Inserto ampliato in italiano
Piano o inclinato? Fino a vent’anni fa moderno e contemporaneo poteva essere solo chi
propugnava una copertura orizzontale, mentre i sostenitori della soluzione a falda inclinata si vedevano velocemente identificare con il passato. Il progettista opta per la seconda
alternativa soprattutto se si tratta di un desiderio particolare del committente, o nel caso
di particolari indicazioni del PRG. Anche recenti studi dimostrano che negli anni le convinzioni dei committenti non si sono modificate.
Oggi come ieri, la maggior parte della gente è convinta che ad una casa si addica meglio una copertura a vista. Tra gli architetti la disputa fra copertura piana o inclinata è stata da tempo messa in disparte. Dopo che i dogmi più rigidi del Movimento Moderno si
sono incrinati, le forme piane o inclinate delle coperture coesistono. Gli studi di architettura scelgono un tipo di tetto piuttosto che un altro in base alla situazione e al tipo di progetto. Decisiva rispetto alla questione piano o inclinato è attualmente la funzione della
copertura: formale o funzionale, tetto verde, superficie piana o superficie di esposizione
di un impianto solare.
Christian Schittich
Rivista di Architettura
1/2 · Coperture
2 L’opinione
Studio Giancarlo De Carlo
4 Coperture in Italia
Nuovo Ristorante Ferrari a Maranello, Maireengeneering spa e MDN
Marco Visconti & Partners
6 Prodotti
Velux, Fonti, Alpewa, Ardogres, Kalzip, Mazzonetto, Ondulit, Tegostil
7
Traduzioni in italiano di testi e legende
Discussione
Documentazione
Tecnologia
Potete trovare un’anteprima con immagine di tutti progetti cliccando su:
http://www.detail.de/Archiv/De/HoleHeft/212/ErgebnisHeft
2
L’opinione
Inserto ampliato in italiano 2009 ¥ 1/2   ∂
L’opinione di Studio Giancarlo De Carlo e Associati
Coperture, gusci e membrane: note sul
progetto di Ravenna
Monica Mazzolani e Antonio Troisi hanno cominciato
la loro collaborazione con Giancarlo De Carlo nel
1988, nello studio di Milano. Nel 2002 si è costituito lo
Studio Giancarlo De Carlo e Associati, con l’obiettivo
di concludere un lungo ciclo di collaborazione e condivisione di finalità e metodi progettuali portando a
compimento i lavori in corso. Nel 2005 costituiscono
la MTA Associati, con le stesse finalità di ricerca
nell’ambito dell’architettura e del disegno urbano, procedendo nel solco già tracciato dalle esperienze precedenti e portando avanti una ricerca che guarda al
progetto come occasione di riflessione sul contesto fisico e sociale in cui è inserito, sperimentando tecnologie e soluzioni spaziali innovative con un’attenzione
particolare alla sostenibilità delle proposte.
A
Nella Scuola d’Infanzia di Ravenna la copertura è certamente la parte più eloquente; la
ricchezza di forme e i contenuti del programma stimolano una serie di riflessioni sulla natura stessa degli edifici e sulle loro prospettive future. Realizzata su un unico piano con
un’estensione di 4000 metri quadri, la scuola
non ha quasi elevazione e per questa ragione il corretto rapporto con il suolo è stato il
primo obiettivo della progettazione.
La copertura si appoggia come una leggera
tenda sulle murature con lievi variazioni di
andamento, quasi a indicare la sua appartenenza al paesaggio ravennate, dove predominante è l’orizzontalità. Le murature appartengono, per materia e colore, al suolo e
sono disposte in sequenze e articolazioni
semplici, quasi inespressive. Spetta quindi
alla copertura recuperare le relazioni con il
contesto naturale – i campi e il paesaggio
agricolo – e con quello artificiale – la periferia urbana.
L’eloquenza della forma sostituisce gli elementi linguistici tradizionali. L’andamento
ondulato, le emergenze dei lucernari e la
protezione dei porticati, diventano rappresentativi perchè costruiscono un nuovo paesaggio.
In altre opere realizzate da Giancarlo De
Carlo, con il quale ho lavorato molti anni, si
erano progettate coperture particolarmente
eloquenti.
Nel Blue Moon al Lido di Venezia la copertura è una grande terrazza che guarda il mare, dove le cupole di mosaico madreperla
del caffè sottostante richiamano l’architettura veneziana, dalla sua declinazione tradizionale fino a quella Liberty dei grandi
­alberghi. I loro profili stabiliscono un legame con la natura del luogo, la spiaggia del
lido, da cui emergono quasi come forme
marine.
Nel progetto dei Laboratori di Fisica e Chimica dell’Università di Urbino le coperture
diventavano ampie terrazze verdi praticabili e sui fronti, schermati con lamelle di legno, potevano crescere i rampicanti. L’edificio, incassato nel terreno e ricoperto di
∂   2009 ¥ 1/2 Inserto ampliato in italiano
L’opinione
3
A Render della copertura.
B Vista aerea.
C Pianta in scala 1:400.
C
organismi vegetali, era perfettamente inserito nel paesaggio urbinate.
Queste architetture rinunciano all’uso univoco di piani verticali e orizzontali per sperimentare forme più organiche simili a quelle
degli organismi animali. Come nelle visioni
di Frederick Kiesler, l’origine è nelle forme
della natura e le sperimentazioni che oggi si
stanno avviando sembrano portare all’assimilazione delle funzioni complesse delle
membrane e delle pelli delle forme di vita
animale.
Non si tratta più di proteggere gli edifici con
piani inerti, ma con gusci che sempre più reagiscono all’ambiente circostante: membrane attive anziché diaframmi passivi. Esistono
già molti edifici in cui l’acqua può essere
raccolta e restituita agli organismi vegetali
che li proteggono dai raggi solari. L’acqua
potrebbe anche circolare nelle membrane
perimetrali e, filtrando l’aria, riscaldarla o rinfrescarla.
Reagendo all’esposizione solare queste
membrane potrebbero dilatarsi o restringersi per schermare i raggi o assorbirli e la loro interazione con l’esterno potrebbe produrre energia rendendo ogni edificio
autosufficiente.
Pensiamo quindi a una membrana attraversata da una rete di liquidi che potrebbero
produrre una vera termoregolazione e da
una di cavi che, associati alle cellule fotovoltaiche, costituirebbero una sorta di sistema
nervoso capace anche di comunicare e ricevere. In una tavola del trattato di architettura del Filarete è rappresentato un uomo
che con le mani sul capo si protegge dalle
intemperie.
Questa immagine ci riporta alla vera ragione
di una copertura: proteggersi dall’ambiente
esterno. Nella scuola di Ravenna, luogo
­dedicato ai bambini, le strutture e i controsoffitti di legno forniscono la protezione dando all’ambiente un tono caldo e accogliente.
Al contrario, il rivestimento esterno è una
sottile lamina di alluminio che per leggerezza e durevolezza corrisponde perfettamente
alla metafora della tenda. I travetti di legno
della copertura hanno sempre un orientamento da nord a sud.
Il loro passo, costante in ogni parte dell’edificio, ha dato ordine alla posizione delle murature, che sono quindi sempre allineate con
la struttura lignea.
La dimensione massima dei locali è stata
determinata dalla necessità di mantenere
costante la sezione dei travetti e delle murature. Inoltre, per ottimizzare i costi, i travetti
hanno lo stesso raggio di curvatura nelle
parti non rettilinee. La verifica delle altezze
delle murature e della continuità della struttura lignea è stata possibile grazie all’utilizzo
di modelli tridimensionali. Il controllo della
complessità richiede un lavoro accurato di
simulazione che solo gli attuali software permettono.
E’ innegabile quindi che la libertà espressiva
e la complessità dei progetti dipendono anche dalle opportunità che gli strumenti informatici hanno introdotto nella progettazione e
soprattutto nel calcolo delle strutture. Ma al
di là dei problemi tecnici, le ragioni della forma dell’edificio - e quindi della copertura sono legate alle caratteristiche degli spazi
interni e alle loro relazioni.
La scuola di Ravenna è stata definita un “microcosmo”, assimilabile idealmente alle
strutture dei tessuti urbani, per le modalità
con cui le unità essenziali - le “sezioni” e gli
atelier - si aggregano in sequenze articolate
intorno alle “piazze”, spazi di incontro e di
gioco per i bambini. Tante piccole stanze
per le attività disposte intorno alla “sezione”
e una grande sala per ritrovarsi tutti insieme.
l variare in altezza della copertura stabilisce
un corretto rapporto di proporzioni in locali
dimensionalmente molto diversi. Abbandonare i canoni dell’edilizia tradizionale ci consente di sperimentare nuovi spazi e nuove
forme di edifici, non dimenticando però che
la forma di per sé non si può considerare un
risultato se non nella sua relazione con il
contesto, inteso nel duplice significato di
luogo-ambiente e di compagine sociale che
lo abita.
Su queste basi si può pensare che siano gli
elementi primari e i reali bisogni dell’uomo a
costruire la nuova architettura dove l’aria,
l’acqua, il sole e le forme vegetali siano utilizzati come “materiale da costruzione” e la
cura del territorio e l’integrazione annullino la
dicotomia tra artificio e natura. La libertà
espressiva, commisurata ai risultati delle ricerche sulle nuove tecnologie, non deve farci dimenticare le ragioni del dare forma allo
spazio.
Le nuove necessità, la molteplicità culturale
ed etnica, le diverse modalità di aggregazione sociale richiederanno nuovi progetti e
nuovi spazi per donne e uomini diversi e tuttavia, anche per essi, la qualità di un luogo
si misurerà con gli stessi parametri: se sarà
sufficientemente stimolante, se sarà generoso nel proporre modalità d’uso, se sarà flessibile al mutare del tempo, se infine ci aiuterà a vivere con gli altri.
4
Inserto ampliato in italiano 2009 ¥ 1/2   ∂
Coperture in Italia
Nuovo ristorante Ferrari, Maranello
Progetto generale: Maireengeneering
Progetto architettonico: Marco Visconti
Collaboratori: D. Chiaruttini, G. Pairone,
C. Ghione, G. Rissone, P. Bettini, V. Lazzeri
A
Il nuovo ristorante Ferrari a Maranello ha costituito un’interessante occasione di sperimentazione formale, tecnologica e costruttiva, che ha portato alla realizzazione di
un’opera equilibrata, capace di affascinare
l’uomo senza perdere il contatto con ciò che
di più fondamentale lo circonda: la natura.
Il progetto, infatti, oltre ad essere basato su
un’accurata ricerca materica e di dettaglio,
si fonda su scelte progettuali attente al risparmio energetico, alla sostenibilità globale
dell’intervento e all’utilizzo di tecnologie passive per l’approvvigionamento energetico e
per il raffrescamento.
Il carattere scultoreo dell’opera evoca la
chiara differenziazione formale del nuovo
edificio rispetto al rigore geometrico delle
costruzioni industriali che lo circondano:
l’azione progettuale, colma di carattere simbolico, è in grado di creare all’interno dello
stabilimento un’entità chiaramente riconoscibile, espressamente concepita per lo svago
di ospiti e dipendenti.
Il fondamento dell’idea compositiva consiste
nella giustapposizione di due volumi legati a
concetti di aerodinamica, rappresentati dal
grande padiglione pensile a forma di ala,
collocato in posizione di volo, sostenuto da
un’altra ala ad asse sfalsato posta a terra in
direzione verticale.
La definizione formale delle due ali, oltre che
su parametri estetici, si basa su accurati
studi aerodinamici. Il padiglione pensile fun-
B
ge da deflettore dividendo il flusso d’aria in
due parti: una sopra l’edificio, l’altra che percorre la piazza coperta del piano terra.
L’analisi dei flussi ha fatto si che il vento costituisca un elemento fondamentale del progetto, in grado di migliorare il livello di comfort degli utenti e di favorire il raffrescamento
passivo per ventilazione naturale nei caldi
mesi estivi.
La sala ristorante, cuore dell’intero edificio,
trova posto all’interno dell’ala superiore corrispondente al volume pensile principale.
Tale spazio a sezione rastremata si appoggia sulla hall vetrata: volume a doppio piano
nato per accogliere e condurre i commensali
agli spazi in quota, e collegato ai luoghi dedicati ai servizi per il benessere dei dipendenti e al training center.
Dal punto di vista tecnologico ed operativo,
il funzionamento del complesso è garantito
dai volumi accessori quali cucine, depositi e
spazi tecnici contenuti nell’ala verticale.
