Carta delle pietre ornamentali
(BD_PIOR)
Enti realizzatori
1. Carta delle Pietre Ornamentali
La carta delle pietre ornamentali della Regione Toscana alla scala 1/10.000 individua nel territorio gli
affioramenti dei materiali lapidei (marmi,graniti,pietre) evidenziando le varietà merceologiche coltivate e le
relative formazioni geologiche produttive, l’ubicazione delle cave attive ed inattive e le discariche di cava
eventualmente presenti. La geometria degli affioramenti di pietre ornamentali è basata sul continuum
territoriale geologico alla scala 1/10.000 della Regione Toscana. Ogni pietra ornamentale compare nella
legenda con una sigla di due lettere e con il proprio nome commerciale che la individua con immediatezza
presso gli addetti ai lavori. Ad esempio: Pietra Serena, Giallo Siena, Rosso Collemandina, Marmo Cipollino. Le
carte delle pietre ornamentali allegate al presente progetto sono n. 70.
La guida per l’individuazione nel territorio regionale degli affioramenti oggetto di escavazione nel
passato ed attualmente in atto è stata fornita dal documento della Regione Toscana denominato “P.R.A.E.R.”
(Piano Regionale delle Attività Estrattive di Recupero delle Aree Escavate e di Riutilizzo dei Residui
Recuperabili, approvato con deliberazione del Consiglio Regionale n. 27 del 27 febbraio 2007), con particolare
riferimento all’allegato B (“Settore II”, Materiali Ornamentali) e all’allegato F (Materiali Storici). Fa eccezione il
territorio delle Alpi Apuane non contemplato dal suddetto documento che è stato qui trattato sulla base di
quanto realizzato da parte di UNISI CGT riguardo alla “Carta giacimentologica dei marmi delle Alpi Apuane” a
scala 1:10.000 e della sua informatizzazione, di cui il LaMMA ha seguito la pubblicazione Web. I materiali
storici sono stati coltivati in passato per uso ornamentale, la loro conoscenza riveste particolare importanza sia
nel collocamento delle pietre toscane nell’edilizia e nell’arte sia per il restauro monumentale. In generale i
materiali storici hanno attualmente scarso interesse estrattivo, di alcuni di questi sono state comunque
individuate e cartografate le aree di cava.
Si definiscono “Ornamentali” tutti quei materiali litoidi escavati sia in blocchi squadrati o informi sia in
lastre grezze, utilizzati per la produzione di lastre lavorate e affini quali marmi, cipollini, arenarie, graniti,
alabastri, ardesie, calcari, travertini, tufi, basalti, porfidi, oficalciti ecc., di cui alla lettera b, art. 2 della L.R.
78/1998. La distribuzione oggettiva dei materiali lapidei d’interesse estrattivo è circoscritta nel territorio ed in
coerenza di quanto indicato nel documento PRAER viene qui denominata Risorsa. Le aree di giacimento sono
intese invece quelle individuate sulla base delle aree di risorsa depurate dai vincoli ostativi accertati sul
territorio. Occorre sottolineare che il termine risorsa estrattiva teoricamente si estende a tutte le formazioni
geologiche che possono essere impiegate come materiali ornamentali. In accordo con il documento PRAER si
sottolinea che all’atto pratico è difficile che una formazione geologica presenti caratteristiche ornamentali e
chimico-fisico-meccaniche tali da renderla d’interesse commerciale in tutta la sua estensione territoriale, ma
occorre individuare quelle zone dove ornamentazione e caratteristiche mineralogiche consentono di ritenere
quel materiale una varietà merceologica. Per esempio, tutta la formazione del Macigno potrebbe essere
considerata "risorsa estrattiva”, ma in realtà le condizioni per ottenere da questa roccia una Pietra Serena
sfruttabile come pietra ornamentale sono limitate. Con questa tipologia d’approccio sono state realizzate le
carte tematiche delle Pietre Ornamentali prodotte nell’ambito di questo progetto. Alla luce delle precedenti
considerazioni nella legenda delle carte delle pietre ornamentali allegate l’area di Risorsa è stata così definita:
“area di potenziale interesse estrattivo individuata nel documento P.R.A.E.R. (approvato con deliberazione del
2
Consiglio Regionale n. 27 del 27 febbraio 2007)”. Da notare che tali aree in vari casi non sono coerenti con
l’assetto e la geometria della formazione geologica produttiva.
Il criterio utilizzato per il raggruppamento dei vari materiali nella legenda delle pietre ornamentali è di tipo
litologico e genetico. Sono state individuate due grandi classi litologiche in cui rientrano la quasi totalità delle
pietre ornamentali affioranti nella Regione Toscana: arenarie e calcari (nel caso delle rocce sedimentarie);
metarenarie e metacalcari (nel caso delle rocce metamorfiche). Fanno eccezione: le rocce solfatiche
rappresentate unicamente dal “gesso alabastrino”, coltivato nelle Province di Pisa e Siena caratterizzate da
una complessa genesi e coltivate in Provincia di Firenze e Prato. Costituiscono un gruppo a parte le pietre
ornamentali di origine magmatica che annoverano i “Graniti dell’Elba” e due tipologie di materiali vulcanici e le
brecce ofiolitiche associate alle unità tettoniche Liguri.
