NEL MONDO DELL’ANALISI LOGICA Piccolo manuale di consultazione per un ripasso guidato delle principali strutture della sintassi della lingua italiana PARTE 1 RIPASSIAMO L’ANALISI GRAMMATICALE LE NOVE PARTI DEL DISCORSO Le parti del discorso sono nove, divisibili in due gruppi a seconda della loro funzione; cinque sono variabili, le altre quattro sono invariabili. Fanno parte del primo gruppo : 1. nome (o sostantivo) 2. articolo 3. aggettivo 4. pronome 5. verbo. Fanno parte del secondo gruppo : 1. avverbio 2. preposizione 3. congiunzione 4. interiezione (o esclamazione) LE PARTI VARIABILI DEL DISCORSO NOME (O SOSTANTIVO) Esistono vari tipi di nomi : nomi comuni (es. treno, bimbo, cielo, albero) nomi propri (es. Mario, Tevere, Trasimeno, Bologna) nomi collettivi (es. sciame, stormo, schiera, gregge, fogliame, flotta, popolo) nomi concreti (es. albero, cane, gatto, acqua, aria) nomi astratti (es. bontà, ira, stanchezza, bravura) Se analizziamo i nomi secondo la loro formazione, invece, possiamo distinguere : nomi primitivi, formati da radice + desinenza (es. bosc-o) nomi derivati, formati da (prefisso) + radice + suffisso + desinenza (es. bosc-aiol-o) nomi alterati, che possono essere: accrescitivi (es.omone) diminutivi (es. ometto, omino) vezzeggiativi (es. ometto) dispregiativi (es. omaccio). ARTICOLO Esistono due tipi di articoli : determinativi (il, lo, la / i, gli, le) e indeterminativi (un, uno, una / dei, degli, delle); nell'analisi logica della proposizione essi fanno corpo unico con il sostantivo a cui si riferiscono. AGGETTIVO L'aggettivo può essere di vari tipi a seconda della sua funzione : Aggettivo qualificativo, che indica una qualità del sostantivo a cui si riferisce e che può essere espresso in diversi gradi 1 : grado positivo (es. bello) grado comparativo (es. più bello) grado superlativo (es. bellissimo) Sui gradi di comparazione bisogna precisare che, mentre il grado positivo è unico, il grado comparativo può essere di maggioranza (es. più bello), di minoranza (es. meno bello) o di uguaglianza (es. tanto bello, così bello) a seconda del livello al quale avviene la comparazione e può essere inoltre comparativo relativo (es. più bello di..., meno bello di..., tanto bello quanto... / così bello come...) se viene espresso il cosiddetto "secondo termine di paragone", cioè la persona o cosa con la quale si effettua il paragone, oppure comparativo assoluto se non viene espresso alcun termine di confronto (es. alquanto bello, piuttosto bello, troppo bello). Il superlativo, invece, che indica una qualità posseduta al massimo grado, si distingue soltanto in superlativo relativo (es. il più bello tra...) se troviamo formalmente espresso il cosiddetto "complemento partitivo" e superlativo assoluto se non viene posto alcun limite all'affermazione (es. bellissimo, molto bello, assai bello). Aggettivo determinativo, che si distingue in : possessivo (mio, tuo, suo, nostro, vostro, loro) dimostrativo (questo, codesto, quello) interrogativo (quanto, quale) esclamativo (che, quale) indefinito (alcuni, qualche) numerale, cardinale (uno, due, tre...) o ordinale (primo, secondo, terzo) PRONOME Il pronome è, per definizione, "ciò che sta al posto del nome", perciò, a differenza dell'aggettivo, non accompagna un nome, ma lo sostituisce. Esso può essere di vari tipi : pronome personale (io, tu, egli-ella, noi, voi, essi) pronome relativo (che, il quale, chiunque) pronome / aggettivo possessivo (mio, tuo, suo, nostro, vostro, loro, proprio) pronome / aggettivo dimostrativo (questo, codesto, quello) pronome / aggettivo interrogativo (quanto, quale) pronome / aggettivo esclamativo (che, quale) pronome / aggettivo indefinito (alcuni, qualche) Come si può ben notare, alcuni sono nomi veri e propri, altri possono avere la funzione sia di aggettivi che di pronomi, a seconda che siano accompagnati o meno dai sostantivi. VERBO La funzione essenziale del verbo è quella di esprimere un'azione, per cui esso rappresenta l'elemento necessario di qualsiasi proposizione, nella quale può mancare il soggetto, ma mai potrebbe mancare il verbo (posso dire : "Marco mangia" e anche "Piove", ma non soltanto "Lucia"). Esistono vari tipi di verbi : verbo predicativo : è quel verbo che ha in sé un senso compiuto verbo copulativo : è quel verbo che