Il disegno degli interni si articola su tre livelli
fuori terra. A piano terreno si trovano la piazza coperta, la hall d’ingresso e la caffetteria,
attraversate dal sistema di scale che conduce al ristorante. Verso la hall, completamente vetrata, sono affacciati gli spazi di servizio
alle persone quali zone caffè, wellness center, infermeria e centro sportivo, mentre in
posizione indipendente e direttamente collegata all’esterno si trovano la cucina, il deposito delle derrate alimentari, gli spogliatoi ed
i montacarichi per l’accesso delle vivande ai
vari piani.
Il primo livello ospita il training center: questa funzione comprende aule e sala proiezioni, collegate all’ampio terrazzo pensile
sovrastante la cucina ed adibito a prato e a
giardino. Il training center è anche completato da una balconata affacciata sulla hall interna, contenente un’ampia area relax dedicata.
Il piano secondo ospita la sala ristorante,
completamente vetrata ed affacciata su un
terrazzo esterno aggettante a sud verso la
via Enzo Ferrari. Tale spazio, utilizzabile anche come area incontri e presentazioni, è allestito mediante un sistema di tavoli a pianta
poligonale collocati in modo non uniforme, al
fine di creare ambienti e disegni diversi per
gruppi variabili di posti a sedere.
La sala è inoltre servita dalle aree di distribuzione cibo a “free flow” ed è affiancata dai
locali di preparazione vivande e lavaggio
stoviglie. L’accesso è garantito da una serie
di scale fisse e mobili che convogliano il
flusso di commensali in arrivo dalla hall e dal
primo livello. Sullo stesso livello trova infine
posto il ristorante direzionale affacciato verso nord sul giardino pensile.
Nell’ottica dell’utilizzo dei principali fattori di
sostenibilità in architettura, il complesso interpreta le più recenti esperienze della bioclimatica passiva. Il grado di esposizione alla luce solare della copertura e delle
∂   2009 ¥ 1/2 Inserto ampliato in italiano
A Vista esterna
B Simulazioni di flusso aerodinamico
C Vista della piazza coperta e della hall
a piano terra.
D Vista della hall e della scala.
E Piante dei tre piani fuoriterra in scala 1:200
Coperture in Italia
C
facciate è stato analizzato attentamente: la
forma ad ala è chiusa verso sud, e le vetrate
orientate a est e ovest sono ombreggiate
durante buona parte del periodo di impiego
del complesso. L’ala verticale contenente gli
spazi di servizio è rivestita con una facciata
ventilata in lamiera forata, che evita il surriscaldamento estivo delle parti opache e dei
serramenti, mentre il volume emergente della coda ospita una vasta superficie di elementi fotovoltaici sulla copertura orientata a
meridione.
Fonti di ombreggiamento naturale, quali
piante a foglie caduche, sono impiegate lungo la facciata ovest per proteggere la vetrata della hall di ingresso. Un giardino pensile
con funzione di protezione naturale dall’irraggiamento diretto, trova posto sulla copertura della cucina, mentre l’ala orizzontale è
ricoperta da lamiere corrugate orizzontali in
grado di generare una camera ventilante.
La forma scultorea del complesso è ispirata
ad alcuni concetti fondamentali, come l’alta
capacità funzionale, la fruibilità da parte
dell’uomo, la presenza della natura e l’attenzione verso il fattore estetico.
La plasticità delle forme volumetriche svincola l’edificio dai rigidi blocchi che generalmente caratterizzano le aree destinate ad
un’alta fruibilità; il dinamico disegno degli interni permette e facilita la socializzazione
mentre le sontuose vetrate aumentano la
percezione dello spazio.
D
E
5
6
Inserto ampliato in italiano 2009 ¥ 1/2   ∂
Prodotti
GGL-62 modificata, Velux
AluPlusSolar, Kalzip
GGL-62 è una finestra da tetto insonorizzata e recentemente migliorata nei valori:
Nuovo valore Uw = 1,0
Nuovo valore Ug = 0,9
Inoltre, la GGL -62 è stata dotata di uno
strato anticondensa sullo schermo acustico. Tra lo schermo acustico ed il vetro
isolante si trova un distanziale in legno.
Contemporaneamente al rinnovo di questo prodotto, è stata sospesa la produzione della finestra a bassa energia
GGL -64 sostituita dalla nuova finestra
con vetrata a tre strati -65.
Per la prima volta, grazie ad AluPlus­
Solar, il nuovo ritrovato Kalzip®, è possibile integrare direttamente nei profilati di
alluminio pannelli fotovoltaici per ricavare energia rinnovabile nel pieno rispetto
dell’ambiente e della creatività degli architetti.
La cellula solare flessibile e robusta, si
lascia integrare armonicamente e in modo duraturo nei pannelli profilati d’alluminio e si adatta a qualsiasi forma di tetto
sino alla massima pendenza di 60°.
VELUX Italia S.p.A.
via Strà 152, Colognola ai Colli
[email protected]
www.velux.it
Corus S.C. Milano S.p.A.
Via Treves 21/23, Trezzano sul Naviglio
[email protected]
www.kalzip.com
Tegola fotovoltaica, Fonti
Lares, Mazzonetto
L’idea, nata da un esemplare restauro,
vuole coniugare tradizione e modernità
usando una tipologia di tegola dotata di
grande stabilità per il suo ingegnoso sistema di aggancio ed ora abbinata ad
una fonte di energia pulita. DF2 richiama
la tegola alpina, DF3 assomiglia al tipo
portoghese. Di dimensioni superiori alle
comuni in commercio, alloggia un pannellino fotovoltaico. Utilizzabili anche
senza l’applicazione del pannello fotovoltaico.
Lares, dal nome dei Numi Tutelari della
casa, è un sistema integrato innovativo
per coperture e rivestimenti di parete in
metallo a manutenzione zero. Si tratta di
sistemi modulari montati a secco in cantiere, realizzando con un’unica posa lo
strato impermeabilizzante, lo strato isolante termico e lo strato di ventilazione.
Disponibili in diversi metalli e colorazioni, rappresentano una soluzione tecnologica all’avanguardia per l’edilizia residenziale.
Fornace Fonti S.r.l.
Via Giotto 41, Grignano Polesine (RO)
tel. 0425.494085
www.fornacefonti.it
Mazzonetto S.p.A.
Via A. Ceccon 10, Loreggia
[email protected]
www.mazzonettometalli.it
Constant Force®, Alpewa
Sistema tetto, Ondulit
Si tratta di un sistema di ancoraggio al
tetto autoportante ad alta qualità con dispositivo ancorante a riduzione di forza,
che consente in caso di caduta dall’alto,
di ridurre al minimo la sollecitazione prodotta sul lavoratore e rispettare la portata collaudata di massimo 10 kN ai sensi
della DIN EN 795.
Semplice da installare, affidabile e con
un ottimo rapporto costo-efficacia, Constant Force® è l’unico brevettato per coperture in doppia aggraffatura.
Tutti i sistemi Ondulit di copertura si
­avvalgono di una esclusiva tecnologia di
protezione multistrato dell’acciaio, sovrapponendo lamine metalliche superiore e inferiore e composto plastico bituminoso intermedio. Questo sistema
assicura elevate prestazioni e grande
­affidabilità, eccezionale resistenza alla
corrosione, elevato potere insonorizzante e di termoriflessione, ottima resistenza
meccanica e pregio estetico.
Alpewa S.r.l.
Via Negrelli 23, Bolzano
[email protected]
www.alpewa.it
Ondulit
via Vincenzo Monti 8, Milano
[email protected]
www.ondulit.it
Iosa, Ardogres
Enerstil, Tegostil
Ed ecco l’ultima novità in fatto di coperture ardesiache: losa in ardesia ceramica e in quarzite ceramica che, simile
esteticamente alla pietra naturale quarzite di cava, presenta caratteristiche superiori quanto a maggiore resistenza
all’abrasione, alla corrosione, alle macchie, alla flessione, alla luce, al gelo, agli
shock termici e ai carichi di rottura. In dimensione standard 45 ≈ 45. La resistenza al gelo e l’impermeabilità sono state
garantite 50 anni.
Un sistema brevettato di sfruttamento
dell’energia solare termica nato dal connubio tra le esperienze di Tegostil,
azienda storica produttrice di tetti in lamiera coibentati ed Enertrade, una dinamica società che agisce nel settore delle energie alternative. Grazie al proprio
design infatti, il pannello è in grado di alloggiare un fascio tubiero di collettori solari termici, ricoperti da una lastra trasparente di Tegostil. Un sistema
completo e integrato.
Ardogres S.r.l.
Via Ghiarola Nuova 120
Fiorano Modenese
[email protected]
www.ardogres.com
Tegostil S.r.l.
Via Ugo Foscolo 28
Robecco sul Naviglio
[email protected]
www.tegostil.com
∂   2009 ¥ 1/2 Inserto ampliato in italiano
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Tetti contemporanei:
piani o inclinati?
Piano o inclinato? Fino a vent’anni fa moderno e contemporaneo poteva essere solo chi
propugnava una copertura orizzontale, mentre i sostenitori della soluzione a falda inclinata si vedevano velocemente identificare
con il passato. Il progettista opta per la seconda alternativa soprattutto se si tratta di
un desiderio particolare del committente, o
nel caso di particolari indicazioni del PRG.
Anche recenti studi dimostrano che negli
anni le convinzioni dei committenti non si sono modificate.
Oggi come ieri, la maggior parte della gente
è convinta che ad una casa si addica meglio una copertura a vista. Tra gli architetti la
disputa fra copertura piana o inclinata è stata da tempo messa in disparte. Dopo che i
dogmi più rigidi del Movimento Moderno si
sono incrinati, le forme piane o inclinate delle coperture coesistono. Gli studi di architettura scelgono un tipo di tetto piuttosto che
un altro in base alla situazione e al tipo di
progetto. Decisiva rispetto alla questione
piano o inclinato è attualmente la funzione
della copertura: formale o funzionale, tetto
verde, superficie piana o superficie di esposizione di un impianto solare.
Discussioni
Pagina 6
Dalla copertura al paesaggio di tetti:
esempi di coperture a partire dal
Movimento Moderno
Roland Pawlitschko
“Per quattro secoli la copertura piana è stata
il sogno degli architetti. A metà del XIX secolo, il sogno si realizza ma la maggior parte
Traduzioni in italiano
dei professionisti non sono competenti in
materia”. Con queste parole, nel 1923 Adolf
Loos commenta, rassegnato, il dibattito che
si svolge nel corso degli anni ’20 intorno ai
tetti piani. Mentre durante il Rinascimento
Leon Battista Alberti e Andrea Palladio si
erano dovuti accontentare di suggerire coperture piane dietro a balaustre, l’introduzione di guaine impermeabilizzanti industriali
apre, in effetti, possibilità applicative completamente nuove.
Tuttavia, intorno alla forma del tetto si accende un’aspra polemica che segna una
profonda cesura fra tradizione e Moderno, e
non solo nel panorama architettonico. Particolarmente evidente è l’esempio della
“Weissenhofsiedlung” di Stoccarda.
La “Deutsche Werkbund” immagina di realizzare “Siedlungen” modello in alcune metropoli sveve note per la scuola di architettura di impronta profondamente tradizionalista.
Alcuni architetti considerano la copertura inclinata archetipo della casa dell’uomo. Altri
vedono nella copertura piana la logica conseguenza dei progressi in ambito tecnico ed
economico mentre rifiutano categoricamente
i tetti a falda, in quanto testimonianza di un
metodo di lavoro tradizionale e superato.
Quando nel 1922 Le Corbusier formula
“I cinque punti per una nuova architettura”, il
concetto di tetto piano fa riferimento non solo ad aspetti tecnico-costruttivi ma soprattutto ad aspetti funzionali, economici e formali.
Raramente altri architetti si sono dedicati
quanto Le Corbusier al concetto di copertura. Per questo, i paesaggi di tetti progettati
con estrema cura nell’Unité d’Habitation sono tutto, tranne che privi di funzione.
La quinta facciata
Progetti come quello dell’Unité d’Habitation
segnano, almeno temporaneamente, la conclusione della prima fase di questo sviluppo.
