Carta delle pietre ornamentali (BD_PIOR) Enti realizzatori 1. Carta delle Pietre Ornamentali La carta delle pietre ornamentali della Regione Toscana alla scala 1/10.000 individua nel territorio gli affioramenti dei materiali lapidei (marmi,graniti,pietre) evidenziando le varietà merceologiche coltivate e le relative formazioni geologiche produttive, l’ubicazione delle cave attive ed inattive e le discariche di cava eventualmente presenti. La geometria degli affioramenti di pietre ornamentali è basata sul continuum territoriale geologico alla scala 1/10.000 della Regione Toscana. Ogni pietra ornamentale compare nella legenda con una sigla di due lettere e con il proprio nome commerciale che la individua con immediatezza presso gli addetti ai lavori. Ad esempio: Pietra Serena, Giallo Siena, Rosso Collemandina, Marmo Cipollino. Le carte delle pietre ornamentali allegate al presente progetto sono n. 70. La guida per l’individuazione nel territorio regionale degli affioramenti oggetto di escavazione nel passato ed attualmente in atto è stata fornita dal documento della Regione Toscana denominato “P.R.A.E.R.” (Piano Regionale delle Attività Estrattive di Recupero delle Aree Escavate e di Riutilizzo dei Residui Recuperabili, approvato con deliberazione del Consiglio Regionale n. 27 del 27 febbraio 2007), con particolare riferimento all’allegato B (“Settore II”, Materiali Ornamentali) e all’allegato F (Materiali Storici). Fa eccezione il territorio delle Alpi Apuane non contemplato dal suddetto documento che è stato qui trattato sulla base di quanto realizzato da parte di UNISI CGT riguardo alla “Carta giacimentologica dei marmi delle Alpi Apuane” a scala 1:10.000 e della sua informatizzazione, di cui il LaMMA ha seguito la pubblicazione Web. I materiali storici sono stati coltivati in passato per uso ornamentale, la loro conoscenza riveste particolare importanza sia nel collocamento delle pietre toscane nell’edilizia e nell’arte sia per il restauro monumentale. In generale i materiali storici hanno attualmente scarso interesse estrattivo, di alcuni di questi sono state comunque individuate e cartografate le aree di cava. Si definiscono “Ornamentali” tutti quei materiali litoidi escavati sia in blocchi squadrati o informi sia in lastre grezze, utilizzati per la produzione di lastre lavorate e affini quali marmi, cipollini, arenarie, graniti, alabastri, ardesie, calcari, travertini, tufi, basalti, porfidi, oficalciti ecc., di cui alla lettera b, art. 2 della L.R. 78/1998. La distribuzione oggettiva dei materiali lapidei d’interesse estrattivo è circoscritta nel territorio ed in coerenza di quanto indicato nel documento PRAER viene qui denominata Risorsa. Le aree di giacimento sono intese invece quelle individuate sulla base delle aree di risorsa depurate dai vincoli ostativi accertati sul territorio. Occorre sottolineare che il termine risorsa estrattiva teoricamente si estende a tutte le formazioni geologiche che possono essere impiegate come materiali ornamentali. In accordo con il documento PRAER si sottolinea che all’atto pratico è difficile che una formazione geologica presenti caratteristiche ornamentali e chimico-fisico-meccaniche tali da renderla d’interesse commerciale in tutta la sua estensione territoriale, ma occorre individuare quelle zone dove ornamentazione e caratteristiche mineralogiche consentono di ritenere quel materiale una varietà merceologica. Per esempio, tutta la formazione del Macigno potrebbe essere considerata "risorsa estrattiva”, ma in realtà le condizioni per ottenere da questa roccia una Pietra Serena sfruttabile come pietra ornamentale sono limitate. Con questa tipologia d’approccio sono state realizzate le carte tematiche delle Pietre Ornamentali prodotte nell’ambito di questo progetto. Alla luce delle precedenti considerazioni nella legenda delle carte delle pietre ornamentali allegate l’area di Risorsa è stata così definita: “area di potenziale interesse estrattivo individuata nel documento P.R.A.E.R. (approvato con deliberazione del 2 Consiglio Regionale n. 27 del 27 febbraio 2007)”. Da notare che tali aree in vari casi non sono coerenti con l’assetto e la geometria della formazione geologica produttiva. Il criterio utilizzato per il raggruppamento dei vari materiali nella legenda delle pietre ornamentali è di tipo litologico e genetico. Sono state individuate due grandi