Inserto ampliato in italiano Piano o inclinato? Fino a vent’anni fa moderno e contemporaneo poteva essere solo chi propugnava una copertura orizzontale, mentre i sostenitori della soluzione a falda inclinata si vedevano velocemente identificare con il passato. Il progettista opta per la seconda alternativa soprattutto se si tratta di un desiderio particolare del committente, o nel caso di particolari indicazioni del PRG. Anche recenti studi dimostrano che negli anni le convinzioni dei committenti non si sono modificate. Oggi come ieri, la maggior parte della gente è convinta che ad una casa si addica meglio una copertura a vista. Tra gli architetti la disputa fra copertura piana o inclinata è stata da tempo messa in disparte. Dopo che i dogmi più rigidi del Movimento Moderno si sono incrinati, le forme piane o inclinate delle coperture coesistono. Gli studi di architettura scelgono un tipo di tetto piuttosto che un altro in base alla situazione e al tipo di progetto. Decisiva rispetto alla questione piano o inclinato è attualmente la funzione della copertura: formale o funzionale, tetto verde, superficie piana o superficie di esposizione di un impianto solare. Christian Schittich Rivista di Architettura 1/2 · Coperture 2 L’opinione Studio Giancarlo De Carlo 4 Coperture in Italia Nuovo Ristorante Ferrari a Maranello, Maireengeneering spa e MDN Marco Visconti & Partners 6 Prodotti Velux, Fonti, Alpewa, Ardogres, Kalzip, Mazzonetto, Ondulit, Tegostil 7 Traduzioni in italiano di testi e legende Discussione Documentazione Tecnologia Potete trovare un’anteprima con immagine di tutti progetti cliccando su: http://www.detail.de/Archiv/De/HoleHeft/212/ErgebnisHeft 2 L’opinione Inserto ampliato in italiano 2009 ¥ 1/2 ∂ L’opinione di Studio Giancarlo De Carlo e Associati Coperture, gusci e membrane: note sul progetto di Ravenna Monica Mazzolani e Antonio Troisi hanno cominciato la loro collaborazione con Giancarlo De Carlo nel 1988, nello studio di Milano. Nel 2002 si è costituito lo Studio Giancarlo De Carlo e Associati, con l’obiettivo di concludere un lungo ciclo di collaborazione e condivisione di finalità e metodi progettuali portando a compimento i lavori in corso. Nel 2005 costituiscono la MTA Associati, con le stesse finalità di ricerca nell’ambito dell’architettura e del disegno urbano, procedendo nel solco già tracciato dalle esperienze precedenti e portando avanti una ricerca che guarda al progetto come occasione di riflessione sul contesto fisico e sociale in cui è inserito, sperimentando tecnologie e soluzioni spaziali innovative con un’attenzione particolare alla sostenibilità delle proposte. A Nella Scuola d’Infanzia di Ravenna la copertura è certamente la parte più eloquente; la ricchezza di forme e i contenuti del programma stimolano una serie di riflessioni sulla natura stessa degli edifici e sulle loro prospettive future. Realizzata su un unico piano con un’estensione di 4000 metri quadri, la scuola non ha quasi elevazione e per questa ragione il corretto rapporto con il suolo è stato il primo obiettivo della progettazione. La copertura si appoggia come una leggera tenda sulle murature con lievi variazioni di andamento, quasi a indicare la sua appartenenza al paesaggio ravennate, dove predominante è l’orizzontalità. Le murature appartengono, per materia e colore, al suolo e sono disposte in sequenze e articolazioni semplici, quasi inespressive. Spetta quindi alla copertura recuperare le relazioni con il contesto naturale – i campi e il paesaggio agricolo – e con quello artificiale – la periferia urbana. L’eloquenza della forma sostituisce gli elementi linguistici tradizionali. L’andamento ondulato, le emergenze dei lucernari e la protezione dei porticati, diventano rappresentativi perchè costruiscono un nuovo paesaggio. In altre opere realizzate da Giancarlo De Carlo, con il quale ho lavorato molti anni, si erano progettate coperture particolarmente eloquenti. Nel Blue Moon al Lido di Venezia la copertura è una grande terrazza che guarda il mare, dove le cupole di mosaico madreperla del caffè sottostante richiamano l’architettura veneziana, dalla sua declinazione tradizionale fino a quella Liberty dei grandi ­alberghi. I loro profili stabiliscono un legame con la natura del luogo, la spiaggia del lido, da cui emergono quasi come forme marine. Nel progetto dei Laboratori di Fisica e Chimica dell’Università di Urbino le coperture diventavano ampie terrazze verdi praticabili e sui fronti, schermati con lamelle di legno, potevano crescere i rampicanti. L’edificio, incassato nel terreno e ricoperto di ∂ 2009 ¥ 1/2 Inserto ampliato in italiano L’opinione 3 A Render della copertura. B Vista aerea. C Pianta in scala 1:400. C organismi vegetali, era perfettamente inserito nel paesaggio urbinate. Queste architetture rinunciano all’uso univoco di piani verticali e orizzontali per sperimentare forme più organiche simili a quelle degli organismi animali. Come nelle visioni di Frederick Kiesler, l’origine è nelle forme della natura e le sperimentazioni che oggi si stanno avviando sembrano portare all’assimilazione delle funzioni complesse delle membrane e delle pelli delle forme di vita animale. Non si tratta più di proteggere gli edifici con piani inerti, ma con gusci che sempre più reagiscono all’ambiente circostante: membrane attive anziché diaframmi passivi. Esistono già molti edifici in cui l’acqua può essere raccolta e restituita agli organismi vegetali che li proteggono dai raggi solari. L’acqua potrebbe anche circolare nelle membrane perimetrali e, filtrando l’aria, riscaldarla o rinfrescarla. Reagendo all’esposizione solare queste membrane potrebbero dilatarsi o restringersi per schermare i raggi o assorbirli e la loro interazione con l’esterno potrebbe produrre energia rendendo ogni edificio autosufficiente. Pensiamo quindi a una membrana attraversata da una rete di liquidi che potrebbero produrre una vera termoregolazione e da una di cavi che, associati alle cellule fotovoltaiche, costituirebbero una sorta di sistema nervoso capace anche di comunicare e ricevere. In una tavola del trattato di architettura del Filarete è rappresentato un uomo che con le mani sul capo si protegge dalle intemperie. Questa immagine ci riporta alla vera ragione di una copertura: proteggersi dall’ambiente esterno. Nella scuola di Ravenna, luogo ­dedicato ai bambini, le strutture e i controsoffitti di legno forniscono la protezione dando all’ambiente un tono caldo e accogliente. Al contrario, il rivestimento esterno è una sottile lamina di alluminio che per leggerezza e durevolezza corrisponde perfettamente alla metafora della tenda. I travetti di legno della copertura hanno sempre un orientamento da nord a sud. Il loro passo, costante in ogni parte dell’edificio, ha dato ordine alla posizione delle murature, che sono quindi sempre allineate con la struttura lignea. La dimensione massima dei locali è stata determinata dalla necessità di mantenere costante la sezione dei travetti e delle murature. Inoltre, per ottimizzare i costi, i travetti hanno lo stesso raggio di curvatura nelle parti non rettilinee. La verifica delle altezze delle murature e della continuità della struttura lignea è stata possibile grazie all’utilizzo di modelli tridimensionali. Il controllo della complessità richiede un lavoro accurato di simulazione che solo gli attuali software permettono. E’ innegabile quindi che la libertà espressiva e la complessità dei progetti dipendono anche dalle opportunità che gli strumenti informatici hanno introdotto nella progettazione e soprattutto nel calcolo delle strutture. Ma al di là dei problemi tecnici, le ragioni della forma dell’edificio - e quindi della copertura sono legate alle caratteristiche degli spazi interni e alle loro relazioni. La scuola di Ravenna è stata definita un “microcosmo”, assimilabile idealmente alle strutture dei tessuti urbani, per le modalità con cui le unità essenziali - le “sezioni” e gli atelier - si aggregano in sequenze articolate intorno alle “piazze”, spazi di incontro e di gioco per i bambini. Tante piccole stanze per le attività disposte intorno alla “sezione” e una grande sala per ritrovarsi tutti insieme. l variare in altezza della copertura stabilisce un corretto rapporto di proporzioni in locali dimensionalmente molto diversi. Abbandonare i canoni dell’edilizia tradizionale ci consente di sperimentare nuovi spazi e nuove forme di edifici, non dimenticando però che la forma di per sé non si può considerare un risultato se non nella sua relazione con il contesto, inteso nel duplice significato di luogo-ambiente e di compagine sociale che lo abita. Su queste basi si può pensare che siano gli elementi primari e i reali bisogni dell’uomo a costruire la nuova architettura dove l’aria, l’acqua, il sole e le forme vegetali siano utilizzati come “materiale da costruzione” e la cura del territorio e l’integrazione annullino la dicotomia tra artificio e natura. La libertà espressiva, commisurata ai risultati delle ricerche sulle nuove tecnologie, non deve farci dimenticare le ragioni del dare forma allo spazio. Le nuove necessità, la molteplicità culturale ed etnica, le diverse modalità di aggregazione sociale richiederanno nuovi progetti e nuovi spazi per donne e uomini diversi e tuttavia, anche per essi, la qualità di un luogo si misurerà con gli stessi parametri: se sarà sufficientemente stimolante, se sarà generoso nel proporre modalità d’uso, se sarà flessibile al mutare del tempo, se infine ci aiuterà a vivere con gli altri. 4 Inserto ampliato in italiano 2009 ¥ 1/2 ∂ Coperture in Italia Nuovo ristorante Ferrari, Maranello Progetto generale: Maireengeneering Progetto architettonico: Marco Visconti Collaboratori: D. Chiaruttini, G. Pairone, C. Ghione, G. Rissone, P. Bettini, V. Lazzeri A Il nuovo ristorante Ferrari a Maranello ha costituito un’interessante occasione di sperimentazione formale, tecnologica e costruttiva, che ha portato alla realizzazione di un’opera equilibrata, capace di affascinare l’uomo senza perdere il contatto con ciò che di più fondamentale lo circonda: la natura. Il progetto, infatti, oltre ad essere basato su un’accurata ricerca materica e di dettaglio, si fonda su scelte progettuali attente al risparmio energetico, alla sostenibilità globale dell’intervento e all’utilizzo di tecnologie passive per l’approvvigionamento energetico e per il raffrescamento. Il carattere scultoreo dell’opera evoca la chiara differenziazione formale del nuovo edificio rispetto al rigore geometrico delle costruzioni industriali che lo circondano: l’azione progettuale, colma di carattere simbolico, è in grado di creare all’interno dello stabilimento un’entità chiaramente riconoscibile, espressamente concepita per lo svago di ospiti e dipendenti. Il fondamento dell’idea compositiva consiste nella giustapposizione di due volumi legati a concetti di aerodinamica, rappresentati dal grande padiglione pensile a forma di ala, collocato in posizione di volo, sostenuto da un’altra ala ad asse sfalsato posta a terra in direzione verticale. La definizione formale delle due ali, oltre che su parametri estetici, si basa su accurati studi aerodinamici. Il padiglione pensile fun- B ge da deflettore dividendo il flusso d’aria in due parti: una sopra l’edificio, l’altra che percorre la piazza coperta del piano terra. L’analisi dei flussi ha fatto si che il vento costituisca un elemento fondamentale del progetto, in grado di migliorare il livello di comfort degli utenti e di favorire il raffrescamento passivo per ventilazione naturale nei caldi mesi estivi. La sala ristorante, cuore dell’intero edificio, trova posto all’interno dell’ala superiore corrispondente al volume pensile principale. Tale spazio a sezione rastremata si appoggia sulla hall vetrata: volume a doppio piano nato