La villa. Forma e ideologia da di James S. Ackerman Storia dell’arte Einaudi 1 Edizione di riferimento: da James S. Ackerman, La villa. Forma e ideologia, trad. it. di Piera Giovanna Tordella ©Einaudi, Torino 1992 © Edizioni di Comunità, Torino 2000 Titolo originale: The Villa. Form and Ideology of Country Houses © 1990, by the Trustees of the National Gallery of Art, Washington D.C. Published by Princeton University Press, Princeton, New Jersey Storia dell’arte Einaudi 2 Capitolo terzo Le più antiche ville medicee Nessuna villa romana sopravvisse al crollo dell’Impero Romano avvenuto nel v secolo. Nel periodo che seguí tale evento le maggiori città furono saccheggiate e messe a fuoco e per circa cinque secoli la maggior parte della popolazione europea visse raccolta intorno alle roccaforti dei vescovi e dei signori che offrivano speranza di difesa. In una situazione simile le città non avevano alcuna possibilità di crescita e di espansione. Ad eccezione delle poche riportate alla luce dagli archeologi, in nessuna grande città è oggi visibile anche una sola pietra usata tra il v e il x secolo per pavimentare strade o per costruire case. Conosciamo le caratteristiche materiali degli insediamenti urbani di questo periodo non piú di quanto si conoscano quelli del Paleolitico. Ciò che definiamo città medioevale è in realtà la città tardo medioevale, edificata tra il x ed il xiii secolo, prodotto di una società affatto diversa da quella precedente. I sovrani e la nobiltà feudale non incoraggiarono la crescita urbana: il loro potere era basato sulla proprietà terriera e sull’economia agraria. La rinascita delle città avvenne a opera di mercanti, artigiani e imprenditori che stabilirono un tipo di governo comunale indipendente dal controllo reale, imperiale o ecclesiastico e sufficientemente potente per difendersi da aggressioni esterne. Questi nuovi «costruttori» di città vennero chiamati borghesi dal termine borgo che significa citta- Storia dell’arte Einaudi 3 James S. Ackerman - La villa. Forma e ideologia della o piazzaforte. Fu questa classe sociale a creare un’economia monetaria tale da provvedere eccedenze di capitale atte a essere reinvestite. Quando il monopolio feudale sulla proprietà terriera extraurbana iniziò a vacillare e la campagna divenne sufficientemente sicura, questa nuova classe fece rinascere la villa – ben distinta dalla casa colonica e dal castello – cosí da disporre di un investimento nel settore agricolo e, al tempo stesso, di una residenza adatta allo svago e all’attività sportiva. Nell’Italia tardo medioevale, sebbene moltissimi aristocratici possedessero nelle città in fase di rinascita palazzi muniti di torri difensive, le loro dimore principali continuarono comunque a essere i castelli fortificati edificati nel loro possedimenti terrieri. Questi erano simbolicamente e materialmente centri di potere e influenza; raramente vennero ricostruiti per essere conformati al gusto corrente dato che la loro antichità era di per sé un valore preminente – simbolo della vetustà della stirpe, della superiorità della nobiltà rispetto alla borghesia, della stabilità della tradizione in un periodo di grandi trasformazioni. Una differenza sostanziale tra la rocca o castello fortificato e la villa consisteva nel fatto che la prima era il centro del potere politico ed economico del proprietario mentre la seconda era il luogo nel quale il proprietario si recava per rilassarsi dalle preoccupazioni e responsabilità urbane del lavoro o della gestione del potere. La preferenza accordata alla vita di campagna e la conseguente avversione per i valori e le condizioni della vita cittadina scompaiono dalle testimonianze scritte della cultura occidentale con la caduta dell’Impero Romano per riaffiorare durante il xiv secolo. Si fece banditore e narratore di questa nuova realtà il piú autorevole scrittore del tempo, Francesco Petrarca, toscano di nascita, umanista eccelso, amico e confidente di so- Storia dell’arte Einaudi 4 James S. Ackerman - La villa. Forma e ideologia vrani, una delle presenze piú importanti nella vita politica del tempo. La sua grande opera in encomio alla vita rurale, la Vita Solitaria, fu iniziata nel 1346 in una casetta di campagna del paese di Vaucluse, appena fuori Avignone, sede a quel tempo della corte pontificia. Il saggio contrappone la smania di cariche pubbliche e di professioni prestigiose tipica della vita urbana («negotium») alla pace e al potenziale di autorealizzazione insiti nella vita di campagna («otium»). Molte lettere del Petrarca scritte in prospettiva di un’ampia divulgazione, analizzano queste situazioni contrastanti ed espongono dettagliatamente i piaceri molteplici che derivano dalle visioni, dai suoni e dai sapori della vita campestre. Egli non concepisce la vita di campagna come riposo; se da un lato essa è volta a sviluppare la humanitas, il piú arduo tra tutti i compiti, dato che presuppone studio intenso e assoluto controllo intellettuale, dall’altro offre la possibilità di dedicarsi attivamente all’agricoltura e alla caccia. Petrarca ripropone alcuni temi antichi della vita in villa, senza dimenticare alcuni elementi fondamentali della tradizione monastica, la solitudine, la castità e il celibato, che derogano da essa soprattutto nel loro traguardo ultimo che per l’umanista toscano è la realizzazione di un ideale umano piuttosto che l’unione con Dio. La vita che Petrarca proponeva non era però quella della villa vagheggiata da Henry David Thoreau cinque secoli piú tardi, troppo ermetica, troppo distaccata dalla società, troppo slegata da qualsiasi particolare contesto architettonico. Non vi fu comunque nei secoli successivi testo piú importante per la rinascita dell’ideologia della villa1. Firenze rivestí una funzione paradigmatica nel processo di trasformazione della campagna da territorio disseminato di fortezze feudali ad area ricca di ville. Rivelatasi poco dopo altri centro urbano tra i piú importanti – la sua esplosione edilizia data infatti al xiii Storia dell’arte Einaudi 5 James S. Ackerman - La villa. Forma e ideologia secolo – Firenze costituí per tutto il resto d’Europa un modello per la formazione di un’economia capitalista e di una città-stato. Già verso la metà del xiv secolo la moda di costruire ville si era sviluppata a tal punto che il cronista Giovanni Villani la descriveva con disapprovazione come una vera e propria mania: E oltre a ciò non v’era cittadino che non avesse edificato o che non edificasse in contado grande e ricca possessione, e abitura molto ricca, e con begli edifici e molto meglio che in città: e in questo ciascuno ci peccava, e per le disordinate spese erano tenuti matti. E si magnifica cosa era a vedere, che i forestieri non usati a Firenze venendo di fuore, i piú credevano per li ricchi edifici e belli palagi ch’erano di fuori alla città d’intorno a tre miglie, che tutti fossono della città a modo di Roma [... ]2. Le mappe rinascimentali a volo d’uccello mostrano le colline a nord della città disseminate di ville del tipo indicato dal Villani. Ne abbiamo notizia anche da un capolavoro letterario scritto al tempo dello stesso Villani, il Decameron di Giovanni Boccaccio. Le cento storie della raccolta sono narrate da un gruppo di dieci giovani e fanciulle della plutocrazia fiorentina che scampano alla terribile pestilenza del 1348 rifugiandosi nella villa di famiglia di uno dei suoi esponenti, un eremo lussuoso a due miglia dalla città, adorno di splendidi giardini. Non esistono piú ville del xiv secolo; si può però supporre che non fossero molto diverse da quelle raffigurate sullo sfondo degli affreschi dell’Adorazione dei Magi in Palazzo Medici Riccardi a Firenze dipinti da Benozzo Gozzoli alla fine del sesto decennio del ’400. Come le ville coeve della stessa famiglia Medici, quelle rappresentate da Gozzoli sono costituite di elementi chiaramente medioevali come torri, profili con merlature Storia dell’arte Einaudi 6 James S. Ackerman - La villa. Forma e ideologia militari, mura perimetriche difensive, fossati e piante irregolari combinate con elementi rinascimentali quali logge scandite da colonne. Questo rinviare a forme medioevali emerse paradossalmente in un periodo di intenso revival dell’antichità romana in tutte le forme delle arti, delle scienze e delle lettere. Ogni ricco fiorentino che commissionava un palazzo o una cappella in città esigeva che riecheggiasse, a virtuale esclusione di qualsiasi carattere medioevale, la tipologia di antichi edifici romani. Da questo punto di vista Firenze differí da molte altre città governate da signorie ereditarie, come ad esempio Mantova, dove nel xiv secolo la famiglia Gonzaga fece erigere un palazzo-fortezza simile, sotto il profilo stilistico, a quelli raffigurati da Gozzoli e continuò a sentirvisi a proprio agio anche dopo che i suoi membri divennero tra i piú entusiasti fautori del revival dell’antico. Forse un poco della psicologia dei signori feudali contagiava le grandi famiglie della repubblica fiorentina quando si lasciavano alle spalle la polvere delle città. Questo potrebbe essere uno dei motivi per cui la vita della villa antica rinacque in forme medioevali. Un’altra ragione è che la campagna non era ancora per nulla sicura dai banditi e dai predoni. Appariva quindi prudente continuare a costruire (o, nel caso delle ville medicee, a ricostruire), anche se con criteri modificati, secondo la tradizione architettonica propria dei castelli. Le due piú antiche ville medicee, quelle di Trebbio e di Cafaggiolo erano prossime alla strada che da Firenze conduceva direttamente a nord verso Bologna, in una valle fertile e montagnosa chiamata il Mugello. I Medici vi avevano acquistato una proprietà prima del 1359, quando già risultano coltivare l’area a grano e frumento. Prima delle campagne militari rinascimentali, nelle località di Trebbio e Cafaggiolo esistevano ancora Storia dell’arte Einaudi 7 James S. Ackerman - La villa. Forma e ideologia architetture d’epoca trecentesca. Giorgio Vasari attribuì le due ville all’architetto Michelozzo di Bartolomeo; non rimane però alcuna prova che permetta di stabilirne con certezza la datazione. Gli studi piú recenti condotti sulla base dei documenti concernenti l’attività agricola a Trebbio hanno indotto a collocare l’edificazione della villa medicea tra il 1427 e il 1433 circa3. Non si sa ancora esattamente quanto delle strutture esistenti sia anteriore all’intervento di Michelozzo; i molti caratteri comuni alle due ville (e alla terza villa-castello medicea di Careggi) suggeriscono che mentre le fondamenta preesistenti possono avere influito sulla dislocazione di alcune