Gli aspetti sociali che inizialmente hanno ac-
7
compagnato la costruzione di edifici residenziali su grande scala possono esserne
stati originalmente la causa. Sicuramente un
motivo sta nel fatto che l’impermeabilizzazione delle coperture piane non aveva raggiunto pieno sviluppo tecnico. Di conseguenza,
negli anni successivi, le idee di Le Corbusier
non vengono elaborate, ma al contrario,
troppo spesso l’eredità del Movimento Moderno nel Dopoguerra si ferma alla forma
geometrica del corpo di fabbrica, complici
alcune considerazioni economiche.
Il concetto resiste sulla scena architettonica
fino al XX secolo inoltrato ed è spunto per innumerevoli insignificanti edifici residenziali e
direzionali dove le coperture piane, nel migliore dei casi, assumono la funzione di superfici dove disporre impianti tecnologici.
Solo in concomitanza con la progressiva
“ecologizzazione” si verificano ampi mutamenti. Negli anni ’80 si impongono le ecocoperture, dotate per lo più di superfici verdi
non accessibili.
Nella Neue Staatsgalerie di Stoccarda, James Sterling integra con grande disinvoltura
rampe, terrazze e cortili interni sovrapponendoli agli spazi espositivi. La tendenza a costruire edifici con cinque facciate si osserva
soprattutto nei Paesi Bassi, dove sempre più
architetti dell’era dei “super-olandesi” iniziano a progettare spirali ed increspature.
La nuova Biblioteca di Delft costruita nel
1992 su progetto di Mecanoo non risponde
alla tipologia canonica degli edifici dei campus ma è una sorta di paesaggio-scultura.
Sopra magazzini, spazi di lavoro e uffici viene realizzata una copertura a prato relativamente inclinata con una lunghezza di 80
metri, al centro della quale emerge un cono
che sovrasta le sale di lettura.
I tetti sono un necessario elemento di chiusura superiore che si integra in un concetto
globale di delimitazione spaziale in maniera
identica alle pareti. Attualmente, proprio per
rispettare un concetto di continuità, le superfici di copertura spesso si uniformano a
quelle delle pareti.
Paesaggio d’architettura
Nelle architetture scultoree in movimento di
architetti come Frank Gehry e COOP
Himmelb(l)au, molto spesso i tetti rimangono
superfici non utilizzate: all’utente spetta il
ruolo di spettatore passivo dell’arte.
Al contrario, in edifici come il teatro lirico di
Snøhetta, inaugurato nel 2007 ad Oslo, la
copertura è direttamente esperibile. In questo caso specifico, l’immediatezza ha a che
vedere con la giovane e dinamica scena
dell’opera norvegese. A questo si aggiunge
il dato che in Norvegia la cultura dell’opera
lirica non è un fenomeno di élite ma è vicina
alla gente comune. “Volevamo dimostrare
che l’opera del futuro appartiene alle famiglie e ai bambini”. Queste le parole di commento rilasciate alla stampa dal direttore del
teatro Bjørn Simensen, in occasione
8
Traduzioni in italiano
Inserto ampliato in italiano 2009 ¥ 1/2   ∂
dell’inaugurazione del nuovo edificio.
Per questo motivo, nel progetto dell’architetto svedese selezionato tramite un concorso
indetto nel 2000, il concetto è di rendere
“democratico” il teatro dell’opera lirica e di
abbattere le barriere. In altri termini, i visitatori che hanno un primo contatto con un’architettura ricoperta di lastre marmoree bianche devono salire sul tetto percorrendo
rampe e scalinate, guardando di tanto in
tanto attraverso le vetrate dentro la sala
dell’opera completamente rivestita di legno
di rovere. Arrivati in cima, al visitatore si offre
una fantastica vista sul centro storico, sulla
città nuova e sul fiordo di Oslo, collegato al
progetto del nuovo sviluppo urbano “Fjord
City”.
Paesaggi urbani
Una strategia completamente diversa è
quella adottata dall’architetto Dominique
Perrault per l’Università delle donne EWHA
di Seoul dove, sprofondando quasi completamente il volume nel terreno, ricrea un
“equilibrio spaziale” tra paesaggio ed architettura.
Nell’Università femminile più grande del
mondo, in grado di ospitare fino a 22.000
studentesse, l’architettura non si integra solo
con il terreno ma anche con i territori urbano-paesaggistico e sociali. Il volume di nuova costruzione viene realizzato come un’incisione larga 20 metri delimitata sui due lati da
facciate in vetro. Dietro le vetrate e sotto una
complessità di rampe e scalinate che conducono nella trincea trovano posto auditorium, ambienti per seminari e spazi amministrativi, oltre a negozi, attrezzature per il
tempo libero e lo sport. La disposizione di
corridoi di distribuzione o scalinate aperte
lungo le facciate in vetro, vincola all’uso di
un’illuminazione degli spazi interni prettamente artificiale.
Il fabbricato presenta solo due facciate
esterne e per questo motivo si stima che il
fabbisogno energetico sarà inferiore almeno
del 25% rispetto ad altri edifici dello stesso
genere. Oltre all’isolamento naturale dovuto
al terreno circostante, questo effetto deriva
soprattutto dal trattamento preventivo, estivo
ed invernale, dell’aria fresca lungo le pareti
portanti laterali. Con la nuova Università delle donne, Perrault dimostra di aver realizzato
“una grande quantità di edificato senza creare un grande edificio”.
so e panche di seduta, una sorta di paesaggio rurale. I committenti, un creatore di parrucche teatrali e una scenografa lavorano
entrambi al piano inferiore mentre al terzo
piano si trova il loft dove la coppia vive con
due figli adolescenti. Divenuto l’appartamento troppo piccolo, la coppia chiede agli architetti di realizzare tre camere da letto nel
sottotetto. Winy de Maas dello studio
MVRDV vede in questo progetto una sorta di
nuovo “sky” blu. A partire da questo concetto, l’architetto elabora l’idea di tetto come
prototipo di concentrazione urbana relativamente economica per i centri urbani.
Ana era auspicabile per il fatto che la piazza
del XVI secolo è stata modello tipologico per
successive realizzazioni nelle Colonie
dell’America Latina. In tal senso, è testimonianza di grande sensibilità non solo il progetto di riallestimento di scalinate, cortili e
spazi interni, ma anche la terrazza ricavata
sulla copertura concepita come vasto panorama di tetti in legno. Inconfondibile ingrediente del XXI secolo, la terrazza è presente
nel linguaggio architettonico quanto il solarium di uno yacht di lusso.
Esempi di questo genere dimostrano che le
superfici di copertura agibili appartengono
da tempo al repertorio quotidiano degli architetti. Indipendentemente dalla loro geometria, a prescindere dal fatto di essere sopra o sotto terra, sia che si tratti di un
edificio preesistente o di una nuova costruzione, i problemi tecnici dei tetti piani sembrano essere risolti e la loro realizzazione da
tempo essersi liberata da costrizioni ideologiche.
Assodato è anche il fatto che le superfici di
copertura degli edifici industriali e direzionali
potrebbero offrire una maggiore quantità di
aree da sfruttare in chiave urbanistica ed
ecologica rispetto agli edifici residenziali. Un
altro aspetto non meno importante è offerto
dalla constatazione che le coperture della
maggior parte degli edifici di nuova realizzazione restano inutilizzate per motivi economici. I vantaggi funzionali e gli obbiettivi sono chiari, come nel caso dell’asilo Fuji di
Tezuka Architects a Tokyo. L’asilo per 500
bambini doveva sostituire un edificio preesistente caratterizzato da una limitata superficie utile. Per evitare di ridurre la superficie
all’aperto, è stata “addizionata” l’intera superficie di copertura.
Paesaggi di tetti
Nel progetto di conversione di “Casas Cosistoriales”, l’ex Municipio nel centro storico di
Las Palmas-Gran Canaria conclusosi nel
giugno 2008, per gli architetti Magüi Gonzales e José Antonio Sosa di nred arquitectos
l’obbiettivo era una ristrutturazione e una rifunzionalizzazione di un edificio vincolato.
L’approccio sensibile adottato nei confronti
dell’architettura storica di Plaza de Santa
Campo giochi
Una straordinaria interpretazione olandese
dell’Unité d’Habitation è il coronamento
escogitato da MVRDV su un edificio di Rotterdam: sulla copertura di un’ex fabbrica di
confezioni con le pareti in laterizio gli architetti collocano due corpi di fabbrica con copertura a falde e pelle in poliuretano blu
elettrico che creano, insieme a piante in va-
Il tema più attuale per il futuro è il tetto intelligente che oltre a considerare aspetti formali
e funzionalità, consentirà anche uno sfruttamento e una distribuzione equilibrata di
energia e di risorse. In tal contesto, ogni superficie esposta alle intemperie assume naturalmente un ruolo molto significativo.
Pagina 13
Tetti in fango in Mali
Emilio Caravatti
La Repubblica del Mali è tra le nazioni più
povere al mondo, nella fascia sub-sahariana
dell’africa occidentale, a stento sostenuta da
un’economia di sussistenza, legata ai pochi
prodotti della terra, dove molta della popolazione non ha la possibilità di accesso alle
minime infrastrutture (acqua, sanità, scuola).
I progetti qui presentati sono inseriti all’interno di un programma di costruzioni promosso da Africabougou, una associazione onlus
italiana (www.africabougou.org) che opera a
sostegno delle comunità locali dei villaggi di
savana, nella regione del Beledougou a
nord della capitale Bamako.
I progetti sperimentano un processo di collaborazione partecipativa tra gli abitanti dei
villaggi, futuri utilizzatori della struttura, e
l’associazione. Tempi, materiali e lavorazioni
sono concordate in riunioni ed assemblee; il
programma delle opere è studiato compatibilmente ai materiali reperibili sul mercato locale e soprattutto alla disponibilità di manodopera, legata alle stagioni di lavoro nei
campi. In questo contesto i progetti di architettura cercano risposte alle evidenti necessità: la terra e le mani sono le risorse principali, alimentati dalla partecipazione della
popolazione, affinché ciò che si realizza
venga percepito e vissuto come bene appartenente alla propria collettività, e quindi
da preservare e sostenere con il massimo di
autonomia e responsabilità.
La cura nel limitare l’impiego di tecnologie
importate, estranee alla naturale predisposizione all’auto-costruzione propria della popolazione rurale, e soprattutto portatrici di
dipendenze economiche e commerciali, ha
spinto alla ricerca e all’applicazione di tecniche costruttive che consentissero il più pos-
∂   2009 ¥ 1/2 Inserto ampliato in italiano
Traduzioni in italiano
sibile l’uso di materiali presenti in loco.
La volta nubiana è un’alternativa tecnica
­basata sull’uso di coperture in terra cruda
costruite senza casseforme, adattamento
di un metodo tradizionale da millenni utilizzato in Nubia, regione dell’alto Nilo climaticamente affine a quella maliana, e come tale, esempio di trasferimento di conoscenza
SUD>SUD adattata alle modalità di costruzione e di apprendimento proprie delle popolazioni del Sahel.
Con questa tecnica non si utilizzano né materiali di importazione, come il metallo delle
lamiere, né materiali di difficile reperimento
come il legno, sempre più raro a causa della
deforestazione che colpisce pesantemente
queste zone del Sahel. Come nella tradizione locale la terra diventa il materiale principale di costruzione. L’edificio nasce dal terreno che lo genera.
Un sistema costruttivo semplificato, facile da
porre in opera e da trasmettere nella sua
pratica, con risultati (termici, acustici, economici, sociali) di gran lunga superiori alle
attuali coperture in lamiera.
Per i muri portanti si utilizzano i blocchi di
adobe 40 ≈ 20 ≈ 12 cm, adottati per le abitazioni locali, mentre per la volta i corsi di
mattoni molto sottili (24 ≈ 15 ≈ 4 cm) sono
posizionati uno sull’altro senza bisogno di
casseri, regolati da un filo di ferro intrecciato
a fare da raggio di posizionamento.
da e realizzare luci libere fino a 6.50 metri.
Dal punto di vista organizzativo in due settimane di lavoro di un’impresa locale ( Bamako dista circa due ore di camion da questa
zona) si è in grado di realizzare sei travi utili
per costruire tre aule scolastiche. Tempi e
costi riescono ad essere decisamente più
economici di edifici similari in cemento e lamiera, garantendo al tempo stesso durabilità
e maggiore coinvolgimento locale.
In collaborazione con l’associazione la Voute nubienne (www.lavoutenubienne.org), abbiamo lavorato con manodopera proveniente dal vicino Burkina Faso, esperta in questo
tipo di costruzione.
