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Il Corpo Musicale
“Giulia Recli” di Brivio
È lieta di invitarvi all’annuale concerto d’estate
che si terrà il giorno 5 giugno 2011 alle ore 16:30
in Piazza Frigerio a Brivio
per i festeggiamenti dei 150 anni d’Italia e
i 30 anni di fondazione del Corpo Musicale.
Diretti dal Maestro Paolo Bassano.
Parte prima:
Inno del Regno delle due Sicilie
Inno Pontificio
La Leopolda (inno del Granducato di Toscana)
Inno del Lombardo-Veneto e
del Ducato di Modena-Reggio
Marcia Reale
Nabucco
La leggenda del Piave
Inno di Mameli
Parte seconda:
Military Escort
Festival Suite
Dakota
Abba Gold
INNO DEL REGNO DELLE DUE SICILIE: Con la locuzione “Regno delle Due Sicilie” si intende lo Stato
costituito tra il 1816 e il 1861. Lo stato borbonico, tuttavia, nasce ben prima: nel 1734 la Sicilia (a lungo
dominio degli Aragonesi, successivamente vicereame spagnolo, poi per una breve parentesi dominio degli
Austriaci e, soltanto dal 1713 al 1720, dei Savoia) e il Regno di Napoli (per secoli dominazione spagnola)
divenivano regno di Carlo di Borbone, che per primo assunse il titolo di “re di Napoli” e “re di Sicilia”. Fu
proprio durante il regno di Carlo III e di Ferdinando I di Borbone che, nel XVIII secolo, lo stato borbonico
conobbe il massimo periodo di prosperità e di miglior governo, migliorando sensibilmente la pesante
situazione eredita dal lungo periodo del governo spagnolo, oppressivo e fiscalmente esoso. A questo periodo risalgono il
rilancio dell’economia, la riforma della legislazione penale e la costruzione della celebre reggia di Caserta. Dopo la
parentesi repubblicana e Napoleonica la restaurazione imposta dal Congresso di Vienna del 1815 determina di fatto una
lenta regressione, nonostante il provvisorio mantenimento delle precedenti libertà, subito soffocate nel 1821 dall’intervento
dell’alleato austriaco. Proprio l’unificazione del 1816 venne a lungo contestata dalla Sicilia, da circa 700 regno autonomo; i
regni di Francesco I e Ferdinando II (tra il 1825 e il 1859), caratterizzati in una prima fase dalla prosecuzione di progressi in
campo economico e tecnologico e da una riforma fiscale caratterizzata da bassa imposizione e debito pubblico quasi
inesistente, sfociarono in un’evoluzione reazionaria che, soprattutto dopo il 1848, determinò sotto Ferdinando II il
mantenimento di ingiustificati privilegi a favore di ristretti ceti sociali.
INNO PONTIFICIO: Lo Stato Pontificio è l’insieme dei territori sui quali la Santa Sede esercitò il proprio
potere temporale dal 752 al 1870. Il suo territorio, sorto in origine come coincidente all’incirca con il Lazio e
parte dell’Umbria, a partire dalle donazioni di Carlo Magno comprese anche il Ducato di Benevento, parte
del Ducato di Spoleto, terre della Romagna e dell’Emilia. Dal XII, al termine della “lotta per le investiture”, si
configurò nella sua dimensione stabile durata sino al XIX secolo, ad eccezione della Romagna, più volte
persa e riconquistata. Durane il Pontificato di Pio IX si verificarono forti tensioni con il Regno di Sardegna, a
partire dal governo del Conte di Cavour, che portarono ben presto, nel corso della seconda guerra
d’indipendenza, all’annessione della Romagna al Regno di Sardegna (1859). L’anno seguente l’esercito regolare
piemontese occupava anche Marche e Umbria: il solo Lazio restò il simbolo del potere temporale pontificio sino al 20
settembre 1870, quando (con la celebre “breccia di Porta Pia) Roma veniva occupata, con l’annessione al Regno d’Italia e
l’isolamento volontario del Pontefice nei palazzi vaticani: era l’inizio dell’altrettanto celebre “questione romana”, che sarebbe
stata risolta soltanto parecchi decenni dopo.
