Appunti di Psicologia Sociale Paride Braibanti 1 PARTE PRIMA Iniziamo con una definizione di Psicologia “La Psicologia è lo studio scientifico - dei comportamenti (ciò che noi facciamo), - degli stati mentali (ciò che noi proviamo: emozioni, intenzioni, ecc.) - dei processi mentali (l’attività mentale all’origine dei comportamenti e degli stati mentali)” 2 La PSICOLOGIA SOCIALE si occupa di comportamenti, stati e processi mentali in quanto - si esprimono entro sono influenzati da cercano di influenzare un mondo sociale 3 Storicamente la Psicologia Sociale mette in relazione tre termini: L’Altro Il Sé Il Contesto 4 IL SÉ L’individuo si caratterizza sul piano biologico, affettivo, motivazionale, cognitivo. Il concetto di Sé definisce una capacità riflessiva (coscienza di Sé) e una identità sociale (il modo in cui ciascuno si definisce entro una situazione data). 5 L’ALTRO E’ costituito da uno o più individui che possono essere presenti o non presenti. L’altro significativo viene definito come l’altro che assume un valore specifico e acquista un’importanza maggiore rispetto ad uno sconosciuto 6 IL CONTESTO L’individuo partecipa a una situazione che implica - posizioni sociali per Sé e per l’Altro, - un linguaggio, - un’organizzazione, - un ambiente materiale 7 Sé Altro Contesto: organizzazioni, ambiente materiale, istituzioni, ecc. 8 IMPORTANZA DEL MONDO SOCIALE 1) CONDIVIDIAMO IL MONDO SOCIALE CON GLI ALTRI Viviamo con i membri della nostra specie Condividiamo risorse, cooperiamo o entriamo in conflitto con gli altri Comunichiamo Cerchiamo di influenzare gli altri Siamo influenzati dagli altri nelle decisioni, pensieri, emozioni e azioni Inventiamo Altri fittizi, generalizzati o virtuali Attribuiamo agli altri caratteristiche e le generalizziamo Consideriamo gli altri (individui o gruppi) come prossimi o come estranei La nostra identità è definita in rapporto agli altri (siano o no presenti) La nostra identità prende forma attraverso le posizioni e i ruoli che assumiamo transitoriamente (ad es. come bambini o come membri di un’organizzazione) 9 IMPORTANZA DEL MONDO SOCIALE Inoltre: Gli altri costituiscono per noi uno degli oggetti più interessanti Apprendiamo osservando e imitando gli altri in modo deliberato, sia nella vita reale, sia come spettatori di altri virtuali (recite, leggende, fiction, ecc.) Possediamo un vocabolario la cui maggior ricchezza è nelle espressioni che indicano le azioni e le intenzioni umane Dipendiamo dagli altri per ottenere le risorse che ci sono necessarie a sopravvivere e a soddisfare in nostri bisogni Gli uomini si caratterizzano per l’attenzione alle persone scomparse La privazione precoce di contatti con gli altri provoca gravi difficoltà nello sviluppo del bambino, per la mancanza di cure e per l’incapacità di costruire relazioni di fiducia Le prime forme di attaccamento prefigurano in parte i modi in cui entreremo in relazione con gli altri nella vita adulta 10 IMPORTANZA DEL MONDO SOCIALE - - - APPARTENIAMO AD UN CONTESTO SOCIALE I contesti sociali si caratterizzano per una distribuzione ineguale delle risorse tra gli individui e i gruppi umani L’accesso alle risorse è in relazione alle posizioni che occupiamo (permanentemente o transitoriamente) nei contesti Una parte importante delle azioni di un individuo o di un gruppo consiste nello sforzo di mantenere o aumentare le proprie risorse disponibili Le gerarchie sociali separano gli individui a seconda del loro stato di “eguali”, “superiori” o “inferiori” Facciamo spesso ricorso a comparazioni per poter valutare o agire Alcuni hanno il potere di chiedere ad altre persone di agire, di mantenere altri in posizione di inferiorità o di contribuire alla loro elevazione I fenomeni del CONTROLLO SOCIALE, del POTERE, delle GERARCHIE, delle ASIMMETRIE DI STATUS, sono al centro degli interessi della Psicologia Sociale 11 IMPORTANZA DEL MONDO SOCIALE - - Possediamo un’eredità sociale Apparteniamo ad un mondo ampiamente modellato dalla storia umana L’individuo deve adattarsi ad un mondo in cui l’evoluzione umana procede ad un ritmo incalzante e molto più rapido dell’evoluzione biologica Viviamo in mondo costruito dalla storia collettiva: Come universo materiale (paesaggi, oggetti, tecnologie) Come universo di istituzioni e organizzazioni (Stati, Scuole, Squadre sportive…) Come universo di forme sociali meno formali (famiglie, amicizie…) 12 - - IMPORTANZA DEL MONDO SOCIALE Possediamo un’eredità biologica che predispone a vivere in un mondo sociale La specie umana vive in una condizione di “interdipendenza obbligata”; Il gruppo sociale costituisce un mezzo efficace di adattamento; Siamo pre-adattati a riconoscere tratti sociali come piacevoli o spiacevoli (preferenze alimentari, riconoscimento dei volti, ripugnanza per alcuni animali, ecc.); Il cervello umano è specializzato in funzioni orientate in senso sociale (linguaggio, imitazione, empatia, riconoscimento delle espressioni); L’uomo è predisposto a ricevere certe informazioni, a dare certe risposte e a interpretare le risposte degli altri; L’uomo è il prodotto di una “co-evoluzione” biologica e culturale, siamo largamente preparati ad apprendere un mondo sociale e ad agire su di esso; Questa co-evoluzione fa sì che ogni individuo sia fin dalla nascita irriducibile e originale dal punto di vista biologico, psicologico e psicosociale (compresi i gemelli monozigoti). 13 IMPORTANZA DEL MONDO SOCIALE Per la psicologia sociale l’individuo è ad un tempo: autonomo, capace di prendere decisioni e di agire - ma fondamentalmente interdipendente - 14 IMPORTANZA DEL MONDO SOCIALE In definitiva, - l’importanza dell’altro - delle relazioni tra sé e gli altri - il contesto sociale (le posizioni sociali e le costruzioni sociali) - la storia singolare di ciascun individuo - la storia della specie costituiscono altrettanti punti di partenza per il progetto di una psicologia sociale. 15 LIVELLI DI ANALISI 16 LIVELLI DI ANALISI z L’individuo come interazione tra: z z z z Sistema biologico: concomitanti fisiologiche dei comportamenti o degli stati mentali; Sistema cognitivo: organizzazione e regolazione delle informazioni su di sé e sul mondo; Sistema motivazionale: gli scopi e gli sforzi compiuti per perseguirli Sistema affettivo: preferenze o emozioni più o meno orientate o più o meno intense che “colorano” i comportamenti 17 LIVELLI DI ANALISI Le relazioni interindividuali: z z z Sono influenzate da diversi fattori, quali le differenze di sesso, età, stuatus e posizione sociale, autorità o sottomissione, accesso alle risorse; Si caratterizzano su un continuum che va dalle relazioni “faccia a faccia” a situazioni più o meno mediate; Hanno un grado variabile di intimità e durata (amore, amicizia, conflitto) o costituiscono contesti più impersonali e transitori (incontri fortuiti per strada) 18 LIVELLI DI ANALISI I gruppi: z Possono consistere in interazioni dirette tra un numero limitato di persone, associate per un’attività o un interesse in comune, per condividere risorse, o semplicemente presenti insieme in un’occasione determinata (famiglia, gruppi di lavoro, amicizie, riunioni, ecc.). z Possono consistere invece in categorie più astratte con cui si caratterizzano parti della popolazione (i giovani, i pensionati, gli esperti, i meridionali). Le relazioni tra gruppi si caratterizzano per l’uso di stereotipi (“i francesi sono fanfaroni”) che possono o meno condurre a discriminazioni. 19 LIVELLI DI ANALISI Le organizzazioni e le istituzioni z z z Costituiscono il quadro formale entro cui si esplicitano lo status, i diritti e i doveri di ciascuno. Raggruppano un numero molto variabile di persone (da una decina, es. una piccola azienda, a milioni – es. il Servizio sanitario nazionale) Sono teatro di comportamenti e stati psicologici particolari (es. il sentimento di equità per le retribuzioni, il senso di appartenenza, il coinvolgimento negli scopi di un’impresa, ecc.) 20 LIVELLI DI ANALISI Culture, rappresentazioni condivise, sistemi ideologici z z z z Si costituiscono dei sistemi locali di credenze condivise sugli interrogativi fondamentali, come l’origine della vita, il senso della morte, la salute, ma anche su oggetti d’esperienza immediata e pratica, ad esempio sui modi di presentarsi in una circostanza formale; Questi sistemi subiscono una certa evoluzione storica (le nostre concezioni delle cause di malattia sono diverse da quelle del XVIII secolo) I sistemi di credenza e le ideologie vengono costruire diversamente e in modo originale dai diversi gruppi umani e sono irriducibili all’uso che ne viene fatto a livello individuale (csono cioè un prodotto collettivo) Le culture sono definite come sistemi di rappresentazioni e di pratiche condivise dai membri di una colelttività (nazioone, organizzazione, ecc.) 21 LIVELLI DI ANALISI Livelli di analisi e Livelli di spiegazione z z z I livelli di analisi vanno tenuti distinti dai livelli di spiegazione. Infatti pur riconoscendo che l’analisi può essere portata su diversi livelli, alcuni ritengono che uno solo di questi possa essere considerato come la base per spiegare tutti gli altri Per esempio “l’individualismo metodologico” ritiene che solo il livello dell’individuo possa essere realmente considerato come base esplicativa anche per tutti gli altri livelli; al contrario c’è chi concepisce come base il livello di spiegazione inter-individuale (ad esempio per le relazioni intergruppi) In linea generale c’è però chi considera ogni livello di analisi caratterizzato da proprietà specifiche e non riducibili a quelle di nessun altro livello. Per esempio il gruppo non è riducibile alle relazioni individuali tra tutti i suoi membri; le rappresentazioni sociali sono irriducibili ai singoli individui che pure le condividono e contribuiscono a formarle. 22 LIVELLI DI ANALISI Livelli di analisi e Livelli di spiegazione La psicologia sociale nord-americana ha privilegiato un livello di spiegazione “Intra-individuale” z La psicologia sociale Europea focalizza l’attenzione sulle relazioni intergruppi (a partire dagli anni 1960-70) Ciò contribuisce alla separazione di una “psicologia sociale psicologica” da una “psicologia sociale più sociologica” (o “societaria”) z 23 LIVELLI DI ANALISI L’interazione sociale e la comunicazione come unità di analisi z z z z Alcuni psicologi sociali interazionisti ritengono tuttavia che l’unità di base della psicologia sociale non sia tanto l’individuo, quanto piuttosto l’interazione e la comunicazione tra gli individui, che costituisce un livello dialogico irriducibile e che induce a centrare l’analisi sulla “intersoggettività”. La comunicazione implica infatti la costruzione di referenti comuni e la base della ricerca è costituita da “significazioni soggettive” che prendono vita dagli attori sociali in un contesto delimitato. Lo studio del linguaggio è centrale perché esso costituisce il mezzo con cui si costruiscono le significazioni soggettive e intersoggetive Lungo questa linea, l’approccio costruzionista più radicale contesta alla psicologia sociale di essersi attenuta ad un modello “naturalistico” proprio delle scienze biologiche. Questa visione “scientifica” è una “costruzione sociale”, che non ha motivo di essere preferita ad altre costruzioni, come quelle proposte dall’arte o dalle prospettive umanistiche. La scienza stessa deve essere dunque relativizzata e decostruita. 24 Psicologia sociale applicata LA PSICOLOGIA SOCIALE z z partecipa alla costruzione scientifica del mondo delle conoscenze universali dà risposte concrete ai bisogni di conoscenza e di intervento che provengono da diversi agenti sociali 25 Psicologia sociale applicata LA PSICOLOGIA SOCIALE RISPONDE A DOMANDE DI ORDINE (ad es.) - Politico Economico Industriale Militare Di sanità pubblica ….. 26 Psicologia sociale applicata SI RIVOLGOLO ALLA PSICOLOGIA (ad es.) - Militanti Industriali Fornitori di servizi Commercianti Amministratori Operatori sociali Medici Militari Giudici Ingegneri Assicuratori …. 