La Polonia di Giulia Dakli Riassunto del libro "Polonia" di Cesare La Mantia, il quale racconta, da un punto di vista politico-ecominico e sociale, le trasformazioni del paese, a partire dalla prima guerra mondiale fino alla nascita di Solidarnosc e la fine del regime comunista. Università: Corso: Esame: Docente: Titolo del libro: Autore del libro: Editore: Anno pubblicazione: Università degli Studi di Roma La Sapienza Scienze politiche e delle relazioni internazionali Storia dell'Europa Orientale Antonello Biagini Polonia Cesare La Mantia Unicopli 2006 Giulia Dakli Sezione Appunti 1. La società polacca e il nuovo secolo L’eredità del passato: La Polonia nasce nel 1385 come unione dinastica. Nel 1569 si unisce in una confederazione con la Lituania e prende la forma di repubblica nobiliare, diventando una delle principali potenze del sistema geopolitico dell’Europa centro-orientale. Sull’area avrebbero gravitato gli imperi ottomano, asburgico e russo e il regno prussiano. Alla fine del ‘700 il rapporto di forza mutò a favore di queste potenze, all’interno delle quali lo stato si era dotato di una forte capacità impositiva fiscale svincolata dalla nobiltà e sostenuta dalla borghesia. In Polonia un processo simile non avvenne. Nel corso di tre spartizioni Prussia, Russia e impero asburgico si divisero il territorio polacco.1772 – I spartizione: alla Prussia la Varmia e l’ex Pomerania polacca, all’Austria le province meridionali e alla Russia il territorio del Dnepr e quelli lituani. Firma della Costituzione polacca del 1791, che fa dell’Unione una monarchia costituzionale ereditaria.1793 – II spartizione: alla Prussia la provincia di Poznan.1795 – III spartizione: scomparsa dell’Unione.Le potenze spartitrici ereditarono la questione agraria polacca. La terra era di proprietà del ceto nobiliare ed era ancora esistente il servaggio. La società polacca soffriva di una profonda spaccatura tra la classe contadina e nobiliare.Austria: estese ai nuovi territori i propri ordinamenti. Alla burocrazia di Maria Teresa servivano funzionari e impiegati polacchi. I polacchi erano rappresentati in parlamento (il Club polacco) e cominciarono a rispettare e apprezzare l’Austria in qualità di stato moderno e organizzato. Nel 1848 furono assegnate ai contadini le terre da essi occupate. Russia: rispetto a Vienna intraprese una politica più autoritaria e volta alla russificazione dei territori occupati. Il Congresso di Vienna creò il piccolo Regno di Polonia (detto Regno del Congresso) con lo zar Alessandro I re costituzionale. Questi dotò la Polonia di una costituzione liberale che non ne sanciva però l’indipendenza. Lo zarismo autocratico, incentrato sulla chiesa ortodossa, era l’antitesi dell’idea polacca di autorità statale. Durante la ventata rivoluzionaria del 1848 il nazionalismo polacco (primavera dei popoli) sperò che dall’unione tra Galizia austriaca e Posnania prussiana potesse sorgere uno stato polacco indipendente. La “primavera” si concluse con l’insurrezione antirussa nel Regno del Congresso nel 1863-64. La sconfitta dei rivoltosi portò alla soppressione del regno di Polonia. Eliminazione del servaggio e assegnazione delle terre ai contadini, ma la politica agraria non ebbe successo perché si accompagnava alla repressione contro la religione cattolica e contro la lingua polacca.Prussia: si identificavano i polacchi nell’alto clero e nella nobiltà, mentre il resto della popolazione era considerato come cittadini prussiani di lingua polacca. Germanizzazione, divieto di usare la lingua polacca. Eliminazione del servaggio. Nello scontro fra tre diverse tipologie sociali la società polacca rafforzò il proprio senso comunitario. La riforma agraria avvenne prima nelle zone prussiane, dove c’erano più capitali, mentre nelle altre due zone il processo avvenne lentamente. La Polonia divisa entra nel XX sec. con un problema agrario irrisolto. La soluzione per molti fu l’emigrazione, che coinvolse quattro milioni di polacchi tra il 1870 e il 1914.La diaspora e gli intellettuali: la repressione provocò la diaspora polacca, principalmente diretta in Francia. A Parigi gli intellettuali polacchi organizzarono la propria attività a favore dell’obiettivo della resurrezione nazionale. Nacque un nazionalismo romantico che giunse a considerare la Polonia come “Cristo fra le nazioni”, la cui resurrezione avrebbe rappresentato la vittoria della libertà sulla tirannia (importante per la questione dei simboli, tanto cari ai polacchi). Elementi costitutivi del nazionalismo polacco furono la lingua e la religione cattolica. La Polonia Pagina 1 di 28 Giulia Dakli Sezione Appunti Chiesa cattolica: il rapporto tra Polonia e cattolicesimo risale al battesimo del duca Mieszko I nel 966. La Chiesa ottenne una forte posizione politica ed economica che le consentì di influenzare la vita politica polacca. La Russia separò il clero polacco da Roma, lo sottopose all’autorità di un collegio speciale di Pietroburgo e dichiarò l’ortodossia religione di stato. Nella zona prussiana la chiesa cattolica patì le restrizioni del Kulturkampf, mentre nella zona austriaca (cattolica) non vi furono né persecuzione né statalizzazione. Nel popolo si rafforzò l’immagine di una chiesa sofferente e perseguitata perché polacca. I partiti di massa si affermarono nelle tre Polonie alla fine dell’800 e dovettero fare i conti con le potenze dominanti e con i problemi dello sviluppo economico. Tra i maggiori partiti vi erano il Partito nazionaldemocratico di Dmowski, il Bund, composto dagli ebrei polacchi, e la Social-democrazia del regno di Polonia (SDKPiL). La Polonia Pagina 2 di 28 Giulia Dakli Sezione Appunti 2. La I Guerra Mondiale e l’unità riconquistata della Polonia Lo scoppio della I Guerra Mondiale obbligò i partiti delle tre zone a stabilire chi appoggiare. Sarebbe convenuto non schierarsi, ma ciò era impossibile. L’Austria segretamente incoraggiava la semiclandestina attività antirussa della frazione rivoluzionaria del PPS, gestita da Pilsudski e Sosnkowski, che fondarono l’Unione per la lotta attiva. La scelta antirussa e pro Austria dei conservatori, del partito contadino e dei socialisti si delineò già prima dello scoppio della guerra, mentre il partito nazional-democratico di Dmowski si schierò con la Russia, che aveva promesso la nascita di una Polonia unificata. Pilsudski creò un gruppo segreto: l’Organizzazione militare polacca (POW), operativa in Russia e Lituania. La gerarchia cattolica era invece schierata con Dmowski e più vicina alla posizione russa. Le varie frange della chiesa cattolica videro nel conflitto la possibilità di una riunificazione della nazione. L’avanzare delle truppe degli imperi centrali spostò il fronte verso est e il territorio polacco diventò la retrovia delle forze impegnate contro la Russia. Le esigenze belliche indussero tedeschi e austriaci a nuove promesse di autonomia. Nel 1917 furono da essi create il Consiglio di Stato provvisorio e il Consiglio di Reggenza. Da parte sua lo zar dichiarò che le sue truppe combattevano per la riunificazione della Polonia, ma non parlò di indipendenza. L’indebolimento della Russia nel ’17 indusse Pilsudski a riprendere l’iniziativa sperando nella sollevazione popolare. L’insurrezione bolscevica del ’17 portò alla pace separata tra le potenze centrali e la Russia (Brest-Litovsk – 3 marzo 1918). Sconfitta la Russia, il principale nemico della Polonia era la Germania. Quando la sconfitta degli imperi