Appunti di Psicologia Sociale Paride Braibanti

Appunti di
Psicologia Sociale
Paride Braibanti
1
PARTE PRIMA
Iniziamo con una definizione di
Psicologia
“La Psicologia è lo studio scientifico
- dei comportamenti (ciò che noi facciamo),
- degli stati mentali (ciò che noi proviamo: emozioni,
intenzioni, ecc.)
- dei processi mentali (l’attività mentale all’origine
dei comportamenti e degli stati mentali)”
2
La PSICOLOGIA SOCIALE si occupa di
comportamenti, stati e processi mentali
in quanto
-
si esprimono entro
sono influenzati da
cercano di influenzare
un mondo sociale
3
Storicamente la Psicologia Sociale
mette in relazione tre termini:
L’Altro
Il Sé
Il
Contesto
4
IL SÉ
L’individuo si caratterizza sul piano biologico,
affettivo, motivazionale, cognitivo.
Il concetto di Sé definisce una capacità
riflessiva (coscienza di Sé) e una identità
sociale (il modo in cui ciascuno si definisce
entro una situazione data).
5
L’ALTRO
E’ costituito da uno o più individui che possono
essere presenti o non presenti.
L’altro significativo viene definito come l’altro
che assume un valore specifico e acquista
un’importanza maggiore rispetto ad uno
sconosciuto
6
IL CONTESTO
L’individuo partecipa a una situazione che
implica
- posizioni sociali per Sé e per l’Altro,
- un linguaggio,
- un’organizzazione,
- un ambiente materiale
7
Sé
Altro
Contesto: organizzazioni, ambiente
materiale, istituzioni, ecc.
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IMPORTANZA DEL MONDO
SOCIALE
1) CONDIVIDIAMO IL MONDO SOCIALE CON GLI ALTRI
Viviamo con i membri della nostra specie
Condividiamo risorse, cooperiamo o entriamo in conflitto con gli altri
Comunichiamo
Cerchiamo di influenzare gli altri
Siamo influenzati dagli altri nelle decisioni, pensieri, emozioni e azioni
Inventiamo Altri fittizi, generalizzati o virtuali
Attribuiamo agli altri caratteristiche e le generalizziamo
Consideriamo gli altri (individui o gruppi) come prossimi o come
estranei
La nostra identità è definita in rapporto agli altri (siano o no presenti)
La nostra identità prende forma attraverso le posizioni e i ruoli che
assumiamo transitoriamente (ad es. come bambini o come membri di
un’organizzazione)
9
IMPORTANZA DEL MONDO
SOCIALE
Inoltre:
Gli altri costituiscono per noi uno degli oggetti più interessanti
Apprendiamo osservando e imitando gli altri in modo deliberato, sia
nella vita reale, sia come spettatori di altri virtuali (recite, leggende,
fiction, ecc.)
Possediamo un vocabolario la cui maggior ricchezza è nelle
espressioni che indicano le azioni e le intenzioni umane
Dipendiamo dagli altri per ottenere le risorse che ci sono necessarie a
sopravvivere e a soddisfare in nostri bisogni
Gli uomini si caratterizzano per l’attenzione alle persone scomparse
La privazione precoce di contatti con gli altri provoca gravi difficoltà
nello sviluppo del bambino, per la mancanza di cure e per l’incapacità
di costruire relazioni di fiducia
Le prime forme di attaccamento prefigurano in parte i modi in cui
entreremo in relazione con gli altri nella vita adulta
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IMPORTANZA DEL MONDO
SOCIALE
-
-
-
APPARTENIAMO AD UN CONTESTO SOCIALE
I contesti sociali si caratterizzano per una distribuzione ineguale delle
risorse tra gli individui e i gruppi umani
L’accesso alle risorse è in relazione alle posizioni che occupiamo
(permanentemente o transitoriamente) nei contesti
Una parte importante delle azioni di un individuo o di un gruppo
consiste nello sforzo di mantenere o aumentare le proprie risorse
disponibili
Le gerarchie sociali separano gli individui a seconda del loro stato di
“eguali”, “superiori” o “inferiori”
Facciamo spesso ricorso a comparazioni per poter valutare o agire
Alcuni hanno il potere di chiedere ad altre persone di agire, di
mantenere altri in posizione di inferiorità o di contribuire alla loro
elevazione
I fenomeni del CONTROLLO SOCIALE, del POTERE, delle
GERARCHIE, delle ASIMMETRIE DI STATUS, sono al centro degli
interessi della Psicologia Sociale
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IMPORTANZA DEL MONDO
SOCIALE
-
-
Possediamo un’eredità sociale
Apparteniamo ad un mondo ampiamente modellato dalla storia
umana
L’individuo deve adattarsi ad un mondo in cui l’evoluzione umana
procede ad un ritmo incalzante e molto più rapido dell’evoluzione
biologica
Viviamo in mondo costruito dalla storia collettiva:
Come universo materiale (paesaggi, oggetti, tecnologie)
Come universo di istituzioni e organizzazioni (Stati, Scuole,
Squadre sportive…)
Come universo di forme sociali meno formali (famiglie,
amicizie…)
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-
-
IMPORTANZA DEL MONDO SOCIALE
Possediamo un’eredità biologica che predispone a vivere in un mondo
sociale
La specie umana vive in una condizione di “interdipendenza obbligata”;
Il gruppo sociale costituisce un mezzo efficace di adattamento;
Siamo pre-adattati a riconoscere tratti sociali come piacevoli o spiacevoli
(preferenze alimentari, riconoscimento dei volti, ripugnanza per alcuni animali,
ecc.);
Il cervello umano è specializzato in funzioni orientate in senso sociale
(linguaggio, imitazione, empatia, riconoscimento delle espressioni);
L’uomo è predisposto a ricevere certe informazioni, a dare certe risposte e a
interpretare le risposte degli altri;
L’uomo è il prodotto di una “co-evoluzione” biologica e culturale, siamo
largamente preparati ad apprendere un mondo sociale e ad agire su di esso;
Questa co-evoluzione fa sì che ogni individuo sia fin dalla nascita irriducibile e
originale dal punto di vista biologico, psicologico e psicosociale (compresi i
gemelli monozigoti).
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IMPORTANZA DEL MONDO SOCIALE
Per la psicologia sociale l’individuo è ad un tempo:
autonomo, capace di prendere decisioni e di agire
- ma fondamentalmente interdipendente
-
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IMPORTANZA DEL MONDO
SOCIALE
In definitiva,
- l’importanza dell’altro
- delle relazioni tra sé e gli altri
- il contesto sociale (le posizioni sociali e le costruzioni
sociali)
- la storia singolare di ciascun individuo
- la storia della specie
costituiscono altrettanti punti di partenza per il progetto
di una psicologia sociale.
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LIVELLI DI
ANALISI
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LIVELLI DI ANALISI
z
L’individuo come interazione tra:
z
z
z
z
Sistema biologico: concomitanti fisiologiche dei
comportamenti o degli stati mentali;
Sistema cognitivo: organizzazione e regolazione
delle informazioni su di sé e sul mondo;
Sistema motivazionale: gli scopi e gli sforzi
compiuti per perseguirli
Sistema affettivo: preferenze o emozioni più o
meno orientate o più o meno intense che
“colorano” i comportamenti
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LIVELLI DI ANALISI
Le relazioni interindividuali:
z
z
z
Sono influenzate da diversi fattori, quali le differenze di
sesso, età, stuatus e posizione sociale, autorità o
sottomissione, accesso alle risorse;
Si caratterizzano su un continuum che va dalle relazioni
“faccia a faccia” a situazioni più o meno mediate;
Hanno un grado variabile di intimità e durata (amore,
amicizia, conflitto) o costituiscono contesti più impersonali
e transitori (incontri fortuiti per strada)
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LIVELLI DI ANALISI
I gruppi:
z
Possono consistere in interazioni dirette tra un numero limitato di
persone, associate per un’attività o un interesse in comune, per
condividere risorse, o semplicemente presenti insieme in
un’occasione determinata (famiglia, gruppi di lavoro, amicizie,
riunioni, ecc.).
z
Possono consistere invece in categorie più astratte con cui si
caratterizzano parti della popolazione (i giovani, i pensionati, gli
esperti, i meridionali).
Le relazioni tra gruppi si caratterizzano per l’uso di stereotipi (“i
francesi sono fanfaroni”) che possono o meno condurre a
discriminazioni.
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LIVELLI DI ANALISI
Le organizzazioni e le istituzioni
z
z
z
Costituiscono il quadro formale entro cui si esplicitano lo
status, i diritti e i doveri di ciascuno.
Raggruppano un numero molto variabile di persone (da
una decina, es. una piccola azienda, a milioni – es. il
Servizio sanitario nazionale)
Sono teatro di comportamenti e stati psicologici particolari
(es. il sentimento di equità per le retribuzioni, il senso di
appartenenza, il coinvolgimento negli scopi di un’impresa,
ecc.)
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LIVELLI DI ANALISI
Culture, rappresentazioni condivise, sistemi
ideologici
z
z
z
z
Si costituiscono dei sistemi locali di credenze condivise sugli interrogativi
fondamentali, come l’origine della vita, il senso della morte, la salute, ma
anche su oggetti d’esperienza immediata e pratica, ad esempio sui modi di
presentarsi in una circostanza formale;
Questi sistemi subiscono una certa evoluzione storica (le nostre concezioni
delle cause di malattia sono diverse da quelle del XVIII secolo)
I sistemi di credenza e le ideologie vengono costruire diversamente e in
modo originale dai diversi gruppi umani e sono irriducibili all’uso che ne
viene fatto a livello individuale (csono cioè un prodotto collettivo)
Le culture sono definite come sistemi di rappresentazioni e di pratiche
condivise dai membri di una colelttività (nazioone, organizzazione, ecc.)
21
LIVELLI DI ANALISI
Livelli di analisi e Livelli di spiegazione
z
z
z
I livelli di analisi vanno tenuti distinti dai livelli di spiegazione.
Infatti pur riconoscendo che l’analisi può essere portata su
diversi livelli, alcuni ritengono che uno solo di questi possa
essere considerato come la base per spiegare tutti gli altri
Per esempio “l’individualismo metodologico” ritiene che solo il
livello dell’individuo possa essere realmente considerato come
base esplicativa anche per tutti gli altri livelli; al contrario c’è chi
concepisce come base il livello di spiegazione inter-individuale
(ad esempio per le relazioni intergruppi)
In linea generale c’è però chi considera ogni livello di analisi
caratterizzato da proprietà specifiche e non riducibili a quelle di
nessun altro livello. Per esempio il gruppo non è riducibile alle
relazioni individuali tra tutti i suoi membri; le rappresentazioni
sociali sono irriducibili ai singoli individui che pure le
condividono e contribuiscono a formarle.
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LIVELLI DI ANALISI
Livelli di analisi e Livelli di spiegazione
La psicologia sociale nord-americana ha privilegiato un
livello di spiegazione “Intra-individuale”
z La psicologia sociale Europea focalizza l’attenzione sulle
relazioni intergruppi (a partire dagli anni 1960-70)
Ciò contribuisce alla separazione di una “psicologia sociale
psicologica” da una “psicologia sociale più sociologica” (o
“societaria”)
z
23
LIVELLI DI ANALISI
L’interazione sociale e la comunicazione
come unità di analisi
z
z
z
z
Alcuni psicologi sociali interazionisti ritengono tuttavia che l’unità di
base della psicologia sociale non sia tanto l’individuo, quanto piuttosto
l’interazione e la comunicazione tra gli individui, che costituisce un
livello dialogico irriducibile e che induce a centrare l’analisi sulla
“intersoggettività”.
La comunicazione implica infatti la costruzione di referenti comuni e
la base della ricerca è costituita da “significazioni soggettive” che
prendono vita dagli attori sociali in un contesto delimitato.
Lo studio del linguaggio è centrale perché esso costituisce il mezzo
con cui si costruiscono le significazioni soggettive e intersoggetive
Lungo questa linea, l’approccio costruzionista più radicale contesta
alla psicologia sociale di essersi attenuta ad un modello “naturalistico”
proprio delle scienze biologiche. Questa visione “scientifica” è una
“costruzione sociale”, che non ha motivo di essere preferita ad altre
costruzioni, come quelle proposte dall’arte o dalle prospettive
umanistiche. La scienza stessa deve essere dunque relativizzata e
decostruita.
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Psicologia sociale applicata
LA PSICOLOGIA SOCIALE
z
z
partecipa alla costruzione scientifica del mondo
delle conoscenze universali
dà risposte concrete ai bisogni di conoscenza e di
intervento che provengono da diversi agenti
sociali
25
Psicologia sociale applicata
LA PSICOLOGIA SOCIALE RISPONDE A
DOMANDE DI ORDINE (ad es.)
-
Politico
Economico
Industriale
Militare
Di sanità pubblica …..
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Psicologia sociale applicata
SI RIVOLGOLO ALLA PSICOLOGIA (ad es.)
-
Militanti
Industriali
Fornitori di servizi
Commercianti
Amministratori
Operatori sociali
Medici
Militari
Giudici
Ingegneri
Assicuratori ….
27
Psicologia sociale applicata
VENGONO RICHIESTI INTERVENTI IN ORDINE AD
ESEMPIO:
-
Preferenze dei consumatori
Formazione professionale
Prevenzione delle malattie
Processi di sviluppo
Organizzazione aziendale
Pubblicità e marketing
Incidentalità stradale
Organizzazione dei servizi …
28
Psicologia sociale applicata
FONTI E MODALITA’
DELLA DOMANDA SOCIALE
-
Committenza e Sovvenzioni a programmi di ricerca (es.
l’influenza sociale nella pubblicità e nella prevenzione o in
politica)
-
Pressione su temi legati alle emergenze sociali (flussi
migratori, povertà, tecnologie, sanità, terrorismo,
catastrofi ambientali, ecc.)
-
Motivazioni sociali dei ricercatori
29
Psicologia sociale applicata
TIPI DI CONOSCENZA NECESSARI ALLA
PSIOCOLOGIA SOCIALE APPLICATA
-
-
Conoscenza sui concetti, modelli e
teorie pertinenti applicabili ad un
determinato dominio;
Conoscenze metodologiche e tecniche
Conoscenze sul dominio di applicazione
30
Psicologia sociale applicata
- La psicologia sociale applicata è un crocevia
interdisciplinare (antropologia, psicanalisi,
linguistica, pedagogia ..)