classi litologiche in cui rientrano la quasi totalità delle pietre ornamentali affioranti nella Regione Toscana: arenarie e calcari (nel caso delle rocce sedimentarie); metarenarie e metacalcari (nel caso delle rocce metamorfiche). Fanno eccezione: le rocce solfatiche rappresentate unicamente dal “gesso alabastrino”, coltivato nelle Province di Pisa e Siena caratterizzate da una complessa genesi e coltivate in Provincia di Firenze e Prato. Costituiscono un gruppo a parte le pietre ornamentali di origine magmatica che annoverano i “Graniti dell’Elba” e due tipologie di materiali vulcanici e le brecce ofiolitiche associate alle unità tettoniche Liguri. Vengono di seguito descritte alcune caratteristiche, note storiche e impieghi delle varie tipologie di pietre ornamentali coltivate nel territorio della Regione Toscana. 3 2 Arenarie Le arenarie affiorano diffusamente nel territorio della Regione Toscana prevalentemente in corrispondenza del crinale appenninico. Sono numerose le formazioni geologiche esclusivamente o prevalentemente caratterizzate da questo litotipo, come ad esempio il Macigno, le Arenarie di Monte Modino, le Arenarie del Gottero, le Arenarie del Cervarola, la Pietraforte. Tali materiali vengono utilizzati come pietre ornamentali nell’edilizia e nei manufatti quando lo spessore delle bancate arenacee, le caratteristiche chimico – fisiche ed estetiche sono tali da consentirne vantaggiose attività commerciali. Fra le arenarie utilizzate come pietre ornamentali nella Regione Toscana la Pietra Serena è certamente il materiale più noto. Numerose cave furono aperte nel territorio limitrofo alla città di Firenze fin dal periodo etrusco-romano, con un grande sviluppo nel Rinascimento, per innumerevoli realizzazioni di architettura ed edilizia del capoluogo granducale, tra cui si possono ricordare il Porticato degli Uffizi, le chiese di S. Lorenzo e di S. Spirito e molti altri. Le cave originarie, oggi tutte dimesse, si ritrovano nelle due principali località di Monte Ceceri, nei pressi di Fiesole e nelle cave della località della Gonfolina, nei pressi di Montelupo Fiorentino, ed inoltre nei pressi di Settignano aperte a partire dal XV secolo, furono poi riservate ai richiedenti da parte del granduca di Toscana con lo sviluppo di una importante tradizione di scalpellini. Altre zone di minore interesse in cui è stata estratta la Pietra Serena si trovano in provincia di Grosseto (Scarlino), a Carmignano presso Prato, a Larciano e Vellano presso Pistoia, Cortona e Battifolle presso Arezzo. Le cave nella zona della Gonfolina sono ubicate nella porzione superiore della formazione del Macigno appartenete all’unità tettonica della Falda Toscana, mentre per l’area delle cave di Fiesole è stato riconosciuto un passaggio stratigrafico verso le Arenarie di Monte Modino, caratterizzato da strati arenacei di spessore variabile tra 1 e 5 metri , separati da livelli argillitici submetrici. Nella provincia di Lucca la formazione del Macigno è coltivata e commercializzata come Pietra di Matraia località situata nel versante del M.te Gromigno. Il comparto estrattivo della Pietra Serene di Firenzuola è ubicato nella provincia di Firenze e costituisce uno dei settori estrattivi più importanti della Toscana dopo le Alpi Apuane, situate nel comune omonimo. Dal punto di vista geologico le cave ricadono tutte nella formazione Marnoso Arenacea appartenente all’unità tettonica Umbro-Marchigiana e caratterizzata da alternanze di marne siltose e arenarie a cemento calcareo. Innumerevoli sono le realizzazioni effettuate con questo materiale tra cui si possono citare le pavimentazioni e arredi dell’Università Bocconi di Milano e dell’Apple Retail Store di New York, del Palazzo Samsung a Seul (Corea) e delle pavimentazioni delle principali piazze di Trieste e Genova. La formazione delle Arenarie di Manciano è estratta in alcune cave (attualmente attive) nel territorio del comune di Manciano in provincia di Grosseto con produzione annuale di circa 8.000-9.000 tonnellate. Dal punto di vista geologico la formazione è costituita da un’arenaria calcarea-feldspatico-quarzosa, con alto tenore in carbonato di calcio, con colore variabile dal grigio (Grigio Perla) al bruno-giallastro con zonature (Pietra Dorata) fino a marrone. Il materiale presenta buone caratteristiche fisico-meccaniche che ne rendono adatto l’uso architettonico anche per esterni. Numerose realizzazioni anche internazionali hanno reso l’impiego della pietra di Santafiora, anche nella nuova edilizia e architettura fiorentina e di altre città (Università di Firenze, Palazzo di Giustizia e Teatro della Compagnia, Sede centrale Gucci, Casinò di Campione d’Italia, Palazzo De Cecco di Pescara). 