centrali era ormai data per certa, il Consiglio di reggenza proclamò l’indipendenza della Polonia e formò un governo d’unità nazionale. Dopo sette gg di governo provvisorio il Consiglio di Reggenza diede a Pilsudski la carica di Capo provvisorio dello stato. Questo incaricò Moraczewski di formare un nuovo governo. Nelle elezioni del 1919 la destra uscì vittoriosa – il partito nazional-democratico ottenne il 45% dei voti. Il governo polacco pose come priorità assoluta il rafforzamento dell’esercito polacco. Nel corso delle trattative di pace la definizione dei confini polacchi fu lenta e laboriosa. A vantaggio della Polonia vi erano alcuni fattori: la rivalutazione della Polonia come stato cuscinetto tra Russia ed Europa la necessità francese di avere un alleato ad est della Germania l’influenza esercitata dalla diaspora polacca su Parigi e Washington i 14 punti di Wilson. Il Trattato di Versailles stabilì l’inclusione in territorio polacco della Grande Polonia e della Pomerania, con l’esclusione di Danzica, città libera. I confini orientali invece furono stabiliti non in sede di conferenza ma sul campo di battaglia. La ritirata delle forze degli imperi centrali lasciava un vuoto che le truppe russe e polacche cominciavano ad occupare. Gli scontri che ne derivarono assunsero le dimensioni di una vera guerra. La linea Curzon, accettata quale confine dalle potenze dell’Intesa, ripercorreva il confine russopolacco frutto della terza divisione della Polonia e lasciava fuori i territori ucraini, lituani e bielorussi. Nel ’20 i russi presero Kiev e Londra e Parigi concessero aiuti a Varsavia. Nell’agosto del ’20 l’Armata Rossa assediò la periferia di Varsavia. Allo stesso tempo Pilsudski riconquistava Vilnius, in territorio lituano. Il Trattato di Riga del 18 marzo 1921 sancì la pace. La Polonia si ritirò dalla Lituania ma ottenne uno La Polonia Pagina 3 di 28 Giulia Dakli Sezione Appunti spostamento di 150 km a est della linea Curzon. Pilsudski (1867-1935): polacco lituano della piccola nobiltà, contribuì alla fondazione del partito socialista polacco. Ebbe presto a cuore la resurrezione nazionale. Col tempo le idee socialiste furono sostituite da un rigido pragmatismo e dal disprezzo per il parlamentarismo polacco. Alla fine la sua politica prese la forma di un autoritarismo molto duro specialmente in politica estera e militare. Nemico = Unione Sovietica. Dmowski (1869-1939): condannava il socialismo e mirava a rifondare lo stato basandosi sulla classe contadina. Il valore del cattolicesimo stava nell’essere un elemento nazionale e conservatore. Sognava una Polonia priva di contaminazioni razziali (antisemitismo). Nemico = Germania. La Polonia Pagina 4 di 28 Giulia Dakli Sezione Appunti 3. Il lungo armistizio: la Polonia tra le due guerre e il governo Pilsudski Nel 1919 sul territorio della II Repubblica coesistevano tre differenti ordinamenti giuridico-amministrativi e tre sistemi economici. Era scoppiata la seconda transizione. Pilsudski instaurò un regime autocratico d’orgoglio nazionale. Fu approvata nel ’21 la Costituzione, che faceva dello stato polacco una repubblica presidenziale su base bicamerale (sejm e senat, meno importante). Il presidente della Repubblica era eletto su mandato settennale e deteneva il potere esecutivo, mentre la dieta e il governo svolgevano la funzione legislativa. Era sancita la libertà religiosa ma il cattolicesimo aveva un ruolo privilegiato. Il rapporto tra esecutivo e legislativo era molto a favore del secondo, e questo limitò la governabilità del paese. Partiti: Partito Popolare Polacco (PSLW), il Partito Piast, il Partito Popolare Polacco di Sinistra (PSLL), il partito Socialista (PPS), il Partito comunista (KPRP) e nella formazione di destra la Federazione Popolare Nazionale (ZLN). I partiti assunsero posizioni molto diverse circa la futura riforma agraria. Alla fine si stabilì che la proprietà delle aziende sarebbe stata privata e di diverso tipo e grandezza. La realizzazione della riforma fu però penalizzata dall’esiguità dei mezzi finanziari a disposizione, dal cambiamento del quadro politico. Tra il 1918 e il 1922 otto governi si succedettero al potere ma Pilsudski continuava a svolgere un ruolo di primo piano. Alle presidenziali del ’22 fu eletto il candidato di sinistra Narutowicz, detto “l’eletto degli ebrei” o il presidente delle minoranze. La tensione nelle piazze culminò con l’assassinio del neoeletto per mano di un fanatico di destra. Il nuovo eletto (poche settimane dopo) fu il candidato del Partito Piast, Wojciechowski con alla presidenza del Consiglio il generale Sikorski. I nazionalisti polacchi di Lituania ottennero l’annessione allo stato polacco, che prese anche la Galizia orientale. Dal 1923 una profonda crisi economica colpì il paese, portando a una lunga serie di scioperi. Si succedettero vari governi. La diminuzione del potere d’acquisto della moneta e l’aumento dei disoccupati resero ancora più turbolenta la situazione politico-sociale. Nel tempo il nazionalismo di Dmowski era diventato più estremo. Egli sembrava favorevole a una rivoluzione nazionale ispirata al fascismo italiano. Nel frattempo i Patti di Locarno del ’25 rappresentavano la tappa conclusiva della politica francese di contenimento tedesco, che non portò però garanzie per le frontiere tra Polonia e Germania. A Varsavia s’interpretò lo “spirito di Locarno” come un cambiamento nell’atteggiamento delle grandi potenze nei confronti della Polonia. Si diffuse nuovamente la sindrome da accerchiamento. Witos presentò il suo terzo governo e fu accusato di aver messo in piedi una dittatura di destra. Pilsudski marciò allora sulla capitale occupandone i punti strategici. Il 14 maggio 1926, l’ingresso del Komendant nella capitale concluse l’esperienza di governo parlamentare dello stato polacco. L’ideologia del nuovo regime era la sanacja, il risanamento della vita socio-politica dal parlamentarismo e dalla corruzione e la sostituzione di questi con il senso della patria, della disciplina e della cooperazione. Pilsudski cercò di mantenere un ruolo defilato e perciò rifiutò la carica di presidente tenendo per se le cariche di ministro della guerra e ispettore generale dell’esercito. Il regime della sanacja raccolse molti consensi anche dopo la sferzata autoritaria, questo grazie alla buona congiuntura economica che si era venuta a creare. Nel ’29 il Komendant tentò di imporre alla dieta l’approvazione del bilancio con la presenza in aula di un centinaio di ufficiali, ma il maresciallo della dieta negò l’apertura del dibattito. Nelle piazze La Polonia Pagina 5 di 28 Giulia Dakli Sezione Appunti sfilarono manifestazioni a sostegno del parlamento e nacque la coalizione d’opposizione Centrolew. La manifestazione organizzata dal Centrolew nel 1930 provocò la caduta del governo. Pilsudski, pur non avendone il potere, sciolse le camere e fissò le elezioni. Il blocco governativo vinse e tra il ’32 e il ’33 si rafforzò ulteriormente l’aspetto autoritario del regime con delle leggi che ridussero la libertà d’associazione e di riunione. La crisi che colpì l’economia mondiale tra ’29 e ’33 ebbe delle durissime conseguenze anche su quella polacca. Pilsudski morì nel ’35 senza eredi designati e dopo la sua morte si misero da parte gli aspetti repressivi e dittatoriali della sua opera per esaltarne solo la rettitudine morale, il senso dello stato e il patriottismo. 