-
-
-
Gli psicologi socaili agiscono non come
esperti di un dominio, ma come agenti che
favoriscono processi di cambiamento
Impiegano strategie “umanistiche” e “non
direttive”
Fanno leva sulla negoziazione con le
organizzazioni e con le persone con cui
lavorano
31
Psicologia sociale applicata
Possibili percorsi professionali:
-
Psicologo (in ogni abito professionale)
Formatore
Consulente
Ricercatore
32
LE DISCIPLINE CONNESSE
ALLA PSICOLOGIA SOCIALE
Psicologia:
-
Psicologia della personalità
Psicologia clinica e psicopatologia
Psicologia cognitiva
Psicologia dello sviluppo
Psicofisiologia
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LE DISCIPLINE CONNESSE
ALLA PSICOLOGIA SOCIALE
Altre discipline:
-
Economia
Medicina e scienze biologiche
Scienze giuridiche
Urbanistica
Sociologia e antropologia (etnografia)
Storia
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PARTE SECONDA
Lineamenti storici della psicologia sociale
35
Le radici della psicologia sociale possono essere riassunte in
cinque tappe, con origini diverse e che ancora fanno sentire
la propria influenza
a) Mainstream Social Psychology - Individualizzazione del
sociale
b) Psicologia sociale dinamica (Lewin)
c) Prospettiva sociocostruttivista (Mead, Vygotskij)
d) Psicologia sociale europea (Tajfel, Moscovici, Doise)
e) Orientamenti Critici, Costruzionisti, Discorsivisti
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LE TAPPE DELLA PSICOLOGIA SOCIALE
a) Mainstream Social Psychology - Individualizzazione del
sociale
b) Psicologia sociale dinamica (Lewin)
c) Prospettiva sociocostruttivista (Mead, Vygotskij)
d) Psicologia sociale europea (Tajfel, Moscovici, Doise)
e) Orientamenti Critici, Costruzionisti, Discorsivisti
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Mainstream Social Psychology
Individualizzazione del sociale
Nasce in Nord America da una interpretazione orientata
all’individuo dell’impostazione filosofica
- pragmatista e funzionalista (James e Dewey)
- positivista e meccanicista (Watson)
- evoluzionista e utilitarista (Spencer, Bentham)
38
Influenza del pensiero degli Allport
F.Allport (1924)
Individualismo Æ riduzione del sociale all’individuale (il
sociale sono gli individui)
Comportamentismo Æ individui condizionati dall’ambiente
(fisico e comportamentale) unità di analisi stimoli, risposte e
rinforzi
Neocomportamentismo
(Hull, Bandura, Dollard e Miller)
Ci sono variabili intervenienti (interposte tra stimolo e
risposta) che rendono possibile lo studio di Disposizioni a
rispondere e di processi quali l’imitazione, l’apprendimento
sociale, la frustrazione e l’aggressività
39
Prospettiva cognitivista (G. Allport 1954)
Sociale Æ ridotto a influenza degli altri sui processi
individuali
Atteggiamento ridotto a costrutto e giudizio individuale
Influenza di una lettura individualista del Gestaltismo
Il gruppo viene ridotto alle influenze di alcuni individui su
altri individui
40
Schema psicosociale derivante dalla Teoria dell’Informazione
Neisser (1967)
Orientato a un modello di uomo e di interazione in cui si enfatizza il
ruolo dei processi input-output e di processazione dell’informazione
La metafora del computer è veicolo di forme di psicologia matematica
in cui si recuperano teorie classiche e moderne quali:
-Teorie dell’utilità (Bernoulli) e dell’equilibrio (Smith)
- Teorie della “Bounded Rationality”(Simon)
- Teorie di processi decisionali duali (Twersky e Kahneman)
Che riducono a calcolo e procedura costrutti individuali e
interpersonali come Scelte, Decisioni, Comportamenti individuali,
compoirtamenti economici, Relazioni, Sentimenti, ecc.
La psicologia sociale incontra l’economia politica (Homo
oecoomicus)
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LE TAPPE DELLA PSICOLOGIA SOCIALE
a) Mainstream Social Psychology - Individualizzazione del sociale
b) Psicologia sociale dinamica (Lewin)
c) Prospettiva sociocostruttivista (Mead, Vygotskij)
d) Psicologia sociale europea (Tajfel, Moscovici, Doise)
e) Orientamenti Critici, Costruzionisti, Discorsivisti
42
Psicologia sociale dinamica
Il contributo gestaltista di Kurt Lewin (1935, 1948,1951)
Premessa epistemologica (da Aristotele a Galileo)
Aristotele Æ solo i fenomeni ricorrenti in modo identico possono
essere oggetto di analisi scientifica. La scienza studia ciò che ricorre in
ciò che hanno in comune e che è categorizzabile. E’ l’appartenenza
categoriale che determina il modo di comportarsi di un oggetto
Galileo Æ tutti i fenomeni possono essere studiati scientificamente. La
conoscenza è genetico-condizionale. La ricerca NON riguarda gli
aspetti comuni, MA il rapporto tra il verificarsi degli eventi ela
presenza di certe condizioni nell’ambiente
43
QUINDI
spostamento
Æ dall’essenza di un oggetto alla ricerca degli aspetti
funzionali, cioè
Æ alla relazione tra fenomeno e caratteristiche della situazione
in cui esso si verifica
Ciò è interpretabile in due modi
44
COMPORTAMENTISMO
TEORIA DINAMICA
Riduce la relazione tra
fenomeno e ambiente a
valenze unilaterali stimolorisposta
Considera la complessità
delle relazioni tra fenomeno
e situazione come insieme di
interdipendeze
Centralità del
comporatmento
Centralità dell’azione e non
del comportamento
Causalità lineare e
deterministica
Modelli multicausali
complessi (campo causale)
45
La Teoria del Campo
Obiettivo
Æfornire una comprensione scientifica dei fatti sociali mediante
un metodo di
Æanalisi delle relazioni causali tra eventi e di
Æproduzione di costrutti scientifici
Punto focale: qualsiasi comportamento o mutamento entro un
campo psicologico dipende dalla particolare configurazione del
campo psicologico a quel dato momento
Il campo è un sistema dinamico, in cui la proprietà di un fatto
deriva da tutti gli altri fatti presenti e in base a questo sistema di
interrelazioni ogni fatto trova la sua spiegazione e la sua funzione
nel concorrere dinamico del sistema
46
Tre aree di interesse psicologico
1. Lo spazio di vita Æ relazione tra Persona (P) e Ambiente
psicologico (A).
Il comportamento C si comprende solo in uno spazio di vita,
cioè
C = f (P,A).
Lo spazio di vita comprende molti elementi, quali: bisogni,
fini, struttura cognitiva, motivazioni, ideali che costituiscono
modalità di interazione e di interdipendenza degli elementi
dinamici e delle tensioni che agiscono nello spazio di vita
1. Fatti esterni, presenti nel mondo fisico e sociale ma che non
entrano nel campo psicologico
2. Fatti che si collocano nella zona di confine tra spazio di vita e
mondo esterno, in un processo di continuo interscambio che
contribuisce alle modifiche del campo psicologico
47
Ridefinzione
del BISOGNO e della MOTIVAZIONE non come mancanza, ma
come elemento dinamico di coordinazione che aumenta la
tensione, libera energie, dà valenza all’ambiente e direzione alle
forze)
VERSO UN’ECOLOGIA PSICOLOGICA
48
Indicazioni metodologiche
•
•
•
•
•
•
Andare oltre la Descrizione, studiare le tensioni e le resistenze
al cambiamento, e le dinamiche del campo sociale
Indipendenza dalle classificazioni abituali del senso comune
Priorità della teoria e dello sviluppo conettuale sulla raccolta
dei dati
Uso di metodi psicologici, ma anche sociologici e antropoloici
Uso di un metodo sperimentale (esperimenti di cambiamento)
sia in laboratorio sia sul campo
Mantenere la ricerca in stretto contatto con la vita quotidiana
con l’obiettivo di migliorare le modalità dell’intervento sociale
49
Costrutti forti:
DINAMICA DEI GRUPPI
Gruppo soggetto sociale organizzato in grado di esprimere valori e
comportamenti diversi da quelli dei singoli membri
Dinamica di gruppo necessaria per comprendere il comportamento
dell’individuo
Studio delle condizioni di equilibrio tra bisogni individuali e del
gruppo
ACTION RESEARCH
Ricerca comparata sugli effetti e sulle condizioni delle varie forme
di azione sociale, tesa a sua volta a promuovere l’azione sociale
stessa
Collegamento tra azione teorica e pratica
Processo della AR: diagnosi, valutazione alternative di intervento,
attuazione dell’intervento, valutazione dell’intervento e dei
risultati, riflessione teorica, riavvio del processo
50
LE TAPPE DELLA PSICOLOGIA SOCIALE
a) Mainstream Social Psychology - Individualizzazione del sociale
b) Psicologia sociale dinamica (Lewin)
c) Prospettiva sociocostruttivista (Mead, Vygotskij)
d) Psicologia sociale europea (Tajfel, Moscovici, Doise)
e) Orientamenti Critici, Costruzionisti, Discorsivisti
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Prospettiva sociocostruttivista
A) L’impostazione di Wundt (1832-1920):
Psicologia sperimentale Æ studia l’individuo con metodi sperimentali
Voelkerpsychologie (psicologia sociale) Æ si occupa dei fenomeni
collettivi
Temi di studio della Voelkerpsychologie:
Linguaggio, religioni, tradizioni, miti, fenomeni magici
Considerati Æ prodotto di interazioni reciproce (azione
reciproca) tra individui e non riconducibili a procssi di
conoscenza individuale
E’ SCIENZA UMANA E SOCIALE DELLA COMUNITA’
52
La psicologia sociale analizza la mente nelle sue manifestazioni
esterne, nei prodotti collettivi, cioè nella cultura
CULTURA è al di là della consapevolezza dei singoli individui, ma
al tempo stesso li ingloba e sono gli individui che la trasmettono
ANTINOMIA
cultura – coscienza individuale
53
DURKHEIM (1985)
legge tale antinomia come
OPPOSIZIONE PUBBLICO- PRIVATO
Tra
RAPPRESENTAZIONI COLLETTIVE
e
RAPPRESENTAZIONI INDIVIDUALI
Il sociale trascende lo psichico, è al di sopra delle coscienze
individuali e può unirle
Le rappresentazioni collettive (esempio tipico le religioni) sono
generate socialmente – si riferiscono alla società – sono condivise
da tutti i membri del gruppo
54
B) George Mead Æ Mente, Sé e Società (1934)
Base della prospettiva di Mead: Æ l’atto sociale in quanto atto
comunicativo Æ si presenta nella
filogenesi come gesto
Il significato di un atto è dato dalla natura della risposta che stimola
negli altri
La base della relazione tra individuo e società è la reciproca
dipendenza implicata nell’atto sociale
55
La mente è costituita dalla complessa attività di costruzione di atti
sociali mediante simboli comunicativi che operano nelle interazioni
Emerge attraverso la comunicazione in una
CONVERSAZIONE DI GESTI che, attraverso il LINGUAGGIO,
diventa CONVERDAZIONE DI ATTI SIMBOLICI
Il Sé è la mente consapevole di se stessa
IO
Reazione dell’individuo alla situazione sociale,
è la risposta all’atteggiamento degli altri
SÉ
ME
E’ costituito dalla esperienza sociale, l’insieme
organizzato degli atteggiamenti degli altri che
l’individuo assume verso se stesso
56
L’Io e il Me si alternano continuamente nel corso della
condotta - Es: si agisce come IO, si riflette sulla risposta, si
agisce tenendo conto dei risultati della riflessione – Sono stati
della coscienza e non entità concrete
Nella prospettiva INTERAZIONISTA mente e Sé non sono
quindi preesistenti rispetto al sociale, ma si costituiscono entro
lo sviluppo interattivo
57
C) VYGOTSKIJ (1896-1934)
Æ Si muove prevalentemente nel campo evolutivo, ma le
sue concezioni dell’uomo e delle funzioni psichiche e
sociali costituiscono più in generale un contributo
sociocostruzionista alla psicologia tout court
Æ Condivide la posizione olistica di Kurt Lewin e i
particolare considera importante avere una visione
d’insieme di tipo strutturale dei bisogni dei bambini e
del loro sviluppo
Æ Si pone in continuità con George Mead per
l’importanza della comunicazione e del linguaggio e
delle interazioni sociali nella costruzione delle funzion i
mentali
58
Punto centrale per Vygotskij è la concezione dello sviluppo
delle “Funzioni Psichiche Superiori” (linguaggio, memoria,
attenzione volontaria, ecc.).
Essa è incentrata su tre aspetti:
- rapporto tra apprendimento e sviluppo
- ruolo della mediazione sociale nei rapporti individuoambiente
- Passaggio dall’interpsichico all’intrapsichico nella
comunicazione sociale
59
Rapporto tra apprendimento e sviluppo
Lo sviluppo è il prodotto delle situazioni di apprendimento in cui
giocano un ruolo fondamentale le interazioni tra
Individuo – oggetto – contesto sociale
Concetto chiave di questa concezione è la
Zona di Sviluppo Prossimale
intesa come “la differenza fra il livello di risoluzione di problemi
sotto la direzione di un adulto (o di bambini più competenti) e il
livello raggiunto da solo”
A questa riflessione fa riferimento Bruner che elabora i concetti di
scaffolding (fornire un’impalcatura) e di format per esprimere la
funzione tutoria dell’adulto come mediatore di cultura nei primi
anni di sviluppo del bambino
60
Ruolo della mediazione sociale nei
rapporti individuo-ambiente
Caratteristica dell’attività umana è il suo carattere socialmente
mediato. Questa concezione deriva essenzialmente dall’idea
pavloviana della mediazione dei segni (segnali) nella relazione
individuo-ambiente.