strutture importanti, gli elementi architettonici visibili all’interno e all’esterno furono per la maggior parte realizzati nel xv secolo; tra questi le superfici esterne intonacate, le cornici delle finestre, i portali, le mensole aggettanti a corona delle torri e le caditoie alla sommità dei blocchi principali. Essi costituiscono elementi di uno stile «moderno» alternativo alla moda «all’antica» adottata da Michelozzo in Palazzo Medici Riccardi a Firenze. Allo stesso architetto si devono altri edifici civili e religiosi progettati in questo stile piú tradizionale come il Palazzo Comunale di Montepulciano (iniziato nel 1440) nel quale la torre e il complesso principale presentano analoghi corridoi aggettanti merlati4. Nel 1443 la tenuta di Cafaggiolo e le quattordici fattorie che la circondavano furono legate per testamento da un ramo collaterale della famiglia de’ Medici agli eredi di Giovanni di Bicci de’ Medici e giunsero al figlio di costui, Cosimo, in occasione di una divisione patrimoniale avvenuta nel 14515. La villa veniva descritta nel 1456 come una residenza munita, al pari di una fortezza, di due torri e di un ponte levatoio, e circondata da un fossato; prospiciente sulla fronte una piazza e sul retro un giardino. A quel tempo essa era al centro di una Storia dell’arte Einaudi 8 James S. Ackerman - La villa. Forma e ideologia proprietà che comprendeva trentuno fattorie6. Tra il 1588 e il 1589, allorché la tenuta fu rappresentata da Giusto Utens in una delle sue celebri serie di dipinti delle ville medicee, esisteva ancora al centro del complesso architettonico una torre imponente7. Il dipinto dimostra anche che il portale dell’accesso principale e l’ingresso ad arco della corte sulla destra non facevano parte del progetto originario. Un altro cambiamento, evidenziato dalla pianta, fu l’aggiunta cinquecentesca al retro della villa di un blocco imponente che dominava il giardino e che ospitava un loggiato sul lato settentrionale del primo piano. In precedenza il cortile principale sul retro (che forse non includeva la struttura bilocale che ora ne occupa uno degli angoli) era probabilmente limitato da una bassa cinta muraria solo sul lato verso il giardino ed era ampiamente e direttamente illuminato. Oggi, circondato com’è da ogni lato da una parete alta tre piani, è diventato uno spazio austero e disarmonico. La lunga galleria d’ingresso con i soffitti a volta è invece ariosamente grandiosa cosí come ampi e ben proporzionati paiono i locali al piano terreno. In questi appartamenti particolari come mensole, cornici e modanature indicano, nella loro maggiore e perfezionata ricercatezza, che la villa fu progettata successivamente a quella di Trebbio. Ritrovata di recente, una cronaca che narra la visita fatta da papa Eugenio IV nel 1436 alla villa di Cafaggiolo, suggerisce che Averardo de’ Medici poteva averne completata la ricostruzione prima dell’esilio dei Medici nel 1433; se però, come sostiene Vasari, fu Cosimo a esserne il propugnatore, allora la datazione più probabile dovrebbe collocarsi tra il 1443, anno nel quale si estinse la linea genealogica di Averardo, e il 1451, l’anno in cui avvenne la ripartizione ufficiale della proprietà8. Scopo prioritario di ville come quelle di Trebbio e di Storia dell’arte Einaudi 9 James S. Ackerman - La villa. Forma e ideologia Cafaggiolo era servire da centro di raccolta e distribuzione dei prodotti agricoli delle fattorie circostanti che la famiglia aveva per secoli continuato ad annettere ai suoi possedimenti9; per questo né Cosimo né i suoi successori le considerarono simboli di potere e prestigio. Benché l’opera di Michelozzo mantenga ancora il carattere severo tipico di una fortezza, queste residenze assolsero le funzioni delle ville dell’antichità, luoghi di fuga dalla città, nei quali rilassarsi e divertirsi in buona compagnia. Lorenzo il Magnifico trascorse gran parte della giovinezza a Cafaggiolo e mantenne in seguito stretti contatti con il suo massaro in un epistolario che denota un vivo interesse per le attività agricole quotidiane. Nel corso del xii e xiii secolo l’economia agricola dell’Italia centrale fu radicalmente modificata dalla ormai diffusa dissoluzione del sistema feudale. Il drammatico sviluppo dei centri urbani indebolí il potere dell’aristocrazia terriera e generò, al tempo stesso, una domanda di prodotti agricoli che il sistema feudale non era in grado di soddisfare. I contadini furono gradualmente liberati dalla servitú della gleba ed entrarono in possesso di possedimenti agricoli in grado di gestire con il proprio lavoro. Pochi possedevano però risorse sufficienti a proteggerli dagli imprevisti del lavoro agricolo e quindi i cittadini che avevano capitali da investire erano desiderosi di assicurarsi le loro proprietà e i loro servigi. In Toscana alla fine del xiii secolo i contadini iniziarono a sottoscrivere con i nuovi proprietari contratti di mezzadria. I compratori erano per lo piú cittadini di mezzi modesti che consideravano una piccola fattoria come una difesa contro le ricorrenti carestie. Fu in larga parte tramite costoro che i Medici e altri ricchi imprenditori accumularono grandi patrimoni terrieri durante il xv secolo quando scemò la minaccia di carestie10. Molteplici furono le ragioni che spinsero i Medici e Storia dell’arte Einaudi 10 James S. Ackerman - La villa. Forma e ideologia altri facoltosi uomini d’affari e banchieri fiorentini a investire con convinzione ingenti capitali in proprietà agricole. Durante il xv secolo nella campagna fiorentina il reddito medio agricolo si aggirava intorno al sei per cento. Banchieri e commercianti realizzavano percentuali di guadagno assai piú alte; tuttavia l’attività agricola, condizionata dagli eventi militari e dalle condizioni metereologiche, era considerata un mezzo per diversificare la politica di investimenti non essendo soggetta alle stesse fluttuazioni dei mercati urbani. Beni immobili potevano essere anche offerti come garanzia addizionale. Inoltre, costituire tenute agricole acquisendo singole proprietà adiacenti a una villa, recava con sé un prestigio radicato nell’alta considerazione riservata in età medioevale alla proprietà terriera. Una residenza di campagna offriva anche, come nel caso dei giovani protagonisti del Decameron boccaccesco, rifugio alle periodiche pestilenze dell’epoca. I Medici, in particolare, dovettero sentire la necessità di un ritiro protetto nel quale riparare in caso di opposizioni violente al loro potere. Probabilmente fu questa l’esigenza che, negli anni seguenti l’esilio del 1433, li portò a preferire architetture fortificate. Il fatto che essi insediassero seguaci o familiari in molte delle fattorie circostanti le loro ville rivela A desiderio di costituire centri di potere simili a quelli dei feudatari medioevali11. La produzione agricola era utile, se non necessaria, alla gestione economica dei grandi palazzi di famiglia con le loro schiere di serve e servitori cosí come lo era al piccolo proprietario terriero. Questo è il primo punto affrontato da Gianozzo, patriarca di una famiglia fiorentina, nel dialogo di Leon Battista Alberti sull’amministrazione familiare che esprime alcune delle tensioni sociali alimentate dagli ostacoli incontrati dalla nuova economia monetaria nei confronti del sistema tradizionale basato sul baratto: Storia dell’arte Einaudi 11 James S. Ackerman - La villa. Forma e ideologia Dico cercherei comperare la possessione ch’ella fosse tale quale l’avolo mio Caroccio, nipote di messer Jacopo iurisconsulto, et padre di quello nostro zio messer Jacopo cavaliere, di cui nacque Caroccio Alberto, solea dire voleano essere le possessioni, che portandovi un quartuccio di sale ivi si potesse tutto l’anno pascere la famiglia. Cosí adunque farei io, provederei che la possessione in prima fosse apta a darci tutto quello bisognasse per pascere la famiglia, et se non tutto, almeno insieme le piú necessarie cose, pane, vino, et per la via d’andare alla possessione, o ivi presso, torrei il prato, per potere andando et rivenendo porre mente se cosa vi mancasse, et cosí sempre per quivi farei la via, rivedendo tutti e campi et tutta la possessione, et molto vorrei o tutto insieme o ciascuna parte bene vicina, per meglio poterli spesso senza troppa occupatione tutti trascorrere [...] Et anche per non avere a trafficare con troppa famiglia di villani: cosa da non la credere, quanto in questi aratori cresciuti fra le zolle sia malvagità. Ogni loro studio sempre sta per ingannarti, mai a sé lasciano in ragione alcuna venire inganno; mai errano se non a suo utile; sempre cercano in qualunque via avere et obtenere del tuo. Vorrà il contadino che tu prima gli comperi a bue, le capre, la scrofa, ancora la giumenta, ancora et le pecore; poi chiederà gli presti da satisfare à suoi creditori, da rivestire la moglie, da dotare la figliuola; poi ancora dimanderà che tu spenda in rassettarli la capanna, et riedificare più luoghi, et rinovare piú masserizie, et poi ancora mai ristarà di lamentarsi, et quando bene fusse adanaiato piú forse che il padrone suo, alora molto si lagnerà et dirassi povero; sempre mancherà qualche cosa, mai ti favella, che non ti adduca spesa e gravezza12. La villa medicea di San Pietro a Careggi, acquistata da Tommaso Lippi nel 1417, si differenzia dalle piú antiche residenze-castello piú sotto il profilo funzionale che formale. Era una piccola villa suburbana, edificata sui Storia dell’arte Einaudi 12 James S. Ackerman - La villa. Forma e ideologia fertili declivi collinari a nord di Firenze (una villa-castello, turrita come quella del Mugello, appare sullo sfondo di una veduta settecentesca di Giuseppe Zocchi, forse a meno di un’ora di cavallo da Firenze, e poteva essere utilizzata come dimora alternativa per brevi visite occasionali o in importanti circostanze ufficiali. Qui fu organizzato nel 1439 un banchetto in onore di Francesco Sforza; da qui nel 1459 suo figlio Galeazzo Maria scrisse una lettera nella quale descriveva le amenità della villa e del suo giardino. Più spesso era utilizzata come rifugio o come luogo di convalescenza. Non a caso Lorenzo il Magnifico scelse di trascorrervi i suoi ultimi giorni di vita. Vi era anche un centro agricolo: i Medici acquistarono tra il 1437 e il 1456 undici fattorie circostanti e altre ventisette compaiono nelle «portate al catasto» del 148°13. La ristrutturazione della villa dovuta a Michelozzo e ricordata da Vasari, probabilmente si protrasse dal quarto al sesto decennio del Quattrocento e anche oltre. L’edificio subí nel secolo successivo sostanziali rifacimenti quando fu aggiunta un’ala sul lato orientale