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Tesina Mirco Leo – 5Aet
L’elettricità sinonimo di
sicurezza per l’uomo
INDICE
Introduzione ................................................................................................... 3
La regolamentazione giuridica ....................................................................... 3
L’uomo e gli effetti dell’elettricità .................................................................... 4
Protezioni da contatti diretti e indiretti ............................................................ 6
Progetto: dimensionamento dell’impianto elettrico di uno spazio ospedaliero 9
First aid for shock victims............................................................................. 11
Prima Guerra Mondiale: la trincea e gli ospedali da campo ......................... 12
"Conversazione in Sicilia" di Elio Vittorini ..................................................... 14
Relazione sulla mia esperienza lavorativa : La StartUp ............................... 17
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INTRODUZIONE
Ci sono luoghi in cui l’elettricità non è soltanto utile, ma addirittura vitale. Nei
vari utilizzi giornalieri a casa o a lavoro siamo sempre abituati al suo utilizzo,
ma quando è la nostra vita ad essere a rischio la corrente elettrica può
salvarci la vita o decretarne la sua fine. In ambienti come ospedali e strutture
sanitarie, è fondamentale che operino sistemi altamente qualificati, in grado
di gestire tutte le fasi di progettazione e realizzazione degli impianti, che ne
garantiscano soprattutto il corretto funzionamento, la perfetta manutenzione e
il massimo livello di sicurezza, per ridurre al minimo la probabilità di guasti.
“Sicurezza” è dunque la parola chiave nella realizzazione di un impianto
elettrico ospedaliero. Dal suo corretto funzionamento dipende infatti quello di
tutti gli altri sistemi, che devono continuare ad operare perfettamente anche
in caso di emergenza. Vista l’importanza di questo aspetto le leggi nazionali e
internazionali hanno stabilito criteri precisi e imprescindibili per la
realizzazione
di
impianti
e
strumenti
negli
ambiti
sanitari.
LA REGOLAMENTAZIONE GIURIDICA
La sicurezza dell'individuo è considerata nel nostro ordinamento giuridico uno
dei valori basilari della nostra società . La Costituzione della Repubblica
Italiana accenna a questo argomento più volte come ad esempio nell'art. 32,
35, 41. In particolar modo nell'art.32 ci si rivolge all'individuo come cittadino e
lavoratore. A quest'ultimo è dedicata la maggior parte delle leggi riguardanti
la prevenzione degli infortuni e molti articoli del Codice Civile, fra cui gli art.
2050 e 2087.Il Codice Penale, all'art.437 sancisce che "chiunque omette di
collocare impianti, apparecchi o segnali destinati a prevenire disastri o
infortuni sul lavoro, ovvero li rimuove o danneggia, è punito ......". L'articolo
suddetto si riferisce al reato doloso, ovvero alla volontà e l'intenzione di
omettere le cautele e di non predisporre le misure di sicurezza. L'art.451 del
Codice Penale prevede invece la colpa, ovvero la negligenza, l'imprudenza o
l'imperizia.
Successivamente alcuni Decreti e Leggi hanno completato il quadro
normativo dell'argomento.
Fra i fondamentali si segnalano:
 DDL 547 del 27/04/55 sostituito dal DLgs 81/2008 "Norme per la
prevenzione degli infortuni sul lavoro"
 DDL 303 del 19/03/56 "Norme per l'igiene del lavoro"
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 L.186 del 1/03/1968 "Disposizioni concernenti la produzione di
materiali, apparecchiature, macchinari, installazioni ed impianti elettrici
ed elettromedicali”.
 Dl. 626 del 19/09/1994 e le numerose integrazioni e modificazioni, che
riguarda il miglioramento della sicurezza e della salute dei lavoratori sul
luogo
di lavoro e dichiara che "L'insieme della norma giuridica è diretta in
linea principale alla tutela degli addetti all'uso di apparecchiature
elettriche e degli impianti; detta tutela tuttavia si estende in modo
ancora più intenso anche ai destinatari dell'uso delle apparecchiature e
impianti, tipicamente i lavoratori, ma anche in generale tutti gli utenti,
quali ad esempio gli studenti, gli sportivi, gli avventori di luoghi pubblici
e segnatamente i pazienti che vengono messi a diretto contatto fisico
con gli apparecchi o con parti di essi”.
