«A Barcellona lo stage è diventato un contratto a tempo pieno»

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L’ECO DI BERGAMO
DOMENICA 10 GENNAIO 2016
Le storie
Bergamo senza confini
Essere più vicini ai bergamaschi che vivono all’estero e raccogliere le loro esperienze in giro per il mondo: è per questo che è nato il progetto «Bergamo senza
confini» promosso da «L’Eco di Bergamo» in collaborazione con Brembo S.p.A. Per chi lo desidera è possibile ricevere gratuitamente per tre mesi l’edizione digitale
del giornale e raccontare la propria storia. Per aderire scrivete a: [email protected].
L’iniziativa
«A Barcellona
lo stage è diventato
un contratto
a tempo pieno»
Fulvia Baratelli. Da Casnigo a Barcellona a 28 anni
Da 3 anni lavora per la multinazionale Reckitt Benckiser
che fa prodotti molto noti per la pulizia della casa
GIADA FRANA
Sin da quando era pic­
cola, Fulvia immaginava di an­
dare all’estero, nonostante non
avesse ancora le idee ben chiare,
anche solo per fare un’esperien­
za di studio e di lavoro. Così,
quando crescendo l’occasione
le si è presentata, l’ha colta al
volo e ora da settembre del 2012
si trova a Barcellona, come Eu­
ropean brand manager della
multinazionale Reckitt Bencki­
ser, che si occupa dei più famosi
marchi di prodotti per la pulizia
e igiene della casa (dalle pastic­
che Finish per la lavastoviglie
al Sole piatti per capirci). Ma
partiamo dall’inizio.
Fulvia Baratelli, 28 anni, di
Casnigo, dopo aver frequentato
l’istituto tecnico commerciale
Oscar Romero ad Albino indi­
rizzo perito aziendale corri­
spondente in lingue estere, si
iscrive alla Bocconi a Milano, al
percorso internazionale «In­
ternational economics and ma­
nagement», al termine del quale
decide di frequentare un master
in Marketing management,
sempre alla Bocconi. Ed è pro­
prio durante il master che av­
viene il primo impatto con
l’estero: uno scambio a Lione
per quattro mesi, a fine 2010.
«È stata la prima vera e pro­
pria esperienza all’estero per un
lungo periodo – racconta Fulvia
–, non per fini turistici o come
scambi brevi delle superiori.
Un’esperienza interessante
grazie al confronto con una lin­
gua e una cultura diversa; diver­
tente, così come lo sono tutti gli
scambi e arricchente sia dal
punto di vista personale che
culturale. A Barcellona poi mi
sono ritrovata con persone co­
nosciute in quei mesi, anche se
sicuramente l’esperienza estera
da studente è diversa dal lavora­
tore, non c’è paragone».
Rientrata in Italia a gennaio
2011, Fulvia inizia uno stage
curricolare nel settore marke­
ting della multinazionale dove
lavora attualmente, stage che
sarebbe dovuto durare sei mesi.
«Ero assistant brand manager
– spiega –, gestivo le attività di
n n Non mi sono mai pentita
di essere partita e non penso
di fermarmi qui: nel mio
settore cambiare è d’obbligo»
FULVIA BARATELLI
28 ANNI, MANAGER SETTORE MARKETING
marketing legate al prodotto:
analisi di mercato, studio della
concorrenza, nuovo lancio,
strategia a lungo termine, cam­
pagne di pubblicità e via dicen­
do. Non ero responsabile al cen­
to per cento, ma supportavo il
brand manager, occupandomi
a ogni modo di marketing a 360
gradi». Nel frattempo le si pre­
senta l’occasione di partecipare
alla selezione per «l’European
graduate programme», un pro­
gramma di due anni che preve­
deva una sorta di intercambio
di giovani talenti a livello lavo­
rativo, incentrato su vendite e
marketing. Fulvia vola a Londra
per il colloquio e viene selezio­
nata insieme ad altri 12 giovani
provenienti da tutta Europa.
Grazie a questa conferma, scat­
ta l’assunzione nell’azienda,
prima ancora che il suo stage
abbia termine: così dall’aprile
2011 viene assunta con un con­
tratto a tempo indeterminato.
