ESSERE GIOVANI OGGI: tRA SOGNO E pAuRE

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Periodico del Liceo Scientifico-Classico “G. Stampacchia” - Piazza Galilei, Tricase (Le) - Anno XVI - Numero 1 - A.S. 2011-2012
di Gerardo Ricchiuto
Presidente Consiglio d’Istituto
I
n un contesto di crisi globale,
etica ed economica, che investe
il nostro Paese, il principale ambito
in cui riporre qualche speranza
di riscatto resta la scuola che
dovrebbe trovare le energie e le
risorse intellettuali, nonostante
le ristrettezze economiche in cui
sempre più pure essa è costretta ad
operare, per risalire la china.
Di questo convincimento ho
avuto contezza da quando
diversi giovani, neodiplomati del
“nostro” liceo, da anni oramai si
classificano ai primi posti nelle
prove di selezione per accedere
a diverse facoltà di importanti
università, fra cui i superaffollati
test di ingresso a medicina e
chirurgia ed anche per gli ottimi
risultati raggiunti alle olimpiadi
di materie scientifiche ed
umanistiche.
La considerazione credo assuma
maggiore valenza se si tiene conto
che riguarda un liceo di un’area
periferica del Sud. Anche dati simili
avrebbero dovuto far riflettere,
semmai ve ne fosse stato bisogno,
l’ex-Ministro
dell’Istruzione
Maria Stella Gelmini quando,
bontà sua, in uno slancio
di personale coerenza e di
documentata
testimonianza
affermò che i risultati degli esami di
maturità nelle scuole del meridione
sono poco veritieri, perché, a suo
dire, sovrastimati e quindi non
confrontabili con quelli delle
omologhe scuole del “progredito ed
eticamente ineccepibile” Nord.
Nella stessa direzione credo
debbano ascriversi le tante altre
iniziative
extra-curriculari
che vedono coinvolti docenti e
studenti che mirano a meglio
conoscere la nostra storia e realtà
socio-culturale in un atteggiamento
di opportuna apertura al territorio,
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IL SALUTO DEL DIRIGENTE
La Scuola
Insostituibile per
la rinascita del Paese
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prof. Salvatore Piccinni
A
pprofitto della pubblicazione del nostro giornale per rivolgere a tutti
indistintamente, genitori, alunni, docenti e personale ATA, il mio
pensiero affettuoso e grato per il prezioso apporto che ciascuno dà alla
scuola che ho il piacere e l’onore di dirigere.
Essendo la nostra Istituzione Scolastica da molti anni un riferimento
importante sul territorio del Capo di Leuca, siamo consapevoli delle
sacrosante aspettative dei genitori che affidano i loro figli fiduciosi, certi che
in prospettiva avranno un riscontro ai loro sogni ed a quelli dei loro figli.
Personalmente ho cercato di creare le condizioni perché i ragazzi, e ,non
solo loro, possano vivere la scuola in maniera serena, pur nella serietà
che la contraddistingue. Il momento difficilissimo che stiamo vivendo
come Nazione che è comune alla maggior parte degli Stati del mondo,
l’affievolirsi di alcune certezze che hanno contraddistinto il nostro
passato recente, la mancanza di prospettive future credibili, il deteriorarsi
delle relazioni umane, in alcuni casi l’imbarbarimento delle stesse, impone alla scuola il massimo grado di
attenzione. Abbiamo degli obblighi morali, oltre che istituzionali, nei confronti delle giovani generazioni che ci
guardano disorientate.
Non sono consentite distrazioni, non sono consentiti errori od omissioni, non sono consentiti egoismi,
individualismi, autoritarismi; c’è bisogno di altruismi, di entusiasmi, di esempi, di comportamenti coerenti,
equilibrati, corretti, di autorevolezza, di un amore incondizionato verso l’adolescenza.
Disponiamo per nostra fortuna di ragazzi meravigliosi che uniscono ad una buona dose di educazione una
sensibilità umana senza eguali che fa bene sperare in un futuro migliore.
P
ESSERE GIOVANI OGGI: tra sogno e paure
erché essere giovani oggi è così
difficile? La giovinezza è uno
dei periodi più belli della nostra
vita, è il tempo a cui ogni uomo
e ogni donna volge volentieri lo
sguardo indietro, con la nostalgia
negli occhi per quegli anni ormai
lontani, eppure così vivi di ricordi
felici. Essere giovani significa essere
sognatori: non c’è gioventù senza
illusioni. Molti scrittori e poeti, di
ieri e di oggi, si sono occupati di
questo tema.
È difficile trovare qualcuno che
abbia disprezzato la giovinezza;
anche il poeta pessimista per
eccellenza, Leopardi, considera
la giovinezza l’età dei sogni,
delle illusioni, delle speranze, la
“primavera” della nostra vita.
È con il passare del tempo e il
sopraggiungere dell’età matura
che tutto ciò scompare e la realtà
si mostra all’uomo sempre più
ostile: la famosa Silvia di Leopardi,
incarnazione della giovinezza,
muore all’apparir del vero così come
tutti i suoi sogni e le sue speranze.
È vero allora che diventare adulti
significa perdere la capacità
di sognare e diventare, quindi,
infelici? Penso che nella società in
cui viviamo oggi sia difficile per un
adulto illudersi perché si mira alla
dura concretezza.
Ma, come dice Leopardi, è la
memoria che riporta l’uomo al
fanciullo di ieri, anche se per pochi
attimi, il sogno sopravvive grazie
al ricordo. Il vero problema è che
ci sono oggi molti giovani che non
sanno sognare.
Prima il sogno nel cassetto era
qualcosa di prezioso, di intoccabile,
un obiettivo da raggiungere ad ogni
costo. Molti giovani abbandonano
facilmente i loro sogni e le loro
passioni perché condizionati dalla
crisi dilagante nella società e, di
conseguenza, in ogni famiglia. A
volte anche i genitori influenzano le
scelte dei figli perché proiettano in
loro quello che non sono riusciti a
diventare. È sicuramente vero che la
situazione attuale spaventa i giovani
che non riescono a vedere davanti a
sè un futuro chiaro e promettente,
ma un mare nebbioso pieno di
insidie.
Un modo per affrontare la
situazione ci è proposto dalla
figura di Esterina, protagonista di
una lirica di Montale: “Falsetto”.
“Non turbare di ubbie il sorridente
presente”, scrive il poeta: non
abbiate cioè fretta di crescere;
se siete giovani, restate giovani,
sognate, vivete liberi, spensierati,
incondizionati.
Esterina è simbolo della vita che si
realizza, è così gaia e così giovane
che il futuro non la spaventa, anzi
ella si alza ed avanza sul ponticello,
esita un po’, ma subito dopo sorride
e decide di tuffarsi nel mare della
vita, pur consapevole delle tempeste
che la potranno colpire.
Tutti i giovani d’oggi, nonostante
sia difficile, dovrebbero continuare
a sognare e, quando sarà arrivato
il momento, avere il coraggio come
Esterina di vivere quanto il mondo
riserva.
Maglie Erika V B Sc.