L’UOMO E GLI EFFETTI DELL’ELETTRICITA’
Il corpo umano è molto sensibile a qualsiasi tipo di corrente elettrica. Le
contrazioni delle fibre muscolari sono determinate da impulsi elettrici che si
trasmettono lungo il nostro corpo tramite fibre nervose che posso essere
paragonate a fasci di conduttori.
Il fenomeno meglio conosciuto come "scossa" elettrica, viene propriamente
detto elettrocuzione, cioè condizione di contatto tra corpo umano ed elementi
in tensione con attraversamento del corpo da parte della corrente.
Condizione necessaria perché avvenga l'elettrocuzione è che la corrente
abbia rispetto al corpo un punto di entrata e un punto di uscita.
L’elettrocuzione può avvenire per contatto diretto, quando si entra in contatto
con conduttori "nudi" o per contatto tramite interposizione di oggetti metallici.
Oppure per contatto indiretto quando si entra in contatto con parti metalliche
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normalmente non in tensione che, a causa di un guasto o della perdita di
isolamento di alcuni componenti, risultano inaspettatamente in tensione.
Il contatto indiretto è più insidioso del contatto diretto in quanto è impossibile
evitare il contatto con parti metalliche che normalmente non si prevede siano
soggette a tensioni quali ad esempio le masse metalliche degli
elettrodomestici.
Nel diagramma sottostante viene rappresentata la “curva di pericolosità
corrente-tempo” tratto dalla pubblicazione IEC 479,sono riportate le zone
degli effetti della corrente alternata a 50Hz sugli adulti.
La curva presenta quattro zone di rischio:
1) Assenza di reazioni, fino alla soglia di percezione.
2) Nessun effetto fisiologico pericoloso
3) Nessun danno organico ma probabilità di contrazioni muscolari e difficoltà
respiratoria, lieve fibrillazione ventricolare
4) La probabilità della fibrillazione ventricolare aumenta fino al 5% (curva C2)
e può aumentare fino al 50% (curva C3) causando effetti pato-fisiologici come
arresto cardiaco o gravi ustioni.
Il valore della corrente che attraversa il corpo umano, venuto accidentalmente
in contatto con una parte in tensione, dipende complessivamente dal valore
della resistenza elettrica del singolo individuo. si osserva che una tensione di
soli 60 V provoca teoricamente la circolazione di una corrente di 20 mA, che
rappresenta il limite della corrente di distacco per la quasi totalità degli
individui.
I dati ricavati da questo diagramma sono indispensabili per la realizzazione di
apparecchiature per la protezione dal rischio di entrare in contatto con la
corrente.
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PROTEZIONI DA CONTATTI DIRETTI E INDIRETTI
Per quanto riguarda la protezione dai contatti diretti, i sistemi previsti si
distinguono in totali e parziali:
 le misure di protezione totale riguardano impianti accessibili a persone
che non hanno una specifica esperienza tale da metterli in guardia
contro i pericoli dell’elettricità. Tali misure di protezione consistono
nell’isolamento e negli involucri o barriere.
L’isolamento che effettua una protezione totale è l’isolamento delle parti
attive che normalmente sono in tensione. L’isolamento dei cavi deve
ricoprire completamente le parti attive, deve essere asportabile solo
mediante rottura e deve resistere a tutte le sollecitazioni di carattere
meccanico, termico, elettrico alla quale il cavo è sottoposto.
Gli involucri assicurano la protezione contro determinanti agenti esterni
e in ogni direzione contro i contatti diretti, le barriere assicurano la
protezione contro i contatti diretti solo nella direzione abituale di
accesso Un esempio di barriera è la rete metallica (specchiatura) in
corrispondenza dei cavalcavia ferroviari delle linee elettrificate. Gli
involucri o le barriere devono presentare un grado di protezione
antinfortunistico tale da impedire l’accesso con un dito.
 Le protezioni parziali si ottengono mediante ostacoli o distanziamento,
essi devono impedire l’avvicinamento e il contatto non intenzionale
della persona con le parti attive dell’impianto sotto tensione evitando
che
parti
di
impianto
a
tensioni
differenti
funzionino
contemporaneamente. La rete metallica che impedisce l’accesso alla
cella di un TR è un esempio di ostacolo.