Gli uomini (e gli animali) dispongono di un insieme di segnali volto a
favorire il controllo sull’ambiente. Questi segnali si organizzano in
strutture attività-segnale (es. risposta-stimolo) – primo livello di
segnalazione
L’uomo tuttavia ha sviluppato forme sociali di controllo non solo
dell’ambiente, ma della stessa organizzazione dei segnali. Cioè
dispone anche di un secondo livello di segnalazione, costituito di
“segnali di segnali”. Questo secondo livello di segnalazione è il
Linguaggio, mediante il quale sottoponiamo a controllo i segnali che
specificano la relazione tra gli individui e l’ambiente
61
Questo passaggio evolutivo è caratterizzato dalla comparsa di contesti
mentali e sociali che moltiplicano la capacità di controllo e di
trasformazione dell’ambiente e sono riassumibili nelle funzioni sociali
di organizzazione delle azioni (il lavoro) e delle funzioni psichiche (il
linguaggio, la scrittura). La scrittura nasce dalla necessità di fornirsi
di uno strumento di organizzazione e controllo della memoria.
Con il linguaggio e il lavoro l’apparato dei segnali e il suo quadro di
controllo sono messe nelle stesse mani. Essi costituiscono
l’impalcatura della mente umana e del pensiero. Attraverso di esse
l’uomo è in grado di controllare la sua stessa vita mentale,
attraverso i controlli dei segnali che regolano la propria azione. Tali
controlli derivano da procedure elaborate socialmente nella
comunicazione,
nell’interazione
interpersonale
e
nella
trasformazione dell’ambiente.
Come avviene questo passaggio
all’autocontrollo della vita mentale?
dal
controllo
esterno
62
Passaggio dall’interpsichico all’intrapsichico
nella comunicazione sociale
Le forme di mediazione sociale e il carattere semiotico della vita
mentale hanno un’importanza fondamentale nello sviluppo.
Le funzioni mentali superiori sono, all’inizio, regolazioni dell’azione
che avvengono nel contesto delle relazioni tra bambino e adulto ( o tra
bambini).
Esse sono dunque all’inizio regolazioni INTERPSICHICHE.
Queste regolazioni vengono in seguito interiorizzate e, divenute
regolazioni INTRAPSICHICHE, costituiscono la base delle funzioni
psichiche superiori.
Ad es. l’attenzione: prima è sollecitata dai soli stimoli ambientali, prima
è regolata dai segnali degli adulti (guarda, sta attento, ecc.) poi il
bambino impara a dirigere a se stesso quegli segnali (quello che Piaget
chiamava “linguaggio egocentrico”) e poi divengono segnali interni che
regolano le funzioni attentive (attenzione volontaria)
63
La SOCIOGENESI della MENTE avviene dunque attraverso
le pratiche sociali e il linguaggio.
Il significato sociale che assumono i sistemi di segniè
rappresentato dal loro legame con caratteristiche e forme
dell’esperienza condivisa.
Il valore dei simboli non è dunque astratto, ma psicologicoconcreto che deriva direttamente dalla prassi (pratiche,
azione) sociale
E’ attraverso tale significato che essi divengono “strumentistimoli”e che consentono di esercitare un controllo e un
autocontrollo volontario del comportamento della singola
persona.
64
LE TAPPE DELLA PSICOLOGIA SOCIALE
a) Mainstream Social Psychology - Individualizzazione del sociale
b) Psicologia sociale dinamica (Lewin)
c) Prospettiva sociocostruttivista (Mead, Vygotskij)
d) Psicologia sociale europea (Tajfel, Moscovici, Doise)
e) Orientamenti Critici, Costruzionisti, Discorsivisti
65
Il disagio della psicologia sociale europea
- caratterizzazione individualista
- approccio metodologico
- rapporto con la vita quotidiana e l’ideologia
66
Punto fondamentale è l’attenzione alla Dimensione Sociale
della Psicologia sociale in cui sia posta al centro il rapporto
tra il funzionamento psichico e i processi sociali che
modellano tale funzionamento e ne sono a loro volta
modellati
A questa prospettiva contribuisce anche la convinzione che
la psicologia sociale non possa essere neutrale e avalutativa
di fronte ai fenomeni che caratterizzano il nostro tempo
(l’esperienza dell’olocausto)
Compito della psicologia sociale è quindi comprendere come
le interazioni individuali si integrino nei loro contesti sociali.
67
Il “fallimento” della psicologia sociale tradizionale si coniuga con
la sua irrilevanza sociale, il suo agire in un “vuoto sociale”.
Occorre, secondo Tajfel, evitare ogni riduzionismo.
Non solo il riduzionismo biologico,
ma anche
Quello psicologico, che vede il soggetto cone una tabula rasa che
agisce in un ambiente vuoto
Quello sociologico, che si occupa di un “organismo vuoto” e che
collega immediatamente l’input sociale (es. la situazione
economica) all’output sociale (es. i fenomeni di discriminazione
nell’occupazione)
68
Si rende invece necessario un approccio che esamini le diverse
interazione concrete nel più ampio sfondo del contesto culturale
e sociale
Vengono perciò ripresi e riconcettualizzati i temi di una parte
della ricerca psicosociale, come da un lato il tema del rapporto
tra gruppi, del pregiudizio e degli stereotipi sociali e dall’altro i
fenomeni dell’influenza sociale.
69
A) Tajfel cerca, su questa base, di formulare una “teoria
generale del conflitto sociale”
TEORIA DELL’IDENTITÀ SOCIALE
Assiomi
1) Le persone cercano si sviluppare e mantenere una immagine
di sé positiva
2) L’immagine di sé ha due componenti: un’identità personale e
un’identità sociale
L’identità sociale si costituisce a partire da processi di
categorizzazione e l’immagine di sé deriva dalla consapevolezza di
far parte di un gruppo sociale e dal bisogno di agire come memdi di
un gruppo
70
categorizzazione sociale Æ identità sociale Æ categorizzazione sociale
Identità sociale negativa
Æ Exit Æ abbandono del gruppo
Æ Voice Æ strategie di cambiamento sociale
Creatività sociale
Cosa influenza la scelta?
Competizione sociale
- possibilità di mobilità personale tra gruppi
- permeabilità dei confini tra gruppi
- percezione di legittimità del sistema
- percezione di stabilità del sistema
71
B) Il CONFLITTO individuo-società nella ricerca di Moscovici
M. respinge l’idea semplicista che la psicologia possa limitarsi a
studiare genericamente le relazioni tra individuo e società, come
semplice processo di adattamento o di applicazione di proprietà e di
modalità di funzionamento mentale.
La società è un sistema di relazioni tra individui collettivi che
possono essere studiate in quanto insieme di comportamenti
simbolici di soggetti sociali, siano essi individui o gruppi.
Tale sistema può essere studiato sotto il punto di vista:
- del conflitto (della continua tensione) tra individuo e società
- della genesi, della struttura e del funzionamento dei fenomeni
simbolici, dell’ideologia, della cognizione e della comunicazione e
delle rappresentazioni sociali che individui e gruppi si
costruiscono per agire e per comunicare
72
Obiettivo della Psicologia sociale:
Studiare i rapporti tra sistemi cognitivi complessi a livello di ogni
soggetto e sistemi di rapporti simbolici tra attori sociali, individuali e
collettivi
Cioè
Indagare come gli attori sociali, mediante le rappresentazioni
sociali, tentino di comporre i conflitti tra individuo e società nel
contesto concreto dei rapporti simbolici tra attori stessi
Attraverso
Uno sguardo psicosociale guidato da teorie e osservazioni precise
che aiuti gli psicologi sociali a spiegare la natura dei rapporti e a
inventare pratiche per cambiarli
73
Per far questo occorre superare le griglie di lettura di tipo binario…
Soggetto
individuale
(Io, organismo)
Oggetto
(ambiente,
stimolo)
74
Oggetto
(fisico, sociale, immaginario)
Io
Altro
…. la relazione tra soggetto e oggetto è sempre mediata dall’Altro
(individuo
o gruppo)
e dai di
significati,
dalle credenze
…
per adottare
una griglia
lettura ternaria
dei fatticollettive
e delle e dalle
rappresentazioni
che il sistema elabora e costruisce, su cui il soggetto
relazioni in cui…
agisce e reagisce.
75
LE TAPPE DELLA PSICOLOGIA SOCIALE
a) Mainstream Social Psychology - Individualizzazione del sociale
b) Psicologia sociale dinamica (Lewin)
c) Prospettiva sociocostruttivista (Mead, Vygotskij)
d) Psicologia sociale europea (Tajfel, Moscovici, Doise)
e) Orientamenti Critici, Costruzionisti, Discorsivisti
76
Orientamenti critici in Psicologia Sociale
La psicologia sociale Europea, contestando l’individualismo e
l’oggettivismo e la supposta “neutralità” della Mainstream social
psychology, non solo ricolloca il sociale al centro della sua
riflessione, ma ne accentua anche la capacità di prendere
posizione e promuovere il cambiamento sociale
Una tradizione, interna alla PS europea, accentua in modo
particolare questa prospettiva e delinea una più decisa presa di
posizione di tipo contemporaneamente critico e riflessivo. E’ la
cosiddetta Psicologia Sociale Critica
L’introduzione della teoria delle Rappresentazioni sociali
appartiene in parte già a questa prospettiva ma vi sono linee di
pensiero che più esplicitamente fanno della dimensione critica un
denominatore comune e distintivo
77
Cosa vuol dire PSICOLOGIA SOCIALE CRITICA?
Seguendo la Hepburn:
“ Critical social psychology is critical of society or at least some basic
elements of its institutions, organizations and practices.
But critical social psychology is critical in another basic sense: it is
critical of psychology itself. It asks questions about its assumptions, its
practices, its broader influences” (Hepburn, 2004, pag.1)
78
Questa linea è andata progressivamente maturando lungo tre
orientamenti critici successivi:
a) Mediante l’accrescimento dell’orizzonte disciplinari ad
oggetti e prospettive di ricerca di potenziale criticità nello
sviluppo sociale. Es. gli studi sulla persuasione e la
comunicazione di massa Hoviland e Petty
b) Mediante la riflessione critica, metodologica ed
epistemologica sullo sviluppo della disciplina, condotta
all’interno della disciplina stessa (es. Mc Guire)
c) Mediante la costruzione di una ri-fondazione della
psicologia sociale e marcando così una linea di discontinuità
rispetto alla precedente tradizione (es. Gergen)
79
-
Nell’insieme, gli orientamenti critici condividono con la
teoria delle rappresentazioni sociali:
una valutazione positiva del senso comune
una attenzione specifica allo studio delle costruzioni
ideologiche
80
-
Nel suo sviluppo come corrente di pensiero specifica, la
Psicologia Sociale Critica fa naturalmente riferimento allo
svilupp della Psicologia Critica. Questa, influenzata dalla
Scuola di Francoforte e caratterizzata dall’opera di Klaus
Holzcamp, si è sviluppata lungo tre fasi principali, definite
da Tolman come:
Dissenso
Critica
Ricostruzione
Dissenso: posizioni psicologiche dissidenti che denunciano l’irrilevanza
delle conoscenze psicologiche rispetto ai bisogni
Critica: posizioni critiche per cui tale irrilevanza è determinata dalle
relazioni di produzione capitalistica ed è in realtà rilevante per le classi
al potere
Ricostruzione: prospettive critiche tese a produrre una psicologia
alternativa attenta alla comprensione facilitazione dei movimenti sociali
81
volti al cambiamento
La psicologia sociale critica, in particolare, sottolinea
la necessità di rifondare categorie e metodi della psicologia sociale
in considerazione della centralità delle soggettività e della sua
natura societaria (non solo sociale, ma caratterizzata dalla
mediazione della dimensione storico-culturale propria delle società
umane)
Orientamenti critici interni alla psicologia sociale
(es. Lewin, Hoviland, McGuire, Tajfel, le RS)
Contributi alla PSC
La teoria critica, con un forte orientamento
marxiano –marxista – scuola di Francoforte
Riflessione femminista e delle minoranze attive
Incontro con la critica post-moderna
82
Punti salienti (Guba e Lincoln)
a)
b)
c)
d)
e)
f)
g)
h)
i)
j)
Scopo della ricerca è la trasformazione delle diverse strutture “societarie”
attraverso l’impegno nel confronto e, quando necessario, assumendo
positivamente il conflitto
La natura della conoscenza è legata ad aspetti storico-struttuali che possono
essere trasformati attraverso un’azione dialettica che permetta il superameno di
ignoranza e incomprensione
l’accumulazione della conoscenza avviene attraverso un processo dialettico di
revisione storica
I criteri di qualità dell’indagine sono legati alla capacità di essere stimolo che
lega gli antecendeti storici alla trasformazione sociale
Il ruolo dei valori è costitutivo e condizionante dei risultati dell’indagine
Il posto dell’etica è, intrinseco all’indagine
Il ricercatore è un intellettuale che interviene nella società per trasformarla
La formazione del ricercatore è la sua ri-socializzazione, per una revisione dei
punti di vista positivisti e post positivisti e un approfondimento dei metodi
qualitativi e quantitativi in grado di sviluppare una cultura delle differenze
Non si accoglie una visione che accomodi tra loro diverse teorie, ma si aderisce
ad una visione della incommensurabilità dei paradigni
Si accetta una sfida per l’egemonia, per l’affermazione della teoria critica sulle
altre forme di psicologia sociale
83
E’ Possibile una sintesi?