per accogliere e condurre i commensali agli spazi in quota, e collegato ai luoghi dedicati ai servizi per il benessere dei dipendenti e al training center. Dal punto di vista tecnologico ed operativo, il funzionamento del complesso è garantito dai volumi accessori quali cucine, depositi e spazi tecnici contenuti nell’ala verticale. Il disegno degli interni si articola su tre livelli fuori terra. A piano terreno si trovano la piazza coperta, la hall d’ingresso e la caffetteria, attraversate dal sistema di scale che conduce al ristorante. Verso la hall, completamente vetrata, sono affacciati gli spazi di servizio alle persone quali zone caffè, wellness center, infermeria e centro sportivo, mentre in posizione indipendente e direttamente collegata all’esterno si trovano la cucina, il deposito delle derrate alimentari, gli spogliatoi ed i montacarichi per l’accesso delle vivande ai vari piani. Il primo livello ospita il training center: questa funzione comprende aule e sala proiezioni, collegate all’ampio terrazzo pensile sovrastante la cucina ed adibito a prato e a giardino. Il training center è anche completato da una balconata affacciata sulla hall interna, contenente un’ampia area relax dedicata. Il piano secondo ospita la sala ristorante, completamente vetrata ed affacciata su un terrazzo esterno aggettante a sud verso la via Enzo Ferrari. Tale spazio, utilizzabile anche come area incontri e presentazioni, è allestito mediante un sistema di tavoli a pianta poligonale collocati in modo non uniforme, al fine di creare ambienti e disegni diversi per gruppi variabili di posti a sedere. La sala è inoltre servita dalle aree di distribuzione cibo a “free flow” ed è affiancata dai locali di preparazione vivande e lavaggio stoviglie. L’accesso è garantito da una serie di scale fisse e mobili che convogliano il flusso di commensali in arrivo dalla hall e dal primo livello. Sullo stesso livello trova infine posto il ristorante direzionale affacciato verso nord sul giardino pensile. Nell’ottica dell’utilizzo dei principali fattori di sostenibilità in architettura, il complesso interpreta le più recenti esperienze della bioclimatica passiva. Il grado di esposizione alla luce solare della copertura e delle ∂ 2009 ¥ 1/2 Inserto ampliato in italiano A Vista esterna B Simulazioni di flusso aerodinamico C Vista della piazza coperta e della hall a piano terra. D Vista della hall e della scala. E Piante dei tre piani fuoriterra in scala 1:200 Coperture in Italia C facciate è stato analizzato attentamente: la forma ad ala è chiusa verso sud, e le vetrate orientate a est e ovest sono ombreggiate durante buona parte del periodo di impiego del complesso. L’ala verticale contenente gli spazi di servizio è rivestita con una facciata ventilata in lamiera forata, che evita il surriscaldamento estivo delle parti opache e dei serramenti, mentre il volume emergente della coda ospita una vasta superficie di elementi fotovoltaici sulla copertura orientata a meridione. Fonti di ombreggiamento naturale, quali piante a foglie caduche, sono impiegate lungo la facciata ovest per proteggere la vetrata della hall di ingresso. Un giardino pensile con funzione di protezione naturale dall’irraggiamento diretto, trova posto sulla copertura della cucina, mentre l’ala orizzontale è ricoperta da lamiere corrugate orizzontali in grado di generare una camera ventilante. La forma scultorea del complesso è ispirata ad alcuni concetti fondamentali, come l’alta capacità funzionale, la fruibilità da parte dell’uomo, la presenza della natura e l’attenzione verso il fattore estetico. La plasticità delle forme volumetriche svincola l’edificio dai rigidi blocchi che generalmente caratterizzano le aree destinate ad un’alta fruibilità; il dinamico disegno degli interni permette e facilita la socializzazione mentre le sontuose vetrate aumentano la percezione dello spazio. D E 5 6 Inserto ampliato in italiano 2009 ¥ 1/2 ∂ Prodotti GGL-62 modificata, Velux AluPlusSolar, Kalzip GGL-62 è una finestra da tetto insonorizzata e recentemente migliorata nei valori: Nuovo valore Uw = 1,0 Nuovo valore Ug = 0,9 Inoltre, la GGL -62 è stata dotata di uno strato anticondensa sullo schermo acustico. Tra lo schermo acustico ed il vetro isolante si trova un distanziale in legno. Contemporaneamente al rinnovo di questo prodotto, è stata sospesa la produzione della finestra a bassa energia GGL -64 sostituita dalla nuova finestra con vetrata a tre strati -65. Per la prima volta, grazie ad AluPlus­ Solar, il nuovo ritrovato Kalzip®, è possibile integrare direttamente nei profilati di alluminio pannelli fotovoltaici per ricavare energia rinnovabile nel pieno rispetto dell’ambiente e della creatività degli architetti. La cellula solare flessibile e robusta, si lascia integrare armonicamente e in modo duraturo nei pannelli profilati d’alluminio e si adatta a qualsiasi forma di tetto sino alla massima pendenza di 60°. VELUX Italia S.p.A. via Strà 152, Colognola ai Colli [email protected] www.velux.it Corus S.C. Milano S.p.A. Via Treves 21/23, Trezzano sul Naviglio [email protected] www.kalzip.com Tegola fotovoltaica, Fonti Lares, Mazzonetto L’idea, nata da un esemplare restauro, vuole coniugare tradizione e modernità usando una tipologia di tegola dotata di grande stabilità per il suo ingegnoso sistema di aggancio ed ora abbinata ad una fonte di energia pulita. DF2 richiama la tegola alpina, DF3 assomiglia al tipo portoghese. Di dimensioni superiori alle comuni in commercio, alloggia un pannellino fotovoltaico. Utilizzabili anche senza l’applicazione del pannello fotovoltaico. Lares, dal nome dei Numi Tutelari della casa, è un sistema integrato innovativo per coperture e rivestimenti di parete in metallo a manutenzione zero. Si tratta di sistemi modulari montati a secco in cantiere, realizzando con un’unica posa lo strato impermeabilizzante, lo strato isolante termico e lo strato di ventilazione. Disponibili in diversi metalli e colorazioni, rappresentano una soluzione tecnologica all’avanguardia per l’edilizia residenziale. Fornace Fonti S.r.l. Via Giotto 41, Grignano Polesine (RO) tel. 0425.494085 www.fornacefonti.it Mazzonetto S.p.A. Via A. Ceccon 10, Loreggia [email protected] www.mazzonettometalli.it Constant Force®, Alpewa Sistema tetto, Ondulit Si tratta di un sistema di ancoraggio al tetto autoportante ad alta qualità con dispositivo ancorante a riduzione di forza, che consente in caso di caduta dall’alto, di ridurre al minimo la sollecitazione prodotta sul lavoratore e rispettare la portata collaudata di massimo 10 kN ai sensi della DIN EN 795. Semplice da installare, affidabile e con un ottimo rapporto costo-efficacia, Constant Force® è l’unico brevettato per coperture in doppia aggraffatura. Tutti i sistemi Ondulit di copertura si ­avvalgono di una esclusiva tecnologia di protezione multistrato dell’acciaio, sovrapponendo lamine metalliche superiore e inferiore e composto plastico bituminoso intermedio. Questo sistema assicura elevate prestazioni e grande ­affidabilità, eccezionale resistenza alla corrosione, elevato potere insonorizzante e di termoriflessione, ottima resistenza meccanica e pregio estetico. Alpewa S.r.l. Via Negrelli 23, Bolzano [email protected] www.alpewa.it Ondulit via Vincenzo Monti 8, Milano [email protected] www.ondulit.it Iosa, Ardogres Enerstil, Tegostil Ed ecco l’ultima novità in fatto di coperture ardesiache: losa in ardesia ceramica e in quarzite ceramica che, simile esteticamente alla pietra naturale quarzite di cava, presenta caratteristiche superiori quanto a maggiore resistenza all’abrasione, alla corrosione, alle macchie, alla flessione, alla luce, al gelo, agli shock termici e ai carichi di rottura. In dimensione standard 45 ≈ 45. La resistenza al gelo e l’impermeabilità sono state garantite 50 anni. Un sistema brevettato di sfruttamento dell’energia solare termica nato dal connubio tra le esperienze di Tegostil, azienda storica produttrice di tetti in lamiera coibentati ed Enertrade, una dinamica società che agisce nel settore delle energie alternative. Grazie al proprio design infatti, il pannello è in grado di alloggiare un fascio tubiero di collettori solari termici, ricoperti da una lastra trasparente di Tegostil. Un sistema completo e integrato. Ardogres S.r.l. Via Ghiarola Nuova 120 Fiorano Modenese [email protected] www.ardogres.com Tegostil S.r.l. Via Ugo Foscolo 28 Robecco sul Naviglio [email protected] www.tegostil.com ∂ 2009 ¥ 1/2 Inserto ampliato in italiano Pagina 4 Tetti contemporanei: piani o inclinati? Piano o inclinato? Fino a vent’anni fa moderno e contemporaneo poteva essere solo chi propugnava una copertura orizzontale, mentre i sostenitori della soluzione a falda inclinata si vedevano velocemente identificare con il passato. Il progettista opta per la seconda alternativa soprattutto se si tratta di un desiderio particolare del committente, o nel caso di particolari indicazioni del PRG. Anche recenti studi dimostrano che negli anni le convinzioni dei committenti non si sono modificate. Oggi come ieri, la maggior parte della gente è convinta che ad una casa si addica meglio una copertura a vista. Tra gli architetti la disputa fra copertura piana o inclinata è stata da tempo messa in disparte. Dopo che i dogmi più rigidi del Movimento Moderno si sono incrinati, le forme piane o inclinate delle coperture coesistono. Gli studi di architettura scelgono un tipo di tetto piuttosto che un altro in base alla situazione e al tipo di progetto. Decisiva rispetto alla questione piano o inclinato è attualmente la funzione della copertura: formale o funzionale, tetto verde, superficie piana o superficie di esposizione di un impianto solare. Discussioni Pagina 6 Dalla copertura al paesaggio di tetti: esempi di coperture a partire dal Movimento Moderno Roland Pawlitschko “Per quattro secoli la copertura piana è stata il sogno degli architetti. A metà del XIX secolo, il sogno si realizza ma la maggior parte Traduzioni in italiano dei professionisti non sono competenti in materia”. Con queste parole, nel 1923 Adolf Loos commenta, rassegnato, il dibattito che si svolge nel corso degli anni ’20 intorno ai tetti piani. Mentre durante il Rinascimento Leon Battista Alberti e Andrea Palladio si erano dovuti accontentare di suggerire coperture piane dietro a balaustre, l’introduzione di guaine impermeabilizzanti industriali apre, in effetti, possibilità applicative completamente nuove. Tuttavia, intorno alla forma del tetto si accende un’aspra polemica che segna una profonda cesura fra tradizione e Moderno, e non solo nel panorama architettonico. Particolarmente evidente è l’esempio della “Weissenhofsiedlung” di Stoccarda. La “Deutsche Werkbund” immagina di realizzare “Siedlungen” modello in alcune metropoli sveve note per la scuola di architettura di impronta profondamente tradizionalista. Alcuni architetti considerano la copertura inclinata archetipo della casa dell’uomo. Altri vedono nella copertura piana la logica conseguenza dei progressi in ambito tecnico ed economico mentre rifiutano categoricamente i tetti a falda, in quanto testimonianza di un metodo di lavoro tradizionale e superato. Quando nel 1922 Le Corbusier formula “I cinque punti per una nuova architettura”, il concetto di tetto piano fa riferimento non solo ad aspetti tecnico-costruttivi ma soprattutto ad aspetti funzionali, economici e formali. Raramente altri architetti si sono dedicati quanto Le Corbusier al concetto di copertura. Per questo, i paesaggi di tetti progettati con estrema cura nell’Unité d’Habitation sono tutto, tranne che privi di funzione. La quinta facciata Progetti come quello dell’Unité d’Habitation segnano, almeno temporaneamente, la conclusione della prima fase di questo sviluppo. Gli aspetti sociali che inizialmente hanno ac- 7 compagnato la