CANTARE
INSIEME
di BENEDETTA TONI
A colloquio con Luigi Berlinguer e con
Claudio Abbado in occasione dell’esecuzione
del Te Deum di Berlioz.
Un coro di seicento ragazzi per riflettere
sul ruolo della musica nel curricolo formativo.
C
antare, da soli e in gruppo, è un’attitudine naturale e spontanea. Fin da piccoli i bambini ascoltano repertori vocali infantili dalla mamma o da altre
persone nell’ambito della famiglia; fin dalla
scuola dell’infanzia iniziano a cantare, non solo
individualmente, ma con tutti i compagni all’interno del gruppo sezione. Si canta giocando con
la voce e pian piano si intonano semplici intervalli musicali, coordinando inspirazione ed
emissione, ascoltando la voce dell’amico vicino,
sintonizzando lo sguardo verso il gesto dell’insegnante che dirige il coro. È importante, nel contesto scolastico, avvicinare al canto con gradualità, dando ai bambini la possibilità di esplorare
e sperimentare con la loro voce filastrocche, cantilene, repertori corali appartenenti a diversi generi musicali, fino a consentire loro di improvvisare, di variare, di comporre (“i bambini piccoli
sono prodigiosi produttori di vocalizzazioni
spontanee improvvisate”, afferma la didatta
musicale inglese Susan Young). Quanto maggiormente ricco sarà l’ambiente musicale scola-
stico, tanto più sarà sviluppato il talento vocale
di ogni bambino.
“Un coro in ogni scuola”: era questo il motto del
Progetto Speciale Musica – promosso nel 1999
da Luigi Berlinguer, all’epoca Ministro della Pubblica Istruzione – che prevedeva la costituzione
di laboratori musicali e di cori scolastici su tutto
il territorio nazionale. Secondo queste linee si è
mosso il Comitato Nazionale per l’apprendimento pratico della musica, istituito nel luglio
2006 e presieduto dallo stesso Berlinguer. Sono
state così realizzate iniziative musicali, di formazione e di incentivazione di laboratori musicali,
concorsi per orchestre e cori scolastici, progetti
di ricerca-azione sulla musica nelle scuole di
ogni ordine e grado.
L’Emilia-Romagna ha raccolto la grande sfida
con il Progetto Regionale Musica e il concerto
per il Progetto Te Deum, per il quale è stato chiamato come direttore il Maestro Claudio Abbado.
Pochi giorni prima del concerto, ho incontrato
sia Luigi Berlinguer che Claudio Abbado e ho posto loro alcune domande.
LA VITA SCOLASTICA / n. 8 / 2009
15
MUSICA
E PAROLE
LUIGI BERLINGUER:
LA PRATICA DELLA MUSICA A SCUOLA
Che cosa significa far incontrare i bambini con
la musica a scuola?
“Significa introdurre una rivoluzione nella scuola e nella cultura. La musica è un bene e un diritto che tutti devono poter assaporare. Significa
non soltanto educare gli alunni all’ascolto, ma
anche insegnare a tutti a cantare e a suonare
uno strumento”.
Perché è opportuno introdurre l’apprendimento pratico della musica fin dalla scuola dell’infanzia?
“Perché a me non piace un mondo di tifosi con
pochi giocatori, perché non è giusto che la musica sia vissuta dalla maggior parte dei ragazzi in
modo passivo e solo da pochi attivamente. Perché si impara la musica solo dall’interno, suonando e cantando. Uno strumento musicale, voce compresa, è un amico per tutta la vita che
non ci abbandona mai, ci fa compagnia, ci rende
lieti nei momenti più tristi. La musica è l’arte più
naturale dell’essere umano, è l’espressione della
musicalità che appartiene a tutti. Non c’è niente
come la musica che riesca a coniugare attrattività e disciplina, gioia e fatica. La musica educa
l’intelligenza non solo in campo artistico, ma
anche nelle altre discipline”.
Come si può diffondere la pratica musicale nelle scuole?
“Inserendo la musica nel curriculum dal punto
di vista operativo e non solo normativo. Considerandola fra le discipline che si debbono fare,
con la stessa dignità di matematica, lingua, storia… Dandole spessore di ‘arte praticata’. La musica dovrebbe essere insegnata da docenti specialisti che affianchino i docenti generalisti. È necessario formare adeguatamente anche i docenti generalisti”.
Perché ha pensato di contattare il Maestro Claudio Abbado per l’esecuzione
del Te Deum di Berlioz con i cori scolastici
dell’Emilia-Romagna?
“Perché Abbado ama i bambini e i ragazzi. La sua attività musicale è contrassegnata da un grande senso e valore etico,
da una sensibilità sociale che si ispira all’esempio del Venezuela. Inoltre, sul piano
16
LA VITA SCOLASTICA / n. 8 / 2009
tecnico-artistico è uno
fra i direttori maggiormente
preparati e attenti all’educazione alla pratica musicale fin da piccoli. Siamo molto orgogliosi di questo rapporto di amicizia e di stima, della
forte determinazione del Maestro Abbado di volere questo ‘esercito’ di voci bianche così come richiede la partitura di Berlioz e della sua volontà
di coinvolgere la scuola in quest’impresa monumentale: seicento voci bianche, tre orchestre, cori adulti, per un totale di novecentotrenta esecutori”.