Questa è stata supporto e guida alle popolazioni locali nel lavoro di cantiere. Ogni villaggio ha garantito oltre alla fabbricazione dei
mattoni in terra cruda l’assistenza e la presenza di giovani apprendisti che hanno cominciato ad imparare i primi rudimenti di
questa tecnica costruttiva, divenendo
­muratori in una sola stagione di cantieri. Da
coltivatori quali erano, i giovani apprendisti
sono stati già quest’anno impegnati in altre costruzioni, al di fuori della propria regione. Il risultato cerca quindi di generare,
­attraverso un progetto di architettura, fondato anche sull’apprendimento, un mercato
del lavoro a beneficio delle popolazioni
­stesse ed all’interno dell’economia rurale dei
villaggi.
La costruzione di ambienti per infrastrutture
pubbliche, che necessita la copertura di luci
molto più grandi delle tradizionali abitazioni
(aule scolastiche ad esempio), pone, soprattutto in contesti come questi, inevitabili questioni legate alla copertura.
La volta nubiana, tradizionalmente utilizzata
in contesti residenziali, copre al massimo
spazi di poco più di tre metri di larghezza. Si
è giunti così a definire, in un processo di attualizzazione ed adattamento tipologico e
strutturale, un sistema sperimentale ibrido
che impiega, accanto alla volta a corsi inclinati, una trave di cemento a T rovesciata
che serve per impostare le volte in terra cru-
Il dispensario medico e l’aula civica nel villaggio di N’Golofalà (2007–2008)
Nel progetto si è voluto inserire una trave
portante in cemento armato a sostegno di
due volte in terra. I risultati sono stati molto
apprezzati sia economicamente che a livello
di prestazioni tecnico strutturali. Dopo una
prima settimana di lavoro per impostare il
getto della trave, si è così avuta la possibilità
di costruire, con strumenti e manodopera interamente presenti nel villaggio, una sala di
7.00 ≈ 7.00 m, che all’occasione diventerà
sala di ospedalizzazione o aula per riunioni
comunitarie. Una piccola placca solare in
9
copertura garantirà poi luce anche di sera,
ampliando le possibilità di utilizzo della struttura per vaccinazioni o riunioni anche dopo
il tramonto (prodotti 9500 mattoni).
La scuola della comunità nel villaggio di Djinindjebougou (2007–2008)
L’area è il limite sud della zona dove operiamo (la regione del Beledougou), difficile da
raggiungere (due ore di pista) e con pochissime risorse di sostentamento. Non poche
sono state le difficoltà affrontate a causa
delle difficili condizioni ambientali. Per quanto hanno potuto, i villaggi hanno risposto positivamente alle sollecitazioni del progetto,
provvedendo, sostenuti da Africabougou, al
mantenimento, vitto e alloggio, dei muratori
burkinabè. L’opera è ad uso di quattro villaggi tra loro sufficientemente vicini, che non
hanno finora avuto alcuna possibilità di scolarizzare i propri figli. L’anno scolastico per i
70 bambini dei 4 villaggi è stato assicurato,
già in corso d’opera, provvedendo alla formazione di un maestro che in una struttura
provvisoria ha sostenuto i corsi dei primi due
livelli (1° e 2° anno elementare). E’ il primo
esperimento di scuola con questa tecnica.
Tre volte e due travi in cemento consentono
la realizzazione di un’aula di 9.50 ≈ 6.50 m,
misure imposte dai locali regolamenti. Finestre verticali di 20 cm di larghezza, dimensionate sul modulo del blocco in adobe, forniscono una luce diffusa all’interno dell’aula,
garantendo ricambi d’aria e protezione dai
raggi solari. In copertura, piccole aperture
circolari facilitano all’interno la circolazione
di aria (circa 10 500 mattoni prodotti per due
aule).
Scuola statale nel villaggio di Kobà (2008 – in
corso d’opera)
Si tratta di una variazione molto semplice al
modello planimetrico di tre aule scolastiche
utilizzato dal ministero. Uno sfalsamento di
volumi consente la creazione di una corte
ombreggiata da due nuovi alberi di baobab;
il risultato sono tre aule, un ufficio per la direzione, un portico ed una corte. Iniziata nel
febbraio di questo anno la scuola sarà ultimata durante i primi mesi del 2009. Esperimento di costruzione di dieci volte nubiane
completate in soli tre mesi di lavoro (marzogiugno 2008) con la collaborazione di tutto il
villaggio e grazie alla partecipazione di manodopera locale già utilizzata nei precedenti
progetti. Con il progetto di Kobà si è proposta per la prima volta la costruzione di una
scuola statale in terra e non più con blocchi
di cemento come di norma in uso. A realizzazione avanzata, le locali autorità (sindaco
del comune rurale interessato e responsabili
del provveditorato scolastico) sono rimasti
positivamente sorpresi dagli esiti del cantiere, molto interessati a replicare il modello
costruttivo in altri villaggi (prodotti 15.000
mattoni).
10
Traduzioni in italiano
Inserto ampliato in italiano 2009 ¥ 1/2   ∂
Documentazioni
Pagina 36
Caffè e spazi espositivi, Bragança
La copertura del padiglione espositivo è accessibile al pubblico ed è utilizzata come
percorso pedonale. Il susseguirsi di rampe
che collegano il livello del fiume con il centro
storico antico della cittadina portoghese invita il visitatore a soffermarsi proponendo viste prospettiche che spaziano sull’intorno.
Contemporaneamente, per la copertura diventa quasi secondaria la funzione di elemento di chiusura superiore di un edificio
dove vengono esposte opere, videoinstallazioni e giochi al computer per bambini sul
tema “Ecologia ed energie rinnovabili”.
Lo spazio interno è definito da due ambienti
principali che si distinguono tra loro per dimensione e per tipo d’illuminazione e da
un’area di servizio. La pelle in vetro dilata lo
spazio interno sino alla terrazza disposta davanti al volume. In facciata, nei profili delle
vetrate in acciaio inox estremamente sottili
(3 cm) sono alloggiati LED lampeggianti con
colori e ritmo regolati dal computer sulle variazione climatiche circostanti.
In altri termini, l’edificio diventa parte integrante dell’esposizione. Dietro la vetrata
esposta a sud, i pannelli in acciaio preossidato disposti in luce assorbono le radiazioni
solari incidenti. L’aria riscaldata nell’intercapedine può essere distribuita in base alle
necessità tramite alette di ventilazione motorizzate oppure essere estratta.
Planimetria generale
scala 1:6000
Sezione • Vista dall’alto
Pianta
scala 1:500
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
Ingresso
Esposizione
Armadietti con chiave
Bar/Caffetteria
Ufficio
Biglietteria
Computer
Ingresso nord
Terrazza
Impianti
Turbina
Sezione scala 1:250
Sezione particolareggiata scala 1:10
1 Vetrata isolante
Float 6 + intercapedine 12 +
monolitico di sicurezza 6 mm
2 Pannello in lamiera
di acciaio inox 2 mm
materiale isolante espanso
PU 30 mm
3 Aperture di ventilazione
regolazione motorizzata
4 Profilo in acciaio
| 140/140/7 mm
5 Elemento di fissaggio
in acciaio inox
6 Profilo vetro
in acciaio inox 2 mm
7 Assorbitore, lamiera
di acciaio preossidata 3 mm
8 Pannello acustico 50 mm
9 Rivestimento in resina
con spolvero di quarzo 2 mm
cemento bicomponente 3 mm
massetto cementizio armato 50 mm
strato isolante espanso EPS 60 mm
soletta in c.a. 250 mm
10 Rivestimento in resina al quarzo 2 mm
cemento bicomponente 3 mm
irrigidimento in fibra di vetro
pannello in silicato di calcio
incollato 7 mm
strato isolante espanso EPS 60 mm
soletta in c.a. 250 mm
11 Illuminazione a LED
12 Rivestimento in resina al quarzo 2 mm
su piatto in acciaio
13 Pannello di particelle
con legante cementizio
su pannello in MDF, 2 x 12 mm
Pagina 41
Villa nei pressi di Adnet
A sud di Salisburgo, nel cuore del Tennengau, la villa si inserisce nella lieve acclività
del terreno come un sandwich composto di
due lamine massive pavimento-copertura; da
un lato, il volume intercetta il terreno, dall’altro
sembra fluttuare sul tappeto erboso. Lo spazio intermedio è senza soluzione di continuità
articolato da box funzionali in legno.
La casa è lontana dalle strutture locali, immersa in un pittoresco territorio incontaminato, anche se il committente desiderava un
rapido collegamento con la rete autostradale. Gli architetti interpretano il garage come
estensione di una vasta area di sosta sotto
l’ampia copertura, separata dalla strada da
una facciata traslucida; ma già risalendo, si
osserva che solo alcune lastre di vetro in luce e senza giunti separano gli spazi di soggiorno dal garage, mentre pavimento e soffitto in calcestruzzo a vista fluiscono senza
soluzione di continuità, incorniciando il panorama con una vetrata a 360°. La sensazione del trascorrere del tempo e la percezione
delle stagioni si avvertono in ogni momento
attraverso le vetrate a doppia camera che
insieme al riscaldamento a pavimento ne mitigano gli effetti.
Per garantire maggior privacy e protezione
dai raggi solari, le vetrate sono dotate di tendaggi in materiale sintetico nero, che pur
garantiscono una buona trasparenza dall’interno. Chiari sono invece i tendaggi pensati
per le camere, che sono separate dallo spazio giorno da porte scorrevoli e ad anta. I
box dei bagni, spogliatoi e ripostigli godono
parzialmente di un’illuminazione zenitale,
condizione per non scalfire anche nella quotidianità il rigore di uno spazio open formalmente minimale e accuratamente ammobiliato. La stampa di motivi arborei nella parte
superiore dei box conferisce levità e verticalità in un’architettura prettamente orizzontale. L’aggetto di 8 metri è stato determinante per la struttura di copertura. La decisione
di lasciare a vista l’intradosso in calcestruzzo ha significato inflessione e deformazioni
plastiche sulle travi. La proposta da parte
degli architetti di utilizzare calcestruzzo cellulare massivo non viene accettata né dagli
strutturisti né dalle aziende realizzatrici; in
alternativa, si pensa ad un solaio composito.
La prima cosa che viene realizzata è una
struttura in calcestruzzo armato, successivamente si posa un reticolato per le casseforme ed infine si getta in opera il calcestruzzo.
Il canale balneabile che fiancheggia il lato
nord è stato realizzato con additivi cristallogeni aggiunti nel calcestruzzo a vista. La formazione cristallina penetra tramite osmosi
nei capillari ed è altamente resistente alla
pressione dell’acqua ed agli agenti chimici
aggressivi. La genesi cristallina si può riattivare per sigillare piccole fessure formate a
distanza di anni dal getto. Il sistema di riscaldamento sfrutta una pompa di calore ad
acqua che riscalda a ciclo continuo misto e
serve per il riscaldamento ambientale a pavimento, il preriscaldamento dell’aria e il riscaldamento della piscina.
Planimetria generale
scala 1:4000
Pianta
Vista dall’alto
struttura portante in acciaio inox
Sezioni
scala 1:400
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
16
17
18
19
20
Ingresso
Garage
Cucina
Pranzo
Soggiorno
Ospiti
Focolare a pavimento
Terrazza
Canale balneabile
Patio
Quinta
Camera
Cabina armadio
Bagno
Deposito
Guardaroba
Spazio di servizio
Trave Å in acciaio
Elemento d’irrigidimento a croce
Pilastro in tubolare in acciaio |
∂   2009 ¥ 1/2 Inserto ampliato in italiano
Sezioni
scala 1:20
1 Copertina attico
guaina impermeabilizzante
sintetica 2 mm
2 Inverdimento copertura 100 mm
substrato 70 mm
strato di protezione
strato drenante 25 mm
materassino di protezione 5 mm
guaina impermeabilizzante
sintetica 2 mm
strato termoisolante in EPS
in pendenza 20 –355 mm
rivestimento in tavole
di abete rosso 40 mm
reticolo di travi in profilo di acciaio
HEB 500 e IPE 500
camera intermedia ermetica
195 mm /isolamento termico in
fiocchi di lana minerale 300 mm
guaina bituminosa 3 mm
solaio:
soletta in c.a. 160 mm
(con tirafondi ancorati al reticolo di travi)
3 Guaina impermeabilizzante
sintetica 2 mm
strato termoisolante in EPS 200 mm
multistrato a tre fogli in abete rosso
laccato bianco (portante)
4 Fuga parete leggera/solaio
5 Fascia di rivestimento
stabile alle intemperie
in ferro crudo 8 mm
6 Binario tenda in acciaio inox
7 Pannello in policarbonato nervato
a sei setti, traslucido 40 mm
in telaio strutturale di alluminio
8 Asfalto colato. granuli di
diabase levigato 20 –25 mm
(sigillato con emulsione a base di cera)
massetto radiante 70 mm
pellicola in PE
strato isolante 200 mm
piastra pavimento in c.a. 250 mm
9 Pannello in compensato 15 mm
stampato su entrambi i lati
montanti in legno 120/60 mm
strato isolante intermedio
lana minerale 120 mm
10 Vetrata isolante a doppia camera
40 mm, U = 0,7 W/m²K
11 Tendaggio in tessuto di PE
12 Occhiello saldato per il fissaggio
variabile della tenda
Traduzioni in italiano
co della casa privata d’abitazione che il padre Rudolf Olgiati ha ristrutturato negli anni
’30. Come indicano le norme tecniche svizzere, la nuova costruzione che sostituisce
un’ex stalla è stata costruita esattamente
con le dimensioni, la forma del tetto e le proporzioni della presistente.
