LUMINOSITA’ DELLE STELLE COLORE DELLE STELLE CLASSIFICAZIONI STELLARI LE STELLE VARIABILI CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012 CONCETTI DI BASE DELLA LUMINISITA’ LUMINOSITA’ E DISTANZE DEGLI ASTRI MAGNITUDINI CELESTI LE STELLE PIU’ BRILLANTI CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012 L'unità di misura dell'intensità luminosa è la candela, approssimabile proprio con una normale candela di cera le cui caratteristiche sono comunque definite dalle norme internazionali. Se accendiamo la candela, questa emette luce in maniera sferica, tutto intorno a sé, abbracciando una superficie pari a 4πd2 La superficie illuminata, sferica, può essere suddivisa in 16 coni che hanno per origine la fiamma della candela stessa e per base una piccola sfera posta sulla superficie illuminata. La base di ciascun cono è chiamata STERADIANTE. Che dimensioni ha? La superficie di ciascuno steradiante è pari a 4π, quindi la 12,56esima parte della sfera totale. Ne segue che la sua superficie è pari al quadrato della distanza, essendo la superficie totale della sfera pari a 4πd2 SERATA n° 8 – LUMINOSITA’, COLORE E CLASSIFICAZIONI STELLARI 3 CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012 La luminosità che cade in uno steradiante è chiamata LUMEN (lm). Un lumen è quindi la parte di fascio luminoso di una candela che colpisce uno steradiante di superficie pari al quadrato del raggio. Una candela quindi emette un fascio di luce in ogni direzione pari ad un totale di 12,6 lumen, essendo uno steradiante pari a un 12,6esimo della superficie della sfera completa di illuminazione. Il lux è il flusso di luce ricevuto da una superficie di 1 metro quadrato da una sorgente che emette il flusso luminoso di 1 lumen, quindi: 1 Lux = 1 lm / m2 Quindi l’illuminamento decresce con il quadrato della distanza. SERATA n° 8 – LUMINOSITA’, COLORE E CLASSIFICAZIONI STELLARI 4 CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012 La brillantezza di un astro dipende da due fattori: LUMINOSITA’ e DISTANZA. La luminosità di un astro è inteso come l'insieme delle radiazioni che questa emette nell'unità di tempo considerata ed in tutte le direzioni. Un modo molto semplice per indicare la luminosità di un astro si ottiene con riferimento alla luminosità del nostro Sole (pari a 3,9x1033 erg/sec). Ad esempio, una stella può brillare la metà del nostro Sole oppure può brillare come 10.000 stelle del nostro Sole messe insieme. Questa misura è chiamata LUMINOSITA’ SOLARE. SERATA n° 8 – LUMINOSITA’, COLORE E CLASSIFICAZIONI STELLARI 5 CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012 Se Alpha Centauri ha una luminosità pari a 1 Luminosità Solare dovremmo vederla nel cielo con una brillantezza pari a quella del Sole? Ovviamente NO, visto che si trova molto più distante, con i suoi 4 anni luce passati, rispetto agli otto minuti luce del Sole. La brillantezza decresce con il quadrato della distanza. Se portiamo il Sole a 2 UA di distanza, la sua brillantezza decresce di 4 volte (2 al quadrato), mentre se lo portiamo alla distanza di Alpha Centauri facciamo diminuire la sua brillantezza di ben 70 miliardi di volte. La BRILLANTEZZA è quindi la luce che giunge ai nostri occhi, ed è anche detta BRILLANTEZZA APPARENTE. SERATA n° 8 – LUMINOSITA’, COLORE E CLASSIFICAZIONI STELLARI 6 CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012 Intuitivamente, se due astri hanno la stessa luminosità e sono posti alla stessa distanza, hanno anche la stessa brillantezza nel senso che nel cielo brillano allo stesso modo in mancanza di fattori esterni. Se i due astri sono posti a differenti distanze, invece, quello più lontano avrà una brillantezza inferiore rispetto a quello più vicino, che quindi brillerà di più. LE STELLE PIU’ BRILLANTI QUINDI SONO QUELLE PIU’ VICINE? La risposta è: in genere sembra, ma