4 anni dopo morì anche Dmowski, il principale avversario politico di Pilsudski Negli anni a seguire le minoranze etniche (ebrei, tedeschi, ucraini) non videro migliorare le proprie condizioni. La minoranza ebraica rappresentava allora il 10,4% della popolazione totale. Sul problema dell’identità ebraica e del rapporto con la Polonia, all’interno della comunità erano emerse due fazioni: i sionisti, che auspicavano un ritorno in Palestina, e i folkistes, che volevano affermare la propria identità in Polonia e non altrove. Pilsudski era favorevole ad un ritorno degli ebrei in Palestina. Dal ’37 la tensione tra polacchi ed ebrei polacchi diverrà molto forte. La posizione della Chiesa cattolica si era rafforzata nei primi anni della riunificazione. I partiti di centro e di destra furono i tradizionali alleati del clero. I preti lasciarono ai politici l’impegno politico e s’impegnarono nella vita sociale. Nel ’25 fu firmato un Concordato tra Polonia e Santa Sede. La Polonia Pagina 6 di 28 Giulia Dakli Sezione Appunti 4. L’ultima spartizione. La Polonia e la II Guerra Mondiale Dopo la scomparsa di Pilsudski il centro di potere più rilevante era costituito dal gruppo di fedelissimi di Pilsudski e dell’esercito. Il maresciallo Rydz-Smigly era l’erede della tradizione di Pilsudski i suoi successori diedero una virata a destra. Il miglioramento della situazione economica non bastò a colmare il profondo disagio sociale – proteste operaie e contadine – repressione. Le forze di sinistra costituirono un fronte popolare. Il PSL era il partito d’opposizione più temibile. Il partito comunista non ebbe un ruolo molto rilevante nell’opposizione al governo della sanacja. La politica governativa accentuò il passaggio dalla sanacja ad una forma accentuata di nazionalismo, l’endecja, di cui fu testimone il culto della personalità riservato al secondo personaggio dello stato, il maresciallo Rydz-Smigly. La nuova nazionaldemocrazia polacca civettava pericolosamente con i nazi tedeschi. Politica estera: secondo l’idea di Pilsudski bisognava mantenere equilibrio tra i due nemici storici: Germania e Urss. Pilsudski Tra il ’32 e il ’39 fu ministro degli esteri Beck (vicino alle posizioni di Pilsudski, ma le realizzava mediante accordi segreti bilaterali). Beck fu artefice di una politica di avvicinamento alla Germania, convinto dell’inevitabilità del conflitto tra Berlino e Mosca e della vittoria della Germania. Il pericolo rappresentato dall’ascesa di Hitler fu sottovalutato e un altro errore fu quello di considerare la minaccia russo-tedesca separata e con possibili tempi d’attuazione differenti. 1932: firma dell’accordo di non aggressione con l’Urss. 1934: firma della dichiarazione polacco-tedesca di rinuncia all’uso della forza per risolvere i contrasti tra le parti firmatarie. Varie difficoltà economiche indussero Mosca ad applicare il Patto Briand-Kellog (1928) di rinuncia alla guerra tra URSS, Lituania e Polonia prima della ratifica di tutti gli altri firmatari. La convenzione franco-polacca del ’21 rimase valida nonostante i dissidi, ma da parte polacca si manifestò nel tempo un raffreddamento dei rapporti con Parigi. Dal ’36 la Germania nazista si mostrò più aggressiva in politica estera e sempre meno tollerante con i polacchi presenti sul proprio territorio. Nel ’38 il ministro degli esteri tedesco, Goering, informò Beck dei piani di Berlino per l’Austria e la Cecoslovacchia. Nel frattempo Beck inseguiva l’obiettivo di creare un blocco di stati neutrali posti geograficamente tra Germania e Urss, di cui avrebbero dovuto far parte, oltre alla Polonia, Scandinavia, stati baltici, Slovacchia, Ungheria, Romania e Yugoslavia. Il progetto non fu realizzato a causa del precipitare degli eventi che condussero alla 2 Guerra Mondiale. La Polonia Pagina 7 di 28 Giulia Dakli Sezione Appunti 5. Il problema dell’assimilazione della comunità ebraica polacca La comunità ebraica s’insediò in Polonia nel XII sec e da allora la questione dell’assimilazione è sempre stata un problema. Nel periodo in cui la Polonia era divisa in tre parti, gli ebrei erano più o meno favorevoli all’unità nazionale a seconda del trattamento che ricevevano dalle potenze dominatrici. Gli ambienti conservatori polacchi accusavano gli ebrei di essere contrari all’interesse nazionale e dunque non meritevoli dei diritti civili. Nel periodo delle rivolte del 1861-62 gli ebrei appoggiarono i rivoltosi polacchi e le parti si riavvicinarono. In città l’antisemitismo nasceva da motivazioni economiche (ma dai). Nel 1987 nacque in clandestinità il partito socialista ebraico, il Bund, che fu molto attivo nella creazione di gruppi di autodifesa contro i pogrom. In tutto ciò gli ebrei non erano manco uniti tra di loro, soprattutto su alcune questioni: l’uguaglianza dei diritti, l’atteggiamento sulla riunificazione polacca e l’integrazione con i polacchi. E si sa…l’unione fa la forza, ma loro non lo capivano. Nel 1921 gli ebrei sono il 10% e passa della popolazione. Nel ’18 nacque il Consiglio nazionale ebraico allo scopo di far pressione sui politici polacchi per chiedere lo status di minoranza nazionale e religiosa. Una possibilità per gli ebrei poteva essere data dal trattato di Versailles, che garantiva alle minoranze la possibilità di fare appello alla società delle nazioni passando per la diplomazia del paese di riferimento ma purtroppo gli ebrei non avevano un paese di riferimento. Fino all’avvento di Hitler l’antisemitismo in Polonia fu sempre controbilanciato da tendenza opposte, ma con l’arrivo di Hitler e la morte di Pilsudski la situazione si fece più tesa. La politica antisemita del colonnello Beck fu parte del suo tentativo di mantenere buoni rapporti con i vicini tedeschi. Scoppio della II Guerra Mondiale: 30/9/1938Apice della politica dell’appeasement con l’accordo tra Fra, GB, Germania e Italia che concedeva a Berlino l’annessione della regione ceca dei sudeti. La Polonia partecipò alla spoliazione del territorio cecoslovacco. Nel frattempo la politica tedesca diventava sempre più aggressiva. Berlino chiedeva il passaggio sotto propria sovranità di Danzica. Nel ’39 GB e Polonia firmano il trattato anglo-polacco in cui la GB s’impegnava a garantire l’indipendenza polacca. A guerra già avviata arrivarono in Polonia aiuti finanziari anglo-francesi. A Mosca il timore che gli anglo-francesi potessero favorire un attacco tedesco contro l’Urss portò alla firma dell’accordo Molotov-Ribbentrop (agosto ’39), che sancì, di fatto, l’inizio della guerra e della IV spartizione polacca. L’accordo prevedeva, infatti, lo spostamento a ovest della frontiera russo-polacca. 25/8: firma dell’alleanza anglo-polacca. Hitler ordina di avviare l’operazione “Caso Bianco” = attacco alla Polonia. Il 31/8 i tedeschi utilizzarono dei detenuti polacchi travestiti da soldati per simulare un attacco a una stazione radio tedesca (operazione Himmler o operazione conserve in scatola – i suddetti poveri detenuti). 1/9: l’esercito nazi attacca l’aviazione polacca e Hitler dichiara che i polacchi hanno aperto il fuoco contro i soldati tedeschi in territorio tedesco. 