Decisioni radicali di progetto conferiscono
all’edificio un carattere unico. La struttura lignea di copertura a doppio falda giace su
una piattaforma in calcestruzzo armato. I pilastri, al centro di ogni lato della pianta, lasciano la platea in aggetto libero in corrispondenza degli angoli. Sul retro, l’edificio è separato
dal declivio da un’intercapedine tramite la
quale si dà accesso sul lato nord. A questo
piano si collocano i due ampi uffici in corrispondenza dei timpani. L’area più interna e il
piano soppalcato sono illuminati da due
grandi finestre a tetto e da vuoti trapezoidali
intagliati nel volume. La pianta quasi quadrata per la simmetria biassiale e il nucleo di distribuzione collocato in posizione centrale ha
una struttura cruciforme. L’impianto rigoroso
del layout viene interrotto dagli angoli del
soppalco a taglio diagonale e dal prolungamento del nucleo al piano primo.
6
7
Sezione verticale vetrata fissa
Sezione verticale porta
scala 1:20
1
2
Planimetria generale
scala1:2000
Piante • Sezione
scala 1:400
1
2
3
4
Edificio esistente
Soppalco
Ingresso a livello dell’ufficio
Ingresso a livello dell’area parcheggio
Sezione verticale
Sezione orizzontale
scala 1:20
1
Pagina 46
Studio di architettura, Flims
2
3
A Flims, a 100 metri dalla “Casa Gialla”, che
quasi 10 anni fa ha reso famoso Valerio Olgiati, alla fine del 2007 è stato realizzato lo
studio dell’architetto. L’edificio, che si eleva
rispetto al piano stradale tramite una sorta di
estensione del basamento, si colloca a fian-
5
4
Lamiera di rame con aggraffature verticali
guaina impermeabilizzante
bituminosa incollata
materassino fonoassorbente 3 mm
rivestimento in tavole di abete rosso 26mm
correnti 80/60 mm/ ventilazione
guaina copertura continua
rivestimento in tavole di abete 35 mm
travetti inclinati 100/300 mm/
ermoisolamento in cellulosa
pannello OSB 18 mm
freno al vapore
correnti 25/40 mm
rivestimento in tavole di abete 26 mm
Monolitico di sicurezza 10 + intercapedine 16 +
stratificato di sicurezza 20 mm in
telaio in acciaio e in alluminio
Tavole in abete 26 mm
correnti 40/40 mm
ventilazione
carta impermeabile al vento
pannello in fibra di legno 22 mm
montanti in legno 80/280 mm
isolante termico
cellulosa 260 mm
pannello OSB 15 mm
freno al vapore
pannelli radianti a parete 30 mm
correnti
rivestimento in tavole di abete 26 mm
Tavole da pavimento in abete 25 mm
nastro di protezione acustica 2 mm
correnti 53 mm
pannello OSB 22 mm
freno al vapore
legno squadrato 100/140 e 100/160
disposto incrociato
isolante termico cellulosa
cartone copertura
solaio c.a. 260 mm
pigmentato nero
Tavole da pavimento in abete 25 mm
Tavole di abete 25 mm
elemento scaldante 30 mm
pannello OSB 22 mm
legno squadrato 80/200
intercapedine
lana minerale 100 mm
correnti 28/40 mm
rivestimento in tavole di abete 26 mm
Vetrata soppalco
stratificato di sicurezza 18 mm
Rivestimento in tavole di abete 26 mm
pannello in OSB 15 mm
isolamento termico
lana minerale 140 mm
pannello OSB 15 mm
rivestimento in tavole di abete 26 mm
3
4
5
6
7
8
Monolitico di sicurezza 10 +
intercapedine 16 +
stratificato di sicurezza 20 mm
in telaio di acciaio e alluminio
Lamiera di rame
con aggraffature verticali
guaina impermeabilizzante
strato bituminoso incollato
materassino fonoassorbente 3 mm
rivestimento in tavole di
abete rosso 26 mm
correnti 80/60 mm di ventilazione,
guaina copertura continua
rivestimento in tavole di abete 35 mm
travetti inclinati 100/300 mm
strato termoisolante in cellulosa
pannello OSB 18 mm
freno al vapore
correnti 25/40 mm
rivestimento in tavole di abete 26 mm
Tavole in abete 26 mm
correnti 40/40 mm
strato di ventilazione
carta impermeabile al vento
pannello in fibra di legno 22 mm
montanti in legno 80/260 mm
strato termoisolante cellulosa 260 mm
pannello multistrato a tre fogli 42 mm
freno al vapore
correnti 25/40 mm
rivestimento in tavole di abete 26 mm
Multistrato a tre fogli 27 mm
Float 10 + intercapedine 16 +
float 10 mm
Pavimento in tavole di
abete rosso 25 mm
nastro di protezione acustica 2 mm
elemento scaldante 30 mm
cellulosa
cartone per coperture
solaio in cartongesso
salio in acciaio inox
con pigmenti neri 260 mm
Tavole di abete rosso 25 mm
nastro di protezione acustica 2 mm
elemento scaldante 30 mm
pannello OSB 22 mm
legname squadrato 80/200 mm
isolante nell’intercapedine vuota 100 mm
correnti 28/40 mm
rivestimento in tavole diabete 26 mm
Portoncino d’ingresso
11
12
Traduzioni in italiano
Pagina 52
Centro residenziale, Copenhagen
A partire dal 1992, Ørestad City, un’area urbana di nuova espansione fra il centro di
Copenhagen e l’aeroporto, è stata oggetto
di un grande sviluppo. Attualmente, è sorto
un nuovo distretto urbano destinato in un futuro prossimo a diventare il fulcro della regione di Øresund. Il collegamento con treni
della metropolitana driverless o ad automazione integrata è in funzione dal 2002.
Il progetto “VM Bjerget”, terzo lotto a nord
del “House V” e dell’ “House M” è un’insolita
combinazione tra un autosilo e un complesso residenziale a terrazze. Il committente
aveva espresso l’esigenza di disporre di un
terreno occupato per due terzi da un autosilo e per un terzo da residenza. Invece di disporre i due fabbricati adiacenti, gli architetti
scelgono la combinazione delle due tipologie. L’autosilo di 480 posti auto copre interamente la superficie coperta ammessa per
quel terreno e funge da basamento per gli
appartamenti. Le ampie terrazze si sovrappongono a gradoni per 10 livelli degradando
verso sud per non impedire la vista panoramica. Sotto il rivestimento in tavole lignee dei
parapetti si collocano contenitori per piante
alla cui irrigazione provvede un sistema centrale. In contrasto con la facciata in legno, il
volume dell’autosilo è rivestito in alluminio
traforato a riprodurre un’immagine del monte
Everest. Oltre che da una scala in acciaio,
l’accesso agli appartamenti è garantito da
un elevatore inclinato.
Planimetria generale
scala 1:8000
Piante e sezione
scala 1:750
1
2
3
4
5
6
7
8
9
VM Bjerget
House M
House V
Linea della metropolitana
Autosilo
Rampa
Elevatore inclinato
Appartamento
Terrazza
Sezione longitudinale
scala 1:20
1 Tavole in Ipe 145/22 mm
2 Tubolare in acciaio zincato
¡ 50/30/2 mm
3 Tubolare in acciaio zincato
¡ 50/30/4 mm
4 Fioriera in plastica
5 Lamiera di zinco
Inserto ampliato in italiano 2009 ¥ 1/2   ∂
6 Guaina impermeabilizzante
pannello in compensato 20 mm
7 Profilo in acciaio zincato 160 mm
8 Pannello ai silicati sospeso tinteggiato
9 Canale di raccolta
per l’acqua piovana, zincato
10 Vetrata isolante
serramento in legno di Jatoba
11 Copertura:
prato sintetico
strato autolivellante
in sabbia fine 100 mm
strato filtrante
su elementi drenanti
polistirene estruso 100 mm
guaina impermeabilizzante
bituminosa a due strati
schiuma di vetro
in pendenza 60 –100 mm
guaina bituminosa a pennello
soletta in c.a. 220 mm
12 Terrazza:
pavimento in legno di Ipe
non trattato 22 mm
correnti 25/120 mm
su magatelli
impermeabilizzazione ignifuga
polistirene estruso 100 mm
guaina impermeabilizzante
bituminosa a due strati
schiuma di vetro in pendenza
60 –100 mm
soletta in c.a. 220 mm
13 Pavimento:
parquet in rovere 21 mm
correnti 25/100 mm,
con riscaldamento
a pavimento integrato
listelli 45/95 mm, su piedini
lana minerale 100 mm
freno al vapore
soletta in c.a. 220 mm
Sezione trasversale scala 1:20
1 Tavole in Ipe 145/22 mm
2 Tubolare in acciaio zincato
¡ 50/30/2 mm
3 Tubolare in acciaio zincato
¡ 50/30/4 mm
4 Canale di raccolta acqua piovana
zincato
5 Prato sintetico
strato autolivellante
in sabbia fine 100 mm
strato filtrante su elementi drenanti
polistirolo estruso 100 mm
guaina impermeabilizzante
bituminosa a due strati
schiuma di vetro
in pendenza 60 –100 mm
guaina bituminosa a pennello
c.a. 220 mm,
6 Tavole Ipe 145/22 mm
pannello ignifugo 10 mm
isolamento 200 mm
c.a. 200 mm tinteggiato
7 Pavimento in legno Ipe
non trattato 22 mm
correnti 25/120 mm su magatelli
impermeabilizzazione ignifuga
polistirolo estruso 100 mm
guaina impermeabilizzante
bituminosa a due strati
schiuma di vetro
in pendenza 60 –100 mm
c.a. 220 mm
8 Tubolare in acciaio zincato
¡ 30/50/4 mm ogni 900 mm
9 Rivestimento in alluminio 4 mm
10 Fioriera in plastica
11 Tubolare in acciaio zincato
¡ 50/50/4 mm
Pagina 58
Copertura di parcheggio sopraelevato,
Linz
Il giovane studio form,art di Graz, alla fine
del 2006 è stato incaricato di progettare la
copertura del cosìddetto Linienparkplatz 1.
Per i 130 posti auto i progettisti hanno sviluppato una struttura che combina metallo a
membrana: una struttura che in caso di realizzazione di un nuovo autosilo sarebbe
smontabile rapidamente e a costi contenuti,
per essere riassemblata in altro luogo. L’elevato grado di prefabbricazione ha ridotto i
tempi di realizzazione a sole 4 settimane.
La struttura primaria è composta di un reticolo in acciaio con 15 campate longitudinali
ognuna delle quali misura 11 ≈ 18 metri. Lo
scheletro è stato per lo più montato a pavimento e portato alla quota esatta con l’ausilio di un’autogru.
Ogni campata delimitata da un telaio metallico è stata sospesa ad un pilastro tramite 6
aste tese e 6 aste compresse.