Per quanto riguarda i contatti indiretti, un modo per proteggere le persone è
quello della protezione mediante interruzione automatica, questo tipo di
protezione si basa sul collegamento a terra di tutte le masse e le masse
estranee presenti nell’ambito dell’impianto. Collegare a terra le masse e le
masse estranee significa far sì che esse assumano un potenziale uguale a
quello di terra. Ciò può essere ottenuto collegando con un conduttore di
opportuna sezione tutte le masse a un corpo metallico, detto dispersore,
posto in contatto con il terreno. In tal modo la corrente conseguente al guasto
viene dispersa a terra e interessa solo in minima parte il corpo della persona
eventualmente in contatto con la massa in tensione. La protezione è
completata inserendo un dispositivo di interruzione, a monte del circuito, che
interviene quando si manifesta la corrente di guasto.
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Risulta di vitale importanza l’impiego del interruttore differenziale; infatti in
base al DM 37/08 gli impianti elettrici devono essere dotati di interruttori
differenziali con il livello di sensibilità più idoneo ai fini della sicurezza
nell’ambiente da proteggere e tale da consentire un regolare funzionamento
degli stessi.
L’interruttore differenziale è un dispositivo di protezione sensibile alle correnti
verso terra e alle correnti che possono essere disperse verso terra per
mancanza di isolamento da persone che accidentalmente posso venire in
contatto sia direttamente che indirettamente con le parti in tensione.
Esso è formato da un nucleo magnetico sul quale sono realizzati tre
avvolgimenti. Due di essi sono uguali come numero di spire e sezione e son
collegati alla fase e al neutro, il terzo avvolgimento è realizzato con un
conduttore di sezione minore ma con un maggior numero di spire, esso
alimenta la bobina che in caso di guasto comanda l’apertura dei contatti. In
condizioni normali, quando la differenza fra la corrente entrante e quella
uscente è uguale a zero, il flusso magnetico nel toroide è nullo mentre in
caso di guasto a massa poiché parte della corrente si scarica a terra, la
differenza fra le due correnti non è più uguale a zero, inducendo nel terzo
avvolgimento una forza elettromotrice che alimenta la bobina del dispositivo
automatico e lo apre togliendo alimentazione al carico.
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Le caratteristiche elettriche degli interruttori differenziali sono :
 tensione nominale, ossia il valore della tensione per il quale
l’interruttore funziona
 corrente nominale (In), valore della corrente che l’apparecchio è in
grado di condurre ininterrottamente. Valori nominali sono 6-10-16-2025-32-40-63-100-125
 corrente differenziale nominale d’intervento (Idn): è il minimo valore
della corrente differenziale che determina l’apertura dei contatti entro il
tempo specificato dalle norme. I differenziali si distinguono in: bassa
sensibilità
(Idn ≥ 0,03A) alta sensibilità (Idn ≤ 0,03 A).
In ambito domestico il valore utilizzate maggiormente è 0,03A, in
ambito ospedaliero il valore utilizzato è 0,01A.
 corrente differenziale di non intervento (Idn0): è il massimo valore della
corrente differenziale che certamente non provoca l’apertura dei
contatti dell’interruttore; in genere si ha Idn0=0,5×Idn .
Di seguito viene illustrata la soglia d’intervento del differenziale:
Il tempo d’intervento è l’intervallo di tempo che intercorre tra l’istante in cui la
corrente differenziale assume il valore di Idn e l’istante in cui avviene
l’apertura dei contatti.
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PROGETTO: DIMENSIONAMENTO DELL’IMPIANTO ELETTRICO DI UNO
SPAZIO OSPEDALIERO
Nella progettazione della sezione di un ambulatorio, si può osservare che i
criteri di dimensionamento contano anche in ambiente ospedaliero.
Lo scopo del dimensionamento delle linee è di determinare la portata del
cavo e di verificare che la caduta di tensione in linea risulti inferiore al valore
massimo della tensione ammissibile. Nell’ambulatorio descritto sono presenti
2 lampada ad incandescenza da 300W per l’illuminazione delle scrivanie,
vengono installate 3 prese elettriche da 10A utilizzate per collegare 2
computer e una stampante.