2
LA CARITAS:
VOLONTARIATO E SOSTEGNO
AL SERVIZIO DI TUTTI
I poveri aumentano, i malati si moltiplicano,
le risorse non bastano mai:
agiamo a
vantaggio di chi
non ha
L
o scorso anno scolastico,
grazie ad un progetto
seguito e concretizzato dal nostro caro don
Giorgio, progetto che mirava a sensibilizzare
i giovani di oggi al problema della povertà e
dell’emigrazione, noi alunni della ex-IV B
abbiamo trascorso un soggiorno di quattro giorni
a Roma, per visitare la sede della Fao e vivere
direttamente il disagio sociale di tante persone, causato dalla
povertà assoluta. Tra le altre tappe, abbiamo visitato i locali
della Caritas Diocesana di Roma, che ormai da molti anni opera
a favore delle persone senza fissa dimora. L’esperienza sul
campo è infatti cominciata fin dal 1984 quando, in occasione
di un inverno particolarmente rigido e di straordinarie nevicate
a Roma, gruppi di volontari della Caritas cominciarono a
portare generi di conforto, bevande calde e coperte ai senza
dimora che trovavano rifugio nelle stazioni ferroviarie e sotto
i porticati. In quell’occasione si venne a diretta conoscenza
di tutto un mondo sommerso e vasto, invisibile agli occhi di
chi attraversa la città durante il giorno, fatto di persone che
non possiedono più nulla, neppure la speranza in un domani
diverso e migliore. L’opera attenta e continua di volontari e
operatori ha reso sensibile il Comune di Roma ai problemi
di questi suoi cittadini, e nel 1987 è stato aperto, proprio lì
dove l’emarginazione trova un punto di confluenza e dove
le contraddizioni sembrano più evidenti, il primo Ostello
Comunale per i senza dimora, nei pressi della Stazione
Termini. Fin dall’inizio, nel progettare il suo intervento la
Caritas si è prefissa l’obiettivo non solo di offrire assistenza alle
persone in difficoltà, ma anche di portare avanti un impegno
di promozione umana e civile. I Centri di accoglienza e le
Mense Sociali sono quindi diventati anche punti privilegiati
di osservazione sulle povertà di Roma e, attraverso l’opera
sulle strade, si è proceduto ad effettuare una “mappatura”
delle zone e dei luoghi dell’emarginazione più profonda
per stimolare una pianificazione degli interventi e delle
risposte. L’associazione si pone come obiettivo non solo
l’intervento e l’aiuto per sanare problematiche inerenti alla
povertà, bensì anche alla malattia e alla salute, alla famiglia,
al lavoro e alla condizione sociale, che colpiscono giovani,
adulti ed anziani del quartiere e che purtroppo vengono
spesso ignorate dalle autorità interessate. L’incredibile
forza che caratterizza la Caritas e la sostiene nel cercare
nuove soluzioni, nell’espandersi territorialmente, nel
porre rimedio a problemi di diverso genere, prende vita
dall’impegno assiduo, dallo sforzo quotidiano, dalla voglia
di aiutare e fare del bene di migliaia di volontari che ogni
giorno si dedicano con passione ed entusiasmo alle vite di
persone che, senza dimora e senza viveri, non riescono a
scorgere un futuro davanti a loro.
Diletta Vantaggiato 5 B Sc.
Q
uest’anno il nostro Istituto ha subito una
“grave perdita”, ma per fortuna solo in
senso metaforico: la perdita di Don Giorgio
Inguscio, il nostro professore di religione, il
quale, come tutti noi sappiamo, ha dovuto
abbandonare l’insegnamento per impegni
inderogabili e superiori.
Quello che più ci manca di lui sono la simpatia,
la comunicatività, il carisma, la schiettezza,
l’acume, la vivacità intellettuale, lo spirito
d’iniziativa, la cultura mai ostentata ma
evidente in ogni suo intervento, la profondità
dei suoi pensieri, la capacità di toccare l’anima,
e fermiamoci qui, perché per completare
l’elenco non basterebbe il “Tuttostampacchia”
intero.
Con il suo coinvolgente entusiasmo è stato
in grado di instaurare un bellissimo rapporto
con noi alunni; le sue lezioni non sono
risultate mai pesanti o noiose, neanche le più
impegnative per l’importanza e la delicatezza
degli argomenti toccati, perché lui riusciva
sempre a trovare un modo per renderle
interessanti e all’occorrenza anche divertenti.
Tollerante verso le nostre adolescenziali
intemperanze, ma esigente nel pretendere
da noi studenti lealtà e rispetto reciproco,
duettava scanzonatamente con il professore
Perniola: memorabili le loro reciproche
battute e la sua abilità nel replicare
elegantemente alle affettuose provocazioni
dello spiritoso collega. Ed anche in questo
suo garbo aveva molto da insegnare a
dispetto della parola chiassosa e della
retorica volgare di chi non possiede i giusti
argomenti.
Quando avvertiva la presenza di tensioni tra
noi ragazzi, prontamente ci incoraggiava al
dialogo, ma senza mai risultare invadente,
e ci suggeriva delle attività da svolgere tutti
insieme per fare gruppo. Oltre ad essere un
ottimo professore, era altrettanto valido come
“compagno di viaggio” e non ci si riferisce
solo al percorso formativo: grazie a lui anche
il viaggio d’istruzione a Roma di noi ragazzi
della IV B 2010/2011 è stato indimenticabile,
e il più delle volte chi incrociava la nostra
comitiva per le vie dell’urbe non avrebbe
saputo distinguere gli alunni dal professore,
sia per il suo aspetto da ventenne, sia per il
fatto che non di rado, forse trasportato dalla
nostra incontenibile energia, o perché più
ragionevolmente lo sentissimo come uno
di noi, ha abbandonato la compostezza
dell’adulto per assumere l’esuberanza della
nostra giovane età. Era tutto un bluff per
“carpire” la nostra benevolenza, per far
breccia nei nostri cuori? Non importa, come
strategia didattica ha funzionato … eccome!
Siamo diventati più maturi? Siamo almeno
in cammino, proficiscentes, come dei piccoli
saggi? Citando un grande: Ai posteri l’ardua
sentenza! Non abbiamo questa certezza,
però ne abbiamo un’altra, inconfutabile, la
straordinarietà del tuo esempio.
Grazie don Giorgio, semplicemente grazie.
Federica De Blasi VB Sc.
ESISTONO ANCORA
GLI EROI?
T
roy, Il Gladiatore, Trecento sono
alcuni dei film epici diventati
famosi per le vicende dei personaggi
fuori dal comune, modelli unici e
irripetibili per la cultura classica.
Studiando l’Iliade di Omero, figure
eroiche sono rappresentate da
Achille, Ettore, Aiace, Patroclo,
valorosi combattenti decantati
e ricordati nel tempo per le loro
gesta eroiche. Virtù esaltate erano
la difesa della patria, il coraggio in
guerra, la fiducia nella propria forza,
la fama presso i posteri, l’astuzia,
tutti anteposti agli affetti familiari:
meglio la morte in battaglia che
essere considerati vili dai compagni.
Ma per paladini si intendono solo
i protagonisti dei poemi epici?
E soprattutto esistono ancora gli
eroi ed hanno gli stessi valori del
mondo classico? Oggigiorno vi è
un “esercito” di persone pronte
a difendere la gente; sacrificano
la loro vita per gli altri, per la
patria, lasciando mogli e figli
senza l’amore familiare.
Altri esempi di eroi sono gli operatori
di pace, i missionari che partono
alla volta di Paesi dimenticati, per
donare loro tranquillità e amore.
In conclusione, tutti noi possiamo
essere
eroi
comportandoci
lealmente, adempiendo il nostro
dovere e rispettando gli altri. Solo
così si potrà creare un mondo in
cui trionfi la giustizia, senza l’uso
di lance e scudi, ma esclusivamente
con la forza d’animo.
Maria Dolores Calabrese IV B Cl.
3
PERCHÈ CONOSCERE SE STESSI
È LA CONDIZIONE NECESSARIA
DEL BEN OPERARE?
C
onoscere se stessi significa riuscire a scoprire nel profondo
della nostra anima le abilità e le attitudini che, nella vita,
ci permettono di portare a termine qualsiasi cosa desideriamo.
Il grande filosofo Socrate esprime ciò con il concetto di
“gnothi sautò”, vale a dire appunto conosci te stesso; infatti,
grazie alla conoscenza delle nostre predisposizioni possiamo
riuscire ad operare bene e porci in continuazione in gioco, senza
mai perdere la fiducia in noi stessi e senza mai essere costretti a
sentirci inferiori o, peggio, schiavi degli altri.
