O A ST AM Periodico del Liceo Scientifico-Classico “G. Stampacchia” - Piazza Galilei, Tricase (Le) - Anno XVI - Numero 1 - A.S. 2011-2012 di Gerardo Ricchiuto Presidente Consiglio d’Istituto I n un contesto di crisi globale, etica ed economica, che investe il nostro Paese, il principale ambito in cui riporre qualche speranza di riscatto resta la scuola che dovrebbe trovare le energie e le risorse intellettuali, nonostante le ristrettezze economiche in cui sempre più pure essa è costretta ad operare, per risalire la china. Di questo convincimento ho avuto contezza da quando diversi giovani, neodiplomati del “nostro” liceo, da anni oramai si classificano ai primi posti nelle prove di selezione per accedere a diverse facoltà di importanti università, fra cui i superaffollati test di ingresso a medicina e chirurgia ed anche per gli ottimi risultati raggiunti alle olimpiadi di materie scientifiche ed umanistiche. La considerazione credo assuma maggiore valenza se si tiene conto che riguarda un liceo di un’area periferica del Sud. Anche dati simili avrebbero dovuto far riflettere, semmai ve ne fosse stato bisogno, l’ex-Ministro dell’Istruzione Maria Stella Gelmini quando, bontà sua, in uno slancio di personale coerenza e di documentata testimonianza affermò che i risultati degli esami di maturità nelle scuole del meridione sono poco veritieri, perché, a suo dire, sovrastimati e quindi non confrontabili con quelli delle omologhe scuole del “progredito ed eticamente ineccepibile” Nord. Nella stessa direzione credo debbano ascriversi le tante altre iniziative extra-curriculari che vedono coinvolti docenti e studenti che mirano a meglio conoscere la nostra storia e realtà socio-culturale in un atteggiamento di opportuna apertura al territorio, C C H IA” - T RI CA IL SALUTO DEL DIRIGENTE La Scuola Insostituibile per la rinascita del Paese PA SE “ G. - LE IC O LI CE N TIFIC O E CL SS IE SC prof. Salvatore Piccinni A pprofitto della pubblicazione del nostro giornale per rivolgere a tutti indistintamente, genitori, alunni, docenti e personale ATA, il mio pensiero affettuoso e grato per il prezioso apporto che ciascuno dà alla scuola che ho il piacere e l’onore di dirigere. Essendo la nostra Istituzione Scolastica da molti anni un riferimento importante sul territorio del Capo di Leuca, siamo consapevoli delle sacrosante aspettative dei genitori che affidano i loro figli fiduciosi, certi che in prospettiva avranno un riscontro ai loro sogni ed a quelli dei loro figli. Personalmente ho cercato di creare le condizioni perché i ragazzi, e ,non solo loro, possano vivere la scuola in maniera serena, pur nella serietà che la contraddistingue. Il momento difficilissimo che stiamo vivendo come Nazione che è comune alla maggior parte degli Stati del mondo, l’affievolirsi di alcune certezze che hanno contraddistinto il nostro passato recente, la mancanza di prospettive future credibili, il deteriorarsi delle relazioni umane, in alcuni casi l’imbarbarimento delle stesse, impone alla scuola il massimo grado di attenzione. Abbiamo degli obblighi morali, oltre che istituzionali, nei confronti delle giovani generazioni che ci guardano disorientate. Non sono consentite distrazioni, non sono consentiti errori od omissioni, non sono consentiti egoismi, individualismi, autoritarismi; c’è bisogno di altruismi, di entusiasmi, di esempi, di comportamenti coerenti, equilibrati, corretti, di autorevolezza, di un amore incondizionato verso l’adolescenza. Disponiamo per nostra fortuna di ragazzi meravigliosi che uniscono ad una buona dose di educazione una sensibilità umana senza eguali che fa bene sperare in un futuro migliore. P ESSERE GIOVANI OGGI: tra sogno e paure erché essere giovani oggi è così difficile? La giovinezza è uno dei periodi più belli della nostra vita, è il tempo a cui ogni uomo e ogni donna volge volentieri lo sguardo indietro, con la nostalgia negli occhi per quegli anni ormai lontani, eppure così vivi di ricordi felici. Essere giovani significa essere sognatori: non c’è gioventù senza illusioni. Molti scrittori e poeti, di ieri e di oggi, si sono occupati di questo tema. È difficile trovare qualcuno che abbia disprezzato la giovinezza; anche il poeta pessimista per eccellenza, Leopardi, considera la giovinezza l’età dei sogni, delle illusioni, delle speranze, la “primavera” della nostra vita. È con il passare del tempo e il sopraggiungere dell’età matura che tutto ciò scompare e la realtà si mostra all’uomo sempre più ostile: la famosa Silvia di Leopardi, incarnazione della giovinezza, muore all’apparir del vero così come tutti i suoi sogni e le sue speranze. È vero allora che diventare adulti significa perdere la capacità di sognare e diventare, quindi, infelici? Penso che nella società in cui viviamo oggi sia difficile per un adulto illudersi perché si mira alla dura concretezza. Ma, come dice Leopardi, è la memoria che riporta l’uomo al fanciullo di ieri, anche se per pochi attimi, il sogno sopravvive grazie al ricordo. Il vero problema è che ci sono oggi molti giovani che non sanno sognare. Prima il sogno nel cassetto era qualcosa di prezioso, di intoccabile, un obiettivo da raggiungere ad ogni costo. Molti giovani abbandonano facilmente i loro sogni e le loro passioni perché condizionati dalla crisi dilagante nella società e, di conseguenza, in ogni famiglia. A volte anche i genitori influenzano le scelte dei figli perché proiettano in loro quello che non sono riusciti a diventare. È sicuramente vero che la situazione attuale spaventa i giovani che non riescono a vedere davanti a sè un futuro chiaro e promettente, ma un mare nebbioso pieno di insidie. Un modo per affrontare la situazione ci è proposto dalla figura di Esterina, protagonista di una lirica di Montale: “Falsetto”. “Non turbare di ubbie il sorridente presente”, scrive il poeta: non abbiate cioè fretta di crescere; se siete giovani, restate giovani, sognate, vivete liberi, spensierati, incondizionati. Esterina è simbolo della vita che si realizza, è così gaia e così giovane che il futuro non la spaventa, anzi ella si alza ed avanza sul ponticello, esita un po’, ma subito dopo sorride e decide di tuffarsi nel mare della vita, pur consapevole delle tempeste che la potranno colpire. Tutti i giovani d’oggi, nonostante sia difficile, dovrebbero continuare a sognare e, quando sarà arrivato il momento, avere il coraggio come Esterina di vivere quanto il mondo riserva. Maglie Erika V B Sc. 2 LA CARITAS: VOLONTARIATO E SOSTEGNO AL SERVIZIO DI TUTTI I poveri aumentano, i malati si moltiplicano, le risorse non bastano mai: agiamo a vantaggio di chi non ha L o scorso anno scolastico, grazie ad un progetto seguito e concretizzato dal nostro caro don Giorgio, progetto che mirava a sensibilizzare i giovani di oggi al problema della povertà e dell’emigrazione, noi alunni della ex-IV B abbiamo trascorso un soggiorno di quattro giorni a Roma, per visitare la sede della Fao e vivere direttamente il disagio sociale di tante persone, causato dalla povertà assoluta. Tra le altre tappe, abbiamo visitato i locali della Caritas