Pn= 300W
In=10A
Vn=230 v
cosφ1= 0,9
kc,ku=0,75
Peff1= kc×ku×Pn= 225W
Qeff1=Peff1×tanφ1=108,37Var
cosφ2= 0,9
kc,ku= 0,75
Pn2=Vn×In×cosφ2= 2070W
Peff2=Pn2×kc×ku=1552,5
Qeff2=Peff2×tgφ2=751,91Var
Pfase=Peff1+Peff2= 1777,5W
Qfase=Qeff1+Qeff2=860,88Var
cosφfase → tgφfase=
= 0,4843
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Ifase=
×
=8,59A → Ib=8,59A
Una volta ricavata la Ib (la Ib è la corrente che circola nell’impianto in
condizioni ordinarie di funzionamento)
si ricava la In ( la In è la corrente minima che provoca l’intervento del
dispositivo di interruzione)
In è un valore riportato su tabelle i valori più utilizzati sono 10/16/25
noi scegliamo il valore superiore a 8,59 perciò In=10A
Ricavata la Ib cerco la Iz (portata del cavo) per la determinazione della
corrente nominale del dispositivo di protezione ; la normativa prevede che sia
verificata la relazione : Ib≤In≤Iz In non può essere minore di Ib perchè
altrimenti l'interruttore scatterebbe quando si inserisce il carico in rete.
In non può essere maggiore di Iz perchè altrimenti il cavo non sarebbe
protetto.
ipotizzo cavo multipolare in rame in pvc con temperatura ambiente di 30°
tubi in parete isolati distanti da loro 0,5m
secondo la tabella X.4.30 del manuale hoepli K1=0,89
tabella X.4.31 del manuale hoepli
K2=0,90
×
= 15,03 avremo perciò Iz=17A e S=2,5 mm²
supponiamo che i cavi sono così corti da permetterci di dire che la ΔV sia
trascurabile (sarà sicuramente ≤4%)
Oltre alla In dobbiamo ricavare la corrente di corto circuito
Icc≥ massima corrente di corto circuito nell’impianto
secondo tabella X.4.14 del manuale hoepli Rlinea=7.14 Llinea=0,347
Xlinea=0,347×314×0,001=0.10
Icc=
=
=
,
= 4,51A
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FIRST AID FOR SHOCK VICTIMS
In case of electrocution, first switch-on the sectioning device of the supplying
system; if this is not possible, push the electrical contact away from the
casualty with a dry safe object like a wooden stick, a rubber-soled shoe or a
rolled newspaper.
Never touch the shock victims with bare hands till power is off or the contact
removed. Check for breathing. If the casualty is unconscious but breathing,
place him in the recovery position. Never give an unconscious person
anything to drink. If the casualty is not breathing, clear any obstruction from
the back of the throat. If the shock victim is still not breathing apply mouth to
mouth resuscitation and call emergency help specifying there is a shock
victim needing an ambulance with defibrillator aboard. During mouth to mouth
make sure that the chest rhythmically rise and fall. Keep on applying mouth to
mouth resuscitation until the victim breathes on his own or until professional
medical help arrives. If the shock victim is conscious but has burns, run cold
water on them for 10 minutes or more, till the pain is reduce then cover them
with a dressing or a clean cloth. Never put cream or ointment on a burn ! It
the victim have no pulse and the pupils are dilated a cardiac arrest is
happening. Follow the correct steps:
1) put the victim on a rigid surface bringing the victim’s chin forward
2)open the victim’s mouth and lift the jaw open
3)close the victim’s nostrils and breathe into his mouth
4)perform external cardiac massage and breathe again
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PRIMA GUERRA MONDIALE: LA TRINCEA E GLI OSPEDALI DA CAMPO
Il 24 maggio 1915 iniziò per l’Italia la tragica esperienza della Grande Guerra.
La guerra di trincea fu una spaventosa lotta contro il nemico, la natura, i topi,
gli insetti, la fame, lo shock da bombardamento. Le prime battaglie causarono
migliaia di morti e di feriti e l’organizzazione sanitaria si trovò
immediatamente in difficoltà a causa delle attrezzature scarse e del
materiale insufficiente per il gran numero di feriti. Queste mancanze non
dipendevano da disorganizzazione e superficialità ma dalla mancanza di
esperienza nell’assistenza sanitaria d’urgenza da parte dell’esercito italiano.