LA LEOPOLDA: Il Granducato di Toscana nasce ufficialmente nel 1569, allorquando a Cosimo de’
Medici ottenne il titolo di granduca. L’autonomia del granducato, coincidente con la maggior parte della
Toscana (ad eccezione delle province di Siena, Massa e Carrara, nonché la Garfagnana), termina di fatto
nel 1737, momento in cui la Toscana, priva di un erede legittimo, sarà concessa a Francesco III Stefano,
duca di Lorena, a sua volta consorte di Maria Teresa, arciduchessa d'Austria, in base ad accordi già
stipulati tra le dinastie europee nel 1735. Alla sua morte 1765 il titolo di Granduca di Toscana passa nelle
mani del suo secondogenito, Pietro Leopoldo di Lorena (1765-1790), sotto il quale il granducato conosce la
fase più innovativa del governo lorenese, in cui una solida politica agraria si accompagna alle riforme del commercio,
dell'amministrazione pubblica e della giustizia. Come Granduca di Toscana Leopoldo fu un chiaro esempio di "sovrano
illuminato", riformatore del sistema economico, doganale e (solo in parte) fiscale, propugnatore di una riforma liberista della
legislazione e di uno dei primi esempi di codificazione (non terminata); sotto il suo governo la Toscana fu il primo stato al
mondo ad abolire la tortura e la pena di morte. Il Granducato cessò di esistere a seguito dell’abdicazione dl Leopoldo II nel
1859, contemporaneamente allo scoppio della seconda guerra d’indipendenza; la Toscana entra a far parte del costituendo
stato italiano nel 1860.
INNO DEL LOMBARDO – VENETO E DEL DUCATO DI MODENA – REGGIO: Il Regno LombardoVeneto affonda le sue origini nel 1713: all’esito della guerra di successione spagnola, la Lombardia passò
dalla Spagna all’Austria. Durante il regno di Maria Teresa d’Austria e dei suoi immediati successori la
Lombardia conobbe un periodo di prosperità e di rilancio dell’economia, nonché di riorganizzazione degli
uffici pubblici (risale a quest’epoca il famoso “catasto teresiano”), nell’ottica di una sempre maggiore
efficienza. Nel 1797, a seguito del conflitto - primo di una serie, successivamente alla nascita della
Repubblica francese, poi governata da un Direttorio - che vide contrapposti la Francia da un lato e le
potenze europee (Inghilterra, Prussia, Austria) dall’altro, tramite il trattato di Campoformio - a conclusione della campagna
bellica italiana di Napoleone Bonaparte - veniva di fatto decretata la fine della Repubblica veneziana ed il Veneto,
abbandonato al proprio destino, diveniva territorio dell’Austria (in merito a tale episodio è noto lo sdegno di parecchi
pensatori e letterati dell’epoca, tra cui Ugo Foscolo).Il Lombardo-Veneto resterà interamente dominio austriaco sino al
1959, quando con la seconda guerra di indipendenza la Lombardia viene ceduta dall’Austria (all’esito della guerra e tramite
la mediazione di Napoleone III) al Regno di Piemonte- Sardegna. Il Veneto, invece, si ricongiunge all’ormai
nato Regno d’Italia solo nel 1866, al termine della terza guerra d’indipendenza. Il Ducato di Modena e
Reggio fu uno stato italiano, comprendente nel periodo di massima espansione anche il Ducato di Massa e
Carrara, esistito dal 1452 al 1859, sotto il dominio della famiglia degli Este e poi degli Asburgo-Este. I liberi
Comuni di Modena e Reggio nel 1288 e 1289 rinunciavano alla libertà comunale a favore del marchese di
Ferrara, Obizzo II d’Este. Il marchese di Ferrara, così, diveniva feudatario imperiale - con il titolo di duca dal
1452 - per quanto riguarda queste due province, mentre Ferrara rimaneva feudo papale. Il periodo estense
è senza dubbio il più glorioso, che termina quando il ducato di Ferrara - divenuta nel frattempo un centro di
alto valore artistico e culturale - nel 1598 divenne pieno possesso del Papato. Da allora sino al XIX secolo il Ducato di
Modena e Reggio (con capitale Modena) ampliò il proprio territorio, conglobando anche parte della Toscana (Garfagnana
nonché, con il Congresso di Vienna, le province di Massa e Carrara), divenendo dal 1815 ducato degli Asburgo d’Este. Nel
periodo dei “moti carbonari” la repressione ordinata dal Duca Francesco IV condusse all’arresto e impiccagione di Ciro
Menotti. Il Ducato incorporò nel 1847 anche la provincia di Guastalla già facente parte del Ducato di Parma e venne infine
annesso al Regno di Sardegna (futuro Regno d’Italia) nel 1860.