Diocesana di Roma, che ormai da molti anni opera a favore delle persone senza fissa dimora. L’esperienza sul campo è infatti cominciata fin dal 1984 quando, in occasione di un inverno particolarmente rigido e di straordinarie nevicate a Roma, gruppi di volontari della Caritas cominciarono a portare generi di conforto, bevande calde e coperte ai senza dimora che trovavano rifugio nelle stazioni ferroviarie e sotto i porticati. In quell’occasione si venne a diretta conoscenza di tutto un mondo sommerso e vasto, invisibile agli occhi di chi attraversa la città durante il giorno, fatto di persone che non possiedono più nulla, neppure la speranza in un domani diverso e migliore. L’opera attenta e continua di volontari e operatori ha reso sensibile il Comune di Roma ai problemi di questi suoi cittadini, e nel 1987 è stato aperto, proprio lì dove l’emarginazione trova un punto di confluenza e dove le contraddizioni sembrano più evidenti, il primo Ostello Comunale per i senza dimora, nei pressi della Stazione Termini. Fin dall’inizio, nel progettare il suo intervento la Caritas si è prefissa l’obiettivo non solo di offrire assistenza alle persone in difficoltà, ma anche di portare avanti un impegno di promozione umana e civile. I Centri di accoglienza e le Mense Sociali sono quindi diventati anche punti privilegiati di osservazione sulle povertà di Roma e, attraverso l’opera sulle strade, si è proceduto ad effettuare una “mappatura” delle zone e dei luoghi dell’emarginazione più profonda per stimolare una pianificazione degli interventi e delle risposte. L’associazione si pone come obiettivo non solo l’intervento e l’aiuto per sanare problematiche inerenti alla povertà, bensì anche alla malattia e alla salute, alla famiglia, al lavoro e alla condizione sociale, che colpiscono giovani, adulti ed anziani del quartiere e che purtroppo vengono spesso ignorate dalle autorità interessate. L’incredibile forza che caratterizza la Caritas e la sostiene nel cercare nuove soluzioni, nell’espandersi territorialmente, nel porre rimedio a problemi di diverso genere, prende vita dall’impegno assiduo, dallo sforzo quotidiano, dalla voglia di aiutare e fare del bene di migliaia di volontari che ogni giorno si dedicano con passione ed entusiasmo alle vite di persone che, senza dimora e senza viveri, non riescono a scorgere un futuro davanti a loro. Diletta Vantaggiato 5 B Sc. Q uest’anno il nostro Istituto ha subito una “grave perdita”, ma per fortuna solo in senso metaforico: la perdita di Don Giorgio Inguscio, il nostro professore di religione, il quale, come tutti noi sappiamo, ha dovuto abbandonare l’insegnamento per impegni inderogabili e superiori. Quello che più ci manca di lui sono la simpatia, la comunicatività, il carisma, la schiettezza, l’acume, la vivacità intellettuale, lo spirito d’iniziativa, la cultura mai ostentata ma evidente in ogni suo intervento, la profondità dei suoi pensieri, la capacità di toccare l’anima, e fermiamoci qui, perché per completare l’elenco non basterebbe il “Tuttostampacchia” intero. Con il suo coinvolgente entusiasmo è stato in grado di instaurare un bellissimo rapporto con noi alunni; le sue lezioni non sono risultate mai pesanti o noiose, neanche le più impegnative per l’importanza e la delicatezza degli argomenti toccati, perché lui riusciva sempre a trovare un modo per renderle interessanti e all’occorrenza anche divertenti. Tollerante verso le nostre adolescenziali intemperanze, ma esigente nel pretendere da noi studenti lealtà e rispetto reciproco, duettava scanzonatamente con il professore Perniola: memorabili le loro reciproche battute e la sua abilità nel replicare elegantemente alle affettuose provocazioni dello spiritoso collega. Ed anche in questo suo garbo aveva molto da insegnare a dispetto della parola chiassosa e della retorica volgare di chi non possiede i giusti argomenti. Quando avvertiva la presenza di tensioni tra noi ragazzi, prontamente ci incoraggiava al dialogo, ma senza mai risultare invadente, e ci suggeriva delle attività da svolgere tutti insieme per fare gruppo. Oltre ad essere un ottimo professore, era altrettanto valido come “compagno di viaggio” e non ci si riferisce solo al percorso formativo: grazie a lui anche il viaggio d’istruzione a Roma di noi ragazzi della IV B 2010/2011 è stato indimenticabile, e il più delle volte chi incrociava la nostra comitiva per le vie dell’urbe non avrebbe saputo distinguere gli alunni dal professore, sia per il suo aspetto da ventenne, sia per il fatto che non di rado, forse trasportato dalla nostra incontenibile energia, o perché più ragionevolmente lo sentissimo come uno di noi, ha abbandonato la compostezza dell’adulto per assumere l’esuberanza della nostra giovane età. Era tutto un bluff per “carpire” la nostra benevolenza, per far breccia nei nostri cuori? Non importa, come strategia didattica ha funzionato … eccome! Siamo diventati più maturi? Siamo almeno in cammino, proficiscentes, come dei piccoli saggi? Citando un grande: Ai posteri l’ardua sentenza! Non abbiamo questa certezza, però ne abbiamo un’altra, inconfutabile, la straordinarietà del tuo esempio. Grazie don Giorgio, semplicemente grazie. Federica De Blasi VB Sc. ESISTONO ANCORA GLI EROI? T roy, Il Gladiatore, Trecento sono alcuni dei film epici diventati famosi per le vicende dei personaggi fuori dal comune, modelli unici e irripetibili per la cultura classica. Studiando l’Iliade di Omero, figure eroiche sono rappresentate da Achille, Ettore, Aiace, Patroclo, valorosi combattenti decantati e ricordati nel tempo per le loro gesta eroiche. Virtù esaltate erano la difesa della patria, il coraggio in guerra, la fiducia nella propria forza, la fama presso i posteri, l’astuzia, tutti anteposti agli affetti familiari: meglio la morte in battaglia che essere considerati vili dai compagni. Ma per paladini si intendono solo i protagonisti dei poemi epici? E soprattutto esistono ancora gli eroi ed hanno gli stessi valori del mondo classico? Oggigiorno vi è un “esercito” di persone pronte a difendere la gente; sacrificano la loro vita per gli altri, per la patria, lasciando mogli e figli senza l’amore familiare. Altri esempi di eroi sono gli operatori di pace, i missionari che partono alla volta di Paesi dimenticati, per donare loro tranquillità e amore. In conclusione, tutti noi possiamo essere eroi comportandoci lealmente, adempiendo il nostro dovere e rispettando gli altri. Solo così si potrà creare un mondo in cui trionfi la giustizia, senza l’uso di lance e scudi, ma esclusivamente con la forza d’animo. Maria Dolores Calabrese IV B Cl. 3 PERCHÈ CONOSCERE SE STESSI È LA CONDIZIONE NECESSARIA DEL BEN OPERARE? C onoscere se stessi significa riuscire a scoprire nel profondo della nostra anima le abilità e le attitudini che, nella vita, ci permettono di portare a termine qualsiasi cosa desideriamo. Il grande filosofo Socrate esprime ciò con il concetto di “gnothi sautò”, vale a dire appunto conosci te stesso; infatti, grazie alla conoscenza delle nostre predisposizioni possiamo riuscire ad operare bene e porci