Vengono di seguito descritte alcune caratteristiche, note storiche e impieghi delle varie tipologie di pietre
ornamentali coltivate nel territorio della Regione Toscana.
3
2
Arenarie
Le arenarie affiorano diffusamente nel territorio della Regione Toscana prevalentemente in
corrispondenza del crinale appenninico. Sono numerose le formazioni geologiche esclusivamente o
prevalentemente caratterizzate da questo litotipo, come ad esempio il Macigno, le Arenarie di Monte Modino,
le Arenarie del Gottero, le Arenarie del Cervarola, la Pietraforte. Tali materiali vengono utilizzati come pietre
ornamentali nell’edilizia e nei manufatti quando lo spessore delle bancate arenacee, le caratteristiche chimico
– fisiche ed estetiche sono tali da consentirne vantaggiose attività commerciali.
Fra le arenarie utilizzate come pietre ornamentali nella Regione Toscana la Pietra Serena è certamente
il materiale più noto. Numerose cave furono aperte nel territorio limitrofo alla città di Firenze fin dal periodo
etrusco-romano, con un grande sviluppo nel Rinascimento, per innumerevoli realizzazioni di architettura ed
edilizia del capoluogo granducale, tra cui si possono ricordare il Porticato degli Uffizi, le chiese di S. Lorenzo e
di S. Spirito e molti altri. Le cave originarie, oggi tutte dimesse, si ritrovano nelle due principali località di Monte
Ceceri, nei pressi di Fiesole e nelle cave della località della Gonfolina, nei pressi di Montelupo Fiorentino, ed
inoltre nei pressi di Settignano aperte a partire dal XV secolo, furono poi riservate ai richiedenti da parte del
granduca di Toscana con lo sviluppo di una importante tradizione di scalpellini. Altre zone di minore interesse
in cui è stata estratta la Pietra Serena si trovano in provincia di Grosseto (Scarlino), a Carmignano presso
Prato, a Larciano e Vellano presso Pistoia, Cortona e Battifolle presso Arezzo. Le cave nella zona della
Gonfolina sono ubicate nella porzione superiore della formazione del Macigno appartenete all’unità tettonica
della Falda Toscana, mentre per l’area delle cave di Fiesole è stato riconosciuto un passaggio stratigrafico
verso le Arenarie di Monte Modino, caratterizzato da strati arenacei di spessore variabile tra 1 e 5 metri ,
separati da livelli argillitici submetrici. Nella provincia di Lucca la formazione del Macigno è coltivata e
commercializzata come Pietra di Matraia località situata nel versante del M.te Gromigno.
Il comparto estrattivo della Pietra Serene di Firenzuola è ubicato nella provincia di Firenze e costituisce
uno dei settori estrattivi più importanti della Toscana dopo le Alpi Apuane, situate nel comune omonimo. Dal
punto di vista geologico le cave ricadono tutte nella formazione Marnoso Arenacea appartenente all’unità
tettonica Umbro-Marchigiana e caratterizzata da alternanze di marne siltose e arenarie a cemento calcareo.
Innumerevoli sono le realizzazioni effettuate con questo materiale tra cui si possono citare le pavimentazioni e
arredi dell’Università Bocconi di Milano e dell’Apple Retail Store di New York, del Palazzo Samsung a Seul
(Corea) e delle pavimentazioni delle principali piazze di Trieste e Genova.
La formazione delle Arenarie di Manciano è estratta in alcune cave (attualmente attive) nel territorio del
comune di Manciano in provincia di Grosseto con produzione annuale di circa 8.000-9.000 tonnellate. Dal
punto di vista geologico la formazione è costituita da un’arenaria calcarea-feldspatico-quarzosa, con alto
tenore in carbonato di calcio, con colore variabile dal grigio (Grigio Perla) al bruno-giallastro con zonature
(Pietra Dorata) fino a marrone. Il materiale presenta buone caratteristiche fisico-meccaniche che ne rendono
adatto l’uso architettonico anche per esterni. Numerose realizzazioni anche internazionali hanno reso l’impiego
della pietra di Santafiora, anche nella nuova edilizia e architettura fiorentina e di altre città (Università di
Firenze, Palazzo di Giustizia e Teatro della Compagnia, Sede centrale Gucci, Casinò di Campione d’Italia,
Palazzo De Cecco di Pescara).
4
Altra tipologia di arenarie utilizzate come pietre ornamentali è la Pietraforte costituita da arenarie con
relativamente alto tenore in carbonati, a grana fine, con frequenti vene di calcite, laminazioni convolute e tipica
colorazione ocra superficiale. Nell’edilizia del capoluogo toscano sono presenti importanti realizzazioni tra le
quali si segnalano: Palazzo Pitti, Palazzo Strozzi, Palazzo Vecchio, Orsanmichele, Biblioteca Nazionale, Ponte
alla Carraia,Palazzo Bargello, Stazione di S.Maria Novella. Numerose cave storiche oggi dimesse si ritrovano
nell’area fiorentina (es. in località Boboli e Monteripaldi) mentre le attuali cave si trovano nel territorio di
Pontassieve e Rignano sull’Arno, Reggello e Greve in Chianti. Affioramenti sfruttati per cave di Pietraforte si
ritrovano anche nella provincia di Grosseto (Santa Fiora, Arcidosso) e nelle aree di Poppi (Casentino).