MARCIA REALE: Il “Regno di Sardegna” nasce nel 1297 ed è caratterizzato da un primo periodo
“aragonese” e da un secondo “sabaudo”. Fu proprio con la dinastia sabauda che il Regno di Sardegna,
territorialmente pari all’isola, si fuse con il Principato del Piemonte (dal XII secolo governato dalla casa
Savoia) che, nei secoli tra il XIII e il XV aveva assunto all’incirca la configurazione definita, tramite la
successiva occupazione di vari marchesati (Pinerolo, Asti, Nizza, nonché - successivamente - Monferrato
e Saluzzo; il territorio di Savoia, perso nel XV secolo, fu recuperato nel 1559 da Emanuele Filiberto). Nel
1713, con il trattato di Utrecht al termine della guerra di successione spagnola, al Principato del Piemonte
viene conferito il Regno di Sicilia, successivamente commutato - nel 1720 - con quello di Sardegna. E’ così che il Regno di
Sardegna, comprendente anche gli odierni territori di Val d’Aosta, Liguria e Piemonte (nonché Savoia e Nizza), divenne uno
stato liberale di impronta illuministica e Torino, nel corso del Settecento, si caratterizzò come una capitale europea di
vitalità e cultura. La storia del Regno di Sardegna (definito anche, nelle vicende storiche del secolo successivo, “il
Piemonte”) diviene proprio tra il 1848 e il 1861 la storia della costituzione dell’Italia unita: i re dapprima Carlo Alberto (prima
guerra di indipendenza, a margine della quale si possono ricordare i celebri episodi delle Cinque Giornate di Milano, della
resistenza di Brescia “Leonessa d’Italia” capitanata da Tito Speri e di Venezia guidata da Daniele Manin) e Vittorio
Emanuele II (seconda guerra di indipendenza) coronano, dopo alterne vicende politiche non prive di polemiche ed accesi
scontri, gli ideali liberali e determinano l’allontanamento della dominazione austriaca, nonché l’unificazione degli stati nei
quali l’Italia centro-meridionale era divisa.
NABUCCO: Và pensiero (Và, pensiero, sull'ali dorate) è uno dei cori più noti della storia dell'opera,
collocato nella parte terza del Nabucco di Giuseppe Verdi (1842), dove viene cantato dagli Ebrei
prigionieri in Babilonia. Il poeta Temistocle Solera scrisse i versi ispirandosi al salmo 137 Super flumina
Babylonis. Il coro, sin dalla prima esecuzione a Milano, fu interpretato con una metafora della condizione
degli Italiani dell’epoca, soggetti al dominio austriaco nel Lombardo- Veneto; divenne il simbolo del
Risorgimento, assieme ad altri cori verdiani (tra cui il coro di pellegrini “O signore dal tetto natio” ne “I
lombardi alla prima crociata”) ed allo stesso nome di “Verdi” (“Viva V.E.R.D.I.”), utilizzato come acronimo
di (Viva) “Vittorio Emanuele Re d’Italia”.