è un caso. Quindi la risposta è NO. SERATA n° 8 – LUMINOSITA’, COLORE E CLASSIFICAZIONI STELLARI 7 CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012 Questo è vero in linea generale visto che dipende anche dalla densità del mezzo interstellare presente tra i due astri e noi: se la luce di una stella incontra delle polveri più dense lungo il proprio cammino subisce un processo di ESTINZIONE, che la riduce. SERATA n° 8 – LUMINOSITA’, COLORE E CLASSIFICAZIONI STELLARI 8 CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012 Ovviamente gli antichi non parlavano di radiazione emessa, ma si basavano su quanto potevano osservare nel cielo ad occhio nudo. Ipparco da Nicea, nel secolo II a.C., catalogò le stelle in base alla loro brillantezza nel cielo stabilendo sei grandezze: le stelle di prima grandezza erano le più brillanti, le stelle di sesta grandezza erano le meno brillanti. SERATA n° 8 – LUMINOSITA’, COLORE E CLASSIFICAZIONI STELLARI 9 CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012 Ancora oggi usiamo una scala inversa (maggiore è il numero e minore è la brillantezza), ma non ci sono più limiti. Ci sono stelle con valore negativo (magnitudine) negativa e valori molto alti ad indicare stelle debolissimi visibili soltanto dai grandi telescopi. La MAGNITUDINE è un numero che esprime la luminosità di un astro, ma può essere di vari tipi. La MAGNITUDINE APPARENTE è la brillantezza con la quale una stella ci appare ad occhio nudo. La MAGNITUDINE ASSOLUTA è invece la brillantezza con la quale un astro ci apparirebbe se si trovasse a 10 Pc di distanza. SERATA n° 8 – LUMINOSITA’, COLORE E CLASSIFICAZIONI STELLARI 10 CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012 MAGNITUDINE VISUALE: magnitudine ottenuta tramite osservazioni visuali effettuate con un fotometro. MAGNITUDINE FOTOELETTRICA: magnitudine apparente ottenuta da osservazioni effettuate con un fotometro fotoelettrico. MAGNITUDINE FOTOGRAFICA: magnitudine apparente ottenuta tramite osservazioni basate su una normale lastra fotografica. MAGNITUDINE FOTOVISUALE: magnitudine ottenuta tramite osservazioni basate su lastra fotografica con gamma di sensibilità uguale a quella dell'occhio umano. SERATA n° 8 – LUMINOSITA’, COLORE E CLASSIFICAZIONI STELLARI 11 CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012 Ogni planetario consente di confrontare la nostra immagine con un campo stellare che riporta la magnitudine di tutte le stelle immortalate. Il confronto ci consente di stabilire fino a quale magnitudine siamo andati a fotografare, quindi fino a che profondità siamo giunti. SERATA n° 8 – LUMINOSITA’, COLORE E CLASSIFICAZIONI STELLARI 12 CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012 Tra la magnitudine 1 e la magnitudine 6 esiste un rapporto di 100 fra le brillantezze. Un grado di differenza corrisponde ad una brillantezza che si differenzia per 2,512 gradi. Per un numero di gradini n, ci sarà un rapporto pari a 2,512n ed infatti 2,5125 = 100, che è il passaggio tra magnitudine 1 e magnitudine 6 (5 livelli). SERATA n° 8 – LUMINOSITA’, COLORE E CLASSIFICAZIONI STELLARI Differenza di magnitudine Differenza di brillantezza 0 1 0,1 1,1 0,2 1,2 0,3 1,3 0,4 1,45 0,5 1,6 0,7 1,9 1 2,5 2 6,3 3 16 4 40 5 100 7 630 10 10.000 15 1.000.000 20 10.000.000 13 CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012 Con m = magnitudine apparente, M = magnitudine assoluta e d = distanza. Ne risulta che, se conosciamo la magnitudine apparente e la magnitudine assoluta di una stella possiamo risalire alla sua distanza, cosa FONDAMENTALE per l’uso delle stelle come candele standard nella determinazione delle distanze astronomiche. SERATA n° 8 – LUMINOSITA’, COLORE E CLASSIFICAZIONI STELLARI 14 CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012 Spesso leggiamo di nebulose con magnitudine pari