«Non ho mai studiato e lavo­
rato allo stesso tempo – conti­
nua Fulvia –, se non in quel peri­
odo: ho redatto la tesi, una tesi
qualitativa sulla brand equity,
il valore del marchio, che rap­
presenta una delle chiavi del
marketing». Il primo anno di
questo programma Fulvia lo
passa a Milano, dove ormai vive
da quando ha iniziato l’univer­
sità, e si occupa delle vendite. Il
secondo anno si deve svolgere
all’estero e Fulvia viene asse­
gnata alla Spagna e parte entu­
siasta per questa nuova avven­
tura. Fulvia, che ha studiato in­
glese, francese e tedesco come
terza lingua, non parla spagno­
lo: svolge solo un breve corso di
infarinatura – 30 ore impronta­
te soprattutto sulla base della
grammatica – prima di partire,
ma il resto lo impara sul campo,
guardando la televisione, par­
Bergamo senza confini è un progetto de
lando con la gente e i colleghi:
«È stato difficile adattarmi alla
lingua, ma piano piano ce l’ho
fatta e ormai posso dire che qua­
si mi sento più sicura a parlare
spagnolo che inglese, ma parlo
entrambe con scioltezza. Il ca­
talano, lingua ufficiale della cit­
tà, diversa dallo spagnolo che è
il castigliano, ormai lo capisco,
anche se c’è ancora qualche dif­
ficoltà nel parlarlo».
E i catalani? Un po’ freddi e
chiusi, proprio come i bergama­
schi: «Credo che per venire qui
la capacità di adattamento sia
maggiore rispetto a quello che
si potrebbe pensare. Si crede
che gli spagnoli siano come gli
italiani: aperti e socievoli, inve­
ce sono più freddi e chiusi, un
po’ come i bergamaschi, legano
con più lentezza e hanno un
atteggiamento più distaccato.
All’inizio è stato faticoso inte­
grarsi, difficile trovare un grup­
po di amicizia vero». Ma poi con
il tempo anche quest’ostacolo
è stato superato e ora Fulvia ha
il suo gruppo di amici con cui
trascorrere il tempo libero e
uscire per andare al cinema, ce­
ne in compagnia e giri in barca
a vela, passione nata recente­
mente.
A Barcellona Fulvia avrebbe
dovuto fermarsi solo un anno:
il programma prevedeva infatti
un assignment con l’opzione di
rimanere nel caso ci si trovasse
bene. Ed è quello che lei decide,
grazie a un’offerta lavorativa
vantaggiosa e ora dallo scorso
settembre si occupa di una divi­
sione marketing dell’azienda a
livello internazionale. «Barcel­
lona è una città cosmopolita,
viva, dinamica e vivace: offre un
sacco di iniziative culturali e
non, è una città a dimensione
umana, in venti minuti la si può
attraversare tutta». In Italia
in collaborazione con
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1. Fulvia Baratelli, 28 anni, è European brand manager della multinazionale Reckitt Benckiser, che
realizza prodotti molto noti per la pulizia; nella foto in barca con un amico; 2. Il giorno della laurea
magistrale in «International economics and management» all’Università Bocconi di Milano con le
amiche; 3. L’escursione al ghiacciaio Vatnajökull in Islanda con un’amica: per lavoro ormai Fulvia da
qualche anno risiede stabilmente a Barcellona in Spagna
Fulvia torna volentieri, in me­
dia tre o quattro volte all’anno:
«Gli affetti mi mancano, ma la
mia famiglia mi ha sempre so­
stenuta in queste scelte e nello
svolgere questo tipo di vita e
carriera, ci sentiamo regolar­
mente. Mi dispiace solo esser­
mene andata a 22 anni ed esser­
mi persa la crescita di mia sorel­
la (Fulvia ha una sorella più pic­
cola, Francesca, con cui ha 12
anni di differenza, ndr). Cosa mi
manca dell’Italia? Il caffè, qui
proprio non lo sanno fare. Ap­
pena atterro in Italia mi bevo
subito un buon espresso, qui mi
sono portata la moka». E quan­
do torna, la sua agenda diventa
quasi più fitta di quella del lavo­
ro, tra vecchi amici e colleghi da
incontrare, visite che spesso de­
ve concentrare in pochi giorni.
«Non mi sono mai pentita di
essere partita, ma non credo che
mi fermerò qui: dal punto di
vista lavorativo, soprattutto nel
campo del marketing, bisogna
cambiare. Vivere all’estero è ar­
ricchente: apre la mente, aiuta
ad avere una visione più creati­
va, è un’esperienza che consi­
glio. Per quanto mi riguarda,
non penso di tornare in Italia.
Ho vissuto sei anni a Milano e
cominciava a starmi un po’
stretta: un altro cambio non sa­
rà facile, ma non mi spaventa.
E se non arriverà, sarò io a cer­
carlo».
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