla stazione prescelta, si verifica e si annotano su una tavoletta in plexiglas i dati di copertura % dei popolamenti principali, l’esposizione, l’inclinazione. Si procede quindi alla sistemazione di un quadrato in ferro di 20x20 cm, all’interno del quale si provvede all’asportazione totale con mazza e scalpello della matrice biologica, che viene raccolta in capaci sacchetti di nylon trasparente pre-marcati. Pagina 0 MEDOCC Università degli Studi di Palermo C.I.R.P.I.E.T. Figura 21 - Campionamento di benthos su substrato duro: grattaggio seguito da sorbona (sopra), rilievi su fouling portuale (sotto) Pagina 0 MEDOCC Università degli Studi di Palermo C.I.R.P.I.E.T. Il grattaggio viene preceduto e seguito da una sorbonata che serve per la raccolta degli organismi vagili. Una idonea documentazione fotografica viene eseguita in ogni stazione di campionamento. I campioni raccolti vengono immediatamente conservati in borse frigorifere e trasportati in laboratorio dove vengono congelati o fissati in una soluzione di acqua di mare e formalina tamponata al 5%. Substrato mobile Sui fondali mobili si campiona direttamente dall’imbarcazione tramite una benna tipo Van Veen o un box-corer. La benna deve essere dotata di sportellini superiori, deve avere un volume di circa 40 litri e viene calata aperta sul fondo con una robusta cima agganciata ad un verricello. Pagina 0 MEDOCC Università degli Studi di Palermo C.I.R.P.I.E.T. Figura 22 - Campionamento di benthos di substrato mobile con benna (sopra), e setacciatura degli organismi a bordo (sotto) Pagina 0 MEDOCC Università degli Studi di Palermo C.I.R.P.I.E.T. Per ogni stazione di campionamento deve essere compilata una scheda dove riportare i dati inerenti il punto di campionamento (nome stazione, data, ora, coordinate teoriche e reali, strumentazione utilizzata ecc.), il nome dell’operatore e dell’imbarcazione, il numero e la sigla dei campioni prelevati ed infine la descrizione macroscopica del campione (caratteristiche fisiche, colore, odore, grado di idratazione, presenza di resti vegetali o frammenti conchigliari, eventuali variazioni cromatiche e dimensionali). Una volta salpata a bordo, attraverso gli sportellini si raccolgono carote per la misurazione dello strato ossidato del sedimento e per la determinazione del T.O.M. (Total Organic Matter): i campioni raccolti vengono setacciati direttamente a bordo. I campioni, prelevati dallo strumento con una spatola di acciaio al fine di evitare un’eventuale contaminazione, devono essere omogeneizzati e versati in capaci bagnarole e immediatamente setacciati su una pila di setacci per bentonologia di mesh decrescente (2 mm, 1 mm, 0,5 mm): il contenuto di ogni setaccio viene successivamente conservato in appositi barattoli con acqua di mare e formalina al 5%, etichettati e datati. Pagina 0 MEDOCC Università degli Studi di Palermo C.I.R.P.I.E.T. Laboratorio Segue la fase di sorting-out, o di smistamento, allo stereo-microscopio, per la separazione dei vari taxa animali e vegetali presenti: alla fine di questa fase gli organismi separati vengono sistemati nei rispettivi liquidi conservazione (soluzioni di acqua di mare e formalina o alcool), per la successiva determinazione a livello specifico dei taxa. Questa avviene ad opera di specialisti nei vari raggruppamenti animali e vegetali, che possono variare a seconda del substrato esaminato. Figura 23 - Fase di scarto e determinazione degli organismi del benthos Pagina 0 MEDOCC Università degli Studi di Palermo C.I.R.P.I.E.T. Elaborazione dati I risultati vengono quindi ordinati in apposite matrici elettroniche specie/stazione e sottoposti ad elaborazione statistica per il calcolo dei principali indici ecologici: - indice di diversità; indice di equitabilità; indice di dominanza; indice di abbondanza indice di ricchezza specifica indice R/P L’analisi statistica dei dati, effettuata con i vari indici sopra citati, consente di tracciare un quadro esaustivo sulle condizioni ecologiche dei popolamenti: gli indici valutano in genere in che misura essi sono diversificati (indice di diversità di Shannon-Wiener, e di ricchezza specifica di Margalef), oppure se c’è dominanza di alcune specie e in che misura (indice di dominanza e di abbondanza). E’ noto infatti