a 5, e possiamo pensare di vederle nel cielo brillare della stella luce delle stelle di magnitudine 5. In realtà si tratta di oggetti non puntiformi, e la magnitudine 5 va divisa per tutta la superficie emittente. Si parla di magnitudine integrata. La magnitudine integrata quindi è il totale flusso di luminosità emesso dal corpo celeste diffuso dando per ipotesi che esso sia puntiforme come una stella. SERATA n° 8 – LUMINOSITA’, COLORE E CLASSIFICAZIONI STELLARI 15 CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012 Stella Magnitudine apparente Costellazione Sirio -1,44 Cane Maggiore Canopo -0,62 Carena Alfa Centauri -0,28 Centauro Arturo -0,05 Bifolco Vega 0,03 Lira Capella 0,08 Cocchiere Rigel 0,18 Orione Procione 0,40 Cane Minore Achernar 0,45 Eridano Betelgeuse 0,45 Orione Hadar 0,61 Centauro Altair 0,76 Aquila Acrux 0,77 Croce del Sud Aldebaran 0,87 Toro Spica 0,98 Vergine Antares 1,05 Scorpione Polluce 1,16 Gemelli Fomalhaut 1,16 Pesce Australe Becrux 1,25 Croce del Sud Deneb 1,25 Cigno SERATA n° 8 – LUMINOSITA’, COLORE E CLASSIFICAZIONI STELLARI 16 CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012 IL COLORE DEI CORPI CELESTI IL CALORE DEI CORPI CELESTI LE STELLE PIU’ COLORATE CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012 Spesso pensiamo al CALORE come ad una caratteristica che un corpo possiede in maniera isolata. Quel corpo è caldo… quel corpo è freddo… ma se ci pensiamo bene, è caldo o freddo in confronto a qualcosa, ad un altro corpo. E infatti: Il calore è la quantità di energia che passa da un corpo più caldo ad uno più freddo fino al raggiungimento dell'equilibrio. Si misura in calorie. Il calore, quindi, è una forma di energia e l'energia è la capacità di un corpo di compiere un lavoro e si misura, come detto, in Joule. La temperatura è la proprietà che caratterizza lo stato termico di due sistemi in relazione alla direzione del flusso di calore che si instaura tra di essi, quindi è la proprietà che regola il trasferimento del calore. SERATA n° 8 – LUMINOSITA’, COLORE E CLASSIFICAZIONI STELLARI 18 CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012 In fisica, il calore deriva dallo stato di agitazione di atomi e molecole di un sistema. Se somministriamo calore ad un corpo, le sue microparticelle si muovono più velocemente mentre se togliamo calore si assiste ad un movimento più lento. SERATA n° 8 – LUMINOSITA’, COLORE E CLASSIFICAZIONI STELLARI 19 CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012 Due corpi si scambiano calore per CONDUZIONE nel momento in cui vengono messi a contatto. Le particelle delle superfici che si «toccano», si scontrano e determinano un passaggio dalle più veloci (del corpo più caldo) alle più lente (del corpo più freddo) fino a raggiungimento dell’equilibrio. Non c’è un trasferimento macroscopico quindi, ma un trasferimento di energia tra particelle a contatto, tramite urti, energia cinetica SERATA n° 8 – LUMINOSITA’, COLORE E CLASSIFICAZIONI STELLARI 20 CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012 Si ha quando un fluido entra in contatto con un corpo la cui temperatura è maggiore della propria. Aumentando la temperatura, il fluido a contatto con l'oggetto si espande e diminuisce di densità, e sale verso l'alto (principio di Archimede) dal momento che meno denso - pesa meno. In questo modo si generano dei moti convettivi in cui il fluido caldo sale verso l'alto e quello freddo scende verso il basso. Sarà ora il fluido sceso in basso a scaldarsi perché a contatto con il corpo più caldo e quello migrato verso l'alto a raffreddarsi di nuovo, dando vita ad un nuovo scambio. SERATA n° 8 – LUMINOSITA’, COLORE E CLASSIFICAZIONI STELLARI 21 CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012 Si tratta di una modalità di trasmissione di calore a distanza, anche nel vuoto, con la quale