27 Psicologia sociale applicata VENGONO RICHIESTI INTERVENTI IN ORDINE AD ESEMPIO: - Preferenze dei consumatori Formazione professionale Prevenzione delle malattie Processi di sviluppo Organizzazione aziendale Pubblicità e marketing Incidentalità stradale Organizzazione dei servizi … 28 Psicologia sociale applicata FONTI E MODALITA’ DELLA DOMANDA SOCIALE - Committenza e Sovvenzioni a programmi di ricerca (es. l’influenza sociale nella pubblicità e nella prevenzione o in politica) - Pressione su temi legati alle emergenze sociali (flussi migratori, povertà, tecnologie, sanità, terrorismo, catastrofi ambientali, ecc.) - Motivazioni sociali dei ricercatori 29 Psicologia sociale applicata TIPI DI CONOSCENZA NECESSARI ALLA PSIOCOLOGIA SOCIALE APPLICATA - - Conoscenza sui concetti, modelli e teorie pertinenti applicabili ad un determinato dominio; Conoscenze metodologiche e tecniche Conoscenze sul dominio di applicazione 30 Psicologia sociale applicata - La psicologia sociale applicata è un crocevia interdisciplinare (antropologia, psicanalisi, linguistica, pedagogia ..) - - - Gli psicologi socaili agiscono non come esperti di un dominio, ma come agenti che favoriscono processi di cambiamento Impiegano strategie “umanistiche” e “non direttive” Fanno leva sulla negoziazione con le organizzazioni e con le persone con cui lavorano 31 Psicologia sociale applicata Possibili percorsi professionali: - Psicologo (in ogni abito professionale) Formatore Consulente Ricercatore 32 LE DISCIPLINE CONNESSE ALLA PSICOLOGIA SOCIALE Psicologia: - Psicologia della personalità Psicologia clinica e psicopatologia Psicologia cognitiva Psicologia dello sviluppo Psicofisiologia 33 LE DISCIPLINE CONNESSE ALLA PSICOLOGIA SOCIALE Altre discipline: - Economia Medicina e scienze biologiche Scienze giuridiche Urbanistica Sociologia e antropologia (etnografia) Storia 34 PARTE SECONDA Lineamenti storici della psicologia sociale 35 Le radici della psicologia sociale possono essere riassunte in cinque tappe, con origini diverse e che ancora fanno sentire la propria influenza a) Mainstream Social Psychology - Individualizzazione del sociale b) Psicologia sociale dinamica (Lewin) c) Prospettiva sociocostruttivista (Mead, Vygotskij) d) Psicologia sociale europea (Tajfel, Moscovici, Doise) e) Orientamenti Critici, Costruzionisti, Discorsivisti 36 LE TAPPE DELLA PSICOLOGIA SOCIALE a) Mainstream Social Psychology - Individualizzazione del sociale b) Psicologia sociale dinamica (Lewin) c) Prospettiva sociocostruttivista (Mead, Vygotskij) d) Psicologia sociale europea (Tajfel, Moscovici, Doise) e) Orientamenti Critici, Costruzionisti, Discorsivisti 37 Mainstream Social Psychology Individualizzazione del sociale Nasce in Nord America da una interpretazione orientata all’individuo dell’impostazione filosofica - pragmatista e funzionalista (James e Dewey) - positivista e meccanicista (Watson) - evoluzionista e utilitarista (Spencer, Bentham) 38 Influenza del pensiero degli Allport F.Allport (1924) Individualismo Æ riduzione del sociale all’individuale (il sociale sono gli individui) Comportamentismo Æ individui condizionati dall’ambiente (fisico e comportamentale) unità di analisi stimoli, risposte e rinforzi Neocomportamentismo (Hull, Bandura, Dollard e Miller) Ci sono variabili intervenienti (interposte tra stimolo e risposta) che rendono possibile lo studio di Disposizioni a rispondere e di processi quali l’imitazione, l’apprendimento sociale, la frustrazione e l’aggressività 39 Prospettiva cognitivista (G. Allport 1954) Sociale Æ ridotto a influenza degli altri sui processi individuali Atteggiamento ridotto a costrutto e giudizio individuale Influenza di una lettura individualista del Gestaltismo Il gruppo viene ridotto alle influenze di alcuni individui su altri individui 40 Schema psicosociale derivante dalla Teoria dell’Informazione Neisser (1967) Orientato a un modello di uomo e di interazione in cui si enfatizza il ruolo dei processi input-output e di processazione dell’informazione La metafora del computer è veicolo di forme di psicologia matematica in cui si recuperano teorie classiche e moderne quali: -Teorie dell’utilità (Bernoulli) e dell’equilibrio (Smith) - Teorie della “Bounded Rationality”(Simon) - Teorie di processi decisionali duali (Twersky e Kahneman) Che riducono a calcolo e procedura costrutti individuali e interpersonali come Scelte, Decisioni, Comportamenti individuali, compoirtamenti economici, Relazioni, Sentimenti, ecc. La psicologia sociale incontra l’economia politica (Homo oecoomicus) 41 LE TAPPE DELLA PSICOLOGIA SOCIALE a) Mainstream Social Psychology - Individualizzazione del sociale b) Psicologia sociale dinamica (Lewin) c) Prospettiva sociocostruttivista (Mead, Vygotskij) d) Psicologia sociale europea (Tajfel, Moscovici, Doise) e) Orientamenti Critici, Costruzionisti, Discorsivisti 42 Psicologia sociale dinamica Il contributo gestaltista di Kurt Lewin (1935, 1948,1951) Premessa epistemologica (da Aristotele a Galileo) Aristotele Æ solo i fenomeni ricorrenti in modo identico possono essere oggetto di analisi scientifica. La scienza studia ciò che ricorre in ciò che hanno in comune e che è categorizzabile. E’ l’appartenenza categoriale che determina il modo di comportarsi di un oggetto Galileo Æ tutti i fenomeni possono essere studiati scientificamente. La conoscenza è genetico-condizionale. La ricerca NON riguarda gli aspetti comuni, MA il rapporto tra il verificarsi degli eventi ela presenza di certe condizioni nell’ambiente 43 QUINDI spostamento Æ dall’essenza di un oggetto alla ricerca degli aspetti funzionali, cioè Æ alla relazione tra fenomeno e caratteristiche della situazione in cui esso si verifica Ciò è interpretabile in due modi 44 COMPORTAMENTISMO TEORIA DINAMICA Riduce la relazione tra fenomeno e ambiente a valenze unilaterali stimolorisposta Considera la complessità delle relazioni tra fenomeno e situazione come insieme di interdipendeze Centralità del comporatmento Centralità dell’azione e non del comportamento Causalità lineare e deterministica Modelli multicausali complessi (campo causale) 45 La Teoria del Campo Obiettivo Æfornire una comprensione scientifica dei fatti sociali mediante un metodo di Æanalisi delle relazioni causali tra eventi e di Æproduzione di costrutti scientifici Punto focale: qualsiasi comportamento o mutamento entro un campo psicologico dipende dalla particolare configurazione del campo psicologico a quel dato momento Il campo è un sistema dinamico, in cui la proprietà di un fatto deriva da tutti gli altri fatti presenti e in base a questo sistema di interrelazioni ogni fatto trova la sua spiegazione e la sua funzione nel concorrere dinamico del sistema 46 Tre aree di interesse psicologico 1. Lo spazio di vita Æ relazione tra Persona (P) e Ambiente psicologico (A). Il comportamento C si comprende solo in uno spazio di vita, cioè C = f (P,A). Lo spazio di vita comprende molti elementi, quali: bisogni, fini, struttura cognitiva, motivazioni, ideali che costituiscono modalità di interazione e di interdipendenza degli elementi dinamici e delle tensioni che agiscono nello spazio di vita 1. Fatti esterni, presenti nel mondo fisico e sociale ma che non entrano nel campo psicologico 2. Fatti che si collocano nella zona di confine tra spazio di vita e mondo esterno, in un processo di continuo interscambio che contribuisce alle modifiche del campo psicologico 47 Ridefinzione del BISOGNO e della MOTIVAZIONE non come mancanza, ma come elemento dinamico di coordinazione che aumenta la tensione, libera energie, dà valenza all’ambiente e direzione alle forze) VERSO UN’ECOLOGIA PSICOLOGICA 48 Indicazioni metodologiche • • • • • • Andare oltre la Descrizione, studiare le tensioni e le resistenze al cambiamento, e le dinamiche del campo sociale Indipendenza dalle classificazioni abituali del senso comune Priorità della teoria e dello sviluppo conettuale sulla raccolta dei dati Uso di metodi psicologici, ma anche sociologici e antropoloici Uso di un metodo sperimentale (esperimenti di cambiamento) sia in laboratorio sia sul campo Mantenere la ricerca in stretto contatto con la vita quotidiana con l’obiettivo di migliorare le modalità dell’intervento sociale 49 Costrutti forti: DINAMICA DEI GRUPPI Gruppo soggetto sociale organizzato in grado di esprimere valori e comportamenti diversi da quelli dei singoli membri Dinamica di gruppo necessaria per comprendere il comportamento dell’individuo Studio delle condizioni di equilibrio tra bisogni individuali e del gruppo ACTION RESEARCH Ricerca comparata sugli effetti e sulle condizioni delle varie forme di azione sociale, tesa a sua volta a promuovere l’azione sociale stessa Collegamento tra azione teorica e pratica Processo della AR: diagnosi, valutazione alternative di intervento, attuazione dell’intervento, valutazione dell’intervento e dei risultati, riflessione teorica, riavvio del processo 50 LE TAPPE DELLA PSICOLOGIA SOCIALE a) Mainstream Social Psychology - Individualizzazione del sociale b) Psicologia sociale dinamica (Lewin) c) Prospettiva sociocostruttivista (Mead, Vygotskij) d) Psicologia sociale europea (Tajfel, Moscovici, Doise) e) Orientamenti Critici, Costruzionisti, Discorsivisti 51 Prospettiva sociocostruttivista A) L’impostazione di Wundt (1832-1920): Psicologia sperimentale Æ studia l’individuo con metodi sperimentali Voelkerpsychologie (psicologia sociale) Æ si occupa dei fenomeni collettivi Temi di studio della Voelkerpsychologie: Linguaggio, religioni, tradizioni, miti, fenomeni magici Considerati Æ prodotto di interazioni reciproce (azione reciproca) tra individui e non riconducibili a procssi di conoscenza individuale E’ SCIENZA UMANA E SOCIALE DELLA COMUNITA’ 52 La psicologia sociale analizza la mente nelle sue manifestazioni esterne, nei prodotti collettivi, cioè nella cultura CULTURA è al di là della consapevolezza dei singoli individui, ma al tempo stesso li ingloba e sono gli individui che la trasmettono ANTINOMIA cultura – coscienza individuale 53 DURKHEIM (1985) legge tale antinomia come OPPOSIZIONE PUBBLICO- PRIVATO Tra RAPPRESENTAZIONI COLLETTIVE e RAPPRESENTAZIONI INDIVIDUALI Il sociale trascende lo psichico, è al di sopra delle coscienze individuali e può unirle Le rappresentazioni collettive (esempio tipico le religioni) sono generate socialmente – si riferiscono alla società – sono condivise da tutti i membri del gruppo 54 B) George Mead Æ Mente, Sé e Società (1934) Base della prospettiva di Mead: Æ l’atto sociale in quanto atto comunicativo Æ si presenta nella filogenesi come gesto Il significato di un atto è dato dalla natura della risposta che stimola negli altri La base della relazione tra individuo e società è la reciproca dipendenza implicata nell’atto sociale 55 La mente è costituita dalla complessa attività di costruzione di atti sociali mediante simboli comunicativi che operano nelle interazioni Emerge attraverso la comunicazione in una CONVERSAZIONE DI GESTI che, attraverso il LINGUAGGIO, diventa CONVERDAZIONE DI ATTI SIMBOLICI Il Sé è la mente consapevole di se stessa IO Reazione dell’individuo alla situazione sociale, è la risposta all’atteggiamento degli altri SÉ ME E’ costituito dalla esperienza sociale, l’insieme organizzato degli atteggiamenti degli altri che l’individuo assume verso se stesso 56 L’Io e il Me si alternano continuamente nel corso della condotta - Es: si agisce come IO, si riflette sulla risposta, si agisce tenendo conto dei risultati della riflessione – Sono stati della coscienza e non entità concrete Nella prospettiva INTERAZIONISTA mente e Sé non sono quindi preesistenti rispetto al sociale, ma si costituiscono entro lo sviluppo interattivo 57 C) VYGOTSKIJ (1896-1934) Æ Si muove prevalentemente nel campo evolutivo, ma le sue concezioni dell’uomo e delle funzioni psichiche e sociali costituiscono più in generale un contributo sociocostruzionista alla psicologia tout court Æ Condivide la posizione olistica di Kurt Lewin e i particolare considera importante avere una visione d’insieme di tipo strutturale dei bisogni dei bambini e del loro sviluppo Æ Si pone in continuità con George Mead per l’importanza della comunicazione e del linguaggio e delle interazioni sociali nella costruzione delle funzion i mentali 58 Punto centrale per Vygotskij è la concezione dello sviluppo delle “Funzioni Psichiche Superiori” (linguaggio, memoria, attenzione volontaria, ecc.). Essa è incentrata su tre aspetti: - rapporto tra apprendimento e sviluppo - ruolo della mediazione sociale nei rapporti individuoambiente - Passaggio dall’interpsichico all’intrapsichico nella comunicazione sociale 59 Rapporto tra apprendimento e sviluppo Lo sviluppo è il prodotto delle situazioni di apprendimento in cui giocano un ruolo fondamentale le interazioni tra Individuo – oggetto – contesto sociale Concetto chiave di questa concezione è la Zona di Sviluppo Prossimale intesa come “la differenza fra il livello di risoluzione di problemi sotto la direzione di un adulto (o di bambini più competenti) e il livello raggiunto da solo” A questa riflessione fa riferimento Bruner che elabora i concetti di scaffolding (fornire un’impalcatura) e di format per esprimere la funzione tutoria dell’adulto come mediatore di cultura nei primi anni di sviluppo del bambino 60 Ruolo della mediazione sociale nei rapporti individuo-ambiente Caratteristica dell’attività umana è il suo carattere socialmente mediato. Questa concezione deriva essenzialmente dall’idea pavloviana della mediazione dei segni (segnali) nella relazione individuo-ambiente. Gli uomini (e gli animali) dispongono di un insieme di segnali volto a favorire il controllo sull’ambiente. Questi segnali si organizzano in strutture attività-segnale (es. risposta-stimolo) – primo livello di segnalazione L’uomo tuttavia ha sviluppato forme sociali di controllo non solo dell’ambiente, ma della stessa organizzazione dei segnali. Cioè dispone anche di un secondo livello di segnalazione, costituito di “segnali di segnali”. Questo secondo livello di segnalazione è il Linguaggio, mediante il quale sottoponiamo a controllo i segnali che specificano la relazione tra gli individui e l’ambiente 61 Questo passaggio evolutivo è caratterizzato dalla comparsa di contesti mentali e sociali che moltiplicano la