4 Altra tipologia di arenarie utilizzate come pietre ornamentali è la Pietraforte costituita da arenarie con relativamente alto tenore in carbonati, a grana fine, con frequenti vene di calcite, laminazioni convolute e tipica colorazione ocra superficiale. Nell’edilizia del capoluogo toscano sono presenti importanti realizzazioni tra le quali si segnalano: Palazzo Pitti, Palazzo Strozzi, Palazzo Vecchio, Orsanmichele, Biblioteca Nazionale, Ponte alla Carraia,Palazzo Bargello, Stazione di S.Maria Novella. Numerose cave storiche oggi dimesse si ritrovano nell’area fiorentina (es. in località Boboli e Monteripaldi) mentre le attuali cave si trovano nel territorio di Pontassieve e Rignano sull’Arno, Reggello e Greve in Chianti. Affioramenti sfruttati per cave di Pietraforte si ritrovano anche nella provincia di Grosseto (Santa Fiora, Arcidosso) e nelle aree di Poppi (Casentino). In provincia di Massa Carrara sono commercializzate le Arenarie della Lunigiana o Pietra della Lunigiana: Arenarie di Fivizzano e di Pontremoli. La diffusa presenza di affioramenti di arenaria in Lunigiana ha fatto sì che dell'impiego di questa pietra nel corso dei secoli si trovino molteplici attestazioni, sia nell'edilizia che in manufatti. La forte emigrazione e le trasformazioni economiche del Novecento, con il conseguente abbandono dell'attività agricola, hanno profondamente modificato il paesaggio nel quale la vegetazione spontanea ha invaso ogni ambito, cancellando i segni della presenza dell’uomo e tra gli altri anche quelli dell' estrazione della pietra. Degne di nota sono le arenarie metamorfiche della formazione dello Pseudomacigno, coltivate nella zona meridionale delle Alpi Apuane, costituito a una alternanza di livelli di metarenarie e di metasiltiti. La porzione arenacea, denominata Pietra del Cardoso, viene estratta in banchi compatti di colore grigio chiaro fino a grigio scuro. Le metasiltiti sono caratterizzate da colore nero-grigio scuro e sono conosciute con il nome di Ardesia Apuana. Le cave sono tutte comprese nel territorio del comune di Stazzema e sono attualmente 8 con una forza lavoro di circa 25-30 addetti e una produzione complessiva di circa 15.000-20.000 tonnellate annue. La “Pietra del Cardoso” costituisce un materiale ornamentale di buon pregio con caratteristiche fisico meccaniche superiori a quelle delle corrispondenti arenarie toscane non metamorfiche della tipologia della “Pietra Serena”. Le ardesie delle Alpi Apuane, attualmente non coltivate, costituiscono l’equivalente metamorfico della “Lavagna” estratta da molti secoli dalla località omonima della Liguria orientale. La Pietra di Guamo viene estratta dalle Quarziti bianco-rosa affioranti nei Monti Pisani, nei Comuni di San Giuliano, di Lucca, di Calci, di Buti e di Capannori. Molti edifici medioevali e di epoca successiva, in Pisa e Lucca, hanno la struttura portante e molti elementi architettonici realizzati con quarziti. Le cave di quarziti sono situate sul versante Nord dei Monti Pisani, tra Guamo e Pieve di Compito, da dove proviene la maggior parte della pietra utilizzata nell'area di Lucca. Si tratta della Pietra di Guamo o Pietra Bigia, quarzite di colore uniforme generalmente grigio, talvolta con tonalità rossastre. 5 3 Calcari Nella Regione Toscana la maggiore produzione di rocce calcaree come pietre ornamentali è attribuibile ai rinomatissimi marmi apuani, coltivati nelle provincie di Massa - Carrara e Lucca, dove l’estrazione di pietre ornamentali è caratterizzata da una storia secolare, con produzione di una grande varietà di marmi che non trova eguali altrove. L’escavazione del marmo in questa zona è passata nel tempo, dal punto di vista occupazionale, da un’attività decisamente di massa ad un’attività più ristretta. Il numero degli addetti, stimabile agli inizi del ‘900 intorno alle 9000 unità, è sceso al disotto delle 1000 unità nei giorni nostri. Parallelamente la produzione di marmo è aumentata in modo vertiginoso: agli inizi degli anni ‘80 viene superato 1.000.000 di ton/anno e a metà degli anni ‘90 