Doise (1976, 1982) indica che la contrapposizione tra le diverse
psicologie sociali lascia intravvedere la coesistenza di
QUATTRO LIVELLI DI SPIEGAZIONE
a) Dei Processi psicologici e intrapersonali
b) Delle dinamiche interpersonali e intraistituzionali
c) Delle posizioni sociali e dello status
d) Dell’analisi dei concetti generali riguardanti le relazioni
sociali
84
La Psicologia Sociale Nord Americana si è limitata ai primi due
livelli di analisi
La Psicologia sociale Europea introduce e amplifica il secondo e
il terzo livello di spiegazione
Un esempio: lo studio dei processi di influenza sociale
Le spiegazioni tradizionali si limitavano al livello di analisi
intrapersonale o interpersonale Æ l’esperimento e
l’interpretazione di Asch (1952) sulla conformità alla
maggioranza
Moscovici (1976) ritiene che l’esperimento di Asch sia un
esempio di “influenza minoritaria” perché le persone arrivano
all’esperimento con il bagaglio dei sistemi di rappresentazioni in
uso nella società, da cui non possono prescindere le spiegazioni
85
PARTE TERZA
GLI ATTEGGIAMENTI
86
Storia della Definizione di Atteggiamento
zThomans
& Znaniecki (1918)
- processo della coscienza individuale che determina l’azione
zAllport
(1935)
- uno stato mentale o neurologico di prontezza organizzata
attraverso l’esperienza, che esercita un’ influenza direttiva o dinamica
sulla risposta dell’individuo nei confronti di ogni oggetto e situazione con
cui entra in relazione
zRosenberg
& Hovland (1960)
- modello tripartito componenziale:
affettivo, cognitivo, d’azione
zFazio
(1986)
- atteggiamento come struttura cognitiva mnestica (disponibilità e
accessibilità)
87
ATTEGGIAMENTO
…è una tendenza psicologica espressa
attraverso la valutazione di una particolare
entità con qualche genere di favore o sfavore.
[…] Tendenza psicologica fa riferimento ad uno
stato interno alla persona, e valutazione fa
riferimento ad ogni classe di risposta valutativa,
sia essa manifesta o non osservabile, cognitiva,
affettiva o comportamentale.
(Eagly e Chaiken, 1993)
88
MODELLO TRIPARTITO
Rosenberg e Hovland, 1960
COMPONENTI
COGNITIVA
AFFETTIVA
COMPORTA
MENTALE
Credenze
Reazioni
emotive
Azione di
avvicinamento
allontanament
o
89
Rosemberg e Hovland (1960): modello tripartito
Gli atteggiamenti sono un costrutto psicologico costituito da 3
componenti:
z Componente cognitiva: informazioni e credenze verso un
oggetto
z Componente affettiva: reazione emotiva verso l’oggetto
z Componente comportamentale: azioni di avvicinamento o
allontanamento dall’oggetto
Critiche:
z La ricerca ha studiato soprattutto la componente valutativa
Social cognition (Fazio, 1986):
z Atteggiamento = struttura cognitiva costituita dall’associazione in
memoria tra la rappresentazione dell’oggetto e la sua
valutazione
z Questa definizione non è in contrapposizione con il modello
tripartito
90
Atteggiamento = struttura cognitiva caratterizzata da:
z Disponibilità: associazione tra oggetto e valutazione
immagazzinata nella memoria a lungo termine
z Accessibilità: tempo e sforzo richiesti per il recupero
mnestico di tale struttura
L’atteggiamento ha la funzione di:
z Organizzare e favorire la codifica delle informazioni in
entrata
Aspetti innovativi:
z Introduce il concetto di “forza dell’associazione tra
oggetto e valutazione” misurato attraverso il tempo di
latenza (tempo che occorre all’individuo per formulare la
valutazione dal momento in cui appare lo stimolo)
91
Esempio:
z
z
z
Quando il legame è forte: attivazione automatica della
struttura cognitiva
Quando il legame è debole: elaborazione consapevole per
recuperare tale struttura
Quando il legame è molto debole: incapacità di recuperare
l’associazione e formulazione della valutazione nel
momento stesso (formulazione online)
Come si formano gli atteggiamenti? Tre modalità:
•
•
•
Esperienza diretta
Osservazione della esperienza altrui
Comunicazione
92
• Esperienza diretta
ƒ
ƒ
ƒ
z
Porta a una forte associazione in memoria tra la
rappresentazione dell’oggetto e la sua valutazione
Il ripetersi dell’esposizione rende l’associazione automatica
(memory based)
Atteggiamento più resistente al cambiamento
Osservazione dell’esperienza altrui
ƒ
ƒ
L’associazione tra la rappresentazione dell’oggetto e la sua
valutazione è meno forte
Atteggiamento meno resistente al cambiamento
• Comunicazione
ƒ
ƒ
Associazione tra rappresentazione e oggetto molto debole,
difficile recupero dalla memoria (atteggiamento formulato
online)
Atteggiamento molto meno resistente al cambiamento
93
Come si misurano gli atteggiamenti?
Atteggiamenti:
z Costrutti non osservabili
z Inferibili da alcuni indicatori (risposte manifeste e
comportamenti)
1) Le scale permettono di misurare:
z La natura e l’intensità delle opinioni
z La frequenza dei comportamenti
Prime scale Thurstone e Chave (1929) e Guttman (1941)
La costruzione di queste scale prevedeva la presenza di giudici:
• Per valutare gli item da includere o meno nella scala
• Per il calcolo scalare di ogni item
Critiche: lungo e dispendioso lavoro di preparazione
94
Scala Likert (Likert, 1932):
z è costituita da item (affermazioni favorevoli o sfavorevoli) che coprono
gli aspetti rilevanti nell’area semantica dell’oggetto studiato
z
i soggetti devono indicare su una scala di risposta il grado di accordo o
disaccordo con le affermazioni
Esempio: La mia famiglia dovrebbe eliminare la carne dalla dieta
Totale disaccordo 1 2 3 4 5 6 7 Pieno accordo
z
Consente di effettuare operazioni statistiche come l’aggregazione delle
risposte sullo stesso oggetto, il calcolo della media
95
Domande aperte
z
Automatismo
z
Dimensione affettiva vs. dimensione cognitiva
z
Ambivalenza
z
RELAZIONE CON IL COMPORTAMENTO
96
Differenziale semantico (Osgood, Suci e Tanenbaum, 1957):
z insieme di coppie di aggettivi bipolari separati (in genere) da sette
spazi che rappresentano una gradazione da uno all’altro
z oggetto di atteggiamento posto all’inizio del questionario
Esempio: Come giudica il conformismo?
Buono
___ ___ ___ ___ ___
___ Cattivo
Bello
___ ___ ___ ___ ___
___ Brutto
z Gli autori hanno rilevato che le coppie di aggettivi si raggruppano
sistematicamente in tre fattori:
ƒ Valutazione
ƒ Potenza
ƒ Attività
Critiche alla validità delle scale: le risposte sono sotto il controllo dei
soggetti. Problema legato alla desiderabilità sociale
97
2) Misure meno dirette di misurazione:
z Risposta elettrogalvanica (capacità della pelle di condurre elettricità)
z Attività dei muscoli del viso
Vantaggi:
z Risposte non influenzate dalla desiderabilità sociale
Critiche:
z Metodologie troppo intrusive
3) Tempo di latenza nella espressione della risposta:
z Utilizzo di un software che permette di calcolare il tempo tra
l’apparizione dello stimolo sullo schermo del computer e la pressione
esercitata dal soggetto su appositi tasti per la risposta
98
Misure di Atteggiamento
A partire dagli anni ’20 del secolo scorso si comincia a pensare che
l’atteggiamento possa essere considerato un valore del
comportamento, utile altresì per la sua predizione.
Vengono così sviluppati degli strumenti sperimentali (es. scale) per
misurare e quindi confrontare l’atteggiamento:
z
z
z
1929 Scala Thurstone
1932 Scala Likert
1957 Differenziale Semantico (Osgood, Suci e Tannembaum)
99
La Critica alla Misura Esplicita
dell’Atteggiamento
A partire dagli anni ’60 del secolo scorso la “quantificazione”
dell’atteggiamento viene posta ad indagine critica. Gli studiosi
rilevarono un bassa correlazione tra l’atteggiamento rilevato
attraverso i test e le conseguenti classificazioni in scale ed il
comportamento effettivo delle persone.
Altre tecniche di misurazione dell’atteggiamento vennero così prese
in considerazione, valutando il soggetto in modo indiretto:
z
Misura delle reazioni fisiologiche
Risposta elettrogalvanica della pelle
facciali
z
Attività dei muscoli
Misura dei tempi di latenza
IAT
100
Lo IAT
(Implicit Association Test)
Lo IAT (Implicit Association Test) è un test elaborato nell’ultimo
decennio del secolo scorso da Greenwald, McGhee e Schwartz.
Questa tecnica consiste nella misurazione dei tempi di reazione con
cui una persona classifica parole o immagini in categorie
superiori.
In tempi recenti lo IAT è stato utilizzato ed applicato frequentemente
a numerosi fenomeni del mondo sociale:
z
z
Studio di Bluemke, Wanke e Friese sulle elezioni parlamentari in
Germania (2002)
Studio di Steven, Pruett e Chang sull’atteggiamento verso i
disabili (DIA IAT)
Anche questo test-strumento è stato però oggetto di critiche,
secondo cui le misurazioni tratte siano relativamente attendibili
(Brendl, Messner e Markman, 2003)
101
Il Cambiamento degli
Atteggiamenti
z
Conservatorismo cognitivo VS cambiamento atteggiamenti
z
Teoria della Dissonanza Cognitiva (Festinger, 1957)
modificare l’elemento dissonante meno resistente al cambiamento (atteggiamento)
ruolo del sentimento di libera scelta
esposizione a messaggi persuasivi
studi sulle campagne persuasive (Hovland, 1942)
-
z
ELM di Perry e Cacioppo (1986)
-
z
Modello euristico-sistematico di Eagly e Chaiken (1984)
-
z
via centrale (argomentazioni e coinvolgimento con l’oggetto)
via periferica (indici periferici)
processo “sistematico”
processo “euristico“
Modello unimodale di Kruglanski (et al.,2000)
-
aspetti software (credenze che formano la premessa maggiore del sillogismo)
aspetti hardware (energia cognitiva in relazione al carico cognitivo)
102
La Formulazione delle Impressioni
Per muoverci nel mondo sociale abbiamo la necessità di formulare un orientamento
descrittivo e valutativo; infatti il comportamento delle persone è orientato dal
modo in cui gli attori sociali si percepiscono reciprocamente.
Il problema di individuare il processo attraverso il quale arriviamo ad una
rappresentazione delle persone è stato studiato inizialmente da Solomon Asch
(1946), poi sviluppato da vari altri studiosi nel corso degli anni
z
Asch (1946):
- L'ipotesi di partenza prevede che le persone formino un' impressione globale dell’Altro entro
la quale si fanno poi rientrare ulteriori informazioni che li descrivono.
z
Anderson (1981):
- l’ impressione si forma attraverso un processo che prevede una prima valutazione delle
informazioni che si ha a disposizione e una successiva loro combinazione.
z
Fiske & Neumberg (1990):
- i processi che governano le impressioni possono essere collocati su un continuum che
rappresenta la misura in cui le informazioni vengono elaborate.
103
La Formazione della Reputazione
Per “reputazione” si intende l’impressione che le persone si formano
l’una dell’altra. Questo costituisce uno degli argomenti essenziali
nello scambio comunicativo.
z
Emler (1994) sostiene che la reputazione sia un giudizio
formulato da una comunità a riguardo di un individuo in
particolare, in genere appartenente alla comunità stessa.
z
La reputazione di cui un individuo gode nei diversi gruppi di cui fa
parte, non rimane necessariamente la stessa.
z
La reputazione è una sorta di estensione del sé.
104
¾ Dissonanza cognitiva (Festinger, 1957)
z Processo di natura motivazionale
z Deriva dal bisogno di mantenere coerenza tra le proprie
cognizioni (credenze e valori) e/o comportamenti
Esempio: - credo che mettere il casco sia utile
- a volte non indosso il casco
Cognizione
Dissonanza
3
Disagio
3
Desiderio di
riportare l’equilibrio
Comportamento
105
Strategie per ristabilire l’equilibrio:
z Modificazione dell’elemento dissonante meno resistente
al cambiamento
Esempio: il cambiamento del comportamento
ƒ
il soggetto modifica il comportamento e utilizza sempre il
casco
z Cambiamento della credenza relativa all’utilità del casco
attraverso la percezione selettiva delle informazioni
Esempio: il cambiamento di atteggiamento
ƒ
il soggetto ricorda le informazioni che criticano l’utilità del casco
106
MODELLO DELL’AZIONE RAGIONATA
Fishbein e Ajzen, 1975
Credenze
circa le
conseguenze
Atteggiamento
Valutazione del
comportamento
INTENZIONE
Credenze
circa le
norme sociali
COMPORTA
MENTO
Percezione
aspettative
‘altri
significativi’
107
Il modello dell’Azione Ragionata (Ajzen e Fishbein1980)
La teoria dell’azione ragionata (Ajzen e Fishbein, 1980)
fornisce una struttura di base che mira a spiegare e
comprendere come si vengono a concretizzare i
comportamenti degli individui. Il modello è molto generale e
non fa riferimento a comportamenti specifici, così come non
specifica i particolari tipi di credenze associate a
comportamenti diversi. Questo fattore lo rende applicabile a
differenti studi, individuando di volta in volte le diverse
credenze ricollegate al particolare tipo di comportamento che
si intende analizzare.
108
Il modello dell’Azione Ragionata (Ajzen e Fishbein1980)
Alla base della Theory of Reasoned
l’individuazione di tre fattori predittivi
Action
vi
è
• l’intenzione al comportamento, che esercita un’azione diretta
e primaria verso una specifica condotta e che a sua volta è
determinata in modo contemporaneo dall’atteggiamento
personale e dalle norme soggettive;
• l’atteggiamento personale verso il comportamento, ossia
l’attitudine che un individuo ha nell’adottare o non adottare
uno specifico comportamento;
• la norma soggettiva, ossia l’influenza che le opinioni altrui
esercitano sulle scelte dell’individuo.