3/9: ultimatum di GB e Francia contro Berlino 4/9: scoppio generale della guerra dappertutto. L’accordo con Stalin consentiva a Hitler di combattere da solo, ma su un solo fronte. Grandissima era la disparità nelle risorse: i polacchi avevano concezioni tattiche e strategiche antiquate e poche risorse materiali. Nel frattempo, il coraggioso governo polacco era scappato in Romania. Il 17/9 l’Armata Rossa, La Polonia Pagina 8 di 28 Giulia Dakli Sezione Appunti sventolando il patto Ribbentrop-Molotov, andava ad occupare i territori orientali della Polonia e l’esercito polacco non fu in grado di opporre resistenza. Il 5 ottobre le ostilità cessarono a seguito della resa polacca. Quando, nel ’40, ripresero i combattimenti, la Polonia non esisteva più, spartita ancora una volta tra Germania e Urss e questo significava anche che le due principali potenze in espansione non avevano più uno stato cuscinetto a dividerle e avevano nuovamente una frontiera comune. La Polonia Pagina 9 di 28 Giulia Dakli Sezione Appunti 6. La società polacca e la guerra Durante la guerra la Polonia era per metà russa e per metà tedesca. Parte tedesca: le SS procedettero, sotto il comando di Frank, alla “germanizzazione” della Polonia = massacro di migliaia di intellettuali. Fu creato il Governatorato generale al centro del paese, mentre alcune regioni furono formalmente annesse alla Germania. La sorte dei polacchi era determinata in base all’appartenenza a una di quattro categorie: Reichsdeutsch: nati nel vecchio territorio del Reich Volksdeutsch: discendenti da tre generazioni di tedeschi Nichtdeutsch: polacchi ma NON ebrei – destinati al ruolo di schiavi senza qualifica perché slavi Juden: gli ebrei, destinati alla sorte peggiore. Oltre alle SS erano operative anche la Gestapo e la Polizia dell’Ordine (Ordnungpolizei – ORPO). Tutta l’economia polacca fu piegata a supporto dello sforzo bellico tedesco e la popolazione ebraica fu inizialmente spinta nei ghetti (vedi il grazioso par. sotto). Parte russa: per l’Urss la Polonia non esisteva proprio più per “debellatio”. Nel settore russo i polacchi erano meno degli ucraini e bielorussi. Annessi i territori, i sovietici procedettero alla depolonizzazione. Tra ’40 e ’41 un milione e mezzo di polacchi furono deportati in Asia centrale, ricalcando così il modus operandi staliniano del periodo delle grandi purghe. Al contrario della Germania, l’Urss non aveva bisogno di spazio vitale per la sua popolazione, bensì di uno stato cuscinetto, dunque, se i tedeschi potevano limitarsi a garantire l’ordine con la forza senza badare al consenso, i russi dovevano ottenere un minimo di collaborazione e per questo si presentarono come liberatori. La Polonia Pagina 10 di 28 Giulia Dakli Sezione Appunti 7. Governo polacco in esilio e resistenza interna durante la seconda Guerra Mondiale Si stabilì in territorio francese (ad Angers) un governo provvisorio polacco con il generale Sikorski Presidente del Consiglio. Il nuovo governo sciolse il Parlamento e nominò in sua vece un Consiglio nazionale consultivo. Furono formate forze armate polacche costrette, dopo il crollo della Francia, a ripiegare in GB. Il 5/8/40 si stabilì che le forze polacche avrebbero fatto parte di quelle britanniche. La resistenza si organizzò anche in Polonia. Nacque un’organizzazione statale clandestina guidata dl generale Tokarzewski-Karasewicz. Il lavoro dell’organizzazione puntò sul carattere prettamente nazionale della stessa e avviò un duro lavoro di ricomposizione tra forze poco disciplinate e spesso in contrasto. La distanza dal teatro operativo del governo in esilio giocava a favore dell’autonomia della resistenza interna, dove cresceva l’influenza del comandante Grot-Rowecki. La resistenza interna produsse tre dichiarazioni in cui si affrontava il problema della sistemazione confinaria (si chiedeva lo sbocco al mare e il mantenimento delle frontiere ante guerra a est), si dichiarava che la lotta era per una Polonia democratica e si chiedeva il disarmo militare, economico e politico degli stati aggressori. L’intera impalcatura dello stato clandestino ebbe la sua definizione completa con il decreto del presidente provvisorio (26/4/44) che gli dava veste formale. La Polonia Pagina 11 di 28 Giulia Dakli Sezione Appunti 8. Attacco tedesco all’Urss durante la seconda guerra mondiale L’attacco tedesco all’Urss aprì un nuovo fronte e determinò, da parte sovietica, una rivalutazione del ruolo dei polacchi. Il sostegno sovietico divenne un elemento decisivo per la vittoria alleata e all’amicizia con Mosca gli anglo-americani erano disposti a sacrificare gli interessi polacchi. La GB consigliò al governo polacco in esilio una politica di riavvicinamento a Mosca e Sikorski accettò un negoziato, ma riaffermò la posizione polacca sul mantenimento delle frontiere russo-polacche dell’ante guerra. Il negoziato culminò col patto Sikorski-Maiski del ’41. Mosca acconsentì alla formazione in URSS di un’armata polacca guidata da Anders, ma Mosca non fornì armamenti adeguati perché non aveva interesse nella nascita di un esercito polacco in grado di rivoltarglisi contro. Il reclutamento fu poi sospeso in seguito al rifiuto di Anders di far partecipare una divisione polacca ai combattimenti. Sikorski commise poi l’errore di chiedere lo spostamento della forza militare polacca nel Caucaso, in Iran e in Medio Oriente. Così facendo lasciò il campo libero all’iniziativa di Stalin e alla creazione di un’armata polacca filo-sovietica. I rapporti con l’Urss peggiorarono in maniera irreversibile dopo che i tedeschi scoprirono, nel ’43, le fosse di Katyn con migliaia di corpi di militari polacchi massacrati dai russi. La scoperta fu sfruttata abilmente dai tedeschi. Nel gennaio ’44 l’Armata rossa oltrepassò la frontiera anteguerra e a quel punto le forze polacche dovettero decidere se collaborare con i russi nell’operazione Tempesta contro la Germania nella Polonia orientale. Si scelse per la collaborazione, l’operazione andò a buon fine ma a quel punto i polacchi si trovarono quei territori invasi dai sovietici. La Polonia Pagina 12 di 28 Giulia Dakli Sezione Appunti 9. Sterminio degli ebrei polacchi Dopo la IV spartizione, dei 3.300.000 ebrei polacchi, due milioni si trovarono sotto il dominio tedesco. I nazi arrivarono in Polonia quando il dispositivo che avrebbe condotto allo sterminio era già rodato e aveva bisogno di un’applicazione. Nel ’39 fu deciso di allontanare gli ebrei dalle regioni a maggioranza germanofone e dalla campagna per concentrarli nei ghetti cittadini. Successivamente si aggiunsero gli ebrei e gli zingari della Germania. All’inizio si pensava che la soluzione al “problema ebraico” si potesse trovare nel trasferimento degli ebrei in qualche colonia francese come il Madagascar. Furono creati dei Consigli ebraici col compito di trasmettere alla popolazione ebraica la volontà tedesca e alo scopo di svolgere una funzione amministrativa nei ghetti. Nel ’42 fu avviata la Intelligenz Aktion = arresto e assassinio di tutte le persone che rappresentavano un punto di riferimento per la comunità. Nel frattempo l’opzione “Madagascar” svaniva e a far scattare l’inizio della “soluzione finale” fu l’esecuzione del piano Barbarossa, nome in codice dell’attacco all’Urss, il 22 giugno 1940. Heydrich diresse il procedimento: i deportati avrebbero dato vita a colonie di lavoro dove avrebbe avuto luogo una prima selezione naturale. Coloro che sopravvivevano sarebbero stati successivamente eliminati. Furono installati i campi di sterminio, quasi tutti su territorio polacco (Auschwitz, Lublino, Kulmhof, Sobibo’r, Belzec). Il maggior atto di resistenza fu la rivolta del ghetto di Varsavia, dove erano operativi dei poliziotti ebrei che dovevano consegnare min 7 persone al giorno, pena la deportazione. La resistenza andò per prima cosa a colpire questi