1.500.000 ton/anno. Ancor più accentuata è la crescita della produttività, essendo passata dalle 70 ton/anno per addetto del dopo guerra a le oltre 1000 ton/anno per addetto attuali. Nelle Alpi Apuane all’interno delle sequenze metasedimentarie che caratterizzano l’Unità di Massa e l’”Autoctono” auct. sono presenti, a differenti livelli stratigrafici marmi, metabrecce e calcescisti dai quali viene estratta una vasta gamma di pietre ornamentali. Nell’”Autoctono” auct. litologie marmoree (marmi e metabrecce mono o poligeniche) caratterizzano sia formazioni triassiche (Formazione di Vinca, Brecce di Seravezza, Marmi a Megalodonti) che formazioni del Lias inferiore (Marmi Dolomitici, Marmi e Marmo Zerbino). Marmi impuri, metabrecce poligeniche e calcescisti si trovano in diverse formazioni del Dogger e del Cretaceo (Calcescisti, Formazione di Arnetola e Cipollini). Nell’Unità di Massa litologie marmoree caratterizzano invece la formazione dei Marmi a Crinoidi del Trias medio. I marmi apuani sono comunemente considerati un materiale naturale isotropo di composizione monomineralica (CaCO3 > 98%,) caratterizzata, dal punto di vista microstrutturale, da una struttura granoblastica poligonale. Allo scopo di definire una legenda delle varietà merceologiche di marmo utilizzabile a scala dell’intero bacino marmifero apuano, è stata qui considerata una varietà merceologica come una “unità litostratigrafica informale” che rappresenta un corpo roccioso distinguibile e separabile da quelli adiacenti in funzione di una generale omogeneità litologica e anche per la presenza di altri caratteri peculiari, quali per esempio la loro utilità o interesse economico. Una varietà merceologica di marmo può essere quindi completamente descritta e separata da quelle adiacenti in base a caratteri che sono, da un lato, strettamente litologici (es: metacalcare, metabreccia, calcescisto, ecc.), dall’altro propriamente “commerciali-estetici” (es: colore e disegno), a prescindere dal suo significato stratigrafico. Questo ha come diretta conseguenza che la stessa tipologia di marmo può essere riconosciuta e cartografata in differenti posizioni stratigrafiche all’interno della successione metamorfica apuana. I caratteri litologici presi in considerazione per definire le varietà merceologiche sono frutto di osservazioni a scala dell’affioramento e analisi al microscopio ottico e riguardano: i) il litotipo predominante (es: marmo, marmo impuro, metabreccia mono - o poligenica, calcescisto etc…); ii) la struttura della roccia (es: roccia omogenea o anisotropa); iii) la dimensione media dei cristalli di calcite (grana fine < 150 µ m, grana media 150-350 µm, grana grossa > 350 µm); iv) la composizione mineralogica; v) nel caso di metabrecce, il rapporto tra clasti e matrice (tessiture casto sostenute o matrice sostenute). I parametri estetici presi in considerazione sono invece rappresentati dal colore e dal disegno. Il colore risulta spesso un fattore discriminante e, nei marmi, è in genere dovuto alla presenza di microcristalli di ematite (colorazione dal rosa al rosso vivo), ossidi di manganese (dal rosso scuro al viola), idrossidi di ferro (dall’arancione al giallo), clorite (toni del verde) ecc., omogeneamente diffusi 6 all’interno della roccia o concentrati nella matrice. Il disegno è definito dalla dimensione, forma, orientazione e disposizione relativa degli elementi che sostituiscono il materiale (es: forma dei clasti di una metabreccia, disposizione spaziale delle venature). In base ai criteri sopra esposti sono 14 le unità litostratigrafiche informali che rappresentano le diverse varietà merceologiche presenti all’interno del bacino marmifero delle Alpi Apuane. Le 14 varietà merceologiche sono state suddivise, in base alle loro caratteristiche generali, in 5 gruppi: marmi brecciati, marmi bianchi, marmi grigi e venati, marmi cipollini e marmi storici. Nella legenda allegata sono descritte le caratteristiche delle seguenti varietà dei marmi apuani: marmi brecciati (Arabescato, Brecce rosse, Calacatta e Fantastico), marmi bianchi (Ordinario, Statuario e Bianco), marmi grigi e venati (grigio, venato e zebrino), marmi cipollini, marmi storici (Brecce di Seravezza, Nero di Colonnata, Rosso Rubino) e marmi n.c. relative ad aree con varietà merceologiche non determinate per inacessibilità dei luoghi o aree storicamente non interessate da