costruzione di edifici residenziali su grande scala possono esserne stati originalmente la causa. Sicuramente un motivo sta nel fatto che l’impermeabilizzazione delle coperture piane non aveva raggiunto pieno sviluppo tecnico. Di conseguenza, negli anni successivi, le idee di Le Corbusier non vengono elaborate, ma al contrario, troppo spesso l’eredità del Movimento Moderno nel Dopoguerra si ferma alla forma geometrica del corpo di fabbrica, complici alcune considerazioni economiche. Il concetto resiste sulla scena architettonica fino al XX secolo inoltrato ed è spunto per innumerevoli insignificanti edifici residenziali e direzionali dove le coperture piane, nel migliore dei casi, assumono la funzione di superfici dove disporre impianti tecnologici. Solo in concomitanza con la progressiva “ecologizzazione” si verificano ampi mutamenti. Negli anni ’80 si impongono le ecocoperture, dotate per lo più di superfici verdi non accessibili. Nella Neue Staatsgalerie di Stoccarda, James Sterling integra con grande disinvoltura rampe, terrazze e cortili interni sovrapponendoli agli spazi espositivi. La tendenza a costruire edifici con cinque facciate si osserva soprattutto nei Paesi Bassi, dove sempre più architetti dell’era dei “super-olandesi” iniziano a progettare spirali ed increspature. La nuova Biblioteca di Delft costruita nel 1992 su progetto di Mecanoo non risponde alla tipologia canonica degli edifici dei campus ma è una sorta di paesaggio-scultura. Sopra magazzini, spazi di lavoro e uffici viene realizzata una copertura a prato relativamente inclinata con una lunghezza di 80 metri, al centro della quale emerge un cono che sovrasta le sale di lettura. I tetti sono un necessario elemento di chiusura superiore che si integra in un concetto globale di delimitazione spaziale in maniera identica alle pareti. Attualmente, proprio per rispettare un concetto di continuità, le superfici di copertura spesso si uniformano a quelle delle pareti. Paesaggio d’architettura Nelle architetture scultoree in movimento di architetti come Frank Gehry e COOP Himmelb(l)au, molto spesso i tetti rimangono superfici non utilizzate: all’utente spetta il ruolo di spettatore passivo dell’arte. Al contrario, in edifici come il teatro lirico di Snøhetta, inaugurato nel 2007 ad Oslo, la copertura è direttamente esperibile. In questo caso specifico, l’immediatezza ha a che vedere con la giovane e dinamica scena dell’opera norvegese. A questo si aggiunge il dato che in Norvegia la cultura dell’opera lirica non è un fenomeno di élite ma è vicina alla gente comune. “Volevamo dimostrare che l’opera del futuro appartiene alle famiglie e ai bambini”. Queste le parole di commento rilasciate alla stampa dal direttore del teatro Bjørn Simensen, in occasione 8 Traduzioni in italiano Inserto ampliato in italiano 2009 ¥ 1/2 ∂ dell’inaugurazione del nuovo edificio. Per questo motivo, nel progetto dell’architetto svedese selezionato tramite un concorso indetto nel 2000, il concetto è di rendere “democratico” il teatro dell’opera lirica e di abbattere le barriere. In altri termini, i visitatori che hanno un primo contatto con un’architettura ricoperta di lastre marmoree bianche devono salire sul tetto percorrendo rampe e scalinate, guardando di tanto in tanto attraverso le vetrate dentro la sala dell’opera completamente rivestita di legno di rovere. Arrivati in cima, al visitatore si offre una fantastica vista sul centro storico, sulla città nuova e sul fiordo di Oslo, collegato al progetto del nuovo sviluppo urbano “Fjord City”. Paesaggi urbani Una strategia completamente diversa è quella adottata dall’architetto Dominique Perrault per l’Università delle donne EWHA di Seoul dove, sprofondando quasi completamente il volume nel terreno, ricrea un “equilibrio spaziale” tra paesaggio ed architettura. Nell’Università femminile più grande del mondo, in grado di ospitare fino a 22.000 studentesse, l’architettura non si integra solo con il terreno ma anche con i territori urbano-paesaggistico e sociali. Il volume di nuova costruzione viene realizzato come un’incisione larga 20 metri delimitata sui due lati da facciate in vetro. Dietro le vetrate e sotto una complessità di rampe e scalinate che conducono nella trincea trovano posto auditorium, ambienti per seminari e spazi amministrativi, oltre a negozi, attrezzature per il tempo libero e lo sport. La disposizione di corridoi di distribuzione o scalinate aperte lungo le facciate in vetro, vincola all’uso di un’illuminazione degli spazi interni prettamente artificiale. Il fabbricato presenta solo due facciate esterne e per questo motivo si stima che il fabbisogno energetico sarà inferiore almeno del 25% rispetto ad altri edifici dello stesso genere. Oltre all’isolamento naturale dovuto al terreno circostante, questo effetto deriva soprattutto dal trattamento preventivo, estivo ed invernale, dell’aria fresca lungo le pareti portanti laterali. Con la nuova Università delle donne, Perrault dimostra di aver realizzato “una grande quantità di edificato senza creare un grande edificio”. so e panche di seduta, una sorta di paesaggio rurale. I committenti, un creatore di parrucche teatrali e una scenografa lavorano entrambi al piano inferiore mentre al terzo piano si trova il loft dove la coppia vive con due figli adolescenti. Divenuto l’appartamento troppo piccolo, la coppia chiede agli architetti di realizzare tre camere da letto nel sottotetto. Winy de Maas dello studio MVRDV vede in questo progetto una sorta di nuovo “sky” blu. A partire da questo concetto, l’architetto elabora l’idea di tetto come prototipo di concentrazione urbana relativamente economica per i centri urbani. Ana era auspicabile per il fatto che la piazza del XVI secolo è stata modello tipologico per successive realizzazioni nelle Colonie dell’America Latina. In tal senso, è testimonianza di grande sensibilità non solo il progetto di riallestimento di scalinate, cortili e spazi interni, ma anche la terrazza ricavata sulla copertura concepita come vasto panorama di tetti in legno. Inconfondibile ingrediente del XXI secolo, la terrazza è presente nel linguaggio architettonico quanto il solarium di uno yacht di lusso. Esempi di questo genere dimostrano che le superfici di copertura agibili appartengono da tempo al repertorio quotidiano degli architetti. Indipendentemente dalla loro geometria, a prescindere dal fatto di essere sopra o sotto terra, sia che si tratti di un edificio preesistente o di una nuova costruzione, i problemi tecnici dei tetti piani sembrano essere risolti e la loro realizzazione da tempo essersi liberata da costrizioni ideologiche. Assodato è anche il fatto che le superfici di copertura degli edifici industriali e direzionali potrebbero offrire una maggiore quantità di aree da sfruttare in chiave urbanistica ed ecologica rispetto agli edifici residenziali. Un altro aspetto non meno importante è offerto dalla constatazione che le coperture della maggior parte degli edifici di nuova realizzazione restano inutilizzate per motivi economici. I vantaggi funzionali e gli obbiettivi sono chiari, come nel caso dell’asilo Fuji di Tezuka Architects a Tokyo. L’asilo per 500 bambini doveva sostituire un edificio preesistente caratterizzato da una limitata superficie utile. Per evitare di ridurre la superficie all’aperto, è stata “addizionata” l’intera superficie di copertura. Paesaggi di tetti Nel progetto di conversione di “Casas Cosistoriales”, l’ex Municipio nel centro storico di Las Palmas-Gran Canaria conclusosi nel giugno 2008, per gli architetti Magüi Gonzales e José Antonio Sosa di nred arquitectos l’obbiettivo era una ristrutturazione e una rifunzionalizzazione di un edificio vincolato. L’approccio sensibile adottato nei confronti dell’architettura storica di Plaza de Santa Campo giochi Una straordinaria interpretazione olandese dell’Unité d’Habitation è il coronamento escogitato da MVRDV su un edificio di Rotterdam: sulla copertura di un’ex fabbrica di confezioni con le pareti in laterizio gli architetti collocano due corpi di fabbrica con copertura a falde e pelle in poliuretano blu elettrico che creano, insieme a piante in va- Il tema più attuale per il futuro è il tetto intelligente che oltre a considerare aspetti formali e funzionalità, consentirà anche uno sfruttamento e una distribuzione equilibrata di energia e di risorse. In tal contesto, ogni superficie esposta alle intemperie assume naturalmente un ruolo molto significativo. Pagina 13 Tetti in fango in Mali Emilio Caravatti La Repubblica del Mali è tra le nazioni più povere al mondo, nella fascia sub-sahariana dell’africa occidentale, a stento sostenuta da un’economia di sussistenza, legata ai pochi prodotti della terra, dove molta della popolazione non ha la possibilità di accesso alle minime infrastrutture (acqua, sanità, scuola). I progetti qui presentati sono inseriti all’interno di un programma di costruzioni promosso da Africabougou, una associazione onlus italiana (www.africabougou.org) che opera a sostegno delle comunità locali dei villaggi di savana, nella regione del Beledougou a nord della capitale Bamako. I progetti sperimentano un processo di collaborazione partecipativa tra gli abitanti dei villaggi, futuri utilizzatori della struttura, e l’associazione. Tempi, materiali e lavorazioni sono concordate in riunioni ed assemblee; il programma delle opere è studiato compatibilmente ai materiali reperibili sul mercato locale e soprattutto alla disponibilità di manodopera, legata alle stagioni di lavoro nei campi. In questo contesto i progetti di architettura cercano risposte alle evidenti necessità: la terra e le mani sono le risorse principali, alimentati dalla partecipazione della popolazione, affinché ciò che si realizza venga percepito e vissuto come bene appartenente alla propria collettività, e quindi da preservare e sostenere con il massimo di autonomia e responsabilità. La cura nel limitare l’impiego di tecnologie importate, estranee alla naturale predisposizione all’auto-costruzione propria della popolazione rurale, e soprattutto portatrici di dipendenze economiche e commerciali, ha spinto alla ricerca e all’applicazione di tecniche costruttive che consentissero il più pos- ∂ 2009 ¥ 1/2 Inserto ampliato in italiano Traduzioni in italiano sibile l’uso di materiali presenti in loco. La volta nubiana è un’alternativa tecnica ­basata sull’uso di coperture in terra cruda costruite senza casseforme, adattamento di un metodo tradizionale da millenni utilizzato in Nubia, regione dell’alto Nilo climaticamente affine a quella maliana, e come tale, esempio di trasferimento di conoscenza SUD>SUD adattata alle modalità di costruzione e di apprendimento proprie delle popolazioni del Sahel. Con questa tecnica non si utilizzano né materiali di importazione, come il metallo delle lamiere, né materiali di difficile reperimento come il legno, sempre più raro a causa della deforestazione che colpisce pesantemente queste zone del Sahel. Come nella tradizione locale la terra diventa il materiale principale di costruzione. L’edificio nasce dal terreno che lo genera. Un sistema costruttivo semplificato, facile da porre in opera e da trasmettere nella sua pratica, con risultati (termici, acustici, economici, sociali) di gran lunga superiori alle attuali coperture in lamiera. Per i muri portanti si utilizzano i blocchi di adobe 40 ≈ 20 ≈ 12 cm, adottati per le abitazioni locali, mentre per la volta i corsi di mattoni molto sottili (24 ≈ 15 ≈ 4 cm) sono posizionati uno sull’altro senza bisogno di casseri, regolati da un filo di ferro intrecciato a fare da raggio di posizionamento. da e realizzare luci libere fino a 6.50 metri. Dal punto di vista organizzativo in due settimane di lavoro di un’impresa locale ( Bamako dista circa due ore di camion da questa zona) si