LA LEGGENDA DEL PIAVE: meglio conosciuta come la canzone del Piave, è una delle più celebri canzoni patriottiche
italiane. Il brano fu scritto nel 1918 dal maestro Ermete Giovanni Gaeta (noto con lo pseudonimo di E.A. Mario). I fatti storici
che ispirarono l'autore risalgono al giugno del 1918 quando l'Austria-Ungheria decise di sferrare un grande attacco sul
fronte del Piave per piegare definitivamente l'esercito italiano, già reduce dalla sconfitta di Caporetto. L'esercito imperiale
austriaco si avvicinò pertanto alle località venete delle Grave di Papadopoli e del Monte Montello, ma fu costretto ad
arrestarsi a causa della piena del fiume. Ebbe così inizio la resistenza delle Forze armate del Regno d'Italia che costrinse
gli Austro-ungarici a ripiegare. La leggenda del Piave fu composta nel giugno 1918 subito dopo la e presto venne fatta
conoscere ai soldati. L'inno contribuì a ridare morale alle truppe italiane, al punto che il generale Armando Diaz inviò un
telegramma all'autore nel quale sosteneva che aveva giovato alla riscossa nazionale più di quanto avesse potuto fare lui
stesso.
INNO DI MAMELI: Nel 1847 Goffredo Mameli scrisse il testo de Il Canto degli Italiani. Dopo aver scartato
l'idea di adattarlo a musiche già esistenti, il 10 novembre lo inviò al maestro Michele Novaro, che a sua
volta scrisse di getto la musica, cosicché l'inno poté debuttare il 10 dicembre, quando fu suonato dalla
Filarmonica Sestrese, allora banda municipale di Sestri Ponente.Era un momento di grande eccitazione;
mancavano pochi mesi al celebre 1848, che era già nell'aria: il Canto degli italiani diventò subito un simbolo
del Risorgimento. Dopo la dichiarazione di guerra all'Austria, furono proprio le bande a portarlo alla
massima diffusione e persino le bande militari lo suonarono senza posa, tanto che il Re fu costretto a
ritirare ogni censura del testo. Anche più tardi, per tutta l’ultima parte dell'Ottocento e oltre, Fratelli d'Italia rimase molto
popolare in tutte le occasioni ufficiali, che lo videro ancora una volta il più importante rappresentante di una nutrita serie di
canti patriottici. L’inno di Mameli- Novaro fu eseguito, di fatto, come inno anche durante il fascismo, in alternanza con la
marcia reale; fu, però, soltanto il 12 ottobre 1946 che venne ufficialmente adottato come inno nazionale, ed ha resistito nel
tempo ad ogni proposta di sostituzione con altre musiche come “Le leggenda del Piave” - pure provvisoriamente adottata
come inno – e soprattutto “Va’ pensiero”. L’inno venne effettivamente eseguito in ogni occasione ufficiale a partire dal
1947.
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Nel 1980 l’associazione Pro Loco di Brivio con l’allora presidente
Perego Arch. Dante, manifestò l’esigenza di avere un Corpo Bandistico
che svolgesse delle attività di supporto alle diverse manifestazioni
culturali del paese.
Furono invitati a partecipare all’attività musicale del Corpo circa 70
persone, per la maggior parte giovani dagli 8 ai 16 anni. Con l’aiuto di
ottimi insegnanti quali Maria Grazia La Scala, Pierluigi Gaffuri, Eugenio
Papini, Gianni Colombo, Maggioni Francesco e grazie al generoso
supporto del Rag. Emilio Villa, la Banda cominciò a prendere vita. Ogni
sera, nella sede della Pro Loco, si svolgevano le prime lezioni
necessarie allo sviluppo e alla maturazione dei musicanti.
L’esordio del Corpo Musicale Briviese avvenne nel 1981 alla Festa di S.
Antonio Abate la cui ricorrenza è il 17 Gennaio. Il 25 novembre 1982 il
Corpo Musicale assunse il suo primo maestro, Antonello Remondini di Mapello.
In questa occasione il Corpo Musicale si trasferì alle Scuole Medie di allora, diventate oggi la sede del Comune di
Brivio.
Il primo concerto si svolse nel giugno del 1983 in Piazza Vittoria a Brivio, nel quale vennero interpretate musiche di
vario genere, dalle classiche alle più moderne.
Nel 1983 la Pro Loco, in collaborazione con le famiglie dei musicanti e con un notevole sforzo finanziario, acquistò le
70 divise e i relativi strumenti necessari allo svolgimento dell’attività musicale.
Fu in tale anno che avvenne l’iscrizione all’ANBIMA, l’associazione Nazionale delle Bande Musicali, grazie alla
quale il Corpo Musicale partecipò per la prima volta ad un Raduno bandistico svoltosi a Molteno in Maggio.