non ha in sé un senso compiuto, ma funge soltanto da "copula", cioè serve a congiungere il soggetto con un nome o aggettivo che dà senso compiuto alla proposizione (es. essere, sembrare, divenire, diventare, apparire, parere, riuscire). Ricordiamo, però, che il verbo "essere" ha valore predicativo e non di copula quando significa "stare, trovarsi, esistere, appartenere, essere originario di, vivere a, essere destinato a, essere composto di…" : es. la mamma non è in casa / il libro è sul tavolo /il libro è di Carlo/il tavolo è di legno/ questo regalo è per te/ Dio è. verbo ausiliare : è quel verbo che serve ad "aiutare" un altro verbo per l'espressione di alcuni modi e tempi verbali. Gli ausiliari sono due : essere, che viene usato per tutta la coniugazione passiva e per i tempi composti della coniugazione attiva dei verbi intransitivi (es. venire) e avere, che viene usato per i tempi composti della coniugazione attiva dei verbi transitivi. 1 naturalmente non tutti gli aggettivi qualificativi hanno vari gradi di espressione: quelli indicanti origine o provenienza, per esempio, hanno solo il grado zero (es. Italiano, cinese, vulcanico, bellico...) verbo servile : è quel verbo che da solo non ha un senso compiuto, ma regge un altro verbo al modo infinito. I più comuni sono : potere, dovere, volere, desiderare, essere solito, cominciare a, cessare di, continuare a). verbo fraseologico : è anch'esso un verbo che regge un altro verbo all'infinito (o anche al gerundio), ma, a differenza del precedente, è di per sé un verbo di senso compiuto, che però viene utilizzato in un altro contesto e con un diverso significato solo per dare un colorito particolare all'espressione. I più comuni sono : stare, andare, venire, sapere, lasciarsi, vedersi, sentirsi. Cerchiamo di chiarire le idee con degli esempi concreti : 1. 2. 3. 4. 5. sto venendo ha un significato diverso rispetto al semplice vengo la paura va diminuendo è un’espressione più colorita del semplice la paura diminuisce si lasciò cadere è più colorita del semplice cadde la vedo deperire sempre più ha un significato diverso rispetto al semplice deperisce mi sono sentita morire è completamente diversa da sono morta. MODI DEI VERBI I verbi possono essere espressi in forma esplicita (se si tratta di forme coniugate, cioè indicativo, congiuntivo, condizionale, imperativo) o in forma implicita (se si tratta di forme non coniugate, cioè infinito, participio, gerundio). NATURE DEI VERBI I verbi possono essere transitivi se l'azione "transita", cioè passa direttamente sul complemento oggetto (es. mangiare una mela, leggere un libro, comprare del pane...), intransitivi se l'azione resta sul soggetto oppure passa su un complemento indiretto (es. morire, nascere, arrivare, uscire con gli amici, partire con il treno...). Le forme del verbo transitivo sono : attiva, passiva, riflessiva. Si dice attiva una forma verbale la cui azione ricade sul complemento oggetto (es. mangio una mela); si dice passiva una forma verbale la cui azione viene subita dal soggetto (es. la mela viene mangiata da me); si dice riflessiva una forma verbale la cui azione si riflette sul soggetto (es. mi lavo). Esistono vari tipi di riflessivo : riflessivo proprio : quando la particella pronominale compie la funzione logica di complemento oggetto del verbo (es. mi lavo = lavo me stesso) riflessivo improprio o apparente : quando la particella pronominale compie la funzione di complemento di termine (es. mi rado la barba = rado la barba a me) reciproco : quando la particella pronominale indica reciprocità (es. si guardarono = si guardarono tra loro) intransitivo pronominale : quando la particella pronominale non compie alcuna funzione logica, ma è strettamente e indissolubilmente legata al verbo per forma espressiva o per significato (es. es. "egli si pente" non vuol dire "egli pente se stesso", perché il verbo da cui deriva è "pentirsi"). Rientrano in questa categoria molti verbi come : pentirsi, ammalarsi, accorgersi, adirarsi, vergognarsi, recarsi, rincrescersi, annoiarsi, dolersi... Il verbo intransitivo, invece, ha soltanto forma attiva VERBI IMPERSONALI Sono impersonali quei verbi che non hanno un soggetto logico. Ne esistono di due tipi : verbi propriamente impersonali : sono quei verbi che esistono soltanto alla terza persona singolare e sono costituiti da espressioni indicanti fenomeni atmosferici (es. piove, fa freddo, albeggia, nevica, tuona...) verbi e locuzioni usate impersonalmente : sono quei verbi2 aventi una coniugazione completa, che però in alcuni contesti possono assumere forma e significato impersonale se usati alla terza persona singolare o con la particella impersonale si 3 (es. sembra, è lecito, è giusto, è noto, accade, si dice, si tramanda, si narra...). 