in continuazione in gioco, senza mai perdere la fiducia in noi stessi e senza mai essere costretti a sentirci inferiori o, peggio, schiavi degli altri. Ma allora che valore ha l’affermazione “sbagliando si impara”? Sbagliare è umano certo, e Socrate non vuole insegnarci nulla se non estrapolare da noi stessi i valori della vita. Tuttavia alle volte è necessario essere consapevoli dei propri limiti; ecco perché un ingegnere che sbaglia di un centimetro un edificio e lo fa crollare mette a rischio la vita di altre persone. Pertanto l’uomo deve sentirsi obbligato a riflettere sulle scelte per la vita, che scaturiscono da un’attenta valutazione delle proprie capacità. Questo apporta perfino soddisfazione e gratificazione; perciò, nel momento in cui si opera bene si compie la propria virtù, di cui può beneficiare anche lo stato. Conoscere se stessi, dunque, significa avere capacità di raziocinio, affrontare le difficoltà ed essere critici in ogni contesto. Valentina Sergi I B Cl. Q uesto è il primo anno che la nostra scuola ha completamente “abolito” i viaggi di istruzione per le classi del primo, terzo e quarto anno di liceo; è una decisione che lascia molto perplessi noi alunni: è condiviso da tutti che il viaggio è un momento che fa parte della vita e aiuta la maturazione, il viaggio è un momento importante che non è rimpiazzabile da nessun altra attività. “Il viaggio coincide con la vita, né più né meno”: è questo il pensiero di molti sociologi e Todorov ne “Le morali della storia” fa capire al lettore che viaggiare non è solo una forma di vacanza, uno stacco dalla solita routine, un periodo breve che funziona solo per ricaricare le batterie in vista del ritorno alla vita normale. Il viaggio è una metafora della vita e coincide con la stessa. A mio parere viaggiare è un naturale bisogno dell’uomo come ridere o piangere, scoprire nuovi luoghi, confrontarsi con altre culture, fare nuove esperienze: è ciò che rende l’uomo vivo, e il viaggio serve proprio a questo. Scrive il grande Saramago nel suo libro “Viaggio LA DISSOLUZIONE DEI VALORI: L qual è la felicità che ricerchiamo? ’indigenza, l’ignoranza, la schiavitù che per un lungo periodo della nostra storia hanno afflitto l’uomo racchiudendolo nei suoi limiti,ora più che mai si presentano come realtà trascendenti la società, dinamica e in ricerca di un incessante progresso. L’uomo ha combattuto, ha sofferto, ha sopportato di vivere nel silenzio subendo ogni tipo di sopercheria, di ingiustizia, ma ha finalmente ritrovato il suo spirito battagliero che lo ha condotto fino alla democrazia e alla conquista della libertà. Ma l’uomo d’oggi può veramente definirsi libero? A dominare è una mentalità consumista che è succuba esclusivamente dei piaceri mondani e materiali: l’avarizia, la cupidigia di denaro, il desiderio di prevaricazione, la ricerca del successo e della fama negli affari hanno preso il sopravvento su ogni virtù morale incentivando un processo di inaridimento dell’anima. L’economicismo, i media,i messaggi pubblicitari hanno ormai manipolato le menti, trasmettendo immagini di felicità illusorie e ingannevoli e soprattutto distorcendo la “percezione della realtà”. Viene idealizzata una concezione di benessere che fonda le proprie radici nella superficialità, nello sfarzo e che trascura il grave dramma che invece l’uomo vive interiormente. La società nei suoi aspetti confusi e contraddittori ha spesso delle influenze negative e in modo particolare sui giovani, che vivono un’età di transizione, che sono sottoposti ad un “terremoto emotivo” e che, quando necessitano di un sostegno terapeutico non sanno a chi affidarsi, sfogando di conseguenza il proprio malessere nella droga e nell’alcool. “Il nichilismo è alle porte: da dove ci viene costui, il piu’ inquietante fra tutti gli ospiti?”, afferma Nietzsche: ebbene sì, il nichilismo si aggira tra le anime dei ragazzi distruggendo le loro prospettive e rendendoli incapaci di rintracciare un senso alla propria esistenza. in Portogallo”: “la felicità ha molte facce. Viaggiare è una di queste”. Con questa frase Saramago coglie a pieno il valore del viaggio: questa è una tappa fond ament ale della vita di ogni singola persona, è anche grazie al viaggiare che riusciamo a maturare. Viaggiando il giovane capirà che tutti gli uomini sono uguali tra loro e che si differenziano solo per le diverse esperienze di vita, e capirà soprattutto che, confrontando queste diversità, potrà crescere nell’equilibrio e nella tolleranza. Anche il percorso che compiono gli immigrati per arrivare in Italia si può definire viaggio; essi “possono considerarsi esperti viaggiatori: hanno mangiato la polvere dei deserti, il catrame delle autostrade. Conoscono la vernice scrostata delle sbarre doganali, i sonni persi con la testa appoggiata sul finestrino dell’autobus, i documenti stropicciati tra le mani…” (Affinati, “Viaggiare con il cuore”). La loro esperienza li avrà fatti sicuramente maturare moltissimo, hanno compreso le difficoltà della vita, diventando maestri di vita, e possono dare molto agli altri. Per molti alunni il viaggio, anche quello d’istruzione, non è semplicemente divertimento o visita sterile di monumenti. Scrive sempre Saramago che viaggiare non è “segnare una croce sulla mappa, rimettersi in marcia e dire, come il barbiere mentre scuote l’asciugamani: < Avanti un altro>”. Questo non è viaggiare: viaggiare vuol dire entrare nella cultura del popolo in cui ci si trova. Il viaggio non è fatto solo di visite guidate a chiese e castelli, ma è fatto soprattutto di momenti in mezzo alla gente che vive quel luogo: entrare nel ristorante tipico invece che in quello internazionale. Detto ciò, caro signor Preside e signori docenti, l’abolizione dei viaggi d’istruzione a vostro parere rimane una scelta giusta? Privare i ragazzi di una esperienza così significativa per la loro maturazione vi sembra una saggia decisione? Un consiglio: non si può programmare un viaggio indicando solo i posti da visitare e i ristoranti dove mangiare; il viaggio deve essere qualcosa di istintivo, programmabile ma non troppo, e soprattutto deve essere un’esperienza indimenticabile. Giovanni Riso IV E Sc. SOCIETÀ DEL LAVORO O DEL GUADAGNO? Tagli, tagli all’istruzione e alla ricerca. Sacrifici, sacrifici di persone e famiglie che fanno fatica a sbarcare il lunario. Disoccupazione, precariato di giovani impegnati per anni nello studio e che ora non trovano posto in questa società. Fallimenti, industrie che chiudono, licenziamenti di padri di famiglia mandati a casa dopo anni di lavoro fedele. Pochi che si arricchiscono sempre di più e molti che perdono i loro già miseri risparmi. Tragico? Catastrofico? Un po’, forse. È questa, però, una disparità sociale che cresce ed è cresciuta sempre di più negli ultimi tempi. Noi siamo studenti e tutte queste questioni ancora, forse, non ci toccano direttamente. Molte persone, invece, sono afflitte da problemi economici e si sentono costantemente a rischio, minacciate da una spada di 4 E Musica Dio salvi la musica! ora parliamo di Robert Johnson, B.B. King e Jimi