capacità di controllo e di trasformazione dell’ambiente e sono riassumibili nelle funzioni sociali di organizzazione delle azioni (il lavoro) e delle funzioni psichiche (il linguaggio, la scrittura). La scrittura nasce dalla necessità di fornirsi di uno strumento di organizzazione e controllo della memoria. Con il linguaggio e il lavoro l’apparato dei segnali e il suo quadro di controllo sono messe nelle stesse mani. Essi costituiscono l’impalcatura della mente umana e del pensiero. Attraverso di esse l’uomo è in grado di controllare la sua stessa vita mentale, attraverso i controlli dei segnali che regolano la propria azione. Tali controlli derivano da procedure elaborate socialmente nella comunicazione, nell’interazione interpersonale e nella trasformazione dell’ambiente. Come avviene questo passaggio all’autocontrollo della vita mentale? dal controllo esterno 62 Passaggio dall’interpsichico all’intrapsichico nella comunicazione sociale Le forme di mediazione sociale e il carattere semiotico della vita mentale hanno un’importanza fondamentale nello sviluppo. Le funzioni mentali superiori sono, all’inizio, regolazioni dell’azione che avvengono nel contesto delle relazioni tra bambino e adulto ( o tra bambini). Esse sono dunque all’inizio regolazioni INTERPSICHICHE. Queste regolazioni vengono in seguito interiorizzate e, divenute regolazioni INTRAPSICHICHE, costituiscono la base delle funzioni psichiche superiori. Ad es. l’attenzione: prima è sollecitata dai soli stimoli ambientali, prima è regolata dai segnali degli adulti (guarda, sta attento, ecc.) poi il bambino impara a dirigere a se stesso quegli segnali (quello che Piaget chiamava “linguaggio egocentrico”) e poi divengono segnali interni che regolano le funzioni attentive (attenzione volontaria) 63 La SOCIOGENESI della MENTE avviene dunque attraverso le pratiche sociali e il linguaggio. Il significato sociale che assumono i sistemi di segniè rappresentato dal loro legame con caratteristiche e forme dell’esperienza condivisa. Il valore dei simboli non è dunque astratto, ma psicologicoconcreto che deriva direttamente dalla prassi (pratiche, azione) sociale E’ attraverso tale significato che essi divengono “strumentistimoli”e che consentono di esercitare un controllo e un autocontrollo volontario del comportamento della singola persona. 64 LE TAPPE DELLA PSICOLOGIA SOCIALE a) Mainstream Social Psychology - Individualizzazione del sociale b) Psicologia sociale dinamica (Lewin) c) Prospettiva sociocostruttivista (Mead, Vygotskij) d) Psicologia sociale europea (Tajfel, Moscovici, Doise) e) Orientamenti Critici, Costruzionisti, Discorsivisti 65 Il disagio della psicologia sociale europea - caratterizzazione individualista - approccio metodologico - rapporto con la vita quotidiana e l’ideologia 66 Punto fondamentale è l’attenzione alla Dimensione Sociale della Psicologia sociale in cui sia posta al centro il rapporto tra il funzionamento psichico e i processi sociali che modellano tale funzionamento e ne sono a loro volta modellati A questa prospettiva contribuisce anche la convinzione che la psicologia sociale non possa essere neutrale e avalutativa di fronte ai fenomeni che caratterizzano il nostro tempo (l’esperienza dell’olocausto) Compito della psicologia sociale è quindi comprendere come le interazioni individuali si integrino nei loro contesti sociali. 67 Il “fallimento” della psicologia sociale tradizionale si coniuga con la sua irrilevanza sociale, il suo agire in un “vuoto sociale”. Occorre, secondo Tajfel, evitare ogni riduzionismo. Non solo il riduzionismo biologico, ma anche Quello psicologico, che vede il soggetto cone una tabula rasa che agisce in un ambiente vuoto Quello sociologico, che si occupa di un “organismo vuoto” e che collega immediatamente l’input sociale (es. la situazione economica) all’output sociale (es. i fenomeni di discriminazione nell’occupazione) 68 Si rende invece necessario un approccio che esamini le diverse interazione concrete nel più ampio sfondo del contesto culturale e sociale Vengono perciò ripresi e riconcettualizzati i temi di una parte della ricerca psicosociale, come da un lato il tema del rapporto tra gruppi, del pregiudizio e degli stereotipi sociali e dall’altro i fenomeni dell’influenza sociale. 69 A) Tajfel cerca, su questa base, di formulare una “teoria generale del conflitto sociale” TEORIA DELL’IDENTITÀ SOCIALE Assiomi 1) Le persone cercano si sviluppare e mantenere una immagine di sé positiva 2) L’immagine di sé ha due componenti: un’identità personale e un’identità sociale L’identità sociale si costituisce a partire da processi di categorizzazione e l’immagine di sé deriva dalla consapevolezza di far parte di un gruppo sociale e dal bisogno di agire come memdi di un gruppo 70 categorizzazione sociale Æ identità sociale Æ categorizzazione sociale Identità sociale negativa Æ Exit Æ abbandono del gruppo Æ Voice Æ strategie di cambiamento sociale Creatività sociale Cosa influenza la scelta? Competizione sociale - possibilità di mobilità personale tra gruppi - permeabilità dei confini tra gruppi - percezione di legittimità del sistema - percezione di stabilità del sistema 71 B) Il CONFLITTO individuo-società nella ricerca di Moscovici M. respinge l’idea semplicista che la psicologia possa limitarsi a studiare genericamente le relazioni tra individuo e società, come semplice processo di adattamento o di applicazione di proprietà e di modalità di funzionamento mentale. La società è un sistema di relazioni tra individui collettivi che possono essere studiate in quanto insieme di comportamenti simbolici di soggetti sociali, siano essi individui o gruppi. Tale sistema può essere studiato sotto il punto di vista: - del conflitto (della continua tensione) tra individuo e società - della genesi, della struttura e del funzionamento dei fenomeni simbolici, dell’ideologia, della cognizione e della comunicazione e delle rappresentazioni sociali che individui e gruppi si costruiscono per agire e per comunicare 72 Obiettivo della Psicologia sociale: Studiare i rapporti tra sistemi cognitivi complessi a livello di ogni soggetto e sistemi di rapporti simbolici tra attori sociali, individuali e collettivi Cioè Indagare come gli attori sociali, mediante le rappresentazioni sociali, tentino di comporre i conflitti tra individuo e società nel contesto concreto dei rapporti simbolici tra attori stessi Attraverso Uno sguardo psicosociale guidato da teorie e osservazioni precise che aiuti gli psicologi sociali a spiegare la natura dei rapporti e a inventare pratiche per cambiarli 73 Per far questo occorre superare le griglie di lettura di tipo binario… Soggetto individuale (Io, organismo) Oggetto (ambiente, stimolo) 74 Oggetto (fisico, sociale, immaginario) Io Altro …. la relazione tra soggetto e oggetto è sempre mediata dall’Altro (individuo o gruppo) e dai di significati, dalle credenze … per adottare una griglia lettura ternaria dei fatticollettive e delle e dalle rappresentazioni che il sistema elabora e costruisce, su cui il soggetto relazioni in cui… agisce e reagisce. 75 LE TAPPE DELLA PSICOLOGIA SOCIALE a) Mainstream Social Psychology - Individualizzazione del sociale b) Psicologia sociale dinamica (Lewin) c) Prospettiva sociocostruttivista (Mead, Vygotskij) d) Psicologia sociale europea (Tajfel, Moscovici, Doise) e) Orientamenti Critici, Costruzionisti, Discorsivisti 76 Orientamenti critici in Psicologia Sociale La psicologia sociale Europea, contestando l’individualismo e l’oggettivismo e la supposta “neutralità” della Mainstream social psychology, non solo ricolloca il sociale al centro della sua riflessione, ma ne accentua anche la capacità di prendere posizione e promuovere il cambiamento sociale Una tradizione, interna alla PS europea, accentua in modo particolare questa prospettiva e delinea una più decisa presa di posizione di tipo contemporaneamente critico e riflessivo. E’ la cosiddetta Psicologia Sociale Critica L’introduzione della teoria delle Rappresentazioni sociali appartiene in parte già a questa prospettiva ma vi sono linee di pensiero che più esplicitamente fanno della dimensione critica un denominatore comune e distintivo 77 Cosa vuol dire PSICOLOGIA SOCIALE CRITICA? Seguendo la Hepburn: “ Critical social psychology is critical of society or at least some basic elements of its institutions, organizations and practices. But critical social psychology is critical in another basic sense: it is critical of psychology itself. It asks questions about its assumptions, its practices, its broader influences” (Hepburn, 2004, pag.1) 78 Questa linea è andata progressivamente maturando lungo tre orientamenti critici successivi: a) Mediante l’accrescimento dell’orizzonte disciplinari ad oggetti e prospettive di ricerca di potenziale criticità nello sviluppo sociale. Es. gli studi sulla persuasione e la comunicazione di massa Hoviland e Petty b) Mediante la riflessione critica, metodologica ed epistemologica sullo sviluppo della disciplina, condotta all’interno della disciplina stessa (es. Mc Guire) c) Mediante la costruzione di una ri-fondazione della psicologia sociale e marcando così una linea di discontinuità rispetto alla precedente tradizione (es. Gergen) 79 - Nell’insieme, gli orientamenti critici condividono con la teoria delle rappresentazioni sociali: una valutazione positiva del senso comune una attenzione specifica allo studio delle costruzioni ideologiche 80 - Nel suo sviluppo come corrente di pensiero specifica, la Psicologia Sociale Critica fa naturalmente riferimento allo svilupp della Psicologia Critica. Questa, influenzata dalla Scuola di Francoforte e caratterizzata dall’opera di Klaus Holzcamp, si è sviluppata lungo tre fasi principali, definite da Tolman come: Dissenso Critica Ricostruzione Dissenso: posizioni psicologiche dissidenti che denunciano l’irrilevanza delle conoscenze psicologiche rispetto ai bisogni Critica: posizioni critiche per cui tale irrilevanza è determinata dalle relazioni di produzione capitalistica ed è in realtà rilevante per le classi al potere Ricostruzione: prospettive critiche tese a produrre una psicologia alternativa attenta alla comprensione facilitazione dei movimenti sociali 81 volti al cambiamento La psicologia sociale critica, in particolare, sottolinea la necessità di rifondare categorie e metodi della psicologia sociale in considerazione della centralità delle soggettività e della sua natura societaria (non solo sociale, ma caratterizzata dalla mediazione della dimensione storico-culturale propria delle società umane) Orientamenti critici interni alla psicologia sociale (es. Lewin, Hoviland, McGuire, Tajfel, le RS) Contributi alla PSC La teoria critica, con un forte orientamento marxiano –marxista – scuola di Francoforte Riflessione femminista e delle minoranze attive Incontro con la critica post-moderna 82 Punti salienti (Guba e Lincoln) a) b) c) d) e) f) g) h) i) j) Scopo della ricerca è la trasformazione delle diverse strutture “societarie” attraverso l’impegno nel confronto e, quando necessario, assumendo positivamente il conflitto La natura della conoscenza è legata ad aspetti storico-struttuali che possono essere trasformati attraverso un’azione dialettica che permetta il superameno di ignoranza e incomprensione l’accumulazione della conoscenza avviene attraverso un processo dialettico di revisione storica I criteri di qualità dell’indagine sono legati alla capacità di essere stimolo che lega gli antecendeti storici alla trasformazione sociale Il ruolo dei valori è costitutivo e condizionante dei risultati dell’indagine Il posto dell’etica è, intrinseco all’indagine Il ricercatore è un intellettuale che interviene nella società per trasformarla La formazione del ricercatore è la sua ri-socializzazione, per una revisione dei punti di vista positivisti e post positivisti e un approfondimento dei metodi qualitativi e quantitativi in grado di sviluppare una cultura delle differenze Non si accoglie una visione che accomodi tra loro diverse teorie, ma si aderisce ad una visione della incommensurabilità dei paradigni Si accetta una sfida per l’egemonia, per l’affermazione della teoria critica sulle altre forme di psicologia sociale 83 E’ Possibile una sintesi? Doise (1976, 1982) indica che la contrapposizione tra le diverse psicologie sociali lascia intravvedere la coesistenza di QUATTRO LIVELLI DI SPIEGAZIONE a) Dei Processi psicologici e intrapersonali b) Delle dinamiche interpersonali e intraistituzionali c) Delle posizioni sociali e dello status d) Dell’analisi dei concetti generali riguardanti le relazioni sociali 84 La Psicologia Sociale Nord Americana si è limitata ai primi due livelli di analisi La Psicologia sociale Europea introduce e amplifica il secondo e il terzo livello di spiegazione Un esempio: lo studio dei processi di influenza sociale Le spiegazioni tradizionali si limitavano al livello di analisi intrapersonale o interpersonale Æ l’esperimento e l’interpretazione di Asch (1952) sulla conformità alla maggioranza Moscovici (1976) ritiene che l’esperimento di Asch sia un esempio di “influenza minoritaria” perché