importante attività estrattiva. La cartografia proposta relativa ai marmi apuani fa riferimento al precedente progetto realizzato dal Centro di GeoTecnologie denominato “Carta giacimentologica dei marmi delle Alpi Apuane” a scala 1:10.000 e della sua informatizzazione. A completare l’elenco dei marmi toscani sono stati considerati i marmi gialli coltivati presso la Montagnola senese (varietà marmi di Gallena e giallo Siena) e i marmi di Campiglia Marittima caratterizzati da una genesi da ricondurre a processi di metamorfismo di contatto. Degni di nota sono anche i calcari non metamorfici utilizzati come pietre ornamentali quali Travertini coltivati nelle provincie di Siena e Grosseto, e i vari “rossi” quali ad esempio Rosso Collemandina, Rosso di Castelpoggio. In alcuni casi si tratta di materiali storici non più coltivati e dei quali sono stati commercializzati solo poche tonnellate di pietra, di seguito ne vengono descritte alcune tipologie tra le più conosciute; solo alcune sono state cartografate nelle carte delle pietre ornamentali. Le cave del Rosso Collemandina sono situate in provincia di Lucca, a pochi chilometri di distanza da Castelnuovo Garfagnana. Le cave attualmente attive, sia a cielo aperto che in sotterraneo, si ritrovano nelle vicinanze del paesino di Sassorosso, ubicato lungo la strada provinciale per il Passo delle Radici, costruito in gran parte con la pietra rossa locale. Le cave sono state aperte nella formazione del “Rosso Ammonitico” appartenente all’unità tettonica della Falda Toscana. Il materiale fu coltivato almeno fino dal XIII secolo anche per gli arredi, intarsi e rivestimenti del duomo di Lucca. Il Calcare denominato Portasanta di Gavorrano è coltivato in località Caldana presso il paese di Gavorrano in provincia di Grosseto. Si tratta delle più importanti cave di questi litotipi in Toscana, ed hanno fornito numerose realizzazioni soprattutto per l’edilizia religiosa e gli arredi di Firenze e di Siena, fornendo un materiale pregiato presso vari monumenti quali il Duomo di Siena, la galleria della Specola e la galleria Palatina a Firenze. Il materiale divenne importante nel rinascimento come materiale sostitutivo del marmo antico “Portasanta” dell’isola di Chio in Grecia, che fornì i portali della Porta Santa in Vaticano. Le cave furono aperte almeno dal 1543 e la fine delle attività è conosciuta nel periodo 1975-1979. I siti di cava principali sono due, che sfruttavano livelli di calcari rosati e grigi, con brecce autoclastiche, inquadrabili in prossimità del contatto stratigrafico tra “Calcari massicci” e “Rosso ammonitici” dell’unità tettonica della Falda Toscana. Dell’industria del “marmo” Rosso di Castelpoggio, paese situato tra Carrara e Fosdinovo in provincia di Massa-Carrara, le prime notizie appaiono nella prima metà del XVI sec. Una prima attribuzione sicura a questo 7 materiale è stata fatta sui pannelli e rivestimenti delle nicchie per una statua di S.Agostino nella Chiesa della SS.Annunziata della città di Pontremoli, in alta Lunigiana. La realizzazione fu compiuta dallo scultore di Carrara Pietro Aprile nel 1526 con precedenti attribuzioni a Jacopo Sansovino o al Tribolo. Costituiscono una curiosità i calcari rosati denominati marmi Rosso Amiata le cui prime vicende storiche conosciute sull'attività di escavazione dei marmi rossi di Roccalbegna iniziano nel 1930 circa con la costituzione di una società "Anonima Marmifera Amiatina" con sede ad Arcidosso, che iniziò la coltivazione del giacimento di calcare Rosso Ammonitico in livelli verticali di circa 30 metri, presenti nell'area degli speroni rocciosi calcarei di Poggio al Sasso, a sud del paese di Roccalbegna e alla confluenza tra l'omonimo fiume e il Fosso Rigo. Con il nome di Pietra Volterrana o Pietra di Montaione ci si riferisce a calcareniti ricementate coltivate e utilizzate nella zona di Montaione in Provincia di Pisa dove appartenenti alla formazione delle Sabbie Plioceniche. Potenti bancate affiorano nella località Bosco, a sud di Montaione, dov’è stato individuato un affioramento che è preso come riferimento per l'escavazione saltuaria di questo materiale da utilizzare per il recupero e la manutenzione dei nuclei storici della zona. I travertini sono pietre ornamentali molto diffuse estratte nella Toscana centro meridionale nelle Provincie di Siena e Grosseto. Si tratta di rocce di origine chimica