è in grado di realizzare sei travi utili per costruire tre aule scolastiche. Tempi e costi riescono ad essere decisamente più economici di edifici similari in cemento e lamiera, garantendo al tempo stesso durabilità e maggiore coinvolgimento locale. In collaborazione con l’associazione la Voute nubienne (www.lavoutenubienne.org), abbiamo lavorato con manodopera proveniente dal vicino Burkina Faso, esperta in questo tipo di costruzione. Questa è stata supporto e guida alle popolazioni locali nel lavoro di cantiere. Ogni villaggio ha garantito oltre alla fabbricazione dei mattoni in terra cruda l’assistenza e la presenza di giovani apprendisti che hanno cominciato ad imparare i primi rudimenti di questa tecnica costruttiva, divenendo ­muratori in una sola stagione di cantieri. Da coltivatori quali erano, i giovani apprendisti sono stati già quest’anno impegnati in altre costruzioni, al di fuori della propria regione. Il risultato cerca quindi di generare, ­attraverso un progetto di architettura, fondato anche sull’apprendimento, un mercato del lavoro a beneficio delle popolazioni ­stesse ed all’interno dell’economia rurale dei villaggi. La costruzione di ambienti per infrastrutture pubbliche, che necessita la copertura di luci molto più grandi delle tradizionali abitazioni (aule scolastiche ad esempio), pone, soprattutto in contesti come questi, inevitabili questioni legate alla copertura. La volta nubiana, tradizionalmente utilizzata in contesti residenziali, copre al massimo spazi di poco più di tre metri di larghezza. Si è giunti così a definire, in un processo di attualizzazione ed adattamento tipologico e strutturale, un sistema sperimentale ibrido che impiega, accanto alla volta a corsi inclinati, una trave di cemento a T rovesciata che serve per impostare le volte in terra cru- Il dispensario medico e l’aula civica nel villaggio di N’Golofalà (2007–2008) Nel progetto si è voluto inserire una trave portante in cemento armato a sostegno di due volte in terra. I risultati sono stati molto apprezzati sia economicamente che a livello di prestazioni tecnico strutturali. Dopo una prima settimana di lavoro per impostare il getto della trave, si è così avuta la possibilità di costruire, con strumenti e manodopera interamente presenti nel villaggio, una sala di 7.00 ≈ 7.00 m, che all’occasione diventerà sala di ospedalizzazione o aula per riunioni comunitarie. Una piccola placca solare in 9 copertura garantirà poi luce anche di sera, ampliando le possibilità di utilizzo della struttura per vaccinazioni o riunioni anche dopo il tramonto (prodotti 9500 mattoni). La scuola della comunità nel villaggio di Djinindjebougou (2007–2008) L’area è il limite sud della zona dove operiamo (la regione del Beledougou), difficile da raggiungere (due ore di pista) e con pochissime risorse di sostentamento. Non poche sono state le difficoltà affrontate a causa delle difficili condizioni ambientali. Per quanto hanno potuto, i villaggi hanno risposto positivamente alle sollecitazioni del progetto, provvedendo, sostenuti da Africabougou, al mantenimento, vitto e alloggio, dei muratori burkinabè. L’opera è ad uso di quattro villaggi tra loro sufficientemente vicini, che non hanno finora avuto alcuna possibilità di scolarizzare i propri figli. L’anno scolastico per i 70 bambini dei 4 villaggi è stato assicurato, già in corso d’opera, provvedendo alla formazione di un maestro che in una struttura provvisoria ha sostenuto i corsi dei primi due livelli (1° e 2° anno elementare). E’ il primo esperimento di scuola con questa tecnica. Tre volte e due travi in cemento consentono la realizzazione di un’aula di 9.50 ≈ 6.50 m, misure imposte dai locali regolamenti. Finestre verticali di 20 cm di larghezza, dimensionate sul modulo del blocco in adobe, forniscono una luce diffusa all’interno dell’aula, garantendo ricambi d’aria e protezione dai raggi solari. In copertura, piccole aperture circolari facilitano all’interno la circolazione di aria (circa 10 500 mattoni prodotti per due aule). Scuola statale nel villaggio di Kobà (2008 – in corso d’opera) Si tratta di una variazione molto semplice al modello planimetrico di tre aule scolastiche utilizzato dal ministero. Uno sfalsamento di volumi consente la creazione di una corte ombreggiata da due nuovi alberi di baobab; il risultato sono tre aule, un ufficio per la direzione, un portico ed una corte. Iniziata nel febbraio di questo anno la scuola sarà ultimata durante i primi mesi del 2009. Esperimento di costruzione di dieci volte nubiane completate in soli tre mesi di lavoro (marzogiugno 2008) con la collaborazione di tutto il villaggio e grazie alla partecipazione di manodopera locale già utilizzata nei precedenti progetti. Con il progetto di Kobà si è proposta per la prima volta la costruzione di una scuola statale in terra e non più con blocchi di cemento come di norma in uso. A realizzazione avanzata, le locali autorità (sindaco del comune rurale interessato e responsabili del provveditorato scolastico) sono rimasti positivamente sorpresi dagli esiti del cantiere, molto interessati a replicare il modello costruttivo in altri villaggi (prodotti 15.000 mattoni). 10 Traduzioni in italiano Inserto ampliato in italiano 2009 ¥ 1/2 ∂ Documentazioni Pagina 36 Caffè e spazi espositivi, Bragança La copertura del padiglione espositivo è accessibile al pubblico ed è utilizzata come percorso pedonale. Il susseguirsi di rampe che collegano il livello del fiume con il centro storico antico della cittadina portoghese invita il visitatore a soffermarsi proponendo viste prospettiche che spaziano sull’intorno. Contemporaneamente, per la copertura diventa quasi secondaria la funzione di elemento di chiusura superiore di un edificio dove vengono esposte opere, videoinstallazioni e giochi al computer per bambini sul tema “Ecologia ed energie rinnovabili”. Lo spazio interno è definito da due ambienti principali che si distinguono tra loro per dimensione e per tipo d’illuminazione e da un’area di servizio. La pelle in vetro dilata lo spazio interno sino alla terrazza disposta davanti al volume. In facciata, nei profili delle vetrate in acciaio inox estremamente sottili (3 cm) sono alloggiati LED lampeggianti con colori e ritmo regolati dal computer sulle variazione climatiche circostanti. In altri termini, l’edificio diventa parte integrante dell’esposizione. Dietro la vetrata esposta a sud, i pannelli in acciaio preossidato disposti in luce assorbono le radiazioni solari incidenti. L’aria riscaldata nell’intercapedine può essere distribuita in base alle necessità tramite alette di ventilazione motorizzate oppure essere estratta. Planimetria generale scala 1:6000 Sezione • Vista dall’alto Pianta scala 1:500 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 Ingresso Esposizione Armadietti con chiave Bar/Caffetteria Ufficio Biglietteria Computer Ingresso nord Terrazza Impianti Turbina Sezione scala 1:250 Sezione particolareggiata scala 1:10 1 Vetrata isolante Float 6 + intercapedine 12 + monolitico di sicurezza 6 mm 2 Pannello in lamiera di acciaio inox 2 mm materiale isolante espanso PU 30 mm 3 Aperture di ventilazione regolazione motorizzata 4 Profilo in acciaio | 140/140/7 mm 5 Elemento di fissaggio in acciaio inox 6 Profilo vetro in acciaio inox 2 mm 7 Assorbitore, lamiera di acciaio preossidata 3 mm 8 Pannello acustico 50 mm 9 Rivestimento in resina con spolvero di quarzo 2 mm cemento bicomponente 3 mm massetto cementizio armato 50 mm strato isolante espanso EPS 60 mm soletta in c.a. 250 mm 10 Rivestimento in resina al quarzo 2 mm cemento bicomponente 3 mm irrigidimento in fibra di vetro pannello in silicato di calcio incollato 7 mm strato isolante espanso EPS 60 mm soletta in c.a. 250 mm 11 Illuminazione a LED 12 Rivestimento in resina al quarzo 2 mm su piatto in acciaio 13 Pannello di particelle con legante cementizio su pannello in MDF, 2 x 12 mm Pagina 41 Villa nei pressi di Adnet A sud di Salisburgo, nel cuore del Tennengau, la villa si inserisce nella lieve acclività del terreno come un sandwich composto di due lamine massive pavimento-copertura; da un lato, il volume intercetta il terreno, dall’altro sembra fluttuare sul tappeto erboso. Lo spazio intermedio è senza soluzione di continuità articolato da box funzionali in legno. La casa è lontana dalle strutture locali, immersa in un pittoresco territorio incontaminato, anche se il committente desiderava un rapido collegamento con la rete autostradale. Gli architetti interpretano il garage come estensione di una vasta area di sosta sotto l’ampia copertura, separata dalla strada da una facciata traslucida; ma già risalendo, si osserva che solo alcune lastre di vetro in luce e senza giunti separano gli spazi di soggiorno dal garage, mentre pavimento e soffitto in calcestruzzo a vista fluiscono senza soluzione di continuità, incorniciando il panorama con una vetrata a 360°. La sensazione del trascorrere del tempo e la percezione delle stagioni si avvertono in ogni momento attraverso le vetrate a doppia camera che insieme al riscaldamento a pavimento ne mitigano gli effetti. Per garantire maggior privacy e protezione dai raggi solari, le vetrate sono dotate di tendaggi in materiale sintetico nero, che pur garantiscono una buona trasparenza dall’interno. Chiari sono invece i tendaggi pensati per le camere, che sono separate dallo spazio giorno da porte scorrevoli e ad anta. I box dei bagni, spogliatoi e ripostigli godono parzialmente di un’illuminazione zenitale, condizione per non scalfire anche nella quotidianità il rigore di uno spazio open formalmente minimale e accuratamente ammobiliato. La stampa di motivi arborei nella parte superiore dei box conferisce levità e verticalità in un’architettura prettamente orizzontale. L’aggetto di 8 metri è stato determinante per la struttura di copertura. La decisione di lasciare a vista l’intradosso in calcestruzzo ha significato inflessione e deformazioni plastiche sulle travi. La proposta da parte degli architetti di utilizzare calcestruzzo cellulare massivo non viene accettata né dagli strutturisti né dalle aziende realizzatrici; in alternativa, si pensa ad un solaio composito. La prima cosa che viene realizzata è una struttura in calcestruzzo armato, successivamente si posa un reticolato per le casseforme ed infine si getta in opera il calcestruzzo. Il canale balneabile che fiancheggia il lato nord è stato realizzato con additivi cristallogeni aggiunti nel calcestruzzo a vista. La formazione cristallina penetra tramite osmosi nei capillari ed è altamente resistente alla pressione dell’acqua ed agli agenti chimici aggressivi. La genesi cristallina si può riattivare per sigillare piccole fessure formate a distanza di anni dal getto. Il sistema di riscaldamento sfrutta una pompa di calore ad acqua che riscalda a ciclo continuo misto e serve per il riscaldamento ambientale a pavimento, il preriscaldamento dell’aria e il riscaldamento della piscina. Planimetria generale scala 1:4000 Pianta Vista dall’alto struttura portante in acciaio inox Sezioni scala 1:400 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 Ingresso Garage Cucina Pranzo Soggiorno Ospiti Focolare a pavimento Terrazza Canale balneabile Patio Quinta Camera Cabina armadio Bagno Deposito Guardaroba Spazio di servizio Trave Å in acciaio Elemento d’irrigidimento a croce Pilastro in tubolare in acciaio | ∂ 2009 ¥ 1/2 Inserto ampliato in italiano Sezioni scala 1:20 1 Copertina attico guaina impermeabilizzante sintetica 2 mm 2 Inverdimento copertura 100 mm substrato 70 mm strato di protezione strato drenante 25 mm materassino di protezione 5 mm guaina impermeabilizzante sintetica 2 mm strato termoisolante in EPS in pendenza 20 –355 mm rivestimento in tavole di abete rosso 40 mm reticolo di travi in profilo di acciaio HEB 500 e IPE 500 