Ma allora che valore ha l’affermazione “sbagliando si impara”?
Sbagliare è umano certo, e Socrate non vuole insegnarci nulla se
non estrapolare da noi stessi i valori della vita. Tuttavia alle volte
è necessario essere consapevoli dei propri limiti; ecco perché un
ingegnere che sbaglia di un centimetro un edificio e lo fa crollare
mette a rischio la vita di altre persone.
Pertanto l’uomo deve sentirsi obbligato a riflettere sulle scelte per
la vita, che scaturiscono da un’attenta valutazione delle proprie
capacità.
Questo apporta perfino soddisfazione e gratificazione; perciò,
nel momento in cui si opera bene si compie la propria virtù, di
cui può beneficiare anche lo stato. Conoscere se stessi, dunque,
significa avere capacità di raziocinio, affrontare le difficoltà ed
essere critici in ogni contesto.
Valentina Sergi I B Cl.
Q
uesto è il primo anno
che la nostra scuola ha
completamente
“abolito” i viaggi
di istruzione per
le classi del primo,
terzo e quarto
anno di liceo; è
una
decisione
che lascia molto
perplessi
noi
alunni: è condiviso
da tutti che il viaggio è
un momento che fa parte della vita
e aiuta la maturazione, il viaggio
è un momento importante che non
è rimpiazzabile da nessun altra
attività. “Il viaggio coincide con
la vita, né più né meno”: è questo
il pensiero di molti sociologi e
Todorov ne “Le morali della storia”
fa capire al lettore che viaggiare
non è solo una forma di vacanza,
uno stacco dalla solita routine, un
periodo breve che funziona solo
per ricaricare le batterie in vista del
ritorno alla vita normale.
Il viaggio è una metafora della
vita e coincide con la stessa.
A mio parere viaggiare è un naturale
bisogno dell’uomo come ridere o
piangere, scoprire nuovi luoghi,
confrontarsi con altre culture, fare
nuove esperienze: è ciò che rende
l’uomo vivo, e il viaggio serve
proprio a questo. Scrive il grande
Saramago nel suo libro “Viaggio
LA DISSOLUZIONE DEI VALORI:
L
qual è la felicità che ricerchiamo?
’indigenza, l’ignoranza, la schiavitù che per un lungo periodo della nostra storia
hanno afflitto l’uomo racchiudendolo nei suoi limiti,ora più che mai si presentano
come realtà trascendenti la società, dinamica e in ricerca di un incessante progresso.
L’uomo ha combattuto, ha sofferto, ha sopportato di vivere nel silenzio subendo ogni
tipo di sopercheria, di ingiustizia, ma ha finalmente ritrovato il suo spirito battagliero
che lo ha condotto fino alla democrazia e alla conquista della libertà.
Ma l’uomo d’oggi può veramente definirsi libero? A dominare è una mentalità
consumista che è succuba esclusivamente dei piaceri mondani e materiali: l’avarizia,
la cupidigia di denaro, il desiderio di prevaricazione, la ricerca del successo e della
fama negli affari hanno preso il sopravvento su ogni virtù morale incentivando un
processo di inaridimento dell’anima.
L’economicismo, i media,i messaggi pubblicitari hanno ormai manipolato le menti,
trasmettendo immagini di felicità illusorie e ingannevoli e soprattutto distorcendo la
“percezione della realtà”.
Viene idealizzata una concezione di benessere che fonda le proprie radici nella
superficialità, nello sfarzo e che trascura il grave dramma che invece l’uomo vive
interiormente.
La società nei suoi aspetti confusi e contraddittori ha spesso delle influenze negative e
in modo particolare sui giovani, che vivono un’età di transizione, che sono sottoposti ad
un “terremoto emotivo” e che, quando necessitano di un sostegno terapeutico non sanno
a chi affidarsi, sfogando di conseguenza il proprio malessere nella droga e nell’alcool.
“Il nichilismo è alle porte: da dove ci viene costui, il piu’ inquietante fra tutti gli
ospiti?”, afferma Nietzsche: ebbene sì, il nichilismo si aggira tra le anime dei ragazzi
distruggendo le loro prospettive e rendendoli incapaci di rintracciare un senso alla
propria esistenza.
in Portogallo”: “la felicità ha
molte facce. Viaggiare è una di
queste”.
Con
questa
frase Saramago
coglie a pieno
il valore del
viaggio: questa
è una tappa
fond ament ale
della vita di
ogni
singola
persona,
è
anche grazie al viaggiare che
riusciamo a maturare. Viaggiando
il giovane capirà che tutti gli
uomini sono uguali tra loro e
che si differenziano solo per le
diverse esperienze di vita, e capirà
soprattutto che, confrontando
queste diversità, potrà crescere
nell’equilibrio e nella tolleranza.
Anche il percorso che compiono gli
immigrati per arrivare in Italia si
può definire viaggio; essi “possono
considerarsi esperti viaggiatori:
hanno mangiato la polvere dei
deserti, il catrame delle autostrade.
Conoscono la vernice scrostata
delle sbarre doganali, i sonni
persi con la testa appoggiata sul
finestrino dell’autobus, i documenti
stropicciati tra le mani…” (Affinati,
“Viaggiare con il cuore”).
La loro esperienza li avrà fatti
sicuramente maturare moltissimo,
hanno compreso le difficoltà della
vita, diventando maestri di vita, e
possono dare molto agli altri. Per
molti alunni il viaggio, anche quello
d’istruzione, non è semplicemente
divertimento o visita sterile di
monumenti.
Scrive sempre Saramago che
viaggiare non è “segnare una croce
sulla mappa, rimettersi in marcia
e dire, come il barbiere mentre
scuote l’asciugamani: < Avanti un
altro>”. Questo non è viaggiare:
viaggiare vuol dire entrare nella
cultura del popolo in cui ci si trova.
Il viaggio non è fatto solo di visite
guidate a chiese e castelli, ma è fatto
soprattutto di momenti in mezzo
alla gente che vive quel luogo:
entrare nel ristorante tipico invece
che in quello internazionale.
Detto ciò, caro signor Preside
e signori docenti, l’abolizione
dei viaggi d’istruzione a vostro
parere rimane una scelta giusta?
Privare i ragazzi di una esperienza
così significativa per la loro
maturazione vi sembra una saggia
decisione? Un consiglio: non si
può programmare un viaggio
indicando solo i posti da visitare
e i ristoranti dove mangiare; il
viaggio deve essere qualcosa di
istintivo, programmabile ma non
troppo, e soprattutto deve essere
un’esperienza indimenticabile.
Giovanni Riso IV E Sc.
SOCIETÀ DEL
LAVORO O DEL
GUADAGNO?
Tagli, tagli all’istruzione e alla
ricerca. Sacrifici, sacrifici di
persone e famiglie che fanno
fatica a sbarcare il lunario.
Disoccupazione,
precariato
di giovani impegnati per anni
nello studio e che ora non
trovano posto in questa società.
Fallimenti,
industrie
che
chiudono, licenziamenti di padri
di
famiglia
mandati a casa
dopo anni di
lavoro fedele.
Pochi che si
arricchiscono
sempre di più
e molti che
perdono i loro
già
miseri
risparmi.
Tragico? Catastrofico? Un po’,
forse. È questa, però, una disparità
sociale che cresce ed è cresciuta
sempre di più negli ultimi tempi.
Noi siamo studenti e tutte queste
questioni ancora, forse, non ci
toccano direttamente. Molte
persone, invece, sono afflitte
da problemi economici e si
sentono costantemente a rischio,
minacciate da una spada di
4
E
Musica
Dio salvi la musica!
ora parliamo di Robert Johnson,
B.B. King e Jimi Hendrix. A
quest’ultimo è stato attribuito il
merito di essere il fondatore di quel
genere che dal ‘60 in poi potremmo
definire immortale: IL ROCK.