109
CONVINZIONI
ATTEGGIAMENTI
INTENZIONI
Convinzioni relative ai
comportamenti
- Convinzioni relative ai
risultati dell’esercizio fisico
(es. se faccio ginnastica, migliorerò la salute e
l’aspetto fisico)
- Valutazioni relative ai
risultati dell’esercizio fisico
Atteggiamenti rispetto
all’esercizio fisico
(es. L’esercizio potrebbe essere una cosa
positiva per me)
Convinzioni normative
- Convinzioni relative
all’opinione degli altri
Norme soggettive
relative all’esercizio
fisico
(es. i miei amici e i miei famigliari pensano
che dovrei fare più esercizio fisico)
(es. Fare esercizio fisico è una cosa
appropriate da fare)
Itenzioni relative
ai comportamenti
(es. Ho intenzione
di cominciare un
programma di esercizi
fisici)
ESERCIZIO
FISICO
(es. essere in buona salute e avere un aspetto
fisico attraente è piacevole, soddisfacente e
divertente)
- Motivazione ad aderire
all’opinione degli altri
(es. voglio fare ciò che si aspettano da me)
La teoria dell’azione ragionata (Fishbein e Ajzen, 1975)
applicata alla decisione di fare esercizio fisico
110
Il modello del Comportamento Pianificato (Ajzen e Fishbein1980)
Successivamenmte Ajzen modifica il modello, riprendendo in
parte le riflessioni a suo tempo condotte da Bandura rispetto al
tema dell’auto-efficacia.
L’elemento di novità introdotto nell’ambito della teoria del
comportamento pianificato (TPB) è stato l’inserimento della
variabile “Controllo comportamentale percepito” tra i fattori che
possono influenzare le intenzioni di comportamento (Ajzen,
1985; Ajzen, 1991)
111
Credenze sulle conseguenze
del comportamento
(Se smettessi di fumare sarei
molto più in forma e in
buona salute)
Valutazione delle
conseguenze del
comportamento previsto
(E’ auspicabile essere in
forma e godere di
buona salute)
Atteggiamento
verso l’azione
specifica
Intenzioni
comportamentali
(intenzione di
smettere)
Comportamento
(smettere di
fumare)
Credenze normative
(La mia famiglia e gli
amici pensano che dovrei
smettere di fumare)
Norme
soggettive
Motivazione ad
accondiscendere
(Voglio fare ciò che si
aspettano da me)
Credenze di controllo
(Che probabilità ho di
riuscire a smettere di fumare
nel caso in cui ci provi?)
Controllo
comportamentale
percepito
112
Il modello del Comportamento Pianificato (Ajzen e Fishbein1980)
Ma in che modo si viene a formare questa nuova variabile? Due sono i
fattori che la determinano:
• le difficoltà (Df) che un soggetto pensa di poter incontrare nella
tenuta di uno specifico comportamento, in termini di risorse e
competenze necessarie (per esempio, “Per fare dell’attività fisica in
modo serio c’è bisogno di molto tempo e molta forza di volontà”);
• la percezione (P) che il soggetto ha di poter superare con successo le
precedenti difficoltà, ossia un’auto-valutazione rispetto alla possibilità di
avere quelle risorse e/o quelle opportunità necessarie per assumere
uno specifico comportamento (per esempio, “Sono certo che avrò la
forza di volontà per fare attività fisica in modo costante ed efficace”).
113
Un esempio:
114
115
Critiche:
Secondo Fazio:
•
Il modello di Fishbein e Ajzen si applica solo
quando l’associazione tra oggetto e valutazione
è debole o non disponibile
•
Perché quando l’associazione tra oggetto e
valutazione è forte l’atteggiamento si attiva
automaticamente e guida il comportamento
z
116
TERZA PARTE
GIUDIZIO SOCIALE E STEREOTIPI
117
Il modo in cui noi agiamo nel mondo sociale
dipende in molti casi dal giudizio che ci
formiamo delle altre persone e dal giudizio
che gli altri si formano su di noi.
Il modo in cui vengono formulati i giudizi
sociali dipende da numerosi fattori, alcuni dei
quali non dipendono che in misura debole dal
controllo individuale
118
La categorizzazione sociale e
l’informazione categoriale
Un primo fattore di complessità del giudizio sociale è
rappresentato dalla quantità d’informazione che
l’individuo dovrebbe prendere in considerazione e a
cui è costantemente esposto.
I giudizi sociali sono resi possibili dall’uso di
strategie cognitive (come la categorizzazione)
mediante le quali l’individuo può ridurre
l’informazione che deve essere trattata per
formulare un giudizio sociale
119
La categorizzazione sociale e
l’informazione categoriale
La CATEGORIZZAZIONE SOCIALE consiste
appunto nel semplificare l’informazione assegnando
un oggetto di valutazione (ad esempio un’altra
persona) ad una categoria, attribuendogli le
caratteristiche proprie del gruppo o della categoria
sociale. Questo esonera dal dover considerare tutte
le caratteristiche singolari, ma consente di formulare
un giudizio solo sulle caratteristiche generali del
gruppo
120
La categorizzazione sociale e
l’informazione categoriale
Ad es. Incontrando un’altra persona, sulla base di
alcune caratteristiche fisiche (altezza, colore della
pelle, vestiti, ecc.), lo “affiliamo” ad una categoria
(classe d’età, sesso, origine etnica, ecc.) e tendiamo
a mantenere con essa un comportamento
adeguato alla categoria (se si tratterà di un
bambino, ad esempio, useremo un vocabolario più
semplice)
121
La categorizzazione sociale e
l’informazione categoriale
Il giudizio sociale è fortemente influenzato
dalle INFORMAZIONI CATEGORIALI, cioè
da quelle informazioni che sono associate ad
una categoria di persone e che si rendono
più prontamente disponibili quando dobbiamo
percepire, formulare un giudizio o decidere
come trattare con le altre persone
122
La categorizzazione sociale e
l’informazione categoriale
L’informazione categoriale è fornita essenzialmente
da:
-
Teorie implicite di personalità
(credenze condivise sulla stabilità di tratti di personalità che si presume
tendano a presentarsi associati in modo relativamente stabile nelle
stesse persone)
-
Stereotipi
(credenze condivise su tratti di personalità che si presume
appartengano ad una persona in quanto appartenente ad una categoria
sociale determinata)
123
Le teorie implicite di personalità
La personalità è definita dall’insieme di fattori interni che:
-
determinano il modo relativamente stabile delle persone di
reagire nelle diverse situazioni
- rendono conto sia di una certa costanza sul piano cognitivo e
affettivo, sia di una certa coerenza nei comportamenti.
124
Le teorie implicite di personalità
C’è una convinzione comune che certi tratti di personalità si
presentino insieme e ciò consente di predire più facilmente il
modo in cui una persona potrà comportarsi in una situazione
data. C’è ad esempio una tendenza a considerare che tratti
positivi si accompagnino ad altri tratti positivi (gentile e onesto) e
che tratti negativi siano più spesso associati ad altri tratti
negativi.
Caratteristiche fisiche positive sono più spesso associate a
giudizi positivi sul piano intellettivo (bello e intelligente): la
rappresentazione di personalità degli altri viene spesso costruita
a partire dalle loro caratteristiche fisiche e viceversa.
125
Gli stereotipi *
Costituiscono una classe particolare di Teorie Implicite di
personalità.
Consistono in un legame stabile tra l’appartenenza ad un
gruppo sociale determinato e il possesso di
caratteristiche attribuite a quel gruppo.
Lo stereotipo può essere origine di pregiudizi
(atteggiamento verso un gruppo accompagnato da
sentimenti di ostilità) e di discriminazione (come
razzismo e segregazione)
*
Temine di origine tipografica proposto dal giornalista americano
Lippman nel 1922
126
Gli stereotipi
Lo stereotipo può essere peggiorativo,
lusinghiero o migliorativo, neutrale.
Lo stereotipo (che ha lo scopo di realizzare
“economie
cognitive”)
può
giustificare
l’ineguaglianza sociale con una teoria implicita
diffusa che assimila le categorie sociali a
fenomeni
“naturali”
e
attribuisce
la
stigmatizzazione o lo svantaggio di alcune
categorie
sociali
alle
loro
supposte
caratteristiche implicite
127
Gli stereotipi
Il processo di conferma delle ipotesi
Il modo in cui gli stereotipi agiscono si comprende meglio
se li si considera come “ipotesi” semplificate, che
cercano conferma nelle informazioni individuali relative
ad una singola persona.
Tuttavia v’è una tendenza a considerare selettivamente
l’informazione coerente con l’ipotesi e a trascurare
quella contraria. Gli stereotipi tendono quindi ad essere
prevalentemente
confermati,
spesso
in
modo
inconsapevole.
128
Gli stereotipi
Il processo di conferma
delle ipotesi
Il rifiuto di un’informazione incoerente con lo stereotipo,
anche se meno costosa della sua accettazione, comporta
però un certo sforzo e, a lungo andare, sotto certe
condizioni, la costanza di informazioni incoerenti può
portare a:
A)
B)
considerare l’individuo un membro “atipico” di una classe
perdere fiducia nello stereotipo o a modificarlo
129
Gli stereotipi
L’attivazione automatica degli stereotipi:
L’effetto di priming
Il priming consiste nell’interferenza di un
compito (prime) sull’esito di un compito
successivo (B) considerato in apparenza
indipendente dal primo.
Uno stereotipo attiva nella memoria un
concetto o un tratto (innesco) che verrà poi
utilizzato per dare un giudizio sul
comportamento o sulle caratteristiche di un
individuo.
(Vedi esempio di Hannah)
130
Gli stereotipi
Assimilazione e contrasto
Si parla di “assimilazione” quando il
priming agisce nella direzione attesa, di
“contrasto” quando agisce in direzione
contraria.
L’assimilazione interviene se l’individuo
non percepisce di essere esposto ad un
priming.
Si ha il contrasto quando il soggetto
percepisce il tentativo di influenzarlo e
cerca
di
correggerlo
in
senso
eccessivamente opposto.
131
Gli stereotipi
Dipendenza del priming dalla
applicabilità alla situazione
Il priming è efficace solo se lo stereotipo è
applicabile all’oggetto di giudizio.
Ad esempio un priming sull’aggressività, avrà
più influenza se il soggetto da giudicare è un
uomo, sulla dipendenza se è una donna
(Banaj et al, 1993).
132
Gli stereotipi
Fattori che favoriscono l’uso di stereoripi nel giudizio
sociale
L’applicazione dello stereotipo al giudizio sociale agisce
lungo un continuum che va da un giudizio totalmente
espresso sulla base delle caratteristiche del gruppo, ad
un giudizio espresso sulla base
solo
delle
caratteristiche individuali. La posizione che il soggetto
mantiene
nel
formulare
un
giudizio
dipende
prevalentemente da:
Le risorse cognitive
- La motivazione
- Il contatto
-
133
Gli stereotipi
Fattori che favoriscono l’uso di stereoripi nel giudizio
sociale
- Le risorse cognitive:
Quanto meno il soggetto controlla le proprie risorse
cognitive tanto più tenderà ad affidarsi agli stereotipi.
Informazione eccessiva, distrazioni, vincoli temporali,
sforzo fisico intenso ed altre condizioni sfavorevoli sul
controllo delle risorse cognitive tenderanno ad
accentuare l’affidamento agli stereotipi.
(es. esperimento di compiti interferenti di Macrae et al.
1994)
134
Gli stereotipi
Fattori che favoriscono l’uso di stereoripi nel giudizio sociale
-
La motivazione.
Secondo il modello di Fiske e Neuberg (1990), una forte
motivazione tenderà a diminuire o ad annullare l’effetti di
priming degli stereotipi. Se ad esempio il corso delle mie
azioni dipende dall’interazione diretta con gli altri, aumenterò la
disposizione a raccogliere informazioni in profondità che mi
allontaneranno dallo stereotipo.
Se non sono motivato resterò in una fase di categorizzazione,
altrimenti passerò alla fase di conferma e, se le informazioni
non consentono la conferma dello stereotipo, tenterò di
ricategorizzare il target. Se sarà impossibile procederò ad un
giudizio individualizzato
135
Gli stereotipi
Fattori che favoriscono l’uso di stereotipi nel giudizio
sociale
Il contatto.
Se l’interazione con un individuo viene percepita come
positiva, è più probabile che gli si attribuiscano
caratteristiche diverse da quelle della sua categoria. Le
informazioni saranno trattate in profondità e la persona
sarà trattata come un’eccezione. Tuttavia ciò non
modificherà lo stereotipo sulla categoria, a meno che
non si verifichino ripetuti contatti positivi con membri
ritenuti tipici della categoria
136
Gli stereotipi
Un modello di Social Judgeability
(giudicabilità sociale)
La validità della percezione degli altri è più di
carattere sociale che corrispondente a
qualche criterio astratto di oggettività e non
dipende solo dalla capacità o dagli sforzi di
chi giudica. La verità della percezione sociale
non è fissa, ma è definita in funzione della sua
utilità.
137
Gli stereotipi
Un modello di Social Judgeability
(giudicabilità sociale)
Gli individui sono, in generale, dei buoni
“percettori sociali” e mostrano una certa
efficienza nei giudizi sociali, in quanto si
attengono a “regole sociali” implicite che
specificano sotto quali condizioni è possibile
formulare un giudizio. Questo principio è alla
base del modello della “giudicabilità sociale”
(Schadron, 1991).
138
Gli stereotipi
Un modello di Social Judgeability
(giudicabilità sociale)
Una regola del giudizio consiste nel “non
permettersi di giudicare unicamente sulla
base dell’appartenza categoriale”. Tuttavia
questa regola di “bon ton” è variabile (negli
USA fino agli anni ’30 era considerato corretto
esprimere giudizi negativi sulle persone di
colore, oggi non è “politically correct”).
139
Gli stereotipi
Un modello di Social Judgeability
(giudicabilità sociale)
Il rispetto delle regole di giudicabilità sociale
comporta che l’individuo non solo si attenga al
“contenuto informazionale” categoriale e/o
individuale, ma tenga conto allo stesso tempo del
“contenuto meta-informazionale” che gli
suggerisce se, chi o cosa possa o meno essere
sottoposto a giudizio, sulla base di quale genere
di informazione e di quale quantità d’informazione
disponibile
140
Gli stereotipi
Un modello di Social Judgeability
(giudicabilità sociale)
Tali criteri costituiscono degli “script” (copioni) di
giudizio (insiemi organizzati di conoscenze necessarie
per giudicare e che permettono di valutare la legittimità
del giudizio) che vengono applicati in modo semiautomatico
Per esempio, lo script indica la presenza di informazioni
disponibili non pertinenti per il giudizio (i gusti alimentari
per il giudizio sulle performances universitarie)
Lo script indicherà se le informazioni sono pertinenti,
legittime, affidabili e sufficienti per formulare un giudizio
sociale.