Hendrix. A quest’ultimo è stato attribuito il merito di essere il fondatore di quel genere che dal ‘60 in poi potremmo definire immortale: IL ROCK. Il Rock nasce tra il 1960 e 1970 quando gruppi come Led Zeppelin e Deep Purple , prendendo spunto dalle composizioni di Hendrix, iniziano a scrivere riff più accattivanti con ritmi veloci e serrati, accompagnati da una distorsione alle chitarre mai sentita prima di allora. Dai Led Zeppelin e i Deep Purple nascono gruppi come Black Sabbath, Judas Priest e Iron Maiden per dare vita ad un genere che spopolerà verso la metà degli anni ‘80 e che prenderà il nome di Heavy Metal. Parallelamente al movimento Rock anni ‘70 si sviluppa un sottogenere chiamato “Progressive”, che risulta molto più impegnato e complicato rispetto al Rock classico. Possiamo senza dubbio affermare che il Rock ha avuto un impatto sociale mastodontico, in particolar modo grazie alla nascita di un gruppo che ha sconvolto tutte le generazioni dal ‘60 in poi: i BEATLES. A questo punto è d’obbligo fare un discorso impegnativo mirato ad una migliore comprensione della musica. Immaginiamo la musica come una piramide, lunga e larga alla base e stretta alla punta. Quella piramide rappresenta il grado di elevazione proporzionato alla musica che ci appartiene o a cui vogliamo arrivare: “elevazione” dal punto di vista mistico e psicologico, poiché non tutta la musica è fatta per essere “canticchiata” o ascoltata in macchina con gli amici. Alla base della piramide ci può essere la tipologia di musica commerciale, facile da comprendere e mirata esclusivamente alla vendita di CD e merce correlata. All’apice della piramide ci sono, G invece, i geni della musica come Robert Fripp, Franc Vincent Zappa o Stockhausen. Ovviamente, più si sale, più è difficile la comprensione dell’opera e meno ascoltatori istruiti e consapevoli si trovano. Tutto questo perchè per riuscire a comprendere ciò che un genio cerca di esprimere musicalmente, occorre avere oltre che una cultura musicale notevole, anche una capacità di elevazione e concentrazione che ti consenta di immedesimarti nella musica e “viaggiare” mentalmente di pari passo con la composizione. È proprio il tema del “trip” (viaggio) che è alla base della musica psichedelica, ad esempio Pink Floyd o The Doors. “LA NOSTRA MUSICA PUÒ DARVI I PEGGIORI INCUBI O LANCIARVI NELL’ESTASI PIÙ AFFASCINANTE” (Roger Waters, Pink Floyd) . A conclusione del discorso possiamo quindi affermare che la musica è emozione. Peccato che oggi non sia più così. Da una ventina d’anni a questa parte (forse anche di più), le case discografiche internazionali, come Emi o Universal, finanziano solo ed esclusivamente giovani artisti messi in piedi e creati a “tavolino” (da loro stessi), al solo scopo di infatuare la mente delle nuove generazioni, troppo stolte per guardare oltre l’aspetto fisico o la melodia appena orecchiabile. Si mira solo a vendere, a costo di sacrificare i grandi della Old Music. Questa politica adottata dalle case discografiche, oltre che essere alla base di uno dei principi del consumismo del XXI secolo, è il motivo per il quale la vera musica rischia di rimanere nell’ombra degli ormai andati “Tempi d’oro”, dove Musica, Amore e Sentimento erano il fulcro di una mentalità aperta e curiosa, purtroppo morta insieme a quegli anni e a quei miti. “CHE DIO SALVI LA MUSICA” E cantava le canzoni… Io scriverò sul mondo e sulle sue brutture, sulla mia immagine pubblica e sulle camere oscure, sul mio passato e sulle mie paure. (da Io scriverò) ue giugno 1981. Mentre percorre via Nomentana, a Roma, R ino Gaetano va incontro a una tragica morte: la sua Volvo 343 si schianta su un camion, dall’altra parte della strada. Il cantautore si spegne, dopo che cinque ospedali ne rifiutano il ricovero. Ironia della sorte, lo stesso Rino cantava ne “La ballata di Renzo”, di un giovane che veniva rifiutato da vari ospedali dopo un incidente stradale: «Quando Renzo morì/ io ero al bar la strada era buia /si andò al S.Camillo /e lì non l’accettarono forse per l’orario / si pregò tutti i Santi ma s’andò al S.Giovanni/ e lì non lo vollero per lo sciopero.». Nel 1998 verrà pubblicata: “La Storia”, una raccolta delle sue canzoni più conosciute e, successivamente: “Sotto i cieli di Rino”, che si differenzia dalla precedente solo per un’irritante versione remixata di “Ma il cielo è sempre più blu”. Rino è stato uno dei migliori cantautori italiani: calabrese, nato nel ‘50 e presto emigrato a Roma, cresciuto nel leggendario “Folkstudio”; non era un cantante politicizzato, ma superpartes. D E se arrivasse l’apocalisse, quali album salveresti? Atom Heart Mother - Pink Floyd Live at Pompeii(cd) - Pink Floyd Watershed - Opeth Foxtrot - Genesis In the Court of the Crimson King e The Darkside Of the Moon - Pink Floyd Joe’s Garage - Frank Zappa Paranoid - Black Sabbath Le dimensioni del mio caos - Caparezza Larks’ Tongues in Aspic - King Crimson Davide Russo IV E Sc. Money for nothing - Dire Straits (raccolta) 1988 Non al denaro, non all’amore, ne al cielo - Fabrizio de Andrè 1971 The Wall - Pink Floyd 1979 Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band - The Beatles 1967 Nevermind the Bollocks - Sex Pistols 1977 London Calling - The Clash 1979 The Masterpiece - Bob Dylan (raccolta) 1991 La Storia - Rino Gaetano (raccolta) 1998 Velvet Underground and Nico - Velvet Underground 1967 The Doors - The Doors 1966 Pellegrino Francesco V B Sc. CON GLI OCCHI CHIUSI: Antonio Riso fa il BIS iovedì 31 marzo alcuni studenti della quinta H hanno partecipato ad un incontro con l’artista tricasino, Antonio Riso, per discutere del suo ultimo album musicale: “Con gli occhi chiusi”. Egli ama considerarsi “artista a tutto tondo” per le numerosissime opere pittoriche : più di 800 dal 2001 ad oggi, poetiche e musicali. Come musicista ha già pubblicato un disco: “La pace, l’amore, l’inferno”, con il quale ha ottenuto il Premio alla Critica al Festival Nuovi Cantautori (Roma, maggio 2006). Antonio ci ha raccontato che ha dovuto spesso convivere con l’etichetta di “personaggio scomodo” per l’ostentata coerenza dimostrata nel portare avanti le proprie idee, anche a costo di andare controcorrente rispetto all’opinione comune. Il titolo del nuovo album è esemplificativo delle sue convinzioni. L’artista sottolinea come avere gli occhi chiusi nella società odierna sia una condizione ricorrente che impedisce di prendere decisioni importanti, soprattutto se scomode, e di schierarsi apertamente nei confronti di un problema. Secondo Antonio anche le nuove tecnologie, in particolare i social network, utilissime per tanti aspetti, possono avere un effetto “boomerang” soprattutto nei confronti dei giovani che rischiano di confondere mondo virtuale con mondo reale, “chiudendo gli occhi sulla vera realtà”. Alla luce di ciò è quasi ovvia la dedica del CD ad una grande personalità, Don Tonino Bello, rimpianto e mai dimenticato. Egli, dimostrandosi attento alle cause dei più poveri, degli esclusi e degli emarginati, ha svolto una funzione sociale e culturale importantissima, pur se dall’interno