Il Rock nasce tra il 1960 e 1970
quando gruppi come Led Zeppelin e
Deep Purple , prendendo spunto dalle
composizioni di Hendrix, iniziano a
scrivere riff più accattivanti con ritmi
veloci e serrati, accompagnati da una
distorsione alle chitarre mai sentita
prima di allora. Dai Led Zeppelin e
i Deep Purple nascono gruppi come
Black Sabbath, Judas Priest e Iron
Maiden per dare vita ad un genere
che spopolerà verso la metà degli
anni ‘80 e che prenderà il nome
di Heavy Metal. Parallelamente
al movimento Rock anni ‘70 si
sviluppa un sottogenere chiamato
“Progressive”, che risulta molto più
impegnato e complicato rispetto al
Rock classico. Possiamo senza dubbio
affermare che il Rock ha avuto un
impatto sociale mastodontico, in
particolar modo grazie alla nascita
di un gruppo che ha sconvolto
tutte le generazioni dal ‘60 in poi: i
BEATLES.
A questo punto è d’obbligo fare un
discorso impegnativo mirato ad
una migliore comprensione della
musica. Immaginiamo la musica
come una piramide, lunga e larga
alla base e stretta alla punta. Quella
piramide rappresenta il grado di
elevazione proporzionato alla musica
che ci appartiene o a cui vogliamo
arrivare: “elevazione” dal punto di
vista mistico e psicologico, poiché
non tutta la musica è fatta per essere
“canticchiata” o ascoltata in macchina
con gli amici. Alla base della
piramide ci può essere la tipologia
di musica commerciale, facile da
comprendere e mirata esclusivamente
alla vendita di CD e merce correlata.
All’apice della piramide ci sono,
G
invece, i geni della musica come
Robert Fripp, Franc Vincent Zappa
o Stockhausen. Ovviamente, più si
sale, più è difficile la comprensione
dell’opera e meno ascoltatori istruiti
e consapevoli si trovano. Tutto questo
perchè per riuscire a comprendere
ciò che un genio cerca di esprimere
musicalmente, occorre avere oltre
che una cultura musicale notevole,
anche una capacità di elevazione
e concentrazione che ti consenta
di immedesimarti nella musica e
“viaggiare” mentalmente di pari
passo con la composizione. È proprio
il tema del “trip” (viaggio) che è alla
base della musica psichedelica, ad
esempio Pink Floyd o The Doors.
“LA NOSTRA MUSICA PUÒ
DARVI I PEGGIORI INCUBI O
LANCIARVI NELL’ESTASI PIÙ
AFFASCINANTE”
(Roger Waters, Pink Floyd) .
A conclusione del discorso possiamo
quindi affermare che la musica
è emozione. Peccato che oggi non
sia più così. Da una ventina d’anni
a questa parte (forse anche di più),
le case discografiche internazionali,
come Emi o Universal, finanziano
solo ed esclusivamente giovani artisti
messi in piedi e creati a “tavolino” (da
loro stessi), al solo scopo di infatuare
la mente delle nuove generazioni,
troppo stolte per guardare oltre
l’aspetto fisico o la melodia appena
orecchiabile. Si mira solo a vendere,
a costo di sacrificare i grandi della
Old Music. Questa politica adottata
dalle case discografiche, oltre che
essere alla base di uno dei principi
del consumismo del XXI secolo, è il
motivo per il quale la vera musica
rischia di rimanere nell’ombra degli
ormai andati “Tempi d’oro”, dove
Musica, Amore e Sentimento erano
il fulcro di una mentalità aperta e
curiosa, purtroppo morta insieme a
quegli anni e a quei miti.
“CHE DIO SALVI LA MUSICA”
E cantava le canzoni…
Io scriverò sul mondo e sulle sue
brutture, sulla mia immagine
pubblica e sulle camere oscure, sul
mio passato e sulle mie paure.
(da Io scriverò)
ue giugno 1981. Mentre
percorre via Nomentana, a
Roma, R ino Gaetano va incontro a
una tragica morte: la sua Volvo 343
si schianta su un camion, dall’altra
parte della strada. Il cantautore si
spegne, dopo che cinque ospedali ne
rifiutano il ricovero. Ironia della sorte, lo stesso Rino cantava ne “La
ballata di Renzo”, di un giovane che veniva rifiutato da vari ospedali
dopo un incidente stradale: «Quando Renzo morì/ io ero al bar la strada
era buia /si andò al S.Camillo /e lì non l’accettarono forse per l’orario /
si pregò tutti i Santi ma s’andò al S.Giovanni/ e lì non lo vollero per lo
sciopero.». Nel 1998 verrà pubblicata: “La Storia”, una raccolta delle
sue canzoni più conosciute e, successivamente: “Sotto i cieli di Rino”,
che si differenzia dalla precedente solo per un’irritante versione
remixata di “Ma il cielo è sempre più blu”.
Rino è stato uno dei migliori cantautori italiani: calabrese, nato nel ‘50 e
presto emigrato a Roma, cresciuto nel leggendario “Folkstudio”; non era
un cantante politicizzato, ma superpartes.
D
E se arrivasse l’apocalisse, quali album salveresti?
Atom Heart Mother - Pink Floyd
Live at Pompeii(cd) - Pink Floyd
Watershed - Opeth
Foxtrot - Genesis
In the Court of the Crimson King e
The Darkside Of the Moon - Pink Floyd
Joe’s Garage - Frank Zappa
Paranoid - Black Sabbath
Le dimensioni del mio caos - Caparezza
Larks’ Tongues in Aspic - King Crimson
Davide Russo IV E Sc.
Money for nothing - Dire Straits (raccolta) 1988
Non al denaro, non all’amore, ne al cielo - Fabrizio de Andrè 1971
The Wall - Pink Floyd 1979
Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band - The Beatles 1967
Nevermind the Bollocks - Sex Pistols 1977
London Calling - The Clash 1979
The Masterpiece - Bob Dylan (raccolta) 1991
La Storia - Rino Gaetano (raccolta) 1998
Velvet Underground and Nico - Velvet Underground 1967
The Doors - The Doors 1966
Pellegrino Francesco V B Sc.
CON GLI OCCHI CHIUSI: Antonio Riso fa il BIS
iovedì 31 marzo alcuni studenti della quinta H hanno
partecipato ad un incontro con l’artista tricasino, Antonio
Riso, per discutere del suo ultimo album musicale: “Con gli
occhi chiusi”. Egli ama considerarsi “artista a tutto tondo” per
le numerosissime opere pittoriche : più di 800 dal 2001 ad
oggi, poetiche e musicali. Come musicista ha già pubblicato
un disco: “La pace, l’amore, l’inferno”, con il quale ha ottenuto
il Premio alla Critica al Festival Nuovi Cantautori (Roma,
maggio 2006).
Antonio ci ha raccontato che ha dovuto spesso convivere con
l’etichetta di “personaggio scomodo” per l’ostentata coerenza dimostrata
nel portare avanti le proprie idee, anche a costo di andare controcorrente
rispetto all’opinione comune. Il titolo del nuovo album è esemplificativo
delle sue convinzioni. L’artista sottolinea come avere gli occhi chiusi nella
società odierna sia una condizione ricorrente che impedisce di prendere
decisioni importanti, soprattutto se scomode, e di schierarsi apertamente
nei confronti di un problema. Secondo Antonio anche le nuove tecnologie,
in particolare i social network, utilissime per tanti aspetti, possono
avere un effetto “boomerang” soprattutto nei confronti dei giovani che
rischiano di confondere mondo virtuale con mondo reale, “chiudendo
gli occhi sulla vera realtà”. Alla luce di ciò è quasi ovvia la
dedica del CD ad una grande personalità, Don Tonino Bello,
rimpianto e mai dimenticato. Egli, dimostrandosi attento
alle cause dei più poveri, degli esclusi e degli emarginati, ha
svolto una funzione sociale e culturale importantissima, pur se
dall’interno di un ambiente, quello ecclesiastico, molto spesso
attento solo formalmente ai problemi dei più deboli. Dal punto
di vista strettamente musicale colpisce la grande varietà di temi
trattati da Antonio. In particolare, il brano “Vorrei” è dedicato
al grande Lucio Battisti con l’accostamento dell’ultimo giro
armonico a quello della sua celebre “La canzone del sole”. Altri brani come:
“Noi nomadi” e “Il silenzio ha un rumore”, testimoniano come l’artista sia
sensibile alle condizioni esistenziali dei più deboli e costituiscono un
invito a non stare in silenzio ma a far valere sempre le proprie azioni
e proprie idee. Il messaggio conclusivo che Antonio ci ha voluto lasciare
è proprio questo: non bisogna far finta di niente, occorre invece guardare
attentamente la realtà; questa deve essere analizzata in modo critico e
sincero per cercare di risolverne i problemi, senza paura di esporre le nostre
idee, anche quando possono infrangere il senso comune.