caratterizzata da un imponente portale in bugnato14. Tracce evidenti di interventi successivi si notano anche nella parte piú antica della facciata lungo la strada: nella parte sinistra verso il giardino, dove la linea della facciata devia leggermente, gli archi della cornice a modiglione sono piú precisi e regolari e sembrano posteriori a quelli che compaiono sulla destra. La fronte verso il giardino è simmetrica rispetto all’entrata principale e ha una fisionomia rinascimentale piú accentuata di quella rivelata dalla facciata verso la strada. Le cornici delle finestre sono state probabilmente variate a partire dall’epoca michelozziana. Il loggiato a due piani all’estremità sinistra del lato della villa prospiciente il giardino e un’altra loggia a esso frontale dalla parte opposta di un piccolo cortile non Storia dell’arte Einaudi 13 James S. Ackerman - La villa. Forma e ideologia sono né sotto il profilo visivo né sotto quello strutturale coordinati con il corpo principale dell’edificio. Sembrano piuttosto aggiunte posteriori che potrebbero essere state predisposte piú tardi da Lorenzo de’ Medici o meno probabilmente, dato lo stile quattrocentesco, da Alessandro de’ Medici dopo che i repubblicani incendiarono la villa nel 152915. La forma regolare del cortile è disattesa dal muro della facciata che segue la leggera curva della strada; è comunque plausibile che la linea frontale dell’edificio riprenda quella della costruzione preesistente. All’interno di queste mura Michelozzo collocò un corridoio in aggetto, sostenuto esternamente da mensole impostate su colonne ottagonali e capitelli classicheggianti, atto forse a distinguere la parte antica della villa da quella moderna. Questo lato del cortile fu ritenuto fino a poco tempo fa di epoca trecentesca. Gli archi degli altri due porticati del cortile sono invece impostati su colonne e capitelli tipici della maturità di Michelozzo tesa a emulare prototipi classici. Non sappiamo se i due diversi stili furono adottati contemporaneamente oppure in fasi successive16. In antitesi alle ville del Mugello, quella di Careggi presenta dal punto di vista stilistico una contaminatio di elementi diversi evidentemente solo in parte imputabile alla lentezza dei tempi costruttivi dell’edificio e di per se stessa carica di significato. In questo periodo, infatti, solo a Michelozzo sarebbe andata a genio la giustapposizione di colonne ottagonali e classiche nello spazio ristretto di un cortile. Negli stessi anni egli stava costruendo il maestoso palazzo dei Medici a Firenze, prima testimonianza importante dello stile «all’antica» applicato all’architettura residenziale fiorentina. I messaggi trasmessi dalle due dimore sembrano incompatibili. La villa è tradizionale, modesta fino al punto d’essere regressiva, di forma irrazionale, mentre il palazzo Storia dell’arte Einaudi 14 James S. Ackerman - La villa. Forma e ideologia è innovativo, imponente e classicamente regolare sotto il profilo formale. Simboleggiano i due poli della politica medicea alla metà del secolo. Inclini da un lato a esercitare il loro dominio dietro le quinte tramite intermediari piuttosto che a rivestire cariche pubbliche, i Medici tendevano dall’altro a rendere manifesto e tangibile il loro effettivo potere. Il carattere sobrio e modesto della villa fu anche determinato dal desiderio di Cosimo il Vecchio di utilizzarla per svaghi intellettuali come simposi umanistici e dotte conversazioni piuttosto che per finalità politiche. Ritengo che Cosimo avesse in mente di emulare le residenze di campagna descritte da Petrarca a Vaucluse e Arquà. Questa aspirazione è in parte espressa in questa lettera indirizzata al neoplatonico Marsilio Ficino: Contuli me in agrum Careggium non agri, sed animi colendi gratia. Veni ad nos, Marsili, quamprimum. Fer tecum Platonis nostri libruni de summo bono, quem te isthic arbitror jam e Graeca lingua in Latinam, ut promiseras, transtulisse. Nihil enim ardentius cupio, quam viam, quae commodius ad felicitatem ducat, cognoscere. Vale, & veni non absque Orphica lyra17. Funzioni analoghe furono con ogni probabilità assegnate alla villa di Fiesole, fatta erigere da Cosimo per il figlio Giovanni qualche tempo prima del 1455 in una località distante da Firenze poco piú di quanto lo fosse Careggi. Una lettera scritta all’umanista Francesco Filelfo da Bartolomeo Scala nell’autunno del 1455 informa che: Philelfo. Accepi cum parva epistola tua et doctum et elegans carmen. Idque mane itaque pransus post meridiem sum profectus fesulas. illic enim Johannes edificio suo nitentus rusticabatur. et mibi erat secum negotium. satis necessarium. cum essem multis de rebus secum collocutus Storia dell’arte Einaudi 15 James S. Ackerman - La villa. Forma e ideologia tandem salutavi illum tuis verbis ostendique et epistulam et carmen. Quae ubi attentissime legisset multa mecum est de tuis mirificis laudibus locutus, dixitque eodem die ad te scripsisse ut si illum. tuo beneficio dignum putares dares operam ut illa petrarche carmina satis per se obscura tua fierent interpretatione clariora18. La villa di Fiesole era adatta a ospitare piccole riunioni e poteva alloggiare unicamente membri della famiglia. Era probabilmente usata per brevi soggiorni. Non aveva alcuna relazione con il mondo agricolo e non era il riadattamento di una struttura preesistente. La località fu scelta per la sua posizione panoramica e fu necessario costruire una sottostruttura di base per sostenere l’edificio e il giardino sul declivio collinare. Appare evidente sia in un particolare dell’affresco tardo quattrocentesco di Domenico Ghirlandaio, l’Assunzione della Vergine (Firenze, Santa Maria Novella, 1486-90), che nel disegno preparatorio e nella relativa incisione di Giuseppe Zocchi, parte della serie di vedute delle ville toscane, che il terrazzamento era in origine molto piú stretto di quanto non lo sia ora. Michelozzo non fu perciò vincolato alle limitazioni imposte dalle mura medioevali, dalle fondamenta e dalle torri, e poté costruire sulla base di criteri stilistici innovativi19. Le due vedute rivelano anche che la concezione stilistica michelozziana era molto piú sobria di quanto non dimostri la costruzione odierna e piú semplice rispetto a quella di qualunque altra architettura residenziale del tempo. La villa era una struttura cubica intonacata di bianco, caratterizzata da logge a quattro archi su entrambi i lati. Un piano seminterrato si apriva su di un terrazzamento piú basso creato sul lato posteriore della villa. Scrive Vasari: E per Giovanni figliuolo di Cosimo de’ Medici, fece a Fiesole, il medesimo [Michelozzo] un altro magnifico e ono- Storia dell’arte Einaudi 16 James S. Ackerman - La villa. Forma e ideologia rato palazzo, fondato dalla parte di sotto nella scoscesa del poggio con grandissima spesa ma non senza grande utile: avendo in qualche parte da basso fatto volte, cantine, stalle, tinaie, ed altre bene e comode abitazioni; di sopra poi, oltre le camere, sale et altre stanze ordinarie, ve ne fece alcune per libri, e alcune altre per la musica20. Si tratta della prima villa medicea completamente aperta verso l’esterno e senza cortile centrale. Gli archi non hanno modanature e le finestre sono prive di cornici. Gli unici elementi in rilievo sono le cornici di imposta degli archi del loggiato. I molteplici cambiamenti apportati nel xvi secolo hanno lasciato scarse tracce delle concezioni michelozziane. Sul lato d’ingresso, l’arcata del loggiato all’estrema sinistra è stata murata, alcuni ambienti sono stati aggiunti lungo il lato destro. Tutti i caratteri della facciata furono dunque alterati. In realtà non esiste alcuna prova documentaria che permetta di ricostruire la pianta originale dell’area ad eccezione delle rappresentazioni di Domenico Ghirlandaio e di Giuseppe Zocchi che evidenziano come le logge aperte sulla fronte e sul retro occupassero insieme al salone principale l’intera profondità del piano nobile. Non sappiamo nulla del giardino, è probabile però che aiuole rigorosamente geometriche fossero tracciate sulla terrazza dinanzi alla loggia d’ingresso; fu forse il primo giardino rinascimentale concepito come un prolungamento delle strutture architettoniche. Considerando l’accurata esattezza della rappresentazione del Ghirlandaio, questa villa appare profondamente diversa dalle precedenti residenze padronali sia sotto il profilo simbolico che formale. Ciò è dovuto alla datazione piú tarda e all’evoluzione dell’architettura rinascimentale piuttosto che al ruolo particolare di questa villa suburbana, senza funzioni agricole, le cui dimensioni e la cui forma erano state adattate alla scel- Storia dell’arte Einaudi 17 James S. Ackerman - La villa. Forma e ideologia ta di un sito dal quale si poteva godere una veduta panoramica particolarmente suggestiva. Non fu consentita né l’introduzione di caratteri militari né la ripresa di elementi architettonici medioevali. Né, per la stessa ragione, si intese rivisitare la tradizione classica. La villa di Fiesole è una struttura astratta e purista progettata, in virtú della sua conformazione geometrica e della sua luminosità, dei suoi colori chiari (naturalmente a giudicare dall’affresco del Ghirlandaio) e della sua levigatezza esteriore, per emergere piuttosto che essere immersa nell’ambiente naturale circostante. Ed è proprio in questo che va ricercata l’origine della villa di Poggio a Caiano e di una numerosa progenie di ville dalle forme cubizzanti, dai colori chiari e dalle superfici armoniosamente levigate; da villa «la Rotonda» di Andrea Palladio a Villa Savoye di Le Corbusier. Sotto certi aspetti, la villa di Fiesole è conforme ai precetti espressi nel De re aedificatoria di Leon Battista Alberti, opera pubblicata solo nel 1485 benché terminata all’incirca nel periodo di costruzione della residenza medicea. Alberti basò il suo trattato sugli schemi formulati da Vitruvio nel i secolo a. C. Egli riteneva che una villa dovesse essere ubicata su di un’altura che la rendesse piú imponente, circondata da un giardino e molto luminosa. Le ville di Leon Battista Alberti sarebbero state però assai piú grandiose di quelle progettate da Michelozzo ed egli non avrebbe approvato l’assenza di qualsiasi riferimento all’antica architettura romana. L’affermazione albertiana piú rilevante rispetto alle innovazioni introdotte da Michelozzo nella residenza fiesolana è il suo violento attacco alla tradizione della villa-castello: «Mihi non probantur, qui aedibus privatorum civium pinnas et minas imposuere; arcis enim ista sunt vel potius tyrannorum, aliena a civibus pacatis et bene instituta re publica, quandoquidem