Infatti la nostra esperienza in sanità militare si è sviluppata durante le guerre
risorgimentali che però non contarono un numero di morti e feriti così elevato;
Il problema dell’emergenza umanitaria si è quindi verificato con la Grande
Guerra, che per una serie di ragioni può essere definita la prima vera guerra
d’Europa; portò alle armi tutti gli uomini dai 18 ai 49 anni e provocò 21milioni
di feriti .
Per far fronte a tutto ciò si rese necessario l’allestimento di ospedali da
campo, non lontani dai luoghi dei combattimenti. In prossimità delle trincee
venivano allestiti i Posti di Medicazione o di Soccorso, nei quali venivano
classificati i feriti in base alla gravità e venivano prestate le prime cure con
un’attrezzatura minima. Dai posti di medicazioni venivano poi trasportati negli
Ospedali da campo, nei quali i medici effettuavano i primi interventi chirurgici
di emergenza. In seguito venivano trasportati con ambulanze o autocarri agli
Ospedali da Campo Divisionale o d’Armata, dotati di vere e proprie sale
chirurgiche, di sterilizzatrici in autoclave, di apparecchiature radiologiche.
Tale organizzazione rimase sostanzialmente invariata durante tutto il corso
della guerra, a parte alcune eccezioni causate dalle offensive austriache del
maggio 1916 e del novembre 1917 dopo la disfatta di Caporetto, quando
queste provocarono un brusco arretramento del fronte nei settori interessati
con abbandono di numerose installazioni sanitarie a ridosso delle prime linee.
Quello che cambiò fu l’evoluzione quantitativa dei servizi che aumentarono
esponenzialmente dall’inizio della guerra fino al 1918 (crebbe il numero di
ambulanze e gli ospedali da campo passarono da 70 a 200).
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L’impiego dell’elettricità principalmente usata nelle nuove tecniche di
trinceramento con l’uso di reticolati di filo spinato elettrificati garantì anche il
funzionamento di luoghi e strumenti per il primo soccorso dei feriti, dal
ricovero alle sale operatorie nelle quali venivano svolti interventi chirurgici
salvavita. Si può dire che i campi di battaglia divennero un enorme laboratorio
medico, dove i migliori del settore andavano a sperimentare nuove tecniche.
La famosa scienziata Marie Curie, con la figlia Irène, si recò sul fronte e
installò macchinari per le radiografie in tutti gli ospedali da campo. La tecnica
era già nota, ma non era mai stata usata su così larga scala.
Il miglioramento delle condizioni igienico sanitarie e di sicurezza negli
ospedali da campo portò a risultati migliori nella cura dei soldati, come
sosteneva la volontaria ospedaliera Florence Nightingale che proprio agli inizi
del ‘900 andava diffondendo la sua teoria sull’ambiente sano per una buona
guarigione. Infatti sosteneva che controllando e migliorando alcuni fattori
ambientali come ventilazione, calore ,odore, rumore, freddo, umidità ci sia
un’azione guaritrice della natura sulla malattia ed una guarigione
Con la battaglia di Vittorio Veneto si pose fine al conflitto e le campane di
vittoria sovrastarono le voci di sofferenza causate da quattro interminabili
anni di lotta. I morti furono 650.000, i feriti non gravi 947.000 e i grandi invalidi
643.000. Ma la guerra oltre a migliorare la potenza e l’efficacia delle armi di
distruzione di massa aveva comunque dato un maggior vigore alla ricerca
medica basata su metodo rigorosamente scientifici e suffragate da esami di
laboratorio, tecniche che in seguito, giovarono non solo ai militari, ma a tutta
la popolazione civile.
E’ vero, tutto ciò fu una magra consolazione, eppure l’impulso medico
derivante dalla Prima Guerra Mondiale fu un volano determinate per spingere
sia la medicina d’urgenza che quella riabilitativa verso le eccellenze
tecnologiche che noi oggi vediamo; una di queste sono i moderni impianti
elettrici adibiti nelle sale operatorie composte da sensori automatici capaci di
rilevare e segnalare immediatamente eventuali guasti o malfunzionamenti.