di un ambiente, quello ecclesiastico, molto spesso attento solo formalmente ai problemi dei più deboli. Dal punto di vista strettamente musicale colpisce la grande varietà di temi trattati da Antonio. In particolare, il brano “Vorrei” è dedicato al grande Lucio Battisti con l’accostamento dell’ultimo giro armonico a quello della sua celebre “La canzone del sole”. Altri brani come: “Noi nomadi” e “Il silenzio ha un rumore”, testimoniano come l’artista sia sensibile alle condizioni esistenziali dei più deboli e costituiscono un invito a non stare in silenzio ma a far valere sempre le proprie azioni e proprie idee. Il messaggio conclusivo che Antonio ci ha voluto lasciare è proprio questo: non bisogna far finta di niente, occorre invece guardare attentamente la realtà; questa deve essere analizzata in modo critico e sincero per cercare di risolverne i problemi, senza paura di esporre le nostre idee, anche quando possono infrangere il senso comune. Ex-alunni V H Sc. 5 LA DISSOLUZIONE DEI VALORI La vita appare insopportabile, la realtà dinamica e materialistica non offre alcuno sbocco creativo; ci si annoia e il futuro da promessa si tramuta in minaccia. Si assiste ad un processo di disumanizzazione: i valori connessi all’amore, all’amicizia, alla famiglia, alla solidarietà vengono del tutto dimenticati e si agisce in modo cinico senza alcuno scrupolo e nella più alta indifferenza. A volte bisognerebbe porre un freno a questa continua corsa verso il guadagno, verso il successo che come dice Verga non appagano l’uomo, ma al contrario ci si dovrebbe dedicare ai piccoli piaceri della vita quotidiana, che seppur apparentemente banali ed insignificanti, sono gli unici che offrono la vera felicità. In una società come la nostra spesso siamo portati a perdere il punto di riferimento fondamentale; spesso dimentichiamo le nostre vere esigenze, non abbiamo il tempo di dedicarci a noi stessi e ai nostri affetti più cari. Come dice lo stesso Ovidio: “cedit amor rebus”, l’amore cede dinanzi all’attività in quanto è una passione che puo’ essere coltivata solo all’interno di un’anima inattiva. Sebbene la vitalità, il dinamismo, il repentino scorrere del tempo siano prerogative di un mondo in continua evoluzione, qualche volta è bene soffermarsi a riflettere su se stessi e sul proprio stato interiore. D’altra parte lo stesso Socrate afferma che l’uomo, solo conoscendo se stesso può approdare alla verità e quindi sentirsi realizzato ed appagato. Non esistono solo la libertà di pensiero, di culto e di scelta, ma al di sopra di queste si pone la libertà interiore che deve distruggere il deserto emotivo. Claudia Melcarne I B Cl. A 3 Aprile 1968 - 3 Aprile 2009 Ricordo di Girolamo Comi Se un giorno un viandante di qui passerà in un caldo meriggio d’estate sentirà l’Armonia di uno Spirito danzare nelle ore senza tempo e respirerà il profumo dei suoi rosai vivi, inebrianti e spalancati negli spazi senza spazio, negli anfratti della memoria nelle stagioni dell’anima nei respiri di ogni essere. E sentirà nell’aria magie di suoni arcani antichi e sempreverdi, accordi senza accordo di fresche vibrazioni, sonorità di echi lontani canti sciolti in musica consonanti e dissonanti armonie miti scolpiti nell’incantesimo della Poesia. Maria Luisa Palumbo E CANTAVA LE CANZONI... Diviene noto al grande pubblico attraverso il singolo “Ma il cielo è sempre più blu”, e ottiene la consacrazione con “Mio fratello è figlio unico”, una denuncia (celata da apparenti frasi non-sense) verso la classe politica italiana. La maturazione avviene con “Aida”, suo terzo lavoro, pubblicato nel 1977. Nell’omonima canzone Rino ha saputo tracciare, con il suo stile inimitabile e affidato alla simbologia, un affresco di tutta l’Italia contemporanea, dal fascismo alla guerra, dal dopoguerra agli scandali e alle difficoltà degli anni ’70. Un anno più tardi viene pubblicato “Nun te reggae più”, un’ironica diapositiva dei vari personaggi italiani dell’epoca: da Gianni Agnelli alla P2, dalle P 38 a Berlinguer, da Gianni Brera allo scandalo della spiaggia di Capocotta. All’interno dell’album vi sono anche i singoli: “E cantava le canzoni” e il più conosciuto “Gianna”, capolavoro divenuto, con il passare degli anni, singolo “da spiaggia”. Cantautore di un universo affollato da santi che “salgono sul rogo vestiti di amianto”, di amabili prostitute e detestabili politici di qualsivoglia schieramento, paladino degli sfruttati, Rino ha cantato, con anarchica nonchalance, un’Italia grottesca e surreale. Ma la denuncia sociale, celata dietro l’ironia delle sue filastrocche, che valgono molto di più degli attuali slogan, resta ancora attualissima. Sono passati trent’anni dalla sua morte, e un cielo blu sovrasta ancora la stessa terra marcia. SOCIETÀ DEL LAVORO O DEL GUADAGNO? Damocle, che potrebbe piombare su di loro da un momento all’altro. Come si è arrivati a tutto questo? È l’avidità di guadagno, è la smania di ricchezze, è il “dio denaro” che si sostituisce ai sani valori su cui ogni cosa si dovrebbe basare. Si sente l’eco attualissimo del poeta greco Esiodo, che ne ‹‹Le opere e i giorni›› dice che, come spesso accade, “il profitto inganna la mente degli uomini e l’impudenza calpesta il pudore”. Ciò spinge a “rubare ricchezze”, a prenderle con la violenza o a “frodarle con le parole”. L’attualizzazione, oltre che nell’ovvio risvolto della criminalità, è da cogliere anche in riferimento a tutte le industrie che per accrescere il loro capitale spostano, senza alcuna remora, le loro fabbriche in Paesi in via di sviluppo o scarsamente sviluppati. Le società multinazionali preferiscono chi accetta di lavorare 80 ore la settimana per un salario da fame, ma non solo, preferiscono la mancanza di sindacati, preferiscono l’assenza di vincoli ambientali e, addirittura, il lavoro minorile. Antepongono, quindi, il guadagno al bene dell’umanità e del nostro Pianeta. Non solo le industrie, purtroppo, sono governate da persone senza scrupoli. Gente in giacca e cravatta che pensa solo a come accrescere il proprio tornaconto personale, incurante degli altri. Tanti Mazzarò che accumulano roba su roba con menzogne, sotterfugi, ingegnandosi su come fare ad arricchirsi. Al contrario di Mazzarò del Verga, però, loro non sono disposti a mangiare “pane e cipolla” per risparmiare, bensì la fanno mangiare agli altri, ai loro dipendenti, ai loro cittadini; fermo restando che, come il protagonista della novella, non sono disposti “a dare un pugno di fave di tutta quella roba” a chi lo chieda per bisogno. Persone che hanno perso il valore del lavoro, il cui obiettivo primario, ricorda Papa Giovanni Paolo II in ‹‹Laborem excercens››, è quello di “contribuire all’incessante evoluzione culturale e morale della società, in cui vive in comunità con i propri fratelli”. Individui non troppo dissimili dai “lupi rapaci” danteschi, animati dalla sete di guadagno, che vanno in giro ad urlare “Papè Satán, papè Satán aleppe!”, ma a cui nessuno ha ancora detto “Taci maledetto lupo!” Mario Corciulo I B Cl. ANCHE QUEST’ANNO... LEGGIAMO INSIEME! nche per quest’anno