aut conceptum metum aut paratum iniuriam significent» («Non condivido il vezzo di Storia dell’arte Einaudi 18 James S. Ackerman - La villa. Forma e ideologia taluni di munire le abitazioni private di merli e pinnacoli; roba che si addice tutt’al piú alle fortezze, e in special modo ai tiranni, e perciò ben lungi dagli usi di uno stato ben ordinato e di una cittadinanza pacifica, perché implica un atteggiamento di timore e di sopraffazione»)21. Una lettera scritta dalla villa di Fiesole dal poeta Angelo Poliziano a Marsilio Ficino offre una immagine vivida delle attrattive di quel sito: Tu, velim, quando Caregianum tuum Sextili mente nimis aestuat, rusculum hoc nostrum Faesulanum ne fastidias. Multum nim hic aquarum habemus, ut in convalle, minimum solis, vento certe numquam destituimur. Tum villula ipsa devia cum pene media sylva delitescat, totam tamen aestimare Florentiam potest. Et cum sit in proximo celebritas maxima, semper apud me tamen solitudo est mera, qualem profecto secessus amat. Uti poteris autem duplici spe. Nam saepius e querceto suo me Picus invisit improvisus obrepens, extractumque de latebra secum ducit ad coenulam, qualem nosti frugi quidem, sed & scitam, plenamque semper iucundi sermonis, & ioci. Tu tamen ad me potius, non eni. peius hic coenabis, bibes fortasse vel melius. Nam de vini quidem palma cum Pico quoque ipso valde contenderim22. Marsilio Ficino, a sua volta, nel 1488 scrisse: Cum superioribus diebus ego & Picus noster Mirandulanus vir virtute mirandus, Fesulanos, imo Subfesulanos colles peragraremus, prospiciebamus obiter subiectum oculis totum Florentinae urbis agrum habitationem certe felicem, si modo duo tantum incommoda caute devitentur, & medii fluminis Arni nebulae, & acres montis oppositi venti. Fingebamus igitur in colle domum ad montis Fesulani radices, ut inde caliginem, hinc Boream vitaremus Nolentes tamen in concavo sitam, ut auram uberius sub aestu susciperet23. Storia dell’arte Einaudi 19 James S. Ackerman - La villa. Forma e ideologia Nuova rispetto alle piú antiche ville padronali era la grande importanza attribuita alla vista panoramica. È evidente che il committente scelse quel sito poiché esso dominava tutta Firenze e una grande parte della valle dell’Arno, sebbene una lettera coeva riporti una affermazione di Cosimo secondo la quale egli avrebbe preferito Cafaggiolo poiché qualunque cosa il suo sguardo cogliesse apparteneva alla sua famiglia24. Sotto questo profilo la villa di Fiesole anticipò un interesse rinascente per i valori estetici del paesaggio naturale documentato dal celebre disegno giovanile di Leonardo da Vinci datato 1473, oggi conservato agli Uffizi; qui l’artista immaginò se stesso proprio sulla cima di una collina nell’atto di contemplare la valle dell’Arno. Nello stesso periodo, Mantegna nella Camera degli Sposi a Mantova, situò, fuori delle mura della città, sul terrazzamento di un ripido pendio collinare, un edificio, forse una villa, caratterizzato da una loggia neoantica che, se reale, avrebbe dominato un panorama vastissimo. Questa architettura è cosí frequentemente citata come esempio significativo degli interessi antiquari di Mantegna da far passare ampiamente inosservata la coppia di ville-castello della contigua scena ad affresco (stilisticamente prossime a quella dell’affresco di Benozzo Gozzoli, ma piú simili a fortezze), una delle quali con la tradizionale torre ancora in costruzione. La giustapposizione suggerisce che l’adozione contemporanea nelle ville di due stili architettonici distinti non era un’idiosincrasia della famiglia Medici, bensí un modo efficace di esprimere le ambivalenze culturali del tempo. Presto le ville cominciarono a essere affrescate con vedute prospettiche a volo d’uccello di città reali; Pinturicchio fu incaricato di dipingere vedute di questo tipo nelle arcate della Villa Belvedere di papa Innocenzo VIII in Vaticano, costruita nel 148725. Gli affreschi Storia dell’arte Einaudi 20 James S. Ackerman - La villa. Forma e ideologia nel salone della Farnesina a Roma (iniziata nel 1509) furono progettati dal pittore e architetto Baldassarre Peruzzi per creare l’illusione di guardare attraverso un colonnato verso la città al di là del Tevere. La straordinaria innovatività formale e funzionale della villa di Fiesole consiste nella sostituzione dei valori economici delle piú antiche proprietà medicee – rendite, sicurezza, l’approvvigionamento del palazzo di città – con valori ideologici che crearono una nuova immagine del paesaggio, esaltandolo come qualcosa di diverso dall’ambiente naturale, teatro della vita quotidiana. Valori estetici e umanistici trovarono a Fiesole piena espressione; l’ammirazione di un panorama dalla sommità di una collina per le sue intrinseche bellezze (in precedenza, ad esempio nelle lettere di Petrarca, il paesaggio era interpretato in senso etico), il dominio visivo della città dal relativo isolamento della suburbe, il locus per il godimento indisturbato dell’otium. La semplice struttura cubica michelozziana dotata di arcate fu la prima villa moderna progettata senza alcuna preoccupazione o eventualità di profitto materiale. Malgrado la sua posizione semiurbana, la villa di Fiesole fu giudicata in armonia con il topos letterario virgiliano che da un lato descriveva le visioni, i suoni e le fragranze della campagna come piaceri fondamentali e dall’altro lato rappresentava la vita bucolica come una gioia incontaminata da preoccupazioni e avversità. La tradizione fu autorevolmente rinnovata da un grande amico di Lorenzo il Magnifico, il poeta umanista Angelo Poliziano che dal 1481 ricoprí la cattedra di eloquenza greca e latina nello Studio fiorentino. I suoi commenti degli autori antichi furono arricchiti da encomi alle loro opere in accademiche prolusioni poetiche quali le celebri Sylvae: Mantho, Rusticus, Ambra e Nutricia. Tra questi poemi, il Rusticus, che celebra le opere bucoliche di Virgilio e di Esiodo e che fu composto pro- Storia dell’arte Einaudi 21 James S. Ackerman - La villa. Forma e ideologia prio nella villa di Fiesole, si conclude con l’elogio della vista panoramica su Firenze e sull’Arno, e dell’ospitalità e del mecenatismo di Lorenzo il Magnifico mentre quello dedicato a Omero porta il nome dall’antica villa Ambra acquistata a Poggio a Caiano da Lorenzo che vi soggiornò fino a che la nuova non fu completata. L’opera termina con la riscoperta di un altro aspetto della tradizione letteraria sulla villa, la celebrazione dei valori dell’agricoltura, allora rappresentata dalla creazione di una fattoria modello avvenuta per volontà di Lorenzo il Magnifico nella decade precedente la costruzione della nuova villa26. A Poggio a Caiano Lorenzo riuní le funzioni materiali delle ville piú antiche alle finalità ideali dell’eremo fiesolano. Lorenzo il Magnifico estese le proprietà ereditate nella zona di Poggio a Caiano acquistando nel 1474 villa Ambra da parenti d’acquisto, i Rucellai, e rivisitando la politica di Cosimo il Vecchio tesa a sviluppare le ville da lui considerate imprese di tipo agricolo. In accordo a questa politica, egli inaugurò il suo programma con la costruzione di architetture agricole anziché di residenze padronali. La struttura principale fu un complesso chiamato la «Cascina», iniziato nel 1477 lungo la riva del fiume Ombrone, in un’area visibile dalla villa. Si tratta di architettura imponente tuttora esistente (sebbene ampiamente ristrutturata nel corso del Cinquecento) e funzionante. L’ampio cortile centrale quadrato era demarcato su tre lati da granai porticati con stalle, sul quarto lato dalle abitazioni dei contadini e da fabbricati di diverso uso. C’erano quattro torri angolari e il tutto era circondato da un fossato. Le priorità di Lorenzo indicano non solo il suo interesse particolare per l’agricoltura, originatosi negli anni dell’infanzia trascorsa a Cafaggiolo, ma anche un piú profondo cambiamento di rotta nella politica di investimenti della famiglia Medici indirizzata ormai piú che Storia dell’arte Einaudi 22 James S. Ackerman - La villa. Forma e ideologia alle attività bancarie e commerciali all’acquisizione e valorizzazione di beni immobili27. Scrive Vasari: Intanto venuto in maggior considerazione Giuliano [da Sangallo] appresso Lorenzo, il quale era in animo di fabbricare al Poggio a Caiano, luogo tra Fiorenza e Pistoia, e n’aveva fatto fare piú modelli al Francione e ad altri, esso Lorenzo fece fare di quello che aveva in animo di fare un modello a Giuliano; il quale lo fece tanto diverso e vario dalla forma degli altri, e tanto secondo il capriccio di Lorenzo, che egli cominciò subitamente a farlo mettere in opera, come migliore di tutti. Incerta ne è la datazione; sappiamo che Giuliano da Sangallo fu incaricato da Lorenzo il Magnifico, alla fine del 1485, di costruire un nuovo modello per la chiesa di Santa Maria delle Carceri a Prato dato che il precedente, sempre di Giuliano, non era stato destinato alla realizzazione architettonica. Una lettera di Michele Verino, morto nel 1487, ci informa che a quel tempo le fondazioni erano già state completate28. Giuliano da Sangallo ebbe l’incarico di sovrintendere all’opera e benché molto possa essergli attribuito, esistono prove convincenti che sia stato Lorenzo il Magnifico a concepire gli aspetti essenziali della villa. Profondamente interessato all’architettura, nel 1481 egli aveva richiesto disegni del Palazzo Ducale d’Urbino e nel 1485 un modello della chiesa incompiuta di San Sebastiano a Mantova, opera di Leon Battista Alberti. I progetti della villa di Poggio Reale e del palazzo di re Ferdinando a Napoli costituirono spunti importanti per Lorenzo il quale, all’inizio dei lavori di costruzione della villa, insistette affinché, non appena pubblicato, gli fosse inviato ogni volume del De re aedificatoria29. Il libro IX dell’Alberti, che tratta ampiamente il tema Storia dell’arte Einaudi 23 James S. Ackerman - La villa. Forma e ideologia della villa, deve aver indotto Lorenzo a raccordare la facciata di Poggio a Caiano a un ingresso centrale simile al portico di un tempio antico: Fastigium privatis aedibus non ita fiet, ut templi maiestatem ulla ex parte sectetur. Vestibulum tamen ipsum fronte paulo subelatiori atque etiam fastigii dignitate honestabitur. Reliquum parietis utrinque leni surgente crista coronabitur. Et praesentim primarios angulos aedificii stare crista nonnihil superbiore conferet ad elegantiam. Nelle abitazioni private, in nessun modo la fattura del timpano dovrà riuscir tale da avvicinarsi alla solennità del tempio. Anche il vestibolo, tuttavia, verrà abbellito da una forma leggermente rilevata e pure da un decoroso