e chimico-detritica che si formano per sedimentazione di carbonato di calcio da acque, termali o fredde, sature. Il deposito avviene sotto forma di una melma dalla quale deriva per solidificazione la pietra compatta. La presenza nella roccia di cavità vacuolari più o meno piccole è dovuta principalmente a tre fattori: alla presenza di vegetazione o residui di quest’ultimi sul luogo di deposito, al chimismo delle acque circolanti e alla riprecipitazione di carbonato di calcio. Lo spessore dei banchi di travertino è assai variabile e dipende dalla continuità della disposizione carbonatica nel tempo. Il bacino estrattivo di Rapolano Terme, in provincia di Siena, rappresenta il più importante giacimento di travertini italiani dopo quelli delle “Acque Albule” di Tivoli nel Lazio. Il Travertino di Rapolano terme è caratterizzato da colore beige avorio a plaghe con tonalità più o meno intense con locali aree grigio scure. Può essere costituito anche da alternanze di lamine da micrometriche a centimetri che con andamento sub parallelo di colore variabile tra bianco avorio, il giallo arancio ed il bruno (varietà Travertino di Rapolano nocciolato venato). Esiste infine una varietà denominata Travertino di Rapolano scuro di colore brunastro con plaghe più o meno scure, localmente tendenti al bianco avorio. Le attività di coltivazione dei travertini, nota almeno dal XIV sec. ma con reperti di età etrusco-romana e con primi documenti ufficiali risalenti al 1597 , è iniziata a livello industriale negli anni ’20 del XX sec. Le due aree principali di estrazione dei travertini sono la zona dell’abitato di S.Andrea e delle terme di Rapolano , dove furono lavorate le cave più antiche, oggi quasi tutte inattive e le nuove aree estrattive delle Querciolaie e cave Oliviera. A partire dagli anni ’90 del secolo scorso l’attività estrattiva delle cave di Rapolano ha avuto un forte incremento di interesse a causa della variabilità delle colorazioni dei travertini, che consentono, soprattutto nella lavorazione “in falda”, una grande disponibilità di varietà commerciali. Il bacino estrattivo dei travertini di Montemerano e’ situato nel comune di Manciano, in provincia di Grosseto. Il giacimento è stato scoperto attorno al 1930 ed è stato sfruttato a livello industriale a partire dalle attività della società Montecatini, successivamente rilevata dalle aziende minerarie di stato AMMI, poi IMEG, soprattutto durante gli anni 1970 e 1990. 8 La varietà del Travertino di Montemerano bianco Maremma è costituito da lamine da millimetriche a centimetri che ad andamento sub parallelo, localmente ondulate, di colore variabile da beige a bianco avorio e bruno. Presso San Casciano dei Bagni è estratta una varietà caratterizzata da una porosità diffusa di colore beige rosato di aspetto eterogeneo con locali concentrazioni di minerali opachi e di clasti anche subcentimetrici. Il travertino è utilizzato per rivestimenti e pavimentazioni di interni ed esterni; o impiegato per soglie, balaustre, colonne ed altri elementi architettonici, per l'oggettistica di arredo e nell'ornato. Molte realizzazioni internazionali del periodo IMEG e successivi sono note con questi materiali (Palazzo presidenziale del Camerun, Sede del Sultanato del Brunei, Pasadena Tower , Grady Memorial Hospital di Pasadena, Biocenter di Copenhagen). 9 4 Alabastri Dal punto di vista mineralogico l’alabastro è una varietà microcristallina di gesso. I microcristalli di gesso sono isorientati e consentono il trasferimento della luce da cui il termine di Pietra della Luce. L’alabastro ha proprietà fisico meccaniche che lo collocano tra i materiali teneri (II° grado della scala di Mohs) ciò che lo rende, insieme alla tessitura cristallina, facilmente lavorabile. Il gesso cristallizza nel sistema monoclino in cristalli limpidi e allungati, si sfalda in lamine sottilissime leggermente flessibili, ma non elastiche; è trasparente con trasparenza vitrea, spesso madreperlacea sulle superfici di sfaldatura. Dal punto di vista commerciale sono conosciuti quattro tipologie di alabastri: il così detto Scaglione, alabastro traslucido proveniente dalle cave di Castellina Marittima; la Pietra a Marmo, bianca e opaca; il Bardiglio; caratterizzato dalla presenza di venature scure a seconda delle impurità contenute e l’Agata, di colore tra il rosso e il marrone dovuto alla presenza di ossidi di ferro