scolastico, come per quello passato, il Liceo Scientifico e Classico “Stampacchia” di Tricase propone il progetto: “Invito alla lettura e incontro con autori italiani contemporanei”, spostando l’attenzione dal territorio pugliese a quello nazionale. Gli autori che si sono resi disponibili, anche se ancora non hanno comunicato la data definitiva degli incontri ma orientativamente solo il periodo, sono intellettuali di indubbia levatura: Andrea Molesini, autore del romanzo storico: Non tutti i bastardi sono di Vienna, vincitore del Premio Campiello 2011, che ha proposto l’incontro per il mese di marzo 2012, inserendolo in un ciclo di incontri pugliesi; Carlo D’Amicis, autore del romanzo realista: La battuta perfetta, che ha proposto l’incontro nel mese di gennaio (quasi certamente il 14 gennaio 2012); Franco Cassano, autore del saggio: L’umiltà del male, che ha proposto l’incontro nel mese di febbraio (seconda metà). Il progetto nasce dalla convinzione che leggere romanzi e saggi socio-filosofici ed esprimere le proprie opinioni sui temi trattati sia una significativa opportunità di crescita e di miglioramento per ogni alunno, oltre che un’occasione per tenersi aggiornati sull’evoluzione letteraria e saggistica dei nostri tempi. Di questo ringraziamo i docenti proponenti: prof. Fabrizio Perniola e la prof.ssa Annalisa Frassanito. 6 Franz Kafka - “La Metamorfosi” Recensione I l celebre libro “La Metamorfosi”, di Franz Kafka, narra la storia di Gregor Samsa, un commesso viaggiatore molto devoto al suo lavoro, che una mattina, svegliatosi, si accorge di essere diventato un insetto ributtante. Dietro l’apparente banalità del racconto, l’autore affronta temi molto importanti come la diversità, il rapporto contrastato con la famiglia e le conseguenze causate da uno sconvolgimento della quotidianità. La trasformazione getta nello sconforto e mette alla prova Gregor, che cerca di nascondersi alla sua famiglia trovando un metodo per raggiungere comunque la sede lavorativa. La goffaggine dei movimenti e l’impossibilità di parlare rendono Intervista al Prof. Giorgio Rizzo “La filosofia è quella cosa con e senza la quale tutto rimane uguale” Q uesta è stata la dichiarazione “ scioccante” del prof. Giorgio Rizzo durante un’intervista che gentilmente ci ha concesso alla fine dell’assemblea di istituto. Professore, a cosa serve la filosofia? Ogni singola cosa è legata ad un bisogno o a un contesto, deve servire a determinati scopi o ambiti. Se la filosofia fosse questo, perderebbe la funzione che Aristotele chiamava “architettonica”. Non deve servire a niente per essere filosofia, perché, se fosse legata ad un bisogno, rimarrebbe limitata all’interno di quell’ambito. La filosofia va dentro e oltre le cose. Quando è nata la sua passione per questa disciplina? Ho sempre avuto una grande curiosità e grande sete di sapere. Fin da piccolo l’osservazione del cielo, per la sua bellezza e per i suoi misteri, ha suscitato in me questo bisogno. Al liceo ero un appassionato di matematica e di filosofia ma anche di letteratura, di arte e musica. Mi appassionava guardare le cose dalle diverse prospettive. Non esiste un’unica versione del mondo. Non esiste “il metodo”, sia esso matematico o filosofico, per conoscere il mondo. Il mondo non esiste indipendentemente dalle sue versioni. (?) La bellezza esiste sia a livello esteriore ma anche subatomico. Un artista pretende di saper cogliere la bellezza di un fiore più di uno scienziato che guarda a quel fiore come al risultato di un processo naturale. Lo scienziato può, invece, considerare la bellezza ad un livello più alto e complesso perché non si ferma all’esame delle forme e dei colori ma arriva a immaginare i movimenti vorticosi delle particelle che lo compongono. Come è stato ritornare al suo liceo? Oggi è stata per me una giornata fantastica, ricca di emozioni. Rispetto agli anni in cui io ho frequentato il liceo, molte cose sono cambiate. Gli anni che io ho trascorso qui sono stati bellissimi ed esaltanti grazie ai miei professori che ho rivisto con grande gioia, perché sono state persone eccellenti da ogni punto di vista. Entrare nell’istituto mi ha riportato alla mente tanti ricordi e mi ha dato anche una nuova consapevolezza: mi sento giovane come allora, mi sento sempre Peter Pan. Vuole lasciare un messaggio a noi studenti? Abbiate curiosità di sapere, appassionatevi allo studio e alla conoscenza, credete in ciò che volete, anche a costo di sacrifici. A conclusione dell’incontro, ci sentiamo di affermare che la filosofia è quella cosa con la quale tutto non rimane uguale. Valeria Lecci III G Sc. l’obbiettivo che si era prefissato impossibile: viene scoperto e confinato nella sua stanza. La faccenda è assimilabile ad una destabilizzazione di uno status di apparente tranquillità. L’impossibilità o la mancanza di dialogo alcuno diventano dunque le cause della degenerazione del problema della diversità, vissuto da Gregor. La sorella è l’unica a sostenere l’uomo-insetto, ostacolata dai genitori che non riescono ad accettare la mutazione del fratello. Kafka riesce a mettere alla stessa stregua i sentimenti d’amore e di odio, nutriti dalla sorella Grete: anche se la donna lo sosterrà per molto tempo, sarà lei a metterlo in contatto con la realtà, attirandolo col suono del suo violino e causando la fine di Gregor, ormai provato dalla nostalgia del passato e dal fatto di non essere accettato. L’intolleranza è, dunque, frutto di un problema che non viene affrontato per mancanza di disponibilità e scambio di opinioni. Margherita Sergi III B Sc. Che fine ha fatto la poesia? Pace: V eniamo da un decennio di crisi e di progresso, due concetti solo apparentemente antitetici; la società in cui viviamo sembra essere caratterizzata da un “frenesismo”, dallo scorrere veloce del tempo, da ritmi serrati che lo inseguono, da una voglia matta di scoprire il proprio talento e seguire determinati percorsi più o meno ambiziosi. Oggi giorno, in ambito letterario, c’è chi scrive saggi spinto dalla voglia di esprimere il proprio pensiero su un determinato argomento; chi compone romanzi di ingegnosa fantasia; chi scrive articoli o recensioni di mestiere, ma della poesia non vi è alcuna traccia, fatta eccezione per quel Trastruemer, vincitore inatteso del nobel 2011. Eppure mezzo secolo fa la poesia rappresentava ancora uno strumento di riflessione, in grado di trasmettere emozioni come nessun altro genere letterario riusciva. Sono passati quasi due secoli da quando Leopardi ci aveva messo in guardia contro il progresso, dal momento che non lascia spazio all’immaginazione; ebbene, sembra proprio questo il motivo per cui la poesia non trova spazio nella nostra società. Montale, in un discorso sulla poesia tenuto presso l’Accademia di Svezia, disse che “il tempo si fa più veloce”; questo a conferma del fatto che un diciottenne oggi è legato ad una miriade di impegni scolastici ed extrascolastici e quando si ritaglia il suo tempo libero cerca di staccare il più possibile, dedicandosi ad attività pratiche e non certo alla riflessione. Al contrario, al tempo