In provincia di Massa Carrara sono commercializzate le Arenarie della Lunigiana o Pietra della
Lunigiana: Arenarie di Fivizzano e di Pontremoli. La diffusa presenza di affioramenti di arenaria in Lunigiana ha
fatto sì che dell'impiego di questa pietra nel corso dei secoli si trovino molteplici attestazioni, sia nell'edilizia
che in manufatti. La forte emigrazione e le trasformazioni economiche del Novecento, con il conseguente
abbandono dell'attività agricola, hanno profondamente modificato il paesaggio nel quale la vegetazione
spontanea ha invaso ogni ambito, cancellando i segni della presenza dell’uomo e tra gli altri anche quelli dell'
estrazione della pietra.
Degne di nota sono le arenarie metamorfiche della formazione dello Pseudomacigno, coltivate nella
zona meridionale delle Alpi Apuane, costituito a una alternanza di livelli di metarenarie e di metasiltiti. La
porzione arenacea, denominata Pietra del Cardoso, viene estratta in banchi compatti di colore grigio chiaro
fino a grigio scuro. Le metasiltiti sono caratterizzate da colore nero-grigio scuro e sono conosciute con il nome
di Ardesia Apuana. Le cave sono tutte comprese nel territorio del comune di Stazzema e sono attualmente 8
con una forza lavoro di circa 25-30 addetti e una produzione complessiva di circa 15.000-20.000 tonnellate
annue.
La “Pietra del Cardoso” costituisce un materiale ornamentale di buon pregio con caratteristiche fisico
meccaniche superiori a quelle delle corrispondenti arenarie toscane non metamorfiche della tipologia della
“Pietra Serena”. Le ardesie delle Alpi Apuane, attualmente non coltivate, costituiscono l’equivalente
metamorfico della “Lavagna” estratta da molti secoli dalla località omonima della Liguria orientale.
La Pietra di Guamo viene estratta dalle Quarziti bianco-rosa affioranti nei Monti Pisani, nei Comuni di
San Giuliano, di Lucca, di Calci, di Buti e di Capannori. Molti edifici medioevali e di epoca successiva, in Pisa e
Lucca, hanno la struttura portante e molti elementi architettonici realizzati con quarziti. Le cave di quarziti sono
situate sul versante Nord dei Monti Pisani, tra Guamo e Pieve di Compito, da dove proviene la maggior parte
della pietra utilizzata nell'area di Lucca. Si tratta della Pietra di Guamo o Pietra Bigia, quarzite di colore
uniforme generalmente grigio, talvolta con tonalità rossastre.
5
3
Calcari
Nella Regione Toscana la maggiore produzione di rocce calcaree come pietre ornamentali è attribuibile
ai rinomatissimi marmi apuani, coltivati nelle provincie di Massa - Carrara e Lucca, dove l’estrazione di pietre
ornamentali è caratterizzata da una storia secolare, con produzione di una grande varietà di marmi che non
trova eguali altrove. L’escavazione del marmo in questa zona è passata nel tempo, dal punto di vista
occupazionale, da un’attività decisamente di massa ad un’attività più ristretta. Il numero degli addetti, stimabile
agli inizi del ‘900 intorno alle 9000 unità, è sceso al disotto delle 1000 unità nei giorni nostri. Parallelamente la
produzione di marmo è aumentata in modo vertiginoso: agli inizi degli anni ‘80 viene superato 1.000.000 di
ton/anno e a metà degli anni ‘90 1.500.000 ton/anno. Ancor più accentuata è la crescita della produttività,
essendo passata dalle 70 ton/anno per addetto del dopo guerra a le oltre 1000 ton/anno per addetto attuali.
Nelle Alpi Apuane all’interno delle sequenze metasedimentarie che caratterizzano l’Unità di Massa e
l’”Autoctono” auct. sono presenti, a differenti livelli stratigrafici marmi, metabrecce e calcescisti dai quali viene
estratta una vasta gamma di pietre ornamentali. Nell’”Autoctono” auct. litologie marmoree (marmi e
metabrecce mono o poligeniche) caratterizzano sia formazioni triassiche (Formazione di Vinca, Brecce di
Seravezza, Marmi a Megalodonti) che formazioni del Lias inferiore (Marmi Dolomitici, Marmi e Marmo
Zerbino). Marmi impuri, metabrecce poligeniche e calcescisti si trovano in diverse formazioni del Dogger e del
Cretaceo (Calcescisti, Formazione di Arnetola e Cipollini). Nell’Unità di Massa litologie marmoree
caratterizzano invece la formazione dei Marmi a Crinoidi del Trias medio. I marmi apuani sono comunemente
considerati un materiale naturale isotropo di composizione monomineralica (CaCO3 > 98%,) caratterizzata, dal
punto di vista microstrutturale, da una struttura granoblastica poligonale. Allo scopo di definire una legenda
delle varietà merceologiche di marmo utilizzabile a scala dell’intero bacino marmifero apuano, è stata qui
considerata una varietà merceologica come una “unità litostratigrafica informale” che rappresenta un corpo
roccioso distinguibile e separabile da quelli adiacenti in funzione di una generale omogeneità litologica e anche
per la presenza di altri caratteri peculiari, quali per esempio la loro utilità o interesse economico. Una varietà
merceologica di marmo può essere quindi completamente descritta e separata da quelle adiacenti in base a
caratteri che sono, da un lato, strettamente litologici (es: metacalcare, metabreccia, calcescisto, ecc.), dall’altro
propriamente “commerciali-estetici” (es: colore e disegno), a prescindere dal suo significato stratigrafico.