timpano. Il resto del muro da una parte e dall’altra sarà sormontato da una cornice poco alta. Soprattutto se negli angoli principali dell’edificio tale cornice sarà un poco piú alta, l’effetto sarà elegante30. Questo brano è estremamente significativo per lo studio delle ville medicee dato che precede immediatamente le polemiche contro le ville-castello cui abbiamo precedentemente accennato. Trasponendo il frontone in un’architettura domestica, Alberti intendeva conferire alle abitazioni di cittadini importanti una solennità e una magnificenza riservata sino ad allora agli edifici religiosi. La villa di Poggio a Caiano, come quella di Fiesole, era una struttura cubica con le superfici intonacate e dipinte di bianco ed era situata su di un colle per dominare una vista panoramica e poter essere al tempo stesso ammirata anche da lontano, come la si può vedere dalla piú tarda villa medicea di Artimino. Essa si erge però su di un basamento porticato la cui costruzione non fu determinata da fattori topografici. Questo basamento che ospita locali di servizio, differisce visivamente Storia dell’arte Einaudi 24 James S. Ackerman - La villa. Forma e ideologia dall’eleganza raffinata della parte superiore dell’edificio per i piedritti di laterizi rossi, gli archi e i pilastri non intonacati che rivelano un carattere piú rustico. L’idea fu forse tratta dalla chiesa albertiana di San Sebastiano che si eleva sopra un basamento aperto costruito con pietre squadrate simili a quelle utilizzate a Poggio a Caiano. Il basamento separa nettamente gli abitanti della villa dall’ambiente naturale circostante; le colline e la valle paiono isolatamente lontane perché contemplate da una posizione elevata. È come quando si osserva il mare dal ponte di coperta di un moderno transatlantico. Presupposto di questa decisione fu l’idealizzazione del paesaggio che aveva accompagnato la nascita del disegno e della pittura di paesaggio e aveva originato nella cerchia intellettuale di Lorenzo il Magnifico la rinascita della letteratura pastorale, evento al quale egli stesso partecipò in veste di poeta. Il carattere particolare della villa di Poggio a Caiano rispetto agli esempi precedenti consiste nella sua grandiosità. Le più antiche ville medicee nei pressi di Firenze non erano infatti state ideate per trasmettere al mondo affermazioni dinastiche; rivelavano piuttosto un desiderio di quiete e di anonimato e, tranne nel caso della villa di Fiesole, di comunione con l’informalità dell’ambiente naturale circostante. La residenza di Poggio a Caiano fu invece concepita per essere ammirata. Un disegno del 1550 circa e un dipinto di Giusto Utens evidenziano elementi del progetto piú tardi variati. Le due rampe di scale che conducono dal piano terreno alla terrazza e all’ingresso sopraelevati, in origine erano tra loro parallele e si sviluppavano perpendicolarmente alla facciata; gli archi dislocati tra di esse erano impostati su piedritti analoghi a quelli che reggevano le arcate del basamento. La disposizione richiama i cori sopraelevati di chiese romaniche italiane come San Miniato al Monte di Firenze, l’accesso ai quali era di Storia dell’arte Einaudi 25 James S. Ackerman - La villa. Forma e ideologia solito garantito da scale rettilinee laterali. L’orologio sproporzionatamente grande ed elaborato che dal tetto domina l’ingresso principale era in origine un piccolo acroterio la cui destinazione ci appare oggi incerta e le finestre avevano pesanti montanti in pietra di un tipo ampiamente impiegato a Roma alla fine del xv secolo. La facciata è divisa in tre zone dalla disposizione delle finestrature: una teoria uniforme di quattro finestre disposte sopra il portico centrale (che presenta due finestre su ogni lato della porta d’ingresso) è fiancheggiata da ampi tratti di parete interrotti quasi al limite dello spigolo esterno della facciata dall’apertura di finestre singole. Non esistono a Firenze precedenti di questo trattamento ritmico delle superfici benché in Toscana esistessero ville-castello piú antiche nelle quali una zona centrale unitaria era fiancheggiata da torri angolari larghe quanto l’apertura muraria di una singola finestra. La sua origine è piú probabilmente da ricercarsi nei palazzi e nelle ville venete le cui facciate si compongono di solito di un blocco centrale a piú finestre separato da aperture esterne ampie quanto un’unica finestra31. Tale disposizione esplicita la destinazione differente degli ambienti di rappresentanza che compongono la parte centrale della struttura e delle camere private lungo i lati; la pianta della villa di Poggio a Caiano indica un’analoga separazione. Il portico di Poggio a Caiano, simile a quello di un tempio antico, è un elemento simbolico inserito in una facciata della quale non condiziona l’impostazione formale (addirittura si addossa goffamente contro la cornice della finestra a sinistra), in contrasto con la tendenza di Andrea Palladio di sviluppare l’intero progetto di una facciata traendo spunto dalla fronte di un antico tempio romano. Il fregio dell’architrave in maiolica robbiana a figure bianche su di uno sfondo azzurro e il portico, che insieme al frontone compone una struttura tozza ma Storia dell’arte Einaudi 26 James S. Ackerman - La villa. Forma e ideologia imponente, rimandano in particolare al tempio etrusco, ossia toscano. Il fregio, ora rimosso dalla sua collocazione originaria, è, come il portico, una straordinaria creazione «all’antica», dovuta probabilmente a Bertoldo di Giovanni, lo scultore e medaglista preposto dal 1488 alla conservazione delle sculture antiche nei giardini medicei. Decifrato di recente, il suo complesso soggetto è desunto principalmente da Claudiano e Ovidio e tratta il tema della ciclicità del Tempo (anni, stagioni, giorno/notte) celebrando, a un tempo, il governo benefico della dinastia medicea. Nei suoi riferimenti a temi pastorali e agricoli tale soggetto era in totale armonia con il revival della poesia e della pittura di genere pastorale avvenuto nella cerchia artistica di Lorenzo il Magnifico e con le attività agricole da lui stesso promosse32. Lorenzo e Giuliano da Sangallo non tentarono neppure di dare una giustificazione strutturale al colonnato e al frontone: il portico retrostante è caratterizzato da una volta trasversale a botte, elemento che, malgrado il suo rivestimento in stucco «all’antica» ornato con simboli medicei, non ricorre mai in un simile contesto nei templi romani. E con ragione: se fosse stato costruito in muratura sarebbe risultato instabile. Volte a botte di questo tipo dovevano diventare una prerogativa di Giuliano da Sangallo; si ritrovano a Villa Tovaglia, nel vestibolo della sacrestia della chiesa di Santo Spirito a Firenze, e a Palazzo Scala. Vasari riferisce che Giuliano ne costruí una nella propria residenza fiorentina come esperimento per la volta del salone di Poggio a Caiano atta a rivestire una campata che Lorenzo temeva fosse troppo ampia per essere sicura33. Se fu Lorenzo a concepire l’idea di simili volte, l’indagine statica e strutturale sembra essere stata però compiuta da Giuliano che riprese una antica tecnica romana utilizzando singole formelle in terracotta prestampata posate in opera in modo da comporre nel loro insieme uno schema decorativo. Storia dell’arte Einaudi 27 James S. Ackerman - La villa. Forma e ideologia Giuliano tracciò la pianta del primo piano della villa in un taccuino di disegni ora a Siena. Approssimativamente quadrata, tale pianta è organizzata in tre zone che si estendono lateralmente e che sono collegate tra loro per mezzo di un asse centrale longitudinale. Le aperture sono allineate sui lati in modo che procedendo lungo l’asse centrale, attraverso le porte a destra e a sinistra e attraverso una coppia di stanze, si intravedano le finestre esterne e ciò che esiste al di là di esse. Questa disposizione planimetrica determinata dagli assi e dalle semplici proporzioni dei singoli ambienti era nuova per l’architettura toscana e rifletteva l’influenza di Leon Battista Alberti. La pianta fu originata dall’idea del grandioso salone centrale rettangolare, con volta a botte, di proporzioni 2 : 1, che occupa in altezza il primo e il secondo piano della villa. Per illuminarlo ampiamente dall’esterno, i corpi che ne fiancheggiavano lungo l’altezza dei due piani i lati minori vennero eliminati cosicché questi ultimi diventarono mura esterne e la villa acquistò una forma ad H. Questo ingresso grandioso, veramente regale, innovativo nella concezione quanto il frontone della facciata, rivela che Lorenzo intendeva estendere il potere privato della sua famiglia nella sfera dell’autorità pubblica. Anche progetti posteriori di palazzi realizzati da Giuliano per e sotto l’influenza di Lorenzo si caratterizzano per ingressi grandiosi intesi come elemento centrale della composizione; è questo il caso del suburbano Palazzo Medici di Via Laura a Firenze e del palazzo di re Ferdinando a Napoli nei quali la presenza del cortile centrale determina la posizione dell’ingresso all’estremità dell’asse centrale34. La grandiosità di tutti questi progetti testimonia la volontà di Lorenzo di creare un modello di monumento domestico ricco di implicazioni dinastiche, alquanto diverso nel carattere dalla piú antica architettura domestica rinascimentale. Storia dell’arte Einaudi 28 James S. Ackerman - La villa. Forma e ideologia È inoltre evidente che la recinzione del sito alla sommità collinare entro la cinta muraria tuttora esistente, dotata di quattro torri angolari, non fece parte del progetto originale. Un disegno, realizzato probabilmente per Leone X prima del 1521, o dopo il secondo ritorno al potere dei Medici nel 1530, mostra il sito privo di recinzione e un fossato anziché una cinta muraria intorno alla villa. In questo progetto, che probabilmente fu rifiutato, compare un unico ponte, forse un ponte levatoio, per l’attraversamento del fossato. Elemento caratterizzante della struttura agricola del 1477, quest’ultimo fu preso in considerazione piú per ragioni difensive che simboliche, anche se sarebbe stata ovviamente inevitabile l’associazione con le piú antiche ville-castello35. Un’analoga combinazione ritorna anche nel progetto di villa Giustinian a Roncade, in provincia di Treviso36. Anche questa villa, innovativa e assolutamente originale sotto il profilo stilistico, presentava come quella di Poggio a Caiano un frontone classico. Fu locata all’interno di una recinzione muraria somigliante a una fortezza medioevale con le sue torri angolari, il ponte levatoio e le merlature. Il cortile fu concepito all’inizio come un recinto per il bestiame, ma