le persone arrivano all’esperimento con il bagaglio dei sistemi di rappresentazioni in uso nella società, da cui non possono prescindere le spiegazioni 85 PARTE TERZA GLI ATTEGGIAMENTI 86 Storia della Definizione di Atteggiamento zThomans & Znaniecki (1918) - processo della coscienza individuale che determina l’azione zAllport (1935) - uno stato mentale o neurologico di prontezza organizzata attraverso l’esperienza, che esercita un’ influenza direttiva o dinamica sulla risposta dell’individuo nei confronti di ogni oggetto e situazione con cui entra in relazione zRosenberg & Hovland (1960) - modello tripartito componenziale: affettivo, cognitivo, d’azione zFazio (1986) - atteggiamento come struttura cognitiva mnestica (disponibilità e accessibilità) 87 ATTEGGIAMENTO …è una tendenza psicologica espressa attraverso la valutazione di una particolare entità con qualche genere di favore o sfavore. […] Tendenza psicologica fa riferimento ad uno stato interno alla persona, e valutazione fa riferimento ad ogni classe di risposta valutativa, sia essa manifesta o non osservabile, cognitiva, affettiva o comportamentale. (Eagly e Chaiken, 1993) 88 MODELLO TRIPARTITO Rosenberg e Hovland, 1960 COMPONENTI COGNITIVA AFFETTIVA COMPORTA MENTALE Credenze Reazioni emotive Azione di avvicinamento allontanament o 89 Rosemberg e Hovland (1960): modello tripartito Gli atteggiamenti sono un costrutto psicologico costituito da 3 componenti: z Componente cognitiva: informazioni e credenze verso un oggetto z Componente affettiva: reazione emotiva verso l’oggetto z Componente comportamentale: azioni di avvicinamento o allontanamento dall’oggetto Critiche: z La ricerca ha studiato soprattutto la componente valutativa Social cognition (Fazio, 1986): z Atteggiamento = struttura cognitiva costituita dall’associazione in memoria tra la rappresentazione dell’oggetto e la sua valutazione z Questa definizione non è in contrapposizione con il modello tripartito 90 Atteggiamento = struttura cognitiva caratterizzata da: z Disponibilità: associazione tra oggetto e valutazione immagazzinata nella memoria a lungo termine z Accessibilità: tempo e sforzo richiesti per il recupero mnestico di tale struttura L’atteggiamento ha la funzione di: z Organizzare e favorire la codifica delle informazioni in entrata Aspetti innovativi: z Introduce il concetto di “forza dell’associazione tra oggetto e valutazione” misurato attraverso il tempo di latenza (tempo che occorre all’individuo per formulare la valutazione dal momento in cui appare lo stimolo) 91 Esempio: z z z Quando il legame è forte: attivazione automatica della struttura cognitiva Quando il legame è debole: elaborazione consapevole per recuperare tale struttura Quando il legame è molto debole: incapacità di recuperare l’associazione e formulazione della valutazione nel momento stesso (formulazione online) Come si formano gli atteggiamenti? Tre modalità: • • • Esperienza diretta Osservazione della esperienza altrui Comunicazione 92 • Esperienza diretta z Porta a una forte associazione in memoria tra la rappresentazione dell’oggetto e la sua valutazione Il ripetersi dell’esposizione rende l’associazione automatica (memory based) Atteggiamento più resistente al cambiamento Osservazione dell’esperienza altrui L’associazione tra la rappresentazione dell’oggetto e la sua valutazione è meno forte Atteggiamento meno resistente al cambiamento • Comunicazione Associazione tra rappresentazione e oggetto molto debole, difficile recupero dalla memoria (atteggiamento formulato online) Atteggiamento molto meno resistente al cambiamento 93 Come si misurano gli atteggiamenti? Atteggiamenti: z Costrutti non osservabili z Inferibili da alcuni indicatori (risposte manifeste e comportamenti) 1) Le scale permettono di misurare: z La natura e l’intensità delle opinioni z La frequenza dei comportamenti Prime scale Thurstone e Chave (1929) e Guttman (1941) La costruzione di queste scale prevedeva la presenza di giudici: • Per valutare gli item da includere o meno nella scala • Per il calcolo scalare di ogni item Critiche: lungo e dispendioso lavoro di preparazione 94 Scala Likert (Likert, 1932): z è costituita da item (affermazioni favorevoli o sfavorevoli) che coprono gli aspetti rilevanti nell’area semantica dell’oggetto studiato z i soggetti devono indicare su una scala di risposta il grado di accordo o disaccordo con le affermazioni Esempio: La mia famiglia dovrebbe eliminare la carne dalla dieta Totale disaccordo 1 2 3 4 5 6 7 Pieno accordo z Consente di effettuare operazioni statistiche come l’aggregazione delle risposte sullo stesso oggetto, il calcolo della media 95 Domande aperte z Automatismo z Dimensione affettiva vs. dimensione cognitiva z Ambivalenza z RELAZIONE CON IL COMPORTAMENTO 96 Differenziale semantico (Osgood, Suci e Tanenbaum, 1957): z insieme di coppie di aggettivi bipolari separati (in genere) da sette spazi che rappresentano una gradazione da uno all’altro z oggetto di atteggiamento posto all’inizio del questionario Esempio: Come giudica il conformismo? Buono ___ ___ ___ ___ ___ ___ Cattivo Bello ___ ___ ___ ___ ___ ___ Brutto z Gli autori hanno rilevato che le coppie di aggettivi si raggruppano sistematicamente in tre fattori: Valutazione Potenza Attività Critiche alla validità delle scale: le risposte sono sotto il controllo dei soggetti. Problema legato alla desiderabilità sociale 97 2) Misure meno dirette di misurazione: z Risposta elettrogalvanica (capacità della pelle di condurre elettricità) z Attività dei muscoli del viso Vantaggi: z Risposte non influenzate dalla desiderabilità sociale Critiche: z Metodologie troppo intrusive 3) Tempo di latenza nella espressione della risposta: z Utilizzo di un software che permette di calcolare il tempo tra l’apparizione dello stimolo sullo schermo del computer e la pressione esercitata dal soggetto su appositi tasti per la risposta 98 Misure di Atteggiamento A partire dagli anni ’20 del secolo scorso si comincia a pensare che l’atteggiamento possa essere considerato un valore del comportamento, utile altresì per la sua predizione. Vengono così sviluppati degli strumenti sperimentali (es. scale) per misurare e quindi confrontare l’atteggiamento: z z z 1929 Scala Thurstone 1932 Scala Likert 1957 Differenziale Semantico (Osgood, Suci e Tannembaum) 99 La Critica alla Misura Esplicita dell’Atteggiamento A partire dagli anni ’60 del secolo scorso la “quantificazione” dell’atteggiamento viene posta ad indagine critica. Gli studiosi rilevarono un bassa correlazione tra l’atteggiamento rilevato attraverso i test e le conseguenti classificazioni in scale ed il comportamento effettivo delle persone. Altre tecniche di misurazione dell’atteggiamento vennero così prese in considerazione, valutando il soggetto in modo indiretto: z Misura delle reazioni fisiologiche Risposta elettrogalvanica della pelle facciali z Attività dei muscoli Misura dei tempi di latenza IAT 100 Lo IAT (Implicit Association Test) Lo IAT (Implicit Association Test) è un test elaborato nell’ultimo decennio del secolo scorso da Greenwald, McGhee e Schwartz. Questa tecnica consiste nella misurazione dei tempi di reazione con cui una persona classifica parole o immagini in categorie superiori. In tempi recenti lo IAT è stato utilizzato ed applicato frequentemente a numerosi fenomeni del mondo sociale: z z Studio di Bluemke, Wanke e Friese sulle elezioni parlamentari in Germania (2002) Studio di Steven, Pruett e Chang sull’atteggiamento verso i disabili (DIA IAT) Anche questo test-strumento è stato però oggetto di critiche, secondo cui le misurazioni tratte siano relativamente attendibili (Brendl, Messner e Markman, 2003) 101 Il Cambiamento degli Atteggiamenti z Conservatorismo cognitivo VS cambiamento atteggiamenti z Teoria della Dissonanza Cognitiva (Festinger, 1957) modificare l’elemento dissonante meno resistente al cambiamento (atteggiamento) ruolo del sentimento di libera scelta esposizione a messaggi persuasivi studi sulle campagne persuasive (Hovland, 1942) - z ELM di Perry e Cacioppo (1986) - z Modello euristico-sistematico di Eagly e Chaiken (1984) - z via centrale (argomentazioni e coinvolgimento con l’oggetto) via periferica (indici periferici) processo “sistematico” processo “euristico“ Modello unimodale di Kruglanski (et al.,2000) - aspetti software (credenze che formano la premessa maggiore del sillogismo) aspetti hardware (energia cognitiva in relazione al carico cognitivo) 102 La Formulazione delle Impressioni Per muoverci nel mondo sociale abbiamo la necessità di formulare un orientamento descrittivo e valutativo; infatti il comportamento delle persone è orientato dal modo in cui gli attori sociali si percepiscono reciprocamente. Il problema di individuare il processo attraverso il quale arriviamo ad una rappresentazione delle persone è stato studiato inizialmente da Solomon Asch (1946), poi sviluppato da vari altri studiosi nel corso degli anni z Asch (1946): - L'ipotesi di partenza prevede che le persone formino un' impressione globale dell’Altro entro la quale si fanno poi rientrare ulteriori informazioni che li descrivono. z Anderson (1981): - l’ impressione si forma attraverso un processo che prevede una prima valutazione delle informazioni che si ha a disposizione e una successiva loro combinazione. z Fiske & Neumberg (1990): - i processi che governano le impressioni possono essere collocati su un continuum che rappresenta la misura in cui le informazioni vengono elaborate. 103 La Formazione della Reputazione Per “reputazione” si intende l’impressione che le persone si formano l’una dell’altra. Questo costituisce uno degli argomenti essenziali nello scambio comunicativo. z Emler (1994) sostiene che la reputazione sia un giudizio formulato da una comunità a riguardo di un individuo in particolare, in genere appartenente alla comunità stessa. z La reputazione di cui un individuo gode nei diversi gruppi di cui fa parte, non rimane necessariamente la stessa. z La reputazione è una sorta di estensione del sé. 104 ¾ Dissonanza cognitiva (Festinger, 1957) z Processo di natura motivazionale z Deriva dal bisogno di mantenere coerenza tra le proprie cognizioni (credenze e valori) e/o comportamenti Esempio: - credo che mettere il casco sia utile - a volte non indosso il casco Cognizione Dissonanza 3 Disagio 3 Desiderio di riportare l’equilibrio Comportamento 105 Strategie per ristabilire l’equilibrio: z Modificazione dell’elemento dissonante meno resistente al cambiamento Esempio: il cambiamento del comportamento il soggetto modifica il comportamento e utilizza sempre il casco z Cambiamento della credenza relativa all’utilità del casco attraverso la percezione selettiva delle informazioni Esempio: il cambiamento di atteggiamento il soggetto ricorda le informazioni che criticano l’utilità del casco 106 MODELLO DELL’AZIONE RAGIONATA Fishbein e Ajzen, 1975 Credenze circa le conseguenze Atteggiamento Valutazione del comportamento INTENZIONE Credenze circa le norme sociali COMPORTA MENTO Percezione aspettative ‘altri significativi’ 107 Il modello dell’Azione Ragionata (Ajzen e Fishbein1980) La teoria dell’azione ragionata (Ajzen e Fishbein, 1980) fornisce una struttura di base che mira a spiegare e comprendere come si vengono a concretizzare i comportamenti degli individui. Il modello è molto generale e non fa riferimento a comportamenti specifici, così come non specifica i particolari tipi di credenze associate a comportamenti diversi. Questo fattore lo rende applicabile a differenti studi, individuando di volta in volte le diverse credenze ricollegate al particolare tipo di comportamento che si intende analizzare. 108 Il modello dell’Azione Ragionata (Ajzen e Fishbein1980) Alla base della Theory of Reasoned l’individuazione di tre fattori predittivi Action vi è • l’intenzione al comportamento, che esercita un’azione diretta e primaria verso una specifica condotta e che a sua volta è determinata in modo contemporaneo dall’atteggiamento personale e dalle norme soggettive; • l’atteggiamento personale verso il comportamento, ossia l’attitudine che un individuo ha nell’adottare o non adottare uno specifico comportamento; • la norma soggettiva, ossia l’influenza che le opinioni altrui esercitano sulle scelte dell’individuo. 