Questo ha come diretta conseguenza che la stessa tipologia di marmo può essere riconosciuta e cartografata
in differenti posizioni stratigrafiche all’interno della successione metamorfica apuana. I caratteri litologici presi
in considerazione per definire le varietà merceologiche sono frutto di osservazioni a scala dell’affioramento e
analisi al microscopio ottico e riguardano: i) il litotipo predominante (es: marmo, marmo impuro, metabreccia
mono - o poligenica, calcescisto etc…); ii) la struttura della roccia (es: roccia omogenea o anisotropa); iii) la
dimensione media dei cristalli di calcite (grana fine < 150 µ m, grana media 150-350 µm, grana grossa > 350
µm); iv) la composizione mineralogica; v) nel caso di metabrecce, il rapporto tra clasti e matrice (tessiture
casto sostenute o matrice sostenute). I parametri estetici presi in considerazione sono invece rappresentati dal
colore e dal disegno. Il colore risulta spesso un fattore discriminante e, nei marmi, è in genere dovuto alla
presenza di microcristalli di ematite (colorazione dal rosa al rosso vivo), ossidi di manganese (dal rosso scuro
al viola), idrossidi di ferro (dall’arancione al giallo), clorite (toni del verde) ecc., omogeneamente diffusi
6
all’interno della roccia o concentrati nella matrice. Il disegno è definito dalla dimensione, forma, orientazione e
disposizione relativa degli elementi che sostituiscono il materiale (es: forma dei clasti di una metabreccia,
disposizione spaziale delle venature).
In base ai criteri sopra esposti sono 14 le unità litostratigrafiche informali che rappresentano le diverse
varietà merceologiche presenti all’interno del bacino marmifero delle Alpi Apuane. Le 14 varietà merceologiche
sono state suddivise, in base alle loro caratteristiche generali, in 5 gruppi: marmi brecciati, marmi bianchi,
marmi grigi e venati, marmi cipollini e marmi storici. Nella legenda allegata sono descritte le caratteristiche
delle seguenti varietà dei marmi apuani: marmi brecciati (Arabescato, Brecce rosse, Calacatta e Fantastico),
marmi bianchi (Ordinario, Statuario e Bianco), marmi grigi e venati (grigio, venato e zebrino), marmi cipollini,
marmi storici (Brecce di Seravezza, Nero di Colonnata, Rosso Rubino) e marmi n.c. relative ad aree con
varietà merceologiche non determinate per inacessibilità dei luoghi o aree storicamente non interessate da
importante attività estrattiva.
La cartografia proposta relativa ai marmi apuani fa riferimento al precedente progetto realizzato dal
Centro di GeoTecnologie denominato “Carta giacimentologica dei marmi delle Alpi Apuane” a scala 1:10.000 e
della sua informatizzazione.
A completare l’elenco dei marmi toscani sono stati considerati i marmi gialli coltivati presso la
Montagnola senese (varietà marmi di Gallena e giallo Siena) e i marmi di Campiglia Marittima caratterizzati da
una genesi da ricondurre a processi di metamorfismo di contatto.
Degni di nota sono anche i calcari non metamorfici utilizzati come pietre ornamentali quali Travertini
coltivati nelle provincie di Siena e Grosseto, e i vari “rossi” quali ad esempio Rosso Collemandina, Rosso di
Castelpoggio. In alcuni casi si tratta di materiali storici non più coltivati e dei quali sono stati commercializzati
solo poche tonnellate di pietra, di seguito ne vengono descritte alcune tipologie tra le più conosciute; solo
alcune sono state cartografate nelle carte delle pietre ornamentali.
Le cave del Rosso Collemandina sono situate in provincia di Lucca, a pochi chilometri di distanza da
Castelnuovo Garfagnana. Le cave attualmente attive, sia a cielo aperto che in sotterraneo, si ritrovano nelle
vicinanze del paesino di Sassorosso, ubicato lungo la strada provinciale per il Passo delle Radici, costruito in
gran parte con la pietra rossa locale. Le cave sono state aperte nella formazione del “Rosso Ammonitico”
appartenente all’unità tettonica della Falda Toscana. Il materiale fu coltivato almeno fino dal XIII secolo anche
per gli arredi, intarsi e rivestimenti del duomo di Lucca.