141
Gli stereotipi
Un modello di Social Judgeability
(giudicabilità sociale)
L’individuo che giudica dovrà ad esempio, avere la
convinzione (o l’illusione) di non giudicare solo su
informazioni
categoriali,
ma
su
informazioni
individualizzate. Se questo avviene potrà avvalersi
ancora a lungo di uno stereotipo.
In questo modo i giudizi di tipo stereotipo comportano
che coloro che li usano non siano consapevoli che essi
costituiscono in realtà la loro principale fonte
d’informazione
142
Gli stereotipi
La “trappola” della minaccia degli stereotipi
Gli stereotipi non hanno solo effetto sul
comportamento di coloro che formulano un
giudizio sociale, ma anche su quello di chi è
sottoposto a giudizio sociale.
Chi si ritiene “giudicabile” secondo uno stereotipo
tende a conformarsi alle attese connesse allo
stereotipo sociale col quale pensano o sentono
di essere giudicati
143
Gli stereotipi
La “trappola” della minaccia degli stereotipi
Chi si sente sottoposto ad un giudizio secondo uno
stereotipo negativo, soprattutto se viene sottoposto ad una
prova in condizioni di alto sforzo attentivo, finisce col
provare una forte apprensione e un’ansia perturbativa che
potrà
essere
all’origine
della
diminuzione
delle
performances
(es. la ricerca di Steele e Aronson, 1995) sulle performance di soggetti bianchi o
neri quando ritenevano o meno di rispondere a domande funzionali alla
formulazione di un giudizio sociale, o sulle performances matematiche di giovani
donne orientali).
Ciò finisce con l’attivare veri e propri “circoli viziosi” che
intrappolano il soggetto sotto “minaccia di stereotipo” e riducono
le sue prestazioni sociali
144
L’ ATTRIBUZIONE CAUSALE
145
L’attribuzione causale
1.
2.
3.
4.
5.
6.
La psicologia ingenua
Heider e la teoria dell’Attribuzione
La teoria dell’inferenza corrispondente
Il modello della covariazione di Kelley
Bias e errori di attribusione
Un’alternativa
alla
teoria
dell’attribuzione: La teoria della Norma
di Kahneman
146
Psicologia ingenua e
psicologia scientifica.
La “Psicologia del senso comune”, o
“psicologia ingenua”: l’essere umano ha
l’esigenza di trovare le leggi che governano i
fenomeni sociali e di attribuire cause e
spiegazioni ai fenomeni con cui entra in
contatto
147
L’attribuzione causale
Heider (1958) si interroga sul modo in cui la
“psicologia ingenua” perviene ai propri
risultati e sulla sua validità conoscitiva e
pratica
148
L’attribuzione causale
L’attribuzione causale è il processo
attraverso il quale giungiamo a individuare le
cause delle azioni e degli eventi che
osserviamo o che ci accadono direttamente
Punti di riferimento per la spiegazione
causale sono per Heider:
-
L’evento
L’attore
L’osservatore
149
L’attribuzione causale
Secondo Heider l’attore o l’osservatore
attribuiscono all’evento una causa secondo
questo schema di possibilità:
temporanea
interna
permanente
causa
esterna
temporanea
permanente
150
L’attribuzione causale
Cause interne alla persona:
- Permanenti (disposizioni, tratti di personalità, abilità, intelligenza)
- Temporanee (stato di salute, fatica, umore, motivazione…)
Cause esterne alla persona (situazione)
- Permanenti (difficoltà del compito, norme sociali, disposizioni
dell’ambiente sociale
- Temporanee (tempo cattivo, umore delle altre persone, ecc.)
temporanea
interna
permanente
causa
esterna
temporanea
permanente
151
L’attribuzione causale
Secondo Weiner (1995) lo schema può
essere così modificato
Stabile
interna
Instabile
causa
esterna
Stabile
Instabile
Controllabile
Incontrollabile
Controllabile
Incontrollabile
Controllabile
Incontrollabile
Controllabile
Incontrollabile
152
L’attribuzione causale
Una persona non riesce a prendere il treno:
Perché è storpio (interno, stabile, incontrollabile)
Perché si è fermato a comprare il giornale (interno,instabile, controllabile)
Stabile
interna
Instabile
causa
esterna
Stabile
Instabile
Controllabile
Incontrollabile
Controllabile
Incontrollabile
Controllabile
Incontrollabile
Controllabile
Incontrollabile
153
L’attribuzione causale
Uno studente prende un buon voto in un compito in classe
Perché il compito era facile (esterno, stabile, incontrollabile)
Perché si è fatto aiutare da un amico (esterno,instabile, controllabile)
Stabile
interna
Instabile
causa
esterna
Stabile
Instabile
Controllabile
Incontrollabile
Controllabile
Incontrollabile
Controllabile
Incontrollabile
Controllabile
Incontrollabile
154
L’attribuzione causale
Secondo Seligman lo schema può inoltre
essere così arricchito
Stabile
interna
Instabile
causa
esterna
Stabile
Instabile
Controllabile
Incontrollabile
Globale
Specifico
Globale
Specifico
Controllabile
Globale
Specifico
Incontrollabile
Globale
Specifico
Controllabile
Incontrollabile
Controllabile
Incontrollabile
Globale
Specifico
Globale
Specifico
Globale
Specifico
Globale
Specifico
155
L’attribuzione causale
Globale: la causa agisce anche su altri
eventi oltre a quello spiegato
Specifica: la causa riguarda solo
l’evento spiegato
Stabile
interna
Instabile
causa
esterna
Stabile
Instabile
Controllabile
Incontrollabile
Globale
Specifico
Globale
Specifico
Controllabile
Globale
Specifico
Incontrollabile
Globale
Specifico
Controllabile
Incontrollabile
Controllabile
Incontrollabile
Globale
Specifico
Globale
Specifico
Globale
Specifico
Globale
Specifico
156
L’attribuzione causale
-
-
Le dimensioni dell’attribuzione causale
sono dunque:
Il Locus causale (interno/esterno)
La stabilità (stabile/instabile)
La controllabilità (controllabile/non
controllabile)
La globalità (globale/specifico)
157
L’inferenza corrispondente
Jones e Davies (1965) ritengono che il
processo di attribuzione causale avvenga
in due stadi:
z
z
Riconoscimento dell’intenzionalità dell’azione
Inferenza delle disposizioni dell’attore
158
L’inferenza corrispondente
L’inferenza sull’intenzione dell’attore
riguarda:
Gli effetti specifici
La desiderabilità sociale
La libertà di scelta
Se la scelta è libera, riguarda un evento che ha effetti
specifici su ciò che l’attore desidera, non è
particolarmente prestigiosa socialmente, allora la
scelta corrisponderà alle disposizioni dell’attore
,
159
La covariazione (Kelley, 1967)
Si stabilisce la causa di un evento mediante lo
studio della corrispondenza sistematica tra la
presenza di una causa supposta e la presenza di
un effetto supposto
Viene valutata la VARIANZA su tre tipi di
informazione, relativa a:
- Livello di CONSENSO degli osservatori
- Livello di DIFFERENZIAZIONE del giudizio su
quell’evento rispetto ad altri eventi simili
- Livello di COSTANZA del giudizio in circostanze
diverse
Il giudizio è una forma di ANALISI DELLA VARIANZA
160
La covariazione (Kelley, 1967)
Esempio: Una persona ama i film di Bergman:
Molti spettatori amano i film di Bergman (Alto consenso)
La persona ama i film di Bergman, ma non ama i film di Visconti
(Alta differenziazione)
La persona ama sia il Settimo Sigillo, che Il posto delle fragole in
ogni circostanza, al cinema e alla TV (Alta costanza)
Æ E’ un buon regista (causa esterna)
Pochi spettatori amano i film di Bergman (Basso consenso)
La persona ama sia i film di Bergam, sia i film di Visconti, sia i film
di Walt Disney (Bassa differenziazione)
La persona ama sia il Settimo Sigillo, che Il posto delle fragole in
ogni circostanza, al cinema e alla TV (Alta costanza)
Æ Questa persona ama il cinema (causa interna)
161
Schemi di causalità
(Kelley, 1972)
Kelley propone anche una seconda e più semplice modalità di
pervenire ad una attribuzione. Le persone fanno ricorso a
schemi di causalità che vengono appresi per esperienza o
trasmessi culturalmente. Gli schemi di causalità corrispondono a
una conoscenza generale del modo in cui certe cause sono
legate a certi effetti
Lallie e Abelsen (1983), in modo simile, propongono il ricorso a
strutture di conoscenze. Le azioni sono legate tra loro e sono
ricostruibili mediante schemi di interpretazione di avvenimenti
che consentono anche di dare spiegazioni causali degli
avvenimenti
162
Modello delle condizioni anormali
(Hilton e Slugoski, 1986)
Le condizioni anomale di consenso
differenziazione
costanza
Indicano la presenza di qualcosa di anomalo che può spiegare
causalmente il fenomeno a livello di:
Basso consenso Æ attore
Alta differenziazione Æ oggetto
Bassa costanza Æ circostanze
L’anomalia segnalata dall’analisi della covariazione, cioè,
consente di comparare le strutture di consoscenza (gli schemi
degli avvenimenti) in modo da rintracciare la causa degli
avvenimenti
163
Bias e errori di attribuzione
z
z
z
z
I Bias di autocompiacimento (Beauvois e
Dubois, 1988)
L’errore fondamentale di attribuzione (Ross,
1977)
La discrepanza attore/osservatore (Jones &
Nisbett, 1972)
L’errore definitivo di attribuzione (Pettigrew,
1979)
164
Bias e errori di attribuzione
z
I Bias di autocompiacimento (Beauvois e
Dubois, 1988)
Le persone tendono ad attribuire:
- agli esiti positivi di cui sono attori cause
personali (interne);
- agli eventi negativi di cui sono attori cause
situazionali (esterne)
165
Bias e errori di attribuzione
z
L’errore fondamentale di attribuzione
(Ross, 1977)
Un osservatore tende a fare attribuzioni
interne (disposizionali) delle condotte degli
altri, anche quando cause esterne potrebbero
renderne conto
166
Bias e errori di attribuzione
COME SI SPIEGA L’ERRORE FONDAMENTALE DI
ATTRIBUZIONE?
- “Il comportamento ingombra il campo” (Heider, 1958)
- I processi di attribuzione si concentrano sull’elemento saliente
(l’attore)
- Si identifica l’attore come intenzionale e si procede all’inferenza
della disposizione
- L’attribuzione disposizionale è meno costosa
- Fattori culturali (attribuzione disposizionale più frequente in
occidente)
- Fattori evolutivi (più frequente degli adulti, assente nei bambini)
167
Bias e errori di attribuzione
z
La discrepanza attore/osservatore (Jones
& Nisbett, 1972)
Quando si valuta un evento:
L’attore tenderà ad effettuare una valutazione
esterna
L’osservatore una valutazione interna
(La conoscenza dell’attore inverte però l’attribuzione da parte
dell’osservatore)
168
Bias e errori di attribuzione
Come viene spiegata La discrepanza
attore/osservatore?
-
Differenza di prospettiva (diversa informazione disponibile)
-
L’attore si focalizza sull’ambiente che lo facilita o l’ostacola
-
L’osservaore si focalizza sull’attore (il comportamento invade il
campo)
-
L’attore è in condizione di valutare sulla base della propria
storia: costanza, differenziazione, consenso e di operare quindi
una “covariazione”
-
L’osservatore, non potendo disporre degli elementi di
covariazione privilegerà una spiegazione disposizionale
169
Bias e errori di attribuzione
z
L’errore definitivo di attribuzione
(Pettigrew, 1979)
Le spiegazioni del comportamento di un soggetto
appartenente ad altri gruppi sono distorte dalla
nostra appartenenza gruppale
Si verificano cioè attribuzioni asimmetriche su atti simili
per l’ingroup e l’outgroup
170
La teroria della norma di
Kahneman e Miller (1986)
Costituisce una visione alternativa alla teoria
dell’attribuzione causale
La norma è definita come un insieme di
stimoli a cui uno stimolo particolare induce a
pensare
(esempio il ristorante mi fa pensare a una sequenza di eventi,
mi sieto, consulto il menù, il cameriere prende l’ordinazione,
vengo servito, ecc.)
171
La teroria della norma di
Kahneman e Miller (1986)
Il pensiero CONTROFATTUALE
Quando manchiamo per “un’inezia” un evento
positivo (es. la vincita ad una lotteria) attiviamo una
sequenza dio pesnieri del tipo: se solo avessi preso
il biglietto prima, se solo non mi fossi attardato, se
solo …
Un pensiero “contrario ai fatti” che immagina o
evoca alternative ipotetiche a fatti che sono
realmente accaduti
172
La teroria della norma di
Kahneman e Miller (1986)
Il pensiero CONTROFATTUALE è un modo con cui si costruiscono
le “norme” e si danno valutazioni di ciò che è avvenuto e delle
cause degli eventi
La nostra valutazione non avviene su dati assoluti, ma relativi; non
sul valore intrinseco delle cose sulla base di “comparazioni” con
altre cose o situazioni
Le nostre valutazioni non avvengono solo sulla base di esperienze
precedenti, ma sulla base di rappresentazioni (consce o
inconsce) che sono costruite “sul campo” post hoc
La norma non esiste di per sé, ma si costruisce solo a partire da ciò
che è avvenuto o non è avvenuto
173
La teroria della norma di
Kahneman e Miller (1986)
Che differenza dalle attribuzioni causali?
A differenza delle attribuzioni, la spiegazione ha il compito non di
individuare una singola causa, ma piuttosto di restaurare una
norma:
Non verrà fatta un’analisi della covarianza (costanza differenziazione,
consenso) di eventi presenti, ma verrà individuato come causa il
fattore che avrebbe potuto essere più facilmente modificato in un
pensiero controfattuale
174
Attribuzioni o norme?
La teoria dell’attribuzione si focalizza sui
processi mediante i quali l’individuo inferisce
le cause degli avvenimenti
La teoria della norma si fovializza sui processi
mediante i quali l’individuo arriva a sostituire
mentalmente a un avvenimento osservato, un
avvenimento ipotetico che avrebbe potuto o
dovuto realizzarsi e la comprensioen degli
avvenimenti consiste nella loro relativa
(im)mutabilità o (in)evitabilità
175
Attribuzioni o norme?