poliziotti, ma la resistenza non durò a lungo. La maggior parte dei campi fu operativa per relativamente poco, eccezion atta per Auschwitz che continuò a funzionare fino alla fine. Quando l’avanzata sovietica portava alla luce le prime tracce del massacro Himmler dichiarò risolta la questione ebraica e ordinò lo smantellamento dei campi (novembre ’44). Grandi polemiche ci furono e continuano ad esserci circa l’atteggiamento dei polacchi nei confronti dello sterminio dei polacchi ebrei. La Polonia Pagina 13 di 28 Giulia Dakli Sezione Appunti 10. La genesi della Polonia comunista. Nel ’43 il generale Sikorski morì in un “incidente aereo”. La scelta del successore spettava al Presidente della Repubblica Raczkiewicz, che attribuì la carica militare a Sosnkowski e quella politica a Mikolajczyk. Il presidente scelse due personalità che andavano poco d’accordo per ritagliarsi un ruolo da protagonista che prima non aveva. Mikolajczyk impostò una politica basata su una costante disponibilità a trattare con i sovietici, accettando anche compromessi territoriali. La Polonia Pagina 14 di 28 Giulia Dakli Sezione Appunti 11. Polonia: Resistenza cattolica sotto l’occupazione La sorte della Chiesa Cattolica fu diversa a seconda delle zone. Nei territori annessi della Slesia e Pomerania i nazisti tendevano a portare avanti una germanizzazione che non lasciava spazio d’azione alla Chiesa Cattolica, ma il non aperto contrasto permise alla Chiesa di mantenere una propria organizzazione in Slesia. La regione del Wartheland invece, annessa alla Germania, fu teatro di un esperimento che vide la chiusura del 97% delle chiese e degli edifici religiosi. Nei territori annessi all’Urss l’applicazione della legislazione sovietica portò alla requisizione dei beni ecclesiastici, alla laicizzazione dell’insegnamento e alla chiusura delle case religiose. La situazione della chiesa polacca peggiorò con l’esplodere dei contrasti con lituani e ucraini. I nazisti seppero sfruttare bene i sentimenti dei due popoli mostrando la Chiesa Cattolica come tipica espressione della nazionalità dominante, quella polacca, odiata da ucraina e lituani tanto quanto era odiata quella russa. La chiesa ortodossa ebbe un trattamento decisamente migliore perché, non rivestendo le caratteristiche di chiesa nazionale, poteva essere utile agli occupanti. In generale in Polonia la partecipazione alla resistenza prescindette dal credo religioso e i cattolici che partecipavano lo facevano in quanto polacchi. La violenza del conflitto riportò il cattolicesimo polacco agli aspetti più essenziali della religione, facendogli accantonare le divisioni e le afferenze politiche di prima del conflitto e migliorandone il rapporto con la popolazione. La Polonia Pagina 15 di 28 Giulia Dakli Sezione Appunti 12. Il ciclo di conferenze tra i Grandi dopo la seconda guerra mondiale Incontro a Casablanca (gennaio 1943): gli angloamericani decidono per la formula sulla resa incondizionata di Berlino. Conferenza di Mosca (ottobre 1943) tra i ministri degli Esteri delle potenze alleate: Mikolajczyk chiese una garanzia delle frontiere polacche a Londra e Washington. Conferenza di Teheran (novembre 1943): la questione delle frontiere fu conclusa prendendo come definitiva la frontiera data dalla linea Curzon che prevedeva il passaggio della città di Lwow all’Urss. Stalin rivendicò il porto sul Baltico di Konigsberg (Kaliningrad). Furono accettate tutte le richieste di Stalin. Il problema polacco rientrava nella più ampia questione dell’Europa Orientale: l’Urss chiedeva in quest’area confini sicuri e uno sbocco sui mari caldi. Il compito di far accettare ai polacchi di Londra le richieste di Stalin gravò su Churchill, che ottenne da Mikolajczyk solo l’accettazione di una linea provvisoria di demarcazione a est di Lwow, scatenando le ire del Cremlino. Nel frattempo Mosca diede il via ad un’intensa attività propagandistica sfruttando un nucleo di intellettuali comunisti polacchi emigrati in Urss. Nel 1941 era nato nella Polonia occupata dai sovietici il Partito operaio polacco, guidato da personaggi quali Bierut e Gomulka, segretario del partito. Gomulka creò un Consiglio nazionale polacco in concorrenza con il governo clandestino, ma l’iniziativa durò solo poche settimane perché non era stata preceduta da un’autorizzazione da parte di Mosca. Nel ’44 nacque invece con l’assenso di Stalin il Comitato polacco di liberazione nazionale, il cui programma prevedeva (guarda caso) l’accettazione delle richieste sovietiche in materia di frontiere. Mosca riconobbe il Comitato, presieduto da Morawski, come solo organo del potere esecutivo in Polonia, e lo installò a Lublino determinando la fine del governo di Londra. Con l’istituzione anche di una Guardia popolare cominciarono gli scontri con le Forze nazionali armate d’ispirazione fascista, teoricamente inserite nell’esercito nazionale guidato da BorKomorowski. Questi, insieme all’esercito, creò un’organizzazione, la “NO”, con lo scopo di difendersi dai sovietici. Il generale BK decise di far sollevare alcune città per potersi presentare da liberatori alle avanzanti truppe sovietiche. La ribellione iniziò nel luglio ’44 a Vilnius e poi a Lwow. A fine luglio i sovietici erano alle porte di Varsavia e il generale fissò per il 1 agosto l’inizio dell’insurrezione nella capitale. Fu una pessima idea perché i polacchi si trovarono a combattere contro i tedeschi senza ricevere l’aiuto russo. In ottobre la città si arrese ma era ormai distrutta (220.000 civili morti e 22.000 combattenti) e i sovietici occuparono le sue rovine nel gennaio del 1945. Conferenza di Jalta (febbraio 1945): due governi si contendevano il governo provvisorio della Polonia: quello con sede a Londra e quello filosovietico di Lublino. I confini con l’Urss non furono rimessi in discussione, salvo per Lwow che rimase alla Polonia. Stalin riconobbe come governo provvisorio il Comitato di Lublino e a Jalta non si nominò proprio il governo polacco di Londra. A favore di Stalin vi era la forza delle sue truppe che avanzavano verso Berlino e l’imminente firma della Carta dell’ONU, che richiedeva che si formasse un governo polacco al più presto. Alla fine anche Mikolajczyk fu costretto ad accettare le decisioni di Jalta. L’avvento al potere di Truman negli USA contribuì a cambiare lo scenario. Il rapporto tra le grandi potenze La Polonia Pagina 16 di 28 Giulia Dakli Sezione Appunti da trilaterale stava velocemente diventando bilaterale, e il governo polacco di Londra non aveva dunque più capacità contrattuale a differenza di quello di Varsavia (non era Lublino?). In aprile Urss e governo polacco firmarono un attestato di assistenza e collaborazione per il dopoguerra. Intanto, con Truman, l’atteggiamento americano verso Mosca si fece più morbido, in attesa di completare gli esperimenti sulla bomba atomica. Truman era convinto che da una consultazione elettorale onesta sarebbe sorta una Polonia in stile occidentale. La presidenza provvisoria del nuovo governo andò ad un fedelissimo di Stalin, Bierut. Alla presidenza della Repubblica andò Morawski con Gomulka e Mikolajczyk vice-presidenti. La Polonia Pagina 17 di 28 Giulia Dakli Sezione Appunti 13. La Polonia comunista Il nuovo governo polacco ottenne il riconoscimento francese e angloamericano, mentre il governo di Londra divenne “il governo emigrato”, i cui presidenti continuarono a succedersi fino al ’79 (dico, fattene una ragione). Dalla guerra la Polonia