109 CONVINZIONI ATTEGGIAMENTI INTENZIONI Convinzioni relative ai comportamenti - Convinzioni relative ai risultati dell’esercizio fisico (es. se faccio ginnastica, migliorerò la salute e l’aspetto fisico) - Valutazioni relative ai risultati dell’esercizio fisico Atteggiamenti rispetto all’esercizio fisico (es. L’esercizio potrebbe essere una cosa positiva per me) Convinzioni normative - Convinzioni relative all’opinione degli altri Norme soggettive relative all’esercizio fisico (es. i miei amici e i miei famigliari pensano che dovrei fare più esercizio fisico) (es. Fare esercizio fisico è una cosa appropriate da fare) Itenzioni relative ai comportamenti (es. Ho intenzione di cominciare un programma di esercizi fisici) ESERCIZIO FISICO (es. essere in buona salute e avere un aspetto fisico attraente è piacevole, soddisfacente e divertente) - Motivazione ad aderire all’opinione degli altri (es. voglio fare ciò che si aspettano da me) La teoria dell’azione ragionata (Fishbein e Ajzen, 1975) applicata alla decisione di fare esercizio fisico 110 Il modello del Comportamento Pianificato (Ajzen e Fishbein1980) Successivamenmte Ajzen modifica il modello, riprendendo in parte le riflessioni a suo tempo condotte da Bandura rispetto al tema dell’auto-efficacia. L’elemento di novità introdotto nell’ambito della teoria del comportamento pianificato (TPB) è stato l’inserimento della variabile “Controllo comportamentale percepito” tra i fattori che possono influenzare le intenzioni di comportamento (Ajzen, 1985; Ajzen, 1991) 111 Credenze sulle conseguenze del comportamento (Se smettessi di fumare sarei molto più in forma e in buona salute) Valutazione delle conseguenze del comportamento previsto (E’ auspicabile essere in forma e godere di buona salute) Atteggiamento verso l’azione specifica Intenzioni comportamentali (intenzione di smettere) Comportamento (smettere di fumare) Credenze normative (La mia famiglia e gli amici pensano che dovrei smettere di fumare) Norme soggettive Motivazione ad accondiscendere (Voglio fare ciò che si aspettano da me) Credenze di controllo (Che probabilità ho di riuscire a smettere di fumare nel caso in cui ci provi?) Controllo comportamentale percepito 112 Il modello del Comportamento Pianificato (Ajzen e Fishbein1980) Ma in che modo si viene a formare questa nuova variabile? Due sono i fattori che la determinano: • le difficoltà (Df) che un soggetto pensa di poter incontrare nella tenuta di uno specifico comportamento, in termini di risorse e competenze necessarie (per esempio, “Per fare dell’attività fisica in modo serio c’è bisogno di molto tempo e molta forza di volontà”); • la percezione (P) che il soggetto ha di poter superare con successo le precedenti difficoltà, ossia un’auto-valutazione rispetto alla possibilità di avere quelle risorse e/o quelle opportunità necessarie per assumere uno specifico comportamento (per esempio, “Sono certo che avrò la forza di volontà per fare attività fisica in modo costante ed efficace”). 113 Un esempio: 114 115 Critiche: Secondo Fazio: • Il modello di Fishbein e Ajzen si applica solo quando l’associazione tra oggetto e valutazione è debole o non disponibile • Perché quando l’associazione tra oggetto e valutazione è forte l’atteggiamento si attiva automaticamente e guida il comportamento z 116 TERZA PARTE GIUDIZIO SOCIALE E STEREOTIPI 117 Il modo in cui noi agiamo nel mondo sociale dipende in molti casi dal giudizio che ci formiamo delle altre persone e dal giudizio che gli altri si formano su di noi. Il modo in cui vengono formulati i giudizi sociali dipende da numerosi fattori, alcuni dei quali non dipendono che in misura debole dal controllo individuale 118 La categorizzazione sociale e l’informazione categoriale Un primo fattore di complessità del giudizio sociale è rappresentato dalla quantità d’informazione che l’individuo dovrebbe prendere in considerazione e a cui è costantemente esposto. I giudizi sociali sono resi possibili dall’uso di strategie cognitive (come la categorizzazione) mediante le quali l’individuo può ridurre l’informazione che deve essere trattata per formulare un giudizio sociale 119 La categorizzazione sociale e l’informazione categoriale La CATEGORIZZAZIONE SOCIALE consiste appunto nel semplificare l’informazione assegnando un oggetto di valutazione (ad esempio un’altra persona) ad una categoria, attribuendogli le caratteristiche proprie del gruppo o della categoria sociale. Questo esonera dal dover considerare tutte le caratteristiche singolari, ma consente di formulare un giudizio solo sulle caratteristiche generali del gruppo 120 La categorizzazione sociale e l’informazione categoriale Ad es. Incontrando un’altra persona, sulla base di alcune caratteristiche fisiche (altezza, colore della pelle, vestiti, ecc.), lo “affiliamo” ad una categoria (classe d’età, sesso, origine etnica, ecc.) e tendiamo a mantenere con essa un comportamento adeguato alla categoria (se si tratterà di un bambino, ad esempio, useremo un vocabolario più semplice) 121 La categorizzazione sociale e l’informazione categoriale Il giudizio sociale è fortemente influenzato dalle INFORMAZIONI CATEGORIALI, cioè da quelle informazioni che sono associate ad una categoria di persone e che si rendono più prontamente disponibili quando dobbiamo percepire, formulare un giudizio o decidere come trattare con le altre persone 122 La categorizzazione sociale e l’informazione categoriale L’informazione categoriale è fornita essenzialmente da: - Teorie implicite di personalità (credenze condivise sulla stabilità di tratti di personalità che si presume tendano a presentarsi associati in modo relativamente stabile nelle stesse persone) - Stereotipi (credenze condivise su tratti di personalità che si presume appartengano ad una persona in quanto appartenente ad una categoria sociale determinata) 123 Le teorie implicite di personalità La personalità è definita dall’insieme di fattori interni che: - determinano il modo relativamente stabile delle persone di reagire nelle diverse situazioni - rendono conto sia di una certa costanza sul piano cognitivo e affettivo, sia di una certa coerenza nei comportamenti. 124 Le teorie implicite di personalità C’è una convinzione comune che certi tratti di personalità si presentino insieme e ciò consente di predire più facilmente il modo in cui una persona potrà comportarsi in una situazione data. C’è ad esempio una tendenza a considerare che tratti positivi si accompagnino ad altri tratti positivi (gentile e onesto) e che tratti negativi siano più spesso associati ad altri tratti negativi. Caratteristiche fisiche positive sono più spesso associate a giudizi positivi sul piano intellettivo (bello e intelligente): la rappresentazione di personalità degli altri viene spesso costruita a partire dalle loro caratteristiche fisiche e viceversa. 125 Gli stereotipi * Costituiscono una classe particolare di Teorie Implicite di personalità. Consistono in un legame stabile tra l’appartenenza ad un gruppo sociale determinato e il possesso di caratteristiche attribuite a quel gruppo. Lo stereotipo può essere origine di pregiudizi (atteggiamento verso un gruppo accompagnato da sentimenti di ostilità) e di discriminazione (come razzismo e segregazione) * Temine di origine tipografica proposto dal giornalista americano Lippman nel 1922 126 Gli stereotipi Lo stereotipo può essere peggiorativo, lusinghiero o migliorativo, neutrale. Lo stereotipo (che ha lo scopo di realizzare “economie cognitive”) può giustificare l’ineguaglianza sociale con una teoria implicita diffusa che assimila le categorie sociali a fenomeni “naturali” e attribuisce la stigmatizzazione o lo svantaggio di alcune categorie sociali alle loro supposte caratteristiche implicite 127 Gli stereotipi Il processo di conferma delle ipotesi Il modo in cui gli stereotipi agiscono si comprende meglio se li si considera come “ipotesi” semplificate, che cercano conferma nelle informazioni individuali relative ad una singola persona. Tuttavia v’è una tendenza a considerare selettivamente l’informazione coerente con l’ipotesi e a trascurare quella contraria. Gli stereotipi tendono quindi ad essere prevalentemente confermati, spesso in modo inconsapevole. 128 Gli stereotipi Il processo di conferma delle ipotesi Il rifiuto di un’informazione incoerente con lo stereotipo, anche se meno costosa della sua accettazione, comporta però un certo sforzo e, a lungo andare, sotto certe condizioni, la costanza di informazioni incoerenti può portare a: A) B) considerare l’individuo un membro “atipico” di una classe perdere fiducia nello stereotipo o a modificarlo 129 Gli stereotipi L’attivazione automatica degli stereotipi: L’effetto di priming Il priming consiste nell’interferenza di un compito (prime) sull’esito di un compito successivo (B) considerato in apparenza indipendente dal primo. Uno stereotipo attiva nella memoria un concetto o un tratto (innesco) che verrà poi utilizzato per dare un giudizio sul comportamento o sulle caratteristiche di un individuo. (Vedi esempio di Hannah) 130 Gli stereotipi Assimilazione e contrasto Si parla di “assimilazione” quando il priming agisce nella direzione attesa, di “contrasto” quando agisce in direzione contraria. L’assimilazione interviene se l’individuo non percepisce di essere esposto ad un priming. Si ha il contrasto quando il soggetto percepisce il tentativo di influenzarlo e cerca di correggerlo in senso eccessivamente opposto. 131 Gli stereotipi Dipendenza del priming dalla applicabilità alla situazione Il priming è efficace solo se lo stereotipo è applicabile all’oggetto di giudizio. Ad esempio un priming sull’aggressività, avrà più influenza se il soggetto da giudicare è un uomo, sulla dipendenza se è una donna (Banaj et al, 1993). 132 Gli stereotipi Fattori che favoriscono l’uso di stereoripi nel giudizio sociale L’applicazione dello stereotipo al giudizio sociale agisce lungo un continuum che va da un giudizio totalmente espresso sulla base delle caratteristiche del gruppo, ad un giudizio espresso sulla base solo delle caratteristiche individuali. La posizione che il soggetto mantiene nel formulare un giudizio dipende prevalentemente da: Le risorse cognitive - La motivazione - Il contatto - 133 Gli stereotipi Fattori che favoriscono l’uso di stereoripi nel giudizio sociale - Le risorse cognitive: Quanto meno il soggetto controlla le proprie risorse cognitive tanto più tenderà ad affidarsi agli stereotipi. Informazione eccessiva, distrazioni, vincoli temporali, sforzo fisico intenso ed altre condizioni sfavorevoli sul controllo delle risorse cognitive tenderanno ad accentuare l’affidamento agli stereotipi. (es. esperimento di compiti interferenti di Macrae et al. 1994) 134 Gli stereotipi Fattori che favoriscono l’uso di stereoripi nel giudizio sociale - La motivazione. Secondo il modello di Fiske e Neuberg (1990), una forte motivazione tenderà a diminuire o ad annullare l’effetti di priming degli stereotipi. Se ad esempio il corso delle mie azioni dipende dall’interazione diretta con gli altri, aumenterò la disposizione a raccogliere informazioni in profondità che mi allontaneranno dallo stereotipo. Se non sono motivato resterò in una fase di categorizzazione, altrimenti passerò alla fase di conferma e, se le informazioni non consentono la conferma dello stereotipo, tenterò di ricategorizzare il target. Se sarà impossibile procederò ad un giudizio individualizzato 135 Gli stereotipi Fattori che favoriscono l’uso di stereotipi nel giudizio sociale Il contatto. Se l’interazione con un individuo viene percepita come positiva, è più probabile che gli si attribuiscano caratteristiche diverse da quelle della sua categoria. Le informazioni saranno trattate in profondità e la persona sarà trattata come un’eccezione. Tuttavia ciò non modificherà lo stereotipo sulla categoria, a meno che non si verifichino ripetuti contatti positivi con membri ritenuti tipici della categoria 136 Gli stereotipi Un modello di Social Judgeability (giudicabilità sociale) La validità della percezione degli altri è più di carattere sociale che corrispondente a qualche criterio astratto di oggettività e non dipende solo dalla capacità o dagli sforzi di chi giudica. La verità della percezione sociale non è fissa, ma è definita in funzione della sua utilità. 137 Gli stereotipi Un modello di Social Judgeability (giudicabilità sociale) Gli individui sono, in generale, dei buoni “percettori sociali” e mostrano una certa efficienza nei giudizi sociali, in quanto si attengono a “regole sociali” implicite che specificano sotto quali condizioni è possibile formulare un giudizio. Questo principio è alla base del modello della “giudicabilità sociale” (Schadron, 1991). 138 Gli stereotipi Un modello di Social Judgeability (giudicabilità sociale) Una regola del giudizio consiste nel “non permettersi di giudicare unicamente sulla base dell’appartenza categoriale”. Tuttavia questa regola di “bon ton” è variabile (negli USA fino agli anni ’30 era considerato corretto esprimere giudizi negativi sulle persone di colore, oggi non è “politically correct”). 139 Gli stereotipi Un modello di Social Judgeability (giudicabilità sociale) Il rispetto delle regole di giudicabilità sociale comporta che l’individuo non solo si attenga al “contenuto informazionale” categoriale e/o individuale, ma tenga conto allo stesso tempo del “contenuto meta-informazionale” che gli suggerisce se, chi o cosa possa o meno essere sottoposto a giudizio, sulla base di quale genere di informazione e di quale quantità d’informazione disponibile 140 Gli stereotipi Un modello di Social Judgeability (giudicabilità sociale) Tali criteri costituiscono degli “script” (copioni) di giudizio (insiemi organizzati di conoscenze necessarie per giudicare e che permettono di valutare la legittimità del giudizio) che vengono applicati in modo semiautomatico Per esempio, lo script indica la presenza di informazioni disponibili non pertinenti per il giudizio (i gusti alimentari per il giudizio sulle performances universitarie) Lo script indicherà se le informazioni sono pertinenti, legittime, affidabili e sufficienti per formulare un giudizio sociale. 