Dopo il fissaggio della membrana alla struttura in acciaio tramite guide, gli elementi conici sono stati pretensionati tramite un anello
in acciaio con controventature. La pelle di
copertura è una membrana in PVC rinforzata
con rete di poliestere, che garantisce un fattore di trasmissione luminosa al 10% e di
trasmissione dei raggi solari al 7%. La membrana crea una buona luminosità all’interno
del parcheggio, pur impedendo il surriscaldamento delle auto dovuto ai raggi solari incidenti. In notturno, le proprietà riflettenti
della membrana trasformano l’architettura in
una scultura luminosa. Ad ogni pilastro corrispondono quattro corpi illuminanti a pavimento la cui luce viene diffusa uniformemente nello spazio.
Planimetria generale scala 1:5000
Sezioni e vista dall’alto scala 1:500
1
2
3
4
5
Trave perimetrale
Trave di campata
Sospensione
Montante
Membrana stirata ad imbuto
Sezioni copertura e punto di appoggio scala 1:20
1 Trave perimetrale in
profilo di acciaio saldato/zincato
300/15 mm + 260/8 mm +
600/15 mm
2 Piatto di ancoraggio in acciaio 25 mm
3 Tirante in acciaio zincato Ø 36 mm
∂   2009 ¥ 1/2 Inserto ampliato in italiano
4 Morsetto di ancoraggio in
acciaio saldato/zincato
doppio piatto in acciaio 15 mm
5 Piastra di copertura in lamiera di acciaio
Ø 460/6 mm
6 Montante in tubolare di acciaio zincato
Ø 406/10 mm
7 Puntone in tubolare d’acciaio Ø 219/6 mm
8 Puntone in tubolare d’acciaio Ø 168/6 mm
9 Trave in profilo d’acciaio HEA 300
10 Listello in profilato di alluminio
strato di separazione in gomma
vite a testa svasata M12
11 Membrana in rete di poliestere
rivestimento in PVC (protezione UV)
e in PVDF (autopulente)
12 Profilo di serraggio
piatto in acciaio 200/60/5 mm
13 Anello di pretenzionamento,
profilo in acciaio saldato curvato
14 Asta filettata M 16
15 Mensola in acciaio saldata
16 Lamiera in acciaio 5 mm,
con pellicola bianca di copertura, incollata
17 Cinghie termiche
18 impermeabilizzazione in resina sintetica
su calcestruzzo in pendenza
19 Tubo drenante DN 150
20 Trave saldata al montante,
in acciaio Ø 650/40 mm
lamiera per la regolazione in altezza
piastra di ancoraggio in acciaio
Ø 650/30 mm
con 8 tirafondi M30
piastra in acciaio Ø 700/30 mm
fondazione in calcestruzzo armato
21 Corpo illuminante ad incasso
a pavimento 150 W
Pagina 62
Centro, Corpataux-Magnedens
Traduzioni in italiano
tura realizzato in lastre a posa regolare.
Nel tempo, uno strato di muschio rivestirà la
copertura mentre una patina naturale avvolgerà le facciate. Il tufo è un materiale poroso
che impedisce la formazione di fenomeni di
umidità di risalita, un materiale ideale che da
tempo viene utilizzato in questi luoghi per
fondamenta e basamenti.
L’ampia finestra sul retro del palcoscenico e
dietro le quinte può essere aperta completamente consentendo la formazione di un palcoscenico estivo con un pubblico seduto
all’aperto. Sul lato opposto alla sala per le
manifestazioni si collocano gli spazi conferenza, segreteria, foyer e reception. Il concetto cromatico seguito e le atmosfere degli
spazi si differenziano intensamente: pareti in
calcestruzzo tinteggiate bianche e in cartongesso, pannellature lignee e terrazzo nel foyer e negli uffici; rivestimenti scuri in lamelle
di legno e parquet in rovere per la sala.
Anche il concetto d’illuminazione è differenziato per aree: grandi bolle per l’ingresso,
tubi al neon in nicchie protette da lamelle
nella sala per le manifestazioni. Nell’interrato
oltre ai servizi trova posto un bunker antiaereo come previsto dalle norme vigenti in
Svizzera.
Planimetria generale
scala 1:5000
Sezioni e pianta
scala 1:400
1
2
3
4
5
6
7
Riunione
Segreteria
Foyer
Reception
Quinte
Palcoscenico
Sala
Sezione scala 1:20
Per semplificare il sistema amministrativo,
due piccole località del Cantone di Friburgo
nella Svizzera tedesca sono state unificate e
per questo si richiedeva la realizzazione di
un centro comunitario. Per la progettazione
è stato indetto un concorso. Il nuovo corpo
di fabbrica doveva integrarsi nell’intorno rispettando per forma e materiale le tradizioni
locali. Come tutti gli edifici pubblici (chiesa,
scuola, trattoria locale) l’orientamento conferito al corpo di fabbrica dagli architetti prevede che il timpano si disponga perpendicolarmente alla strada; di fronte all’ingresso,
la nuova piazza del paese con un albero al
centro. La copertura a falde con il camino richiama il linguaggio formale delle case coloniche regionali. L’involucro esterno completamente in tufo mette in risalto, invece, il
carattere peculiare dell’architettura. La facciata è composta di lastre in pietra di tre differenti lunghezze posate accostate senza
soluzione di continuità con il manto di coper-
1 Lastre in tufo,
posate accostate incollate 60 mm
parete in c.a. 250 mm
strato termoisolante
in polistirene estruso 160 mm
strato di impermeabilizzazione
2 Elemento di rivestimento sospeso:
lamelle in rovere 50 mm
pannello di particelle di legno
tinteggiato nero 13 mm
montanti in legno 70 mm
correnti intermedi 50/50 mm
3 Vetrata isolante incollata
monolitico di sicurezza 8 mm +
intercapedine18 mm +
stratificato di sicurezza 6 mm
serramento in legno-alluminio
4 Parquet in rovere oliato 15 mm
pannello di particelle 22 mm
materassino fonoassorbente 5 mm
sottofondo a secco 50 mm
strato di separazione
soletta in c.a. 400 mm
5 Telaio in elementi prefabbricati
di calcestruzzo 80 mm
fissaggio al n.6
tramite guida
6 Profilo in acciaio 250/250/8 mm
7 Anta di estrazione dell’aria viziata
in vetrazione isolante
stratificata di sicurezza
con pellicola nera incollata
13
8 Trave di colmo:
profilo in acciaio
HEA 1000 mm
9 Lastra in tufo 50 mm
lamiera grecata 60 mm
strato termoisolante in
polistirene estruso 160 mm
strato di impermeabilizzazione
solaio composito in calcestruzzo 100 mm
su lamiera profilata 51 mm
profilo in acciaio IPE 300
10 Terrazzo 15 mm
massetto radiante 85 mm
strato di separazione
strato termoisolante 40 mm
Pagina 67
Centro visitatori, abbazia di Anglesey
Nei pressi di Cambridge, l’Anglesey Abbey
House and Gardens, teatro di varie vicissitudini che vedono la struttura protagonista
della storia dalla fondazione avvenuta nel
1236, è nota per la preziosa testimonianza
architettonica dei giardini all’inglese. Il nuovo centro visitatori si estende su una superficie di 1120 metri quadri dove si integrano
diverse funzioni. Per garantire un delicato inserimento paesaggistico dell’edificio, che
con la sua collocazione si pone a schermo
dell’estensione del parco, gli architetti escogitano una soluzione visiva: un percorso
fiancheggiato da alberi giunge ad un volume d’ingresso vetrato con copertura piana,
fiancheggiata da alcuni volumi a timpano
in legno, due da una parte e tre dell’altra. I
cinque tetti a falda stirano la pianta longitudinalmente variando solo in lunghezza. Il sistema portante, che utilizza telai in acciaio
rivestiti di legno, crea una struttura caratterizzata da una modularità che talvolta è percepita anche in pianta: una reminiscenza
del formalismo dell’Anglesey Garden. La lamiera ondulata in alluminio usata per il tetto,
lo sporto in aggetto e i brise-soleil in legno
di cedro, mitigano l’aspetto massivo del corpo di fabbrica contribuendo a trasmettere al
visitatore un’atmosfera lieve ed aperta.
Sezione ∙ pianta
scala 1:400
1
2
3
4
5
6
7
8
9
Hall d’ingresso
Biglietteria
Ristorante
Area di servizio
Lavaggio
Cucina
Cella frigorifera
Ufficio
Deposito
14
Traduzioni in italiano
10 Sala eventi
11 Negozio
12 Sala conferenza
Sezione orizzontale facciata ovest
Sezione orizzontale facciata est
Sezione verticale sul risalto di gronda
scala 1:20
1 Lamiera ondulata
in alluminio 0,9 mm
distanziatore in profilo di alluminio
membrana a poro aperto
rivestimento in compensato stabile
alle intemperie 19 mm
profilo a Z 202 mm in acciaio
strato intermedio termoisolante
in lana minerale 100 + 100 mm
barriera al vapore
correnti 72/47 mm
isolante acustico 25 mm
pannello acustico
cartongesso 12,5 mm
2 Profilo Å in acciaio 203/203/71 mm
3 Correnti in cedro rosso non trattato in
telaio di acciaio ∑ 50/75 mm
4 Vetrata isolante in telaio di alluminio
5 Pilastro in acciaio termoisolato
Å 153/153/37 mm
6 Profilo in acciaio fi 125/65/7 mm
7 Rivestimento in tavole di legno di cedro
non trattato 19 mm
correnti in legno 44/75 mm
pannello in fibre morbide di legno
impermeabilizzate con bitume 22 mm
montanti in legno122/47 mm
strato termoisolante intermedio
lana minerale a doppio strato 120 mm
barriera al vapore
montante in legno 110/47 mm
lastra in cartongesso 12,5 mm
8 Profilato cavo ¡ 150/100/5 mm
9 Rivestimento verticale
in legno di cedro
non trattato 32 mm
10 Pilastro in acciaio Ø 139/10 mm
11 Rete parainsetti
12 Elemento di ventilazione
pannello in MDF 12 mm
strato termoisolante 25 mm
profilo in legno massello 44 mm
in telaio profilato di MDF 38 mm
Sezione verticale finestra copertura piana
Sezione verticale ristorante
scala 1:20
1 Copertura:
lamiera ondulata in alluminio 0,9 mm
profilati in alluminio
membrana a poro aperto
rivestimento in compensato
stabile alle intemperie19 mm
profilo a Z in acciaio 202 mm
strato termoisolante intermedio
lana minerale 100+100 mm
barriera al vapore
correnti 72/47 mm
strato fonoisolante intermedio 25 mm
lastra acustica in cartongesso 12,5 mm
2 Finestra copertura piana:
vetrata isolante in serramento di alluminio
3 Correnti bianchi 44/19 mm
su telaio bianco 22/32 mm
4 Profilo Å in acciaio 203/203/71 mm
5 Lastra in cartongesso 12,5 mm
pannello in compensato 12 mm
6 Cartongesso curvato,
rinforzato in fibra di vetro 2≈ 6 mm
7 Canale in alluminio 3 mm
8 Pannello in compensato di betulla
impiallacciato e pigmentato bianco 12 mm
9 Tubo fluorescente
Inserto ampliato in italiano 2009 ¥ 1/2   ∂
10 Elemento scorrevole, lamelle in legno
di cedro rosso non trattato
11 Porta scorrevole in alluminio
vetrazione isolante
12 Piastrelle in ceramica 300/600/9 mm
massetto 95 mm
foglio di separazione 50 mm
strato termoisolante
guaina impermeabilizzante
parete a due strati
in blocchi di cemento 100 mm
elemento intermedio,
prefabbricato in calcestruzzo 225 mm
13 Trave in profilo Å di acciaio 152/89/16 mm
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
16
Centro servizi
Ristorante aziendale
Centro vendite e servizi
Passaggio interrato
Ingresso
Ristorante/auditorio
Distribuzione pasti
Cucina
Deposito
Consegne
Caffetteria/galleria
Terrazza
Impianti tecnici
Centrale riscaldamento
Sezione
scala 1:20
Pagina 72
Mensa aziendale, Ditzingen
Il comparto aziendale della Trumpf negli ultimi dieci anni è stato costantemente ampliato
e ristrutturato. A seguito della realizzazione
di vari fabbricati per la produzione e per gli
uffici, è sorta una mensa aziendale per 2000
dipendenti. 700 persone possono sedersi
contemporaneamente a tavola nell’ampio
spazio utilizzabile anche per eventi.
Il volume del corpo di fabbrica necessariamente di grandi dimensioni è integrato
nell’intero complesso: gli spazi accessori sono collocati al piano interrato mentre il livello
principale del ristorante sprofonda nel terreno ad una quota inferiore di quattro metri. La
disposizione delle quote consente di avere
un accesso diretto dal tunnel di collegamento che connette tutti gli edifici aziendali.