uscì con 77 mila km2 in meno, la popolazione ebraica era scomparsa quasi del tutto, le minoranze lituane e ucraine raggiunsero le corrispettive repubbliche sovietiche. Migliaia di residenti riconosciuti come tedeschi lasciarono la Polonia per raggiungere le due Germanie. Il ruolo di Gomulka nel frattempo cresceva sempre di più. Questo capiva che il ruolo della questione agraria era fondamentale nell’instaurazione di un sistema comunista in Polonia. Il nuovo sistema finanziario polacco prevedeva la statalizzazione completa delle banche all’interno di un’economia pianificata in cui sarebbero stati presenti lo stato, le cooperative e le imprese private. Le industrie e il commercio sarebbero state parzialmente di proprietà dello stato. Tornato in patria, Mikolajczyk si diede da fare per riformare il Partito contadino polacco che divenne in poco tempo il maggior partito polacco. Rinacquero vecchi partiti, e per fermare questa tendenza il Consiglio nazionale vietò la nascita di nuovi partiti. Le elezioni si tennero nel 1947, precedute da un referendum nel quale si chiedeva un sì sull’abolizione del Senato, sull’adozione della riforma economica prevista dai comunisti e sulle frontiere con l’Urss. Le consultazioni non si svolsero all’insegna della regolarità, consegnando così, grazie ad un’ampia vittoria, il paese ai filosovietici. Nel ’47 la Dieta elesse Bierut Presidente e votò la Piccola Costituzione, con la quale la Polonia continuava formalmente ad essere una repubblica presidenziale. Il grande potere del segretario del partito polacco operaio Gomulka era compensato da quello del presidente Bierut (diarchia). La Polonia Pagina 18 di 28 Giulia Dakli Sezione Appunti 14. Dottrina Truman, Piano Marshall e Kominform La strategia del contenimento di Truman prevedeva l’aiuto economico-finanziario ai paesi europei per impedire che i partiti comunisti traessero vantaggi dalla difficile situazione sociale - Piano Marshall 1947. Washington spingeva per una Germania unita, ma Mosca aveva già proceduto alla creazione di imprese miste sovietico-tedesche che lavoravano esclusivamente per l’Urss, dunque una riunificazione diventava sempre più improbabile. Londra e Parigi diramarono un invito per un incontro da tenersi a Parigi nel luglio ’47 a tutti i paesi dell’Europa orientale. Molotov dichiarò che tutti i paesi europei che avessero accettato il piano USA avrebbero perso la propria indipendenza. Sotto la pressione sovietica, Polonia, Cecoslovacchia, Finlandia, Ungheria, Albania e Romania rifiutarono l’invito. L’Urss rispose al piano Marshall con la creazione del Kominform, nella dichiarazione del quale si condannavano i partiti socialisti. I legami polacco-sovietici ne uscirono rafforzati e il processo verso il regime a partito unico ebbe un’accelerazione. Il modello di sviluppo adottato fu quello sovietico: prevalenza dell’industria pesante, collettivizzazione, dittatura del proletariato. Gomulka rese possibile l’unione tra partito comunista e socialista. Ad ogni modo era difficile per i polacchi accettare incondizionatamente il ruolo guida dei russi, da sempre considerati nemici. Per questo motivo Gomulka tentò di far da mediatore tra Tito e Stalin dunque considerò la via nazionale al comunismo. Bierut era contrario a questa posizione e denunciò Gomulka, che perse la carica di segretario. Bierut assunse dunque la carica di primo segretario e presidente del Comitato centrale del partito operaio unificato polacco. L’opposizione maggiore veniva dal partito democratico nazionale, al quale il governo provvisorio negò la legalizzazione. Le frange più estremiste della destra rimasero in clandestinità e operarono come battaglioni delle foreste, nel tempo sconfitti dall’esercito. Altra azione di resistenza provenne dall’UPA (esercito insurrezionale ucraino), che combatté contro i polacchi, nemici di sempre. Con l’operazione “Vistola” polizia ed esercito deportarono tutta la popolazione ucraina della regione delle Bekides (150 mila persone). Con la nascita del Kominform il clima di guerra fredda cresceva e così la dipendenza degli stati satellite dalla potenza dominante. I margini d’autonomia per le dirigenze nazionali erano ristretti. Ne fece le spese la Jugoslavia di Tito, espulsa dal Kominform nel ’48. Il periodo non era dei migliori per manifestazioni d’autonoma, dunque Gomulka si era messo in un pasticcio, anche a causa della sua visione sull’economia: per G. era necessario mantenere le aziende agricole individuali. Tra ’49 e ’52 due purghe si abbatterono sulle democrazie popolari: la prima colpì i dirigenti che esprimevano interessi nazionali, la seconda colpì vecchi comunisti d’origine ebraica accusati di cosmopolitismo. Nel novembre del ’49 Gomulka fu accusato di tolleranza verso i nemici del popolo. Con la Costituzione del ’52 la Polonia divenne una repubblica popolare. Bierut fu paragonato ad un piccolo Stalin per la quantità di potere che deteneva e per la durezza nei confronti degli avversari. La Polonia Pagina 19 di 28 Giulia Dakli Sezione Appunti 15. Economia pianificata e nascita del COMECON La guerra aveva distrutto l’economia polacca, che ricevette l’aiuto dell’Amministrazione dell’ONU per il soccorso e la ricostruzione (UNRRA). Il piano di sviluppo del ministro dell’economia Minc, approvato nel 1950, era della durata di 6 anni. Gli investimenti statali si concentrarono sull’industria e la produzione del settore privato passò dal 21 al 6% in 4 anni. Nel 1949 era nato il Consiglio per la mutua assistenza economica (COMECON) in risposta alla nascita dell’OCSE. La compensazione tra i debiti e i crediti reciproci divenne il principale strumento di scambio tra stati membri. La struttura del COMECON, basata su accordi bilaterali, rafforzava il ruolo della potenza dominante. La rinuncia al Piano Marshall e l’adesione al COMECON stabilirono un percorso obbligato per l’economia polacca, che si conformò al modello sovietico soprattutto per quanto riguarda il settore industriale. La collettivizzazione delle terre fu più cauta nelle democrazie popolari rispetto all’URSS. La proprietà agraria era in mano a tre diversi soggetti: stato, cooperative e privati. La pianificazione centralizzata dell’economia prevedeva una struttura pianificata di tipo verticale, per cui la struttura di vertice eliminava la certezza contrattuale. I contratti fra imprese erano annullabili su richiesta delle autorità superiori. La pianificazione rese necessaria la creazione di molti ministeri e dipartimenti economici (arrivarono a 26). I sindacati si trasformarono presto in cinghie di trasmissione verso le masse delle direttive del partito. L’industrializzazione favorì la mobilità sociale e l’emigrazione dalle campagne verso le città. La Polonia Pagina 20 di 28 Giulia Dakli Sezione Appunti 16. Stato totalitario in Polonia La costruzione dello stato totalitario prese forma nel periodo che va dalla confluenza del partito socialista in quello comunista e la morte di Stalin, e comportò un tentativo di modificazione della società polacca. I giovani furono inseriti nell’Unione della gioventù polacca e gli intellettuali avrebbero dovuto fornire il nutrimento spirituale alle masse. Anche la ricerca universitaria fu irreggimentata secondo il modello sovietico. Grande importanza rivestì la lotta contro la Chiesa Cattolica. Il governo sapeva quanto la Chiesa Cattolica fosse importante per i polacchi e dunque agiva in maniera cauta pur volendone limitare l’azione. Fu