Ex-alunni V H Sc.
5
LA DISSOLUZIONE DEI VALORI
La vita appare insopportabile, la realtà
dinamica e materialistica non offre
alcuno sbocco creativo; ci si annoia
e il futuro da promessa si tramuta in
minaccia. Si assiste ad un processo di
disumanizzazione: i valori connessi
all’amore, all’amicizia, alla famiglia,
alla solidarietà vengono del tutto
dimenticati e si agisce in modo cinico
senza alcuno scrupolo e nella più alta
indifferenza.
A volte bisognerebbe porre un freno
a questa continua corsa verso il
guadagno, verso il successo che come
dice Verga non appagano l’uomo, ma
al contrario ci si dovrebbe dedicare ai
piccoli piaceri della vita quotidiana,
che seppur apparentemente banali
ed insignificanti, sono gli unici che
offrono la vera felicità.
In una società come la nostra spesso
siamo portati a perdere il punto di
riferimento fondamentale; spesso
dimentichiamo le nostre vere
esigenze, non abbiamo il tempo di
dedicarci a noi stessi e ai nostri affetti
più cari.
Come dice lo stesso Ovidio: “cedit
amor rebus”, l’amore cede dinanzi
all’attività in quanto è una passione
che puo’ essere coltivata solo
all’interno di un’anima inattiva.
Sebbene la vitalità, il dinamismo, il
repentino scorrere del tempo siano
prerogative di un mondo in continua
evoluzione, qualche volta è bene
soffermarsi a riflettere su se stessi e
sul proprio stato interiore.
D’altra parte lo stesso Socrate
afferma che l’uomo, solo conoscendo
se stesso può approdare alla verità e
quindi sentirsi realizzato ed appagato.
Non esistono solo la libertà di
pensiero, di culto e di scelta, ma al
di sopra di queste si pone la libertà
interiore che deve distruggere il
deserto emotivo.
Claudia Melcarne I B Cl.
A
3 Aprile 1968 - 3 Aprile 2009
Ricordo di Girolamo Comi
Se un giorno un viandante
di qui passerà
in un caldo meriggio d’estate
sentirà l’Armonia di uno Spirito
danzare nelle ore senza tempo
e respirerà il profumo dei suoi rosai
vivi, inebrianti e spalancati
negli spazi senza spazio,
negli anfratti della memoria
nelle stagioni dell’anima
nei respiri di ogni essere.
E sentirà nell’aria
magie di suoni arcani
antichi e sempreverdi,
accordi senza accordo
di fresche vibrazioni,
sonorità di echi lontani
canti sciolti in musica
consonanti e dissonanti armonie
miti scolpiti
nell’incantesimo della Poesia.
Maria Luisa Palumbo
E CANTAVA LE CANZONI...
Diviene noto al grande pubblico attraverso il singolo “Ma
il cielo è sempre più blu”, e ottiene la consacrazione con
“Mio fratello è figlio unico”, una denuncia (celata da
apparenti frasi non-sense) verso la classe politica italiana.
La maturazione avviene con “Aida”, suo terzo lavoro,
pubblicato nel 1977. Nell’omonima canzone Rino ha
saputo tracciare, con il suo stile inimitabile e affidato alla
simbologia, un affresco di tutta l’Italia contemporanea,
dal fascismo alla guerra, dal dopoguerra agli scandali
e alle difficoltà degli anni ’70. Un anno più tardi viene
pubblicato “Nun te reggae più”, un’ironica diapositiva dei
vari personaggi italiani dell’epoca: da Gianni Agnelli alla
P2, dalle P 38 a Berlinguer, da Gianni Brera allo scandalo
della spiaggia di Capocotta.
All’interno dell’album vi sono anche i singoli: “E cantava
le canzoni” e il più conosciuto “Gianna”, capolavoro
divenuto, con il passare degli anni, singolo “da spiaggia”.
Cantautore di un universo affollato da santi che “salgono
sul rogo vestiti di amianto”, di amabili prostitute e
detestabili politici di qualsivoglia schieramento, paladino
degli sfruttati, Rino ha cantato, con anarchica nonchalance,
un’Italia grottesca e surreale. Ma la denuncia sociale,
celata dietro l’ironia delle sue filastrocche, che valgono
molto di più degli attuali slogan, resta ancora attualissima.
Sono passati trent’anni dalla sua morte, e un cielo blu
sovrasta ancora la stessa terra marcia.
SOCIETÀ DEL LAVORO O DEL GUADAGNO?
Damocle, che potrebbe piombare su di loro
da un momento all’altro. Come si è arrivati
a tutto questo? È l’avidità di guadagno, è la
smania di ricchezze, è il “dio denaro” che si
sostituisce ai sani valori su cui ogni cosa si
dovrebbe basare. Si sente l’eco attualissimo
del poeta greco Esiodo, che ne ‹‹Le opere e
i giorni›› dice che, come spesso accade, “il
profitto inganna la mente degli uomini e
l’impudenza calpesta il pudore”.
Ciò spinge a “rubare ricchezze”, a prenderle
con la violenza o a “frodarle con le parole”.
L’attualizzazione, oltre che nell’ovvio
risvolto della criminalità, è da cogliere anche
in riferimento a tutte le industrie che per
accrescere il loro capitale spostano, senza
alcuna remora, le loro fabbriche in Paesi in
via di sviluppo o scarsamente sviluppati.
Le società multinazionali preferiscono chi
accetta di lavorare 80 ore la settimana per un
salario da fame, ma non solo, preferiscono la
mancanza di sindacati, preferiscono l’assenza
di vincoli ambientali e, addirittura, il lavoro
minorile. Antepongono, quindi, il guadagno
al bene dell’umanità e del nostro Pianeta. Non
solo le industrie, purtroppo, sono governate
da persone senza scrupoli. Gente in giacca
e cravatta che pensa solo a come accrescere
il proprio tornaconto personale, incurante
degli altri. Tanti Mazzarò che accumulano
roba su roba con menzogne, sotterfugi,
ingegnandosi su come fare ad arricchirsi.
Al contrario di Mazzarò del Verga, però,
loro non sono disposti a mangiare “pane
e cipolla” per risparmiare, bensì la fanno
mangiare agli altri, ai loro dipendenti, ai
loro cittadini; fermo restando che, come il
protagonista della novella, non sono disposti
“a dare un pugno di fave di tutta quella
roba” a chi lo chieda per bisogno. Persone
che hanno perso il valore del lavoro, il cui
obiettivo primario, ricorda Papa Giovanni
Paolo II in ‹‹Laborem excercens››, è quello
di “contribuire all’incessante evoluzione
culturale e morale della società, in cui vive in
comunità con i propri fratelli”. Individui non
troppo dissimili dai “lupi rapaci” danteschi,
animati dalla sete di guadagno, che vanno
in giro ad urlare “Papè Satán, papè Satán
aleppe!”, ma a cui nessuno ha ancora detto
“Taci maledetto lupo!”