L’elemento più peculiare è senz’altro il tetto
dotato di una struttura lignea multicellulare
che conferisce allo spazio interno una piacevole profondità e dimensione. Nel concetto d’illuminazione si alternano chiari e scuri:
in alcuni casi le celle del soffitto si aprono
attraverso la superficie di copertura creando
lucernari, in altri contengono gli elementi
dell’impianto di illuminazione artificiale. Le rimanenti celle sono irrigidite da elementi lignei traforati che assumono tra l’altro funzioni acustiche. La struttura in legno è
supportata da profili cavi in acciaio che appoggiano su nove fasci di pilastri.
Planimetria generale
scala 1:6000
Sezioni ∙ Piante
scala 1:1000
1 Produzione/sviluppo
2 Ingresso principale
comparto aziendale
1 Frammenti e pietrisco di basalto
materassino drenante 10 mm
impermeabilizzazione tetto
isolante termico
lana minerale 160 mm
guaina bituminosa a due strati, saldata
pannello OSB 25 mm
vano tecnico per impianti 80 mm
pannello OSB 15 mm
struttura in massello di legno 80/93 mm
multistrato a tre fogli 27 mm
2 Trave in acciaio
profilo cavo tridimensionale
300/800–1500 mm
3 Riflettore in alluminio a specchio
4 Cassaforma per corpo illuminante
estraibile
5 Lamiera a nido d’ape
in alluminio 50 mm
6 Profilo in alluminio 80/30/3 mm
7 Trave in lamellare
di abete rosso 100 mm
8 Multistrato traforato 27 mm
membrana acustica
lana minerale 50 mm
9 Elemento a fisarmonica
10 Vetrata isolante in
monolitico di sicurezza 12 mm
+ intercapedine 20 mm +
monolitico di sicurezza 12 mm
11 Montanti facciata
profilo} in acciaio 80/250–350 mm
12 Rivestimento poliuretanico 3 mm
massetto in solfato di calcio 110 mm
strato isolante in materiale estruso PS 40 mm
solaio in c.a. impermeabile 260 mm
Sezioni
scala 1:20
1 Vetrata isolante
monolitico di sicurezza 10 mm +
intercapedine 16 mm +
stratificato di sicurezza 16 mm,
Ug = 1,1 W/m2K,
inclinazione 8,3 %
2 Profilo anulare in acciaio | 60/60 mm
3 Copertura in lamiera di alluminio 3 mm
4 Trave doppia in lamellare
di abete rosso 100 mm
connessa tramite fazzoletti e bulloni,
fuga 30 mm
5 Costruzione tetto pg.74
6 Bulloni saldati su trave in acciaio
7 Trave in lamellare di abete rosso 100 mm
8 Fazzoletti in lamiera saldati
alla trave in acciaio
9 Trave in acciaio
profilo tridimensionale cavo
laccato bianco
300/800 –1500 mm
10 Listello in abete rosso 30 mm
fissato tramite angolare
alla trave in lamellare
∂   2009 ¥ 1/2 Inserto ampliato in italiano
Traduzioni in italiano
15
Tecnologia
Pagina 78
Mensa aziendale, Ditzingen:
struttura di copertura
Lukas Weder, Wolfgang Muell
Già nella fase di studio del progetto per il
nuovo ristoro aziendale si inizia a parlare di
un tetto di grande estensione come elemento peculiare dello spazio centrale ad uso
pubblico. La forma poligonale della copertura si richiama a strutture presenti in natura
come quelle delle foglie, delle spugne, degli
alveari e di diversi sistemi cellulari analizzati
in fase di progetto. In principio, la struttura
che sembrava più seducente era quella della spugna, successivamente l’attenzione e la
ricerca condotta dal team di progetto affiancato da Werner Sobek, si è rivolta a sistemi
ispirati al mondo vegetale delle foglie. La
scelta è ricaduta sull’uso di strutture in acciaio e legno in grado di combinare i vantaggi dei due materiali: orizzontalmente la
struttura architettonica presenta una certa
somiglianza con quella fogliare; verticalmente, invece, il principio della profondità tridimensionale tratto dalle spugne prende forma nel diverso spessore della struttura
multicellulare. Mentre il progetto si sviluppava, diventava sempre più chiaro che il corpo
di fabbrica doveva immergersi parzialmente
nel terreno e la quota della sala principale
della mensa doveva mantenersi allo stesso
livello dei tunnel di connessione degli edifici
del campus. Solo così sarebbe stato possibile collocare nascosti gli ampi spazi funzionali necessari per una mensa di tali dimensioni.
Struttura in acciaio
La struttura multicellulare del tetto è realizzata con un sistema composito legno/acciaio.
In confronto ad una struttura lignea, questo
metodo permette una campata di maggiori
dimensioni. La struttura primaria in travi
d’acciaio si dispone su 9 fasci di pilastri che
dividono la superficie pentagonale del tetto
in nove triangoli, in ognuno dei quali si inserisce la struttura secondaria di travi lamellari
a nido d’ape. Le travi in acciaio sono saldate
tra di loro prima di arrivare in cantiere dove
vengono sollevate ad altezza stabilita tramite
l’uso di ponteggi. Per una questione di deformazione causata dal peso proprio del tetto, la struttura è stata fabbricata mantenendo una lieve curvatura in modo che gli
elementi strutturali potessero prendere la
forma esatta solo nel momento in cui erano
completamente caricati. Il comportamento è
stato simulato durante la costruzione sospendendo dei pesi ai profili tridimensionali
(carico complessivo di 140 tonnellate) in
modo che la parte in legno potesse essere
montata senza che interferissero altri carichi.
Per l’azienda di produzione degli elementi in
ferro, il taglio a geometria multipla delle travi
in acciaio ha rappresentato una vera sfida.
L’intersezione di 6 travi ha determinato snodi
saldati particolarmente complessi e sollecitati. Anche questi giunti sono stati realizzati
in laboratorio. Nell’ultima fase di montaggio,
dopo aver saldato ogni trave lunga fino a
40 metri, i nove fasci di pilastri inclinati sono
stati adattati.
Struttura in legno
Dal punto di vista statico, la struttura lignea
è un reticolo composto di travi singole a
connessione rigida. La cella o alveolo è
composta di sezioni lamellari a due strati
spesse 10 cm che formano elementi scatolari a tre diverse altezze (90, 120, 150 cm)
che vanno ad innestarsi sulla bisettrice degli
snodi. La trasmissione dei carichi avviene in
corrispondenza degli snodi tramite due elementi a stella in acciaio fissati alla struttura
lignea con bulloni e fazzoletti. La connessione delle celle alveolari alle travi in acciaio
segue lo stesso principio della connessione
rigida realizzata in questo caso tramite saldatura. La profondità degli elementi scatolari
è indipendente dal diagramma dei momenti
ma è stata definita in base a considerazioni
estetiche. La realizzazione degli snodi è stata laboriosa dal punto di vista tecnico in
quanto si è trattato di un punto ad elevata
sollecitazione di carico e per il fatto che minime erano le tolleranze consentite in fase di
montaggio. La dimensione degli elementi
scatolari è stata incrementata per limitare il
numero degli snodi e di conseguenza i costi.
In totale, sono state prodotte 295 celle alveolari con snodi in numero compreso fra due
a quattro.
Progettazione ed produzione
Per ottimizzare il processo di assemblaggio
è stato prodotto un modello in scala 1:1 di
tre celle alveolari assegnando particolare attenzione agli snodi al fine di ottimizzare il sistema strutturale. Da un lato, è stato possibile minimizzare le deformazioni del lamellare,
dall’altro, è stato possibile ridurre considerevolmente il gioco dei bulloni. La complessità
geometrica, la varietà delle celle alveolari e
l’inclinazione delle superfici della copertura
oltre alla progettazione della struttura di copertura sono state realizzate con l’ausilio di
software tridimensionali e di tecnologie
CNC. Per il progettista una produzione a
controllo numerico ha permesso da un lato
un accesso diretto alla logica di produzione
e alla programmazione meccanica, dall’altro, i disegni tecnici di montaggio e l’elenco
dei componenti sono stati generati automaticamente.
Acustica e illuminazione
Il committente richiedeva elevati requisiti
acustici dato che nel locale mensa utilizzato
in precedenza il rumore di fondo che accompagnava solitamente il rituale dei pasti
(conversazioni simultanee di numerose persone, il rumore delle stoviglie, ecc.) era intollerabile. Nel nuovo fabbricato, la presenza
di pareti laterali completamente in vetro e
pavimenti ad elevato grado di riverberazione, ha stabilito la necessità di avere un coefficiente di assorbimento acustico non superiore a 0.75. I requisiti acustici sono stati
ottenuti praticando fori nella parte inferiore
delle doge di legno e integrando un sistema
fonoassorbente. Gli esperimenti effettuati dal
Fraunhofer Institut hanno dimostrato un coefficiente di 0.8.
Il progetto richiedeva un massimo utilizzo
della luce solare pur evitando fenomeni di
abbagliamento contrastati da vetrate a controllo solare. Le celle alveolari luminose sono
state studiate in cooperazione con il laboratorio di illuminotecnica Bartenbach e includono un sistema di illuminazione indiretta
per garantire un graduale passaggio tra
giorno e notte. Le parti in alluminio riflettente
derivano dal campo areonautico. In occasioni particolari si possono aggiungere luci direzionali tipo spot con giunti cardanici per
conferire puntualmente particolare risalto alla struttura.
Posa
Dopo aver montato le celle alveolari, si è
proceduto alla posa in ogni elemento del sistema elettrico e del sistema di ventilazione.
Dato che la copertura del ristoro è visibile
dai molti uffici vicini, si è cercato di mante-
16
Traduzioni in italiano
Inserto ampliato in italiano 2009 ¥ 1/2   ∂
nere la “quinta facciata” libera da impianti.
Gli unici elementi visibili nella struttura multicellulare sono i lucernari, evacuatori di fumo
o estrattori di aria viziata.
citazione delle travi è maggiore, l’altezza
strutturale è stata adeguata all’andamento
dei momenti. L’altezza della trave cresce fino ad un metro e il tubolare di sezione tonda
si allarga aggiungendo elementi in lamiera. I
pannelli di assorbimento acustico previsti in
ingresso sono disposti lateralmente lungo le
passerelle e trattenuti orizzontalmente tramite tubolari in alluminio. Il materiale assorbente dei pannelli in tessuto a rete grigio è stato
ricavato riciclando jeans.
La realizzazione della copertura del ristoro
di Ditzingen apre nuove prospettive e dimostra che oggi giorno è possibile realizzare
strutture che un tempo sembravano irrealizzabili sotto l’aspetto tecnico, temporale ed
economico.
1 Schizzi preparatori
2 Modello di studio per la struttura del tetto
3 Struttura copertura, scala 1:1000
a Struttura portante primaria composta di travi
b Struttura portante secondaria in lamellare
c cella lucernario
d cella con sistema di illuminazione artificiale
e cella con pannelli in legno acustici traforati
4 Disegno CAD della struttura multicellulare
5 Disegno CAD della struttura multicellulare
6 Modello 1:1
7 Snodo della struttura multicellulare
8 Sezione orizzontale snodo
scala 1:20
aTrave cella in lamellare di abete rosso
trattato con vernice trasparente 100 mm
b Piastra in acciaio 280/66/8 mm
cSnodo in acciaio: piatti in acciaio saldati
15 mm
d Lamiera inchiodata 354/114/2 mm
e Asta mediana 25 mm
f Giunto 2– 6 mm
g Giunto 30 mm
h Bullone 24 mm
9 Processo di costruzione
10 Connettori per la struttura multicellulare
11 Montaggio della struttura portante primaria
Pagina 84
La struttura di copertura del Kogod
Courtyard dell’istituto Smithsonian a
­Washington D.C.
L’ex edificio dell’Ufficio brevetti di Washington D.C. ospita attualmente l’American Art
Museum e il National Portrait Gallery della
Smithsonian Institution. Prima, il cortile interno del complesso classicista poteva essere
utilizzato solo in primavera e in autunno. Oggi, il guscio reticolare di copertura progettato da Foster e Partner si distende sopra la
corte aperta con tre cupole fluide che riflettono l’articolazione originaria dell’edificio.