141 Gli stereotipi Un modello di Social Judgeability (giudicabilità sociale) L’individuo che giudica dovrà ad esempio, avere la convinzione (o l’illusione) di non giudicare solo su informazioni categoriali, ma su informazioni individualizzate. Se questo avviene potrà avvalersi ancora a lungo di uno stereotipo. In questo modo i giudizi di tipo stereotipo comportano che coloro che li usano non siano consapevoli che essi costituiscono in realtà la loro principale fonte d’informazione 142 Gli stereotipi La “trappola” della minaccia degli stereotipi Gli stereotipi non hanno solo effetto sul comportamento di coloro che formulano un giudizio sociale, ma anche su quello di chi è sottoposto a giudizio sociale. Chi si ritiene “giudicabile” secondo uno stereotipo tende a conformarsi alle attese connesse allo stereotipo sociale col quale pensano o sentono di essere giudicati 143 Gli stereotipi La “trappola” della minaccia degli stereotipi Chi si sente sottoposto ad un giudizio secondo uno stereotipo negativo, soprattutto se viene sottoposto ad una prova in condizioni di alto sforzo attentivo, finisce col provare una forte apprensione e un’ansia perturbativa che potrà essere all’origine della diminuzione delle performances (es. la ricerca di Steele e Aronson, 1995) sulle performance di soggetti bianchi o neri quando ritenevano o meno di rispondere a domande funzionali alla formulazione di un giudizio sociale, o sulle performances matematiche di giovani donne orientali). Ciò finisce con l’attivare veri e propri “circoli viziosi” che intrappolano il soggetto sotto “minaccia di stereotipo” e riducono le sue prestazioni sociali 144 L’ ATTRIBUZIONE CAUSALE 145 L’attribuzione causale 1. 2. 3. 4. 5. 6. La psicologia ingenua Heider e la teoria dell’Attribuzione La teoria dell’inferenza corrispondente Il modello della covariazione di Kelley Bias e errori di attribusione Un’alternativa alla teoria dell’attribuzione: La teoria della Norma di Kahneman 146 Psicologia ingenua e psicologia scientifica. La “Psicologia del senso comune”, o “psicologia ingenua”: l’essere umano ha l’esigenza di trovare le leggi che governano i fenomeni sociali e di attribuire cause e spiegazioni ai fenomeni con cui entra in contatto 147 L’attribuzione causale Heider (1958) si interroga sul modo in cui la “psicologia ingenua” perviene ai propri risultati e sulla sua validità conoscitiva e pratica 148 L’attribuzione causale L’attribuzione causale è il processo attraverso il quale giungiamo a individuare le cause delle azioni e degli eventi che osserviamo o che ci accadono direttamente Punti di riferimento per la spiegazione causale sono per Heider: - L’evento L’attore L’osservatore 149 L’attribuzione causale Secondo Heider l’attore o l’osservatore attribuiscono all’evento una causa secondo questo schema di possibilità: temporanea interna permanente causa esterna temporanea permanente 150 L’attribuzione causale Cause interne alla persona: - Permanenti (disposizioni, tratti di personalità, abilità, intelligenza) - Temporanee (stato di salute, fatica, umore, motivazione…) Cause esterne alla persona (situazione) - Permanenti (difficoltà del compito, norme sociali, disposizioni dell’ambiente sociale - Temporanee (tempo cattivo, umore delle altre persone, ecc.) temporanea interna permanente causa esterna temporanea permanente 151 L’attribuzione causale Secondo Weiner (1995) lo schema può essere così modificato Stabile interna Instabile causa esterna Stabile Instabile Controllabile Incontrollabile Controllabile Incontrollabile Controllabile Incontrollabile Controllabile Incontrollabile 152 L’attribuzione causale Una persona non riesce a prendere il treno: Perché è storpio (interno, stabile, incontrollabile) Perché si è fermato a comprare il giornale (interno,instabile, controllabile) Stabile interna Instabile causa esterna Stabile Instabile Controllabile Incontrollabile Controllabile Incontrollabile Controllabile Incontrollabile Controllabile Incontrollabile 153 L’attribuzione causale Uno studente prende un buon voto in un compito in classe Perché il compito era facile (esterno, stabile, incontrollabile) Perché si è fatto aiutare da un amico (esterno,instabile, controllabile) Stabile interna Instabile causa esterna Stabile Instabile Controllabile Incontrollabile Controllabile Incontrollabile Controllabile Incontrollabile Controllabile Incontrollabile 154 L’attribuzione causale Secondo Seligman lo schema può inoltre essere così arricchito Stabile interna Instabile causa esterna Stabile Instabile Controllabile Incontrollabile Globale Specifico Globale Specifico Controllabile Globale Specifico Incontrollabile Globale Specifico Controllabile Incontrollabile Controllabile Incontrollabile Globale Specifico Globale Specifico Globale Specifico Globale Specifico 155 L’attribuzione causale Globale: la causa agisce anche su altri eventi oltre a quello spiegato Specifica: la causa riguarda solo l’evento spiegato Stabile interna Instabile causa esterna Stabile Instabile Controllabile Incontrollabile Globale Specifico Globale Specifico Controllabile Globale Specifico Incontrollabile Globale Specifico Controllabile Incontrollabile Controllabile Incontrollabile Globale Specifico Globale Specifico Globale Specifico Globale Specifico 156 L’attribuzione causale - - Le dimensioni dell’attribuzione causale sono dunque: Il Locus causale (interno/esterno) La stabilità (stabile/instabile) La controllabilità (controllabile/non controllabile) La globalità (globale/specifico) 157 L’inferenza corrispondente Jones e Davies (1965) ritengono che il processo di attribuzione causale avvenga in due stadi: z z Riconoscimento dell’intenzionalità dell’azione Inferenza delle disposizioni dell’attore 158 L’inferenza corrispondente L’inferenza sull’intenzione dell’attore riguarda: Gli effetti specifici La desiderabilità sociale La libertà di scelta Se la scelta è libera, riguarda un evento che ha effetti specifici su ciò che l’attore desidera, non è particolarmente prestigiosa socialmente, allora la scelta corrisponderà alle disposizioni dell’attore , 159 La covariazione (Kelley, 1967) Si stabilisce la causa di un evento mediante lo studio della corrispondenza sistematica tra la presenza di una causa supposta e la presenza di un effetto supposto Viene valutata la VARIANZA su tre tipi di informazione, relativa a: - Livello di CONSENSO degli osservatori - Livello di DIFFERENZIAZIONE del giudizio su quell’evento rispetto ad altri eventi simili - Livello di COSTANZA del giudizio in circostanze diverse Il giudizio è una forma di ANALISI DELLA VARIANZA 160 La covariazione (Kelley, 1967) Esempio: Una persona ama i film di Bergman: Molti spettatori amano i film di Bergman (Alto consenso) La persona ama i film di Bergman, ma non ama i film di Visconti (Alta differenziazione) La persona ama sia il Settimo Sigillo, che Il posto delle fragole in ogni circostanza, al cinema e alla TV (Alta costanza) Æ E’ un buon regista (causa esterna) Pochi spettatori amano i film di Bergman (Basso consenso) La persona ama sia i film di Bergam, sia i film di Visconti, sia i film di Walt Disney (Bassa differenziazione) La persona ama sia il Settimo Sigillo, che Il posto delle fragole in ogni circostanza, al cinema e alla TV (Alta costanza) Æ Questa persona ama il cinema (causa interna) 161 Schemi di causalità (Kelley, 1972) Kelley propone anche una seconda e più semplice modalità di pervenire ad una attribuzione. Le persone fanno ricorso a schemi di causalità che vengono appresi per esperienza o trasmessi culturalmente. Gli schemi di causalità corrispondono a una conoscenza generale del modo in cui certe cause sono legate a certi effetti Lallie e Abelsen (1983), in modo simile, propongono il ricorso a strutture di conoscenze. Le azioni sono legate tra loro e sono ricostruibili mediante schemi di interpretazione di avvenimenti che consentono anche di dare spiegazioni causali degli avvenimenti 162 Modello delle condizioni anormali (Hilton e Slugoski, 1986) Le condizioni anomale di consenso differenziazione costanza Indicano la presenza di qualcosa di anomalo che può spiegare causalmente il fenomeno a livello di: Basso consenso Æ attore Alta differenziazione Æ oggetto Bassa costanza Æ circostanze L’anomalia segnalata dall’analisi della covariazione, cioè, consente di comparare le strutture di consoscenza (gli schemi degli avvenimenti) in modo da rintracciare la causa degli avvenimenti 163 Bias e errori di attribuzione z z z z I Bias di autocompiacimento (Beauvois e Dubois, 1988) L’errore fondamentale di attribuzione (Ross, 1977) La discrepanza attore/osservatore (Jones & Nisbett, 1972) L’errore definitivo di attribuzione (Pettigrew, 1979) 164 Bias e errori di attribuzione z I Bias di autocompiacimento (Beauvois e Dubois, 1988) Le persone tendono ad attribuire: - agli esiti positivi di cui sono attori cause personali (interne); - agli eventi negativi di cui sono attori cause situazionali (esterne) 165 Bias e errori di attribuzione z L’errore fondamentale di attribuzione (Ross, 1977) Un osservatore tende a fare attribuzioni interne (disposizionali) delle condotte degli altri, anche quando cause esterne potrebbero renderne conto 166 Bias e errori di attribuzione COME SI SPIEGA L’ERRORE FONDAMENTALE DI ATTRIBUZIONE? - “Il comportamento ingombra il campo” (Heider, 1958) - I processi di attribuzione si concentrano sull’elemento saliente (l’attore) - Si identifica l’attore come intenzionale e si procede all’inferenza della disposizione - L’attribuzione disposizionale è meno costosa - Fattori culturali (attribuzione disposizionale più frequente in occidente) - Fattori evolutivi (più frequente degli adulti, assente nei bambini) 167 Bias e errori di attribuzione z La discrepanza attore/osservatore (Jones & Nisbett, 1972) Quando si valuta un evento: L’attore tenderà ad effettuare una valutazione esterna L’osservatore una valutazione interna (La conoscenza dell’attore inverte però l’attribuzione da parte dell’osservatore) 168 Bias e errori di attribuzione Come viene spiegata La discrepanza attore/osservatore? - Differenza di prospettiva (diversa informazione disponibile) - L’attore si focalizza sull’ambiente che lo facilita o l’ostacola - L’osservaore si focalizza sull’attore (il comportamento invade il campo) - L’attore è in condizione di valutare sulla base della propria storia: costanza, differenziazione, consenso e di operare quindi una “covariazione” - L’osservatore, non potendo disporre degli elementi di covariazione privilegerà una spiegazione disposizionale 169 Bias e errori di attribuzione z L’errore definitivo di attribuzione (Pettigrew, 1979) Le spiegazioni del comportamento di un soggetto appartenente ad altri gruppi sono distorte dalla nostra appartenenza gruppale Si verificano cioè attribuzioni asimmetriche su atti simili per l’ingroup e l’outgroup 170 La teroria della norma di Kahneman e Miller (1986) Costituisce una visione alternativa alla teoria dell’attribuzione causale La norma è definita come un insieme di stimoli a cui uno stimolo particolare induce a pensare (esempio il ristorante mi fa pensare a una sequenza di eventi, mi sieto, consulto il menù, il cameriere prende l’ordinazione, vengo servito, ecc.) 171 La teroria della norma di Kahneman e Miller (1986) Il pensiero CONTROFATTUALE Quando manchiamo per “un’inezia” un evento positivo (es. la vincita ad una lotteria) attiviamo una sequenza dio pesnieri del tipo: se solo avessi preso il biglietto prima, se solo non mi fossi attardato, se solo … Un pensiero “contrario ai fatti” che immagina o evoca alternative ipotetiche a fatti che sono realmente accaduti 172 La teroria della norma di Kahneman e Miller (1986) Il pensiero CONTROFATTUALE è un modo con cui si costruiscono le “norme” e si danno valutazioni di ciò che è avvenuto e delle cause degli eventi La nostra valutazione non avviene su dati assoluti, ma relativi; non sul valore intrinseco delle cose sulla base di “comparazioni” con altre cose o situazioni Le nostre valutazioni non avvengono solo sulla base di esperienze precedenti, ma sulla base di rappresentazioni (consce o inconsce) che sono costruite “sul campo” post hoc La norma non esiste di per sé, ma si costruisce solo a partire da ciò che è avvenuto o non è avvenuto 173 La teroria della norma di Kahneman e Miller (1986) Che differenza dalle attribuzioni causali? A differenza delle attribuzioni, la spiegazione ha il compito non di individuare una singola causa, ma piuttosto di restaurare una norma: Non verrà fatta un’analisi della covarianza (costanza differenziazione, consenso) di eventi presenti, ma verrà individuato come causa il fattore che avrebbe potuto essere più facilmente modificato in un pensiero controfattuale 174 Attribuzioni o norme? La teoria dell’attribuzione si focalizza sui processi mediante i quali l’individuo inferisce le cause degli avvenimenti La teoria della norma si fovializza sui processi mediante i quali l’individuo arriva a sostituire mentalmente a un avvenimento osservato, un avvenimento ipotetico che avrebbe potuto o dovuto realizzarsi e la comprensioen degli avvenimenti consiste nella loro relativa (im)mutabilità o (in)evitabilità 175 Attribuzioni o norme? La ricerca empirica mostra che né la teoria dell’attribuzione né la teoria della norma sono in grado di spiegare tutti i processi naives di individuazione delle cause e di spiegazione degli avvenimenti. Entrambe le teorie mantengono tuttavia un elevato valore euristico e sarebbe auspicabile una loro integrazione 176 Attribuzioni o norme? Benché le teorie delle spiegazioni ingenue non siano in grado di spiegare in modo esaustivo tutti i comportamenti correnti, essi hanno tuttavia un elevato valore euristico (Danno una descrizione relativamente valida di un soggetto naif) e con una certa capacità di suggerire su processi di problem solving e decision making applicazioni in psicologia delle organizzazioni e in psicologia clinica. 