l’architetto e il committente vollero conferirgli un aspetto diverso, piú militaresco e forse feudale. Inoltre, il frontone della villa di Roncade è piú casuale e meno simbolico di quello di Poggio a Caiano concepito come parte di un portico di un tempio pienamente classico. Non sappiamo se Lorenzo desiderasse far costruire un fossato a Poggio a Caiano, ma ciò sarebbe stato comunque conforme all’aspetto definitivo di una celebre architettura pompeiana, la Villa dei Misteri, del i secolo a. C., situata a nord della città antica. Si trattava di un grandioso edificio quadrangolare circondato da un fossato, la cui parte occidentale fu sopraelevata artificialmente con un terrapieno, sorretto dalle strutture di un cripto- Storia dell’arte Einaudi 29 James S. Ackerman - La villa. Forma e ideologia portico a tre bracci, in modo da creare un’area pensile con ambienti panoramici preceduti da porticati e giardino37. A parte la presenza del fossato, del tutto eccezionale in un complesso architettonico antico, la villa su piattaforma è stata identificata dagli archeologi come uno dei piú importanti tipi di villa dell’Italia peninsulare. Era in genere di forma cubica come gli edifici di Fiesole e di Poggio a Caiano, e orientata in senso panoramico. Una di queste, recentemente riportata alla luce a San Rocco di Francolise vicino a Capua, non aveva fossato, ma un alto podio visibile da lontano, dato che si elevava quasi alla sommità di una collina e dominava un ampio panorama38. Per facilitare l’osservazione panoramica esisteva un piccolo portico a tre arcate aperto su un lato dell’edificio, piuttosto simile a quelli di Fiesole, e una terrazza in cima al terrapieno artificiale che si estendeva lungo tutto il lato sud-occidentale. Un terzo esempio antico, la villa di Settefinestre in Toscana, anch’essa già analizzata, risulta eccezionale quando se ne considerino le parti ancora visibili in epoca rinascimentale. Un disegno della fine del xv secolo, recentemente identificato, mostra un tratto delle mura perimetrali e del basamento porticato39. La villa, a un piano, si ergeva su di un pendio. Nella parte inferiore, prospiciente la cinta muraria, la struttura architettonica posava sopra un basamento anch’esso a un piano. Simili a quelli di Poggio a Caiano appaiono nel disegno gli archi impostati sui pilastri del basamento che corridoi con volte a botte attraversavano da lato a lato (a Poggio a Caiano questi sono al di sotto del livello del terreno, all’interno del sottobasamento). La scoperta di questo disegno dimostra unicamente l’interesse di un disegnatore quattrocentesco per questi resti antichi, non prova che la villa di Poggio a Caiano e strutture simili fossero volutamente derivate dalla villa romana a piattaforma. Preferisco considerare questa Storia dell’arte Einaudi 30 James S. Ackerman - La villa. Forma e ideologia connessione come la testimonianza della capacità di una cultura di conservare anche attraverso interpretazioni locali tipologie architettoniche cosí rappresentative. Un fenomeno analogo è rivelato dalla sopravvivenza dell’ancor piú significativa villa provinciale romana a loggia con ali laterali che riemerge a Venezia e a Roma nel corso del xv secolo40. Le altre ville-palazzo progettate da Lorenzo e da Giuliano per Napoli e Firenze furono anch’esse del tipo a piattaforma che quindi non fu un genere architettonico tipicamente toscano. Un altro esempio, questa volta cinquecentesco, è costituito dalla Villa de’ Vescovi a Luvigliano, nei pressi di Padova, opera di Giovanni Maria Falconetto, predecessore di Palladio, o del suo mecenate Alvise Cornaro. La sua sovrastruttura a un piano lo avvicina profondamente a precedenti romani. Che il tipo non fosse propriamente rinascimentale lo dimostra Villa Savoye a Poissy, la piú nota residenza di campagna creata da Le Corbusier tra il 1928 e il 1930, legata alla tradizione classica tanto quanto una machine à habiter. La costruzione della villa di Poggio a Caiano fu sospesa, prima che la volta del salone centrale potesse essere realizzata, in seguito alla morte di Lorenzo il Magnifico, avvenuta nel 1492, e alla cacciata dei Medici seguita a una sollevazione popolare esplosa qualche tempo dopo. I lavori ripresero solo al momento del trionfale ritorno della famiglia due decenni piú tardi, poco prima che il figlio di Lorenzo, il cardinal Giovanni, salisse al soglio pontificio con il nome di Leone X. Dopo la repressione di un secondo colpo di stato repubblicano da parte del secondo papa mediceo, Clemente VII, nel 1530, le presunzioni populiste della famiglia dovettero essere abbandonate. Con l’aiuto delle grandi potenze europee i Medici divennero per oltre due secoli signori della Toscana con diritto di trasmissione ereditaria del titolo Storia dell’arte Einaudi 31 James S. Ackerman - La villa. Forma e ideologia granducale. Nella seconda metà del xvi secolo essi fecero edificare piú ville di quante avessero mai commissionato nel corso del Quattrocento. Gli edifici riflettevano la sobria struttura cubica della villa di Poggio a Caiano, mentre grande attenzione fu riservata ai giardini, celebrati e imitati in tutta Europa. La struttura della villa di Poggio a Caiano influenzò visibilmente le residenze suburbane fiorentine sino ai tempi recenti. Nell’Ottocento, quando lo stile della «villa all’italiana» riscosse un favore pari a quello suscitato dallo stile gotico tra i costruttori di ville suburbane del periodo romantico, alcune caratteristiche di Poggio a Caiano, insieme ad altre proprie ai suoi piú antichi precedenti medicei, furono riunite per creare la residenza pittoresca ideale della classe media americana e inglese. Gli sforzi compiuti da Andrew Jackson Downing, testimoniati dalla sua «Italian villa» (da confrontare con la villa di Cafaggiolo), per superare l’influenza deleteria del revival architettonico greco di primo Ottocento, condussero l’architettura domestica americana esattamente nella direzione opposta a quella indicata dai Medici: al rifiuto del classicismo in favore del pittoresco. Ironicamente gli sforzi maggiori dei Medici per ristabilire in campagna uno stile di vita classico romano ispirarono in tempi moderni un gusto violentemente anticlassico. Ma quali sono le implicazioni di questa sequenza che sviluppandosi da un tempo in cui le dimore di campagna erano caratterizzate da un vocabolario e da una irregolarità formali di tipo medioevale giunge al momento, di soli quarant’anni posteriore, nel quale questa casualità fu decisamente rifiutata? Cosimo de’ Medici e i suoi amici e ospiti umanisti erano desiderosi quanto Lorenzo il Magnifico di restaurare la cultura degli antichi, ma non ritenevano disdicevole riunirsi in uno scenario semimedioevale fino a che questo non fosse stato rimodellato con porte, finestre e loggiati moderni. Eppu- Storia dell’arte Einaudi 32 James S. Ackerman - La villa. Forma e ideologia re Cosimo e il suo architetto Michelozzo non avrebbero potuto concepire un compromesso simile in città. Palazzo Medici a Firenze doveva essere il corrispettivo urbano della villa di Poggio a Caiano ed esercitò pari influenza. D’altra parte, Leon Battista Alberti non poteva accettare questa ambiguità, e la sua polemica contro la villa-castello deve essere stata diretta velatamente contro l’impatto esercitato dalle ville fatte edificare da Cosimo nel secondo quarto del Quattrocento. Il mecenatismo di Cosimo de’ Medici seguiva la tradizione petrarchesca enfatizzando l’aspetto piú antiurbano dell’ideologia della villa. Inoltre, tutte queste località di campagna erano già disseminate di edifici quando i Medici le acquistarono molto probabilmente da membri dell’aristocrazia ereditaria ghibellina, sconfitta dalla compagine guelfa nella quale essi militavano; e le nuove ville furono perciò edificate attorno a nuclei antichi. Forse tale scelta fu però dettata da motivazioni diverse. Sospetto che Cosimo il Vecchio e i suoi amici, nel desiderio di trasmettere un’immagine pienamente rinascimentale, non si curassero di suggerire, attraverso l’aspetto delle loro ville, il fatto di aver unito al potere e ai privilegi della nobiltà terriera medioevale il loro potere di moderni banchieri e imprenditori urbani. Il nipote di Cosimo, Lorenzo il Magnifico, non sentí comunque la necessità di sostenere più a lungo questa tradizione; guardava avanti, al tempo in cui i Medici avrebbero recitato a ruolo di principi di uno stato cristiano. Le lettere di Francesco Petrarca piú attinenti alla vita rurale sono: Familiarum rerum libri, XIII. 4, XIII. 8, XVII. 5, XIX 16; Senilium rerum libri, XV. 3. La mia interpretazione di Petrarca è stata ampiamente influenzata dal fondamentale articolo di Bernhard Rupprecht sull’ideologia della villa, Villa. Zur Geschichte eines Ideals, in Wand1 Storia dell’arte Einaudi 33 James S. Ackerman - La villa. Forma e ideologia lungen des paradiesischen und utopischen: Studien zum Bild eines Ideals (Probleme der Kunstwissenschaft, II), Berlin 1966, pp. 210-20. Nell’enfatizzare la retorica antipolitica di Petrarca, Rupprecht sottovaluta però l’ironia implicita nella potente attrazione da lui avvertita per i centri di potere, un’attrazione condivisa praticamente da tutti gli autori di testi sulla vita di villa. 2 G. Villani, Cronica. Con le continuazioni di Matteo e Filippo, a cura di G. Aquilecchia, Torino 1979, p. 212 (libro XI. 94 – Ancora della grandezza e stato e magnificenza del comune di Firenze). Per una trattazione generale delle ville prerinascimentali, cfr. anche B. Patzak, Palast und Villa in Toscana, I, Die Zeit des Werdens, Leipzig 1912. Per un commento sugli aspetti sociali ed economici, cfr. R. Stopani, Medievali «case da signore» nella campagna fiorentina, Firenze 1977; G. Gobbi, La villa fiorentina, Firenze 198o. Per una trattazione generale delle prime ville medicee, cfr. H. Bierman, Lo sviluppo della villa toscana sotto l’influenza umanistica della corte di Lorenzo il Magnifico, in «Bollettino del Centro Internazionale di Studi di Architettura “Andrea Palladio”», xi (1969), pp. 36-46. Fonte importante e riccamente documentata per un’informazione esaustiva sulle contemporanee ville e proprietà agricole fiorentine di famiglie diverse da quella dei Medici è lo studio di Amanda Lillie, Florentine Villas in the Fifteenth Century: A Study of the Strozzi and Sassetti Country Properties, diss., Courtauld Institute of Art, University of London 1986. 