Inoltre grazie allo studio dei sistemi programmabili e all’avanzamento del
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settore robotico è diventato possibile operare pazienti in massima sicurezza
attraverso l’uso di macchinari medici comandati tramite computer dotati di
telecamere per la visioni in tempo reale dell’operazione.
L’ASSISTENZA SANITARIA UNIVERSALE PER RESTITUIRE DIGNITA’
ALL’UOMO: UN ESTRATTO DI “CONVERSAZIONE IN SICILIA” DI ELIO
VITTORINI
Abbiamo visto come durante la Prima Guerra Mondiale si sia affermata
all’interno della società italiana un’idea di assistenza sanitaria a feriti di
qualsiasi nazionalità e ceto sociale che è stata applicata non solo in situazioni
di guerra ma anche di vita quotidiana. Curare gli ammalati, in particolare i più
poveri, senza chiedere nulla in cambio diventa una forma di solidarietà e un
modo per restituire dignità a tutti gli uomini di ogni nazionalità ed estrazione
sociale.
Nell’estratto sotto riportato di “Conversazione in Sicilia” dell’autore siciliano
Elio Vittorini emerge la figura della madre del protagonista Silvestro che
offrendosi di fare le iniezioni ai poveri del paese senza essere ricompensata,
rappresenta questa idea di solidarietà.
Elio Vittorini è un autore italiano esponente del “nuovo realismo” miticosimbolico degli anni Trenta del Novecento. Il suo romanzo più famoso è
“Conversazione in Sicilia” in cui si schiera dalla parte dei più deboli e
sofferenti e abbraccia l’ideologia del “mondo offeso”, nel quale “non ogni
uomo è uomo” ma coloro che soffrono sono per Vittorini più uomini rispetto
agli oppressori.
Da “Conversazione in Sicilia” di Elio Vittorini Cap. XXVII
Io conoscevo questo e più di questo, potevo comprendere la miseria di
un malato e della sua gente attorno a lui, nel genere umano operaio. E
non la conosce ogni uomo? Non può comprenderla ogni uomo? Ogni
uomo è malato una volta, nel mezzo della sua vita, e conosce
quell’estraneo che è il male, dentro a lui, l’impotenza sua con
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quest’estraneo; può comprendere il proprio simile… Ma forse non ogni
uomo è uomo; e non tutto il genere umano è umano. Questo è un
dubbio che viene, nella pioggia, quando uno ha le scarpe rotte, acqua
nelle scarpe rotte, e non più nessuno in particolare che gli occupi il
cuore, non più vita sua particolare, nulla più di fatto e nulla da fare, nulla
neanche da temere, nulla più da perdere, e vede, al di là di se stesso, i
massacri del mondo. Un uomo ride e un altro uomo piange. Tutti e due
sono uomini; anche quello che ride è stato malato, è malato; eppure
egli ride perché l’altro piange. Tutti e due sono uomini; anche quello che
ride nella non speranza, lo vede che ride sui suoi giornali e manifesti di
giornali, non va con lui che ride ma semmai piange, nella quiete, con
l’altro che piange. Non ogni uomo è uomo, allora. Uno perseguita e uno
è perseguitato; e genere umano non è tutto il genere umano, ma quello
soltanto del perseguitato. Uccidete un uomo; egli sarà più uomo. E così
è più uomo un malato, un affamato; è più genere umano il genere
umano dei morti di fame. Chiesi a mia madre: - Tu che ne pensi? - Di
che? – mia madre disse. E io: - Di tutti questi ai quali fai la iniezione. E
mia madre: - Penso che forse non potranno pagarmi. - Va bene – dissi
io. – E ogni giorno vai lo stesso da loro, fai loro la iniezione, e speri che
invece possano pagarti, in qualche modo. Ma cosa pensi di loro? - Oh!
– mia madre esclamò. – Se vado per uno posso andare anche per un
altro, - disse. – Non mi costa nulla. - Ma cosa pensi di loro? Cosa pensi
che sono? – io dissi. Mia madre si fermò in mezzo alla strada dove
eravamo e mi rivolse un’occhiata leggermente strabica. Sorrise anche,
e disse: - Che strane domande fai! Cosa debbo pensare che sono?