Con il sole, la struttura di copertura proietta
ombre sulle pareti e sul pavimento. Con il
paesaggio ricreato da Katryn Gustafson, la
corte è diventato uno dei punti di incontro
più amati a Washington, e non soltanto per i
visitatori del museo.
Dalla riapertura nell’autunno 2007, il cortile
coperto del museo può essere utilizzato durante tutto l’anno per manifestazioni e concerti. Lo spazio presenta requisiti acustici e
climatici particolarmente elevati.
Dato che le superfici lapidee degli edifici
non erano fonoassorbenti, è stato necessario che la struttura di copertura avesse un
effetto insonorizzante: per questo anche i
profili in acciaio sono stati isolati acusticamente.
Copertura con elementi in vetro piano
Le vetrate a controllo solare e un giunto continuo per l’estrazione dell’aria lungo il perimetro di copertura proteggono dal surriscaldamento estivo.
La struttura di copertura con superficie di
30x84 metri poggia completamente su otto
pilastri disposti lungo il perimetro e non interferisce con la struttura storica. Esternamente, la nuova copertura scivola sull’esistente, ma la cucitura perimetrale non si
vede dall’interno della corte.
La complessità geometrica e la tolleranza limitata della struttura di copertura di circa
800 tonnellate, progettata e realizzata da Josef Gartner GmbH nella cittadina bavarese
di Gundelfingen, ha rappresentato una sfida
eccezionale.
Struttura del guscio reticolare
La superficie di copertura è formata da un
guscio reticolare realizzato in travi di acciaio
saldate di 555 mm di altezza. Uno speciale
sistema in elementi di vetro realizzati su misura con telai di alluminio consente una
struttura a doppia curva con lastre piane rettangolari che dal basso offrono maggior trasparenza rispetto ad un formato triangolare.
Circa 120 telai in acciaio, preformati uno ad
uno, costituiscono i componenti del guscio
reticolare e di conseguenza la struttura primaria. I componenti sono stati prefabbricati
e numerati a Grundelfingen in modo tale da
verificate con sicurezza la loro posizione nel
reticolato. Una trave scatolare, non visibile
dalla corte, fluttuante sopra la copertura esistente costituisce l’elemento di chiusura perimetrale del guscio.
Il giunto di ventilazione consente una certa
deformazione dovuta alle variazioni di temperatura (fino a 320 mm interno/esterno, 155
sotto e 50 sopra).
Montaggio delle travi ad intradosso sottile
L’intero guscio reticolare è composto di
1700 travi in acciaio realizzate singolarmente per adattarsi ad ogni posizione. La sezione trasversale tipo di una trave è composta
di un piatto in acciaio (corrente superiore) e
di due barre in acciaio a nervatura d’irrigidimento e un tubolare di sezione tonda (corrente inferiore).
In corrispondenza dei pilastri, dove la solle-
Sulla cinghia superiore della struttura primaria si dispongono canaline di scolo in alluminio fissate ai distanziatori in officina. Il profilo
ad fi funge da elemento di appoggio per il
telaio in alluminio delle 860 lastre rettangolari in vetro di dimensioni leggermente diverse
le une dalle altre. Le lastre e l’elemento telaio di 2x 2 metri di dimensione e 200 kg di
peso sono prefabbricate. In altri termini, l’incremento d’altezza del profilo compensa le
differenze geometriche tra lastra piana e canalina curva tridimensionale. Le nervature in
alluminio, che sporgono dall’intradosso del
telaio nella canalina, consentono una certa
tolleranza in questa zona del cortile non a vista.
Le canaline in alluminio raccolgono anche
l’acqua di condensa che si potrebbe formare nella parte inferiore dell’elemento in vetro.
Inoltre, hanno la funzione di secondo piano
drenante: nel caso in cui l’impermeabilizzazione in silicone tra l’elemento in vetro non
funzionasse perfettamente, le canaline raccolgono l’acqua che penetra convogliandola
nei tubi di drenaggio dei montanti strutturali.
Tutte le lastre delle vetrate isolanti/termoisolanti sono in vetro chiaro povero di ossidi di
ferro, tali da minimizzare le alterazioni cromatiche dovute alla luce naturale incidente.
Le lastre esterne sono serigrafate con puntinatura bianca che ammorbidisce la diffusione luminosa riducendo contemporaneamente l’apporto termico. I distanziatori in acciaio
inox a taglio termico sono meno soggetti alla
formazione di fenomeni condensativi e separano la lastra di vetro monolitico di sicurezza esterno dalla lastra in vetro temperato
interna.
Struttura portante con otto snelli pilastri
Il progetto prevedeva che la copertura fosse
separata staticamente dall’esistente: otto pilastri in acciaio disposti in corrispondenza
della depressione più profonda del guscio
reticolare assorbono l’intero carico della copertura, convogliandolo in una palificata
profonda. L’allineamento diagonale del reticolo della copertura a doppia curvatura contribuisce a dirigere i carichi sulle teste dei
pilastri. Per ridurre i carichi orizzontali incidenti sui pilastri, aste tiranti di sezione tonda
connettono i pilastri lungo i punti di maggior
depressione al perimetro delle “tre cupole”. I
∂   2009 ¥ 1/2 Inserto ampliato in italiano
pilastri rivestiti in alluminio sono in tubolare
di acciaio di 850 mm di diametro con uno
spessore delle pareti del tubo di 50 mm.
Ogni tubo è lungo 20 metri. La copertura è
connessa ai pilastri tramite speciali teste
prodotte tramite fusione di 4,5 tonnellate ciascuna. La copertura è drenata tramite tubi di
scolo inseriti nei pilastri.
Progetto in 3D per la realizzazione
Gli architetti dello studio Foster & Partner
hanno sviluppato la geometria della copertura tramite un software tridimensionale, successivamente verificata nei requisiti statici
dallo studio Happold. Gartner-Ingenieure
hanno rielaborato la struttura di copertura
con i particolari a volte di precisione millimetrica dai quali è stato sviluppato ogni componente, poi fabbricato a Gundelfingen.
Requisiti speciali nella fabbricazione, logistica
e montaggio
Gli assi delle travi si collocano in ogni punto
perpendicolarmente alla superficie della
struttura della copertura. Il reticolo di travi
segue la superficie a forma libera del tetto:
ogni trave è ruotata intorno al proprio asse
fino a 8°. La rotazione delle travi è stata realizzata tramite un dispositivo appositamente
prodotto.
Ogni elemento portante viene fissato tramite
punti di saldatura, e successivamente una
volta saldato viene ruotato come previsto, infine definitivamente saldato nello stato di rotazione. Le sezioni trasversali cave rigide a
torsione assumono la propria forma e possono essere rielaborate come telaio. Per ottenere la geometria dei telai, ogni trave è stata
costruita secondo una matrice. La posizione
poi di ogni trave viene definita da due centine in lamiera portanti. Dopo aver appoggiato
ogni trave di ogni telaio alla sagoma corrispondente, si procede a saldare gli innesti
delle travi. Dato che le parti in acciaio si riti-
Traduzioni in italiano
rano a causa dell’apporto di calore dovuto
all’operazione di saldatura, il lavoro richiede
manualità ed esperienza. La possibilità che
si verifichi un’esposizione uniforme al calore
su tutti i lati e un allineamento, assicura
l’esatta geometria di ogni telaio. Dopo la saldatura i punti vengono rettificati e infine ogni
telaio sabbiato e verniciato.
Nel trasporto, le limitazioni dimensionali hanno imposto di trasportare al massimo due telai con un’unità di trasporto lunga 12 metri e
larga 4,5 metri. Per il montaggio della struttura di acciaio è stato costruito appositamente un ponteggio usato come piattaforma
di lavoro e di appoggio dei componenti parziali. Ogni telaio aveva almeno tre punti di
appoggio regolabili. Con una gru a torre
ogni elemento è stato sollevato seguendo
coordinate definite sul modello tridimensionale in maniera precisa, fissate ai punti di
appoggio e infine saldati all’elemento a telaio adiacente.
Al montaggio della struttura è seguito quello
dei vetri, collocati su profili ad U e fissati a
bullone. Infine, le lastre di vetro sono state
sigillate tra di loro. Il progetto consentiva solo tolleranze minime. Durante la fase di costruzione si è dovuto procedere a verificare
regolarmente la posizione esatta degli elementi per assicurarsi che la struttura non
slittasse.
1 S
ezione attraverso il “Donald W.Reynolds Center
for American Art and Portraiture”
scala 1:1250
Elemento perimetrale della copertura
sezione
scala 1:20
1 Manto di copertura (esistente)
2 Lamiera in alluminio
strato isolante in lana minerale
3 Strato fonoisolante 125 mm
4 Fuga di ventilazione/estrazione
5 Trave perimetrale in lamiera d’acciaio
saldata 800/400/2 mm
6 Fuga di silicone
7 Telaio in alluminio elemento in vetro
profilo ad incremento crescente
in relazione alla posizione
8 Vetrata termoisolante in vetro chiaro
monolitico di sicurezza
con puntinatura bianca serigrafata 10 mm+
intercapedine 16 mm +
stratificato temperato di sicurezza 13 mm
9 Canale di raccolta dell’acqua piovana
in profilo ad fi 125/50 mm
10 Trave guscio reticolare 555 mm
corrente superiore
in piatto d’acciaio 180/25 mm
nervatuta in piatto d’acciaio 430/10 mm
corrente inferiore Ø 101,6/12,5 mm
11 Pannello fonoisolante
in jeans riciclato
12 Rivestimento acustico
tubolari in alluminio Ø 15 mm
13 Tubo di drenaggio Ø 125 mm
14 Tirante: tubolare in acciaio Ø 139,7 mm
15 Testa pilastro in fusione d’acciaio
∂ - Inserto in italiano
Zeitschrift für Architektur
Rivista di Architettura
49° Serie 2008 · 1/2 Coperture
L’Impressum completo contenete i recapiti per
la distribuzione, gli abbonamenti e le inserzioni
pubblicitarie è contenuto nella rivista principale a
pag. 139
Redazione Inserto in italiano:
Frank Kaltenbach
George Frazzica
­Rossella Mombelli
Monica Rossi
e-mail: [email protected]
telefono: 0049/(0)89/381620-0
Traduzioni:
Rossella Mombelli
Partner italiano e commerciale:
Reed Businness Information
V.le G. Richard 1/a
20143 Milano, Italia
[email protected]
[email protected]
Fonti delle illustrazioni:
pag. 2: Duccio Malagamba, Barcellona
pag. 4–5: David Vicario, Torino
pag. 7: Katsuhisa Kida, Tokyo
pag. 8: Rob ’t Hart, Rotterdam
pag. 10 sinistra: Fernando Guerra, Lisbona
pag. 10 destra: Stefan Zensmaier, A-Kuchl
pag. 11 sinistra: Archivio Olgiatti, Flims
pag. 12 sinistra: Jans Lindhe, Copenhagen
pag. 13 sinistra: Thomas Jantscher, CH-Colombier
pag. 14: Christian Richters, Münster
pag. 15: David Franck, Ostfildern
pag. 16: W
olfgang Rudolph/Josef Gartner GmbH,
Gundelfingen
pag.17: Chuck Choi Architectural Photography,
Brooklyn
Piano editoriale anno 2009:
∂ 2009 1/2 Coperture
∂ 2009 3Conzept:
Sale multifunzionali
∂ 2009 4
Edifici a basso costo
∂ 2009 5Materiali + superfici
∂ 2009 6Collegamenti (scale,
­rampe, ingressi)
∂ 2009 7/8 Vetro
∂ 2009 9Conzept:
Ricerca e didattica
∂ 2009 10 Muratura
∂ 2009 11Ristrutturazioni,
rifunzionalizzazioni
∂ 2009 12 Tema particolare
17
• Luce – naturale e artificiale
Materia luce
• Intonaci – stucchi e pitture
Le facciate intonacate e poi -pittura,
tinta o rivestimento?
•T
rasparenze –
vetri plastiche e metalli
Materiali trasparenti, traslucidi, perforati
Lo stato dell’arte dei materiali da costruzione diafani
Il materiale traslucido offre al progettista
un’ampia libertà creativa, impensabile
con il vetro, che consente un rapporto
sensoriale con la luce e stimola l’avvincente alternanza di interni ed esterni.
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speciali, lastre di materiale sintetico,
membrane e metalli perforati è possibile
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di coordinare le fonti naturali diurne con
quelle artificiali conduce invariabilmente
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