camera intermedia ermetica 195 mm /isolamento termico in fiocchi di lana minerale 300 mm guaina bituminosa 3 mm solaio: soletta in c.a. 160 mm (con tirafondi ancorati al reticolo di travi) 3 Guaina impermeabilizzante sintetica 2 mm strato termoisolante in EPS 200 mm multistrato a tre fogli in abete rosso laccato bianco (portante) 4 Fuga parete leggera/solaio 5 Fascia di rivestimento stabile alle intemperie in ferro crudo 8 mm 6 Binario tenda in acciaio inox 7 Pannello in policarbonato nervato a sei setti, traslucido 40 mm in telaio strutturale di alluminio 8 Asfalto colato. granuli di diabase levigato 20 –25 mm (sigillato con emulsione a base di cera) massetto radiante 70 mm pellicola in PE strato isolante 200 mm piastra pavimento in c.a. 250 mm 9 Pannello in compensato 15 mm stampato su entrambi i lati montanti in legno 120/60 mm strato isolante intermedio lana minerale 120 mm 10 Vetrata isolante a doppia camera 40 mm, U = 0,7 W/m²K 11 Tendaggio in tessuto di PE 12 Occhiello saldato per il fissaggio variabile della tenda Traduzioni in italiano co della casa privata d’abitazione che il padre Rudolf Olgiati ha ristrutturato negli anni ’30. Come indicano le norme tecniche svizzere, la nuova costruzione che sostituisce un’ex stalla è stata costruita esattamente con le dimensioni, la forma del tetto e le proporzioni della presistente. Decisioni radicali di progetto conferiscono all’edificio un carattere unico. La struttura lignea di copertura a doppio falda giace su una piattaforma in calcestruzzo armato. I pilastri, al centro di ogni lato della pianta, lasciano la platea in aggetto libero in corrispondenza degli angoli. Sul retro, l’edificio è separato dal declivio da un’intercapedine tramite la quale si dà accesso sul lato nord. A questo piano si collocano i due ampi uffici in corrispondenza dei timpani. L’area più interna e il piano soppalcato sono illuminati da due grandi finestre a tetto e da vuoti trapezoidali intagliati nel volume. La pianta quasi quadrata per la simmetria biassiale e il nucleo di distribuzione collocato in posizione centrale ha una struttura cruciforme. L’impianto rigoroso del layout viene interrotto dagli angoli del soppalco a taglio diagonale e dal prolungamento del nucleo al piano primo. 6 7 Sezione verticale vetrata fissa Sezione verticale porta scala 1:20 1 2 Planimetria generale scala1:2000 Piante • Sezione scala 1:400 1 2 3 4 Edificio esistente Soppalco Ingresso a livello dell’ufficio Ingresso a livello dell’area parcheggio Sezione verticale Sezione orizzontale scala 1:20 1 Pagina 46 Studio di architettura, Flims 2 3 A Flims, a 100 metri dalla “Casa Gialla”, che quasi 10 anni fa ha reso famoso Valerio Olgiati, alla fine del 2007 è stato realizzato lo studio dell’architetto. L’edificio, che si eleva rispetto al piano stradale tramite una sorta di estensione del basamento, si colloca a fian- 5 4 Lamiera di rame con aggraffature verticali guaina impermeabilizzante bituminosa incollata materassino fonoassorbente 3 mm rivestimento in tavole di abete rosso 26mm correnti 80/60 mm/ ventilazione guaina copertura continua rivestimento in tavole di abete 35 mm travetti inclinati 100/300 mm/ ermoisolamento in cellulosa pannello OSB 18 mm freno al vapore correnti 25/40 mm rivestimento in tavole di abete 26 mm Monolitico di sicurezza 10 + intercapedine 16 + stratificato di sicurezza 20 mm in telaio in acciaio e in alluminio Tavole in abete 26 mm correnti 40/40 mm ventilazione carta impermeabile al vento pannello in fibra di legno 22 mm montanti in legno 80/280 mm isolante termico cellulosa 260 mm pannello OSB 15 mm freno al vapore pannelli radianti a parete 30 mm correnti rivestimento in tavole di abete 26 mm Tavole da pavimento in abete 25 mm nastro di protezione acustica 2 mm correnti 53 mm pannello OSB 22 mm freno al vapore legno squadrato 100/140 e 100/160 disposto incrociato isolante termico cellulosa cartone copertura solaio c.a. 260 mm pigmentato nero Tavole da pavimento in abete 25 mm Tavole di abete 25 mm elemento scaldante 30 mm pannello OSB 22 mm legno squadrato 80/200 intercapedine lana minerale 100 mm correnti 28/40 mm rivestimento in tavole di abete 26 mm Vetrata soppalco stratificato di sicurezza 18 mm Rivestimento in tavole di abete 26 mm pannello in OSB 15 mm isolamento termico lana minerale 140 mm pannello OSB 15 mm rivestimento in tavole di abete 26 mm 3 4 5 6 7 8 Monolitico di sicurezza 10 + intercapedine 16 + stratificato di sicurezza 20 mm in telaio di acciaio e alluminio Lamiera di rame con aggraffature verticali guaina impermeabilizzante strato bituminoso incollato materassino fonoassorbente 3 mm rivestimento in tavole di abete rosso 26 mm correnti 80/60 mm di ventilazione, guaina copertura continua rivestimento in tavole di abete 35 mm travetti inclinati 100/300 mm strato termoisolante in cellulosa pannello OSB 18 mm freno al vapore correnti 25/40 mm rivestimento in tavole di abete 26 mm Tavole in abete 26 mm correnti 40/40 mm strato di ventilazione carta impermeabile al vento pannello in fibra di legno 22 mm montanti in legno 80/260 mm strato termoisolante cellulosa 260 mm pannello multistrato a tre fogli 42 mm freno al vapore correnti 25/40 mm rivestimento in tavole di abete 26 mm Multistrato a tre fogli 27 mm Float 10 + intercapedine 16 + float 10 mm Pavimento in tavole di abete rosso 25 mm nastro di protezione acustica 2 mm elemento scaldante 30 mm cellulosa cartone per coperture solaio in cartongesso salio in acciaio inox con pigmenti neri 260 mm Tavole di abete rosso 25 mm nastro di protezione acustica 2 mm elemento scaldante 30 mm pannello OSB 22 mm legname squadrato 80/200 mm isolante nell’intercapedine vuota 100 mm correnti 28/40 mm rivestimento in tavole diabete 26 mm Portoncino d’ingresso 11 12 Traduzioni in italiano Pagina 52 Centro residenziale, Copenhagen A partire dal 1992, Ørestad City, un’area urbana di nuova espansione fra il centro di Copenhagen e l’aeroporto, è stata oggetto di un grande sviluppo. Attualmente, è sorto un nuovo distretto urbano destinato in un futuro prossimo a diventare il fulcro della regione di Øresund. Il collegamento con treni della metropolitana driverless o ad automazione integrata è in funzione dal 2002. Il progetto “VM Bjerget”, terzo lotto a nord del “House V” e dell’ “House M” è un’insolita combinazione tra un autosilo e un complesso residenziale a terrazze. Il committente aveva espresso l’esigenza di disporre di un terreno occupato per due terzi da un autosilo e per un terzo da residenza. Invece di disporre i due fabbricati adiacenti, gli architetti scelgono la combinazione delle due tipologie. L’autosilo di 480 posti auto copre interamente la superficie coperta ammessa per quel terreno e funge da basamento per gli appartamenti. Le ampie terrazze si sovrappongono a gradoni per 10 livelli degradando verso sud per non impedire la vista panoramica. Sotto il rivestimento in tavole lignee dei parapetti si collocano contenitori per piante alla cui irrigazione provvede un sistema centrale. In contrasto con la facciata in legno, il volume dell’autosilo è rivestito in alluminio traforato a riprodurre un’immagine del monte Everest. Oltre che da una scala in acciaio, l’accesso agli appartamenti è garantito da un elevatore inclinato. Planimetria generale scala 1:8000 Piante e sezione scala 1:750 1 2 3 4 5 6 7 8 9 VM Bjerget House M House V Linea della metropolitana Autosilo Rampa Elevatore inclinato Appartamento Terrazza Sezione longitudinale scala 1:20 1 Tavole in Ipe 145/22 mm 2 Tubolare in acciaio zincato ¡ 50/30/2 mm 3 Tubolare in acciaio zincato ¡ 50/30/4 mm 4 Fioriera in plastica 5 Lamiera di zinco Inserto ampliato in italiano 2009 ¥ 1/2 ∂ 6 Guaina impermeabilizzante pannello in compensato 20 mm 7 Profilo in acciaio zincato 160 mm 8 Pannello ai silicati sospeso tinteggiato 9 Canale di raccolta per l’acqua piovana, zincato 10 Vetrata isolante serramento in legno di Jatoba 11 Copertura: prato sintetico strato autolivellante in sabbia fine 100 mm strato filtrante su elementi drenanti polistirene estruso 100 mm guaina impermeabilizzante bituminosa a due strati schiuma di vetro in pendenza 60 –100 mm guaina bituminosa a pennello soletta in c.a. 220 mm 12 Terrazza: pavimento in legno di Ipe non trattato 22 mm correnti 25/120 mm su magatelli impermeabilizzazione ignifuga polistirene estruso 100 mm guaina impermeabilizzante bituminosa a due strati schiuma di vetro in pendenza 60 –100 mm soletta in c.a. 220 mm 13 Pavimento: parquet in rovere 21 mm correnti 25/100 mm, con riscaldamento a pavimento integrato listelli 45/95 mm, su piedini lana minerale 100 mm freno al vapore soletta in c.a. 220 mm Sezione trasversale scala 1:20 1 Tavole in Ipe 145/22 mm 2 Tubolare in acciaio zincato ¡ 50/30/2 mm 3 Tubolare in acciaio zincato ¡ 50/30/4 mm 4 Canale di raccolta acqua piovana zincato 5 Prato sintetico strato autolivellante in sabbia fine 100 mm strato filtrante su elementi drenanti polistirolo estruso 100 mm guaina impermeabilizzante bituminosa a due strati schiuma di vetro in pendenza 60 –100 mm guaina bituminosa a pennello c.a. 220 mm, 6 Tavole Ipe 145/22 mm pannello ignifugo 10 mm isolamento 200 mm c.a. 200 mm tinteggiato 7 Pavimento in legno Ipe non trattato 22 mm correnti 25/120 mm su magatelli impermeabilizzazione ignifuga polistirolo estruso 100 mm guaina impermeabilizzante bituminosa a due strati schiuma di vetro in pendenza 60 –100 mm c.a. 220 mm 8 Tubolare in acciaio zincato ¡ 30/50/4 mm ogni 900 mm 9 Rivestimento in alluminio 4 mm 10 Fioriera in plastica 11 Tubolare in acciaio zincato ¡ 50/50/4 mm Pagina 58 Copertura di parcheggio sopraelevato, Linz Il giovane studio form,art di Graz, alla fine del 2006 è stato incaricato di progettare la copertura del cosìddetto Linienparkplatz 1. Per i 130 posti auto i progettisti hanno sviluppato una struttura che combina metallo a membrana: una struttura che in caso di realizzazione di un nuovo autosilo sarebbe smontabile rapidamente e a costi contenuti, per essere riassemblata in altro luogo. L’elevato grado di prefabbricazione ha ridotto i tempi di realizzazione a sole 4 settimane. La struttura primaria è composta di un reticolo in acciaio con 15 campate longitudinali ognuna delle quali misura 11 ≈ 18 metri. Lo scheletro è stato per lo più montato a pavimento e portato alla quota esatta con l’ausilio di un’autogru. Ogni campata delimitata da un telaio metallico è stata sospesa ad un pilastro tramite 6 aste tese e 6 aste compresse. Dopo il fissaggio della membrana alla struttura in acciaio tramite guide, gli elementi conici sono stati pretensionati tramite un anello in acciaio con controventature. La pelle di copertura è una membrana in PVC rinforzata con rete di poliestere, che garantisce un fattore di trasmissione luminosa al 10% e di trasmissione dei raggi solari al 7%. La membrana crea una buona luminosità all’interno del parcheggio, pur impedendo il surriscaldamento delle auto dovuto ai raggi solari incidenti. In notturno, le proprietà riflettenti della membrana trasformano l’architettura in una scultura luminosa. Ad ogni pilastro corrispondono quattro corpi illuminanti a pavimento la cui luce viene diffusa uniformemente nello spazio. Planimetria generale scala 1:5000 Sezioni e vista dall’alto scala 1:500 1 2 3 4 5 Trave perimetrale Trave di campata Sospensione Montante Membrana stirata ad imbuto Sezioni copertura e punto di appoggio scala 1:20 1 Trave perimetrale in profilo di acciaio saldato/zincato 300/15 mm + 260/8 mm + 600/15 mm 2 Piatto di ancoraggio in acciaio 25 mm 3 Tirante in acciaio zincato Ø 36 mm ∂ 2009 ¥ 1/2 Inserto ampliato in italiano 4 Morsetto di ancoraggio in acciaio saldato/zincato doppio piatto in acciaio 15 mm 5 Piastra di copertura in lamiera di acciaio Ø 460/6 mm 6 Montante in tubolare di acciaio zincato Ø 406/10 mm 7 Puntone in tubolare d’acciaio