Il Calcare denominato Portasanta di Gavorrano è coltivato in località Caldana presso il paese di
Gavorrano in provincia di Grosseto. Si tratta delle più importanti cave di questi litotipi in Toscana, ed hanno
fornito numerose realizzazioni soprattutto per l’edilizia religiosa e gli arredi di Firenze e di Siena, fornendo un
materiale pregiato presso vari monumenti quali il Duomo di Siena, la galleria della Specola e la galleria
Palatina a Firenze. Il materiale divenne importante nel rinascimento come materiale sostitutivo del marmo
antico “Portasanta” dell’isola di Chio in Grecia, che fornì i portali della Porta Santa in Vaticano. Le cave furono
aperte almeno dal 1543 e la fine delle attività è conosciuta nel periodo 1975-1979. I siti di cava principali sono
due, che sfruttavano livelli di calcari rosati e grigi, con brecce autoclastiche, inquadrabili in prossimità del
contatto stratigrafico tra “Calcari massicci” e “Rosso ammonitici” dell’unità tettonica della Falda Toscana.
Dell’industria del “marmo” Rosso di Castelpoggio, paese situato tra Carrara e Fosdinovo in provincia di
Massa-Carrara, le prime notizie appaiono nella prima metà del XVI sec. Una prima attribuzione sicura a questo
7
materiale è stata fatta sui pannelli e rivestimenti delle nicchie per una statua di S.Agostino nella Chiesa della
SS.Annunziata della città di Pontremoli, in alta Lunigiana. La realizzazione fu compiuta dallo scultore di
Carrara Pietro Aprile nel 1526 con precedenti attribuzioni a Jacopo Sansovino o al Tribolo.
Costituiscono una curiosità i calcari rosati denominati marmi Rosso Amiata le cui prime vicende storiche
conosciute sull'attività di escavazione dei marmi rossi di Roccalbegna iniziano nel 1930 circa con la
costituzione di una società "Anonima Marmifera Amiatina" con sede ad Arcidosso, che iniziò la coltivazione del
giacimento di calcare Rosso Ammonitico in livelli verticali di circa 30 metri, presenti nell'area degli speroni
rocciosi calcarei di Poggio al Sasso, a sud del paese di Roccalbegna e alla confluenza tra l'omonimo fiume e il
Fosso Rigo.
Con il nome di Pietra Volterrana o Pietra di Montaione ci si riferisce a calcareniti ricementate coltivate e
utilizzate nella zona di Montaione in Provincia di Pisa dove appartenenti alla formazione delle Sabbie
Plioceniche. Potenti bancate affiorano nella località Bosco, a sud di Montaione, dov’è stato individuato un
affioramento che è preso come riferimento per l'escavazione saltuaria di questo materiale da utilizzare per il
recupero e la manutenzione dei nuclei storici della zona.
I travertini sono pietre ornamentali molto diffuse estratte nella Toscana centro meridionale nelle
Provincie di Siena e Grosseto. Si tratta di rocce di origine chimica e chimico-detritica che si formano per
sedimentazione di carbonato di calcio da acque, termali o fredde, sature. Il deposito avviene sotto forma di una
melma dalla quale deriva per solidificazione la pietra compatta. La presenza nella roccia di cavità vacuolari più
o meno piccole è dovuta principalmente a tre fattori: alla presenza di vegetazione o residui di quest’ultimi sul
luogo di deposito, al chimismo delle acque circolanti e alla riprecipitazione di carbonato di calcio. Lo spessore
dei banchi di travertino è assai variabile e dipende dalla continuità della disposizione carbonatica nel tempo.
Il bacino estrattivo di Rapolano Terme, in provincia di Siena, rappresenta il più importante giacimento di
travertini italiani dopo quelli delle “Acque Albule” di Tivoli nel Lazio. Il Travertino di Rapolano terme è
caratterizzato da colore beige avorio a plaghe con tonalità più o meno intense con locali aree grigio scure. Può
essere costituito anche da alternanze di lamine da micrometriche a centimetri che con andamento sub
parallelo di colore variabile tra bianco avorio, il giallo arancio ed il bruno (varietà Travertino di Rapolano
nocciolato venato). Esiste infine una varietà denominata Travertino di Rapolano scuro di colore brunastro con
plaghe più o meno scure, localmente tendenti al bianco avorio.
Le attività di coltivazione dei travertini, nota almeno dal XIV sec. ma con reperti di età etrusco-romana e
con primi documenti ufficiali risalenti al 1597 , è iniziata a livello industriale negli anni ’20 del XX sec. Le due
aree principali di estrazione dei travertini sono la zona dell’abitato di S.Andrea e delle terme di Rapolano , dove
furono lavorate le cave più antiche, oggi quasi tutte inattive e le nuove aree estrattive delle Querciolaie e cave
Oliviera.
A partire dagli anni ’90 del secolo scorso l’attività estrattiva delle cave di Rapolano ha avuto un forte
incremento di interesse a causa della variabilità delle colorazioni dei travertini, che consentono, soprattutto
nella lavorazione “in falda”, una grande disponibilità di varietà commerciali.