Come hanno vissuto i bambini quest’esperienza?
“Entusiasti ed emozionati per la performance,
per il palcoscenico, per lo scenario straordinario. Erano concentrati sull’esecuzione del Te
Deum, brano di indiscusso e complesso profilo
musicale e sono certo che non si dimenticheranno mai di questa serata. I genitori sono stati presenti per dimostrare quanto sia importante portare avanti questa battaglia di valorizzazione della musica pratica nelle scuole di
ogni ordine e grado”.
CLAUDIO ABBADO:
L’INCONTRO CON LA MUSICA
Che importanza ha la musica nella formazione
della persona? In particolare, che importanza
riveste l’incontro dei bambini con la musica e
ancor più con il canto?
“Nella vita di ogni persona, e particolarmente da
bambini, è importantissimo imparare ad ascoltare e ad ascoltarsi. Sono attitudini fondamentali nella vita di ognuno. Il fare musica, in particolare il fare musica insieme, è uno strumento
efficace in questo senso, che ai bambini può essere proposto come un vero e proprio gioco.
Questo approccio, ormai acquisito in molti Pae-
MUSICA
E PAROLE
si, dovrebbe radicarsi molto di più anche in Italia. È necessario che la musica entri sempre più nella vita degli studenti di ogni età. Il coro è sicuramente la forma più immediata e coinvolgente ed è
quindi l’ideale per un primo approccio, perché si
basa su un’attitudine naturale. Cantare è infatti
un impulso primordiale, innato nell’uomo. La
vocalità attraversa la storia dell’espressione
umana, fin dalla preistoria. Pensiamo poi alla
magia del gregoriano, ai capolavori di Palestrina,
di Bach, Mozart, Verdi, fino ai giorni nostri”.
È per questi motivi che ha scelto il Te Deum di
Berlioz per il concerto del 25 ottobre a Bologna?
“Certamente. La partitura del Te Deum prevede,
oltre a un’orchestra molto numerosa e a due cori di adulti, un coro di voci bianche formato da
seicento bambini. Ciò rende di rara esecuzione
questa composizione, che è poco conosciuta, soprattutto in Italia. Questo è un altro importante
motivo che mi ha portato a scegliere il Te Deum”.
Come hanno vissuto questa esperienza straordinaria i bambini?
“Da questo punto di vista è molto importante,
oltre al concerto, il percorso che i ragazzi hanno
compiuto per arrivare alla serata dell’esecuzione: prima hanno provato a piccoli gruppi, ognuno nella propria scuola.
Poi hanno iniziato a unirsi in gruppi di
due o tre cori, quindi, a ridosso del concerto, tutti i seicento bambini si sono ritrovati per la prima volta insieme.
Una grande emozione per loro, soprattutto quando finalmente sono tutti saliti sul grande palco con l’orchestra e
i cori degli adulti. La speranza è che dopo
questo concerto continuino a fare musica
insieme, in coro o magari iniziando a suonare uno strumento”.
Quale è stato il suo incontro con la
musica?
“Ho avuto la fortuna di nascere in una famiglia
di musicisti. Si può dire che sia nato con la musica. Già da quando avevo tre o quattro anni
ascoltavo sempre trii di Mozart, Beethoven,
Schubert, suonati in casa da mio padre Michelangelo, violinista, assieme al violoncellista Gilberto Crepax, padre di Guido, il mio amico più
caro, e al pianista Carlo Vidusso”.
Benedetta Toni
Agenzia Ex IRRE ER, Comitato
e Progetto Regionale Musica
IL CONCERTO
Sabato 25 ottobre 2008 al PalaDozza di Bologna, l’Orchestra
Mozart dell’Accademia Filarmonica di Bologna, in collaborazione con il Comitato per l’Apprendimento pratico della
musica e il Progetto Regionale Musica (a cura di USR ER,
ANSAS Ex IRRE ER e Regione Emilia-Romagna), ha organizzato un grande evento, incentrato sul Te Deum di Hector
Berlioz, diretto da Claudio Abbado. L’Orchestra Mozart è stata affiancata dall’Orchestra Cherubini e dall’Orchestra Giovanile Italiana, grazie all’adesione dei fondatori Riccardo
Muti e Piero Farulli. Il coro di voci bianche era formato da
seicento bambini di cui cinquecento alunni delle scuole
primarie e secondarie di I° grado della regione Emilia-Ro-
magna e altri cento appartenenti rispettivamente ai cori di
voci bianche del Teatro Comunale di Bologna e del Conservatorio di Lugano. Ha partecipato al concerto Roberto Benigni, tornato al fianco di Abbado per interpretare Pierino e il
Lupo di Prokof’ev. La serata è stata incentrata sulla sensibilizzazione al tema della diffusione della pratica musicale
nelle scuole. L’impegnativa operazione di reclutamento dei
cori è stata presa in carico dallo stesso Comitato Nazionale
presieduto da Luigi Berlinguer e dal Progetto Regionale
Musica, che hanno promosso il concorso “Un coro in ogni
scuola”. Completavano l’organico due cori professionali, il
tenore Marius Brenciu e l’organista Iveta Apkalna.
LA VITA SCOLASTICA / n. 8 / 2009
17