Ø 219/6 mm 8 Puntone in tubolare d’acciaio Ø 168/6 mm 9 Trave in profilo d’acciaio HEA 300 10 Listello in profilato di alluminio strato di separazione in gomma vite a testa svasata M12 11 Membrana in rete di poliestere rivestimento in PVC (protezione UV) e in PVDF (autopulente) 12 Profilo di serraggio piatto in acciaio 200/60/5 mm 13 Anello di pretenzionamento, profilo in acciaio saldato curvato 14 Asta filettata M 16 15 Mensola in acciaio saldata 16 Lamiera in acciaio 5 mm, con pellicola bianca di copertura, incollata 17 Cinghie termiche 18 impermeabilizzazione in resina sintetica su calcestruzzo in pendenza 19 Tubo drenante DN 150 20 Trave saldata al montante, in acciaio Ø 650/40 mm lamiera per la regolazione in altezza piastra di ancoraggio in acciaio Ø 650/30 mm con 8 tirafondi M30 piastra in acciaio Ø 700/30 mm fondazione in calcestruzzo armato 21 Corpo illuminante ad incasso a pavimento 150 W Pagina 62 Centro, Corpataux-Magnedens Traduzioni in italiano tura realizzato in lastre a posa regolare. Nel tempo, uno strato di muschio rivestirà la copertura mentre una patina naturale avvolgerà le facciate. Il tufo è un materiale poroso che impedisce la formazione di fenomeni di umidità di risalita, un materiale ideale che da tempo viene utilizzato in questi luoghi per fondamenta e basamenti. L’ampia finestra sul retro del palcoscenico e dietro le quinte può essere aperta completamente consentendo la formazione di un palcoscenico estivo con un pubblico seduto all’aperto. Sul lato opposto alla sala per le manifestazioni si collocano gli spazi conferenza, segreteria, foyer e reception. Il concetto cromatico seguito e le atmosfere degli spazi si differenziano intensamente: pareti in calcestruzzo tinteggiate bianche e in cartongesso, pannellature lignee e terrazzo nel foyer e negli uffici; rivestimenti scuri in lamelle di legno e parquet in rovere per la sala. Anche il concetto d’illuminazione è differenziato per aree: grandi bolle per l’ingresso, tubi al neon in nicchie protette da lamelle nella sala per le manifestazioni. Nell’interrato oltre ai servizi trova posto un bunker antiaereo come previsto dalle norme vigenti in Svizzera. Planimetria generale scala 1:5000 Sezioni e pianta scala 1:400 1 2 3 4 5 6 7 Riunione Segreteria Foyer Reception Quinte Palcoscenico Sala Sezione scala 1:20 Per semplificare il sistema amministrativo, due piccole località del Cantone di Friburgo nella Svizzera tedesca sono state unificate e per questo si richiedeva la realizzazione di un centro comunitario. Per la progettazione è stato indetto un concorso. Il nuovo corpo di fabbrica doveva integrarsi nell’intorno rispettando per forma e materiale le tradizioni locali. Come tutti gli edifici pubblici (chiesa, scuola, trattoria locale) l’orientamento conferito al corpo di fabbrica dagli architetti prevede che il timpano si disponga perpendicolarmente alla strada; di fronte all’ingresso, la nuova piazza del paese con un albero al centro. La copertura a falde con il camino richiama il linguaggio formale delle case coloniche regionali. L’involucro esterno completamente in tufo mette in risalto, invece, il carattere peculiare dell’architettura. La facciata è composta di lastre in pietra di tre differenti lunghezze posate accostate senza soluzione di continuità con il manto di coper- 1 Lastre in tufo, posate accostate incollate 60 mm parete in c.a. 250 mm strato termoisolante in polistirene estruso 160 mm strato di impermeabilizzazione 2 Elemento di rivestimento sospeso: lamelle in rovere 50 mm pannello di particelle di legno tinteggiato nero 13 mm montanti in legno 70 mm correnti intermedi 50/50 mm 3 Vetrata isolante incollata monolitico di sicurezza 8 mm + intercapedine18 mm + stratificato di sicurezza 6 mm serramento in legno-alluminio 4 Parquet in rovere oliato 15 mm pannello di particelle 22 mm materassino fonoassorbente 5 mm sottofondo a secco 50 mm strato di separazione soletta in c.a. 400 mm 5 Telaio in elementi prefabbricati di calcestruzzo 80 mm fissaggio al n.6 tramite guida 6 Profilo in acciaio 250/250/8 mm 7 Anta di estrazione dell’aria viziata in vetrazione isolante stratificata di sicurezza con pellicola nera incollata 13 8 Trave di colmo: profilo in acciaio HEA 1000 mm 9 Lastra in tufo 50 mm lamiera grecata 60 mm strato termoisolante in polistirene estruso 160 mm strato di impermeabilizzazione solaio composito in calcestruzzo 100 mm su lamiera profilata 51 mm profilo in acciaio IPE 300 10 Terrazzo 15 mm massetto radiante 85 mm strato di separazione strato termoisolante 40 mm Pagina 67 Centro visitatori, abbazia di Anglesey Nei pressi di Cambridge, l’Anglesey Abbey House and Gardens, teatro di varie vicissitudini che vedono la struttura protagonista della storia dalla fondazione avvenuta nel 1236, è nota per la preziosa testimonianza architettonica dei giardini all’inglese. Il nuovo centro visitatori si estende su una superficie di 1120 metri quadri dove si integrano diverse funzioni. Per garantire un delicato inserimento paesaggistico dell’edificio, che con la sua collocazione si pone a schermo dell’estensione del parco, gli architetti escogitano una soluzione visiva: un percorso fiancheggiato da alberi giunge ad un volume d’ingresso vetrato con copertura piana, fiancheggiata da alcuni volumi a timpano in legno, due da una parte e tre dell’altra. I cinque tetti a falda stirano la pianta longitudinalmente variando solo in lunghezza. Il sistema portante, che utilizza telai in acciaio rivestiti di legno, crea una struttura caratterizzata da una modularità che talvolta è percepita anche in pianta: una reminiscenza del formalismo dell’Anglesey Garden. La lamiera ondulata in alluminio usata per il tetto, lo sporto in aggetto e i brise-soleil in legno di cedro, mitigano l’aspetto massivo del corpo di fabbrica contribuendo a trasmettere al visitatore un’atmosfera lieve ed aperta. Sezione ∙ pianta scala 1:400 1 2 3 4 5 6 7 8 9 Hall d’ingresso Biglietteria Ristorante Area di servizio Lavaggio Cucina Cella frigorifera Ufficio Deposito 14 Traduzioni in italiano 10 Sala eventi 11 Negozio 12 Sala conferenza Sezione orizzontale facciata ovest Sezione orizzontale facciata est Sezione verticale sul risalto di gronda scala 1:20 1 Lamiera ondulata in alluminio 0,9 mm distanziatore in profilo di alluminio membrana a poro aperto rivestimento in compensato stabile alle intemperie 19 mm profilo a Z 202 mm in acciaio strato intermedio termoisolante in lana minerale 100 + 100 mm barriera al vapore correnti 72/47 mm isolante acustico 25 mm pannello acustico cartongesso 12,5 mm 2 Profilo Å in acciaio 203/203/71 mm 3 Correnti in cedro rosso non trattato in telaio di acciaio ∑ 50/75 mm 4 Vetrata isolante in telaio di alluminio 5 Pilastro in acciaio termoisolato Å 153/153/37 mm 6 Profilo in acciaio fi 125/65/7 mm 7 Rivestimento in tavole di legno di cedro non trattato 19 mm correnti in legno 44/75 mm pannello in fibre morbide di legno impermeabilizzate con bitume 22 mm montanti in legno122/47 mm strato termoisolante intermedio lana minerale a doppio strato 120 mm barriera al vapore montante in legno 110/47 mm lastra in cartongesso 12,5 mm 8 Profilato cavo ¡ 150/100/5 mm 9 Rivestimento verticale in legno di cedro non trattato 32 mm 10 Pilastro in acciaio Ø 139/10 mm 11 Rete parainsetti 12 Elemento di ventilazione pannello in MDF 12 mm strato termoisolante 25 mm profilo in legno massello 44 mm in telaio profilato di MDF 38 mm Sezione verticale finestra copertura piana Sezione verticale ristorante scala 1:20 1 Copertura: lamiera ondulata in alluminio 0,9 mm profilati in alluminio membrana a poro aperto rivestimento in compensato stabile alle intemperie19 mm profilo a Z in acciaio 202 mm strato termoisolante intermedio lana minerale 100+100 mm barriera al vapore correnti 72/47 mm strato fonoisolante intermedio 25 mm lastra acustica in cartongesso 12,5 mm 2 Finestra copertura piana: vetrata isolante in serramento di alluminio 3 Correnti bianchi 44/19 mm su telaio bianco 22/32 mm 4 Profilo Å in acciaio 203/203/71 mm 5 Lastra in cartongesso 12,5 mm pannello in compensato 12 mm 6 Cartongesso curvato, rinforzato in fibra di vetro 2≈ 6 mm 7 Canale in alluminio 3 mm 8 Pannello in compensato di betulla impiallacciato e pigmentato bianco 12 mm 9 Tubo fluorescente Inserto ampliato in italiano 2009 ¥ 1/2 ∂ 10 Elemento scorrevole, lamelle in legno di cedro rosso non trattato 11 Porta scorrevole in alluminio vetrazione isolante 12 Piastrelle in ceramica 300/600/9 mm massetto 95 mm foglio di separazione 50 mm strato termoisolante guaina impermeabilizzante parete a due strati in blocchi di cemento 100 mm elemento intermedio, prefabbricato in calcestruzzo 225 mm 13 Trave in profilo Å di acciaio 152/89/16 mm 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 Centro servizi Ristorante aziendale Centro vendite e servizi Passaggio interrato Ingresso Ristorante/auditorio Distribuzione pasti Cucina Deposito Consegne Caffetteria/galleria Terrazza Impianti tecnici Centrale riscaldamento Sezione scala 1:20 Pagina 72 Mensa aziendale, Ditzingen Il comparto aziendale della Trumpf negli ultimi dieci anni è stato costantemente ampliato e ristrutturato. A seguito della realizzazione di vari fabbricati per la produzione e per gli uffici, è sorta una mensa aziendale per 2000 dipendenti. 700 persone possono sedersi contemporaneamente a tavola nell’ampio spazio utilizzabile anche per eventi. Il volume del corpo di fabbrica necessariamente di grandi dimensioni è integrato nell’intero complesso: gli spazi accessori sono collocati al piano interrato mentre il livello principale del ristorante sprofonda nel terreno ad una quota inferiore di quattro metri. La disposizione delle quote consente di avere un accesso diretto dal tunnel di collegamento che connette tutti gli edifici aziendali. L’elemento più peculiare è senz’altro il tetto dotato di una struttura lignea multicellulare che conferisce allo spazio interno una piacevole profondità e dimensione. Nel concetto d’illuminazione si alternano chiari e scuri: in alcuni casi le celle del soffitto si aprono attraverso la superficie di copertura creando lucernari, in altri contengono gli elementi dell’impianto di illuminazione artificiale. Le rimanenti celle sono irrigidite da elementi lignei traforati che assumono tra l’altro funzioni acustiche. La struttura in legno è supportata da profili cavi in acciaio che appoggiano su nove fasci di pilastri. Planimetria generale scala 1:6000 Sezioni ∙ Piante scala 1:1000 1 Produzione/sviluppo 2 Ingresso principale comparto aziendale 1 Frammenti e pietrisco di basalto materassino drenante 10 mm impermeabilizzazione tetto isolante termico lana minerale 160 mm guaina bituminosa a due strati, saldata pannello OSB 25 mm vano tecnico per impianti 80 mm pannello OSB 15 mm struttura in massello di legno 80/93 mm multistrato a tre fogli 27 mm 2 Trave in acciaio profilo cavo tridimensionale 300/800–1500 mm 3 Riflettore in alluminio a specchio 4 Cassaforma per corpo illuminante estraibile 5 Lamiera a nido d’ape in alluminio 50 mm 6 Profilo in alluminio 80/30/3 mm 7 Trave in lamellare di abete rosso 100 mm 8 Multistrato traforato 27 mm membrana acustica lana minerale 50 mm 9 Elemento a fisarmonica 10 Vetrata isolante in monolitico di sicurezza 12 mm + intercapedine 20 mm + monolitico di sicurezza 12 mm 11 Montanti facciata profilo} in acciaio 80/250–350 mm 12 Rivestimento poliuretanico 3 mm massetto in solfato di calcio 110 mm strato isolante in materiale estruso PS 40 mm solaio in c.a. impermeabile 260 mm Sezioni scala 1:20 1 Vetrata isolante monolitico di sicurezza 10 mm + intercapedine 16 mm + stratificato di sicurezza 16 mm, Ug = 1,1 W/m2K, inclinazione 8,3 % 2 Profilo anulare in acciaio | 60/60 mm 3 Copertura in lamiera di alluminio 3 mm 4 Trave doppia in lamellare di abete rosso 100 mm connessa