messa in atto una politica del doppio binario fatta di pressioni e concessioni e basata sulla distinzione tra chiesa polacca e Vaticano. Gradualmente i simboli della fede e le sue manifestazioni, permesse dal governo, ritrovarono l’antica importanza, e la Chiesa Cattolica cominciò a vincere la battaglia con il partito. Il governo garantì la libertà di religione, ma contemporaneamente ne vietò l’uso contro il governo. Ad inasprire i rapporti fu la scomunica dei cattolici membri dei partiti comunistica parte del Papa nel 1949. Nello stesso anno f creata una Commissione del Clero di chiara ispirazione governativa allo scopo di ridurre al minimo l’influenza della Chiesa Cattolica sulla società polacca. Il partito fatico molto a contenere il potere che la Chiesa Cattolica aveva sulla popolazione, perché ad ogni pressione governativa aumentava il senso di attaccamento della popolazione alla chiesa. Nel ’50 Chiesa Cattolica e stato polacco siglarono un documento con cui la chiesa si impegnava a condurre un comportamento leale nei confronti dello stato e a non opporsi alla collettivizzazione delle campagne. Lo stato a sua volta s’impegnava a mantenere il catechismo nelle scuole e a riconoscere l’esistenza e l’attività delle associazioni cattoliche. Nella pratica il governo non rispettò i termini dell’accordo in tutto e per tutto. Nel ’53 fu decretato l’obbligo di consenso governativo per tutte le nomine ecclesiastiche. Nel ’53 la polizia arrestò il cardinale Wyszynski e il vescovo Kaczmarek. Le condanne scossero la chiesa polacca ma furono un grande errore del partito: Wyszynski divenne uno dei simboli più importanti della “Chiesa del silenzio”. La Polonia Pagina 21 di 28 Giulia Dakli Sezione Appunti 17. Da Gomulka a Gierek Con la Costituzione del ’52 la Repubblica popolare di Polonia divenne una democrazia popolare, la presidenza della repubblica un organo collegiale composto da 15 membri. Bierut assunse la carica di presidente del consiglio. Il partito operaio unificato polacco (PZPR), fedele alla politica staliniana, avviò un processo di epurazione interna. Il controllo era assicurato da organi quali il corpo di sicurezza interna (KBW), l’Oddzial II e il commissariato del popolo agli interni sovietico (NKVD). I cittadini polacchi diedero all’apparato repressivo il nome di Bezpieka. In meno di dieci anni la Polonia era diventata uno stato comunista in possesso di tutte le caratteristiche, nella versione polacca, dell’interpretazione staliniana del comunismo. Il partito si era sovrapposto alle strutture statali, la chiesa aveva spazi sempre più ristretti. Tuttavia al comunismo polacco manco sempre il collante fornito altrove dalla presenza di un capo carismatico. In compenso lo stesso partito aveva contribuito a creare un forte simbolo per i polacchi, rappresentato dal cardinale arrestato Wyszynski. Il partito tentava di sostituire i vecchi riti polacchi con riti nuovi, di taglio comunista, ma non riuscì a far sparire antiche tradizioni quali i pellegrinaggi nei santuari. Il culto per la Madonna Nera è l’espressione del cattolicesimo popolare non gerarchico e in seguito farà da collante nella protesta contro il regime. La Polonia Pagina 22 di 28 Giulia Dakli Sezione Appunti 18. Morte di Stalin e destalinizzazione della Polonia Il 1 marzo 1953 Stalin muore in un momento di grandi, anche se frenate, tensioni interne all’Urss. Malenkov, Berja e Molotov formarono l’asse su cui si fondò il potere nell’Urss. Tra la carica di presidente del consiglio e quella di segretario del PCUS Malenkov scelse la prima affidando la seconda a Chruscev. Con la denuncia dei crimini di Stalin al XX congresso del PCUS nel 1956 cominciò la destalinizzazione, la quale ebbe inevitabili ripercussioni su tutti gli attori del sistema. Il PZPR reagì alla morte di Stalin stringendo le redini e intensificando il controllo sulla società, ma la dirigenza moscovita premette su quella polacca affinché s adeguasse al nuovo corso sovietico. Nel ’53 Bierut cedette la presidenza del consiglio a Cyrankiewicz. Nel frattempo Gomulka, uscito di prigione, cominciò a spendere il prestigio derivatogli dall’essersi opposto ad alcuni aspetti della politica staliniana. L’allentamento del controllo sulla società che fece seguito alla morte di Beppe provocò in Polonia un improvviso risveglio intellettuale. In politica estera Molotov voleva mantenere strategicamente la posizione di scontro con l’Occidente mentre Chruscev riteneva possibili delle relazioni più serene. Si impose questa seconda linea, che segnò un miglioramento dei rapporti con la Cina e con la Jugoslavia. Si affermò l’autonomia organizzativa interna dei singoli stati e la loro competenza, per la gestazione di forme diverse dello sviluppo socialista. Tuttavia, in risposta al progetto di creazione di una Comunità Europea di Difesa (CED) e all’inclusione della Germania nella NATO (’54) Mosca dovette reagire e lo fece col Patto di Varsavia (1955) alleanza militare tra gli attori del sistema sovietico. Morto Bierut Chruscev scelse il suo successore: Ochab, favorevole alla destalinizzazione. Tuttavia il personaggio più “in voga” era Gomulka, che rispettò le gerarchie e invece di atteggiarsi subito da capopopolo chiese formalmente la sua riabilitazione. La messa in discussione dell’economia di comando portò alle dimissioni del suo artefice, Minc. Accanto alle proteste operaie si fece sempre più forte la richiesta di una maggiore autonomia politica da Mosca. In un clima di esaltazione generale (a cui si unirono anche le proteste studentesche) si aspettava l’avvento del “salvatore” Gomulka, che unto alla segreteria del partito. Gli eventi ungheresi indussero Mosca ad accettare l’avvento di Gomulka, che poteva sedare la situazione senza distanziarsi dal corso sovietico. Al contrario degli ungheresi, i polacchi garantirono ai sovietici il rispetto dell’alleanza e non misero in dubbio l’appartenenza al campo socialista. La Polonia Pagina 23 di 28 Giulia Dakli Sezione Appunti 19. La politica di Gomulka La via polacca al socialismo si sarebbe basata sulla realizzazione: della de collettivizzazione delle campagne, della libertà religiosa, della riforma economica. Il ruolo guida del partito non era messo in discussione. Le elezioni del ’57 segnarono il mega successo del nuovo segretario di partito, Gomulka, detto anche il Pilsudski rosso. Egli confermò la politica di restaurazione dell’autorità del partito e dell’eliminazione delle tendenze più liberali al suo interno e in questo fu aiutato dal segretario del Partito della Slesia, Gierek. I cambiamenti in senso liberale introdotti da Gomulka erano una farsa: censura mitigata ma non eliminata, cambio della legge elettorale ma sempre a lista unica, ecc. I riflessi interni alla primavera di Praga del ’68 spinsero Gomulka a reprimere le libertà concesse. Nelle campagne il partito contadino cominciò ad essere concorrenziale a quello comunista. La Polonia Pagina 24 di 28 Giulia Dakli Sezione Appunti 20. Economia polacca durante il comunismo All’arresto della collettivizzazione non corrispose una riforma del mercato e del sistema creditizio: lo stato rimase il principale cliente e fornitore di servizi. Si tentò di riformare l’economia sulla base della teoria di Lange del socialismo di mercato: il reddito nazionale e la produttività del lavoro aumentarono ma a ciò non corrispose un aumento dei salari reali. Politica estera: Gomulka spingeva per un rafforzamento della posizione