Mario Corciulo I B Cl.
ANCHE QUEST’ANNO... LEGGIAMO INSIEME!
nche per quest’anno scolastico, come
per quello passato, il Liceo Scientifico e
Classico “Stampacchia” di Tricase propone il
progetto:
“Invito alla lettura e incontro con
autori italiani contemporanei”,
spostando l’attenzione dal territorio pugliese
a quello nazionale. Gli autori che si sono
resi disponibili, anche se ancora non hanno
comunicato la data definitiva degli incontri
ma orientativamente solo il periodo, sono
intellettuali di indubbia levatura:
Andrea Molesini, autore del romanzo storico:
Non tutti i bastardi sono di Vienna, vincitore
del Premio Campiello 2011, che ha proposto
l’incontro per il mese di marzo 2012, inserendolo
in un ciclo di incontri pugliesi;
Carlo D’Amicis, autore del romanzo realista: La
battuta perfetta, che ha proposto l’incontro nel
mese di gennaio (quasi certamente il 14 gennaio
2012);
Franco Cassano, autore del saggio: L’umiltà
del male, che ha proposto l’incontro nel mese di
febbraio (seconda metà).
Il progetto nasce dalla convinzione che
leggere romanzi e saggi socio-filosofici
ed esprimere le proprie opinioni sui temi
trattati sia una significativa opportunità di
crescita e di miglioramento per ogni alunno,
oltre che un’occasione per tenersi aggiornati
sull’evoluzione letteraria e saggistica dei nostri
tempi.
Di questo ringraziamo i docenti proponenti:
prof. Fabrizio Perniola e la prof.ssa Annalisa
Frassanito.
6
Franz Kafka - “La Metamorfosi” Recensione
I
l celebre libro “La Metamorfosi”,
di Franz Kafka, narra la storia
di Gregor Samsa, un commesso
viaggiatore molto devoto al
suo lavoro, che una mattina,
svegliatosi, si accorge di essere
diventato un insetto ributtante.
Dietro l’apparente banalità del
racconto, l’autore affronta temi
molto importanti come la diversità,
il rapporto contrastato con la
famiglia e le conseguenze causate
da uno sconvolgimento della
quotidianità.
La trasformazione getta nello
sconforto e mette alla prova Gregor,
che cerca di nascondersi alla sua
famiglia trovando un metodo per
raggiungere comunque la sede
lavorativa.
La goffaggine dei movimenti e
l’impossibilità di parlare rendono
Intervista al Prof. Giorgio Rizzo
“La filosofia è quella cosa
con e senza la quale tutto rimane uguale”
Q
uesta è stata la dichiarazione “ scioccante” del prof. Giorgio Rizzo
durante un’intervista che gentilmente ci ha concesso alla fine
dell’assemblea di istituto.
Professore, a cosa serve la filosofia?
Ogni singola cosa è legata ad un bisogno o a un contesto, deve servire
a determinati scopi o ambiti. Se la filosofia fosse questo, perderebbe la
funzione che Aristotele chiamava “architettonica”. Non deve servire
a niente per essere filosofia, perché, se fosse legata ad un bisogno,
rimarrebbe limitata all’interno di quell’ambito. La filosofia va dentro e
oltre le cose.
Quando è nata la sua passione per questa disciplina?
Ho sempre avuto una grande curiosità e grande sete di sapere. Fin da
piccolo l’osservazione del cielo, per la sua bellezza e per i suoi misteri, ha
suscitato in me questo bisogno. Al liceo ero un appassionato di matematica
e di filosofia ma anche di letteratura, di arte e musica. Mi appassionava
guardare le cose dalle diverse prospettive. Non esiste un’unica versione
del mondo. Non esiste “il metodo”, sia esso matematico o filosofico,
per conoscere il mondo. Il mondo non esiste indipendentemente dalle
sue versioni. (?) La bellezza esiste sia a livello esteriore ma anche
subatomico.
Un artista pretende di saper cogliere la bellezza di un fiore più di uno
scienziato che guarda a quel fiore come al risultato di un processo
naturale. Lo scienziato può, invece, considerare la bellezza ad un livello
più alto e complesso perché non si ferma all’esame delle forme e dei
colori ma arriva a immaginare i movimenti vorticosi delle particelle che
lo compongono.
Come è stato ritornare al suo liceo?
Oggi è stata per me una giornata fantastica, ricca di emozioni. Rispetto
agli anni in cui io ho frequentato il liceo, molte cose sono cambiate. Gli
anni che io ho trascorso qui sono stati bellissimi ed esaltanti grazie ai
miei professori che ho rivisto con grande gioia, perché sono state persone
eccellenti da ogni punto di vista. Entrare nell’istituto mi ha riportato
alla mente tanti ricordi e mi ha dato anche una nuova consapevolezza: mi
sento giovane come allora, mi sento sempre Peter Pan.
Vuole lasciare un messaggio a noi studenti?
Abbiate curiosità di sapere, appassionatevi allo studio e alla
conoscenza, credete in ciò che volete, anche a costo di sacrifici.
A conclusione dell’incontro, ci sentiamo di affermare che la filosofia è
quella cosa con la quale tutto non rimane uguale.
Valeria Lecci III G Sc.
l’obbiettivo che si era prefissato
impossibile: viene scoperto e
confinato nella sua stanza.
La faccenda è assimilabile ad
una destabilizzazione di uno
status di apparente tranquillità.
L’impossibilità o la mancanza di
dialogo alcuno diventano dunque
le cause della degenerazione del
problema della diversità, vissuto
da Gregor. La sorella è l’unica a
sostenere l’uomo-insetto, ostacolata
dai genitori che non riescono ad
accettare la mutazione del fratello.
Kafka riesce a mettere alla stessa
stregua i sentimenti d’amore e di
odio, nutriti dalla sorella Grete:
anche se la donna lo sosterrà per
molto tempo, sarà lei a metterlo in
contatto con la realtà, attirandolo
col suono del suo violino e
causando la fine di Gregor, ormai
provato dalla nostalgia del passato
e dal fatto di non essere accettato.
L’intolleranza è, dunque, frutto
di un problema che non viene
affrontato per mancanza di
disponibilità e scambio di
opinioni.
Margherita Sergi III B Sc.
Che fine ha
fatto la poesia?
Pace:
V
eniamo da un decennio di crisi
e di progresso, due concetti
solo apparentemente antitetici; la
società in cui viviamo sembra essere
caratterizzata da un “frenesismo”,
dallo scorrere veloce del tempo,
da ritmi serrati che lo inseguono,
da una voglia matta di scoprire il
proprio talento e seguire determinati
percorsi più o meno ambiziosi.
Oggi giorno, in ambito letterario,
c’è chi scrive saggi spinto dalla
voglia di esprimere il proprio
pensiero su un determinato
argomento; chi compone romanzi
di ingegnosa fantasia; chi scrive
articoli o recensioni di mestiere,
ma della poesia non vi è alcuna
traccia, fatta eccezione per quel
Trastruemer, vincitore inatteso
del nobel 2011. Eppure mezzo
secolo fa la poesia rappresentava
ancora uno strumento di riflessione,
in grado di trasmettere emozioni
come nessun altro genere letterario
riusciva.
Sono passati quasi due secoli da
quando Leopardi ci aveva messo
in guardia contro il progresso,
dal momento che non lascia spazio
all’immaginazione; ebbene, sembra
proprio questo il motivo per cui la
poesia non trova spazio nella nostra
società. Montale, in un discorso sulla
poesia tenuto presso l’Accademia di
Svezia, disse che “il tempo si fa più
veloce”; questo a conferma del fatto
che un diciottenne oggi è legato ad
una miriade di impegni scolastici ed
extrascolastici e quando si ritaglia il
suo tempo libero cerca di staccare il
più possibile, dedicandosi ad attività
pratiche e non certo alla riflessione.