tramite fazzoletti e bulloni, fuga 30 mm 5 Costruzione tetto pg.74 6 Bulloni saldati su trave in acciaio 7 Trave in lamellare di abete rosso 100 mm 8 Fazzoletti in lamiera saldati alla trave in acciaio 9 Trave in acciaio profilo tridimensionale cavo laccato bianco 300/800 –1500 mm 10 Listello in abete rosso 30 mm fissato tramite angolare alla trave in lamellare ∂ 2009 ¥ 1/2 Inserto ampliato in italiano Traduzioni in italiano 15 Tecnologia Pagina 78 Mensa aziendale, Ditzingen: struttura di copertura Lukas Weder, Wolfgang Muell Già nella fase di studio del progetto per il nuovo ristoro aziendale si inizia a parlare di un tetto di grande estensione come elemento peculiare dello spazio centrale ad uso pubblico. La forma poligonale della copertura si richiama a strutture presenti in natura come quelle delle foglie, delle spugne, degli alveari e di diversi sistemi cellulari analizzati in fase di progetto. In principio, la struttura che sembrava più seducente era quella della spugna, successivamente l’attenzione e la ricerca condotta dal team di progetto affiancato da Werner Sobek, si è rivolta a sistemi ispirati al mondo vegetale delle foglie. La scelta è ricaduta sull’uso di strutture in acciaio e legno in grado di combinare i vantaggi dei due materiali: orizzontalmente la struttura architettonica presenta una certa somiglianza con quella fogliare; verticalmente, invece, il principio della profondità tridimensionale tratto dalle spugne prende forma nel diverso spessore della struttura multicellulare. Mentre il progetto si sviluppava, diventava sempre più chiaro che il corpo di fabbrica doveva immergersi parzialmente nel terreno e la quota della sala principale della mensa doveva mantenersi allo stesso livello dei tunnel di connessione degli edifici del campus. Solo così sarebbe stato possibile collocare nascosti gli ampi spazi funzionali necessari per una mensa di tali dimensioni. Struttura in acciaio La struttura multicellulare del tetto è realizzata con un sistema composito legno/acciaio. In confronto ad una struttura lignea, questo metodo permette una campata di maggiori dimensioni. La struttura primaria in travi d’acciaio si dispone su 9 fasci di pilastri che dividono la superficie pentagonale del tetto in nove triangoli, in ognuno dei quali si inserisce la struttura secondaria di travi lamellari a nido d’ape. Le travi in acciaio sono saldate tra di loro prima di arrivare in cantiere dove vengono sollevate ad altezza stabilita tramite l’uso di ponteggi. Per una questione di deformazione causata dal peso proprio del tetto, la struttura è stata fabbricata mantenendo una lieve curvatura in modo che gli elementi strutturali potessero prendere la forma esatta solo nel momento in cui erano completamente caricati. Il comportamento è stato simulato durante la costruzione sospendendo dei pesi ai profili tridimensionali (carico complessivo di 140 tonnellate) in modo che la parte in legno potesse essere montata senza che interferissero altri carichi. Per l’azienda di produzione degli elementi in ferro, il taglio a geometria multipla delle travi in acciaio ha rappresentato una vera sfida. L’intersezione di 6 travi ha determinato snodi saldati particolarmente complessi e sollecitati. Anche questi giunti sono stati realizzati in laboratorio. Nell’ultima fase di montaggio, dopo aver saldato ogni trave lunga fino a 40 metri, i nove fasci di pilastri inclinati sono stati adattati. Struttura in legno Dal punto di vista statico, la struttura lignea è un reticolo composto di travi singole a connessione rigida. La cella o alveolo è composta di sezioni lamellari a due strati spesse 10 cm che formano elementi scatolari a tre diverse altezze (90, 120, 150 cm) che vanno ad innestarsi sulla bisettrice degli snodi. La trasmissione dei carichi avviene in corrispondenza degli snodi tramite due elementi a stella in acciaio fissati alla struttura lignea con bulloni e fazzoletti. La connessione delle celle alveolari alle travi in acciaio segue lo stesso principio della connessione rigida realizzata in questo caso tramite saldatura. La profondità degli elementi scatolari è indipendente dal diagramma dei momenti ma è stata definita in base a considerazioni estetiche. La realizzazione degli snodi è stata laboriosa dal punto di vista tecnico in quanto si è trattato di un punto ad elevata sollecitazione di carico e per il fatto che minime erano le tolleranze consentite in fase di montaggio. La dimensione degli elementi scatolari è stata incrementata per limitare il numero degli snodi e di conseguenza i costi. In totale, sono state prodotte 295 celle alveolari con snodi in numero compreso fra due a quattro. Progettazione ed produzione Per ottimizzare il processo di assemblaggio è stato prodotto un modello in scala 1:1 di tre celle alveolari assegnando particolare attenzione agli snodi al fine di ottimizzare il sistema strutturale. Da un lato, è stato possibile minimizzare le deformazioni del lamellare, dall’altro, è stato possibile ridurre considerevolmente il gioco dei bulloni. La complessità geometrica, la varietà delle celle alveolari e l’inclinazione delle superfici della copertura oltre alla progettazione della struttura di copertura sono state realizzate con l’ausilio di software tridimensionali e di tecnologie CNC. Per il progettista una produzione a controllo numerico ha permesso da un lato un accesso diretto alla logica di produzione e alla programmazione meccanica, dall’altro, i disegni tecnici di montaggio e l’elenco dei componenti sono stati generati automaticamente. Acustica e illuminazione Il committente richiedeva elevati requisiti acustici dato che nel locale mensa utilizzato in precedenza il rumore di fondo che accompagnava solitamente il rituale dei pasti (conversazioni simultanee di numerose persone, il rumore delle stoviglie, ecc.) era intollerabile. Nel nuovo fabbricato, la presenza di pareti laterali completamente in vetro e pavimenti ad elevato grado di riverberazione, ha stabilito la necessità di avere un coefficiente di assorbimento acustico non superiore a 0.75. I requisiti acustici sono stati ottenuti praticando fori nella parte inferiore delle doge di legno e integrando un sistema fonoassorbente. Gli esperimenti effettuati dal Fraunhofer Institut hanno dimostrato un coefficiente di 0.8. Il progetto richiedeva un massimo utilizzo della luce solare pur evitando fenomeni di abbagliamento contrastati da vetrate a controllo solare. Le celle alveolari luminose sono state studiate in cooperazione con il laboratorio di illuminotecnica Bartenbach e includono un sistema di illuminazione indiretta per garantire un graduale passaggio tra giorno e notte. Le parti in alluminio riflettente derivano dal campo areonautico. In occasioni particolari si possono aggiungere luci direzionali tipo spot con giunti cardanici per conferire puntualmente particolare risalto alla struttura. Posa Dopo aver montato le celle alveolari, si è proceduto alla posa in ogni elemento del sistema elettrico e del sistema di ventilazione. Dato che la copertura del ristoro è visibile dai molti uffici vicini, si è cercato di mante- 16 Traduzioni in italiano Inserto ampliato in italiano 2009 ¥ 1/2 ∂ nere la “quinta facciata” libera da impianti. Gli unici elementi visibili nella struttura multicellulare sono i lucernari, evacuatori di fumo o estrattori di aria viziata. citazione delle travi è maggiore, l’altezza strutturale è stata adeguata all’andamento dei momenti. L’altezza della trave cresce fino ad un metro e il tubolare di sezione tonda si allarga aggiungendo elementi in lamiera. I pannelli di assorbimento acustico previsti in ingresso sono disposti lateralmente lungo le passerelle e trattenuti orizzontalmente tramite tubolari in alluminio. Il materiale assorbente dei pannelli in tessuto a rete grigio è stato ricavato riciclando jeans. La realizzazione della copertura del ristoro di Ditzingen apre nuove prospettive e dimostra che oggi giorno è possibile realizzare strutture che un tempo sembravano irrealizzabili sotto l’aspetto tecnico, temporale ed economico. 1 Schizzi preparatori 2 Modello di studio per la struttura del tetto 3 Struttura copertura, scala 1:1000 a Struttura portante primaria composta di travi b Struttura portante secondaria in lamellare c cella lucernario d cella con sistema di illuminazione artificiale e cella con pannelli in legno acustici traforati 4 Disegno CAD della struttura multicellulare 5 Disegno CAD della struttura multicellulare 6 Modello 1:1 7 Snodo della struttura multicellulare 8 Sezione orizzontale snodo scala 1:20 aTrave cella in lamellare di abete rosso trattato con vernice trasparente 100 mm b Piastra in acciaio 280/66/8 mm cSnodo in acciaio: piatti in acciaio saldati 15 mm d Lamiera inchiodata 354/114/2 mm e Asta mediana 25 mm f Giunto 2– 6 mm g Giunto 30 mm h Bullone 24 mm 9 Processo di costruzione 10 Connettori per la struttura multicellulare 11 Montaggio della struttura portante primaria Pagina 84 La struttura di copertura del Kogod Courtyard dell’istituto Smithsonian a ­Washington D.C. L’ex edificio dell’Ufficio brevetti di Washington D.C. ospita attualmente l’American Art Museum e il National Portrait Gallery della Smithsonian Institution. Prima, il cortile interno del complesso classicista poteva essere utilizzato solo in primavera e in autunno. Oggi, il guscio reticolare di copertura progettato da Foster e Partner si distende sopra la corte aperta con tre cupole fluide che riflettono l’articolazione originaria dell’edificio. Con il sole, la struttura di copertura proietta ombre sulle pareti e sul pavimento. Con il paesaggio ricreato da Katryn Gustafson, la corte è diventato uno dei punti di incontro più amati a Washington, e non soltanto per i visitatori del museo. Dalla riapertura nell’autunno 2007, il cortile coperto del museo può essere utilizzato durante tutto l’anno per manifestazioni e concerti. Lo spazio presenta requisiti acustici e climatici particolarmente elevati. Dato che le superfici lapidee degli edifici non erano fonoassorbenti, è stato necessario che la struttura di copertura avesse un effetto insonorizzante: per questo anche i profili in acciaio sono stati isolati acusticamente. Copertura con elementi in vetro piano Le vetrate a controllo solare e un giunto continuo per l’estrazione dell’aria lungo il perimetro di copertura proteggono dal surriscaldamento estivo. La struttura di copertura con superficie di 30x84 metri poggia completamente su otto pilastri disposti lungo il perimetro e non interferisce con la struttura storica. Esternamente, la nuova copertura scivola sull’esistente, ma la cucitura perimetrale non si vede dall’interno della corte. La complessità geometrica e la tolleranza limitata della struttura di copertura di circa 800 tonnellate, progettata e realizzata da Josef Gartner GmbH nella cittadina bavarese di Gundelfingen, ha rappresentato una sfida eccezionale. Struttura del guscio reticolare La superficie di copertura è formata da un guscio reticolare realizzato in travi di acciaio saldate di 555 mm di altezza. Uno speciale sistema in elementi di vetro realizzati su misura con telai di alluminio consente una struttura a doppia curva con lastre piane rettangolari che dal basso offrono maggior trasparenza rispetto ad un formato triangolare. Circa 120 telai in acciaio, preformati uno ad uno, costituiscono i componenti del guscio reticolare e di conseguenza la struttura primaria. I componenti sono stati prefabbricati e numerati a Grundelfingen in modo tale da verificate con sicurezza la loro posizione nel reticolato. Una trave scatolare, non visibile dalla corte, fluttuante sopra la copertura esistente costituisce l’elemento di chiusura perimetrale del guscio. Il giunto di ventilazione consente una certa deformazione dovuta alle variazioni di temperatura (fino a 320 