Nel 1984 divenne segretario della banda Carlo Bardone che rimase in carica fino al 2003.
Il 30 luglio 1984 il maestro Giuseppe Scaioli di Lecco succedette al maestro Remondini ma, per problemi
personali,dovette rinunciare alla conduzione dello stesso. Prese il suo posto il 15 maggio 1985 il maestro Pifferetti
Cav. Felice.
Il 10 Ottobre 1984 Don Carlo Mariani benedì il Labaro ed a novembre si svolse il primo pranzo sociale di S.
Cecilia,patrona del canto e della musica.
Il 4 Dicembre 1984, in occasione del centenario della nascita della musicista briviese Giulia Recli, il Corpo Musicale
Briviese cambiò denominazione ereditandone il nome.
Il 9 dicembre 1984, fu depositato lo Statuto sociale secondo cui le finalità dell’Associazione Culturale erano
individuate nell’elevazione artistica dei cittadini e nella divulgazione della cultura musicale.
Contemporaneamente fu nominato come Primo Presidente il Rag. Emilio Villa.
Nel 1986, a seguito del gemellaggio con le Majorette di Villa di Serio, il Corpo Musicale partecipò a sfilate e
manifestazioni in varie città d’Italia quali Reggio Emilia, Rapallo, S. Margherita Ligure, Varazze ed altre ancora,
arricchendo da un lato la propria esperienza musicale e sociale, dall’altro permettendo ai propri musicanti, per la
maggior parte giovani, di stimolare ulteriormente la loro attività musicale.
Nel settembre 1991 si svolse a Brivio il 1° Decenna le del Corpo: alla manifestazione parteciparono le bande
Manzoni di Lecco, S. Cecilia di Sirone e San Dionigi di Premana.
Il 28 Aprile 1992 diventò presidente il Sig. Vanoncini Alberto al quale, il 30 Gennaio 1998 succedette Federico Seghi
Recli, pronipote della celebre Giulia.
Nel settembre del 2001 Paolo Bassano diventa il nuovo Maestro della Banda.
Il 24 Giugno 2001 la Banda ha festeggiato i suoi primi vent’anni di servizio con un raduno musicale a cui hanno
partecipato il Corpo Musicale “S. Cecilia” di Uboldo (VA), la fanfara dei bersaglieri in congedo di Legnano (VA) ed il
Corpo Musicale “S. Cecilia”di Barzio (LC).
Il 23 Giugno 2002 Brivio ospita il suo primo gemellaggio: con la Banda Musicale Comunale Cumianese “Vittorino
Dovis” (TO) si organizza un pranzo sociale, una sfilata per le vie del paese ed un concerto a due bande sul lungo
fiume. Lo stesso programma è poi ripetuto il 22 Settembre a Cumiana.
Il 02 Giugno 2006 il Corpo Musicale festeggia i suoi primi 25 anni di storia con un concerto eseguito insieme al
corpo Musicale G. Donizetti di Calolziocorte (LC) e diretto da entrambi dai maestri Paolo Bassano e Gianni Colombo
in alternanza. Lo stesso anno, nel mese di dicembre, il Corpo musicale conclude i festeggiamenti per il25° con un
concerto tenuto presso la chiesa di Brivio unitamente alle corali "Mato grosso" e "L'innominato", riscuotendo un
successo di pubblico e un riconosciuto livello di esecuzione.
Dal 2007 presidente del Corpo Musicale di Brivio è Cinzia Bellini
Durante i suoi anni di storia il Corpo Musicale “Giulia Recli” ha partecipato ad una quindicina di raduni bandistici, a
tre raduni folkloristici, ad una quarantina di sfilate carnevalesche e non (di cui una particolarmente importante nel
centro di Milano con tappa finale al Castello Sforzesco), ad innumerevoli processioni nei paesi limitrofi, a
commemorazioni dei Caduti, feste degli Alpini e della Marina Militare Italiana; inoltre, ha preparato ed eseguito più di
cento concerti. L’organico della banda ha conosciuto oltre 160 persone, sono stati avvicinati alla musica più di 100
allievi. Oggi l’organico consta di 30 musicanti effettivi.
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