177 PARTE QUARTA LE RAPPRESENTAZIONI SOCIALI Anno Accademico 2009-10 178 Dare un senso alle cose Le persone cercano non solo di attribuire cause agli eventi sociali, ma anche di trovare un senso, una coerenza e una certa stabilità al mondo sociale. Per questa ragione ricorriamo a semplificazioni e ricostruzioni del mondo circostante attraverso delle rappresentazioni collettive condivise 179 Cosa sono le Rappresentazioni Sociali Le Rappresentazioni sociali (RS) sono definite come “sistemi di valori, idee e pratiche la cui funzione è duplice: - stabilire un ordine che permetta agli individui di orientarsi e controllare il proprio ambiente materiale; - facilitare la comunicazione tra i membri di una comunità, fornendo un codice per designare e classificare i differenti aspetti del proprio mondo e della propria storia individuale e di gruppo 180 DURKHEIM (1985) Introduce una OPPOSIZIONE PUBBLICO- PRIVATO Tra RAPPRESENTAZIONI COLLETTIVE e RAPPRESENTAZIONI INDIVIDUALI Il sociale trascende lo psichico, è al di sopra delle coscienze individuali e può unirle Le rappresentazioni collettive (esempio tipico le religioni) sono generate socialmente – si riferiscono alla società – posseggono proprietà indipendenti dagli individui e dai membri del gruppo e, in una certa misura, si può dire che si “impongono” all’individuo e lo “costringono” ad una data visione del mondo. Nella prospettiva delle RAPPRESENTAZIONI SOCIALI di Serge Moscovici (1961), esse mantengono un carattere collettivo, ma sono piuttosto “condivise” che “imposte” e non rappresentano tanto un vincolo sociale al quale non si può sfuggire, ma un orientamento e una risorsa comune al servizio dell’azione e della comprensione del mondo sociale 181 Cosa sono le Rappresentazioni Sociali Le Rappresentazioni sociali (RS) sono definite come “sistemi di valori, idee e pratiche la cui funzione è duplice: - stabilire un ordine che permetta agli individui di orientarsi e controllare il proprio ambiente materiale; - facilitare la comunicazione tra i membri di una comunità, fornendo un codice per designare e classificare i differenti aspetti del proprio mondo e della propria storia individuale e di gruppo 182 Cosa sono le Rappresentazioni sociali Le RS si costituiscono socialmente e vengono trasmesse attraverso fonti molteplici (dai media alla famiglia, dalla scuola alle istituzioni religiose, alle associazioni). - Si riferiscono a un contenuto - Organizzano le opinioni - Costituiscono un insieme di comunicazioni su un dato oggetto - Consentono di adattarsi a e di esercitare un controllo sull’ambiente 183 Cosa sono le Rappresentazioni sociali Le RS hanno dunque un carattere - Sociale Cognitivo Comunicativo 184 Cosa sono le Rappresentazioni sociali Esse costituiscono una RI-COSTRUZIONE della realtà determinata contemporaneamente: - Individualmente, Individualmente attraverso la storia e il vissuto dell’individuo Collettivamente, Collettivamente attraverso il sistema sociale e ideologico a cui appartiene A differenza delle Rappresentazioni collettive, la posizione dell’individuo nella società non è affatto priva di effetti sulle RS che egli costruirà 185 Le funzioni delle Rappresentazioni sociali Secondo Abric (1994) le RS svolgono - Una funzione relativa al sapere comprendere e spiegare la realtà - Una funzione identitaria definiscono l’identità e consentono di salvaguardare la specificità dei gruppi - Una funzione di orientamento guidano i comportamenti e le pratiche - Una funzione di giustificativa permettono a posteriori di giustificare prese di posizioni e comportamenti 186 Costruzione e trasformazione delle Rappresentazioni Sociali z Moscovici indica due processi per descrivere l’emergenza e il funzionamento delle RS z OGGETTIVAZIONE z ANCORAGGIO 187 Costruzione e trasformazione delle Rappresentazioni Sociali OGGETTIVAZIONE: 1. Trasformare ciò che è astratto in qualcosa di concreto 2. Riprodurre un concetto in una immagine per poterlo controllare • • • Ontologizzare Personificare Figurare 188 Costruzione e trasformazione delle Rappresetnazioni Sociali ANCORAGGIO: 1. Trasferire qualcosa di “estraneo” dall’esterno all’interno del nostro sistema di categorie 2. Confrontarlo con il paradigma della categoria 3. Riaccomodarlo • Classificare • Denominare 189 Costruzione e trasformazione delle Rappresentazioni Sociali L’approccio strutturale (Abric, 1994): - Nucleo centrale - Elementi periferici 190 Costruzione e trasformazione delle Rappresentazioni Sociali NUCLEO CENTRALE Costituisce il sistema centrale che genera, organizza e stabilizza una rappresentazione sociale attraverso le sue funzioni Generatrice: determina rappresentazione il senso degli altri elementi della Organizzatrice: definisce la natura dei legami tra i diversi elementi Stabilizzatrice: fornisce una base di stabilità alla rappresentazione perché è fortemente consensuale e resistente ai cambaimenti in contesti mobili ed evolutivi 191 Costruzione e trasformazione delle Rappresentazioni Sociali ELEMENTI PERIFERICI Rappresenta la parte più cospicua della Rappresentazione Sociale, ma anche quella più accessibile e flessibile Il sistema periferico: periferico Concretizza il sistema centrale in termini comportamentali (dice cosa è “normale” fare in una situazione determinata) Protegge il sistema centrale perché consente alla rappresentazione di avere uno spazio di adattamento e di cambiamento relativo senza dover necessariamente abbandonare o trasformare il nucleo centrale 192 Costruzione e trasformazione delle Rappresentazioni Sociali Cambiamenti sono dunque possibili e costanti nel sistema periferico senza modificare il nucleo centrale. Ma se il fenomeno si amplifica i cambiamenti possono chiamare in causa trasformazioni anche nel nucleo centrale Dunque le Rappresentazioni sono contemporaneamente stabili e rigide, a causa di un nucleo centrale comune ai membri del gruppo, ma anche mobili e flessibili, in grado di arricchhirsi e adattarsi alle esperienze individuali 193 Come si trasformano le Rappresentazioni sociali Fattori naturali di cambiamento sono: - La comunicazione - Le pratiche sociali -Tali fattori giocano tuttavia sono strettamente influenzati dalle componenti ideologiche e dal contesto sociale 194 Come si trasformano le Rappresentazioni sociali - Sul piano sperimentale sono stati studiati diversi processi di trasformazione. I principali sono: l’influenza delle minoranze le “minoranze attive” possono influenzare le rappresentazioni sociali - Il rapporto tra impegno e trasformazione le azioni che impegnano possono influenzare le rappresentazioni sociali - La relazione tra categorizzazione sociale (stereotipi) e rappresentazione sociale le “minoranze attive” possono influenzare le rappresentazioni sociali 195 Come si studiano le Rappresentazioni Sociali z z Identificazione degli elementi significativi Æ con metodi interrogativi (interviste non direttive o questionari) o associativi (libere associazioni) Determinare le relazioni e gerarchie tra elementi (raggruppando gli elementi e denominando il tipo di relazione tra gruppi o l’importanza/centralità dei gruppi) 196 Come si studiano le Rappresentazioni Sociali z Stabilire se l’elemento o il gruppo di elementi appartiene al nucleo centrale (stabile) o al sistema periferico (instabile) Æricostruzione di schemi o scenari 197 PARTE QUINTA Il Sé e l’Identità Anno Accademico 2009-10 198 Il Sé - - Il Sé può essere considerato come la capacità riflessiva delle persone a prendersi come oggetto di attenzione e riflessione in modo da: Comprendere le proprie emozioni, le proprie motivazioni e i propri comportamenti Regolare emozioni e comportamenti secondo i propri scopi e le proprie aspirazioni 199 Il Sé Tre aspetti possono illustrare questo esercizio riflessivo: - - - Una dimensione affettiva Æ La stima di sé Una dimensione cognitiva Æ Il concetto di sé Una dimensione comportamentale Æ La presentazione di sé 200 La stima di sé - Gli individui valutano se stessi sulla base: della concezione che hanno di loro stessi, degli aspetti favorevoli che pensano li caratterizzino; Mantengono un’attenzione sostenuta al valore che essi si attribuiscono e “caricano” affettivamente. Gli individui non sono sempre obiettivi nella propria autovalutazione 201 Il concetto di sé Gli individui - prestano attenzione a quelle che ritengono essere le proprie caratteristiche personali - Individuano i contenuti descrittivi che permettono di costruirsi una rappresentazione di ciò che sono. - Gli individui occupano una parte importante della propria attività cognitiva all’elaborazione di questa conoscenza - Il concetto di sé si costruisce attraverso le interazioni sociali e i feedback delle altre persone - Il concetto di sé non è totalmente fisso e stabile 202 La presentazione di Sé - - - Gli individui si impegnano e adottano comportamento volti a controllare l’impressione che essi forniscono a se stessi e agli altri Cercano di migliorare, attenuare o difendere l’immagine di loro stessi Manifestano strategie e comportamenti di autopresentazione molto variabili in funzione dei diversi contesti 203 Autovalutazione, autodescrizione, autopresentazione - - Permettono all’individuo di forgiare la propria identità e di definire il complesso dei tratti che lo distingueranno o che lo assimileranno alle altre persone Tutto questo, a partire da un contenuto di conoscenza dinamico e organizzato in sistema: lo schema di Sé 204 Lo schema di Sé - - - Costituisce una struttura di conoscenza organizzata attorno a categorie di conoscenza o credenze e convinzioni su di sé Le informazioni su di Sé sono “immagazzinate” in memoria e recuperate in funzione dei bisogni e dei contesti L’organizzazione del sistema influenza la disponibilità e l’efficacia di queste informazioni 205 Lo schema di Sé Un esempio del funzionamento dello schema di Sé è quello relativo alle persone depresse: depresse Esse recuperano più rapidamente dalla memoria informazioni specificamente negative rispetto alle informazioni positive che pure le caratterizzano. Il loro Schema di Sé - È organizzato attorno a rappresentazioni e tratti fortemente negativi, influenza la stima di sé, il loro modo di presentarsi e d’interagire con gli altri, riduce l’empatia e l’interesse delle altre persone e degrada le relazioni interpersonali contribuisce a rinforzare le tendenze depressive 206 Stabilità dello schema di Sé - - Concetto centrale di Sé: costituisce la parte relativamente più stabile del modo in cui l’individuo di concepisce in generale Elementi variabili (mobili e periferici): periferici) si aggiungono in modo temporaneo e transitorio in funzione delle circostanze e delle attività in cui l’individuo è impegnato 207 Gli elementi variabili - La disponibilità degli elementi variabili Dipende dal contesto e dal compito: compito Ad esempio sono condizionati dal focus del compito il focus sulla promozione Æ sforzi di regolazione messi in atto per migliorare le performances e per la realizzazione di un Sé ideale (ideal self) il focus sulla prevenzione Æ sforzi per evitare uno stato non desiderabile che attiveranno un Sé obbligato (ought self) 208 George Mead Mente, Sé e Società (1934) l’atto sociale in quanto atto comunicativo Æ si presenta nella filogenesi come gesto Il significato di un atto è dato dalla natura della risposta che stimola negli altri La base della relazione tra individuo e società è la reciproca dipendenza implicata nell’atto sociale 209 George Mead Mente, Sé e Società (1934) La mente è costituita dalla complessa attività di costruzione di atti sociali mediante simboli comunicativi che operano nelle interazioni z Emerge attraverso la comunicazione in una CONVERSAZIONE DI GESTI che, attraverso il LINGUAGGIO, diventa CONVERSAZIONE DI ATTI SIMBOLICI 210 George Mead Mente, Sé e Società (1934) Il Sé è la mente consapevole di se stessa IO Reazione dell’individuo alla situazione sociale, è la risposta all’atteggiamento degli altri SÉ ME E’ costituito dalla esperienza sociale, l’insieme organizzato degli atteggiamenti degli altri che l’individuo assume verso se stesso 211 George Mead Mente, Sé e Società (1934) L’Io e il Me si alternano continuamente nel corso della condotta - Es: si agisce come IO, si riflette sulla risposta, si agisce tenendo conto dei risultati della riflessione – Sono stati della coscienza e non entità concrete Nella prospettiva INTERAZIONISTA mente e Sé non sono quindi preesistenti rispetto al sociale, ma si costituiscono entro lo sviluppo interattivo 212 L’identità sociale Anno Accademico 2009-10 213 Il disagio della psicologia sociale europea - caratterizzazione individualista - approccio metodologico - rapporto con la vita quotidiana e l’ideologia 214 Il disagio della psicologia sociale europea Punto fondamentale è l’attenzione alla Dimensione Sociale della Psicologia sociale in cui sia posta al centro il rapporto tra il funzionamento psichico e i processi sociali che modellano tale funzionamento e ne sono a loro volta modellati A questa prospettiva contribuisce anche la convinzione che la psicologia sociale non possa essere neutrale e avalutativa di fronte ai fenomeni che caratterizzano il nostro tempo (l’esperienza dell’olocausto) Compito della psicologia sociale è quindi comprendere come le interazioni individuali si integrino nei loro contesti sociali. 