3 G. Vasari, Le Vite de’ piú eccellenti pittori, scultori ed architettori, a cura di G. Milanesi, vol. II, Firenze 19o6, p. 442. Sulla villa e sulla sua datazione cfr. M. Ferrara e F. Quinterio, Michelozzo di Bartolomeo, Firenze 1984, pp. 168-72, con una rassegna della letteratura precedente. La datazione 1427-33, da loro proposta, è basata sulla documentazione delle visite di membri della famiglia de’ Medici, che vi cercarono riparo dall’epidemia di peste del 1430, e in particolare di quella di Cosimo e di suo figlio Lorenzo avvenuta nel 1433. 4 La cronologia delle ville medicee di Trebbio, Cafaggiolo e Careggi fu chiarita per la prima volta da Mario Gori Sassoli, Michelozzo e l’architettura di villa nel primo Rinascimento, in «Storia dell’arte», xxiii (1975), pp. 5-51, ed è stata ulteriormente precisata da Ferrara e Quinterio, Michelozzo di Bartolomeo cit. Vari nuovi documenti sono stati apportati alla questione fino alla pubblicazione della prima opera di Patzak, Palast und Villa cit., vol. II, 1913, pp. 68-82. Sul Palazzo Comunale di Montepulciano e su altre opere nello stile conservatore michelozziano, cfr. H. Saalman, The Palazzo Comunale in Montepulciano, in «Zeitschrift für Kunstgeschichte», xxviii (1965), pp. 1-46. Probabilmente il tetto a tegole (?) è un’innovazione quattrocentesca atta a impedire l’uso di caditoie per scopi difensivi oltre che a costi- Storia dell’arte Einaudi 34 James S. Ackerman - La villa. Forma e ideologia tuire nella sua struttura lignea un grave rischio d’incendio nel caso di attacchi militari. 5 V. Franchetti Pardo e G. Casali, Medici nel contado fiorentino, Firenze 1978, pp. 48-53; nella «portata al catasto» del 1433 (Archivio di Stato, Firenze, Medici avanti il Principato, f. 88/382, cc. 477-88), Averardo di Francesco, cugino di Cosimo, risulta proprietario di «Uno abituro atto a fortezza posto in mugello nel popolo della pieve di S. Giovanni in Petroio luogho detto chafagiuolo con fossato intorno» con ventuno fattorie. 6 Ibid., pp. 52, 56, Archivio di Stato, Firenze, Possessioni medicee, vol. 4112 del 1456. 7 Cfr. D. Mignani, Le ville medicee di Giusto Utens, Firenze 1982. Quattordici furono le lunette commissionate per decorare la cinquecentesca villa di Artimino. 8 Ferrara e Quinterio (Michelozzo di Bartolomeo cit., pp. 176-83) ritrovarono il documento della visita di Eugenio IV e suggerirono il 1434 come data ante quem, mentre L. H. Heydenreich e W. Lotz (Architecture in Italy, 14oo-16oo, Harmondsworth 1974, p. 332, n. 16) proposero il 1430 come datazione per la villa di Trebbio e il 1450 circa per quella di Cafaggiolo; Gori Sassoli, (Michelozzo cit., pp. 39 sgg.) data la villa di Trebbio tra il 1426 e il 1437, periodo al quale risale la costruzione della chiesa di Michelozzo a Bosco ai Frati, e Cafaggiolo agli anni seguenti il completamento di questa opera. Analogamente a Ferrara e Quinterio, egli suggerisce che sino a quando le decisioni della famiglia de’ Medici furono prese collegialmente, le commissioni non ebbero necessariamente da attendere il passaggio ufficiale di proprietà; sembra tuttavia improbabile che Cosimo avesse commissionato la villa di Cafaggiolo prima che la proprietà fosse ereditata dal suo ramo della famiglia. 9 Nel 1485 Lorenzo di Piero di Cosimo de’ Medici, detto Il Magnifico, unico erede di Cosimo in seguito alla morte prematura del fratello Giuliano, assassinato nella congiura dei Pazzi, vendette la villa di Cafaggiolo ai cugini Lorenzo e Pierfrancesco, de’ Medici per saldare un vecchio debito contratto con il loro padre. A quel tempo la proprietà includeva, oltre alla residenza padronale, 66 poderi, 20 case, 3 mulini e alcune fornaci (Franchetti Pardo e Casali, Medici cit., p. 58, da Archivio di Stato, Firenze, Medici avanti il Principato, f. 150/39; f. 1o4/48, c. 457). Il prezzo complessivo della transizione fu di 37 350 fiorini; la villa fu valutata 6ooo fiorini. 10 Sull’evoluzione del sistema feudale della proprietà terriera in Toscana, cfr. G. Cherubini, Signori, contadini, borghesi: ricerche sulla società italiana del basso medioevo, Firenze 1974, in particolare cap. ii; analisi statistiche esaustive sono state condotte da E. Conti, La formazione della struttura agraria moderna nel contado fiorentino, Roma 1965; v0l. I; III, cap. ii. Storia dell’arte Einaudi 35 James S. Ackerman - La villa. Forma e ideologia Cfr. il capitolo intitolato Origine e sviluppo della villa suburbana nel contesto dell’economia fiorentina dall’età comunale al regime signorile, in Gobbi, Villa fiorentina cit., pp. 9-19; Franchetti Pardo e Casali, Medici cit., pp. 12 sgg. 12 L. B. Alberti, I libri della famiglia, a cura di G. Mancini, Firenze 19o8, pp. 183-84 (libro III, Della economia). 13 La lettera di Galeazzo Maria Sforza è riprodotta in B. Buser, Die Beziehungen der Mediceer zu Frankreich, Leipzig 1879, p. 347. Nelle «portate al catasto» del 1427 e del 1433 la proprietà viene descritta come «Un luogo... il quale abitiamo chon chorte et orto et masseritie per nostro uso... con piú terreni lavorati e vigneti...», per un totale di rendita annua in «nostra parte» cioè levata la parte del mezzadro, di 742 libbre, che davano una rendita catastale annua di 29o6 fiorini (Franchetti Pardo e Casali, Medici cit., pp. 48,54-56, da Archivio di Stato, Firenze, Medici avanti il Principato, f. 83/89, cc. 496-527; f. 165, cc. 78-81). 14 Vasari, Vite, loc. cit. (cfr. nota 3 del presente capitolo). Ferrara e Quinterio, Michelozzo cit., pp. 245-51; Gori Sassoli, Michelozzo cit., p. 411. L’ala orientale può essere stata aggiunta nel programma di Alessandro de’ Medici nel quarto decennio del Cinquecento, in ogni caso però prima del 1598, quando essa appare in una pianta della villa realizzata da Giorgio Vasari il Giovane (illustrata nel volume di Vittorio Franchetti Pardo e Giovanni Casali a p. 249 e nel libro di Mario Gori Sassoli a p. 24, fig. G). Esiste un disegno anonimo della fine del xviii secolo proveniente dall’archivio dell’Ospedale di Santa Maria Nuova (illustrato senza commento da Philip Forest, A Study of Lorenzo de’ Medici’s Villa at Poggio a Caiano, New York 1978, 2 voll., tav. I B; l’originale è stato gentilmente localizzato per me da Annamaria Petrioli Tofani), classificato come «Veduta e pianta della villa di Careggi vecchio di S. A. R.» («S. A. R.» indica l’elevazione della dinastia dei Medici ai privilegi regi avvenuta nel 1699 per volontà pontificia; H. Acton, The Last of the Medici, Firenze-Edimburgo 19802, p. 222). Il foglio costituisce, come mi ha ricordato Howard Saalman, il pendant di un disegno piuttosto rozzo che mostra la villa cosí come essa oggi si presenta («... villa di Careggi novo di S. A. R.»; pubblicato da O. Morisani, Michelozzo architetto, Firenze 1951, fig. 72) e sembra essere un tentativo di ricostruzione della villa premichelozziana basato su di una perduta testimonianza visiva. La torre bassa nello stile di quelle delle ville del Mugello sovrasta l’angolo nord-orientale della struttura e vi è una torretta in aggetto in corrispondenza dell’angolo rivolto verso la strada. Un’altra prova dell’esistenza della torre è costituita dall’ispessimento delle mura in questo preciso angolo della villa, rivelato dalla pianta pubblicata da Ferrara e Quinterio cui essi rimandano a p. 248 del loro 11 Storia dell’arte Einaudi 36 James S. Ackerman - La villa. Forma e ideologia testo. L’ingresso principale della villa non è rivolto sulla strada ma è situato al centro della facciata prospiciente il giardino (definito «ingresso primo») e questo fu probabilmente il caso del progetto di Michelozzo. 15 Giuseppe Marchin, (Giuliano da Sangallo, Firenze 11942, p. 91) attribuisce a Giuliano la loggia rivolta verso il giardino. È improbabile che essa sia stata costruita dopo la cacciata dei Medici da Firenze avvenuta nel 1494. Le due logge paiono essere le uniche che Vasari (Vite cit., vol. VI, pp. 280 sg.) afferma essere già state completamente affrescate da Pontormo e da Bronzino per il duca Alessandro de’ Medici al tempo del suo assassinio perpetrato nel 1537. La pianta disegnata da Giorgio Vasari il Giovane (cfr. nota 4 del presente capitolo), documenta l’esistenza di due logge in aggetto sul retro (esposto a nord) dell’edificio. 16 L’ambivalenza dello stile di Michelozzo rivelata dalla coesistenza di aspetti tradizionali e innovativi è stata evidenziata dagli studi di L. H. Heydenreich, Gedanken über Michelozzo di Bartolomeo, in Festschrift Wilhelm Pinder zum sechzigsten Geburtstage, Leipzig 1938, pp. 264-90 (ripubblicato in Studien zur Architektur der Renaissance, München 1981, pp. 83-99); H. Saalman, The Palazzo Comunale cit.; G. Marchini, Aggiunte a Michelozzo, in «La rinascita», vii (1944), pp. 24-51. 17 Il brano è desunto da una lettera in latino pubblicata senza data o fonte da Angelo Fabronio in Magni Cosmi Medicei Vita, Pisa 1789, I, p. 137. (Una traduzione inglese fu pubblicata da Janet Ross, Lives of the Early Medici, London 1910, p. 73, che però non citò Fabronio). 18 Modena, Biblioteca Estense, Ms Campori, 235 P. 2-5, f. 6r. La lettera è stata pubblicata in lingua inglese da Alison Brown, in Bartolomeo Scala, 1430-1497, Princeton 1979, pp. 17 sg. (Desidero ringraziare Dale Kent per l’indicazione). Ciò consente di formulare una ipotesi cronologica piú precisa rispetto a quelle prospettate dalla letteratura storico-artistica la piú recente delle quali proposta da Ferrara e Quinterio, Michelozzo cit., pp. 252-55; la loro datazione (1451-57) si fonda sull’assenza di qualsiasi menzione della proprietà nella «portata al catasto» del 1451 e su di una descrizione completa del 1457 che documenta l’esistenza di una «chasa overo chasamento»; Patzak (Palast und Villa cit., vol. II, pp. 88-92) ha suggerito una datazione posteriore al 1457. 19 La nostra conoscenza attuale dei progetti di Michelozzo si basa sulla pubblicazione e l’interpretazione dei dettagli desumibili dall’affresco del Ghirlandaio e dalla tavola 42 delle Vedute delle ville e altri luoghi della Toscana di Giuseppe Zocchi, operate da Clara Bargellini e Pierre de la Ruffinière du Prey, in Sources for a Reconstruction of the Villa Medici, Fiesole, in «The Burlington Magazine», cxi (1969), pp. 597-605. A questi dettagli Ferrara e Quinterio (Michelozzo cit., p. Storia dell’arte Einaudi 37 James S. Ackerman - La villa. Forma e ideologia 254) hanno aggiunto il particolare di una «Annunciazione» di Biagio d’Antonio conservata nell’Accademia di San Luca a Roma. 20 Vasari, Vite cit., vol. II, pp. 442 sg. L’inventario del 1492 è stato trascritto da Amanda Lillie (Florentine Villas cit., p. 449, n. 124) da Archivio di Stato, Firenze, Medici avanti il Principato, f. 155, c. 83r. 21 L. A. Alberti, De re aedificatoria, a cura di G. Orlandi e P. Portoghesi, Milano 1966, libro IX, 4, p. 8o9. I curatori (p. xii) datano la redazione della prima parte del testo tra il 1443 e il 1445 e della seconda tra il 1447 e il 1452. 