Il bacino estrattivo dei travertini di Montemerano e’ situato nel comune di Manciano, in provincia di
Grosseto. Il giacimento è stato scoperto attorno al 1930 ed è stato sfruttato a livello industriale a partire dalle
attività della società Montecatini, successivamente rilevata dalle aziende minerarie di stato AMMI, poi IMEG,
soprattutto durante gli anni 1970 e 1990.
8
La varietà del Travertino di Montemerano bianco Maremma è costituito da lamine da millimetriche a
centimetri che ad andamento sub parallelo, localmente ondulate, di colore variabile da beige a bianco avorio e
bruno. Presso San Casciano dei Bagni è estratta una varietà caratterizzata da una porosità diffusa di colore
beige rosato di aspetto eterogeneo con locali concentrazioni di minerali opachi e di clasti anche
subcentimetrici. Il travertino è utilizzato per rivestimenti e pavimentazioni di interni ed esterni; o impiegato per
soglie, balaustre, colonne ed altri elementi architettonici, per l'oggettistica di arredo e nell'ornato. Molte
realizzazioni internazionali del periodo IMEG e successivi sono note con questi materiali (Palazzo
presidenziale del Camerun, Sede del Sultanato del Brunei, Pasadena Tower , Grady Memorial Hospital di
Pasadena, Biocenter di Copenhagen).
9
4
Alabastri
Dal punto di vista mineralogico l’alabastro è una varietà microcristallina di gesso. I microcristalli di gesso
sono isorientati e consentono il trasferimento della luce da cui il termine di Pietra della Luce. L’alabastro ha
proprietà fisico meccaniche che lo collocano tra i materiali teneri (II° grado della scala di Mohs) ciò che lo
rende, insieme alla tessitura cristallina, facilmente lavorabile. Il gesso cristallizza nel sistema monoclino in
cristalli limpidi e allungati, si sfalda in lamine sottilissime leggermente flessibili, ma non elastiche; è trasparente
con trasparenza vitrea, spesso madreperlacea sulle superfici di sfaldatura.
Dal punto di vista commerciale sono conosciuti quattro tipologie di alabastri: il così detto Scaglione,
alabastro traslucido proveniente dalle cave di Castellina Marittima; la Pietra a Marmo, bianca e opaca; il
Bardiglio; caratterizzato dalla presenza di venature scure a seconda delle impurità contenute e l’Agata, di
colore tra il rosso e il marrone dovuto alla presenza di ossidi di ferro e manganese.
Gli alabastri in Toscana sono principalmente rappresentati dai giacimenti del senese (Radicondoli,
Chiusdino) ed in quelli del Volterrano, in provincia di Pisa (Volterra, Pomarance, Montecatini Val di Cecina,
Bibbona). L’alabastro generalmente si presenta in blocchi ovoidali incassati in una matrice argilloso-gessosa.
che vengono estratti scalzandoli dalla roccia e liberandoli dal guscio che li riveste.
Le alabastrini, anche dette in modo improprio "onici", presentano colori assai variabili che vanno dal
nocciola chiaro, al marrone, al rossastro, al nero ed assumono con la lucidatura un aspetto assai caratteristico.
Possono essere segati anche in lastre di pochi millimetri per applicazioni su supporti di travertino o di altri
materiali che ne fanno da base per lavori a mosaico. Vengono anche utilizzate per lavori di pregio, tavoli,
anfore, suppellettili, manufatti di arredo.
10
5
Rocce magmatiche
Tra le rocce magmatiche coltivate nel territorio della Regione Toscana troviamo rappresentate le rocce
intrusive (ad esempio Granito dell’Elba), le rocce effusive prevalentemente di natura lavica (ad esempio
Peperino del Mote Amiata) e le rocce “verdi” appartenenti al complesso ofiolitico ligure.
Il granito dell'Isola d'Elba che costituisce l’ossatura del Monte Capanne, è una roccia ignea intrusiva
riferibile ad una granodiorite formata da plagioclasio andesitico nettamente prevalente, e da ortose, quarzo e
biotite. La coltivazione del "granito" elbano, è avvenuta prevalentemente nel versante Sud del Monte Capanne,
presso S. Ilario, S. Piero, Seccheto e Pomonte, nella fascia mediana della cupola granodioritica. La pietra si
presente cristallina a grana medio piccola, di colore bianco con uniforme punteggiatura nera che conferisce
alla roccia un aspetto così detto “sale e pepe”.
Le rocce vulcaniche del M. Amiata hanno un aspetto massiccio con strutture fluidali spesso
caratterizzate da intensa fratturazione; queste caratteristiche permettono una facile lavorabilità che viene
impiegata per la produzione di bozze e conci da costruzione. L'escavazione si è sempre concentrata nei lembi
più bassi delle colate tardive sia per la maggior facilità di lavorazione delle vulcaniti sia per la loro abbondanza.
L'area del cono vulcanico del Monte Amiata è compresa nei comuni di Arcidosso, Castel del Piano, Abbadia S.