Sono povera gente con un po’ di tisi o con un po’ di malaria… Io scossi
il capo. Facevo delle strane domande, mia madre poteva vedere
questo, eppure non mi dava delle strane risposte. E io questo volevo,
strane risposte. Chiesi:- Hai mai visto un cinese? - Certo, - mia madre
disse. – Ne ho visti due o tre… Passano per vendere le collane.- Bene,
- dissi io. – Quando hai davanti un cinese e lo guardi e vedi, nel freddo,
che non ha cappotto, e ha il vestito stracciato e le scarpe rotte, che
cosa pensi di lui? - Ah! Nulla di speciale, - mia madre rispose. – Vedo
molti altri, qui da noi, che non hanno cappotto per il freddo e hanno il
vestito stracciato e le scarpe rotte… - Bene, - dissi io. – Ma lui è un
cinese, non conosce la nostra lingua e non può parlare con nessuno,
non può ridere mai, viaggia in mezzo a noi con le sue collane e
cravatte, con le sue cinture, e non ha pane, non ha soldi, e non vende
mai nulla, non ha speranza. Che cosa pensi tu di lui quando lo vedi che
è così un povero cinese senza speranza? - Oh! – mia madre rispose. –
Molti altri vedo che sono così, qui da noi… Poveri siciliani senza
speranza. - Lo so, - dissi io. – Ma lui è cinese. Ha la faccia gialla, ha gli
occhi obliqui, il naso schiacciato, gli zigomi sporgenti e forse fa puzza.
Più di tutti gli altri egli è senza speranza. Non può avere nulla. Che cosa
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Tesina Mirco Leo – 5Aet
pensi tu di lui? - Oh! – rispose mia madre. – Molti altri che non sono
poveri cinesi hanno la faccia gialla, il naso schiacciato e forse fanno
puzza. Non sono poveri cinesi, sono poveri siciliani, eppure non
possono avere nulla. - Ma vedi, - dissi io. – Egli è un povero cinese che
si trova in Sicilia, non in Cina, e non può nemmeno parlare del bel
tempo con una donna. Un povero siciliano invece può… - Perché un
povero cinese non può? – chiese mia madre. - Bene, - dissi io. –
Immagino che una donna non darebbe nulla a un povero viandante che
fosse un cinese invece di un siciliano. Mia madre si accigliò. - Non
saprei, - disse. - Vedi? – io esclamai. – Un povero cinese è più povero
di tutti gli altri. Cosa pensi tu di lui? Mia madre era stizzita. - Al diavolo il
cinese, - disse. E io esclamai: -Vedi? Egli è più povero di tutti i poveri e
tu lo mandi al diavolo. E quando lo hai mandato al diavolo e lo pensi,
così povero nel mondo, senza speranza e mandato al diavolo, non ti
sembra che sia più uomo, più genere umano di tutti? Mia madre mi
guardò sempre stizzita. - Il cinese? – disse. - Il cinese, - dissi io. – O
anche il povero siciliano che è malato in un letto come questi ai quali fai
l’iniezione. Non è più uomo e più genere umano, lui? - Lui? – disse mia
madre. - Lui, - dissi io. E mia madre chiese: - Più di chi? Risposi io: Più degli altri. Lui che è malato… Soffre. - Soffre? – esclamò mia
madre. – E’ la malattia. - Soltanto? – io dissi. - Togli la malattia e tutto è
passato, - disse mia madre. – Non è nulla… E’ la malattia. Allora io
chiesi: - E quando ha fame e soffre, che cos’è? - Bene, è la fame, - mia
madre rispose. - Soltanto? – io dissi. - Come no? – disse mia madre. –
Dagli da mangiare e tutto è passato. E’ la fame. Io scossi il capo. Non
potevo avere strane risposte da mia madre, eppur chiesi ancora:- E il
cinese? Mia madre, ora, non mi diede risposta; né strana, né non
strana; e si strinse nelle spalle. Essa aveva ragione, naturalmente:
togliete la malattia al malato, e non vi sarà dolore; date da mangiare
all’affamato e non vi sarà dolore. Ma l’uomo, nella malattia, che cos’è?