dei grandi poeti, un diciottenne aveva già un diritto o una conquista? “Preparare la guerra è l’unico modo per mantenere la pace.” George Washington ace. Quante volte si sente parlare di “pace”. Pace politica, pace religiosa, pace interiore, pace dei sensi, essere in pace con se stessi, lottare per la pace. Ma la pace esiste davvero? È una condotta morale applicabile in ogni arco di tempo, ad ogni angolo di spazio, ad ogni essere vivente sulla faccia della Terra? Può realmente esistere un mondo fatto di pace a tutti gli effetti? È difficile trovare una risposta reale a tutte queste domande, per non dire impossibile. Nessuno è stato mai in grado di definire il vero significato di pace, la sua essenza profonda, la sua indole concreta. Eppure nel corso della storia gli uomini hanno sentito il bisogno morale di creare un’esistenza pacifica in cui vivere liberamente. Hanno lottato affinché fossero ammessi i loro diritti, hanno combattuto ardentemente per vedersi concessa la libertà di espressione, hanno creduto di poter costruire con le proprie forze un futuro migliore, hanno perso la vita per raggiungere la pace. Una pace oggi considerata utopia, desiderio nascosto di ogni uomo, se non ormai dimenticato. Non si pensa più alla pace; basta dire “la pace non esiste” per archiviarla nel lato più oscuro della coscienza, per reprimere nel vuoto un sogno di interesse globale, a cui ormai si riserva scarsa attenzione. Nessuno riesce a parlare di pace: il motivo di fondo, probabilmente, è il fatto che la quasi totalità delle persone ignora il significato di guerra: non si conosce la sensazione che si prova P 7 Il nostro Cinema “Paradiso” Sulle orme di Cecco I l Piccolo Teatro Paradiso eredita e continua il lavoro della Bottega del Teatro Povero, di promozione e diffusione della cultura teatrale, festeggia quest’anno i suoi 10 anni di attività di laboratorio con la Rassegna Teatrale: “Incontriamoci al Paradiso”. Il prof. Pasquale Santoro, che da sempre dirige artisticamente quest’interessante e utile bottega, annuncia le date in cui si andrà in scena nel Cinema Paradiso a Tricase: il 15, 19 e 20 Dicembre 2011, con la commedia in tre atti di Luigi Pirandello “Pensaci, Giacomino!”; il 9 Febbraio 2012, con “Sipario Salentino”, formato da soli atti unici; l’8 Marzo 2012, con “Il destino delle donne”, fatto appunto in onore della festa delle donne; il 10 Maggio 2012 con “Novecento: il secolo breve dei giovani”. Andranno in scena circa un centinaio di attori, appartenenti ad una lunga fascia d’età, che varia dai 5 fino ai 70 anni. Senza alcun pregiudizio, questo teatro sociale aiuta i ragazzi ad essere più aperti e socievoli nei confronti degli altri; infatti la prima cosa che viene sempre chiesta, è quella di fare gruppo. Vengono anche insegnate tecniche (regolazione del modulo vocale, dizione, geometria degli spazi, interpretazione..) che possono sembrare elementari e di secondaria importanza, ma che in realtà servono a rendere più incisivo il testo e a trasformare ogni singola parola recitata in emozione. La bottega è molto utile anche dal punto di vista culturale, in quanto ogni poesia, copione o qualsiasi cosa recitabile venga presentata, è introdotta e spiegata con indicazioni relative al contesto storico, politico e sociale, dell’epoca e del luogo in cui vengono elaborati, con anche dettagliate notizie sul rispettivo autore. Sono in tanti i ragazzi che ormai ne fanno parte da anni, e sono altrettanti quelli che aderiscono con grande emozione ogni anno a questa importante iniziativa, dalla quale nessuno viene escluso, poichè ci si mette in gioco tutti insieme, senza avere paura di sbagliare. Gabriele Fracasso III B Sc. e Chiara Sparascio III E Sc. PACE: UN DIRITTO O UNA CONQUISTA? nel sentirsi attorniati da soldati, nel vivere ogni giorno come se fosse l’ultimo, nel cercare di essere felici quando tutto intorno è solo caos e buio. La società contemporanea è portata a concepire la pace come frutto di un’esistenza paradisiaca, come sentimento perfetto al limite del possibile, come forza creatrice di un mondo senza alcun dubbio o problema. In realtà, la pace andrebbe inquadrata da un altro punto di vista: bisognerebbe pensare alla pace come esempio di riconciliazione, come punto di partenza e non punto di approdo. La convinzione che la pace possa esistere realmente dovrebbe partire dal cuore di ognuno di noi: non bisognerebbe sognare in grande, ma partire dalle cose più piccole, dai litigi quotidiani, dai semplici momenti di discussione per giungere ad un clima di pace familiare da estendere ad ambienti più ampi. La pace non è un diritto, la pace si conquista. Gradualmente. Partendo dalle cose più insignificanti. Gandhi riservava un giorno della settimana al silenzio, perché era convinto che il parlare rompesse la sua pace interiore. Così ognuno di noi dovrebbe riservare parte del suo tempo al porre le basi per una grande pace. “Non importa quanto insignificante possa essere la cosa che dovete fare: fatela meglio che potete, prestatele tutta l’attenzione che prestereste alla cosa che giudicate più importante; infatti sarete giudicati da queste piccole cose.” Gandhi. Giusy Peluso I B Cl. S’i’ fosse foco brucerei le case, quelle abusive allo Stato non dichiarate, le tantissime e troppe auto blu, perché davvero non se ne può più. S’i’ fosse vento tutti i soldi disperderei ed alla gente povera li regalerei: dei calciatori, dei ricchi e degli attori, in primis le pensioni degli ex senatori. Esser acqua e far danni non vorrei, ma s’i’ lo fossi i prepotenti annegherei e, visto che son solo uno studente, mi limito a sognare irriverentemente. Francesco Di Paola e Donato Cosi Il Fumetto... è anche espressione artistica Questa è storia di ogni giorno per la maggior parte di noi studenti. Fragili come un uovo assistiamo impotenti e terrorizzati al nostro sacrificio estremo: la cottura lenta di un compito o di una interrogazione annientatrice! Teatro a Tricase? Yes, we can! F Francesco Siciliano V B Sc. inalmente a Tricase, la realizzazione di un laboratorio teatrale è realtà: è nata la compagnia del “Piccolo Teatro Paradiso”. Capeggiata dall’inossidabile timoniere, Pasquale Santoro, la compagnia ha la mira di soddisfare le esigenze di tutti, proponendo spettacoli comici ed esilaranti. Una grande novità per la compagnia è quella che vede protagonisti l’orgogliosissima “nuova leva”, così ribattezzata dall’insegnante campano, che farà parte della rassegna teatrale già in questa stagione. L’intera rassegna (vedi programmazione nell’articolo in alto), chiamata “Incontriamoci al Paradiso”, si concluderà con l’opera: “Novecento: il secolo breve dei giovani”, interamente realizzata dai ragazzi della compagnia, che hanno scelto e selezionato alcune opere dei personaggi più importanti dello scorso secolo. Un grande grazie da tutta la comunità va dunque al “Prof.”, come ormai è chiamato da tutti, che dà la possibilità ai giovani di esprimersi e di avviarsi in un percorso entusiasmante! Cesare Iezzi I B Cl. 8 La Scuola Insostituibile per la rinascita del Paese di Gerardo Ricchiuto Presidente