Al contrario, al tempo dei grandi
poeti, un diciottenne aveva già
un diritto o
una conquista?
“Preparare la guerra è l’unico
modo per mantenere la pace.”
George Washington
ace. Quante volte si sente parlare
di “pace”. Pace politica, pace
religiosa, pace interiore, pace dei
sensi, essere in pace con se stessi,
lottare per la pace. Ma la pace esiste
davvero? È una condotta morale
applicabile in ogni arco di tempo, ad
ogni angolo di spazio, ad ogni essere
vivente sulla faccia della Terra?
Può realmente esistere un mondo
fatto di pace a tutti gli effetti? È
difficile trovare una risposta reale a
tutte queste domande, per non dire
impossibile. Nessuno è stato mai in
grado di definire il vero significato
di pace, la sua essenza profonda,
la sua indole concreta. Eppure nel
corso della storia gli uomini hanno
sentito il bisogno morale di creare
un’esistenza pacifica in cui vivere
liberamente. Hanno lottato affinché
fossero ammessi i loro diritti,
hanno combattuto ardentemente
per vedersi concessa la libertà
di espressione, hanno creduto di
poter costruire con le proprie
forze un futuro migliore, hanno
perso la vita per raggiungere la
pace. Una pace oggi considerata
utopia, desiderio nascosto di ogni
uomo, se non ormai dimenticato.
Non si pensa più alla pace; basta dire
“la pace non esiste” per archiviarla
nel lato più oscuro della coscienza,
per reprimere nel vuoto un sogno
di interesse globale, a cui ormai si
riserva scarsa attenzione. Nessuno
riesce a parlare di pace: il motivo
di fondo, probabilmente, è il fatto
che la quasi totalità delle persone
ignora il significato di guerra: non si
conosce la sensazione che si prova
P
7
Il nostro Cinema “Paradiso”
Sulle orme di Cecco
I
l Piccolo Teatro Paradiso eredita e continua il lavoro della Bottega del Teatro Povero, di promozione
e diffusione della cultura teatrale, festeggia quest’anno i suoi 10 anni di attività di laboratorio con la
Rassegna Teatrale: “Incontriamoci al Paradiso”.
Il prof. Pasquale Santoro, che da sempre dirige artisticamente quest’interessante e utile bottega, annuncia le
date in cui si andrà in scena nel Cinema Paradiso a Tricase:
il 15, 19 e 20 Dicembre 2011, con la commedia in tre atti di Luigi Pirandello “Pensaci, Giacomino!”;
il 9 Febbraio 2012, con “Sipario Salentino”, formato da soli atti unici;
l’8 Marzo 2012, con “Il destino delle donne”, fatto appunto in onore della festa delle donne;
il 10 Maggio 2012 con “Novecento: il secolo breve dei giovani”.
Andranno in scena circa un centinaio di attori, appartenenti ad una lunga fascia d’età, che varia dai 5 fino ai 70
anni. Senza alcun pregiudizio, questo teatro sociale aiuta i ragazzi ad essere più aperti e socievoli nei confronti
degli altri; infatti la prima cosa che viene sempre chiesta, è quella di fare gruppo.
Vengono anche insegnate tecniche (regolazione del modulo vocale, dizione, geometria degli spazi,
interpretazione..) che possono sembrare elementari e di secondaria importanza, ma che in realtà servono a
rendere più incisivo il testo e a trasformare ogni singola parola recitata in emozione.
La bottega è molto utile anche dal punto di vista culturale, in quanto ogni poesia, copione o qualsiasi cosa
recitabile venga presentata, è introdotta e spiegata con indicazioni relative al contesto storico, politico e
sociale, dell’epoca e del luogo in cui vengono elaborati, con anche dettagliate notizie sul rispettivo autore.
Sono in tanti i ragazzi che ormai ne fanno parte da anni, e sono altrettanti quelli che aderiscono con grande
emozione ogni anno a questa importante iniziativa, dalla quale nessuno viene escluso, poichè ci si mette in
gioco tutti insieme, senza avere paura di sbagliare.
Gabriele Fracasso III B Sc. e Chiara Sparascio III E Sc.
PACE: UN DIRITTO O UNA CONQUISTA?
nel sentirsi attorniati da soldati, nel
vivere ogni giorno come se fosse
l’ultimo, nel cercare di essere felici
quando tutto intorno è solo caos e
buio. La società contemporanea è
portata a concepire la pace come
frutto di un’esistenza paradisiaca,
come sentimento perfetto al
limite del possibile, come forza
creatrice di un mondo senza alcun
dubbio o problema. In realtà, la
pace andrebbe inquadrata da un
altro punto di vista: bisognerebbe
pensare alla pace come esempio
di riconciliazione, come punto di
partenza e non punto di approdo.
La convinzione che la pace possa
esistere
realmente
dovrebbe
partire dal cuore di ognuno di
noi: non bisognerebbe sognare in
grande, ma partire dalle cose più
piccole, dai litigi quotidiani, dai
semplici momenti di discussione
per giungere ad un clima di
pace familiare da estendere ad
ambienti più ampi. La pace non
è un diritto, la pace si conquista.
Gradualmente. Partendo dalle
cose più insignificanti.
Gandhi riservava un giorno della
settimana al silenzio, perché era
convinto che il parlare rompesse
la sua pace interiore. Così ognuno
di noi dovrebbe riservare parte del
suo tempo al porre le basi per una
grande pace.
“Non importa quanto insignificante
possa essere la cosa che dovete fare:
fatela meglio che potete, prestatele
tutta l’attenzione che prestereste
alla cosa che giudicate più
importante; infatti sarete giudicati
da queste piccole cose.” Gandhi.
Giusy Peluso I B Cl.
S’i’ fosse foco brucerei le case,
quelle abusive allo Stato non dichiarate,
le tantissime e troppe auto blu,
perché davvero non se ne può più.
S’i’ fosse vento tutti i soldi disperderei
ed alla gente povera li regalerei:
dei calciatori, dei ricchi e degli attori,
in primis le pensioni degli ex senatori.
Esser acqua e far danni non vorrei,
ma s’i’ lo fossi i prepotenti annegherei
e, visto che son solo uno studente,
mi limito a sognare irriverentemente.
Francesco Di Paola e Donato Cosi
Il Fumetto...
è anche espressione
artistica
Questa è storia di ogni giorno per la maggior
parte di noi studenti. Fragili come un
uovo assistiamo impotenti e terrorizzati al
nostro sacrificio estremo: la cottura lenta
di un compito o di una interrogazione
annientatrice!
Teatro a Tricase?
Yes, we can!
F
Francesco Siciliano V B Sc.
inalmente a
Tricase, la
realizzazione di un
laboratorio teatrale
è realtà: è nata la
compagnia del
“Piccolo Teatro Paradiso”.
Capeggiata dall’inossidabile timoniere, Pasquale
Santoro, la compagnia ha la mira di soddisfare le
esigenze di tutti, proponendo spettacoli comici ed
esilaranti. Una grande novità per la compagnia
è quella che vede protagonisti l’orgogliosissima
“nuova leva”, così ribattezzata dall’insegnante
campano, che farà parte della rassegna teatrale già
in questa stagione.
L’intera
rassegna
(vedi
programmazione
nell’articolo in alto), chiamata “Incontriamoci al
Paradiso”, si concluderà con l’opera: “Novecento:
il secolo breve dei giovani”, interamente realizzata
dai ragazzi della compagnia, che hanno scelto
e selezionato alcune opere dei personaggi più
importanti dello scorso secolo.
Un grande grazie da tutta la comunità va dunque al
“Prof.”, come ormai è chiamato da tutti, che dà la
possibilità ai giovani di esprimersi e di avviarsi in
un percorso entusiasmante!
Cesare Iezzi I B Cl.