che un ambiente in equilibrio ecologico vede in genere un maggior numero di specie con relativamente pochi individui rispetto ad uno degradato, che al contrario di solito vede la prevalenza di poche specie opportuniste con elevati numeri di individui o di copertura (nel caso di vegetali e specie coloniali). L’elaborazione dei dati viene quindi completata attraverso l’analisi multivariata che consente una migliore comprensione dei fenomeni che consentono la distribuzione spaziale degli organismi. Per una migliore comprensione dei fenomeni di colonizzazione del benthos, limitatamente ai substrati duri, si possono posizionare pannelli artificiali per lo studio del fouling, che vengono controllati periodicamente sia attraverso l’analisi fotografica che con l’osservazione al microscopio, con le metodiche descritte in precedenza. Pagina 0 MEDOCC Università degli Studi di Palermo C.I.R.P.I.E.T. Capitolo 4................................................................................................................ 0 Schede tecniche per ciascun parametro individuato (metodologia di rilievo, parametri ed unità di misura, strumentazione necessaria, tipologia di output)....... 0 4.1 Metodi ed apparecchiature per la misura delle concentrazioni degli inquinanti in atmosfera........................................................................................ 0 4.1.1 MATERIALE PARTICOLATO (PM10) .................................................. 71 4.1.2 MONITORAGGIO DEL BENZENE ......................................................... 71 4.2 Le reti di monitoraggio in Italia ............................................................ 71 4.3 L'attività di monitoraggio ambientale in ambito regionale siciliano..... 71 4.4 Il monitoraggio ambientale urbano ....................................................... 71 4.5 Rete di Monitoraggio di Palermo.......................................................... 71 4.5.1 Le stazioni di rilevamento ............................................................. 71 4.5.2 Acquisizione dei dati ..................................................................... 71 4.6 Il monitoraggio meterologico................................................................ 71 4.7 Il rumore portuale.................................................................................. 71 4.7.1 TECNICHE DI CAMPIONAMENTO PER LA MISURA DEL RUMORE ........... 71 4.7.2 METODOLOGIE DI RILEVAMENTO DEL RUMORE DELLE INFRASTRUTTURE DI TRASPORTO ................................................................................................. 71 4.7.3 STRUMENTAZIONE DI MISURA ........................................................... 71 4.8 La zonizzazione acustica di un'area portuale ........................................ 71 4.9 Elettromagnetismo ................................................................................ 71 4.9.1 D.P.C.M. 23/04/92 ........................................................................ 71 4.9.2 STRUMENTAZIONE, CRITERI E METODOLOGIE DI MISURA ................... 71 4.9.3 STRUMENTAZIONE PER ALTE FREQUENZE.......................................... 71 4.9.4 MISURA DELLE DISTANZE ................................................................. 71 4.9.4 CRITERI E METODOLOGIE DI MISURA ................................................ 71 4.10 Il monitoraggio delle acque................................................................... 71 4.10.1 ACQUE MARINE COSTIERE ................................................................ 71 4.10.2 BIOTA ............................................................................................. 71 4.10.3 SEDIMENTI ...................................................................................... 71 4.10.4 CAMPIONAMENTO ........................................................................... 71 4.11 Analisi di laboratorio ............................................................................ 71 4.11.1 ANALISI CHIMICHE........................................................................... 71 ANALISI BATTERIOLOGICHE ............................................................. 71 4.10.2 4.10.3 PARAMETRI MICROBIOLOGICI........................................................... 71 Pagina 0