Consiglio d’Istituto esigenza che in passato, negli anni della formazione liceale della mia generazione, quelli caldi della contestazione, bene che andasse veniva reclamata in qualche assemblea studentesca. Mi piace al proposito segnalare in particolar modo il film realizzato nell’ambito del progetto P.O.N. “Cinema e Cultura”, tenuto da Carlo Michele Schirinzi e dalla prof.ssa Irene Turco presso il liceo nell’anno scolastico appena trascorso, selezionato per la Mostra Internazionale d’arte cinematografica alla Biennale di Venezia 2011; segno inequivocabile che si pensa e costruisce qui, riguardante la nostra storia, come quanto quella della gloriosa Azienda Cooperativa Agricola Industriale del Capo di Leuca (ACAIT) evocata nel film, suscita interesse anche a livello nazionale ed internazionale. Il merito va principalmente ai docenti che sanno trasmettere con competenza il sapere, ma anche nel modo più adeguato per suscitarne interesse e passione tra i giovani che evidentemente respirano pure nell’ambiente familiare e sociale la tensione alla conoscenza ed alla crescita culturale, vista come unica possibilità di salvezza per la nostra società e per il Sud in particolare. Certamente, come in ogni realtà, anche in questa istituzione scolastica capita di venire a conoscenza, che non tutto è perfetto e funzionale. Ci sono a volte anche note stonate, evitabili, a mio modesto modo di vedere, con il contributo di tutti: della scuola, delle famiglie e degli allievi con l’obiettivo comune di perseguire un vero e proprio Rinascimento, magari facendo leva su quei caratteri fondativi di quel nostro “scheletro contadino”, come lo chiama il Rapporto sulla situazione sociale del Paese 2011 del CENSIS, e che finora ha rappresentato un efficace baluardo nei confronti delle “bolle di vacuità” della nostra modernizzazione. CHE FINE HA FATTO LA POESIA? maturato un suo pensiero, delle proprie opinioni e persino dei forti sentimenti da comunicare all’altro; avendo in genere limitata attività sociale, faceva della riflessione la sua occupazione principale. È la nostra società, dunque, che ci lascia poco tempo per riflettere ed immaginare. A questo punto sembrerebbe proprio che la poesia sia destinata a scomparire; alcuni critici affermano però che la poesia non morirà mai del tutto. Come farà allora la poesia a trovare spazio nella società di massa in cui viviamo? Come farà a non morire del tutto? O meglio, che fine ha fatto la poesia? Per rispondere a queste domande bisogna prima soffermarsi su che cosa si intenda per poesia. Poesia non è un banale genere letterario, fatto di rime e versi: poesia è una forma d’arte e i poeti sono fondamentalmente artisti. Tutti noi potremmo essere capaci di comporre un testo che abbia la struttura della poesia, ma solo un artista sa trasmettere i suoi sentimenti, rendendoci protagonisti del suo lavoro sublime. Quale forma d’arte se non la musica presenta oggi sembianze simili? È la musica la poesia dei nostri giorni. Molti giovani dedicano la loro vita a comporre versi e rime per le loro canzoni: chi critica la società scrivendo rime in stile rap, chi con la pop music parla della vita quotidiana, chi in stile rock cerca di ricordare i tempi passati e chi isolandosi nella melodia del jazz compone poesie strumentali. Sono musicisti i poeti del XXI secolo. Molti potrebbero non essere d’accordo perché oggi i musicisti non sono spinti dalla vocazione autentica quanto dalla voglia di emergere, di essere al centro dell’attenzione. Non tutti però appartengono a questa categoria; alcuni sono degli artisti, e se così non fosse non si spiegherebbe il motivo per cui le loro canzoni trasmettono emozioni e sentimenti forti, ci coinvolgono emotivamente, così come la poesia ha saputo fare per tanti secoli. Ciullo Antonio V B Sc. Stampa: SERAFINO ARTI GRAFICHE - TRICASE - 0833 541866 - [email protected] IL SALUTO DEL DIRIGENTE prof. Salvatore Piccinni Sono però fondamentalmente molto fragili, molto vulnerabili. Hanno bisogno di sentirsi rassicurati, di sentirsi considerati, di sentirsi amati, di sentirsi importanti. Meritano molto di più di quanto riusciamo a dare, hanno bisogno di credere in qualcosa o in qualcuno che dia sicurezze, che li faccia sentire vivi, protagonisti della loro crescita personale e sociale. Per nostra fortuna, il nostro Liceo dispone di preziosi riferimenti importanti di ex allievi come di ex docenti che nel corso degli anni hanno saputo conferire prestigio e credibilità al Liceo stesso, che è diventato un importante riferimento culturale per l’intero Salento. Aver potuto ospitare un ex allievo di questo Liceo, ora docente dell’Università del Salento e “visiting professor” presso il Department of Philosophy della prestigiosa UNIVERSITY OF CALIFORNIA IRVINE, nella giornata del 25 novembre 2011, è stato per tutti noi certamente uno straordinario evento culturale e per i ragazzi in particolare una preziosa opportunità di continuare a sognare. Le sensazioni che hanno vissuto nel corso dell’incontro con il Prof. Giorgio Rizzo sono state certamente molto forti ed intense. La grande preparazione del professore ed in particolare la sua grande capacità di comunicare, la sua grande umanità, unita ad una umiltà disarmante, è riuscita a catturare l’attenzione degli studenti presenti e dei docenti che hanno avuto la fortuna di ascoltarlo. Spero che i nostri ragazzi si rifacciano a questi formidabili esempi di chi ha speso la parte migliore della propria adolescenza e giovinezza, utilizzando al massimo livello le proprie energie migliori, l’intelligenza, la determinazione, l’impegno, la serietà nello studio, l’ambizione, l’entusiasmo per raggiungere in poco tempo traguardi prestigiosi in campo culturale e professionale, conseguendo riconoscimenti anche in campo internazionale. Ringraziamo il prof. Giorgio Rizzo per il prezioso regalo della sua visita e della sua conferenza con i nostri ragazzi e augurandoci di poterlo avere ancora una volta nostro ospite, al fine di continuare con la sua vitalità professionale ed umana a colorare le nostre giornate scolastiche. Desidero infine approfittare della circostanza per formulare a tutti i lettori di TuttoStampacchia ed in particolare alle famiglie ed agli alunni gli Auguri più affettuosi per le prossime festività Natalizie. Sinceri auguri a tutti indistintamente di un felice e sereno Natale e di un nuovo Anno, pieno di vita e di speranza. Dirigente scolastico: Prof. Salvatore Piccinni Responsabili: Prof. Carmelo Anastasio - Prof.ssa Salvatora De Giorgi Prof.ssa Anna Elisa Frassanito - Prof. Fabrizio Perniola Collaboratori: Peluso Giusy, Chiarello Francesco, Sergi Valentina, Melcarne Claudia, Valente Ludovico, Surdo Giulia, Morciano Pierpaolo, D’Amico Miriam, Melcarne Giusy, Ponzo Luigi, Sabato Francesca, Zaccaria Laura, Rizzo Mariella, Bacalini Chiara, Turco Ada, Marrocco Alessandra, Montinaro Oreste, Pellegrino Francesco, Vantaggiato Diletta, Esposito Serena, Errico Antonio Enrico, Manco Alberto, Blandolino Giulio, Quaranta Sara, Carbone Maria Luisa, Graziano Cristiana, Corciulo Mario, Iezzi Cesare.