e manganese. Gli alabastri in Toscana sono principalmente rappresentati dai giacimenti del senese (Radicondoli, Chiusdino) ed in quelli del Volterrano, in provincia di Pisa (Volterra, Pomarance, Montecatini Val di Cecina, Bibbona). L’alabastro generalmente si presenta in blocchi ovoidali incassati in una matrice argilloso-gessosa. che vengono estratti scalzandoli dalla roccia e liberandoli dal guscio che li riveste. Le alabastrini, anche dette in modo improprio "onici", presentano colori assai variabili che vanno dal nocciola chiaro, al marrone, al rossastro, al nero ed assumono con la lucidatura un aspetto assai caratteristico. Possono essere segati anche in lastre di pochi millimetri per applicazioni su supporti di travertino o di altri materiali che ne fanno da base per lavori a mosaico. Vengono anche utilizzate per lavori di pregio, tavoli, anfore, suppellettili, manufatti di arredo. 10 5 Rocce magmatiche Tra le rocce magmatiche coltivate nel territorio della Regione Toscana troviamo rappresentate le rocce intrusive (ad esempio Granito dell’Elba), le rocce effusive prevalentemente di natura lavica (ad esempio Peperino del Mote Amiata) e le rocce “verdi” appartenenti al complesso ofiolitico ligure. Il granito dell'Isola d'Elba che costituisce l’ossatura del Monte Capanne, è una roccia ignea intrusiva riferibile ad una granodiorite formata da plagioclasio andesitico nettamente prevalente, e da ortose, quarzo e biotite. La coltivazione del "granito" elbano, è avvenuta prevalentemente nel versante Sud del Monte Capanne, presso S. Ilario, S. Piero, Seccheto e Pomonte, nella fascia mediana della cupola granodioritica. La pietra si presente cristallina a grana medio piccola, di colore bianco con uniforme punteggiatura nera che conferisce alla roccia un aspetto così detto “sale e pepe”. Le rocce vulcaniche del M. Amiata hanno un aspetto massiccio con strutture fluidali spesso caratterizzate da intensa fratturazione; queste caratteristiche permettono una facile lavorabilità che viene impiegata per la produzione di bozze e conci da costruzione. L'escavazione si è sempre concentrata nei lembi più bassi delle colate tardive sia per la maggior facilità di lavorazione delle vulcaniti sia per la loro abbondanza. L'area del cono vulcanico del Monte Amiata è compresa nei comuni di Arcidosso, Castel del Piano, Abbadia S. Salvatore, Piancastagnaio, Seggiano e S.Fiora. Gli affioramenti di rocce vulcaniche (rioliti) presso Roccatederighi, Roccastrada e Torricella si presentano in affioramenti discontinui, spesso alterati. Generalmente la durezza della roccia probabilmente ne ha limitato l'impiego in epoche antiche; l'uso in bozze e conci da costruzione è da riferire all’avvento degli esplosivi. La denominazione di “Verde di Prato” e’ storicamente assegnato alle rocce verdi (ofioliti) costituite dalle Serpentiniti del Dominio Ligure Interno, associate a gabbri e basalti, incluse nella “Formazione del Monte Morello” e affioranti nell’area di Figline e del Monte Ferrato, nei dintorni di Prato. Lo sfruttamento con numerose cave delle serpentiniti ha avuto inizio nel medioevo con notizie dal XI secolo, per la realizzazione di conci murari, lastre da rivestimento e arredi religiosi delle chiese e cattedrali di Prato, di Pistoia, Pisa e della cattedrale di S. Maria del Fiore a Firenze. Materiale fratturato ma piuttosto compatto per utilizzi in “conci” , e’ stato distinto in varie qualità denominate “ranocchiaia”, marmo Nero di Prato, Pietra Nera di Paragone, mentre i gabbri,cavati per scopi di edilizia come inerti, furono denominati “granitone”. Le attività estrattive moderne, effettuate su 3-4 cave a cielo aperto, è proseguita fino agli anni ’70 del secolo scorso. In molte altre località della Toscana con affioramenti di serpentiniti e “oficalciti” sono state tentate escavazioni per pietre ornamentali. Tra le aree più significative possono essere citate quelle di alcune cave della località Gabbro, in provincia di Livorno, attive fino al 1980 (Verde Etrusco) ; nella zona di Vallerano di Murlo (Siena) alcune cave hanno fornito produzioni limitate di blocchi e conci per i rivestimenti e arredi del Duomo di Siena. Nell’area dei Monti Rognosi in provincia di Arezzo (nel comune di Anghiari) sono note limitate produzioni di oficalciti rosso-verdi denominate “Rosso di San Sepolcro”. Segue Tabella riassuntiva delle tavole della Carta delle Pietre Ornamentali: 11 Numero progressivo delle Carte tematiche, Comune interessato, Pietra ornamentale e sigla corrispondente. 