E che cos’è nella fame? Non è, la fame, tutto il dolore del mondo
diventato fame? Non è, l’uomo nella fame, più uomo? Non è più genere
umano?E
il
cinese?…
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Videoconferenza: “Università e lavoro ai tempi del web”
Quest’anno la scuola ha proposto un corso formativo che indirizza lo studente
verso le sue decisioni post-diploma affrontando il tema del lavoro che
vorremmo praticare nel futuro . Oltre all’orientamento e alla stesura del
curriculum abbiamo partecipato a due lezioni tenute da Davide Neve e
Davide Ortona che ci hanno aperto le porte di un mondo a noi sconosciuto
che molto velocemente sta crescendo in tutta Italia, la startup.
Fin dall’inizio sono stato attirato da questo mondo che studia il percorso che
compie un’idea, che passo dopo passo raggiunge una realtà lavorativa.
L’idea spesso arriva nel momento più inaspettato e può essere recepita come
uno scherzo o una follia , la vera forza del idea sta in chi la ha creata. Tutti
hanno delle idee, in questo modo qualsiasi persona giovane o anziano può
realizzare il modello del suo progetto; ma attenzione la nostra idea deve
essere protetta, non possiamo raccontarla a chiunque per non rischiare che
ci venga scippata. Nella mente dell’ideatore prima che il progetto venga
pubblicato ci sono già quasi tutti i passi che la startup deve compiere per
diventare realtà , come un palloncino stretto tra le dita la nostra start up
prenderà il volo quando tutti i 9 passi del nostro canvas sono definiti. Ho
maturato diversi punti durante lo svolgimento del corso:
1° DOITYOURSELF ovvero la start up nasce cresce e muore nelle mie
mani… sono io l'artefice delle mie opere e l’eventuale riuscita o fallimento
dipende da ogni mia scelta.
2° Il mio lavoro deve essere capito, corretto e discusso da tutti quanti per
migliorare il gioco di squadra nel team.
3° Non importa quante volte fallisco l'importante è non arrendersi nella
ricerca senza scartare nessuna informazione, la soluzione si nasconde tra le
sconfitte.
4° Dimentichiamo per un attimo i soldi e pensiamo cosa fa felice il cliente o il
fruitore del nostro valore, diamo importanza ad ogni particolare del nostro
valore cosi da accrescere il suo potere d'acquisto.
5° Cercare sempre persone che stimolino la tua inventiva, se sei circondato
da persone che screditano o demoralizzano le tue aspettative non troverai
facilmente una via d'uscita.
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Tesina Mirco Leo – 5Aet
6° Perché ho scelto questa idea e non quella? Dove trovo i soldi? Chi
sarebbero i clienti interessati ? Voglio far conoscere un prodotto inesistente o
presentarne una versione migliore? Quante persone servono per la buona
riuscita del lavoro…
E’ più importante la novità o la funzionalità?
Trasparenza o la comodità?
7°Il ciclo di una idea inizia con l'esporre l'idea, perché la mia scelta deve
convincere chiunque che ho la determinazione e i mezzi per proseguire il
percorso. Sfaccettature del idea, dai punti deboli da migliorare dell’ idea alla
tabella di marcia con vari spostamenti/acquisti, prima di tirare fuori un soldo
essere sicuri della riuscita del idea prefissando un budget delle spese e una
data di fine progetto , visione generale del primo approccio tra la partenza del
progetto e la continuazione cosi da individuare i settori più deboli che
richiedono miglioramento.
8. Non sempre ci si accorge del dirupo che causa imminente caduta, quindi
analizzare ogni passo guardo quello prima programmando quello dopo, la
start up non è la soluzione per diventare ricchi ma è un piccolo tassello per
creare una catena che lega dall’inizio alla fine ogni fine o particolare del
progetto con le necessità del mercato .
MircoLeo
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Tesina Mirco Leo – 5Aet
Bibliografia e sitografia
Liberamente 3, editore Palumbo
Il manuale di storia 3, edizioni scolastiche bruno mondadori
tecnologie e progettazione di sistemi elettrici ed elettronici
volume 1 e 2, editore Tramontana
New On Charge, editore Petrini
http://www.arsmilitaris.org/pubblicazioni/L'odio%20e%20la%20piet
%E0.pdf
www.elektro.it
www.larapedia.com
http://www.ing.unibs.it/~claudio.uberti/ITG/IMPIANTI%20ELETTRIC
I/Interruttore%20Differenziale.pdf
Florence Nightingale www.interruzioni.it
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