215 Il disagio della psicologia sociale europea Il “fallimento” della psicologia sociale tradizionale si coniuga con la sua irrilevanza sociale, il suo agire in un “vuoto sociale”. Occorre, secondo Tajfel, evitare ogni riduzionismo. Non solo il riduzionismo biologico, ma anche Quello psicologico, che vede il soggetto come una tabula rasa che agisce in un ambiente vuoto Quello sociologico, che si occupa di un “organismo vuoto” e che collega immediatamente l’input sociale (es. la situazione economica) all’output sociale (es. i fenomeni di discriminazione nell’occupazione) 216 Il disagio della psicologia sociale europea Si rende invece necessario un approccio che esamini le diverse interazione concrete nel più ampio sfondo del contesto culturale e sociale Vengono perciò ripresi e riconcettualizzati i temi di una parte della ricerca psicosociale, come da un lato il tema del rapporto tra gruppi, del pregiudizio e degli stereotipi sociali e dall’altro i fenomeni dell’influenza sociale. 217 TEORIA DELL’IDENTITÀ SOCIALE Tajfel cerca, su questa base, di formulare una “teoria generale del conflitto sociale” Assiomi 1) Le persone cercano si sviluppare e mantenere una immagine di sé positiva 2) L’immagine di sé ha due componenti: un’identità personale e un’identità sociale L’identità sociale si costituisce a partire da processi di categorizzazione e l’immagine di sé deriva dalla consapevolezza di far parte di un gruppo sociale e dal bisogno di agire come membri di un gruppo 218 categorizzazione sociale Æ identità sociale Æ categorizzazione sociale Identità sociale negativa Æ Exit Æ abbandono del gruppo Æ Voice Æ strategie di cambiamento sociale Creatività sociale Cosa influenza la scelta? Competizione sociale - possibilità di mobilità personale tra gruppi - permeabilità dei confini tra gruppi - percezione di legittimità del sistema - percezione di stabilità del sistema 219 PARTE SESTA L’INFLUENZA SOCIALE Anno Accademico 2009-10 220 L’INFLUENZA SOCIALE 1. 2. 3. 4. 5. 6. PREMESSA IMITAZIONE E MODELLAMENTO L’INFLUENZA SOCIALE NEI GRUPPI L’INFLUENZA SOCIALE BASATA SULL’INGAGGIO INDIVIDUALE L’INFLUENZA SOCIALE DEI COMPORTAMENTI L’INFLUENZA SOCIALE ATTRAVRSO I MESSAGGI (LA PERSUAZIONE) 221 Per INFLUENZA SOCIALE si intende un cambiamento che si verifica nei giudizi, nelle opinioni, negli atteggiamenti di un individuo in seguito all’esposizione ai giudizi, alle opinioni e agli atteggiamenti di altri individui. 222 L’INFLUENZA SOCIALE si può verificare in tutte le situazioni in cui siano presenti due “entità sociali”, di cui una è la fonte d’influenza e l’altra il bersaglio. Entrambe interagiscono attraverso un “oggetto”, che può essere un’opinione o un comportamento. 223 I processi di influenza sociale possono verificarsi: • in contesti allargati (folla/mass media) • in contesti ristretti (conformismo/obbedienza/ influenza minoritaria) 224 Le differenze sociali in contesti interindividuali e intergruppi Normalizzazione a) - Sherif e l’effetto autocinetico Conformismo b) - L’influenza maggioritaria di Salomon Asch La dipendenza informazionale La dipendenza normativa Sottomissione c) - L’esperimento di Milgram sull’obbedienza all’autorità 225 La “normalizzazione” Quali sono i meccanismi che in situazioni ambigue portano alla formazione delle norme che orientano il comportamento dei membri di un gruppo? SHERIF: EFFETTO AUTOCINETICO Condizioni 1 2 3 Individuo da solo Individuo da solo Individuo in gruppo Individuo in gruppo Individuo da solo Risultati: Condizione 1: l’individuo di fronte ad uno stimolo instabile e non strutturato fissa un campo di variazione ed una norma specifica Condizione 2: i campi di variazione che gli individui hanno fissato individualmente tendono a convergere nella situazione di gruppo Condizione 3: gli individui stabiliscono un campo di variazione del giudizio e una norma specifici per il proprio gruppo. L’effetto della norma di gruppo persiste anche nella situazione individuale 226 Il conformismo o influenza della maggioranza Quando gli individui apprendono che la maggior parte dei membri del gruppo al quale appartengono hanno un’opinione differente dalla loro, cambiano idea? 227 Solomon Asch (1952) voleva dimostrare che se un soggetto si trova in presenza di una realtà oggettiva, non dovrebbe avere bisogno degli altri per farsi un’opinione. 228 L’esperimento di Asch (1952) A 7 soggetti era proposto un compito di comparazione di lunghezze In realtà, solo uno era il “soggetto ingenuo”, che sedeva nella posizione 6 La sequenza prevedeva 12 valutazioni Dalla terza prova in poi i complici del ricercatore avevano il compito di fornire giudizi palesemente contrari all’evidenza percettiva. 229 Se 6 dei “soggetti critici” mantennero sempre ferma la propria posizione, nell’insieme 25 persone sulle 31 coinvolte si adeguarono almeno una volta alla pressione della maggioranza. 230 Per comprendere i fenomeni di conformismo è stata avanzata la distinzione tra: • “influenza informativa” • “influenza normativa” 231 Influenza informativa: assumere posizioni espresse da altri per risolvere i dubbi dovuti a situazioni ambigue 232 Influenza normativa: assumere le norme del gruppo per comunicare un’immagine positiva di sé e per mantenere un legame con gli altri 233 Le differenze sociali in contesti interindividuali e intergruppi Sottomissione - L’esperimento di Milgram sull’obbedienza all’autorità 234 L’obbedienza all’autorità Se per gli studi di Asch possiamo parlare di un “conformismo a parole”, le ricerche condotte da Milgram (1974) descrivono come la conformità giunga a coinvolgere la condotta. 235 L’obbedienza è una forma particolare di conformità, si manifesta quando la “maggioranza” implica una differenza di status 236 L’esperimento di Milgram (1974) “Vi pagheremo 4 dollari per un’ora del vostro tempo. Cerchiamo cinquecento residenti di New Haven per aiutarci a completare una ricerca scientifica sulla memoria e sull’apprendimento. Non si richiedono qualifiche, titoli o esperienza nel campo” 237 Coloro che avevano risposto all’annuncio furono invitati in un laboratorio per compiere azioni che, in modo crescente, contrastavano con la loro coscienza morale. Fino a che punto i soggetti avrebbero obbedito agli ordini? 238 A due soggetti venivano assegnati i ruoli di insegnante ed allievo per indagare il ruolo delle punizioni sull’apprendimento. 239 Pur manifestando tensione e protestando energicamente, i soggetti sperimentali hanno continuato, in percentuale considerevole, a punire l’allievo. 240 Milgram spiegò questo risultato con il concetto di “stato eteronomico”: una persona inserita in un sistema autoritario passa da uno stato autonomo a uno stato in cui non si sente più libera di agire, poiché deve soddisfare le esigenze di altri. 241 La radice dei comportamenti di obbedienza è collocata, da Milgram, al di fuori del contesto sperimentale, nei processi di socializzazione. 242 Le differenze sociali in contesti interindividuali e intergruppi - - L’influenza minoritaria influenza manifesta e latente La teoria della conversione e il modello dell’identificazione sociale La teoria dell’elaborazione del conflitto 243 Le differenze sociali in contesti interindividuali e intergruppi L’influenza minoritaria influenza manifesta e latente Influenza manifesta Influenza latente Modello SI SI NO ACCORDO COMPIACENZA NO SI NO CONVERSIONE DISACCORDO 244 L’influenza delle minoranze: le minoranze attive La visione secondo cui i membri di un gruppo tenderebbero “sempre” a conformarsi alla visione della maggioranza è stata messa in discussione in modo particolare da Serge Moscovici (1976). 245 I membri di un gruppo non sono solo bersaglio di influenza, ma, indipendentemente dal loro status e potere, sono artefici di influenza e quindi in grado di incidere sulla collettività di appartenenza. 246 Al contrario di una maggioranza, una minoranza non dispone di un numero considerevole di sostenitori e nemmeno di status e di autorevolezza riconosciuti. Allora, che cosa le permette di esercitare influenza? 247 Secondo Moscovici (1976) il nocciolo del Problema va ricercato nello stile di comportamento: “Una minoranza deve enunciare una posizione ben definita sul problema in questione e rimanervi saldamente fedele opponendosi per tutto il tempo alle pressioni esercitate dalla maggioranza” 248 Lo “stile di comportamento” deve essere basato su: -conservazione della posizione nel tempo (costante, coinvolta, coerente) -conservazione dell’accordo tra i membri (costante, compatta, autonoma) 249 L’esperimento di Moscovici (1969) I soggetti, in gruppi di 6, parteciparono ad un compito di percezione dei colori Si mostrarono loro 36 diapositive blu, di intensità luminosa variabile Il loro compito era semplicemente quello di valutare il colore delle diapositive a voce alta 250 In realtà 2 soggetti erano complici dello sperimentatore; essi affermarono, per tutta la serie di prove, di percepire il colore verde. Rispetto al gruppo di controllo, in cui tutti confermavano l’evidenza, l’8% della maggioranza si è lasciato influenzare dalla minoranza. 251 Le differenze sociali in contesti interindividuali e intergruppi La teoria della conversione - - La comparazione sociale con la maggioranza Ridurre l’incertezza in una situazione di divergenza Trovare un accordo con una fonte che fa parte del proprio gruppo di appartenenza La validazione (processo della conversione minoritaria) Fase di rivelazione Fase d’incubazione Fase di cambiamento Fase di innovazione 252 Quali sono le differenze tra influenza maggioritaria e influenza minoritaria? MAGGIORITARIA MINORITARIA COMPIACENZA CONVERSIONE CONFRONTO VALIDAZIONE CONFORMISMO INNOVAZIONE 253 Quali sono le differenze tra influenza maggioritaria e influenza minoritaria? MAGGIORITARIA COMPIACENZA: pubblica approvazione in cui manca accettazione privata MINORITARIA CONVERSIONE: cambiamento di atteggiamento soprattutto a livello privato 254 Quali sono le differenze tra influenza maggioritaria e influenza minoritaria? MAGGIORITARIA MINORITARIA CONFRONTO: VALIDAZIONE: il il sogg. confronta la propria risposta con quella degli altri, senza dedicare molta attenzione all’argomento sogg. vuole comprendere perché la minoranza rimanga coerente. L’attenzione è sull’argomento stesso 255 Quali sono le differenze tra influenza maggioritaria e influenza minoritaria? MAGGIORITARIA MINORITARIA CONFORMISMO: INNOVAZIONE: sottomissione e obbedienza alle norme del gruppo, conservazione dello status quo. riflessione profonda sul messaggio della minoranza, possibilità di crescita e di cambiamento sociale. 256 Forme di resistenza all’influenza minoritaria DINIEGO: punta a contraddire il contenuto del messaggio PSICOLOGIZZAZIONE: punta a colpire le caratteristiche del gruppo minoritario in sé 257 TEORIA DELL’ELABORAZIONE DEL CONFLITTO (Pérez e Mugny, 1993) I livelli di influenza (manifesta o latente) sono effetto del modo in cui il soggetto si rappresenta la situazione In un primo tempo: di fronte a una minoranza coerente che trasmette un messaggio in contrasto con le opinioni condivise. Quindi: 1) L’individuo scredita la fonte e il messaggio 2) L’individuo si identifica con la maggioranza e rifiuta la minoranza I sentimenti di identificazione con la maggioranza e di differenziazione verso la minoranza che va contro le opinioni condivise, divengono salienti Di conseguenza: la coesione tra i membri della maggioranza viene rinsaldata 258 In un secondo momento: se la minoranza è coerente il conflitto continua e porta i membri della maggioranza a: 1) considerare il punto di vista della minoranza Rielaborazione psicologica della categorizzazione della fonte Rielaborazione degli attributi della fonte Rielaborazione dei contenuti del messaggio 2) a cercare un principio organizzatore delle posizioni minoritarie L’attività di validazione delle ragioni della minoranza può portare la maggioranza ad esternare, almeno parzialmente, l’accettazione delle tesi minoritarie 259 260 261 262 263 264 265 266 267 268 269 270 271