Salvatore, Piancastagnaio, Seggiano e S.Fiora.
Gli affioramenti di rocce vulcaniche (rioliti) presso Roccatederighi, Roccastrada e Torricella si
presentano in affioramenti discontinui, spesso alterati. Generalmente la durezza della roccia probabilmente ne
ha limitato l'impiego in epoche antiche; l'uso in bozze e conci da costruzione è da riferire all’avvento degli
esplosivi.
La denominazione di “Verde di Prato” e’ storicamente assegnato alle rocce verdi (ofioliti) costituite dalle
Serpentiniti del Dominio Ligure Interno, associate a gabbri e basalti, incluse nella “Formazione del Monte
Morello” e affioranti nell’area di Figline e del Monte Ferrato, nei dintorni di Prato. Lo sfruttamento con
numerose cave delle serpentiniti ha avuto inizio nel medioevo con notizie dal XI secolo, per la realizzazione di
conci murari, lastre da rivestimento e arredi religiosi delle chiese e cattedrali di Prato, di Pistoia, Pisa e della
cattedrale di S. Maria del Fiore a Firenze. Materiale fratturato ma piuttosto compatto per utilizzi in “conci” , e’
stato distinto in varie qualità denominate “ranocchiaia”, marmo Nero di Prato, Pietra Nera di Paragone, mentre
i gabbri,cavati per scopi di edilizia come inerti, furono denominati “granitone”.
Le attività estrattive moderne, effettuate su 3-4 cave a cielo aperto, è proseguita fino agli anni ’70 del
secolo scorso. In molte altre località della Toscana con affioramenti di serpentiniti e “oficalciti” sono state
tentate escavazioni per pietre ornamentali. Tra le aree più significative possono essere citate quelle di alcune
cave della località Gabbro, in provincia di Livorno, attive fino al 1980 (Verde Etrusco) ; nella zona di Vallerano
di Murlo (Siena) alcune cave hanno fornito produzioni limitate di blocchi e conci per i rivestimenti e arredi del
Duomo di Siena. Nell’area dei Monti Rognosi in provincia di Arezzo (nel comune di Anghiari) sono note limitate
produzioni di oficalciti rosso-verdi denominate “Rosso di San Sepolcro”.
Segue Tabella riassuntiva delle tavole della Carta delle Pietre Ornamentali:
11
Numero progressivo delle Carte tematiche, Comune interessato, Pietra ornamentale e sigla
corrispondente.
12
N° tav.
Comune
Tav 1
Pontremoli
Tav 2
Tav 3
Pietra ornamentale
Sigla
ARENARIA DI FIVIZZANO, ARENARIA DI PONTREMOLI, PIETRA DI LUNIGIANA
ap
Fivizzano
ARENARIA DI FIVIZZANO, ARENARIA DI PONTREMOLI, PIETRA DI LUNIGIANA
ap
Camporgiano
ARENARIA DI FIVIZZANO, ARENARIA DI PONTREMOLI, PIETRA DI LUNIGIANA
ap
Tav 4
Villa Collemandina
ROSSO COLLEMANDINA, R. ANTICO DI MONSUMMANO, R. DI SASSETTA, R.LUCESE, R. AMIATA, R. DI MONTIERI
rc
Tav 5
Fosciandora
ROSSO DI CASTELPOGGIO, ROSSO DI MONTERANTOLI, ROSSO MONSUMMANO
rm
Tav 6
Sambuca Pistoiese (1)
PIETRA SERENA
ps
Tav 7
Firenzuola (1)
PIETRA DI FIRENZUOLA
pz
Tav 8
Firenzuola (2)
PIETRA SERENA
ps
Tav 9
Firenzuola Palazzuolo sul Senio (1)
PIETRA DI FIRENZUOLA
pz
Tav 10
Firenzuola Palazzuolo sul Senio (2)
PIETRA DI FIRENZUOLA
pz
Tav 11
Palazzuolo sul Senio _ Marradi
PIETRA DI FIRENZUOLA
pz
Tav 12
Sambuca Pistoiese (2)
PIETRA SERENA
ps
Tav 13
Pescia
PIETRA SERENA
ps
Tav 14
Capannori (1)
PIETRA DI MATRAIA
pm
Tav 15
Pontassieve
PIETRA DI SANTA BRIGIDA
pb
Tav 16
Capannori (2)
PIETRA DI GUAMO