La ricerca empirica mostra che né la teoria
dell’attribuzione né la teoria della norma sono
in grado di spiegare tutti i processi naives di
individuazione delle cause e di spiegazione
degli avvenimenti.
Entrambe le teorie mantengono tuttavia un
elevato valore euristico e sarebbe auspicabile
una loro integrazione
176
Attribuzioni o norme?
Benché le teorie delle spiegazioni ingenue non siano
in grado di spiegare in modo esaustivo tutti i
comportamenti correnti, essi hanno tuttavia un
elevato valore euristico (Danno una descrizione
relativamente valida di un soggetto naif) e con una
certa capacità di suggerire su processi di problem
solving e decision making applicazioni in psicologia
delle organizzazioni e in psicologia clinica.
177
PARTE QUARTA
LE RAPPRESENTAZIONI SOCIALI
Anno Accademico 2009-10
178
Dare un senso alle cose
Le persone cercano non solo di attribuire cause agli
eventi sociali, ma anche di trovare un senso, una
coerenza e una certa stabilità al mondo sociale.
Per questa ragione ricorriamo a semplificazioni e
ricostruzioni del mondo circostante attraverso delle
rappresentazioni collettive condivise
179
Cosa sono le
Rappresentazioni Sociali
Le Rappresentazioni sociali (RS) sono definite come
“sistemi di valori, idee e pratiche la cui funzione è
duplice:
- stabilire un ordine che permetta agli individui di
orientarsi e controllare il proprio ambiente materiale;
- facilitare la comunicazione tra i membri di una
comunità, fornendo un codice per designare e
classificare i differenti aspetti del proprio mondo e
della propria storia individuale e di gruppo
180
DURKHEIM (1985)
Introduce una
OPPOSIZIONE PUBBLICO- PRIVATO
Tra
RAPPRESENTAZIONI COLLETTIVE
e
RAPPRESENTAZIONI INDIVIDUALI
Il sociale trascende lo psichico, è al di sopra delle coscienze individuali e
può unirle
Le rappresentazioni collettive (esempio tipico le religioni) sono generate
socialmente – si riferiscono alla società – posseggono proprietà
indipendenti dagli individui e dai membri del gruppo e, in una certa
misura, si può dire che si “impongono” all’individuo e lo “costringono” ad
una data visione del mondo.
Nella prospettiva delle RAPPRESENTAZIONI SOCIALI di Serge
Moscovici (1961), esse mantengono un carattere collettivo, ma sono
piuttosto “condivise” che “imposte” e non rappresentano tanto un vincolo
sociale al quale non si può sfuggire, ma un orientamento e una risorsa
comune al servizio dell’azione e della comprensione del mondo sociale
181
Cosa sono le
Rappresentazioni Sociali
Le Rappresentazioni sociali (RS) sono definite
come “sistemi di valori, idee e pratiche la cui
funzione è duplice:
- stabilire un ordine che permetta agli individui di
orientarsi e controllare il proprio ambiente materiale;
- facilitare la comunicazione tra i membri di una
comunità, fornendo un codice per designare e
classificare i differenti aspetti del proprio mondo e
della propria storia individuale e di gruppo
182
Cosa sono le
Rappresentazioni sociali
Le RS si costituiscono socialmente e vengono
trasmesse attraverso fonti molteplici (dai media
alla famiglia, dalla scuola alle istituzioni
religiose, alle associazioni).
- Si riferiscono a un contenuto
- Organizzano le opinioni
- Costituiscono un insieme di comunicazioni su un
dato oggetto
- Consentono di adattarsi a e di esercitare un
controllo sull’ambiente
183
Cosa sono le
Rappresentazioni sociali
Le RS hanno dunque un carattere
-
Sociale
Cognitivo
Comunicativo
184
Cosa sono le
Rappresentazioni sociali
Esse costituiscono una RI-COSTRUZIONE della realtà
determinata contemporaneamente:
-
Individualmente,
Individualmente attraverso la storia e il
vissuto dell’individuo
Collettivamente,
Collettivamente attraverso il sistema sociale
e ideologico a cui appartiene
A differenza delle Rappresentazioni collettive, la posizione
dell’individuo nella società non è affatto priva di effetti sulle RS
che egli costruirà
185
Le funzioni delle
Rappresentazioni sociali
Secondo Abric (1994) le RS svolgono
- Una funzione relativa al sapere
comprendere e spiegare la realtà
-
Una funzione identitaria
definiscono l’identità e consentono di salvaguardare la
specificità dei gruppi
-
Una funzione di orientamento
guidano i comportamenti e le pratiche
-
Una funzione di giustificativa
permettono a posteriori di giustificare prese di posizioni e
comportamenti
186
Costruzione e trasformazione
delle Rappresentazioni Sociali
z
Moscovici indica due processi per descrivere
l’emergenza e il funzionamento delle RS
z
OGGETTIVAZIONE
z
ANCORAGGIO
187
Costruzione e trasformazione
delle Rappresentazioni Sociali
OGGETTIVAZIONE:
1. Trasformare ciò che è astratto in qualcosa di
concreto
2. Riprodurre un concetto in una immagine per
poterlo controllare
•
•
•
Ontologizzare
Personificare
Figurare
188
Costruzione e trasformazione
delle Rappresetnazioni Sociali
ANCORAGGIO:
1. Trasferire qualcosa di “estraneo” dall’esterno
all’interno del nostro sistema di categorie
2. Confrontarlo con il paradigma della categoria
3. Riaccomodarlo
• Classificare
• Denominare
189
Costruzione e trasformazione delle
Rappresentazioni Sociali
L’approccio strutturale (Abric, 1994):
-
Nucleo centrale
-
Elementi periferici
190
Costruzione e trasformazione delle
Rappresentazioni Sociali
NUCLEO CENTRALE
Costituisce il sistema centrale che genera,
organizza e stabilizza una rappresentazione
sociale attraverso le sue funzioni
Generatrice: determina
rappresentazione
il
senso
degli
altri
elementi
della
Organizzatrice: definisce la natura dei legami tra i diversi elementi
Stabilizzatrice: fornisce una base di stabilità alla rappresentazione
perché è fortemente consensuale e resistente ai cambaimenti in
contesti mobili ed evolutivi
191
Costruzione e trasformazione delle
Rappresentazioni Sociali
ELEMENTI PERIFERICI
Rappresenta la parte più cospicua della
Rappresentazione Sociale, ma anche quella più
accessibile e flessibile
Il sistema periferico:
periferico
Concretizza il sistema centrale in termini comportamentali
(dice cosa è “normale” fare in una situazione determinata)
Protegge il sistema centrale perché consente alla
rappresentazione di avere uno spazio di adattamento e di
cambiamento
relativo
senza
dover
necessariamente
abbandonare o trasformare il nucleo centrale
192
Costruzione e trasformazione delle
Rappresentazioni Sociali
Cambiamenti sono dunque possibili e costanti nel
sistema periferico senza modificare il nucleo
centrale.
Ma se il fenomeno si amplifica i cambiamenti
possono chiamare in causa trasformazioni anche
nel nucleo centrale
Dunque le Rappresentazioni sono
contemporaneamente stabili e rigide, a causa di
un nucleo centrale comune ai membri del gruppo,
ma anche mobili e flessibili, in grado di
arricchhirsi e adattarsi alle esperienze individuali
193
Come si trasformano le
Rappresentazioni sociali
Fattori naturali di cambiamento sono:
- La comunicazione
- Le pratiche sociali
-Tali fattori giocano tuttavia sono strettamente
influenzati dalle componenti ideologiche e dal
contesto sociale
194
Come si trasformano le
Rappresentazioni sociali
-
Sul piano sperimentale sono stati studiati diversi processi di
trasformazione. I principali sono:
l’influenza delle minoranze
le “minoranze attive” possono influenzare le rappresentazioni sociali
-
Il rapporto tra impegno e trasformazione
le azioni che impegnano possono influenzare le rappresentazioni
sociali
-
La relazione tra categorizzazione sociale (stereotipi) e
rappresentazione sociale
le “minoranze attive” possono influenzare le rappresentazioni sociali
195
Come si studiano le
Rappresentazioni Sociali
z
z
Identificazione degli elementi significativi Æ
con metodi interrogativi (interviste non
direttive o questionari) o associativi (libere
associazioni)
Determinare le relazioni e gerarchie tra
elementi (raggruppando gli elementi e
denominando il tipo di relazione tra gruppi o
l’importanza/centralità dei gruppi)
196
Come si studiano le
Rappresentazioni Sociali
z
Stabilire se l’elemento o il gruppo di elementi
appartiene al nucleo centrale (stabile) o al
sistema periferico (instabile) Æricostruzione
di schemi o scenari
197
PARTE QUINTA
Il Sé e l’Identità
Anno Accademico 2009-10
198
Il Sé
-
-
Il Sé può essere considerato come la capacità
riflessiva delle persone a prendersi come oggetto
di attenzione e riflessione in modo da:
Comprendere le proprie emozioni, le proprie
motivazioni e i propri comportamenti
Regolare emozioni e comportamenti secondo i
propri scopi e le proprie aspirazioni
199
Il Sé
Tre aspetti possono illustrare questo esercizio
riflessivo:
-
-
-
Una dimensione affettiva
Æ La stima di sé
Una dimensione cognitiva
Æ Il concetto di sé
Una dimensione comportamentale
Æ La presentazione di sé
200
La stima di sé
-
Gli individui valutano se stessi sulla base:
della concezione che hanno di loro stessi,
degli aspetti favorevoli che pensano li caratterizzino;
Mantengono un’attenzione sostenuta al valore che
essi si attribuiscono e “caricano” affettivamente.
Gli individui non sono sempre obiettivi nella propria
autovalutazione
201
Il concetto di sé
Gli individui
- prestano attenzione a quelle che ritengono essere le
proprie caratteristiche personali
- Individuano i
contenuti descrittivi che permettono
di costruirsi una rappresentazione di ciò che sono.
- Gli individui occupano una parte importante della propria
attività cognitiva all’elaborazione di questa conoscenza
- Il concetto di sé si costruisce attraverso le interazioni
sociali e i feedback delle altre persone
- Il concetto di sé non è totalmente fisso e stabile
202
La presentazione di Sé
-
-
-
Gli individui si impegnano e adottano
comportamento
volti
a
controllare
l’impressione che essi forniscono a se stessi e
agli altri
Cercano di migliorare, attenuare o difendere
l’immagine di loro stessi
Manifestano strategie e comportamenti di
autopresentazione molto variabili in funzione
dei diversi contesti
203
Autovalutazione, autodescrizione,
autopresentazione
-
-
Permettono all’individuo di forgiare la
propria identità e di definire il complesso
dei tratti che lo distingueranno o che lo
assimileranno alle altre persone
Tutto questo, a partire da un contenuto
di conoscenza dinamico e organizzato
in sistema: lo schema di Sé
204
Lo schema di Sé
-
-
-
Costituisce una struttura di conoscenza
organizzata attorno a categorie di conoscenza
o credenze e convinzioni su di sé
Le
informazioni
su
di
Sé
sono
“immagazzinate” in memoria e recuperate in
funzione dei bisogni e dei contesti
L’organizzazione del sistema influenza la
disponibilità e l’efficacia di queste informazioni
205
Lo schema di Sé
Un esempio del funzionamento dello schema di Sé è quello
relativo alle persone depresse:
depresse
Esse recuperano più rapidamente dalla memoria informazioni
specificamente negative rispetto alle informazioni positive che
pure le caratterizzano.
Il loro Schema di Sé
-
È organizzato attorno a rappresentazioni e tratti fortemente
negativi,
influenza la stima di sé, il loro modo di presentarsi e d’interagire
con gli altri,
riduce l’empatia e l’interesse delle altre persone e degrada le
relazioni interpersonali
contribuisce a rinforzare le tendenze depressive
206
Stabilità dello schema di Sé
-
-
Concetto centrale di Sé: costituisce la parte
relativamente più stabile del modo in cui
l’individuo di concepisce in generale
Elementi variabili (mobili e periferici):
periferici) si
aggiungono in modo temporaneo e transitorio
in funzione delle circostanze e delle attività in
cui l’individuo è impegnato
207
Gli elementi variabili
-
La disponibilità degli elementi variabili
Dipende dal contesto e dal compito:
compito
Ad esempio sono condizionati dal focus del
compito
il focus sulla promozione Æ sforzi di
regolazione messi in atto per migliorare le
performances e per la realizzazione di un Sé
ideale (ideal self)
il focus sulla prevenzione Æ sforzi per
evitare uno stato non desiderabile che
attiveranno un Sé obbligato (ought self)
208
George Mead
Mente, Sé e Società (1934)
l’atto sociale in quanto atto comunicativo Æ si
presenta nella filogenesi come gesto
Il significato di un atto è dato dalla natura della
risposta che stimola negli altri
La base della relazione tra individuo e società è la
reciproca dipendenza implicata nell’atto sociale
209
George Mead
Mente, Sé e Società (1934)
La mente è costituita dalla complessa attività di
costruzione di atti sociali mediante simboli
comunicativi che operano nelle interazioni
z
Emerge attraverso la comunicazione in una
CONVERSAZIONE DI GESTI che, attraverso il
LINGUAGGIO, diventa CONVERSAZIONE DI ATTI
SIMBOLICI
210
George Mead
Mente, Sé e Società (1934)
Il Sé è la mente consapevole di se stessa
IO
Reazione dell’individuo alla situazione sociale,
è la risposta all’atteggiamento degli altri
SÉ
ME
E’ costituito dalla esperienza sociale, l’insieme
organizzato degli atteggiamenti degli altri che
l’individuo assume verso se stesso
211
George Mead
Mente, Sé e Società (1934)
L’Io e il Me si alternano continuamente nel corso della
condotta - Es: si agisce come IO, si riflette sulla risposta, si
agisce tenendo conto dei risultati della riflessione – Sono stati
della coscienza e non entità concrete
Nella prospettiva INTERAZIONISTA mente e Sé non sono
quindi preesistenti rispetto al sociale, ma si costituiscono entro
lo sviluppo interattivo
212
L’identità sociale
Anno Accademico 2009-10
213
Il disagio della psicologia sociale
europea
- caratterizzazione individualista
- approccio metodologico
- rapporto con la vita quotidiana e l’ideologia
214
Il disagio della psicologia sociale
europea
Punto fondamentale è l’attenzione alla Dimensione Sociale
della Psicologia sociale in cui sia posta al centro il rapporto
tra il funzionamento psichico e i processi sociali che
modellano tale funzionamento e ne sono a loro volta
modellati
A questa prospettiva contribuisce anche la convinzione che
la psicologia sociale non possa essere neutrale e avalutativa
di fronte ai fenomeni che caratterizzano il nostro tempo
(l’esperienza dell’olocausto)
Compito della psicologia sociale è quindi comprendere come
le interazioni individuali si integrino nei loro contesti sociali.