2 Naturalmente tutti i verbi possono essere usati impersonalmente usando la particella impersonale si e la terza persona singolare del verbo L'impersonale dei verbi usati in forma riflessiva o pronominale si ottiene con la particella pronominale ci (es. ci si annoia, ci si è incamminati, ci si accorge...) 3 LE PARTI INVARIABILI DEL DISCORSO AVVERBIO L'avverbio è una parte invariabile del discorso, che determina e modifica il significato di un verbo, di un aggettivo o di un altro avverbio (es. studia molto, molto bello, molto velocemente). Dicesi locuzione avverbiale un insieme di parole aventi unità di significato avverbiale, come: di sicuro, in un baleno, per nulla, di fuori, senza dubbio, di soppiatto... Esistono vari tipi di avverbio, determinati dalla loro natura e significato: avverbi di modo velocemente, lentamente... avverbi di tempo ieri, oggi, domani, presto... avverbi di luogo qua, là, ovunque... avverbi di quantità molto, poco, troppo, assai... avverbi di affermazione sì, certamente... avverbi di negazione no, non... avverbi di dubbio forse, probabilmente... avverbi di scopo appositamente... avverbi relativi dove, dovunque... PREPOSIZIONE Le preposizioni sono delle paroline che servono a collegare tra loro le parole: sono esse che determinano i vari complementi dell’analisi logica. Esistono le preposizioni proprie e le preposizioni improprie. Le preposizioni proprie possono essere semplici ( di, a da, in, con, su, per, tra, fra) o articolate (formate dall’unione delle preposizioni semplici con gli articoli determinativi, come: del, della, degli, delle, al, alla, agli, alle...). Le preposizioni improprie sono quelle preposizioni che, in altri contesti, possono fungere da avverbi o da aggettivi: es. Secondo me : prep. secondo premio : agg. Sopra il tavolo : prep. Tornate sopra : avv. Esiste infine la cosiddetta locuzione prepositiva, che è l’unione di due o più parole che nel loro complesso fungono da preposizione. Sono formate dall’unione di una preposizione propria e una impropria o da una preposizione propria ed un sostantivo o avverbio (es. Insieme a, per mezzo di, di fronte a, in mezzo a, allo scopo di, in seguito a...) CONGIUNZIONE Le congiunzioni sono parole che servono a collegare le varie parti del discorso (sia gli elementi diversi di una proposizione che le varie proposizioni tra loro nell’ambito di un periodo). A seconda che la congiunzione introduca una proposizione che ha la stessa importanza della principale (coordinata) o una proposizione che è meno importante della principale (subordinata) si parla di congiunzioni coordinanti o congiunzioni subordinanti. Avremo modo di trattarle in modo più approfondito nella sezione dedicata all’analisi logica del periodo. INTERIEZIONE Le interiezioni sono delle paroline che servono ad esprimere meraviglia, sdegno, ira, gioia, dolore, rammarico, stupore. Anch’esse possono essere divise in vari tipi: le interiezioni propriamente dette (oh, ah, ohi, ahi, ahimé, uh, uff...) le interiezioni improprie , cioè altre parti del discorso come nomi o aggettivi, usati però con valore di interiezione ( evviva, addio, ciao, forza, bravo, aiuto, stupido, calma, salve...) le locuzioni esclamative, cioè delle espressioni formate da più parole aventi valore esclamativo (me misero, Dio mio, per amor del cielo, che bellezza, che spavento, mamma mia...) PARTE 2 ANALISI LOGICA DELLA PROPOSIZIONE L’ANALISI LOGICA Una proposizione è un pensiero di senso compiuto. Un insieme di proposizioni legate fra loro forma un periodo. Tanti periodi successivi, separati dalla punteggiatura, costituiscono un brano. L’elemento essenziale della proposizione è il verbo, che esprime l’azione (es. piove). Non indispensabile è invece il soggetto, che può essere espresso (es. Carlo gioca), sottinteso (es. arriviamo) ma anche mancante (es. Piove: verbo impersonale). IL SOGGETTO Generalmente il soggetto è rappresentato da un sostantivo (es. Carlo gioca), ma può capitare che svolgano funzione di soggetto i pronomi (es. noi non veniamo), degli aggettivi sostantivati (es. il bello piace a tutti), delle congiunzioni con valore di sostantivo (es. il perché non è chiaro), degli infiniti sostantivati (es. vincere è importante) e persino delle intere proposizioni subordinate (es. è necessario che tu ti impegni al massimo: il soggetto di “è necessario” è “che tu ti impegni al massimo”, ovvero “il tuo massimo impegno”). Esiste anche un tipo di soggetto che si chiama soggetto partitivo: è riconoscibile perché è introdotto da “del ,della, dei, degli, delle”4, che hanno il valore di “qualche, un po’ di, alcuni, alcune…” Es. Sono arrivati dei gabbiani(= alcuni gabbiani) È comparso del fumo (= un po’ di fumo) Sono morte delle foche abbandonate (= alcune foche) Ti è caduto del pane dalla borsa (=un po’ di pane) Bisogna ricordare che non sempre il soggetto si trova all’inizio della proposizione: è possibile che esso si trovi alla fine della frase per evidenziare meglio un altro elemento della frase o che si trovi dopo il verbo. Per individuarlo bisogna sempre cercare chi compie l’azione! Es. Nell’aula ci sono molti studenti: Chi si trova nell’aula? Molti studenti > soggetto IL PREDICATO Il predicato è una forma verbale (attiva, passiva o riflessiva) che definisce un’azione del soggetto. Esso può essere predicato verbale se si tratta di una voce verbale di senso compiuto (es. mangiare, giocare, piangere, vivere, tornare…) oppure predicato nominale se si tratta di un verbo copulativo in unione con un aggettivo o sostantivo che ne completa il significato. In questo caso la parte verbale si chiama copula e quella nominale (che può essere un aggettivo, un sostantivo, ma anche un pronome, un participio, un verbo all’infinito, un avverbio, un pronome numerale) si chiama invece nome del predicato o parte nominale. Es. Il cielo è buio Anche il re è un uomo Questo problema è solo tuo Non siamo amanti della tranquillità Morire è come partire per sempre I fatti sono proprio così I mesi dell’anno sono dodici 4 ovvero l’articolo indeterminativo “partitivo” La copula per eccellenza è il verbo essere in tutte le sue forme verbali, ma ci sono altri verbi che sono detti “copulativi” proprio perché hanno la funzione di copula, cioè servono a collegare il soggetto con una parte del l discorso che dia ad essi un significato compiuto. Essi sono: diventare, nascere, sembrare, apparire, vivere, morire… Es. Mi sembra simpatico (predicato nominale, perché “mi sembra” da solo non avrebbe significato) I principi nascono ricchi (predicato nominale, perché “nascono” da solo avrebbe un altro significato) Morì povero (predicato nominale, perché “morì” da solo avrebbe un altro significato). Alcune grammatiche fanno rientrare i verbi copulativi tra quei verbi che hanno dopo di sé il complemento predicativo del soggetto. Nel caso di alcuni verbi, infatti, la differenza tra parte nominale e complemento predicativo può sembrare molto sottile (perché, ad esempio, alcuni verbi come “nascere, morire, vivere, tornare, venire” hanno già un loro significato ben definito e ricevono soltanto un “completamento” del loro significato: “nascere ricco” non è lo stesso che “nascere”, “vivere povero” non è lo stesso che “vivere”, “tornare gioioso” non è lo stesso che “tornare”), ma è improbabile che verbi imperfetti nel loro significato come “diventare, sembrare, apparire” siano seguiti da un semplice complemento predicativo del soggetto e non da una più sostanziale parte nominale Bisogna inoltre ricordare che il verbo “essere” con il significato di “esistere, trovarsi, stare” ha valore di predicato verbale di per sé e non di copula, perché acquisisce un significato compiuto. Si deve anche fare attenzione ai verbi servitine fraseologici, che formano un tutt’uno con il verbo che li accompagna Es. Non può venire Mi sento svenire. L’unione di soggetto + predicato forma una proposizione semplice. La composizione di soggetto + predicato + complementi forma invece una proposizione complessa. Una proposizione con soggetto o predicato sottintesi (ma ben deducibili) si definisce proposizione ellittica . ATTRIBUTO E APPOSIZIONE