due sistemi si scambiano calore per emissione, propagazione ed assorbimento di onde elettromagnetiche. L'esempio classico è il calore che giunge a Terra tramite i raggi del Sole. SERATA n° 8 – LUMINOSITA’, COLORE E CLASSIFICAZIONI STELLARI 22 CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012 CELSIUS Il grado 0 è pari al punto di fusione del ghiaccio mentre il grado 100 è pari al punto di ebollizione dell'acqua al livello del mare. Una differenza di un grado corrisponde esattamente alla differenza di un grado della scala assoluta, o scala Kelvin. Per passare da un determinato valore in scala Celsius al corrispettivo valore in scala Kelvin, quindi, basta aggiungere 273,15 gradi visto che lo zero della scala Kelvin è pari allo zero assoluto (273,15). FAHRENHEIT Utilizzata nei paesi anglosassoni e prevede il congelamento dell'acqua a 32°F e quello di ebollizione a 212°F. Per passare dai gradi Fahrenheit ai gradi Celsius si applica la formula: Tc = (5/9)(Tf - 32) SERATA n° 8 – LUMINOSITA’, COLORE E CLASSIFICAZIONI STELLARI 23 CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012 Conversione Formula Da Kelvin a Celsius Tc = Tk - 273,15 Da Celsius a Kelvin Tk = Tc + 273,15 Da Kelvin a Fahrenheit Tf = (Tk * 1,8) - 459,67 Da Fahrenheit a Kelvin Tk = (Tf + 459,67)/1,8 Da Fahreneit a Celsius Tc = (5/9)(Tf - 32) Da Celsius a Fahrenheit Tf = (9/5)Tc + 32 SERATA n° 8 – LUMINOSITA’, COLORE E CLASSIFICAZIONI STELLARI 24 CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012 Aldebaran Vega Arturo Albireo SERATA n° 8 – LUMINOSITA’, COLORE E CLASSIFICAZIONI STELLARI 25 CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012 Le stelle a bassa temperatura emettono gran parte della loro energia nella parte dal rosso all'infrarosso dello spettro elettromagnetico, mentre le stelle più calde emettono soprattutto nel blu e nell'ultravioletto. Come si potrà intuire dal fatto che si parla di colori appena dopo aver parlato di calore, il colore di un corpo è determinato dalla sua temperatura superficiale, secondo la Legge di Wien. Il picco di lunghezza d'onda P al quale un corpo si trova ad emettere la maggior parte della propria radiazione è dato, in nanometri, da 2.900.000 diviso la temperatura superficiale in Kelvin del corpo stesso: P = (2.900.000 / K) nm Es.: Sirio ha una temperatura superficiale di 9200 K, quindi il suo picco di emissione si ha a 315 nm, nell'ultravioletto, sebbene brilli molto anche nel campo ottico, come ben sappiamo. Omicron Ceti, invece, ha una temperatura di 1900 K quindi il suo picco si ha a 1526 nm, nell'infrarosso. SERATA n° 8 – LUMINOSITA’, COLORE E CLASSIFICAZIONI STELLARI 26 CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012 Gli oggetti più caldi emettono molta più energia, rispetto a quelli freddi, a tutte le lunghezze d'onda: al crescere delle temperature (3000 K nel primo disegno, 10000 nel terzo) l'intensità dell'emissione cresce ad ogni lunghezza d'onda. Prima immagine: stella con temperatura superficiale di 3000 K, emissione di picco sui 1100 nm, colore rossiccio. Seconda stella: temperatura di 5500K come il nostro Sole, picco al centro dello spettro visibile, colore giallo. Terza stella: temperatura di 10.000 K, picco sui 400 nm, colore blu. Le stelle di neutroni hanno un picco a lunghezze d'onda cortissime e sono osservabili soltanto con telescopi a raggi X. SERATA n° 8 – LUMINOSITA’, COLORE E CLASSIFICAZIONI STELLARI 27 CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012 Stella Costellazione Colore apparente Bellatrix Orione Azzurra Merope Toro Azzurra Regolo Leone Blu-bianca con compagna arancione Arturo Bifolco Arancione Zubeneschamali Bilancia Verde Sole - Gialla Stella di Garnet Cefeo Arancione R Leporis Lepre Rossa Antares Scorpione Rossa SERATA n° 8 – LUMINOSITA’, COLORE E CLASSIFICAZIONI STELLARI 28 CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012 CLASSIFICAZIONE HD DIAGRAMMA HR POPOLAZIONI STELLARI CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012 In base al tipo spettrale della stella, all'inizio del Novecento ad Harvard venne pubblicata una classificazione che assegna alle stelle un nome dotato di prefisso HD (dal nome del finanziatore Henry Draper). La classificazione avviene assegnando una lettera di primo livello per individuare il tipo spettrale (O, B, A, F, G, K, M che vengono ricordate attraverso la frase Oh Be A Fine Girl, Kiss Me), una numerazione da 0 a 9 per una suddivisione più veritiera all'interno di ciascun tipo di primo livello in base alla temperatura, più un numero romano per indicare la luminosità dell'astro più, ancora, un eventuale suffisso o prefisso ad indicare le righe spettrali. Es.: Arturo K2IIIp, Rigel B8Ia, Sole G2V Classe Sottoclasse Luminosità Ulteriore caratteristica O più calda B A F G K M C (S R N) più fredda 0 più calda 1 2 3 4 5 6 7 8 9 più fredda I supergiganti II giganti luminose III giganti IV subgiganti V Nane VI SubnaneI VII Nane bianche e: indica una stella con righe di emissione m: indica la presenza di righe rappresentanti metalli p: indica uno spettro peculiare v: indica una stella di spettro variabile q: indica una stella che presenta un redshift o un blueshift nelle righe. SERATA n° 8 – LUMINOSITA’, COLORE E CLASSIFICAZIONI STELLARI 30 CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012 Storicamente, le classi O, A e B sono a volte riferite a stelle di primo tipo (early-type), le classi K, M, C sono riferite a stelle di ultimo tipo (later-type) mentre le stelle di classe F e G sono di tipo intermedio (intermediate-type). Dopo la lettera M sono state inserite la L, la T e la Y, con temperature sempre più basse. Alla categoria Y appartengono le nane brune più fredde mai trovate, con una temperatura superficiale paragonabile addirittura alla temperatura corporea umana. Una nota: osservando il cielo saremmo indotti a pensare che nella Galassia le stelle più frequenti siano quelle più calde di tipo O e B, seguite dalle A, da qualche stella di tipo F e G e da poche stelle di tipo K o M. In realtà il cielo è proprio l'opposto: più del 72% delle stelle sono di tipo M, mentre le stelle di tipo O sono appena lo 0,005%, con il risultato che per ogni stella di dipo O ce ne sono circa un milione e settecentomila di tipo M! SERATA n° 8 – LUMINOSITA’, COLORE E CLASSIFICAZIONI STELLARI 31 CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012 Ne abbiamo già parlato, quindi lo riportiamo per dovere di contenuto rimandando al ciclo di vita stellare SERATA n° 8 – LUMINOSITA’, COLORE E CLASSIFICAZIONI STELLARI 32 CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012 Una popolazione stellare è un insieme di stelle che, all'interno di una galassia, sono dotate di caratteristiche omogenee che possono riguardare età, composizione chimica, ecc. Popolazione I sono stelle di recente formazione, quindi la loro composizione è più simile alla composizione della materia interstellare attuale, quindi ricche di metalli generati nelle supernovae. Sono stelle giovani, ricche di materiali pesanti, che si posizionano prevalentemente nei bracci delle galassie a spirale (Popolazione di disco). In genere sono stelle blu, con temperatura quindi maggiore. Solitamente, essendo stelle giovani, le appartenenti alla Popolazione I si trovano ancora negli ammassi aperti in cui sono nate. Un esempio è dato dalle Cefeidi. Popolazione II sono stelle formate a partire dal mezzo interstellare primordiale, quindi sono povere di metalli pesanti creati dalle prime esplosioni di supernovae. Sono stelle prevalentemente rosse, e si trovano soprattutto all'interno della galassia, nell'alone vicino al nucleo galattico (Popolazione di alone). Non è raro rintracciarle in ammassi