mm interno/esterno, 155 sotto e 50 sopra). Montaggio delle travi ad intradosso sottile L’intero guscio reticolare è composto di 1700 travi in acciaio realizzate singolarmente per adattarsi ad ogni posizione. La sezione trasversale tipo di una trave è composta di un piatto in acciaio (corrente superiore) e di due barre in acciaio a nervatura d’irrigidimento e un tubolare di sezione tonda (corrente inferiore). In corrispondenza dei pilastri, dove la solle- Sulla cinghia superiore della struttura primaria si dispongono canaline di scolo in alluminio fissate ai distanziatori in officina. Il profilo ad fi funge da elemento di appoggio per il telaio in alluminio delle 860 lastre rettangolari in vetro di dimensioni leggermente diverse le une dalle altre. Le lastre e l’elemento telaio di 2x 2 metri di dimensione e 200 kg di peso sono prefabbricate. In altri termini, l’incremento d’altezza del profilo compensa le differenze geometriche tra lastra piana e canalina curva tridimensionale. Le nervature in alluminio, che sporgono dall’intradosso del telaio nella canalina, consentono una certa tolleranza in questa zona del cortile non a vista. Le canaline in alluminio raccolgono anche l’acqua di condensa che si potrebbe formare nella parte inferiore dell’elemento in vetro. Inoltre, hanno la funzione di secondo piano drenante: nel caso in cui l’impermeabilizzazione in silicone tra l’elemento in vetro non funzionasse perfettamente, le canaline raccolgono l’acqua che penetra convogliandola nei tubi di drenaggio dei montanti strutturali. Tutte le lastre delle vetrate isolanti/termoisolanti sono in vetro chiaro povero di ossidi di ferro, tali da minimizzare le alterazioni cromatiche dovute alla luce naturale incidente. Le lastre esterne sono serigrafate con puntinatura bianca che ammorbidisce la diffusione luminosa riducendo contemporaneamente l’apporto termico. I distanziatori in acciaio inox a taglio termico sono meno soggetti alla formazione di fenomeni condensativi e separano la lastra di vetro monolitico di sicurezza esterno dalla lastra in vetro temperato interna. Struttura portante con otto snelli pilastri Il progetto prevedeva che la copertura fosse separata staticamente dall’esistente: otto pilastri in acciaio disposti in corrispondenza della depressione più profonda del guscio reticolare assorbono l’intero carico della copertura, convogliandolo in una palificata profonda. L’allineamento diagonale del reticolo della copertura a doppia curvatura contribuisce a dirigere i carichi sulle teste dei pilastri. Per ridurre i carichi orizzontali incidenti sui pilastri, aste tiranti di sezione tonda connettono i pilastri lungo i punti di maggior depressione al perimetro delle “tre cupole”. I ∂ 2009 ¥ 1/2 Inserto ampliato in italiano pilastri rivestiti in alluminio sono in tubolare di acciaio di 850 mm di diametro con uno spessore delle pareti del tubo di 50 mm. Ogni tubo è lungo 20 metri. La copertura è connessa ai pilastri tramite speciali teste prodotte tramite fusione di 4,5 tonnellate ciascuna. La copertura è drenata tramite tubi di scolo inseriti nei pilastri. Progetto in 3D per la realizzazione Gli architetti dello studio Foster & Partner hanno sviluppato la geometria della copertura tramite un software tridimensionale, successivamente verificata nei requisiti statici dallo studio Happold. Gartner-Ingenieure hanno rielaborato la struttura di copertura con i particolari a volte di precisione millimetrica dai quali è stato sviluppato ogni componente, poi fabbricato a Gundelfingen. Requisiti speciali nella fabbricazione, logistica e montaggio Gli assi delle travi si collocano in ogni punto perpendicolarmente alla superficie della struttura della copertura. Il reticolo di travi segue la superficie a forma libera del tetto: ogni trave è ruotata intorno al proprio asse fino a 8°. La rotazione delle travi è stata realizzata tramite un dispositivo appositamente prodotto. Ogni elemento portante viene fissato tramite punti di saldatura, e successivamente una volta saldato viene ruotato come previsto, infine definitivamente saldato nello stato di rotazione. Le sezioni trasversali cave rigide a torsione assumono la propria forma e possono essere rielaborate come telaio. Per ottenere la geometria dei telai, ogni trave è stata costruita secondo una matrice. La posizione poi di ogni trave viene definita da due centine in lamiera portanti. Dopo aver appoggiato ogni trave di ogni telaio alla sagoma corrispondente, si procede a saldare gli innesti delle travi. Dato che le parti in acciaio si riti- Traduzioni in italiano rano a causa dell’apporto di calore dovuto all’operazione di saldatura, il lavoro richiede manualità ed esperienza. La possibilità che si verifichi un’esposizione uniforme al calore su tutti i lati e un allineamento, assicura l’esatta geometria di ogni telaio. Dopo la saldatura i punti vengono rettificati e infine ogni telaio sabbiato e verniciato. Nel trasporto, le limitazioni dimensionali hanno imposto di trasportare al massimo due telai con un’unità di trasporto lunga 12 metri e larga 4,5 metri. Per il montaggio della struttura di acciaio è stato costruito appositamente un ponteggio usato come piattaforma di lavoro e di appoggio dei componenti parziali. Ogni telaio aveva almeno tre punti di appoggio regolabili. Con una gru a torre ogni elemento è stato sollevato seguendo coordinate definite sul modello tridimensionale in maniera precisa, fissate ai punti di appoggio e infine saldati all’elemento a telaio adiacente. Al montaggio della struttura è seguito quello dei vetri, collocati su profili ad U e fissati a bullone. Infine, le lastre di vetro sono state sigillate tra di loro. Il progetto consentiva solo tolleranze minime. Durante la fase di costruzione si è dovuto procedere a verificare regolarmente la posizione esatta degli elementi per assicurarsi che la struttura non slittasse. 1 S ezione attraverso il “Donald W.Reynolds Center for American Art and Portraiture” scala 1:1250 Elemento perimetrale della copertura sezione scala 1:20 1 Manto di copertura (esistente) 2 Lamiera in alluminio strato isolante in lana minerale 3 Strato fonoisolante 125 mm 4 Fuga di ventilazione/estrazione 5 Trave perimetrale in lamiera d’acciaio saldata 800/400/2 mm 6 Fuga di silicone 7 Telaio in alluminio elemento in vetro profilo ad incremento crescente in relazione alla posizione 8 Vetrata termoisolante in vetro chiaro monolitico di sicurezza con puntinatura bianca serigrafata 10 mm+ intercapedine 16 mm + stratificato temperato di sicurezza 13 mm 9 Canale di raccolta dell’acqua piovana in profilo ad fi 125/50 mm 10 Trave guscio reticolare 555 mm corrente superiore in piatto d’acciaio 180/25 mm nervatuta in piatto d’acciaio 430/10 mm corrente inferiore Ø 101,6/12,5 mm 11 Pannello fonoisolante in jeans riciclato 12 Rivestimento acustico tubolari in alluminio Ø 15 mm 13 Tubo di drenaggio Ø 125 mm 14 Tirante: tubolare in acciaio Ø 139,7 mm 15 Testa pilastro in fusione d’acciaio ∂ - Inserto in italiano Zeitschrift für Architektur Rivista di Architettura 49° Serie 2008 · 1/2 Coperture L’Impressum completo contenete i recapiti per la distribuzione, gli abbonamenti e le inserzioni pubblicitarie è contenuto nella rivista principale a pag. 139 Redazione Inserto in italiano: Frank Kaltenbach George Frazzica ­Rossella Mombelli Monica Rossi e-mail: [email protected] telefono: 0049/(0)89/381620-0 Traduzioni: Rossella Mombelli Partner italiano e commerciale: Reed Businness Information V.le G. Richard 1/a 20143 Milano, Italia [email protected] [email protected] Fonti delle illustrazioni: pag. 2: Duccio Malagamba, Barcellona pag. 4–5: David Vicario, Torino pag. 7: Katsuhisa Kida, Tokyo pag. 8: Rob ’t Hart, Rotterdam pag. 10 sinistra: Fernando Guerra, Lisbona pag. 10 destra: Stefan Zensmaier, A-Kuchl pag. 11 sinistra: Archivio Olgiatti, Flims pag. 12 sinistra: Jans Lindhe, Copenhagen pag. 13 sinistra: Thomas Jantscher, CH-Colombier pag. 14: Christian Richters, Münster pag. 15: David Franck, Ostfildern pag. 16: W olfgang Rudolph/Josef Gartner GmbH, Gundelfingen pag.17: Chuck Choi Architectural Photography, Brooklyn Piano editoriale anno 2009: ∂ 2009 1/2 Coperture ∂ 2009 3Conzept: Sale multifunzionali ∂ 2009 4 Edifici a basso costo ∂ 2009 5Materiali + superfici ∂ 2009 6Collegamenti (scale, ­rampe, ingressi) ∂ 2009 7/8 Vetro ∂ 2009 9Conzept: Ricerca e didattica ∂ 2009 10 Muratura ∂ 2009 11Ristrutturazioni, rifunzionalizzazioni ∂ 2009 12 Tema particolare 17 • Luce – naturale e artificiale Materia luce • Intonaci – stucchi e pitture Le facciate intonacate e poi -pittura, tinta o rivestimento? •T rasparenze – vetri plastiche e metalli Materiali trasparenti, traslucidi, perforati Lo stato dell’arte dei materiali da costruzione diafani Il materiale traslucido offre al progettista un’ampia libertà creativa, impensabile con il vetro, che consente un rapporto sensoriale con la luce e stimola l’avvincente alternanza di interni ed esterni. Attraverso l’impiego di nuovi vetri speciali, lastre di materiale sintetico, membrane e metalli perforati è possibile ottenere una nuova interpretazione delle atmosfere create dagli antichi finestroni colorati delle chiese, dalle sottili lastre di alabastro e dai riquadri di carta intelaiata dei tempi passati. Frank Kaltenbach, 2003 108 pagine con numerose ­illustrazioni e fotografie. Formato 21× 29,7 cm Gli intonaci, le tinteggiature e i rivestimenti determinano l’aspetto delle superfici, creano effetti spaziali, giocano con la luce. Il loro impiego è determinante per la caratterizzazione formale dell’edificio e per la qualità dello strato protettivo. Il nuovo volume di DETAIL Praxis “Intonaci, colori, rivestimenti” presenta convincenti soluzioni, sia tradizionali che innovative. Gli autori descrivono e definiscono i fondamenti della materia, indicano gli aspetti problematici e offrono utili suggerimenti per la pratica dell’edilizia. Utilizzando i particolari di due costruzioni esemplari, gli esperti documentano in scala 1:10 la realizzazione di tutti i giunti più importanti di un edificio. Alexander Reichel, Anette Hochberg, Christine Köpke 2004. 112 pagine con numerose ­illustrazioni e fotografie. Formato 21×29,7 cm La luce, più di qualsiasi altro materiale, determina gli effetti volumetrici dello spazio, crea l’atmosfera e mette in scena l’architettura. Negli spazi ben illuminati ci sentiamo bene e siamo produttivi; la luce migliora la salute. Inoltre, un’accurata progettazione illuminotecnica in grado di coordinare le fonti naturali diurne con quelle artificiali conduce invariabilmente a grandi risparmi energetici, soprattutto negli ambienti destinati ad ospitare uffici. Il nuovo volume della collana DETAIL Praxis approfondisce i fondamenti della progettazione illuminotecnica sia nel campo della luce diurna che artificiale avvalendosi del contributo dei migliori specialisti in questo campo. Accanto alle semplici regole di buona progettazione che coinvolgono il disegno planimetrico, l’orientamento dell’edificio e l’articolazione della facciata, il manuale offre un’ampia visione d’insieme dei più attuali sistemi d’illuminazione naturale e artificiale, valutandone l’efficacia nel contesto di alcuni progetti esemplari. Ulrike Brandi Licht, 2005 102 pagine con numerose ­illustrazioni e fotografie. Formato 21×29,7 cm Buono d’ordine Fax +49 (0)89 398670 · [email protected] · www.detail.de/italiano · Tel. +49 (0)89 3816 20-0 ∂ Praxis ___ 3 Libri + CD ROM in un cofanetto (Intonaci, Luce, Trasparenze) � 139,10 + costo di spedizione e imballaggio per un cofanetto: � 9.63 Desidero ricevere le pubblicazioni al seguente indirizzo: Modalità di pagamento: ¥ Carta di credito/Kreditkarte Nome/ Vorname ¥ VISA ¥ Eurocard/ Mastercard ¥ Diners ¥ American Express Carta no/ Kartennr. 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