Stage sul
FLIC-DANS-LA-TETE e lo SPIC
PRESENTAZIONE
Le tecniche del Flic sono create da Boal e il suo gruppo parigino durante un corso lungo
di due anni, nel 1979-80, allo scopo di rispondere alle oppressioni occidentali a cui Boal
si è trovato di fronte: senso di vuoto, solitudine, inibizione ad agire, incapacità a
comunicare... Non era utile l'utilizzo di tutti gli altri strumenti inventati dal TdO, in
quanto non sembrava esserci un oppressore esterno chiaro. Ecco quindi la ricerca di
come far uscire l'oppressore, seguendo l'ipotesi che esso, il Flic, il poliziotto, fosse
entrato nella testa dell'oppresso.
Questo stage nasce dalla ricerca svolta nel 2004 a Roma dove Giolli ha cercato di
approfondire le tecniche del Flic create da Boal.
Infatti la scommessa del Flic è nata dall’idea di poter usare il teatro anche per
lavorare sulle oppressioni più interne e psicologiche, ma con l’ipotesi che esse fossero
un’ interiorizzazione di oppressori passati reali in carne ed ossa. Queste tecniche
volevano quindi porsi contro la mera psicologizzazione del disagio, per riuscire a
connettere i vari piani possibili dell’esperienza umana in una cornice unitaria (piano
psicologico e interiore, gruppale, sociale, ideologico, ecc.).
Compito del TdO in genere è quello di aiutare la liberazione umana attraverso l'uso del
teatro; il Flic può quindi essere la cerniera che connette le oppressioni sociali e
politiche con i vissuti di disagio dei singoli, le oppressioni più interiori. Di fatto,
nell’esperienza concreta che abbiamo visto in Europa, il tutto si avvicina talvolta a un
cattivo psicodramma.
Se la caratteristica fondamentale del Teatro dell’Oppresso è la connotazione sociopolitica e se tale connotazione rimane chiara in tutte le altre tecniche (Teatro-Forum,
Teatro-Immagine, Teatro-Legislativo, ecc.), sembra essersi persa nelle tecniche del
Flic. Perché? La risposta a questo equivoco di fondo può essere ricercata nella
profonda differenza tra il contesto storico e politico dell’America latina dove nasce il
TdO e quello europeo dove nascono le tecniche del Flic.
In un momento storico come questo dove è facile cadere nel cinismo,
nell’individualismo e non credere più a niente, risulta preoccupante la crescente
psicologizzazione del disagio, la riduzione dei problemi socio-politici a individualpsicologici, quello che Castel chiamava lo psicanalismo. Così come, d’altra parte, può
risultare asettica la sottovalutazione dei disagi personali assorbiti e sussunti in
teorizzazioni socio-politiche generali.
Senza negare validità ad approcci terapeutici e senza volerci sovrapporre ad essi,
crediamo ci sia uno spazio per il TdO, per connettere il disagio psicologico al sociale;
la terapia può essere una delle forme per affrontare il disagio psichico, ma non quella
totalizzante o unica o dominante.
Così ci interessa il rapporto fra trasformazione personale e politica, tra impegno per
sé e impegno civile e sociale, tra micro e macro, tra individuo e gruppo e società,
basandoci sull’ipotesi che non esiste uno psichico separato dal sociale o eterno, ma lo
psichico è connesso all’evoluzione delle società e dei gruppi, delle culture e delle
pratiche sociali.
Come far emergere le due linee col teatro di Boal? Come lavorarci? Sono tutte ipotesi
e chiavi del lavoro che abbiamo fatto.
Lo stage è anche una ricerca da fare assieme, col principio dialogico di Paulo Freire,
per analizzare la sofferenza umana e trovare le chiavi umane di soluzione o gestione.
Ci piacerebbe quindi che dalla formazione uscisse un gruppo di ricerca che continui a
elaborare le tecniche e il metodo, per renderlo strumento efficace e alternativo di
analisi complessa del malessere psicologico.
OBIETTIVI
La finalità generale che ci poniamo con questo stage è quella di diffondere i risultati
della nostra ricerca nell’adattamento de-psicologizzante delle tecniche del Flic, e di
costituire un gruppo di ricerca sulle tematiche della premessa, quindi una ricerca
collettiva in cui si possano sperimentare e inventare tecniche e modulazioni delle
stesse. Vogliamo trovare dei mezzi non riduzionistici per esplorare il disagio, efficaci
e integrati, ovvero capaci di tener connessi piano individuale e socio-politico, mentecorpo-emozione, individuo-gruppo-società, teoria con azione politica sociale educativa.
PERCORSO
Nello stage, che è basato sul fare, sull'esperienza delle tecniche inframmezzata ad
alcuni momenti di riflessione sulla pratica e teorici, si passerà attraverso le classiche
fasi del metodo:
 creazione del gruppo e de-meccanizzazione
 individuazione dei nodi problematici da esplorare (le oppressioni interiorizzate
specialmente) e condivisione dell'embrione collettivo
 messa in scena di una storia personale
 utilizzo della tecnica classica più adatta
 esplorazione dello SPIC (la novità emersa dalla ricerca del 2004, cioè le
connessioni con gli elementi sociali politici ideologici e culturali)
 conclusione con rafforzamento dell'estrapolazione.
In sostanza lo stage presenterà un percorso possibile di lavoro, completo, secondo
Boal e la ricerca di Giolli, su un'oppressione interiorizzata.