215
Il disagio della psicologia sociale
europea
Il “fallimento” della psicologia sociale tradizionale si coniuga con la
sua irrilevanza sociale, il suo agire in un “vuoto sociale”.
Occorre, secondo Tajfel, evitare ogni riduzionismo.
Non solo il riduzionismo biologico, ma anche
Quello psicologico, che vede il soggetto come una tabula rasa che
agisce in un ambiente vuoto
Quello sociologico, che si occupa di un “organismo vuoto” e che
collega immediatamente l’input sociale (es. la situazione economica)
all’output sociale (es. i fenomeni di discriminazione nell’occupazione)
216
Il disagio della psicologia sociale
europea
Si rende invece necessario un approccio che esamini le
diverse interazione concrete nel più ampio sfondo del
contesto culturale e sociale
Vengono perciò ripresi e riconcettualizzati i temi di una
parte della ricerca psicosociale, come da un lato il tema del
rapporto tra gruppi, del pregiudizio e degli stereotipi sociali
e dall’altro i fenomeni dell’influenza sociale.
217
TEORIA DELL’IDENTITÀ
SOCIALE
Tajfel cerca, su questa base, di formulare una “teoria generale
del conflitto sociale”
Assiomi
1) Le persone cercano si sviluppare e mantenere una
immagine di sé positiva
2) L’immagine di sé ha due componenti: un’identità
personale e un’identità sociale
L’identità sociale si costituisce a partire da processi di
categorizzazione e l’immagine di sé deriva dalla
consapevolezza di far parte di un gruppo sociale e dal bisogno
di agire come membri di un gruppo
218
categorizzazione sociale Æ identità sociale Æ
categorizzazione sociale
Identità sociale
negativa
Æ Exit Æ abbandono del gruppo
Æ Voice Æ strategie di cambiamento sociale
Creatività sociale
Cosa influenza la
scelta?
Competizione
sociale
- possibilità di mobilità personale tra gruppi
- permeabilità dei confini tra gruppi
- percezione di legittimità del sistema
- percezione di stabilità del sistema
219
PARTE SESTA
L’INFLUENZA SOCIALE
Anno Accademico 2009-10
220
L’INFLUENZA SOCIALE
1.
2.
3.
4.
5.
6.
PREMESSA
IMITAZIONE E MODELLAMENTO
L’INFLUENZA SOCIALE NEI GRUPPI
L’INFLUENZA SOCIALE BASATA
SULL’INGAGGIO INDIVIDUALE
L’INFLUENZA SOCIALE DEI
COMPORTAMENTI
L’INFLUENZA SOCIALE ATTRAVRSO I
MESSAGGI (LA PERSUAZIONE)
221
Per INFLUENZA SOCIALE si
intende un cambiamento che si
verifica nei giudizi, nelle opinioni,
negli atteggiamenti di un individuo in
seguito all’esposizione ai giudizi, alle
opinioni e agli atteggiamenti di altri
individui.
222
L’INFLUENZA SOCIALE si può
verificare in tutte le situazioni in cui
siano presenti due “entità sociali”,
di cui una è la fonte d’influenza e
l’altra il bersaglio.
Entrambe interagiscono attraverso un
“oggetto”, che può essere
un’opinione o un comportamento.
223
I processi di influenza sociale
possono verificarsi:
• in contesti allargati
(folla/mass media)
• in contesti ristretti
(conformismo/obbedienza/
influenza minoritaria)
224
Le differenze sociali in contesti
interindividuali e intergruppi
Normalizzazione
a)
-
Sherif e l’effetto autocinetico
Conformismo
b)
-
L’influenza maggioritaria di Salomon Asch
La dipendenza informazionale
La dipendenza normativa
Sottomissione
c)
-
L’esperimento di Milgram sull’obbedienza all’autorità
225
La “normalizzazione”
Quali sono i
meccanismi che in
situazioni ambigue
portano alla
formazione delle
norme che orientano il
comportamento dei
membri di un gruppo?
SHERIF: EFFETTO
AUTOCINETICO
Condizioni
1
2
3
Individuo
da solo
Individuo
da solo
Individuo
in gruppo
Individuo
in gruppo
Individuo
da solo
Risultati:
Condizione 1: l’individuo di fronte ad uno stimolo instabile e non
strutturato fissa un campo di variazione ed una norma specifica
Condizione 2: i campi di variazione che gli individui hanno fissato
individualmente tendono a convergere nella situazione di gruppo
Condizione 3: gli individui stabiliscono un campo di variazione del
giudizio e una norma specifici per il proprio gruppo. L’effetto della norma
di gruppo persiste anche nella situazione individuale
226
Il conformismo o influenza della
maggioranza
Quando gli individui apprendono che
la maggior parte dei membri del
gruppo al quale appartengono hanno
un’opinione differente dalla loro,
cambiano idea?
227
Solomon Asch (1952) voleva
dimostrare che se un soggetto si trova
in presenza di una realtà oggettiva, non
dovrebbe avere bisogno degli altri per
farsi un’opinione.
228
L’esperimento di Asch (1952)
A 7 soggetti era proposto un compito di
comparazione di lunghezze
In realtà, solo uno era il “soggetto
ingenuo”, che sedeva nella posizione 6
La sequenza prevedeva 12 valutazioni
Dalla terza prova in poi i complici del
ricercatore avevano il compito di fornire
giudizi palesemente contrari all’evidenza
percettiva.
229
Se 6 dei “soggetti critici” mantennero
sempre ferma la propria posizione,
nell’insieme 25 persone sulle 31
coinvolte si adeguarono almeno una
volta alla pressione della maggioranza.
230
Per comprendere i fenomeni di
conformismo è stata avanzata la
distinzione tra:
• “influenza informativa”
• “influenza normativa”
231
Influenza informativa: assumere
posizioni espresse da altri per risolvere
i dubbi dovuti a situazioni ambigue
232
Influenza normativa: assumere le
norme del gruppo per comunicare
un’immagine positiva di sé e per
mantenere un legame con gli altri
233
Le differenze sociali in contesti
interindividuali e intergruppi
Sottomissione
-
L’esperimento di Milgram sull’obbedienza all’autorità
234
L’obbedienza all’autorità
Se per gli studi di Asch possiamo
parlare di un “conformismo a parole”,
le ricerche condotte da Milgram
(1974) descrivono come la
conformità giunga a coinvolgere la
condotta.
235
L’obbedienza è una forma particolare
di conformità, si manifesta quando la
“maggioranza” implica una differenza
di status
236
L’esperimento di Milgram (1974)
“Vi pagheremo 4 dollari per un’ora del
vostro tempo. Cerchiamo cinquecento
residenti di New Haven per aiutarci a
completare una ricerca scientifica sulla
memoria e sull’apprendimento. Non si
richiedono qualifiche, titoli o
esperienza nel campo”
237
Coloro che avevano risposto
all’annuncio furono invitati in un
laboratorio per compiere azioni che, in
modo crescente, contrastavano con
la loro coscienza morale.
Fino a che punto i soggetti avrebbero
obbedito agli ordini?
238
A due soggetti venivano assegnati i
ruoli di insegnante ed allievo per
indagare il ruolo delle punizioni
sull’apprendimento.
239
Pur manifestando tensione e
protestando energicamente, i soggetti
sperimentali hanno continuato, in
percentuale considerevole, a punire
l’allievo.
240
Milgram spiegò questo risultato con
il concetto di “stato eteronomico”:
una persona inserita in un
sistema autoritario passa da uno
stato autonomo a uno stato in cui
non si sente più libera di agire,
poiché deve soddisfare le
esigenze di altri.
241
La radice dei comportamenti di
obbedienza è collocata, da Milgram,
al di fuori del contesto sperimentale,
nei processi di socializzazione.
242
Le differenze sociali in contesti
interindividuali e intergruppi
-
-
L’influenza minoritaria
influenza manifesta e latente
La teoria della conversione e il modello
dell’identificazione sociale
La teoria dell’elaborazione del conflitto
243
Le differenze sociali in contesti
interindividuali e intergruppi
L’influenza minoritaria
influenza manifesta e latente
Influenza
manifesta
Influenza
latente
Modello
SI
SI
NO
ACCORDO
COMPIACENZA
NO
SI
NO
CONVERSIONE
DISACCORDO
244
L’influenza delle minoranze:
le minoranze attive
La visione secondo cui i membri di un
gruppo tenderebbero “sempre” a
conformarsi alla visione della
maggioranza è stata messa in
discussione in modo particolare da
Serge Moscovici (1976).
245
I membri di un gruppo non sono solo
bersaglio di influenza, ma,
indipendentemente dal loro status e
potere, sono artefici di influenza e
quindi in grado di incidere sulla collettività
di appartenenza.
246
Al contrario di una maggioranza, una
minoranza non dispone di un numero
considerevole di sostenitori e
nemmeno di status e di autorevolezza
riconosciuti.
Allora, che cosa le permette di
esercitare influenza?
247
Secondo Moscovici (1976) il nocciolo
del Problema va ricercato nello
stile di comportamento:
“Una minoranza deve enunciare una
posizione ben definita sul
problema in questione e rimanervi
saldamente fedele opponendosi
per tutto il tempo alle pressioni
esercitate dalla maggioranza”
248
Lo “stile di comportamento” deve
essere basato su:
-conservazione della posizione nel
tempo (costante, coinvolta, coerente)
-conservazione dell’accordo tra i
membri (costante, compatta,
autonoma)
249
L’esperimento di Moscovici (1969)
I soggetti, in gruppi di 6,
parteciparono ad un compito
di percezione dei colori
Si mostrarono loro 36 diapositive blu,
di intensità luminosa variabile
Il loro compito era semplicemente
quello di valutare il colore delle
diapositive a voce alta
250
In realtà 2 soggetti erano complici
dello sperimentatore; essi
affermarono, per tutta la serie di prove,
di percepire il colore verde.
Rispetto al gruppo di controllo, in cui
tutti confermavano l’evidenza, l’8%
della maggioranza si è lasciato
influenzare dalla minoranza.
251
Le differenze sociali in contesti
interindividuali e intergruppi
La teoria della conversione
-
-
La comparazione sociale con la maggioranza
Ridurre l’incertezza in una situazione di divergenza
Trovare un accordo con una fonte che fa parte del
proprio gruppo di appartenenza
La validazione (processo della conversione minoritaria)
Fase di rivelazione
Fase d’incubazione
Fase di cambiamento
Fase di innovazione
252
Quali sono le differenze tra influenza
maggioritaria e influenza minoritaria?
MAGGIORITARIA
MINORITARIA
COMPIACENZA
CONVERSIONE
CONFRONTO
VALIDAZIONE
CONFORMISMO
INNOVAZIONE
253
Quali sono le differenze tra influenza
maggioritaria e influenza minoritaria?
MAGGIORITARIA
COMPIACENZA:
pubblica
approvazione in
cui manca
accettazione
privata
MINORITARIA
CONVERSIONE:
cambiamento di
atteggiamento
soprattutto a
livello privato
254
Quali sono le differenze tra influenza
maggioritaria e influenza minoritaria?
MAGGIORITARIA
MINORITARIA
CONFRONTO:
VALIDAZIONE: il
il sogg. confronta la
propria risposta con
quella degli altri,
senza dedicare molta
attenzione
all’argomento
sogg. vuole
comprendere
perché la
minoranza rimanga
coerente.
L’attenzione è
sull’argomento
stesso
255
Quali sono le differenze tra influenza
maggioritaria e influenza minoritaria?
MAGGIORITARIA
MINORITARIA
CONFORMISMO:
INNOVAZIONE:
sottomissione e
obbedienza alle
norme del
gruppo,
conservazione
dello status quo.
riflessione profonda
sul messaggio della
minoranza,
possibilità di
crescita e di
cambiamento
sociale.
256
Forme di resistenza all’influenza minoritaria
DINIEGO: punta a contraddire il
contenuto del messaggio
PSICOLOGIZZAZIONE: punta a colpire le
caratteristiche del gruppo minoritario in sé
257
TEORIA DELL’ELABORAZIONE DEL
CONFLITTO (Pérez e Mugny, 1993)
I livelli di influenza (manifesta o latente) sono effetto del
modo in cui il soggetto si rappresenta la situazione
In un primo tempo: di fronte a una minoranza coerente che trasmette un
messaggio in contrasto con le opinioni condivise.
Quindi: 1) L’individuo scredita la fonte e il messaggio
2) L’individuo si identifica con la maggioranza e rifiuta la minoranza
I sentimenti di identificazione con la maggioranza e di
differenziazione verso la minoranza che va contro le
opinioni condivise, divengono salienti
Di conseguenza: la coesione tra i membri della maggioranza
viene rinsaldata
258
In un secondo momento:
se la minoranza è coerente il conflitto continua e porta i
membri della maggioranza a:
1) considerare il punto di vista della minoranza
ƒRielaborazione psicologica della categorizzazione
della fonte
ƒRielaborazione degli attributi della fonte
ƒRielaborazione dei contenuti del messaggio
2) a cercare un principio organizzatore delle posizioni
minoritarie
L’attività di validazione delle ragioni della minoranza
può portare la maggioranza ad esternare, almeno
parzialmente, l’accettazione delle tesi minoritarie
259
260
261
262
263
264
265
266
267
268
269
270
271