pg
Tav 17
Sestino
PIETRA SERENA
ps
Tav 18
Reggello
PIETRAFORTE - PIETRA SERENA
pf - ps
Tav 19
Loro Ciuffenna
PIETRA SERENA
ps
Tav 20
Greve in Chianti
PIETRAFORTE - PIETRA SERENA
pf - ps
Tav 21
Montaione
PIETRA VOLTERRANA, PIETRA DI MONTAIONE
pv
Tav 22
Volterra (1)
GESSO ALABASTRINO
ga
Tav 23
Santaluce
GESSO ALABASTRINO
ga
Tav 24
Montecatini Val di cecina
GESSO ALABASTRINO
ga
Tav 25
Pomarance
GESSO ALABASTRINO
ga
Tav 26
Volterra (2)
GESSO ALABASTRINO
ga
Tav 27
Bibbona
GESSO ALABASTRINO
ga
Tav 28
Casole d'elsa _ Radicondoli
GESSO ALABASTRINO
ga
Tav 29
Casole d'elsa
MARMI DI GALLENA
gl
Tav 30
Sovicille (1)
MARMI DI GALLENA - GIALLO SIENA
gl - gs
Tav 31
Sovicille (2)
MARMI DI GALLENA - GIALLO SIENA
gl - gs
Tav 32
Rapolano _ Asciano (1)
TRAVERTINO DI RAPOLANO TERME
tr
Tav 33
Rapolano _ Asciano (2)
TRAVERTINO DI RAPOLANO TERME
tr
Tav 34
Montieri _ Chiusdino
GESSO ALABASTRINO
ga
Tav 35
Chiusdino
GESSO ALABASTRINO
ga
Tav 36
Roccastrada
RIOLITE
ri
Tav 37
Castagneto Carducci
MARMI DI CAMPIGLIA MARITTIMA
cm
13
Tav 38
Suvereto
MARMI “NOISETTE FLEURY”, GRIGIO FIOR DI BOSCO, PORTASANTA DI GAVORRANO
nf
Tav 39
San Caciano dei Bagni
TRAVERTINO SCABAS, TRAVERTINO ROSA
ts
Tav 40
Castel del Piano _ Arcidosso
PEPERINO
th
Tav 41
Manciano (1)
TRAVERTINO DI MONTEMERANO
tm
Tav 42
Manciano (2)
TRAVERTINO DI MONTEMERANO
tm
Tav 43
Manciano (3)
PIETRA DORATA, PIETRA DI SANTA FIORA, GRIGIO PERLA
pd
Tav 44
Marciana
GRANITO DELL’ISOLA D’ELBA
gi
Tav 45
Campo nell'Elba
GRANITO DELL’ISOLA D’ELBA
gi
Tav 46
Minucciano
MARMI APUANI s.l.
or - st - ecc.
Tav 47
Fivizzano
MARMI APUANI s.l.
or - st - ecc.
Tav 48
Vagli
MARMI APUANI s.l.
or - st - ecc.
Tav 49
Minucciano _ Massa
MARMI APUANI s.l.
or - st - ecc.
Tav 50
Carrara _ Fivizzano
MARMI APUANI s.l.
or - st - ecc.
Tav 51
Molazzana _ Vergemoli
MARMI APUANI s.l.
or - st - ecc.
Tav 52
Vagli _ Stazzema _ Careggine
MARMI APUANI s.l.
or - st - ecc.
Tav 53
Carrara _ Massa
MARMI APUANI s.l.
or - st - ecc.
Tav 54
Massa (1)
MARMI APUANI s.l.
or - st - ecc.
Tav 55
Stazzema
MARMI APUANI s.l.
or - st - ecc.
Tav 56
Montignoso _ Seravezza
MARMI APUANI s.l.
or - st - ecc.
Tav 57
Massa (2)
MARMI APUANI s.l.
or - st - ecc.
Tav 58
Tav 59
Stazzema _ Vergemoli
Stazzema
MARMI APUANI s.l.
PIETRA DEL CARDOSO - ARDESIA APUANA
or - st - ecc.
cd - aa
Tav 60
Pietrasanta _ Stazzema
MARMI APUANI s.l.
or - st - ecc.
Tav 61
Seravezza _ Pietrasanta
MARMI APUANI s.l.
or - st - ecc.
Tav 62
Scarlino
PIETRA SERENA
ps
Tav 63
Montemurlo _ Prato
VERDE PRATO, VERDE ETRUSCO, ROSSO DI SAN SEPOLCRO
vp
Tav 64
Livorno _ Collesalvetti _ Rosignano
VERDE PRATO, VERDE ETRUSCO, ROSSO DI SAN SEPOLCRO
vp
Tav 65
Anghiari
VERDE PRATO, VERDE ETRUSCO, ROSSO DI SAN SEPOLCRO
vp
Tav 66
Monsummano _ Terme
ROSSO DI CASTELPOGGIO, ROSSO DI MONTERANTOLI, ROSSO MONSUMMANO
rm
Tav 67
Fosdinovo _ Carrara
ROSSO DI CASTELPOGGIO, ROSSO DI MONTERANTOLI, ROSSO MONSUMMANO
rm
Tav 68
Gavorrano
MARMI “NOISETTE FLEURY”, GRIGIO FIOR DI BOSCO, PORTASANTA DI GAVORRANO
nf
Tav 69
Camaiore
ROSSO COLLEMANDINA, R. ANTICO DI MONSUMMANO, R. DI SASSETTA, R.LUCESE, R. AMIATA, R. DI MONTIERI
rc
Tav 70
Roccalbegna _ Semproniano
ROSSO COLLEMANDINA, R. ANTICO DI MONSUMMANO, R. DI SASSETTA, R.LUCESE, R. AMIATA, R. DI MONTIERI
rc
14