globulari , ed esempi sono dati da RR Lyrae e W Virgins. Popolazione III sono stelle molto vecchie del tutto prive di materiali pesanti. SERATA n° 8 – LUMINOSITA’, COLORE E CLASSIFICAZIONI STELLARI 33 CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012 TIPOLOGIE DI STELLE VARIABILI NOVAE E SUPERNOVAE CURVE DI LUCE E SCOPERTA DI ESOPIANETI CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012 Una stella variabile è una stella il cui splendore apparente varia durante un tempo che non sia quello della sua intera vita di stella, ovviamente, ma molto più ristretto. STELLE VARIABILI INTRINSECHE ESTRINSECHE (Algol) REGOLARI (Cefeidi) IRREGOLARI PROPRIAMENTE DETTE (T Tauri) CATACLISMICHE SERATA n° 8 – LUMINOSITA’, COLORE E CLASSIFICAZIONI STELLARI 35 CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012 Il nome delle stelle variabili viene assegnato anteponendo al genitivo della costellazione di appartenenza una lettera maiuscola, iniziando da R. Se all’interno di una costellazione si arriva a completare il giro, cioè si arriva alla Q, si inizia con le lettere doppie, ad esempio RR. SERATA n° 8 – LUMINOSITA’, COLORE E CLASSIFICAZIONI STELLARI 36 CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012 Le variabili eruttive sono stelle la cui luminosità cambia in seguito a brillamenti e fenomeni violenti che avvengono nelle loro cromosfere e nelle loro corone. Le variazioni sono solitamente associate a eventi che si verificano nel guscio esterno o a perdite di massa sottoforma di venti stellari di intensità variabile, e/o a interazioni con il mezzo interstellare circostante. SERATA n° 8 – LUMINOSITA’, COLORE E CLASSIFICAZIONI STELLARI 37 CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012 Esempi: Gamma Cassiopeiae Rapida rotazione, variazioni fino a 1,5 unità di magnitudine. La variabilità è indotta dalla rapida rotazione che fa perdere massa soprattutto a livello equatoriale formando un disco. SERATA n° 8 – LUMINOSITA’, COLORE E CLASSIFICAZIONI STELLARI 38 CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012 Picchi di lungo periodo che ad intervalli regolari subiscono cali di brillantezza in grado di arrivare anche a 9 magnitudini. Dopo il calo, serve qualche anno (3 più o meno) per ripristinare la luminosità massima. Si tratta di stelle pulsanti, molto luminose, povere di idrogeno e ricche di elio e carbonio, appartenenti ai tipi spettrali B-R. I declini sono lenti e non periodici e variano da 1 a 9 magnitudini in periodi che vanno da un mese a centinaia di giorni. In aggiunta, c'è una pulsazione ciclica di decimi di magnitudine, in periodi tra 30 e 100 giorni (GCVS). Molto spesso queste stelle sono avvolte da nubi di polveri in grado di oscurarle parzialmente. SERATA n° 8 – LUMINOSITA’, COLORE E CLASSIFICAZIONI STELLARI 39 CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012 Il GCVS le definisce stelle con larghe bande di emissione di elio, come pure di carbonio, ossigeno. Presentano variazioni irregolari con ampiezze fino a 0,1 magnitudini visuali, causate probabilmente da processi fisici quali l'espulsione instabile di massa dall'atmosfera. Sono generalmente stelle supergiganti calde e brillanti, con temperature pari a quelle delle stelle O dalle quali si differenziano per sole righe di emissione. SERATA n° 8 – LUMINOSITA’, COLORE E CLASSIFICAZIONI STELLARI 40 CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012 Le variabili pulsanti sono stelle che vanno soggette ad espansioni e contrazioni periodiche degli strati superficiali. Le pulsazioni possono essere radiali o non radiali. Una stella che pulsa radialmente rimane di forma sferica, mentre nel caso di pulsazioni non radiali la forma dell'astro devia periodicamente dalla sfera, e persino zone che sono contigue in superficie possono avere fasi di pulsazioni opposte. SERATA n° 8 – LUMINOSITA’, COLORE E CLASSIFICAZIONI STELLARI 41 CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012 Le Delta Cep sono le comuni Cefeidi, stelle che hanno abbandonato la sequenza principale per passare sul lato destro del diagramma HR e che appartengono alla popolazione del disco galattico, solitamente rintracciabili negli ammassi aperti dando una grande mano nella determinazione delle distanze. Le curve di luce presentano una impennata veloce ed una diminuzione più lenta all'interno del periodo. SERATA n° 8 – LUMINOSITA’, COLORE E CLASSIFICAZIONI STELLARI 42 CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012 La magnitudine può variare tra valori compresi tra 0,2 e 2 in periodi di tempo che vanno da 3 a 24 ore. Sono caratterizzate da una luminosità leggermente inferiore a quella delle Cefeidi che varia in un periodo di tempo minore. Se i cambiamenti sono periodici, si parla di effetto Blazhko. Si tratta di stelle relativamente anziane, di popolazione II, presenti soprattutto in ammassi globulari all'interno dell'alone o del nucleo galattico e per questo sono anche dette variabili di ammasso. La composizione chimica presenta pochi elementi pesanti. SERATA n° 8 – LUMINOSITA’, COLORE E CLASSIFICAZIONI STELLARI 43 CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012 Delta Scuti Pulsanti radiali e non radiali con spettro A0-F5 III-V, ampiezze di variabilità comprese tra 0,003 e 0,09 magnitudini visuali e periodi da 0,01 a 0,2 giorni. Il massimo dell'espansione dello strato superficiale segue quasi precisamente il picco di luminosità. Le stelle di tipo Delta Scuti appartengono al disco galattico. Un sottotipo è dato dalle DSCTC, con ampiezza inferiore a 0,1 magnitudini. Mira Giganti con variabilità di lungo periodo, con tardi spettri di emissione (Me, Ce, Se) e ampiezze di variabilità da 2,5 a 11 magnitudini in visuale. La periodicità varia tra 80 e 1000 giorni. Il prototipo di queste stelle è la meravigliosa Mira Ceti, nella Balena. SERATA n° 8 – LUMINOSITA’, COLORE E CLASSIFICAZIONI STELLARI 44 CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012 Le variabili cataclismiche sono stelle in grado di evidenziare degli outbursts (esplosioni) verificatesi a livello superficiale (novae) oppure nucleare (supernovae). Oltre alle stelle che presentano vere e proprie esplosioni, ci sono altre stelle che presentano fenomenologie visuali simili pur in assenza di esplosioni vere e proprie, ed altre che sono caratterizzate da detonazioni minori. Queste stelle vanno sotto il nome di novalike. SERATA n° 8 – LUMINOSITA’, COLORE E CLASSIFICAZIONI STELLARI 45 CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012 Le stelle novae sono in realtà sistemi binari, con periodi orbitali tra 0,05 e 230 giorni, all'interno dei quali una stella è una nana bianca mentre l'altra è solitamente una stella di sequenza principale oppure una gigante rossa, una subgigante o nane di tipo K-M. L'evoluzione della stella compagna la porta ad aumentare le proprie dimensioni. Questo accrescimento fa si che la distanza tra le compagne scenda sotto il Limite di Roche, e la forza di attrazione della nana bianca fa si che il materiale della gigante rossa inizi a prendere la strada della nana bianca, spiraleggiando nel suo disco di accrescimento fino a terminare la sua corsa sulla superficie della compagna nana. Già nella fase di minimo, il disco di accrescimento instabile provoca variabilità fotometrica nella stella. Il materiale si accumula sulla nana, ad una temperatura già altissima di per sé, e quando questa nuova massa raggiunge temperature e pressioni adatte, si innescano reazioni nucleari esplosive che comportano ovviamente un aumento di luminosità molto ampio in termini di magnitudine. Le esplosioni avvengono a livello superficiale, nello strato caratterizzato da idrogeno, nuclei di carbonio e