22 Angeli Politiani et aliorum virorum illustrium epistolarum libri duodecim, libro IX, epistola 13, in Angeli Politiani Opera, Basileae apud Nicolaum Episcopium Iuniorem 1563. Cfr. anche Foster, A Study of... Poggio a Caiano cit., vol. I, pp. 30 sg.; vol. II, n. 94. Poliziano risiedette a Fiesoletra il 1479 e il 1483-84. 23 A. Chastel, Art et humanisme à Florence au temps de Laurent le Magnifique, Paris 1959, pp. 148 sg. (trad. it. Arte e umanesimo a Firenze al tempo di Lorenzo il Magnifico, Torino 1964); Marsilio Ficino, Opera omnia, Torino 1959, I, 2, pp. 893 sg. Cfr. anche Foster, A Study of... Poggio a Caiano cit., vol. I, p. 2L 24 A. Wesselski (a cura di), Polizianos Tagebuch (1477-1479), Jena 1929, p. 3: «Cosimo predetto solera dire che la casa loro di Cafagiuolo in Mugello vedera meglio quella di Fiesole, perche? ciò che quella vedera era loro, il che di Fiesole non arrevia»; cfr. anche Foster, A Study of... Poggio a Caiano cit., vol. II, n. 58. 25 Vasari, Vite cit., vol. III, p. 498; S. Sandström, The Programme for the Decoration of the Belvedere of Innocent VIII, in «Kunsthistorisk Tidskrift», xxix (196o), pp. 35 sgg. Cfr. anche A. Blunt, Illusionist Decoration in Central Italian Painting of the Renaissance, in «Journal of the Royal Society of Arts», cvii, luglio 1959, pp. 309-26; J. Schulz, Pinturicchio and the Revival of Antiquity, in «Journal of the Warburg and Courtauld Institutes», xxv (1962), pp. 35-55. 26 Angelo Poliziano, Le selve e la strega: prolusioni nello studio fiorentino (1482-1492), a cura di I. del Lungo, Firenze 1925: Rusticus, p. 64, ll. 557-69; Ambra, pp. 105 sgg., ll. 59o-625. La Cascina è descritta in una lettera non datata dell’umanista Michele Verino, trascritta da I. del Lungo (p. 108), dalla quale risulta che le fondamenta della nuova villa erano ormai completate; cfr. anche Foster, Study of... Poggio a Caiano cit., vol. I, p. 68. (Queste e altre descrizioni contemporanee risultano trascritte in J.-M. Kleimann, Politische und kumanistische Ideen der Medici in der Villa Poggio a Caiano, diss., Heidelberg University 1976, pp. 148-56). La lettera offre anche una descrizione dell’intera area prima della costruzione della nuova villa. Sulla Cascina cfr. anche la nota seguente. La villa è analizzata da P. G. Hamburg, The Villa of Lorenzo il Storia dell’arte Einaudi 38 James S. Ackerman - La villa. Forma e ideologia Magnifico at Poggio a Caiano and the origin of Palladianism, in Idea and Form: Studies in the History of Art, I, 1959, pp. 76-87; H. Bierman, Lo sviluppo della villa toscana sotto l’influenza umanistica della corte di Lorenzo il Magnifico, in «Bollettino del Centro Internazionale di Studi di Architettura “Andrea Palladio”», xi (1969), pp. 36-46; id., Das Palastmodell Giuliano da Sangallos für Ferdinand I, König von Neapel, in «Wiener Jahrbuch für Kunstgeschichte», xxiii (1970), pp. 154-95; Foster, A Study of... Poggio a Caiano cit.; H. Bierman e E. Worgull, Das Palastmodell Giuliano da Sangallos für Ferdinand I, König von Neapel: Versuch einer Rekonstruktion, in «Jahrbuch der Berliner Museen», xxi (1979), pp. 91-118; S. Bardazzi ed E. Castellani, La villa medicea di Poggio a Caiano, Prato 1981, 2 voll. Cfr. anche Chastel, Art et humanisme cit., pp. 151 sgg. 27 I particolari dell’acquisizione da parte di Lorenzo della proprietà dei Rucellai (apparentemente avvenuta contro la loro volontà) sono raccontati da F. W. Kent in Lorenzo de’ Medici Acquisition of Poggio a Caiano in 1474; and an Early Reference to His Architectural Expertise, in «Journal of the Warburg and Courtauld Institutes», xlii (11979), pp. 250-57. Sulla Cascina cfr. P. Foster, Lorenzo de’ Medici’s Cascina at Poggio a Caiano, in «Mitteilungen des Kunsthistorisches Institutes in Florenz», xiv (1969-70), pp. 47-66. Marvin Becker, in un contributo letto in occasione di un simposio su Poggio a Caiano tenutosi nell’aprile del 1985 presso l’Università del Michigan, calcolava che il novanta per cento delle rendite di Lorenzo provenissero da attività agricole e minerarie, mentre verso la metà del secolo il cinquanta per cento del reddito della famiglia de’ Medici era invece assicurato dai commerci. 28 Il resoconto di Vasari: Vite cit., vol. IV, p. 27o. Nel settembre 1485 Lorenzo chiese a un suo corrispondente di «ricordare a Giuliano da Sangallo di completare il mio modello». Mario Martelli (I pensieri architettonici del Magnifico, in «Commentari», XIII [1966], pp. 107-11) e altri autori successivi hanno ritenuto che si trattasse del modello per la villa di Poggio a Caiano; la recente scoperta operata da Piero Morselli e Gino Corti (La chiesa di S. M. delle Carceri in Prato, Firenze 1982, pp. 15 sgg.) di documenti risalenti a quella data, relativi al modello di Prato, rende piú probabile l’identificazione con la seconda opera. Sulla cronologia della villa, cfr. Foster, A Study of... Poggio a Caiano cit., cap. iv, pp. 108-67. Una breve analisi dei documenti e della loro recente interpretazione è stata condotta da Andreas Thönnesmann in Der Palazzo Gondi in Florenz, Worms 1983, pp. 103-108. Cfr. anche la splendida campagna fotografica di Paolo Brandinelli in S. Bardazzi ed E. Castellani, La villa medicea di Poggio a Caiano cit. Circa la lettera di Michele Verino, cfr. sopra la nota 26 del presente capitolo. 29 Sulla competenza architettonica di Lorenzo, cfr. Kent, Lorenzo de’ Medici cit.; Martelli, I pensieri architettonici del Magnifico cit., pp. Storia dell’arte Einaudi 39 James S. Ackerman - La villa. Forma e ideologia 107-11; Morselli e Corti, La chiesa di S. M. delle Carceri cit., pp. 24-31. Il manoscritto dell’Alberti era terminato già all’inizio del sesto decennio (cfr. sopra la nota 21 del presente capitolo), ma non fu pubblicato fino al 1485. Sulle lettere inviate a Mantova e Urbino, cfr. Morselli e Corti, La chiesa di S.M. delle Carceri cit., p. 24, (che citano i Protocolli del carteggio di Lorenzo il Magnifico per gli anni 1473-74, Firenze 1956, p. 333), e G. Gaye, Carteggio inedito d’artisti..., Firenze 1839, vol. I, p. 274. La mancanza di precedenti esperienze architettoniche di Giuliano è documentata nel testo di Thönnesmann, Palazzo Gondi cit. Su Lorenzo e il palazzo di re Ferdinando a Napoli cfr. oltre la nota 34 del presente capitolo. 30 Alberti, De re aedificatoria cit., IX, 4, p. 8o9. Vitruvio non si era spiegato chiaramente sul significato del termine «vestibulum». Daniele Barbaro, nell’edizione di Vitruvio da lui curata, lo rappresenta come una corte situata dinanzi a una vasta dimora urbana che poteva anche essere non necessaria in una villa suburbana. Le fonti del motivo della facciata a tempio e l’interpretazione del «vestibulum» sono discusse da Bierman in Das Palastmodell Giuliano da Sangallos cit. 31 G. Fiocco, La casa veneziana antica, in «Atti della Accademia nazionale dei Lincei, Rendiconti della classe di scienze morali...», cccxlvi (1949), pp. 38 sgg.; J. Ackerman, Sources of the Renaissance Villa cit. (cfr. sopra cap. i, nota 6); W. Wolters, Sebastiano Serlio e il suo contributo alla villa veneziana prima del Palladio, in «Bollettino del Centro Internazionale di Studi di Architettura “Andrea Palladio”», xi (1969), pp. 83-94; M. Kubelik, Die Villa im Veneto: zur typologischen Entwicklung im Quattrocento, München 1977, 2 v0ll. Sulle origini della villa rinascimentale cfr. anche le altre opere citate alla nota 6 del cap. i. 32 Cfr J. Cox-Rearick, Dynasty and Destiny in Medici Art, Princeton 1984, pp. 65-86; Chastel, Art et humanisme cit., pp. 218-25. 33 Vasari, Vite cit., vol. IV, p. 217 Su Villa Tovaglia, cfr. B. L. Brown, Leonardo and the Tale of Three Villas. Poggio a Caiano, the Villa Tovaglia in Florence, and Poggio Reale in Mantua, in Atti del Convegno di Firenze e la Toscana dei Medici nell’Europa del Cinquecento, Firenze 1983, pp. 1053-62. (Lo studioso presuppone che la volta, sebbene prima di simili dimensioni a essere costruita, fosse basata sul progetto per il salone di Poggio a Caiano). Le volte di Palazzo Scala sono state analizzate da Linda Pellecchia, Observations on the Scala Palace: Giuliano da Sangallo and Antiquity, diss., Harvard University 1983, pp. 138-86. 34 Riguardo al progetto fiorentino, cfr. G. Miarelli-Mariani, Il disegno per il complesso mediceo di Via Laura in Firenze, in «Palladio», xxii (1972), pp. 127-62; C. Elam, Lorenzo de’ Medici and the Urban Deve- Storia dell’arte Einaudi 40 James S. Ackerman - La villa. Forma e ideologia lopment of Florence, in «Art History», 1 (1978), pp. 43-66. Sul palazzo di Napoli cfr. Bierman e Worgull (Das Palastmodell Giuliano da Sangallos für Ferdinand I cit.) i quali suggeriscono che Lorenzo potrebbe aver tentato di ricreare un «oecus» con colonne («oecus»: grande sala di soggiorno e di rappresentanza. Tra i vari tipi si veda anche l’«oecus corinthius» a tre file di colonne) che Vitruvio menziona come un elemento tipico delle case private romane (VII. 111. 8-9). Ciò spiegherebbe l’articolazione del colonnato affrescato sulle pareti dell’ingresso durante il pontificato di Leone X. Cfr. anche Bierman, Lo sviluppo della villa toscana cit., p. 41. 35 Ai quattro lati del basamento sul quale poggia la villa sono abbozzate piccole strutture simili a bastioni. Esse sono però troppo piccole persino per sembrare bastioni, sia che fossero abbozzate per divertimento, sia che fossero intese a scopo decorativo. Il fossato può avere invece assolto realmente una funzione difensiva dato che dopo la costruzione della villa un folle aveva attentato alla vita di Lorenzo e gli amici di quest’ultimo espressero il timore che egli potesse essere assassinato a Poggio a Caiano (Foster, A Study of... Poggio a Caiano cit., pp. 6o sg., 70). G. Miarelli Mariani, Il disegno per il complesso mediceo di Via Laura a Firenze cit., n. 54, riporta la notizia secondo la quale Marchini nel corso di una conversazione avrebbe sostenuto la scoperta di elementi atti a provare che la recinzione muraria con le quattro torri fu realizzata nella campagna costruttiva originaria. Nell’assenza di questa testimonianza, la delineazione del sito nel presente disegno sembra dimostrare che la recinzione non era ancora stata costruita. 36 Cfr. oltre cap. iv, nota 4. 37 A. Maiuri, La villa de’ misteri, Roma 1931. Il significato dell’antica villa per la concezione di Poggio a Caiano è discusso da Bierman, Das Palastmodell cit., pp. 168 sgg. 38 Cfr. sopra cap. ii, nota 15. 39 P. Ruschi, La villa romana di Settefinestre in un disegno del XV secolo, in «Prospettiva», xxii, luglio 198o, pp. 72-75. 40 Analizzato da Fiocco e da me nelle opere citate alla nota 31. Storia dell’arte Einaudi 41