8
La Scuola
Insostituibile per
la rinascita del Paese
di Gerardo Ricchiuto
Presidente Consiglio d’Istituto
esigenza che in passato, negli anni
della formazione liceale della mia
generazione, quelli caldi della
contestazione, bene che andasse
veniva reclamata in qualche
assemblea studentesca.
Mi piace al proposito segnalare in
particolar modo il film realizzato
nell’ambito del progetto P.O.N.
“Cinema e Cultura”, tenuto da
Carlo Michele Schirinzi e dalla
prof.ssa Irene Turco presso il
liceo nell’anno scolastico appena
trascorso, selezionato per la
Mostra Internazionale d’arte
cinematografica alla Biennale di
Venezia 2011; segno inequivocabile
che si pensa e costruisce qui,
riguardante la nostra storia,
come quanto quella della gloriosa
Azienda Cooperativa Agricola
Industriale del Capo di Leuca
(ACAIT) evocata nel film, suscita
interesse anche a livello nazionale
ed internazionale.
Il merito va principalmente ai
docenti che sanno trasmettere con
competenza il sapere, ma anche nel
modo più adeguato per suscitarne
interesse e passione tra i giovani
che evidentemente respirano pure
nell’ambiente familiare e sociale
la tensione alla conoscenza ed alla
crescita culturale, vista come unica
possibilità di salvezza per la nostra
società e per il Sud in particolare.
Certamente, come in ogni realtà,
anche in questa istituzione
scolastica capita di venire a
conoscenza, che non tutto è
perfetto e funzionale. Ci sono a
volte anche note stonate, evitabili,
a mio modesto modo di vedere, con
il contributo di tutti: della scuola,
delle famiglie e degli allievi con
l’obiettivo comune di perseguire
un vero e proprio Rinascimento,
magari facendo leva su quei
caratteri fondativi di quel nostro
“scheletro contadino”, come lo
chiama il Rapporto sulla situazione
sociale del Paese 2011 del CENSIS,
e che finora ha rappresentato un
efficace baluardo nei confronti
delle “bolle di vacuità” della
nostra modernizzazione.
CHE FINE HA FATTO
LA POESIA?
maturato un suo pensiero, delle
proprie opinioni e persino dei forti
sentimenti da comunicare all’altro;
avendo in genere limitata attività
sociale, faceva della riflessione la
sua occupazione principale.
È la nostra società, dunque, che ci
lascia poco tempo per riflettere ed
immaginare.
A questo punto sembrerebbe
proprio che la poesia sia destinata a
scomparire; alcuni critici affermano
però che la poesia non morirà mai
del tutto. Come farà allora la poesia
a trovare spazio nella società di
massa in cui viviamo? Come farà a
non morire del tutto? O meglio, che
fine ha fatto la poesia?
Per rispondere a queste domande
bisogna prima soffermarsi su
che cosa si intenda per poesia.
Poesia non è un banale genere
letterario, fatto di rime e versi:
poesia è una forma d’arte e i poeti
sono fondamentalmente artisti.
Tutti noi potremmo essere capaci
di comporre un testo che abbia
la struttura della poesia, ma solo
un artista sa trasmettere i suoi
sentimenti, rendendoci protagonisti
del suo lavoro sublime.
Quale forma d’arte se non la musica
presenta oggi sembianze simili?
È la musica la poesia dei nostri
giorni. Molti giovani dedicano la
loro vita a comporre versi e rime
per le loro canzoni: chi critica la
società scrivendo rime in stile rap,
chi con la pop music parla della
vita quotidiana, chi in stile rock
cerca di ricordare i tempi passati
e chi isolandosi nella melodia del
jazz compone poesie strumentali.
Sono musicisti i poeti del XXI
secolo. Molti potrebbero non essere
d’accordo perché oggi i musicisti
non sono spinti dalla vocazione
autentica quanto dalla voglia
di emergere, di essere al centro
dell’attenzione. Non tutti però
appartengono a questa categoria;
alcuni sono degli artisti, e se così
non fosse non si spiegherebbe il
motivo per cui le loro canzoni
trasmettono emozioni e sentimenti
forti, ci coinvolgono emotivamente,
così come la poesia ha saputo fare
per tanti secoli.
Ciullo Antonio V B Sc.
Stampa: SERAFINO ARTI GRAFICHE - TRICASE - 0833 541866 - [email protected]
IL SALUTO DEL DIRIGENTE
prof. Salvatore Piccinni
Sono però fondamentalmente molto fragili, molto vulnerabili. Hanno
bisogno di sentirsi rassicurati, di sentirsi considerati, di sentirsi amati,
di sentirsi importanti. Meritano molto di più di quanto riusciamo a dare,
hanno bisogno di credere in qualcosa o in qualcuno che dia sicurezze,
che li faccia sentire vivi, protagonisti della loro crescita personale e
sociale. Per nostra fortuna, il nostro Liceo dispone di preziosi riferimenti
importanti di ex allievi come di ex docenti che nel corso degli anni hanno
saputo conferire prestigio e credibilità al Liceo stesso, che è diventato un
importante riferimento culturale per l’intero Salento.
Aver potuto ospitare un ex allievo di questo Liceo, ora docente
dell’Università del Salento e “visiting professor” presso il Department
of Philosophy della prestigiosa UNIVERSITY OF CALIFORNIA
IRVINE, nella giornata del 25 novembre 2011, è stato per tutti noi
certamente uno straordinario evento culturale e per i ragazzi in
particolare una preziosa opportunità di continuare a sognare.
Le sensazioni che hanno vissuto nel corso dell’incontro con il
Prof. Giorgio Rizzo sono state certamente molto forti ed intense. La
grande preparazione del professore ed in particolare la sua grande capacità
di comunicare, la sua grande umanità, unita ad una umiltà disarmante, è
riuscita a catturare l’attenzione degli studenti presenti e dei docenti che
hanno avuto la fortuna di ascoltarlo.
Spero che i nostri ragazzi si rifacciano a questi formidabili esempi di
chi ha speso la parte migliore della propria adolescenza e giovinezza,
utilizzando al massimo livello le proprie energie migliori, l’intelligenza,
la determinazione, l’impegno, la serietà nello studio, l’ambizione,
l’entusiasmo per raggiungere in poco tempo traguardi prestigiosi in
campo culturale e professionale, conseguendo riconoscimenti anche in
campo internazionale.
Ringraziamo il prof. Giorgio Rizzo per il prezioso regalo della sua visita
e della sua conferenza con i nostri ragazzi e augurandoci di poterlo avere
ancora una volta nostro ospite, al fine di continuare con la sua vitalità
professionale ed umana a colorare le nostre giornate scolastiche.
Desidero infine approfittare della circostanza per formulare a tutti i
lettori di TuttoStampacchia ed in particolare alle famiglie ed agli alunni
gli Auguri più affettuosi per le prossime festività Natalizie.
Sinceri auguri a tutti indistintamente di un felice e sereno Natale e di un
nuovo Anno, pieno di vita e di speranza.
Dirigente scolastico:
Prof. Salvatore Piccinni
Responsabili: Prof. Carmelo Anastasio - Prof.ssa Salvatora De Giorgi
Prof.ssa Anna Elisa Frassanito - Prof. Fabrizio Perniola
Collaboratori:
Peluso Giusy, Chiarello Francesco, Sergi Valentina, Melcarne Claudia, Valente Ludovico, Surdo
Giulia, Morciano Pierpaolo, D’Amico Miriam, Melcarne Giusy, Ponzo Luigi, Sabato Francesca,
Zaccaria Laura, Rizzo Mariella, Bacalini Chiara, Turco Ada, Marrocco Alessandra, Montinaro
Oreste, Pellegrino Francesco, Vantaggiato Diletta, Esposito Serena, Errico Antonio Enrico,
Manco Alberto, Blandolino Giulio, Quaranta Sara, Carbone Maria Luisa, Graziano Cristiana,
Corciulo Mario, Iezzi Cesare.