polacca dinnanzi alla RFT e nei rapporti con Mosca il segretario seppe ritagliarsi un margine di autonomia. Nel ’57 il ministro degli esteri enunciò la teoria della coesistenza costruttiva con le potenze occidentali, che portò gli USA a concedere alla Polonia la clausola della “nazione più favorita” e aiuti economici (poi ritirati a causa della posizione assunta da Varsavia riguardo la guerra in Vietnam). Nel 1970 la Germania Federale riconobbe ufficialmente le frontiere polacche. La Polonia Pagina 25 di 28 Giulia Dakli Sezione Appunti 21. Rapporti con la Chiesa in Polonia durante il comunismo La crisi più grande avvenne in seguito all’invio di una lettera ai colleghi tedeschi da parte dei padri consolari polacchi. I rapporti con la Germania erano visti con sospetto dal governo, che approfittò dell’occasione per contrapporre al primate l’arcivescovo di Cracovia, Karol Wojtyla, di cui se non altro si riconosceva il grande attaccamento alla nazione polacca. Nel ’64 Breznev sostituì Chruscev, dimissionario per motivi di salute. La fine di Chruscev segnò la fine della destalinizzazione e l’avvio di un rinnovato conservatorismo politico. Verso la fine degli anni ’60 Gomulka non era più in grado di governare le forze che egli stesso aveva messo in moto e si arroccò in una strenua difesa dell’autorità del partito. Represse le manifestazioni di liberalizzazione interna. Nel 1970 delle manifestazioni di protesta accolsero il varo di una rigida politica anti inflazionistica: il governo reagì duramente e intervenne l’esercito. Gomulka sembrò capace di frenare la situazione. Il ruolo che era appartenuto a Gomulka lo ebbe questa volta Gierek. Il partito stabilì di costringere Gomulka alle dimissioni e di ricoverarlo in ospedale. Il 20 dicembre 1970 segnò la fine dell’era Gomulka e l’inizio del governo di Gierek. La Polonia Pagina 26 di 28 Giulia Dakli Sezione Appunti 22. Da Gierek a Solidarnosc e al “ritorno in Europa” Durante il governo Gierek migliorarono i rapporti con la Chiesa, che progressivamente consolidò gli spazi conquistati. La chiesa polacca degli anni ’70 fu molto attiva nel denunciare i mali della società. L’errore di Gierek fu quello di voler iniziare una lotta con la Chiesa Cattolica sul terreno della concorrenza tra modelli sociali. Gierek diede il via ad un insieme di riforme: nel ’75 entrò in vigore il nuovo codice del lavoro, che però mantenne l’apparato repressivo e non concesse il diritto di sciopero. Nel ’76 furono apportate delle modifiche alla Costituzione inserendovi il carattere socialista dello stato, il ruolo direttivo del PZPR e l’amicizia con l’Urss come valore fondamentale dello stato polacco. Economia: il V congresso del partito confermò il cammino riformista intrapreso e proclamò la parola d’ordine della “transizione allo stadio di sviluppo intensivo e selettivo dell’economia”. Prevalse l’idea di un processo graduale di miglioramento del sistema di pianificazione tramite grandi organizzazioni economiche (GOE) indicate come unità pilota. Tuttavia nel complesso il sistema economico diede sempre più segni di squilibrio. Politica estera: Gierek ebbe la fortuna di operare in un clima di crescente distensione. Il disgelo tra i due blocchi si completò a Helsinki nel ’75, con la firma dell’Atto finale della Conferenza sulla sicurezza e la cooperazione in Europa (CSCE). Grazie all’operato di Brandt e Schmidt migliorarono i rapporti con la Germania federale e gli USA mantennero la clausola di nazione più favorita per la Polonia. Aumentavano gli spazi di libertà e critica e si restringevano le possibilità di tornare indietro. La Polonia Pagina 27 di 28 Giulia Dakli Sezione Appunti 23. Sindacati liberi e Solidarnosc Tra anni ’70 e ’80 l’economia risentì gli effetti negativi della disordinata riforma economica. A seguito della crisi petrolifera il governo ritenne (1976) di poter tentare un aumento dei prezzi, ma questo corrispose allo scoppio di numerose rivolte. L’intellettuale dissidente Kuron era dell’idea che all’interno di uno stato totalitario potesse esistere una società civile da esso staccata e per questo fondò, nel 1976, il Comitato per la difesa de lavoratori (KOR). L’attività di questo e altri gruppi simili si diffuse nei centri industriali e ad essi si cominciò a dare il nome di “sindacati liberi”. Nel ’78 nacque il primo Comitato fondatore dei sindacati liberi. La protesta divenne elemento di coagulo per intellettuali e studenti. A differenze di crisi precedenti mancava adesso un personaggio all’interno del partito che potesse divenire punto di riferimento della popolazione (come lo erano stati Gomulka e Gierek). Questa volta la Chiesa intervenne attivamente nella rivolta. Nel 1980 a seguito dell’aumento del prezzo della carne scoppiarono scioperi e proteste. Gierek rispose aumentando i salari ma la contestazione non finì, s spostò dal piano economico a quello politico. Iniziò un gigantesco sciopero a Lublino, a cui seguì l’occupazione delle fabbriche di Danzica, Gdynia e Sopot. I Comitati si legarono tra loro e diedero vita ai Comitati interaziendali di sciopero (MKS). Il 16 agosto nacque il Comitato generale di sciopero guidato da Walesa, che maturò l’idea di un sindacato indipendente da quelli ufficiali e basato sugli ideali di solidarietà cari alla cultura cattolica. Gierek rigettò le richieste dei candidati ed escluse la possibilità di riconoscimento dei sindacati liberi. L’accentuarsi della crisi fu sfruttato da tutti coloro che erano stati messi da parte da Gierek. Dopo due mesi di scioperi si giunse ad un accordo a Stettino e a Danzica. Walesa aveva tenuto saldamente le redini della trattativa, che rappresentò una prima vittoria per i sindacati liberi e per i movimenti dei lavoratori = sabato libero, aumento salariale, riconoscimento dei sindacati liberi, diritto di sciopero, libertà d’espressione, soppressione dei reati d’opinione. Nel settembre del 1980 il Consiglio di Stato riconobbe la personalità giuridica ai sindacati indipendenti, che sorsero come funghi. Era necessario adesso avviare un coordinamento tra tutti questi sindacati, e Walesa fu preso come punto di riferimento. A fine settembre nacque a Danzica il Sindacato Indipendente Autogestito di Solidarietà = Solidarnosc. La Polonia Pagina 28 di 28 Indice 1. La società polacca e il nuovo secolo 1 2. La I Guerra Mondiale e l’unità riconquistata della Polonia 3 3. Il lungo armistizio: la Polonia tra le due guerre e il governo Pilsudski 5 4. L’ultima spartizione. La Polonia e la II Guerra Mondiale 7 5. Il problema dell’assimilazione della comunità ebraica polacca 8 6. La società polacca e la guerra 10 7. Governo polacco in esilio e resistenza interna durante la seconda Guerra Mondiale 11 8. Attacco tedesco all’Urss durante la seconda guerra mondiale 12 9. Sterminio degli ebrei polacchi 13 10. La genesi della Polonia comunista. 14 11. Polonia: Resistenza cattolica sotto l’occupazione 15 12. Il ciclo di conferenze tra i Grandi dopo la seconda guerra mondiale 16 13. La Polonia comunista 18 14. Dottrina Truman, Piano Marshall e Kominform 19 15. Economia pianificata e nascita del COMECON 20 16. Stato totalitario in Polonia 21 17. Da Gomulka a Gierek 22 18. Morte di Stalin e destalinizzazione della Polonia 23 19. La politica di Gomulka 24 20. Economia polacca durante il comunismo 25 21. Rapporti con la Chiesa in Polonia durante il comunismo 26 22. Da Gierek a Solidarnosc e al “ritorno in Europa” 27 23. Sindacati liberi e Solidarnosc 28