ossigeno. La brillantezza varia da 7 a 19 magnitudini in visuale nel giro di giorni (fino a centinaia di giorni) e poi scende di nuovo al punto di partenza impiegando anche anni o decenni. SERATA n° 8 – LUMINOSITA’, COLORE E CLASSIFICAZIONI STELLARI 46 CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012 Ne abbiamo già parlato in tema di morte di stelle di grande massa, al quale si rimanda per le supernovae II. Le supernovae di tipo Ia derivano invece dall’interazione in un sistema binario di una nana bianca con una stella compagna, nana bianca anch’essa. Nel momento in cui queste due si fondono, si verifica una esplosione non superficiale ma nucleare delle stelle, che quindi si distruggono a vicenda dando vita al fenomeno. Si verifica supernova Ia anche quando una delle nane bianche, o la sola nel caso di sistema binario con una gigante rossa, supera il limite di Chandrasekar. SERATA n° 8 – LUMINOSITA’, COLORE E CLASSIFICAZIONI STELLARI 47 CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012 Le variabili rotanti sono stelle la cui variabilità deriva da aspetti superficiali, come differenze di luminosità oppure forma ellissoidale. La variazione in tali casi non è indotta da fenomeni esplosivi o pulsanti ma a caratteristiche superficiali quali macchie o disomogeneità termiche o chimiche dell'atmosfera , dovutamente a campi magnetici non coincidenti con la rotazione. SERATA n° 8 – LUMINOSITA’, COLORE E CLASSIFICAZIONI STELLARI 48 CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012 Già viste in tema di morte di stelle di grande massa, sono i nuclei delle stelle morte, in rotazione e con effetto faro diretto verso il nostro pianeta e quindi il nostro punto di vista. SERATA n° 8 – LUMINOSITA’, COLORE E CLASSIFICAZIONI STELLARI 49 CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012 Si parla di stella variabile ad eclisse quando le orbite delle due componenti si presentano di taglio ai nostri occhi, in modo che ad ogni passaggio o quasi le due stelle si eclissano in maniera alternata. SERATA n° 8 – LUMINOSITA’, COLORE E CLASSIFICAZIONI STELLARI 50 CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012 Binarie ad eclisse le cui componenti sono sferiche o leggermente ellissoidali, con luminosità pressoché costante tra le eclissi a causa di fenomeni di riflessione della luce o di variazioni fisiche. I periodi variano tra 0,2 e 10000 giorni mentre le variazioni di luminosità variano tra 0,01 e qualche magnitudine. Le curve di luce presentano precisi momenti di inizio e di fine ciclo. Le componenti possono essere di vario stato evolutivo. I sistemi di questo tipo le cui componenti sono semistaccate ed una evoluta al contrario dell'altra e con trasferimento di materia tra le stesse vengono detti binarie di tipo Algol. Affinché si abbia un sistema di questo tipo, il raggio delle stelle deve essere piccolo rispetto al semiasse maggiore dell'orbita del sistema. SERATA n° 8 – LUMINOSITA’, COLORE E CLASSIFICAZIONI STELLARI 51 CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012 Si tratta di stelle la cui variabilità è dovuta al transito di pianeti sul disco stellare. La stella prototipo è V376 Pegasi (HD209458). In pratica lo studio di queste stelle è quello che porta alla scoperta di esopianeti attraverso il metodo dei transiti, in grado di svelare anche anelli planetari e satelliti. SERATA n° 8 – LUMINOSITA’, COLORE E CLASSIFICAZIONI STELLARI 52 CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012 Le sorgenti X sono sistemi binari stretti con emissioni intense e variabili nello spettro X e ottico che non sono stati inquadrati nelle categorie precedenti. SERATA n° 8 – LUMINOSITA’, COLORE E CLASSIFICAZIONI STELLARI 53 CORSO DI ASTRONOMIA DI BASE 2012 GLI INSIEMI DI STELLE: AMMASSI E ASSOCIAZIONI GALASSIE: DALLA NASCITA ALLE CLASSIFICAZIONI ACTIVE GALACTIC NUCLEI