12 N° tav. Comune Tav 1 Pontremoli Tav 2 Tav 3 Pietra ornamentale Sigla ARENARIA DI FIVIZZANO, ARENARIA DI PONTREMOLI, PIETRA DI LUNIGIANA ap Fivizzano ARENARIA DI FIVIZZANO, ARENARIA DI PONTREMOLI, PIETRA DI LUNIGIANA ap Camporgiano ARENARIA DI FIVIZZANO, ARENARIA DI PONTREMOLI, PIETRA DI LUNIGIANA ap Tav 4 Villa Collemandina ROSSO COLLEMANDINA, R. ANTICO DI MONSUMMANO, R. DI SASSETTA, R.LUCESE, R. AMIATA, R. DI MONTIERI rc Tav 5 Fosciandora ROSSO DI CASTELPOGGIO, ROSSO DI MONTERANTOLI, ROSSO MONSUMMANO rm Tav 6 Sambuca Pistoiese (1) PIETRA SERENA ps Tav 7 Firenzuola (1) PIETRA DI FIRENZUOLA pz Tav 8 Firenzuola (2) PIETRA SERENA ps Tav 9 Firenzuola Palazzuolo sul Senio (1) PIETRA DI FIRENZUOLA pz Tav 10 Firenzuola Palazzuolo sul Senio (2) PIETRA DI FIRENZUOLA pz Tav 11 Palazzuolo sul Senio _ Marradi PIETRA DI FIRENZUOLA pz Tav 12 Sambuca Pistoiese (2) PIETRA SERENA ps Tav 13 Pescia PIETRA SERENA ps Tav 14 Capannori (1) PIETRA DI MATRAIA pm Tav 15 Pontassieve PIETRA DI SANTA BRIGIDA pb Tav 16 Capannori (2) PIETRA DI GUAMO pg Tav 17 Sestino PIETRA SERENA ps Tav 18 Reggello PIETRAFORTE - PIETRA SERENA pf - ps Tav 19 Loro Ciuffenna PIETRA SERENA ps Tav 20 Greve in Chianti PIETRAFORTE - PIETRA SERENA pf - ps Tav 21 Montaione PIETRA VOLTERRANA, PIETRA DI MONTAIONE pv Tav 22 Volterra (1) GESSO ALABASTRINO ga Tav 23 Santaluce GESSO ALABASTRINO ga Tav 24 Montecatini Val di cecina GESSO ALABASTRINO ga Tav 25 Pomarance GESSO ALABASTRINO ga Tav 26 Volterra (2) GESSO ALABASTRINO ga Tav 27 Bibbona GESSO ALABASTRINO ga Tav 28 Casole d'elsa _ Radicondoli GESSO ALABASTRINO ga Tav 29 Casole d'elsa MARMI DI GALLENA gl Tav 30 Sovicille (1) MARMI DI GALLENA - GIALLO SIENA gl - gs Tav 31 Sovicille (2) MARMI DI GALLENA - GIALLO SIENA gl - gs Tav 32 Rapolano _ Asciano (1) TRAVERTINO DI RAPOLANO TERME tr Tav 33 Rapolano _ Asciano (2) TRAVERTINO DI RAPOLANO TERME tr Tav 34 Montieri _ Chiusdino GESSO ALABASTRINO ga Tav 35 Chiusdino GESSO ALABASTRINO ga Tav 36 Roccastrada RIOLITE ri Tav 37 Castagneto Carducci MARMI DI CAMPIGLIA MARITTIMA cm 13 Tav 38 Suvereto MARMI “NOISETTE FLEURY”, GRIGIO FIOR DI BOSCO, PORTASANTA DI GAVORRANO nf Tav 39 San Caciano dei Bagni TRAVERTINO SCABAS, TRAVERTINO ROSA ts Tav 40 Castel del Piano _ Arcidosso PEPERINO th Tav 41 Manciano (1) TRAVERTINO DI MONTEMERANO tm Tav 42 Manciano (2) TRAVERTINO DI MONTEMERANO tm Tav 43 Manciano (3) PIETRA DORATA, PIETRA DI SANTA FIORA, GRIGIO PERLA pd Tav 44 Marciana GRANITO DELL’ISOLA D’ELBA gi Tav 45 Campo nell'Elba GRANITO DELL’ISOLA D’ELBA gi Tav 46 Minucciano MARMI APUANI s.l. or - st - ecc. Tav 47 Fivizzano MARMI APUANI s.l. or - st - ecc. Tav 48 Vagli MARMI APUANI s.l. or - st - ecc. Tav 49 Minucciano _ Massa MARMI APUANI s.l. or - st - ecc. Tav 50 Carrara _ Fivizzano MARMI APUANI s.l. or - st - ecc. Tav 51 Molazzana _ Vergemoli MARMI APUANI s.l. or - st - ecc. Tav 52 Vagli _ Stazzema _ Careggine MARMI APUANI s.l. or - st - ecc. Tav 53 Carrara _ Massa MARMI APUANI s.l. or - st - ecc. Tav 54 Massa (1) MARMI APUANI s.l. or - st - ecc. Tav 55 Stazzema MARMI APUANI s.l. or - st - ecc. Tav 56 Montignoso _ Seravezza MARMI APUANI s.l. or - st - ecc. Tav 57 Massa (2) MARMI APUANI s.l. or - st - ecc. Tav 58 Tav 59 Stazzema _ Vergemoli Stazzema MARMI APUANI s.l. PIETRA DEL CARDOSO - ARDESIA APUANA or - st - ecc. cd - aa Tav 60 Pietrasanta _ Stazzema MARMI APUANI s.l. or - st - ecc. Tav 61 Seravezza _ Pietrasanta MARMI APUANI s.l. or - st - ecc. Tav 62 Scarlino PIETRA SERENA ps Tav 63 Montemurlo _ Prato VERDE PRATO, VERDE ETRUSCO, ROSSO DI SAN SEPOLCRO vp Tav 64 Livorno _ Collesalvetti _ Rosignano VERDE PRATO, VERDE ETRUSCO, ROSSO DI SAN SEPOLCRO vp Tav 65 Anghiari VERDE PRATO, VERDE ETRUSCO, ROSSO DI SAN SEPOLCRO vp Tav 66 Monsummano _ Terme ROSSO DI CASTELPOGGIO, ROSSO DI MONTERANTOLI, ROSSO MONSUMMANO rm Tav 67 Fosdinovo _ Carrara ROSSO DI CASTELPOGGIO, ROSSO DI MONTERANTOLI, ROSSO MONSUMMANO rm Tav 68 Gavorrano MARMI “NOISETTE FLEURY”, GRIGIO FIOR DI BOSCO, PORTASANTA DI GAVORRANO nf Tav 69 Camaiore ROSSO COLLEMANDINA, R. ANTICO DI MONSUMMANO, R. DI SASSETTA, R.LUCESE, R. AMIATA, R. DI MONTIERI rc Tav 70 Roccalbegna _ Semproniano ROSSO COLLEMANDINA, R. ANTICO DI MONSUMMANO, R. DI SASSETTA, R.LUCESE, R. AMIATA, R. DI MONTIERI rc 14